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lunedì 12 giugno 2023

Vandana Shiva

 Vandana Shiva (1952 - ) è un'attivista e ambientalista indiana che si è battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione e contro la globalizzazione. Tra le sue battaglie vi sono quelle contro OGM, colture intensive, desertificazione, ingegneria genetica, biotecnologie e biopirateria. S. inoltre ha condotto numerose campagne per la difesa dei diritti della proprietà intellettuale. Nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award ed è tra i principali leader dell’International Forum on Globalization, nonché vicepresidente di Slow Food Internazionale.

«Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per le sue avidità" (Mahatma Gandhi)
«Vivere con meno è il nostro risarcimento» (Vandana Shiva).

Vandana Shiva, fisica quantistica ed economista militante ambientalista, è considerata la teorica più nota dell’ecologia sociale. È conosciuta grazie al successo di Monocolture della mente (1995), un best-seller in tutto il mondo, e in Italia anche grazie al documentario del 2009 di Ermanno Olmi, Terra Madre, che mostra la raccolta del riso, nei pressi della fattoria Navdanya nell'India del Nord-est, dove sono custoditi i semi delle varietà locali di riso, tramandati di generazione in generazione. La famiglia è “progressista”, impegnata nella lotta gandiana per il superamento delle caste nell’India.
L’infanzia di Vandana non è solo cultura, ma anche contatto diretto con la terra; trascorre la sua infanzia in piena natura tra le foreste del Rajahstan e la fattoria gestita dalla madre. Studia all'estero e in Canada consegue la laurea in filosofia della scienza, e poi un dottorato sui concetti filosofici della meccanica quantistica nel 1979.
Vandana torna in patria, a Bangalore, come ricercatrice in politiche agricole ed ambientali all’Indian Institute of Sciences, e all’Indian Institute of Management.
Nel 1982 Vandana torna a Dehra Dun dove crea la Fondazione per la scienza, la tecnologia e l’ecologia, un istituto indipendente di ricerca, proprio mentre nella valle si diffonde il movimento Chipko, delle donne contro la distruzione delle foreste da cui traggono sostentamento. Nell’Uttar Pradesh, sono evidenti le conseguenze della “rivoluzione verde”, dei fertilizzanti e delle varietà selezionate di semi: la resa è aumentata insieme alle estensioni coltivate a monocoltura, al degrado del suolo e delle acque, alle espropriazioni “facili” (la riforma agraria promessa da Nehru nel giorno dell’Indipendenza non è ancora iniziata). Ne sono vittime prima di tutto le donne, senza diritti men che meno di proprietà, le cui antiche pratiche sono meno produttive ma più rispettose degli ecosistemi, scrive in Staying Alive (1988). È il primo di oltre venti saggi, seguito sullo stesso tema nel 1990 dal rapporto sulle contadine indiane per conto della FAO, e da Eco-feminismo con Maria Mies, in cui scrivono: «Le donne non riproducono solo se stesse, ma formano un sistema sociale e dalla loro creatività proviene quello che io chiamo eco femminismo. Le donne sono le depositarie di un sapere originario, derivato da secoli di familiarità con la terra, un sapere che la scienza moderna baconiana e maschilista ha condannato a morte».
Nel 1991 Vandan Shiva fonda Navdanya (in hindi “nove semi”), il movimento che con altri sorti in tutto il mondo è presente al vertice di Rio de Janeiro nel 1992 dal quale nascono i primi accordi internazionali per la protezione della biodiversità. Da quel momento la difesa dei semi autoctoni contro le multinazionali che cercano di rivendicare come loro “proprietà intellettuale” varietà agricole selezionate nei secoli da comunità locali, diventa il maggior impegno di Vandana Shiva.
Quei “nove semi” rappresentano le nove coltivazioni da cui dipendono la sicurezza e l’autonomia alimentare dell’India. Il nome, dice Vandana Shiva, le è venuto in mente osservando un contadino che in un unico pezzo di terreno aveva piantato nove tipi di semi diversi. Oggi Navdanya conta circa 70 mila membri, donne per lo più, che praticano l’agricoltura organica in 16 stati del paese, una rete di 65 “banche dei semi” che conservano circa 6.000 varietà autoctone, e la Bija Vidyapeeth o Scuola del Seme che insegna a “vivere in modo sostenibile”.
Durante le riprese del documentario Terra Madre sopra citato, Maurizio Zaccaro ha realizzato un film documentario dal titolo Nove semi dove la stessa Vandana Shiva racconta l’esperienza della sua fondazione.
Ma Navdanya non è l’unico impegno di Vandana, che interviene nelle conferenze internazionali, viaggia in Africa, in Europa, in America Latina e in altri paesi asiatici, e dal 1996 partecipa in tutto il mondo alle lotte contro gli organismi geneticamente modificati, la crescita ad ogni costo, l’ingiusta ripartizione delle risorse e altri mali della globalizzazione. «Il cosiddetto sviluppo economico – scrive – anziché risolvere i problemi, rispondendo ai bisogni essenziali del mondo e della popolazione, minaccia la sopravvivenza del pianeta e degli esseri viventi che lo abitano. Questa apparente crescita economica, infatti, non ha creato nient’altro che disastri ambientali ed ha provocato un forte indebitamento dei paesi in via di sviluppo che, per creare delle basi adeguate per la loro crescita, tolgono risorse alla scuola e alla salute pubblica».
Consulente per le politiche agricole di numerosi governi, in Asia e in Europa (anche della regione Toscana), membro di decine di direttivi in altrettanti organismi internazionali, premiata più volte all’anno dal 1993, vive in parte nell’ambiente cosmopolita delle Nazione Unite e in parte nel mondo rurale indiano.
Le battaglie più notevoli vinte da Vandana, sono state contro le multinazionali che avevano ottenuto i brevetti del neem, del riso Basmati e del frumento Hap Nal. Questi ultimi due sono anche prodotti d’esportazione e paradossalmente, se i brevetti non fossero stati revocati, gli agricoltori indiani avrebbero dovuto pagare royalties alle società americane RiceTec e Monsanto, su ogni partita venduta all’estero.
«Oggi siamo testimoni di una concentrazione senza precedenti del controllo del sistema agroalimentare internazionale in cui convergono essenzialmente tre aspetti: il controllo dei semi, il controllo dell’industria chimica, il controllo delle innovazioni biotecnologiche attraverso il sistema dei brevetti. Il diritto al cibo, la libertà di disporre del cibo è una libertà per la quale la gente dovrà lottare come ha lottato per il diritto al voto. Solo che non vivi o muori sulla base del diritto al voto, ma vivi o muori sulla base del rifiuto del diritto di disporre di cibo».
Nel settembre 2011 l’India ha denunciato la Monsanto per bioterrorismo.
Naturalmente, le posizioni politiche di Vandana Shiva non trovano concorde la comunità scientifica ed ecologica. Inoltre, molte ambientaliste indiane sono preoccupate dalle manifestazioni religiose induiste organizzate da Navdanya e dalla recente insistenza di Vandana Shiva sul ritorno alla tradizione vedica in un periodo di forti tensioni con la minoranza musulmana. Giovani agronome hanno lasciato Navdanya, per raggiungere o fondare movimenti simili, ma non confessionali.
Collabora anche con «La Nuova Ecologia», la rivista di Legambiente.

