domenica 15 dicembre 2024

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono circa 800 articoli, la maggioranza dei quali verte su yoga, meditazione, buddhismo, filosofie orientali. Gli articoli sono essenzialmente riassunti di libri che ho letto su questi argomenti e che mi hanno particolarmente colpito.                                 

Per ricercare un soggetto specifico si può usare la finestrina a destra, oppure si possono usare le categorie (etichette) che si trovano sulla destra. Sul Blog sono riportati anche i libri che ho scritto sullo yoga e la meditazione e la gallery di alcuni miei viaggi.              

       Buona lettura   

 

Percorsi di ricerca spirituale nelle biblioteche romane

By Flip December 13, 2024             

Giovedì 12 dicembre si è concluso, presso la Biblioteca Vaccheria Nardi di Roma, il ciclo di incontri intitolato PERCORSI DI RICERCA SPIRITUALE, all’interno del quale sono state effettuate presentazioni di alcuni libri recentemente pubblicati dall’editore Efesto*, accompagnate anche, in alcuni casi, da lezioni gratuite di yoga tradizionale e meditazione.

Si è cominciato con un libro dedicato alle varie scuole di meditazione, passando poi ad un’opera panoramica sul pensiero e sull’insegnamento del maestro zen Thich Nhat Hanh e ad un testo di introduzione alle pratiche meditative. L’ultimo incontro, infine, è stato dedicato ad un lavoro di sintesi del pensiero teosofico di Helena Petrovna Blavatsky.

Un percorso analogo era già stato felicemente realizzato nei mesi scorsi, presso la Biblioteca Laurentina.

Le biblioteche pubbliche romane rappresentano una meravigliosa realtà a disposizione di tutti, vere oasi di cultura, di silenzio e di studio, presenti anche in quartieri spesso carenti di altri servizi e spesso non privi di forme più o meno gravi di degrado e  di disagio sociale. E’ davvero apprezzabile e confortante, pertanto, poter constatare che, strutture tanto accoglienti e ben curate, accanto alle tradizionali attività culturali, si facciano anche promotrici di simili percorsi di ricerca interiore, fondata su libera indagine e serietà di conoscenza.

Questi i libri fatti oggetto di presentazione e di relativo dibattito:

 

  • I MILLE VOLTI DELLA MEDITAZIONE. SCUOLE-FILOSOFIE-PERSONAGGI, di Roberto Fantini e Cesare Maramici:

  • THICH NHAT HANH, UN SENTIERO TRA LE STELLE, di Roberto Fantini e Cesare Maramici;

  • LO YOGA SPIEGATO A MIA FIGLIA. TUTTO QUELLO CHE DOVRESTE SAPERE PER FARE YOGA CON CONSAPEVOLEZZA, di Cesare Maramici;

  • HELENA PETROVNA BLAVATSKY E LA TEOSOFIA. UNA SINTESI DEL SUO PENSIERO, di Roberto Fantini.

  *www.edizioniefesto.it

 Link all'articolo: https://www.flipnews.org/ Biblioteche romane    

sabato 14 dicembre 2024

Giuseppe Tucci e l'ISMEO

Giuseppe Tucci (1894-1984) è uno dei personaggi più importanti dell’esplorazione del Novecento. Anche oggi, è considerato tra i più grandi tibetologi di tutti i tempi. Andò in India per la prima volta nel 1926 con il poeta Rabindranath Tagore, poi imparò molte lingue dell’Asia, e insegnò a Dacca, Benares e Calcutta. Nel 1933 fondò a Roma l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (ISMEO) insieme al filosofo Giovanni Gentile. 

Durante le decine di spedizioni avventurose in Tibet, Nepal e e nelle aree più remote dell’India e dell'Himalaya trattò direttamente con i monaci l’acquisto di manoscritti e di oggetti sacri, ed accumulò moltissime opere d’arte e reperti da riportare in Italia, dove verranno poi esposti all’ISMEO.  I suoi primi tre viaggi in Nepal avvengono nel 1929, 1931 e 1933 durante i quali riuscì ad arrivare fino a Pokhara.

