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mercoledì 14 maggio 2025

E' morto José Alberto Mujica ex Presidente dell'Uruguay

 L'ex presidente dell'Uruguay José “Pepe” Mujica è morto, secondo quanto annunciato dall'attuale leader del Paese sudamericano Yamandu Orsi in un post su X. Mujica, spesso chiamato con il soprannome Pepe, è stato presidente dal 2010 al 2015 e aveva 89 anni. “Grazie per tutto quello che ci hai dato e per il tuo profondo amore per il tuo popolo”, ha scritto Orsi nel post. Mujica, 89 anni, soffriva da tempo di un cancro all'esofago che si era esteso ad altri organi e a gennaio aveva annunciato che stava morendo. Anche se le cure lo avevano reso debole e a malapena in grado di mangiare, Mujica era riapparso sulla scena politica nell'autunno del 2024, facendo campagna elettorale per la competizione nazionale che ha portato Orsi alla presidenza.    


José Alberto Mujica Cordano, nato a Montevideo nel 1935, da figli di immigrati baschi e liguri, era entrato in parlamento per la prima volta come deputato nel 1995.  Si guadagnò la fama di "presidente più povero del mondo" per aver donato gran parte del suo stipendio in beneficenza, durante la sua presidenza 2010-2015. Nel maggio 2024 gli e' stato diagnosticato un cancro all'esofago, che in seguito si e' diffuso al fegato. Sua moglie Lucia Topolansky in settimana aveva detto che era in cura con cure palliative. L'uomo che ha reso l'Uruguay un modello di politica progressista legalizzando l'aborto, il matrimonio gay e l'uso di cannabis ricreativa, ha fatto campagna per la sinistra fino alla fine.

In un'intervista del novembre 2024 con l'AFP, ha descritto la vittoria presidenziale del suo erede politico, l'insegnante di storia Orsi, come "una ricompensa" alla fine della sua carriera. Il politico dalla voce schietta e dai capelli bianchi era un feroce critico della cultura consumistica. Come presidente ha messo in pratica le sue parole rifiutando attivamente le apparenze della carica.   Partecipava agli eventi ufficiali in sandali e continuava a vivere nella sua piccola fattoria alla periferia di Montevideo, dove il suo bene più prezioso era un Maggiolino Volkswagen del 1987.  Negli anni '60, ha co-fondato il movimento di guerriglia urbana marxista-leninista Tupamaros, che iniziò derubando i ricchi per dare ai poveri, ma in seguito intensificò la sua campagna con rapimenti, attentati e omicidi. Durante quegli anni, Mujica visse una vita di eroismo. Riportò numerose ferite da arma da fuoco e partecipò a un'evasione di massa dal carcere. Ma quando i Tupamaros crollarono nel 1972, fu ricatturato e trascorse l'intero periodo della dittatura uruguaiana (1973-1985) in carcere, dove fu torturato e trascorse anni in isolamento. Dopo il suo rilascio, si dedicò alla politica e nel 1989 fondò  il Movimento di Partecipazione Popolare (MPP), il membro più numeroso della coalizione di sinistra Fronte Ampio. Eletto al Parlamento nel 1995, divenne senatore nel 2000 e poi ministro dell'Agricoltura nel primo governo di sinistra in Uruguay. Svolse un solo mandato presidenziale di cinque anni, in linea con i limiti di mandato previsti in Uruguay.

Chiamati a scegliere tra intellettuali bellicisti e maestri di pace

Articolo di Roberto Fantini.  https://www.flipnews.org/index.php/life-styles-2/technology-2/item/4342-chiamati-a-scegliere-fra-intellettuali-bellicisti-e-maestri-di-pace.html   

Ancora una volta ci troviamo costretti a riconoscere quanto la mera cultura non sia in grado di costituire, di per sé, un antidoto sufficientemente efficace contro la peste della guerra e dei suoi più o meno entusiastici adoratori e seminatori. Ne avevamo avuto un esempio particolarmente eclatante quando, di fronte alla mattanza in cantiere della Prima guerra mondiale, si erano visti incolti contadini e braccianti pronti a spararsi su un piede o a cavarsi i denti piuttosto che obbedire alla chiamata alle armi, mentre raffinati intellettuali inneggiavano alla guerra come salvifica cura igienizzante del genere umano.