Dal sito: https://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/vandana-shiva/   Fonti, risorse, siti:

  • Terra Madre. Sopravvivere allo Sviluppo, UTET 2002
  • Monoculture della mente. Biodiversità, biotecnologia e agricoltura scientifica, 1995
  • Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni, 1999
  • Vacche sacre e mucche pazze. Il furto delle riserve alimentari globali, DeriveApprodi 2001
  • Campi di battaglia. Biodiversità e agricoltura industriale, Edizioni Ambiente, 2001
  • Il mondo sotto brevetto, 2002
  • Le guerre dell'acqua, Feltrinelli 2004
  • Le nuove guerre della globalizzazione, UTET 2005
  • Il bene comune della terra, Feltrinelli 2006
  • Dalla parte degli ultimi. Una vita per i diritti dei contadini, Slow Food 2008
  • India spezzata, Milano, il Saggiatore 2008
  • Ritorno alla terra, Fazi Editore 2009
  • Campi di battaglia, Edizioni Ambiente 2009

Filmografia.

  • L’economia della felicità, di Helena Norberg-Hodge, Steven Gorelick, John Page. Con Vandana Shiva. 2011.
  • Terra Madre, di Ermanno Olmi. Con Vandana Shiva. Documentario, durata 78 min. - Italia, 2009
  • Nove Semi (L’India di Vandana Shiva), di Maurizio Zaccaro, Documentario, Italia, 2009
  • Il mondo secondo Monsanto, di Marie-Monique Robin.  2008

lunedì 27 giugno 2022

La pandemia, la guerra, la crisi ecologica: la via della NonViolenza

Articolo scritto da Roberto Fantini    Conversazione con Linda Maggiori, autrice di Semi di Pace!*

Abbiamo conosciuto Linda Maggiori all’inizio di giugno, a Roma, alla presentazione del suo Semi di pace! (La nonviolenza per curare un mondo minacciato da crisi ecologica, pandemia e guerra, Centro Gandhi Edizioni), libro bellissimo, straordinariamente illuminante, capace di fornire preziose chiavi di lettura su quanto accaduto in questi ultimi anni terribili, e capace di suggerire, su basi anche sperimentali, possibili concrete ed efficaci alternative al disumano sistema dominante. Linda è veramente una persona ammirevole, per la fermezza, la coerenza e la forza gentile con cui cerca di portare  avanti non soltanto intelligenti discorsi controcorrente, ma anche e soprattutto per l’impegno da lei gioiosamente condotto nel praticare uno stile di vita ispirato con lucida sapienza a valori autenticamente ecopacifisti.   Con lei è nata la conversazione che segue.

 “Discriminare un essere umano, che magari era tuo amico, cacciarlo da un bar o dall’università o da un bus, dalla propria casa, accettare il fatto di dover presentare una tessera per lavorare o studiare, respingere un parente perché ha fatto una scelta diversa dalla tua. Come è potuto accadere, come è stato accettato?
Con queste parole, Linda, sei riuscita a mettere a fuoco, i due interrogativi cruciali relativi a quanto accaduto nel nostro Paese, nei mesi passati, con l’introduzione del green pass, nelle sue varie declinazioni.
Qualcosa di terribile è accaduto. Qualcosa che non avremmo mai, fino a poco tempo fa, potuto immaginare.  Ti ritieni soddisfatta delle risposte che sei riuscita a darti con la scrittura del tuo libro o ci sono ancora aspetti della vicenda che non riesci a spiegarti? 