Nel 1937 lo studioso italiano viaggiò per la sesta volta nel Paese proibito (il Tibet). Alle porte di Lhasa, i suoi compagni di viaggio dovranno fermarsi e attendere. Solo Tucci, che due anni prima si è convertito al Buddhismo, avrà il permesso di incontrare il Dalai Lama. Nel libro  “Santi e briganti nel Tibet ignoto”,  Tucci racconta la sua iniziazione ricevuta dall’abate di Saskya nel 1935.

Spesso era accompagnato nelle sue spedizioni dal medico Concetto Guttuso e dal fotografo Fosco Maraini che conobbe Tucci tramite un giornale. Su una pagina scoprì un titolo che gli cambiò la vita. “Il noto orientalista Giuseppe Tucci si prepara a tornare nel Tibet”.   Maraini scrisse al professore una lettera, lo incontrò a Roma e venne assunto come fotografo. Quattro mesi dopo, insieme a Tucci e al capitano Felice Boffa Ballaran si imbarcò su una nave diretta a Bombay per poi da li partire in spedizione.  Tucci racconta:  “Il Tibet oggi è come un museo vivente. Situato al centro dell’Asia, è remoto ma non periferico, ogni movimento spirituale del continente vi ha lasciato il suo riflesso".   

Nel 1948 al ritorno da una spedizione Maraini scrive il libro “Segreto Tibet”, un libro che diventa un best-seller mondiale.  Il rapporto si ruppe perchè Tucci considerò questo libro un'invasione nel suo mondo.  Tucci scrisse molti testi divulgativi come “A Lhasa e oltre” e “Tra giungle e pagode e Nepal”, “Indo-Tibetica”, studi scientifici sulle civiltà dell’Asia centrale.    La fotografa Francesca Bonardi, subentrò a Maraini e poi nel 1971 diventò la terza moglie del professore. E’ lei, molto più giovane del marito, a stargli accanto nei suoi ultimi anni, quando la coppia si trasferisce a San Polo dei Cavalieri nella campagna romana.

Nell’inverno del 1983, arrivò fin lì, alle porte di Roma, il  re Birendra del Nepal, per consegnare a Tucci una delle onorificenze più importanti del Paese Himalayano.  Un anno dopo, il 5 aprile del 1984, l’avventura terrena di Giuseppe Tucci si concluse. Secondo alcune fonti, prima di morire, il professore ripudiò Buddha per ridiventare cattolico. 

Qualche anno dopo la morte di Tucci l’ISMEO viene sciolto, e le sue preziose collezioni trasferite nel Museo delle Civiltà dell’EUR. 

Nel 2012 escono due biografie su Tucci; la prima di Enrica Garzilli intitolata “L’esploratore del Duce”. e la seconda scritta da Alice Crisanti con il titolo "Giuseppe Tucci. Una biografia".  

A San Polo dei Cavalieri, l’ultima casa di Tucci e di sua moglie Francesca dovrebbe diventare un museo. Nel 2023 il Comune di Macerata fa proprio il progetto del Parco storico-Letterario “Le Marche e l’Oriente – Giuseppe Tucci”.

L'Induismo

Dio è uno ma i saggi lo chiamano con molti nome" - (Rig Veda).     L’induismo è una religione monoteista e un modo di vivere. La sua pratica non si basa su rigidi dogmi e pur vantando una storia di grandi speculazioni filosofiche e teologiche, predilige un approccio esperienziale quindi una ricerca diretta della Realtà. L’induismo è la terza religione più diffusa al mondo, con circa 950 milioni di aderenti in tutto il mondo. Non fa proselitismo, poiché riconosce valide tutte le strade per arrivare alla Verità.  Alla definizione di “induismo”, tradizionalmente, si preferiscono quelle di sanatana dharma, “la norma eterna”; vaidika dharma, la religione del Veda; matrka dharma, la Madre di ogni norma. Denominatore comune è il termine dharma ovvero l’ordine cosmico di tutta la realtà.

Il termine Induismo è una parola inventata verso la fine del 18° secolo dagli inglesi ‒ per indicare la religione praticata dagli Indiani (parola la cui origine è a sua volta legata al fiume Indo).
L'induismo non si basa sulla rivelazione di un singolo profeta o fondatore. Dal vasto oceano della Conoscenza senza fine, gli antichi veggenti, rishi, ricavarono un'essenza da trasmettere all'umanità per favorire il benessere e la felicità dell'uomo. Tale conoscenza eterna è il Veda.  Isvara (nelle sue innumerevoli forme e nomi) costituisce l'aspetto supremo di Dio presso i principali culti devozionali (Bhakti) monoteisti, ovvero Shivaismo (monoteismo di Shiva), Vaishnavismo (monoteismo di Visnù/Krishna) e Shaktismo (monoteismo di Devī, la Madre Divina, chiamata anche Shakti).

