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venerdì 27 agosto 2021

Il Tao: la via dell'acqua che scorre - Alan W. Watts

  Il Tao è quello da cui non si può deviare; quello da cui si può deviare non è il Tao.  Frase tratta dal Chung Yung o "Dottrina del mezzo".  

"Il Tao non fa nulla e tuttavia non vi è nulla che sia fatto."    Lao-tzu

Il Tao: la via dell'acqua che scorre è un testo scritto da Alan W. Watts (1915-1973)  (Il titolo originale è Tao: The watercourse way) ed è diventato per l'Occidente l'opera fondamentale sul Taoismo che è un'antica filosofia cinese che si sviluppa principalmente intorno ai concetti di Tao e polarità Yin Yang. "E' proprio alle radici del pensare e del sentire dei cinesi, che risiede il principio della polarità, principio che non si deve confondere con le idee di opposizione o di conflitto". Questi principi sono riassunti e rappresentati dal simbolo del Tao. Il simbolo del Tao raffigura la realtà di tutte le cose. Si tratta di un cerchio diviso in due, una metà bianca con un cerchio nero al centro e una metà nera con un cerchio bianco al centro. La parte nera rappresenta il principio yin, quella bianca il principio yang. Allo yang è associato il maschile e il positivo, mentre allo yin il femminile e il negativo. 

I due principi sono opposti, ma complementari e si riflettono in ogni aspetto della natura, inoltre sono interdipendenti perché al mondo non esiste niente che sia completamente yin o yang, ecco perché in ogni metà del cerchio c'è un punto del colore dell'altra metà.  Il segreto è proprio come tenere in equilibrio queste due polarità che sono interdipendenti. Come lo descrive François Cheng "Il Tao è tutto salvo che una ripetizione di se stesso, Più esattamente nell'interazione di Yin e Yang, il Vuoto mediano, attraendo la parte migliore di entrambi, li conduce in una trasformazione reciproca, benefica per entrambi. Il vuoto mediano agisce anche sul tempo, Se il fiume è l'immagine del tempo che trascorre  senza ritorno, il pensiero cinese percepisce che l'acqua del fiume, scorrendo a valle, evapora, sale in cielo, ricade sotto forma di pioggia per ri-alimentare di nuovo il fiume alla sorgente. Questo moto circolare mosso dal Vuoto mediano è quello dell'eterno rinnovamento."

Il concetto di polarità yin - yang è anche alla base del feng shui (metodo per arredare la casa) e dell'oroscopo cinese.  La visione yin- yang del mondo è serenamente ciclica, con una rispettosa fiducia nei confronti della natura e della natura umana, noi stessi e la natura siamo un unico e stesso processo che è il Tao. Prima e dopo sono in sequenza reciproca, non vi può essere alcun "prima" se non c'è un "dopo". Dal Tao nasce  l'Uno, che produce il Due e così via fino a dare origine a tutte le cose. Ogni realtà manifesta ha una propria forma originale, ed è coltivandola che si può fare ritorno al Tao, il vero obiettivo della dottrina taoista.

L'autore definisce il Tao, "la Via dell'acqua che scorre" perché sia Lao-Tzu che Chuang-tzu usano come metafora principale per descriverlo lo scorrere dell'acqua. Come l'acqua, il Tao è inafferrabile, scaturisce da una fonte unica e costante e assume forme diverse e in continuo divenire. Perciò il Tao è il corso, la corrente, il lasciarsi andare, o il processo della natura che ristabilirà l'armonia nell'universo. Il Tao è soltanto un nome per quello che avviene o come lo esprime Lao-Tzu: "Il principio del Tao è ciò che accade di per sé."   La verità è che non c'è governante e niente è governato; Quello che avviene accade semplicemente di per sé.

Il Tao corrisponde all'infinito assoluto e all'origine di tutta la realtà a cui si cerca di fare ritorno. È innominabile, indicibile e inconcepibile: definirlo con un nome o riuscire a immaginarlo significherebbe far venire meno il suo essere infinito, perché lo si delimiterebbe entro una realtà parziale. Il nome Tao, quindi, è solo simbolico e definisce un solo attributo dell'infinito, quello di essere una "Via" da cui tutto ha origine. È allo stesso tempo esistenza e non-esistenza perché, pur essendo ovunque e in qualunque cosa, non può essere oggetto di conoscenza.

Il principio del non-agire fa riferimento al seguire la propria natura originaria senza forzarla e al lasciare che le cose seguano il proprio corso naturale per fare ritorno al Tao.  Lao-tzu dice "Senza lasciare mai casa, io conosco tutto l'universo. Il che implica che l'arte di vivere è una navigazione più che una guerra, per la quale è importante capire i venti, le maree, le stagioni, i principi della crescita e del decadimento, in modo tale che ogni azione possa far uso di questi elementi e non lottare contro di essi."