Linda:  - Ancora adesso sono sconvolta dall'efficacia delle strategie di psicologia sociale di manipolazione del consenso. Terrorizzare, martellare con continui messaggi sempre uguali, trovare un capro espiatorio, mettere gli uni contro gli altri, aizzare la rabbia del popolo contro un ipotetico nemico interno, premiare gli zelanti, umiliare i riottosi... ha sempre funzionato e sempre funzionerà, anche nelle nostre "democrazie occidentali". Per me è davvero qualcosa di inedito, che fa crollare tanti punti di riferimento, e di difficile comprensione, ancora adesso. E' incredibile come si possa scatenare la guerra civile tra gente che fino a poco prima viveva senza problemi insieme. Ma la storia ce lo insegna da tempo, e non c'è forse niente di nuovo sotto al sole, come dice una musicista, che ha rilasciato una toccante testimonianza nel mio libro. Nel libro traccio la trama degli interessi che sono sotto a queste gestioni autoritarie e tecnocratiche delle crisi:  i grandi capitali finanziari traggono profitto da ogni crisi, come diceva Naomi Klein e lo abbiamo visto chi si è arricchito, chi è sprofondato.
Difficile davvero resta e resterà il comprendere fino in fondo come sia stato possibile scardinare, con tanta facilità, i valori fondativi della moderna civiltà democratica relativi a libertà, uguaglianza e solidarietà.

Roberto: - Tu esprimi stupore ed amarezza a proposito di come la sinistra italiana e i sindacati abbiano potuto tollerare e sostenere le misure governative liberticide e discriminatorie, anche le più severe.
 Ma, mi chiedo, non è ancora più sconcertante il silenzio o la complicità di buona parte del mondo cattolico, di quello del volontariato e dell’associazionismo (soprattutto quello relativo ai diritti umani)?

 Linda: -  Assolutamente sì, e aggiungo alla lista anche il mondo ambientalista dal quale io derivo. Ora che ne siamo fuori, o almeno siamo in mezzo ad una parentesi, è come se quel periodo di discriminazione sia un vuoto spazio temporale, un blackout di coscienza. Fino a qualche mese fa io (come tanti altri) ero trattata come un paria, esclusa dalle riunioni, respinta dai bus, o dalle biblioteche, e quasi nessuno degli amici attivisti si indignava, ma tollerava in silenzio o ne era un fiero sostenitore. Proprio coloro che da anni lottavano per le minoranze oppresse e per tutti gli emarginati, improvvisamente hanno accettato questa barriera invisibile, che separava umani da subumani, cittadini di serie A da cittadini di serie B. Hanno accettato la soppressione dei diritti di base. Qualcosa di pazzesco e surreale. Ora che siamo di nuovo tutti uguali, queste associazioni preferiscono glissare, non ricordare, non rivangare. C'è stato davvero un atteggiamento poco onesto da parte di tante associazioni. Uniche eccezioni: Amnesty, a gennaio, fece un timido comunicato contro le discriminazioni e anche Attac Roma lanciò pesanti e preoccupanti moniti, che ho prontamente citato nel libro, e ovviamente il mio gruppo Famiglie senza Auto. Per il resto il vuoto cosmico, a parte, come racconto, semi di pace che germogliavano qua e là, ma non da associazioni "storiche".

Roberto: - Ampio spazio hai giustamente dedicato al mondo della scuola, probabilmente quello più flagellato dai vari provvedimenti governativi. Sei arrivata a scrivere parole durissime come le seguenti: “In pratica il governo ammette di usare una logica fascista” (p. 44) Qualcuno, certamente, potrà dire che hai esagerato …

Linda: - Sicuramente lo diranno, ma la logica purtroppo è quella. La logica fascista è sempre stata "credere, obbedire combattere" e così gli insegnanti non vaccinati, pur non essendo pericolosi, sono stati puniti per non aver obbedito. Non facevano male a nessuno, ma sono stati prima sospesi, poi demansionati, come un mobbing di stato. Una scuola che privilegia l'obbedienza cieca e punisce e umilia chi dissente usa una logica e una modalità educativa fascista, una pedagogia nera. Esattamente il contrario dell'insegnamento di Don Milani che diceva che l'obbedienza non è più una virtù!

 Nonostante questa devastante pressione per schiacciare la scuola pubblica, io ancora ci credo. Tutti e quattro i nostri figli vanno nelle scuole pubbliche, sono consigliera nel consiglio di istituto, e resto a combattere per migliorarle. So che ci sono tante scuole parentali, ma non tutti possono permettersi di pagare 2-300 euro al mese per ogni figlio. Non mi sembra neppure giusto che si stia andando verso un modello americano, con una scuola pubblica rottame e fiorenti scuole private.

 Come diceva ancora Don Milani, uscire da un problema insieme è politica, uscirne da soli è egoismo.
 