Il  Sanatana Dharma  (la Religione o Legge Universale ed Eterna) trova espressione nei testi sacri dell’antica Tradizione Vedica…nei santi, negli yogi e nei mistici di tutti i tempi e di tutte le tradizioni che ne incarnano i principi fondamentali. L’espressione Sanatana Dharma indica ciò che non ha origine se non in se stesso, ciò che non è stato comunicato da nessun essere vivente, che non ha un fondatore, che esiste sin dall’inizio di ogni ciclo di tempo (kalpa) e che perennemente È.  Il significato di Sanatana è eterno, “ciò che non ha inizio né fine, ciò che È e sempre sarà”.    Da questo punto di partenza nascono i sei darshana bramanici - sei  visioni, da cui derivano le principali correnti del moderno pensiero indiano.     Delle sei filosofie, quelle che si sono affermate nel tempo sono il Vedanta e il Raja yoga riportato negli Yoga sutra di Patanjali.   

Il termine Vedanta, dal sanscrito, vuol dire "fine dei Veda", intende indicare sia le Upaniṣhad, per l'appunto parte finale del corpus vedico, sia il fatto che esse rappresentino il culmine dello stesso corpus nel senso che indirizzano al fine ultimo dello stesso, il mokṣa ("liberazione"), sia nel senso che tale letteratura viene studiata per ultimo, dopo gli altri testi. Vedanta è conoscenza metafisica, sapienza, scienza, e deriva dalla radice vid (da cui Veda) che significa "vedere", "sapere".  L'alveo dottrinale del Vedanta fa particolare riferimento a un "triplice canone" prasthanātraya , che corrisponde alle Upaniṣhad, alla Bhagavad Gītā, al Brahmasūtra di Bādarāyaṇa.   La Gita viene considerata il quinto Veda. 

Tradizionalmente sono sei le principali correnti (sampradāya) indicate come Vedānta le quali, pur radicandosi nel prasthanātraya, offrono dottrine e teologie assolutamente diverse tra loro:

  •     Advaita Vedānta di Śaṅkara (VI-VII secolo)
  •     Śrī Vaiṣṇava di Rāmānuja (XI secolo)
  •     Madhva sampradāy di Madhva (XIII secolo)
  •     Nimbārka sampradāya di Nimbārka (XIV secolo)
  •     Vallabha sampradāya di Vallabha (XV-XVI secolo)
  •     Viṣṇuismo gauḍīya di Caitanya (XVI secolo).

Di queste filosofie, quella che si è più affermata è l'Advaita Vedanta di Adi Shankara.  Shankara, filosofo e teologo, è noto per i suoi commentari sul Brahma-sutra e sulle Upanishad principali, affermano l'esistenza di una realtà eterna e immutabile (Brahman) e l' illusione della molteplicità e della differenziazione.   Vedi https://vedanta.it/

Il termine Dharma  deriva dalla radice  ‘dr ‘, che vuol dire ‘supportare, sostenere’, ‘legare, unire’. La sua radice indica “ciò che sostiene la nostra esistenza“. 

La letteratura indiana si divide in Shruti  e Smirti.  Shruti è ciò che si è sentito,  contiene valori universali validi in eterno. Shruti è ciò che si è sentito, ciò che hanno sentito i rishi. Sono considerati shruti, i Veda e le Upanishad. La Smriti si basa sull'autorità della shruti, ma è stata compilata dall'uomo; in questa categoria rientrano i due poemi epici come il Ramayana e il Mahabaratha. In questi due poemi sono protagonisti Rama e Krishna che sono degli avatar di Vishnu.   Krishna spiega lo yoga dell'azione, della devozione e della ricerca interiore. 