Dopo più di un secolo e dopo la produzione di intere biblioteche di studi sugli orrori delle guerre e di ricerche sul tema della pace e dei diritti umani, rieccoli qua i sapientoni disincantati, gli unici che sanno come funziona il mondo e gli unici in grado di insegnarci come viverci dentro, quelli che ci  spiegano che la pace “intorpidisce” (Umberto Galimberti) e che urge, quindi, risvegliare in noi l’antico spirito combattivo del guerriero (Antonio Scurati).

Di fronte a ciò, si impongono, a mio avviso, alcune poche ma granitiche certezze:
    Mentre molti degli intellettuali di inizio Novecento andarono fieramente al fronte per uccidere e per farsi uccidere, nessuno di quelli del terzo millennio si azzarderà ad abbandonare la propria dorata postazione televisiva per indossare scarponi ed elmetto.
    La cultura non basterà mai a liberarci dal culto della Forza finché resterà ingabbiata nella polverosa dimensione antiquaria e monumentale (per dirla in termini nicciani), ovvero finché sarà ridotta a narcisistico baloccamento erudito di grandi menti con piccolo intelletto e con piccolo cuore.
    La Sapienza e la Saggezza di tutti i veri Maestri dell’umanità ci hanno sempre donato un chiarissimo messaggio basato sul rifiuto del “bellum omnium contra omnes” e di tutte le sue possibili varianti, più o meno abilmente mascherate. Tutti gli spiriti migliori dell’ umana famiglia, credenti e non credenti, teisti, atei, agnostici, deisti e panteisti, si sono prodigati nel tentativo di seminare in tutti noi l’odio per la violenza e l’amore per valori come:   comprensione, tolleranza, dialogo, solidarietà e fratellanza.

    Il luminoso messaggio dei maestri di Pace non è (come sempre hanno sostenuto i suoi detrattori) fondato su una visione ingenua e troppo generosamente ottimistica della realtà, bensì trae origine da una conoscenza profonda, serissima e pienamente consapevole della dimensione interiore della natura umana e delle sue concrete manifestazioni storiche.
    A compiere opera di idealizzazione mitizzante sono, invece, i bellicisti di tutti i tempi che idolatrano la bellezza della Forza e che legittimano il suo “doveroso” impiego, non certo coloro che ci ricordano, con estrema crudezza, l’aspetto degradante e devastante dell’uso delle armi. Perché se è vero che per amare la guerra è necessario non averla “vista in faccia”, a fare opera di verità, strappando maschere apologetiche e squarciando veli censori, sono i nonviolenti, mentre ad annebbiare occhi e ragione sono, con tutte le loro immense risorse, i seguaci di Marte.

    Il messaggio dei maestri di Pace non è, pertanto, un sogno “buonista” per sognatori bambini ed animi codardi, ma un messaggio rigoroso quanto coraggioso, basato sulla massima onestà intellettuale e morale.
    Il messaggio dei maestri di Pace, non riducibile a vuota utopia irrealizzabile, è concretissimo disegno di rifondazione dei rapporti umani, possibile a condizione di riuscire a sbarazzarsi di tutte le ideologie e le mitologie che distorcono le menti e che avvelenano i cuori.
    Oggi più che mai, ognuno di noi è chiamato a scegliere, con fermezza e coerenza, da che parte schierarsi.

 “Al giorno d’oggi la guerra è un fenomeno così largamente recepito, che chi la mette in discussione passa per stravagante e suscita la meraviglia; la guerra è circondata di tanta considerazione, che chi la condanna passa per irreligioso, sfiora l’eresia: come se non si trattasse dell’iniziativa più scellerata e al tempo stesso più calamitosa che ci sia.”   ERASMO DA ROTTERDAM

Perché l’oppressione e le guerre inique finiscano, perché nessuno si ribelli contro quelli che sembrano i colpevoli, perché non vi siano più regicidi, non vi è che un metodo molto semplice. Che gli uomini comprendano le cose come sono e le chiamino col loro nome; che sappiano che l’esercito non è attualmente che lo strumento dell’assassinio in massa chiamata guerra, che il reclutamento e la direzione degli eserciti di cui si occupano così fieramente i re, gli imperatori, i presidenti di repubblica, non sono oggi che preparativi di omicidio. Che ogni re, imperatore, presidente, si persuada che la sua parte di organizzatore di eserciti non è né onesta, né importante, come gli dicono gli adulatori, e che è al contrario un’opera cattiva e vergognosa come ogni premeditazione di assassinio.”   LEV N. TOLSTOJ