 Roberto:  -   Il tuo libro parla veramente di tante cose. Una delle sezioni che ho trovato più interessanti e più originali è quella dedicata alle varie iniziative sorte per fronteggiare i disagi, le proibizioni e i problemi che si sono abbattuti su coloro (a volte intere famiglie) che non hanno accettato l’inoculazione forzata del cosiddetto “vaccino”.
Hai fatto veramente bene a raccontarci di tante esperienze e di tante iniziative belle, intelligenti e, soprattutto, utili! Non credi, però, che, nel complesso, la popolazione italiana abbia troppo subito e continui a troppo subire le strategie governative, senza esercitare nessuna forma di pensiero critico?

Linda: -    Sì, nonostante tanti semi di pace germogliati qua e là, la veduta complessiva è desolante. Una società spaccata, divisa e piegata, dove chi crea alternative lo fa in modo pressoché clandestino. Come spesso accade, invece che riflettere su ciò che è accaduto e cercare di comprendere, si preferisce dimenticare e non parlarne. Per questo ho voluto scrivere un libro, perché è successo qualcosa di così grosso, nella nostra società, che non possiamo dimenticare. Anche la libertà di stampa è crollata. Anch'io ne ho fatto le spese. Collaboravo con un quotidiano di sinistra, ma dopo aver criticato pubblicamente la gestione della pandemia e la linea editoriale filogovernativa, sono stata di fatto messa da parte.
 La vita da freelance e scrittrice indipendente è sempre più difficile, in questo paese.

https://www.flipnews.org/component/k2/semi-di-pace-la-nonviolenza-per-curare-un-mondo-minacciato-da-crisi-ecologica-pandemia-e-guerra.html

domenica 26 giugno 2022

La campagna globale Conscious Planet promossa dal Maestro di yoga Sadhguru,

Che cosa accomuna Londra, Amsterdam, Berlino, Praga, Vienna, Lubiana e Roma? Queste città sono diventate le prime tappe di un lungo viaggio per sensibilizzare pubblico e governi contro la desertificazione del suolo.  Si tratta di un’iniziativa promossa dalla campagna globale Conscious Planet che nel 2022 ha lanciato il movimento “Save Soil” per avviare un approccio consapevole al suolo e al pianeta.
Il progetto prevede un viaggio in moto per oltre 30mila km da Londra al Sud dell'India guidato dal fondatore di Conscious Planet, Sadhguru, il maestro di yoga più seguito al mondo con oltre 1 miliardo di visualizzazioni su YouTube e più di 20 milioni di follower sui social.

Jaggi Vasudev, comunemente conosciuto come Sadhguru, è un mistico e yogi indiano premiato Padma Vibhushan, e autore di best seller per il New York Times. La sua fondazione Isha Foundation è una organizzazione no-profit che ha come obiettivo lo sviluppo umano e la rivilitazzione sociale. Vedi sito: https://isha.sadhguru.org/global/en


La risonanza mediatica, infatti, è una delle leve principali del movimento “Save Soil” che coinvolge moltissimi media e influencer per far sì che durante il viaggio di cento giorni, avviato il 21 marzo 2022, si parli su larga scala del suolo. L’obiettivo è attraversare 25 Paesi, organizzando 25 eventi con influencer internazionali, per raggiungere 3,5 miliardi di persone. Lo yogi Sadhguru lungo il suo percorso sta incontrando molti leader internazionali e rappresentanti dei governi nazionali per convincerli a stabilire politiche durature che rivitalizzino il suolo e l’ecologia.

La tappa romana e il contributo di artisti e del Wfp. Il 2 aprile il fondatore è arrivato a Roma e per l’occasione Conscious Planet ha organizzato un grande evento presso l’Auditorium Parco della Musica. La prima parte della manifestazione ha visto alternarsi sul palco celebri cantanti che, a seguito della propria performance, hanno espresso vicinanza alla campagna. Ad aprire l’evento Malika Ayane seguita poi da Giovanni Caccamo, Noemi.  Hanno partecipato anche Elisa, in veste sia di cantante che di intervistatrice dello yogi Sadhguru e Fabio Volo. Sadhguru ha posto all’attenzione del pubblico l’importanza dell’attività di fotosintesi che negli ultimi 100 anni si è ridotta dell’85%. Secondo lui, è bene preoccuparsi dell’anidride carbonica, ma è fondamentale porre l’accento soprattutto sull’ossigeno, alla base della vita sulla terra. L’ossigeno è prodotto da microorganismi tramite la fotosintesi che oggi, appunto, è sensibilmente diminuita: “No healthy soil no life” (no suolo sano, no vita) ha sottolineato il fondatore, aggiungendo anche che un suolo sano è il presupposto per persone sane. Lo yogi, di origini indiane, ha ricordato poi che il suolo dell’India è coltivabile da oltre 12mila anni, ma negli ultimi 45 anni la qualità del suolo coltivabile è scesa a tal punto che il terreno è prossimo alla desertificazione. Per questo ha deciso di creare un movimento di opinione che convinca i governi democratici a intervenire a favore del suolo: “Save Soil” crede che in ogni democrazia le persone siano il valore principale e l’obiettivo della campagna è mobilitare i cittadini affinché spingano i governi a promuovere politiche di lunga durata per il bene del pianeta. Sadhguru ha sottolineato un ulteriore aspetto importante della campagna “Save Soil” e cioè che il movimento non ha nemici e non è contro nessuno. La generazione attuale, evidenzia il fondatore della campagna, è l’ultima che può opporsi al disastro ambientale: ognuno di noi è direttamente o indirettamente responsabile del suolo, ma allo stesso tempo, ha ricordato Sadhguru, siamo anche tutti parte della soluzione e pertanto è nostro compito collaborare. 