Il Raja yoga si fa risalire a Shiva che spiega a sua moglie Parvati che cosa è lo yoga, insegnamento poi trasmesso dai maestri, l'ultimo di questa tradizione è stato  Sivananda con i suoi discepoli Satyananda Saraswati e Vishnudevananda.   Shiva e Krishna sono i signori dello yoga.  Lo svara yoga (scienza yogica) è la conoscenza dei ritmi e dei flussi del prana attraverso lo studio del respiro. In questo yoga confluiscono elaborate conoscenze trasmesse da maestro a discepolo.

Lo scopo del Vedanta  è la conoscenza del divino ed arrivare al samadhi, dove non c'è più nulla da conoscere,  I Veda sono la conoscenza necessaria per intraprendere questo cammino. 

Yug significa unione tra Atman (jiva - anima individuale ) e Brahman (anima cosmica). Atman e Brahman sono la stessa cosa.  Lo scopo dello Yoga e del Vedanta è quello di portare alla consapevolezza dell'unione; Noi siamo già uniti al divino, non lo vediamo,nonlo percepiamo perchè c'è maya.   Il divino cosmico è reale, la natura sensibile è irreale.  La realtà di Brahman è sempre esistita, le altre realtà sono temporanee, sono emanazioni del divino. 

Il Vedanta riconosce tre corpi: 1- Corpo fisico: Sthula Sharira costituito dai cinque elementi ; 2- Corpo sottile o Corpo astrale: Sukshma Sharira  costituito dall'essenza dei sensi, mente, intelletto, memoria, chitta.; 3- Corpo causale che tiene tutto legato..

Secondo la filosofia Vedānta, l'essenza spirituale dell'uomo (detta Ātman) è rivestita da cinque involucri o guaine, chiamati Kosha. Essi sono i corpi di cui è composto l'"io" fenomenico, che separano la coscienza (il proprio Ātman, il proprio Sé) dal Brahman indifferenziato. I cinque Kosha sono presenti in tutti i piani o corpi (grossolano, sottile e causale), partendo da quello più materiale per arrivare a quello più spirituale e sono i seguenti:

  • La prima guaina Annamayakosa è quella del corpo grossolano,
  • La seconda guaina Pranamayakosa è quella dell'energia vitale,
  • Il terzo involucro Manomayakosa è quello che concerne il mentale,
  • La quarta guaina Vijnanamayakosa è detta guaina dell'intelletto,
  • L'ultima guaina e quella più interna Anandamayakosa è quella della beatitudine.

Quando si muore i corpi astrale e causale vanno nei sette loka, nelle sette dimensioni, il corpo si posizionerà in uno di questi loka a seconda delle vibrazioni sottili, si determina la permanenza nei loka, e poi l'anima si reincarna in una situazione equivalente al suo percorso spirituale.   Non sarà mai perduto ciò che è stato fatto nella vita, lo dice anche Krishna nella Gita. Si continua da dove si erano trovati a livelllo vibratorio il corpo astrale e il corpo causale.

Loka  è un termine sanscrito che significa dimora, luogo, regno, mondo, cioè uno dei piani di esistenza o livelli di manifestazione nella cosmologia induista e in quella buddhista.  Il loka per eccellenza, in particolare nei testi giainisti, è la sfera mondana o terrestre, abitata dagli umani, contrapposta a quella trascendente. I Purana ne menzionano sette, mentre in Samkhya e Vedanta ve ne sono otto, con denominazioni diverse.  Oltre che dei luoghi fisici, i vari loka rappresentano soprattutto degli stati di coscienza, attraverso i quali tutti gli uomini devono passare, e in particolare i chela, cioè i discepoli spirituali nel loro cammino.

Le Vritti sono le alterazioni della mente, le Vasana sono le abitudini che scavano un solco e determinano la personalità e i Sanskara sono i tratti del carattere. Ad un certo punto tutti questi elementi si esauriscono.   Rendendosi conto dei nostri sanskara attraverso la meditazione possiamo agire tramite le vritti opposte per riequilibrare la nostra personalità e far prevalere gli aspetti positivi. Yama e niyama sono importanti per aggiustare le nostre attitudini.  Svadiaya  significa studio del sè, e si appoggia sia sullo studio dei testi che permettono al praticante di orientarsi sul cammino, sia sulla presenza di un Maestro. Gandhi diceva: con i tuoi pensieri costruisci il tuo carattere, con il tuo carattere costruisci il tuo destino. Alla morte, a livello fisico e mentale il sè incarnato entra in nuovi corpi; lo scopo di ogni vita è progredire nel percorso spirituale accumulando capitali per arrivare al samadhi. 