Noi dobbiamo essere i martelli che foggiano una nuova società piuttosto che le incudini modellate dalla vecchia società. Questo soltanto ci trasformerà in uomini nuovi, ma ci porterà una nuova forma di potere. Un mondo buio, disperato, confuso e ammalato, è in attesa di questa specie di uomo e di questa nuova forma di potere.”  MARTIN LUTHER KING 

Le ragioni della tolleranza: oltre i confini dell'indifferenza

Articolo di Roberto Fantini.  Vedi:  https://www.flipnews.org/index.php/life-styles-2/technology-2/item/4221-le-ragioni-della-tolleranza-oltre-i-confini-dell-indifferenza.html                      

  “Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca.” - Mahatma Gandhi   

  “ Le ragioni della tolleranza valgono ovunque: nei banchi di scuola, in ufficio, in fabbrica, allo stadio, nella cabina elettorale, nell’aula giudiziaria, nelle pubbliche manifestazioni. Perché sia abbattuta la barriera fra vizi privati e virtù pubbliche occorre che la tolleranza divenga un abito mentale. E’ essenziale cioè che essa divenga un valore per tutti, che il suo significato profondo venga appreso, acquisito dalla nostra coscienza e faccia parte di noi.”   -  Salvatore Parlagreco

La discordia è la piaga del genere umano, e la tolleranza ne è il solo rimedio.”   Voltaire 

Capita spesso di veder confuse, in maniera alquanto discutibile e fuorviante, tolleranza ed indifferenza. Come se, l’unica possibilità per liberarci dalle innumerevoli forme di faziosità settaria, di diffidenza e rifiuto dell’altro, nonché di odio violento nei confronti di tutto ciò che appare diverso e nocivo, possa derivare dal rifiuto radicale del prendere posizione sulle cose che contano, barricandosi dentro gli angusti ma confortevoli confini della propria egoità.

Certo, nel caso non ci si interessasse affatto di religione, di politica o di calcio, ci apparirebbero del tutto prive di senso sia le varie possibili contrapposizioni e querelles di carattere teorico che potrebbero sorgere intorno a simili tematiche, sia le lotte di carattere pratico miranti a denigrare, discriminare, perseguitare le fazioni avverse, in vista di una tanto bramata conquista del primato.

La condizione dell’indifferenza, però, pur risultando indubbiamente preferibile a quella di chi esercita l’intolleranza fanatica e aggressiva, non è in grado di presentarsi come una strategia capace di proteggere l’umanità dalla piaga dell’intolleranza. E questo, innanzitutto, perché l’indifferenza  non potrà mai venire estesa a tutti gli ambiti, ma solamente a quelli che ciascuno di noi potrà ritenere (in maniera inevitabilmente opinabile) privi di significato e di rilevanza. Inoltre, avrà sempre un’efficacia estremamente parziale e precaria: potrà soltanto provvisoriamente impedire ai suoi sostenitori e praticanti di gettarsi nella mischia, ma non certo che altri lo facciano.

Ma perché, dopo millenni di odio teologico, di persecuzioni etnico-razziali, di crociate, inquisizioni, anatemi, epurazioni, deportazioni e stermini di massa, nonostante i tanti appelli al dialogo, all’ascolto, al reciproco rispetto, ecc., ancora  tante e così granitiche difficoltà nel coltivare e praticare elementari forme di tolleranza?
Credo che, alla base di simili resistenze, sia possibile intravedere meccanismi di ordine psicologico ricorrenti in tutta la storia del genere umano. E, come ci insegna meglio di chiunque altro il Socrate platonico, la causa prima dell’intolleranza andrebbe sempre individuata nell’ignoranza, intesa come il non sapere di chi crede di sapere.