Non un movimento di protesta, dunque, ma un modo di agire adesso per non pentirci quando non sarà più possibile farlo. Per ribadire l’importanza della rivitalizzazione del suolo e gli effetti devastanti degli ultimi decenni, lo yogi ha messo in luce il fatto che per assimilare le stesse sostanze nutritive che erano presenti in un’arancia vent’anni fa, oggigiorno occorre mangiare otto arance. Questo esempio offre un’immagine chiara dell’impoverimento del suolo per cui è necessario fare il possibile per invertire la tendenza. Per dirla con le parole dello yogi fondatore di “Save Soil”: “Dobbiamo essere consapevoli che se uccidiamo il suolo, uccidiamo il pianeta. Tutte le altre questioni sono rilevanti solo se abbiamo un pianeta”. Il viaggio di Conscious Planet continua.

È possibile rivedere l’evento di Roma a questo link. https://www.youtube.com/watch?v=pBpTT8otD6U

lunedì 3 gennaio 2022

L'inerzia è uno dei problemi dell'ambiente - Matthieu Ricard

 Matthieu Ricard: "L'inerzia è uno dei problemi dell'ambiente". Intervista con il monaco buddista e dottore in genetica cellulare, che era a Parigi per la COP21.  Articolo pubblicato da Le Monde, dicembre 2015.       Matthieu Ricard, monaco buddhista tibetano, interprete del Dalai Lama, saggista, filosofo e fotografo, vive in Nepal dagli anni 70. In visita a Parigi per la COP21, questo dottore in genetica cellulare avverte dei disastri che il cambiamento climatico sta già portando.

Domanda: Perché è interessato alla COP21?

Risposta: Un accordo internazionale sul clima è una questione complessa, dal punto di vista politico, economico, scientifico e strategico. Eppure, alla fine, si riduce ad una sola questione, quella dell'egoismo contro l'altruismo. Se non abbiamo alcuna considerazione per le generazioni future, non ci interessa cosa succederà tra dieci anni. "Dopo di me il diluvio ..."  Ma per la prima volta, il destino delle generazioni future è nelle nostre mani. 10.000 anni fa, c'erano 5 milioni di esseri umani, oggi non solo ce ne sono 7 miliardi, ma la potenza dei loro strumenti è decuplicata. Il nostro impatto sul pianeta è diventato decisivo. Siamo entrati nell'Antropocene e siamo un po' sopraffatti dal nostro potere sull'ambiente.

Domanda: Perché è così difficile per gli uomini riconoscere le loro responsabilità?

Risposta: È semplice: poiché il fenomeno è globale, la responsabilità è diluita. Quando mi sveglio la mattina, non mi dico che sto distruggendo il pianeta, non ho né l'intenzione né la sensazione di farlo. E questi fenomeni sono estremamente graduali. Se la CO2 fosse rosa e il cielo diventasse ogni giorno più rosa, saremmo già allertati. In gioventù ero un ornitologo. A Croisic, in Bretagna, c'erano migliaia di oche all'epoca, ne sono rimaste solo una decina, ma la loro scomparsa è avvenuta gradualmente. L'evoluzione ci ha giustamente attrezzato per reagire ai pericoli immediati. Il futuro non fa male, o almeno non ancora. Infine, siamo presi dall'attualità, che si tratti di eventi tragici o di dispute campanilistiche come le elezioni regionali.

Domanda: Questi risultati politici non vi sembrano importanti?

Risposta: Contano per i francesi, ma agli occhi della storia rappresentano un'increspatura in uno tsunami. Prendiamo l'immigrazione, che dovrebbe aiutare il punteggio del Fronte Nazionale. Oggi, se ricevessimo 3 milioni di migranti in Europa, ciò corrisponderebbe allo 0,2% della popolazione. Quando ci saranno 250 milioni di rifugiati climatici in fuga per la loro vita, una gran parte arriverà qui. Quando 40 milioni di bengalesi, molti dei quali sono musulmani, andranno in India, un paese indù, potete immaginare i conflitti e la sofferenza che questo creerà. Se trascuriamo le cause che, tra le altre devastazioni, spingeranno queste persone sulle strade, c'è davvero da preoccuparsi. Senza allarmismi apocalittici, dobbiamo avere la saggezza, la volontà e l'altruismo per prevenire queste tragedie. Il primo giorno della COP21, grandi capi di stato hanno fatto grandi discorsi - compreso il presidente francese. Pensavo che l'azione sarebbe seguita, ma stiamo lottando per andare oltre il breve termine.

Domanda: Se la questione non va avanti politicamente, non c'è bisogno di un maggiore sostegno da parte delle autorità spirituali?

Risposta: I problemi sono creati dagli esseri umani, devono risolverli. Non ci rivolgeremo a un Dio buono e gli chiederemo di risolverli! Le religioni possono giocare un ruolo. Si parlava di organizzare un grande incontro a Parigi, prima della COP, con Desmond Tutu [arcivescovo sudafricano e premio Nobel per la pace], forse il Papa, il Dalai Lama... È fallito per motivi diplomatici. Non si trattava di inimicarsi la Cina, che dovrebbe prendere decisioni sagge sul cambiamento climatico.