I guna sono le tre qualità di cui fa parte la natura (Prakriti).  Nella Cosmogonia indiana, quando Vishnu è disteso su un serpente sull'oceano, i tre guna sono in equilibrio, poi iniziano a vibrare, da questa vibrazione sorge il suono divino da cui nascono i 5 elementi etere, aria, fuoco acqua e terra. I tre guna pervadono l'universo: Il satva di colore bianco, il rajas rosso, il tamas nero. In ogni cosa e in ogni persona c'è una combinazione delle tre qualità, che possono cambiare anche a seconda delle circostanze e lo stile di vita. Le tre qualità determinano il carattere e la personalità degli individui, ad esempio chi è caratterizzato da rajas e satva farà del volontariato.  Il momento del cambiamento  è chiamato Brahmamurta.  Nel  XVII capitolo della Gita, il Dio Krishna spiega ad Arjuna i guna. 

Le pratiche di yoga portano alla fede che è il motore del cammino spirituale, cuore e mente ti portano più avanti, ti permettono di passare dal tamas al rajas poi al satva (che rappresenta l'energia neutra). All'inizio della pratica yoga si lavora sulle parti basse del corpo (sui 3 chakra più bassi che caratterizzano il tamas) poi si passa al rajas, e al satva.  

Vivere una vita etica, propugnata dagli Yama e Niyama  è propedeutico al percorso spirituale; La meditazione è necessaria alla moksa (liberazione) e porta dall'ignoranza alla conoscenza e alla felicità, la nostra vera natura è ananda (felicità).  

La parola Karma corrisponde ad azione, e ad ogni azione corrisponde una reazione ->  Ciò è gestito dalla legge di causalità. In ogni nostra azione c'è il libero arbitrio o c'è una predestinazione?  Il karma permettere di conciliare queste due posizioni.    La tua natura ti porta a incarnarti in certi luoghi, con un certo fisico, in una certa classe sociale.     Dove inizia l'azione o la reazione? Inizio e fine sono lo stesso punto, così come salita e discesa sono la stessa cosa, ogni cosa ha in se la sua reazione, l'albero e il seme,   esiste una continua trasformazione,  che apporta una continuazione.    Non c'è inizio e non c'è fine. Ananta ("Senza fine") è un termine sanscrito e principalmente un epiteto di Visnù. Ananta è anche il nome di Shesha, il serpente celeste, sul quale Visnù si adagia nell'oceano cosmico.

La legge di causalità è costituita da tre aspetti; 1- legge di azione e reazione,  Dio non è parziale, nè giusto,  non premia i virtuosi e non punisce i malvagi, 2- legge di compensazione,  3- legge del castigo.

Perchè mi succede questo?  Perchè è quello di cui hai esattamente bisogno. 

Esistono tre tipi di karma:   1- Sanchita karma = il tuo karma totale accumulato da milioni di vite (passato) , 2-     Prarabhda Karma = una piccola parte del tuo sanchita karma responsabile della tua vita attuale (attuale) 3-     Agami Karma = il karma che generi nella tua vita attuale; verrà aggiunto al tuo sanchita karma quando morirai (futuro).

Le azioni compiute con libero arbitrio determinano la vita di oggi con la quale creiamo la vita futura,   L'attuale karma non possono cambiarlo nemmeno gli Dei. Il karma a volte è buono, a volte è spiacevole, dobbiamo accettarlo perchè sono cose che abbiamo creato, dobbiamo cambiare vritti, carattere  usare gli eventi negativi per crescere, le persone che vivono in condizioni difficili sono le più generose, le più felici. Il bilancio esce dal misto delle tue azioni.  Ma non è l'azione che conta, ma l'intenzione.  

Nello yoga esistono tre fasi nel fare un'azione: 1-  il desiderio e volontà per fare l'azione, 2- la conoscenza per fare l'azione, 3- l'azione stessa.  Dall'azione spesso ci aspettiamo i frutti, mentre il karma yoga è caratterizzato dall'azione disinteressata, offrirla al divino senza desiderio.

il nostro  Prarabhda è creato dalle nostre scelte, lo scopo della vita crea il karma, il dharma regola la vita, e ciò che ti avvicina al progresso spirituale    Adharma è ciò che ti impedisce il samadhi.