Questo perché il credere di sapere implica necessariamente la certezza di essere in possesso della Verità e, di conseguenza, la presunzione di sapere cosa sia necessario, cosa sia utile, cosa sia doveroso fare in vista del Bene (in ogni campo e ad ogni livello): chi rifiuta quella Verità, che io ritengo essere l’unica vera e che io “so” di possedere, verrà percepito come “nemico del Vero” e, come tale, anche “nemico del Bene” (il Bene può nascere, infatti, soltanto dal Vero).

Quindi, io, che so di avere la Verità e che so cosa si dovrebbe operare per il conseguimento del nostro Bene, come potrei non sentirmi moralmente obbligato a combattere chi, volontariamente o involontariamente, rifiutando il Vero, finisce inesorabilmente per ostacolare la realizzazione del nostro Bene?
E, nello stesso tempo, come potrei non sentirmi in dovere di cercare di impedire (al fine di difendere e di realizzare il Bene di tutti) il verificarsi di tutto quello che ritengo poter nuocere all’affermarsi del Vero e alla sua concretizzazione oggettivata, sia nella sfera individuale che in quella collettiva?

E come non sentirmi pienamente autorizzato e legittimato a ricorrere ad OGNI mezzo umanamente possibile per impedire o, almeno, semplicemente rallentare il trionfo del Bene?

Di fronte ad un fine tanto elevato (e tanto indiscutibilmente giusto), risulta legittimato, anzi, doverosamente richiesto, il ricorso a qualsiasi mezzo ritenuto “utile”: censura-imposizioni-limitazioni varie-controllo sistematico-isolamento-incarcerazione-tortura-deportazione-pena di morte.

Il non farlo verrebbe ad evidenziare una grave mancanza di senso di responsabilità e di attenzione agli interessi della collettività, e, quindi, una psicologia ed una moralità spregevolmente e pericolosamente egocentriche.

Il ritenere, quindi, di poter possedere (in modo assoluto) una Verità assoluta prepara la strada alla accettazione e consacrazione di poteri anch’essi assoluti e, come tali, senza confini.  Di fronte ad una simile mentalità, potrà risultare massimamente efficace  l’esercizio terapeutico della Filosofia in ottica autenticamente socratica ed ecletticamente teosofica.
Ovverosia, educando il pensiero:
    all’uso critico-sistematico del dubbio;
    al coraggio del giudizio autonomo;
    alla capacità di autoanalisi e di autocritica;
    alla consapevolezza del limite sia delle proprie che delle altrui certezze; anzi, alla consapevolezza dei limiti invalicabili dello stesso pensiero umano nel cercare di approdare a qualcosa di definibile come assolutamente certo e, quindi, non più rivedibile-discutibile-correggibile-migliorabile;
    alla consapevolezza, perciò, della necessità irrinunciabile di un continuo processo di ricerca e, quindi,     della necessità di diffidare di tutte le risposte blindate, dogmaticamente imposte sulla base della strategia dell’ ipse dixit; nonché della necessità di una costante disponibilità al confronto sincero, allo scambio, alla cooperazione paritaria, alla consapevolezza che ogni verità è inevitabilmente “figlia del Tempo”, e che ogni verità rappresenta inevitabilmente (soltanto) il risultato della nostra (soggettivissima) attività conoscitiva condotta nel tempo e nello spazio (nel nostro tempo e nel nostro spazio), e che, quindi, è in grado di rappresentare esclusivamente il punto di approdo del nostro sguardo sul mondo, ovvero sempre lettura prospetticamente fondata, e, come tale, sempre valida relativamente e provvisoriamente.

Un simile atteggiamento potrebbe condurci, allora, a pensarci come esseri non più divisi e contrapposti in quanto credenti e non-credenti, platonici e aristotelici, teisti e panteisti, rivoluzionari e controrivoluzionari, ortodossi ed eterodossi, ecc., bensì come viandanti, pellegrini, eterni ricercatori, desiderosi di conoscere sempre più e sempre meglio il Vero e il Bene.

E i vari credo (religiosi, filosofici, politici, ecc.) potranno apparirci, finalmente, non più come entità boriosamente e cruentemente condannate a lottare fra loro, bensì come differenti itinerari, tutti percorribili e tutti sperimentabili, ovvero differenti sentieri  inerpicantisi su di un’unica immensa montagna: tutti relativamente validi;  tutti meritevoli di essere presi in considerazione, di essere esaminati senza pregiudizi, di essere discussi criticamente, con lealtà, con franchezza e con rispetto.