Il Santo è quindi colui che si lascia trasformare dall'ordine naturale delle cose e così facendo fa ritorno all'origine, seguendo una legge naturale ciclica. Ritorna la metafora dell'acqua: il Saggio si lascia trasportare dalla corrente (il Tao), mentre gli altri lottano per nuotare controcorrente.

Al concetto di non-agire si associa quello del Qi , l'energia vitale che fluisce in tutto l’Universo  o se vogliamo possiamo definirlo come lo sforzo che possiede una particolare qualità di non sforzo. Se la vita umana è ciclica e implica un ritorno all'origine, significa che è anche dispersione continua del Qi, dal momento della nascita fino a quello della morte. Per invertire questo processo bisogna coltivare il proprio Qi e fare ritorno al Tao attraverso tecniche di respirazione, ginnastica e concentrazione (qigong)

Tai chi chuan è un’arte marziale cinese “interiore”, in contrasto con le arti marziali "esteriori", come il kung fu Shaolin. 

Le origini del Taoismo. Il taoismo o daoismo, designa le dottrine a carattere filosofico e mistico, esposte principalmente nelle opere attribuite a Lao-tzu e Chuang-tzu, sia la religione taoista, istituzionalizzatasi come tale all'incirca nel I secolo d.C.  I due saggi menzionano nei loro testi molte volte la polarità Yin-yang ma non fanno mai riferimento all'I Ching, uno dei testi classici cinesi  antichi che, sembra datare il terzo millennio a.C.  Uno dei testi fondamentali del taoismo è il Tao Te Ching  che è attribuito a Lao-Tzu, contemporaneo anziano di Confucio; questo libricino antico di duemilacinquecento anni contiene in forma enigmatica e estremamente concisa molti insegnamenti che si collocano ai vertici della saggezza umana. 

 Nato come una corrente filosofica nel periodo degli Stati Combattenti (453 a.C. - 221 a.C.), verso la fine dell'epoca Han (II sec. d.C.) il Taoismo ha assunto successivamente una valenza religiosa, dando origine a insegnamenti di tipo applicativo che si discostano dalla dottrina originale. Il Taoismo religioso si sviluppò a partire dall'epoca Han (206 a.C. - 220 d.C.). A differenza del taoismo filosofico, questa corrente applica la dottrina originale cercando attivamente dei metodi per fare ritorno al Dao. Il taoismo religioso prevede quindi una serie di rituali volti a tornare alla natura originaria (tra cui alcune tecniche di longevità), e molti saggi taoisti vengono elevati a divinità. È il caso, ad esempio, di Lao-tzu, che ancora oggi è venerato in templi o luoghi sacri taoisti.

Taoismo e Buddhismo sono spesso erroneamente associati, anche se tra le due correnti sussistono profonde differenze. Un'importante differenza tra Taoismo e Buddhismo è la percezione della realtà. La scuola di pensiero buddhista mette in discussione la realtà del mondo manifesto di cui parlano i taoisti: per quest'ultimi il mondo è reale ed è un aspetto dell'infinito, per i buddhisti il mondo è vuoto, tutto è illusione e la realtà vera è solo ciò che si trova sotto il velo di illusione (maya). La medicina tradizionale cinese si basa sui concetti di yin-yang e di preservazione del Qi.

Il testo si sofferma sul principio della "non azione" (Wu-wei) che non si deve considerare come pigrizia, inerzia, mera passività, ma un andare con la corrente così come viene, il piegarsi per vincere.  Questo modo è esemplificato nelle arti giapponesi dello judo e aikido, in cui l'avversario viene sconfitto dalla forza del suo stesso attacco e messo al tappeto senza essere neppure toccato.

Il libro termina con questa bella frase: "Il Taoismo non è una filosofia che ci obbliga ad essere calmi e dignitosi in ogni circostanza. La calma vera e stupefacente delle persone come Lao-tzu deriva dal fatto che essi sono pronti e desiderosi, senza vergogna di fare quello che che viene naturalmente in ogni circostanza. L'incredibile risultato è che essi sono più socievoli e civili di quelli che cercano di vivere rigorosamente per mezzo di leggi e di parole d'ordine."

Alan W. Watts ha scritto anche il bellissimo libro La via dello zen.     

François Cheng (1929 - ) è uno scrittore, poeta, traduttore e calligrafo cinese naturalizzato francese. Ha scritto due bellissimi testi: Cinque meditazioni sulla morte; Cinque meditazioni sulla bellezza.

giovedì 26 agosto 2021

François Cheng - meditazioni sulla bellezza e sulla morte

François Cheng  (1929 - ) è uno scrittore, poeta e calligrafo cinese che è diventato cittadino francese naturalizzato nel 1971. È stato eletto all'Académie française il 13 giugno 2002 ed è stato nominato Ufficiale della Legione d'Onore il 1° gennaio 2009.