Il puruṣārtha (obiettivo della ricerca umana) rappresenta, nella cultura induista, i quattro scopi della vita di un uomo: dharma (valori morali), artha (benessere economico), kāma (piacere) e il mokṣa (liberazione spirituale, desiderio di liberazione).     
Faro che illumina tutto è il dharma, il giusto modo di comportarsi, la deontologia. Godere di beni materiali, sempre in armonia con i principi etici del dharma, è artha. Soddisfare la sfera sensoriale e sensuale senza esserne condizionati è kama. Questi tre sono gli scopi definiti pravritti, “verso il mondo”. Il quarto scopo moksha, è l’emancipazione dai vincoli dell’ignoranza e la realizzazione dell’Assoluto. Questa è la via nivritti, la via del monaco che rinuncia al mondo. Il monaco offre la sua vita alla ricerca di Dio e al servizio verso tutti gli esseri. In generale, tutti e quattro rivestono un ruolo fondamentale nella vita di un uomo, ma in tempo di guerra il dharma ricoprirebbe un ruolo più rilevante di artha e kāma, mentre l'ultimo, il mokṣa, rappresenta la realizzazione finale nella vita di un uomo.  

Svadharma è un termine che, nell'Induismo, designa i doveri di un individuo, secondo le sue modalità di natura materiale o disposizione naturale, che deve seguire. Seguire il proprio swadharma è il cuore della Gita.   Krishna nella Gita dice ad Arjuna che deve combattere e seguire il suo swadharma, kukushreta è il campo di battaglia dell'uomo, Krishna deve agire per mantenere l'ordine costituito. Krishna poi però dice anche abbandona i frutti della tua azione  e abbandonati a dio.  Tutti i piaceri spirituali sono ananda, la mente fa da barriera fumogena.  Anche Ahimsha  la nonviolenza, è un aspetto importante per il progresso spirituale.  

Sempre nell'induismo il comportamento di un individuo è determinato dal purusartha dai varna ossia dalla casta di appartenenza e dagli stadi della vita, ashrama. 

I varna (parola che letteralmente significa "colore") sono le quattro categorie sociali (caste) principali della tradizione indu: sacerdoti, guerrieri, commercianti e contadini (oltre ai "fuori-casta" o "intoccabili", i paria). 

La vita degli esseri umani è idealmente suddivisa in quattro stadi (ashrama): brahmacharya, grihastha, vanaprastha e samnyasa. Considerando idealmente di cento anni la durata della vita, ai primi venticinque corrisponde il periodo dello studentato in cui si studiano le Scritture presso la casa di un Maestro e si osserva la castità. Nei successivi venticinque anni, si entra nello stadio famigliare in cui si assolvono i compiti domestici e si partecipa attivamente al benessere economico della società. Il quarto stadio (a 60 anni) prevede il ritiro nella foresta, un ritiro parziale dalla vita del mondo, in cui si approfondiscono le Scritture e si intensificano le pratiche ascetiche e meditative. Il quarto stadio (oltre gli 80 anni) è la totale rinuncia al mondo, è la via del monaco.

I testi dicono che noi veniamo dal mondo materiale, poi nel processo si passa al mondo vegetale dove possiamo vedere la presenza di coscienza anche nelle piante (ad esempio il girasole che si rivolge al sole, la pianta verso la luce, ecc) poi la consapevolezza aumenta e si passa al mondo animale, poi all'essere umano, da dove inizia il percorso di purificazione. Il percorso spirituale è un percorso di consapevolezza, ritrovare la consapevolezza della nostra natura divina.  Krishna, sempre nella Giata,  dice a Arjuna: "la nostra vita è il frutto delle nostrew innumerevoli vite  delle precedenti".

Vedi testo: Molte vite, un'anima sola. Il potere di guarigione delle vite future e la terapia della progressione ; Autore, Brian L. Weiss ;

Vedi link:   https://www.induismo.it/induismo-cosa/

venerdì 13 dicembre 2024

U.N. - meditation day

Il 6 dicembre 2024, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha fatto al mondo un “regalo di meditazione” adottando una risoluzione che dichiara il 21 dicembre “Giornata mondiale della meditazione”.    Riconoscendo che la meditazione può contribuire alla salute e al benessere.