In un articolo apparso su Lucifer, nel gennaio 1888, Helena Petrovna Blavatsky, fondatrice della Società Teosofica (New York 1875), vulcanica scrittrice e infaticabile demolitrice di pregiudizi culturali, ci fornisce un’analisi estremamente efficace e convincente del fenomeno dell’intolleranza.
Chi crede di aver trovato l’oceano nella sua brocca d’acqua – scrive - è naturalmente intollerante nei confronti del suo prossimo, il quale, a sua volta, si compiace d’immaginare d’aver versato il mare della verità nel suo piccolo vaso, ma chiunque conosce, come i teosofi, quanto infinito è l’oceano dell’eterna saggezza, per essere scandagliato da qualche uomo, classe o partito, e comprende quanto poco contiene anche il più grande recipiente fabbricato dall’uomo, in confronto a quanto giace sopito e non ancora percepito nelle sue oscure e abissali profondità, non può essere che tollerante; perché vede che gli altri hanno attinto con i loro recipienti nello stesso grande serbatoio nel quale ha attinto egli pure e, per quanto l’acqua nei vari recipienti possa sembrare diversa all’occhio, ciò può darsi soltanto perché è colorata dall’impurità che si trovava nel recipiente prima che vi venisse versato il cristallino elemento – parte dell’eterna ed immutabile Verità.

Secondo questa prospettiva, i produttori-possessori di ciascun  recipiente conoscitivo (ovvero fede religiosa, sistema filosofico, ideologia politica, ecc.), ignorando di aver attinto tutti ad un unico immenso serbatoio, cadrebbero nell’errore di ritenersi i soli capaci di raccogliere, contenere ed offrire al mondo la sola salutare e salvifica acqua, considerando il contenuto degli altrui recipienti  sostanzialmente diverso dal proprio e, pertanto, inadeguato e nocivo.

Unica via alternativa in grado di espellere l’intolleranza dalla nostra storia, sarebbe quindi costituita – secondo la prospettiva teosofico- blavatskyana (in chiara sintonia con quella neoplatonica di Ammonio Sacca e con quella irenico-umanistica di un Giovanni Pico della Mirandola o di un Erasmo da Rotterdam) – dal saper accettare l’idea della presenza di una parte della Verità all’interno di ogni religione e di ogni sistema filosofico e politico, nella consapevolezza che  “se vogliamo trovarla dobbiamo cercarla alle origini ed alle sorgenti di ogni sistema, alle sue radici ed ai primi germogli, non nelle tardive escrescenze delle sette e dei dogmatismi.

 E unica cura contro tutti i fanatismi potrà essere soltanto – sempre su questa via - il riconoscere che tutte le proprie amatissime convinzioni non siano altro che piccolissimi  granelli di verità, inesorabilmente mescolati all’errore e  che, nello stesso tempo, “gli errori degli altri sono come quelli propri:  misti alla Verità”.  

lunedì 17 marzo 2025

Le parole sono finestre (oppure muri) – Introduzione alla comunicazione non violenta - Marshall B. Rosenberg

"Osservare senza giudicare è la più grande forma di intelligenza umana " - Krishnamurti

Marshall B. Rosenberg è stato un grande psicologo statunitense scomparso nel 2015 che per gran parte della sua vita si è occupato di violenza, tanto da essere l’ideatore della comunicazione NonViolenta o CNV o Linguaggio giraffa, un processo di comunicazione che vuole aiutare le persone a scambiare le informazioni necessarie per risolvere i conflitti e le incomprensioni pacificamente. 

Rosenberg è anche il fondatore ed ex direttore dei Servizi Educativi per il Centro per la Comunicazione Nonviolenta, un’organizzazione internazionale non-profit da lui fondata nel 1984, che opera in 30 Paesi del mondo. 

Nel libro Le parole sono finestre (oppure muri) Marshall B. Rosenberg definisce i quattro componenti della Comunicazione Non Violenta:
- Osservazioni;  - Reagisco e esprimo sentimenti; -  Risveglio di desideri e bisogni; -   Richieste e domande all'altro.