Domanda: Ha notato delle difficoltà nel trovare soluzioni durante questo COP? 

Risposta: Si è parlato molto poco dell'oceano, che ci fornisce l'ossigeno. Tuttavia, l'allevamento industriale è il grande assente ai miei occhi. È la seconda causa di emissioni di gas a effetto serra. È un male etico, dato che più di 60 miliardi di animali terrestri e marini vengono uccisi ogni anno, è un male per la salute ed è una fonte di povertà: milioni di tonnellate di cereali sono utilizzati per nutrire il bestiame, piuttosto che gli esseri umani. Eppure non ho sentito nessuno dire che lo ridurremo drasticamente nel mondo.

Domanda: Ma perché è così difficile parlare di tutte queste questioni?

Risposta: Nel caso della carne, c'è una dissonanza cognitiva: sappiamo dov'è il problema, ma non vogliamo parlarne. Non vuoi cambiare nulla nel tuo piatto. L'inerzia è uno dei problemi dell'ambiente. Abbiamo bisogno di un cambio di cultura, un cambio di visione, la fine del solo opportunismo economico, ma preferiamo pensare che l'uomo sarà inventivo, che troverà delle soluzioni... tranne che se il 30% delle specie scomparirà entro il 2050, non è conservando il loro DNA in un frigorifero che torneranno.

Domanda: Sta sostenendo un cambiamento nei nostri modelli di consumo?

Risposta: Quando si parla di decrescita, alcuni la intendono come un ritorno all'età delle caverne, mentre il termine si riferisce a una migliore qualità della vita utilizzando meno risorse naturali. Per essere sana, intelligente, la vera crescita deve essere inclusa in un'armonia sostenibile. Per esempio, smettendo di dare 500 miliardi di dollari all'anno in sussidi ai combustibili fossili, mentre cerchiamo 100 miliardi per aiutare i paesi poveri ad adattarsi. Perché non lo decidiamo subito? In Nepal, i blackout di 12 ore sono all'ordine del giorno; le madri fanno code chilometriche per avere 3 litri di paraffina per cucinare i loro pasti. A New York, ho visto almeno 1.000 persone in fila, pronte ad aspettare tre ore per comprare sciarpe firmate a 300 dollari invece di 500! La coda della vanità accanto alla coda della necessità riassume le disuguaglianze economiche che causano insicurezza e danni ambientali. Gli Stati Uniti emettono 200 volte più CO2 dello Zambia e del Qatar, 2.000 volte più dell'Afghanistan!

Domanda: Vede qualche trasformazione in Nepal?

Risposta: La desertificazione sta occupando intere colline. Tutte queste sorgenti si stanno prosciugando e questi villaggi vengono abbandonati. I contadini locali, che non hanno mai sentito parlare del cambiamento climatico, dicono con tristezza che l'Himalaya sta diventando nero per la mancanza di neve. L'anno scorso ho visto delle farfalle fuori dal mio eremo in Nepal, in dicembre, a 2000 metri di altitudine.

Domanda: Perché vuol far conoscere la situazione sul "tetto del mondo"?

Risposta: Il Tibet è sintomatico. Uno scienziato cinese l'ha chiamato il "terzo polo" perché ha diverse migliaia di ghiacciai. Questi si stanno sciogliendo più velocemente che negli altri due poli, perché vi si depositano i fumi industriali dell'India e della Cina. Oltre al grave problema della deforestazione, c'è anche la minaccia del permafrost. Se questo strato di terreno ghiacciato - un quarto del quale si trova sull'altopiano tibetano - si scioglie, rilascerà enormi quantità di metano, un gas che è 20 volte più attivo del CO2 nel riscaldamento. Questo renderà impossibile mantenere il riscaldamento sotto i 2 gradi. Infine, i sei più grandi fiumi dell'Asia - sia il Mekong che il Brahmaputra - hanno origine qui, e il 35% della popolazione mondiale dipende da loro. Il Tibet è un luogo essenziale per tutti i suoi vicini e per il pianeta.

martedì 4 maggio 2021

Greta Thunber incontra il Dalai Lama - A climate appeal to the world e Laudato si'

Dalla distruzione delle foreste allo scongelamento dei ghiacciai, gli effetti del cambiamento climatico indotto dall'uomo stanno accelerando il riscaldamento globale. 

In questo incontro on line del gennaio 2021, organizzato dal Mind & Life Institute  ( vedi https://www.youtube.com/watch?v=u9GXgOMMeTg   -    https://www.youtube.com/watch?v=HrdW2gPRW3k ) a cui hanno partecipato Sua Santità il Dalai Lama, l'attivista per il clima Greta Thunberg, e vari scienziati, si parla di come poter rallentare la minaccia del riscaldamento globale.  Durante l'incontro sono stati presentati una serie di filmati educativi che hanno costituito la base della discussione; inoltre, sono state messe in  evidenza le recenti scoperte scientifiche e  gli interventi necessari per rallentare, arrestare e persino invertire questo riscaldamento globale.