Riconoscendo inoltre che una più ampia diffusione delle informazioni sui benefici della meditazione sarebbe benefica per la salute e il benessere delle persone in tutto il mondo.


Link al testo della risoluzione

Yoga e meditazione in biblioteca

Nella prospettiva dell’Agenda 2030 le biblioteche hanno un ruolo chiave nel Sistema del Benessere, in qualità di infrastrutture culturale di prossimità, rappresentando un “punto di riferimento” fondamentale per la crescità culturale delle persone che le frequentano. Lo yoga, che racchiude pratiche meditative, ricerca una serenità fisica e spirituale, inserendosi quindi a sua volta in quelle pratiche volte alla ricerca di benessere.
 
La proposta della Biblioteca Vaccheria Nardi va proprio in questa direzione: durante il quarto incontro della rassegna Percorsi di ricerca spirituale  giovedì 12 dicembre alle ore 17.30 sarà presentato il libro Helena Petrovna Blavatsky e la teosofia. Una sintesi del suo pensiero di Roberto Fantini, Efesto 2024, con intervento dell'autore.
 
E ancora, alla Biblioteca Laurentina  lunedì 16 dicembre alle ore 10.30 si svolgerà l’ultimo incontro con lezione di yoga tradizionale condotto da Cesare Maramici, nell'ambito della rassegna  Yoga tradizionale.
L'attività è gratuita e si consiglia la prenotazione: per info e contatti chiamare lo 06/45460760 o scrivere a laurentina@bibliotechediroma.it 

Incontri e corsi:   https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/yoga-e-meditazione-in-biblioteca/36133


 

mercoledì 4 dicembre 2024

Camminare per la pace e la felicità

 Dal sito di Flip News - Articolo di Roberto Fantini      https://www.flipnews.org/index.php/life-styles/spirituality/item/4168-camminare-per-la-pace-e-la-felicita-l-insegnamento-di-thich-nhat-hanh.htm

Prendi la mia mano
Cammineremo.
Semplicemente cammineremo.
Ci godremo il camminare
Senza pensare di arrivare da nessuna parte.
Cammina serenamente.
Cammina gioiosamente.
La nostra è una camminata di pace.
E’ una camminata di felicità.   
            -   Thich Nhat Hanh

Innumerevoli sono i doni lasciateci dal pensiero e dall’insegnamento del Maestro Zen vietnamita Thich Nhat Hanh. Alla base di tutti, credo sia possibile individuare un fondamentale minimo comun denominatore:  la volontà di travasare, nell’alienata ed alienante vita quotidiana del mondo contemporaneo, i grandi tesori della spiritualità buddhista, in maniera semplificata e laicizzata, rendendoli, perciò, più facilmente comprensibili e condivisibili.

In questo modo, benché tutta la vera anima del suo pensiero sia indissolubilmente connessa con la migliore tradizione buddhista, è riuscito a proporci un’etica ed una prassi educativa di universale respiro, volte a superare la visione di noi stessi come enti separati dagli altri individui e dall’intera realtà, e riuscendo così a farsi comprendere ed amare anche da chi si riconosce in altre esperienze religiose, nonché da chi si dichiara agnostico o ateo.

Thich Nhat Hanh (Thay per i suoi seguaci ed amici) è conosciuto, in particolar modo, per le pratiche di meditazione introdotte e diffuse nel mondo occidentale, oggi adottate (anche se non sempre in maniera adeguata) da un numero sempre crescente di persone alla ricerca di un maggiore equilibrio interiore e di una maggiore armonia psicofisica.   

Il grande monaco vietnamita iniziò a proporre insegnamenti in Occidente già all’inizio degli anni Settanta: fondamentale risultò l’apparizione di un suo libro nel 1975, intitolato The Miracle of Mindfulness (pubblicato poi in Italia da Ubaldini-Astrolabio, con il titolo di Il miracolo della presenza mentale), nel quale venivano presentate nuove pratiche meditative da lui sviluppate. Fra di esse, una che è stata accolta con favore da molti occidentali avvicinatisi al suo pensiero è la Meditazione camminata.
“Questa particolare modalità meditativa (forse la pratica che meglio incarna l’intima poesia e la delicata mitezza dell’animo dello straordinario maestro zen) è nata dalla constatazione che, nella nostra vita quotidiana, siamo prevalentemente dominati dall’”abitudine di correre”: “Ricerchiamo la pace, il successo, l’amore – sempre di corsa – e i nostri passi sono uno dei mezzi con i quali scappiamo dal momento presente.