François Cheng costituisce il ponte tra la cultura e la filosofia europea, francese in particolare e quella cinese. Nelle sue opere sono presenti riferimenti e parallelismi continui fra questi due mondi. Per quanto  riguarda la cultura e filosofia cinese vengono riportati sistematicamente riferimenti al Taoismo e al Confucianesimo. 

Ho letto alcuni suoi libri e  in modo particolare, mi sono piaciuti i seguenti testi, che sono scaturiti da conversazioni, che l'autore ha avuto con degli amici:

  • Cinque meditazioni sulla morte: ovvero sulla vita del 2013 (Cinq méditations sur la mort autrement dit sur la vie)
  • Cinque meditazioni sulla bellezza del 2006 (Cinq méditations sur la beautée

Cheng, più volte riporta nei suoi testi le sue origini, scrive che proviene dal cosiddetto  "terzo mondo", che faceva parte della tribù dei dannati, portatori di sofferenze e lutti, dai quali la più piccola briciola di vita veniva considerata un dono insperato. "Sensibili alle condizioni tragiche del nostro destino, lasciamo che la vita ci invada con tutto il suo insondabile spessore, flusso di promesse sconosciute e d'indicibili fonti d'emozioni". 

 Alla fine della prima meditazione sulla morte, Cheng riporta delle note scritte da Etty Hillesum, che fu uccisa nelle camere a gas ad Auschwitz: "Solo guardando la morte in faccia e accettarla come parte integrante della vita è allargare i confini di questa vita. All'inverso, sacrificare adesso alla morte un pezzo di questa vita, per paura della morte e il rifiuto di accettarla, è il modo migliore di guardare solo un piccolo pezzo di vita mutilata, che merita appena il nome di vita. Questo sembra un paradosso: escludendo la morte dalla propria vita, ci si priva di una vita completa, e accogliendola, si allarga e arricchisce la propria vita".

Nella seconda meditazione si legge "La morte si presenta ad alcuni come un limite insuperabile, ad altri come una possibilità di metamorfosi, la coscienza della morte ci invita a rispondere a un altro bisogno fondamentali, il superamento dei nostri limiti, di noi stessi, che è collegato al desiderio di realizzazione. la morte ci invita ad uno sforzo per andare oltre la nostra condizione ordinaria, e questo sforzo ha un nome: la passione. Passione d'avventura, di eroismo, o passione d'amore".

Nella quinta meditazione sulla bellezza Cheng, citando Schelling, collega la bellezza alla creazione artistica.  "Nel cercare di conoscere L'Assoluto, lo Spirito, che abita l'uomo, s'impegna in una ricerca in cui l'oggetto è la ricerca dell'identità di Sè e del mondo. Questa identità superiore dove l'Io e il mondo coincidono, solo l'arte la può realizzare. Nell'atto della creazione, l'artista oggettivizza l'idea nella materia, e nello stesso tempo, soggettivizza  anche la materia. Nell'arte sono riuniti i contrari apparentemente inconciliabili che sono spirito e natura, soggetto e mondo, singolare e universale. L'opera artistica contiene un'infinità di intenzioni e di virtualità, è la figura dell'infinito nel finito, il solo luogo dove le contraddizioni si risolvono nella pacificazione".    Non è difficile, in questa descrizione ritrovare molti elementi del Taoismo.

In questi due libri ci sono anche dei bellissimi collegamenti tra la bellezza e la morte. "La bellezza come tutte le cose non può durare, ci sfugge, e visto che è la cosa a cui ci si attacca di più nella vita, più l'attaccamento è profondo, più straziante è perderla.  Attaccamento - strazio, ecco la condizione della bellezza: acuisce la nostra coscienza della morte".

Biografia.  François Cheng proviene da una famiglia di studiosi e accademici, e all'inizio del 1948, suo padre partecipò alla fondazione dell'UNESCO come specialista in scienze dell'educazione, grazie alla quale poté venire in Francia. 

François Cheng vive in Francia dal 1949 e nel 1969, diventa docente all'Università di Parigi VII,  poi professore all'Institut national des langues et civilisations orientales, mentre le sue opere consistono in traduzioni di poeti francesi in cinese e di poeti cinesi in francese, saggi sul pensiero e l'estetica cinese, monografie sull'arte cinese, raccolte di poesia, romanzi e un album della sua calligrafia.

Ha ricevuto il premio André Malraux per Shitao, la saveur du monde, il premio Roger Caillois per i suoi saggi e la sua raccolta di poesie Double chant, il premio Femina per il suo romanzo Le Dit de Tianyi e il Grand Prix de la Francophonie per tutta la sua opera. Ha un dottorato onorario dell'Università di Bergamo (Italia) e dell'Institut Catholique de Paris (2007).

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...