Sua Santità il Dalai Lama parla dell'urgente necessità di un'azione per il clima anche nel suo nuovo libro, Our Only Home: A Climate Appeal to the World,  scritto con il giornalista Franz Alt nel 2020, in cui elogia Greta Thunberg e altri giovani attivisti del clima per la loro determinazione a portare un cambiamento positivo.  In questo libro, Sua Santità il Dalai Lama invita i decisori politici a intraprendere un'azione efficace e tempestiva contro il cambiamento climatico ed invita tutti a battersi per un mondo diverso, più rispettoso del clima, e affinché le giovani generazioni affermino il loro diritto a riconquistare il proprio futuro. Sua Santità è stato un fermo sostenitore della conservazione dell'ambiente e, per molti decenni, ha chiesto una cooperazione globale sul cambiamento climatico e il riscaldamento globale.

Sia Sua Santità il Dalai Lama, sia Papa Francesco sono degli autorevoli e strenui difensori dell'ambiente e sono sempre dalla parte degli esclusi e dei più deboli e qualche speranza di un cambio di mentalità necessaria per gettare le basi per un futuro migliore, comincia ad intravedersi Anche la seconda enciclica di Papa Francesco, scritta nel suo terzo anno di pontificato (2015),  dal titolo Laudato si'   è  stata un forte appello ad una  “nuova solidarietà universale” ed ha molte similitudini con il testo  Our Only Home: A Climate Appeal to the World.

Vedi l'articolo scritto da Roberto Fantini sull'enciclica su F.LI.P. News   Link all'articolo.

venerdì 2 aprile 2021

La faccia nascosta della transizione energetica e digitale

Dal libro di Guillaume Pitron, "La guerre des metaux rares". tradotto in italiano "La guerra dei metalli rari.Guillaume Pitron (1980 -  ) è un giornalista, autore e documentarista francese. È specializzato nella geopolitica delle materie prime. 

Vi consiglio di leggere questo libro perchè presenta la transizione energetica e digitale che stiamo vivendo in questo momento, corredata da molti dati. Purtroppo bisogna prendere atto che le energie pulite necessitano il ricorso a dei minerali rari il cui sfruttamento è tutto, salvo che pulito. 

L'Occidente ha preferito NON vedere e trasferire la produzione delle terre rare e l'inquinamento associato, verso dei Paesi poveri pronti a sacrificare il loro ambiente per arricchirsi.

Dobbiamo essere consapevoli che l'utilizzo di energia verde è possibile solo attraverso un traporto e una produzione ad alto tasso di inquinamento ed un costo ambientale esorbitante, inumano, e insopportabile.

Il bel quartiere green in California ha il suo controaltare in Congo dove si produrrà inquinamento e desolazione intorno alle miniere per estrarre questi minerali.

Non per deludere Papa Francesco e Jeremy Rifkin che auspicano di arrivare al più presto ad una economia verde e digitale, ma sembrerebbe che per utilizzare fonti energetiche alternative (ad esempio per costruire la batteria di una macchina elettrica, un pannello solare, uno smartphone, un vino biodinamico ) occorrono piccole quantità di metalli rari che per essere estratti procurano un grado di inquinamento elevatissimo.

Lo sfruttamento delle miniere dei metalli rari è tutt'altro che ecologico: ad esempio per ottenere 1 Kg di vanadium occorre purificare 8 tonnellate di roccia; per 1 kg di cerium 16 tonnellate; per 1 Kg di lucetium 1200 tonnellate di roccia,

Tale purificazione avviene attraverso ripetuti processi, usando dei reattivi chimici quali acidi solfurici e nitrici. E sono necessari ettolitri di acqua per lavare la superficie dagli acidi. Inquinando in questo modo acque, terre e aria per centinaia di km quadrati intorno alle fabbriche. 

Questi nuovi metalli si sono rivelati indispensabili anche alle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, perchè le loro proprietà semi-conduttrici permettono di modulare il flusso di elettricità che transita negli apparecchi numerici e attraverso algortimi sempre più sofisticati si potrà, inoltre, regolare il flusso di energia che passerà in queste reti intelligenti.

Quindi oggi c'è una confluenza dei destini del digitale e della green economy.

Questa terza rivoluzione energetica (dopo carbone e petrolio) che sta per cambiare il nostro mondo ha messo in atto una nuova guerra commerciale tra la Cina e l'Occidente.

Quando Donal Trump (l'ex presidente americano) minacciava il blocco dell'importazione dei prodotti cinesi e del cellulare Huawey, Xi Jimping (il presidente della Cina) si limitava a farsi fotografare davanti alla fabbrica di Jangxi dove si producono le terre rare, minacciando a sua volta, in maniera velata l'America. In questo modo Xi Jimping ricordava a Trump che tutti gli armamenti americani: gli F-35, i carri armati Abrams, l'intelligenza artificiale, e le nanotecnologie dipendono dalla fornitura di terre rare cinesi.

La Cina detiene attualmente il quasi monopolio delle terre rare indispensabili alle energie verdi, e produceva nel 2020  4 batterie elettriche su 5 nel mondo. Ha la leadership nella produzione di grafite, gallium, indium, tungsteno, antimonio e terre rare.

Molti di questi metalli alimentano un enorme mercato clandestino e vengono prodotti in condizioni disumane peggiori di quelle illustrate da Zola.  I villaggi vicini alle miniere, dove i tumori si sviluppano in modo esponenziale, sono chiamati villaggi del cancro.

Il ministero degli interni USA ha identificato 35 minerali critici necessari all'autonomia americana. Anche l'Europa si sta muovendo in questa direzione ed ha come obiettivo l'acquisizione di questi metalli rari a prezzi competitivi.