Ma la vita e la pace sono disponibili soltanto nel momento presente.
Per quelli come noi – ci spiega Thay – che hanno l’abitudine di correre sempre, fare un passo smettendo di correre è una rivoluzione.” E la pace diventa disponibile se saremo in grado di entrare in contatto con la Terra, toccandola con i piedi “con molta dolcezza e felicità”, riuscendo ad immergerci a fondo nel qui e ora.
La meditazione camminata (da praticare non soltanto nei parchi e in luoghi isolati, ma anche nel trambusto delle grandi città, in casa, al lavoro, ecc.) è proposta come una vera forma di “resistenza” nei confronti di un intero sistema di vita collettiva imperniato sul correre frenetico e alienante in vista di innumerevoli obiettivi fuori e lontani da noi. Come un modo per “recuperare la nostra sovranità su noi stessi, rivendicare la nostra libertà e camminare sulla Terra da persone libere.”

Ogni nostro passo (compiuto da soli o con altri meditanti) può trasformarsi, quindi, in un atto di resistenza, anzi in un atto di vera liberazione: si cammina  per camminare, non per arrivare, per “godere di camminare”, per godere del fatto che ogni passo ci avvicina sempre più alla nostra vera casa, quella del qui e ora. Ognuno di noi, camminando su questa Terra, in “consapevolezza, concentrazione e visione profonda”, è in grado di compiere uno straordinario “miracolo”, quello di “diventare pienamente vivo e rendere possibili la gioia e la felicità” ”  *

In questa prospettiva, nella mattinata di sabato scorso 30 novembre, nel cuore di Villa Borghese (Roma)    si è svolta una Meditazione Camminata Internazionale sul tema “Entrare in contatto con la semplicità”, a cui hanno aderito diverse decine di persone, in contatto spirituale con innumerevoli altri partecipanti presenti in almeno altre 56 città di altri 21 Paesi, da Amsterdam a Bogotà, da Parigi a Vienna e Phnom Phen.**

In questo tipo di esperienze, ogni passo è destinato a trasformarsi in un vero e proprio liberatorio atto di ribellione e noncollaborazione nei confronti di un sistema reificante e mercificante che ci rapina del nostro tempo, della nostra capacità di empatizzare con il nostro prossimo e con le infinite manifestazioni della Vita.

Indubbiamente efficace per illustrare lo spirito che pervade simili iniziative è la poesia del nostro monaco intitolata “Contemplazioni sulla semplicità”.

Che io possa rendermi conto che nella mia vita ci sono già condizioni più che sufficienti per essere felice.
Che io possa paragonarmi meno agli altri e trovare la mia misura.
Che io possa semplicemente camminare, lasciando che preoccupazioni e paure si calmino.
Che io possa imparare a lasciar andare le mie richieste e aspettative.
Che io possa entrare in contatto con la gioia e la libertà di una vita semplice scelta da me stesso.
Che io possa lasciare andare le cose inutili e liberarmi dal bagaglio interiore.
Che io possa sperimentare la gioia di dare senza aspettative.
Che io possa dimorare semplicemente e felicemente nel momento presente, notando che non c’è nulla che io debba fare.
Che io possa invitare le persone che raramente sono soddisfatte a unirsi a me nello spirito durante la camminata.
Che tutti gli esseri siano felici
.

Note:  *Roberto Fantini e Cesare Maramici, THICH NHAT HANH UN SENTIERO TRA LE STELLE, Edizioni Efesto, Roma 2024, pp. 34-5.

**Le meditazioni camminate internazionali sono organizzate da sangha e gruppi Wake Up nella tradizione di Thich Nhat Hanh, dall’Ordine dell’Interessere e da gruppi locali del Network for Mindful Business, spesso in collaborazione con altri gruppi locali che amano la meditazione camminata e sono ispirati dal tema.

Introduzione al Blog

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