Ma dove si trovano questi metalli rari?

Il miobium in Brasile, zinconium e monazite in Tanzania, terre rare al largo del Giappone. Altri principali produttori sono il Rwanda, La repubblica democratica del Congo (RDC), Africa del Sud, Thailandia, Turchia, In Europa il solo Paese dove sono prodotti questi minerali è la Francia.

Tra il sogno di un mondo più verde e la materialità di un mondo più tecnologico, non è facile da scegliere.

Il solo modo per ridurre l'inquinamento del pianeta NON è quindi il ricorso alle energie verdi, ma è la decrescita e la riduzione dei nostri consumi.

ALCUNI DATI

A partire dagli anni '70 gli uomini si sono messi a sfruttare le proprietà magnetiche eccezionali di certi metalli e a manipolarli per fabbricare delle calamite ultra potenti. Quando una carica elettrica entra nel campo magnetico di una calamita, questo crea una forza che crea del movimento. La più grande calamita pesa 132 tonnellate e si trova in Essonne a Saclay.

Questi metalli hanno permesso, inoltre, la miniaturizzazione dei dispositivi elettronici.

Questi metalli sono necessari alle tecnologie verdi e alle nuove tecnologie perché le loro proprietà semiconduttori permettono di modulare il flusso di energia.

In Cina c'è un enorme mercato nero di questi minerali che vengono esportati in tutto il mondo.

Le scorie altamente tossiche di questi metalli rari inquinano acqua, aria, e terra.

Baotou, la capitale mondiale delle terre rare, si trova nella Mongolia interna e produce il 75% della produzione mondiale di questi metalli. Un terzo di terre rare del mondo

In America Latina il lithium è estratto dai  deserti di Bolivia, Cile e Argentina.

L'energia elettrica consumata dalle auto elettriche proviene dalle centrali a carbone.

Il riciclaggio di questi metalli rari è attualmente intorno al 10% .

Le energie pulite necessitano il ricorso a dei minerali rari il cui sfruttamento è tutto salvo che pulito; Soprattutto nei luoghi dove questi metalli si producono, troviamo acque contaminate, piogge acide, metalli pesanti nell'ambiente e radioattività (perché questi metalli rari spesso sono attaccati a metalli radioattivi).

La Cina applica il dumping economico, tenendo i prezzi di produzione bassi, e il dumping ambientale, assumendosi i costi dell'inquinamento ambientale.

In Francia la società Rhone-Poulenc, trasferendo le tecnologie della produzione e raffinazione di questi metalli in Cina ha trasferito ad un rivale potenziale un prezioso monopolio.

Anche i Giapponesi ad un certo periodo, affamati di materie prime, hanno preferito trasferire la produzione in Cina ad un costo molto più basso.

Nel 2001 i cinesi sono arrivati ad acquisire le tecnologie necessarie al raffinamento di questi metalli. Pechino ha battezzato questo processo "innovazione indigena", ossia l'assorbimento e l'interiorizzazione delle tecnologie straniere.  La Cina atualmente è riuscita a mettere in piedi tutta la filiera, dalle miniere nausebonde alle fabbriche ultra moderne popolate da ingegnieri super diplomati.

Il 13 piano quinquennale (2016-2020) consacrava le nuove tecnolgie e l'innovazione come linee guida del processo di sviluppo. Siamo lontani dalle ambizioni agricole di Mao, che proclamava lo sviluppo agricolo della Cina.   Già nel 1976 Deng Xiaoping dichiarava che da quel periodo in poi, la forza della produzione risiederebbe nella scienza.

La Cina consuma i ¾ delle terre rare che estrae e potrebbe utilizzarle tutte per il mercato interno nel periodo 2025-2030.

UNo di questi metalli rari il Grafene è un nanomateriale estratto dalla grafite, un milione di volte più fino di un capello e duecento volte più resistente dell'acciaio. Gli scopritori Andrè Geim e Kostya Novoselov hanno vinto il premio Nobel per la fisica nel 2010.

Filippo Katoa e Eufemio Takal sono i monarchi dei lontani regni di Alo e Sigave in Oceania (Polinesia francese) che si trovano tra Tahiti e la Nuova Caledonia. Questi regni, queste piccole isole fanno della Francia una potenza politica e marittima del Pacifico e sono ricchi di terre rare.

Una commissione dell'ONU è incaricata di fissare i limiti esterni degli Stati costieri, negli ultimi 6 decenni è stato assegnato il 40% della superficie degli oceani, e il 10% è sotto richiesta.

Per ottenere queste terre rare dopo il fenomeno di accaparramento degli oceani da parte dei vari Paesi costieri, si è passati all'accaparramento dello spazio, e dei meteoriti.

Nel 2015 l'ex presidente Obama ha firmato il US Commercial Space Launch Competitiveness,

Un meteorite che aveva sfiorato la terra era stato stimato 5000 miliardi di euro.

L'apparizione di imprenditori americani come il proprietario di Space X Elon Mask, il fondatore di Blue Origin, Jeff Bezos, o il dirigente di One Web, Greg Wyler sta contribuendo allo sfruttamento dello spazio.

Terre, oceani e asteroidi, tutto sta per essere commercializzato sfruttato e inquinato.

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