Rivedere il modo in cui ci esprimiamo e come ascoltiamo l'altro, spesso ci comportiamo in maniera aggressiva di fronte agli altri e a noi stessi, giudizi moralizzanti, i cui comportamenti non corrispondono ai nostri valori.   La comunicazione alienante ci impedisce di prendere coscienza che ciascuno è responsabile dei suoi pensieri, dei suoi sentimenti e dei suoi atti.

Nell'adattare questi quattro componenti si dovrebbe riuscire a distinguere tra osservazione e valutazione anche se è difficile separare l'osservazione dal giudizio; Identificare ed esprimere i sentimenti,  non interpretando gli atti degli altri con quello che noi proviamo.

Esprimendo e descrivendo chiaramente le nostre emozioni e i nostri desideri stabiliamo più facilmente un legame con gli altri, Esprimendosi con sincerità e mostrando la nostra vulnerabilità può contribuire a risolvere molti conflitti.   Gli atti degli altri possono essere il fattore scatenante, ma mai la causa dei nostri sentimenti. 

Dovremmo portare l'attenzione su quello che arricchisce la nostra vita e quella degli altri e formulare delle domande chiare, magari domandando all'interlocutore di restituire il messaggio permette di evitare molti malintesi. 

In tutte le circostanze, abbiamo sempre la possibilità di esercitare una scelta, apprendere a incontrarsi su quello che ci sta a cuore, piuttosto che sulle nostre sconfitte e su quelle degli altri. Spesso abbiamo tendenza a notare prima ciò che non va che quello che va bene.

lunedì 16 settembre 2024

C'è del marcio in Occidente - Piergiorgio Odifreddi

C'è del marcio in Occidente. I peccati che pesano sulla coscienza di un bianco italiano, europeo e occidentale è un libro scritto da Piegiorgio Odifreddi e pubblicato nell'aprile 2024.  

Piergiorgio Odifreddi è un matematico, logico e saggista italiano. Oltre che di matematica, nelle sue pubblicazioni si occupa di divulgazione scientifica, storia della scienza, filosofia, politica, religione, esegesi, filologia e saggistica varia. Odifreddi, come molti italiani nati nel dopoguerra, è cresciuto nel mito degli Stati Uniti e dei soldati americani “liberatori”: sono stati loro, d’altra parte, ad aver salvato suo padre e suo nonno, entrambi deportati dai nazi-fascisti. Eppure, a partire dalla guerra del Vietnam, il suo rapporto con gli Stati Uniti inizia a cambiare. Ci studia per due anni, e ci insegna per venti. Viaggia in tutto il mondo, ed esplora in lungo e in largo il continente americano. Scopre come gli Stati Uniti hanno assunto il ruolo di gendarme del mondo: sfruttamento economico, embargo commerciale, occupazione militare…

In questo libro Odifreddi riflette sull’arroganza dell’Occidente. Riporta famosi interventi critici verso l'Occidente di Josè Saramago, romanziere portoghese, di Edward Said, intellettuale palestinese, di Al Gore, vice presidente degli U.S.A. e ambientalista, di Julian Assange, il giornalista australiano, di Pepe Mujica, presidente dell'Uruguay, di Wole Soyinka, il drammaturco nigeriano, di Subrahmanyam Jaishankar, diplomatico indiano.   Riporta anche gli ultimi interventi di Putin e Xi Jinping prima della guerra in Ucraina, di Papa Bergoglio subito dopo l'invasione; e la lettera diffusa da Osam Bin Laden dopo l'attentato alle torri gemelle a New York nel 2001.  Nonostante le ampie divergenze geografiche, culturali e politiche fra gli autori citati, che spaziano dagli europei agli asiatici, dai letterati agli scienziati, dai pacifisti ai terroristi, dagli uomini di stato ai papi, tutti esprimono critiche convergenti nei confronti dell’Occidente, anche e soprattutto nel nuovo millennio.

Il libro analizza, inoltre, le dieci categorie che caratterizzano la civiltà occidentale che corrispondo ai nostri dieci peccati capitali: occidentalismo, cristianesimo, colonialismo, militarismo, razzismo, classicismo, idealismo, capitalismo, populismo, mediaticità. E ci invita a non farci alleviare la coscienza dall’illusione che, forse, gli altri possono persino essere peggio di noi.

Sono stati gli scritti di Russell e Einstein, e gli insegnamenti di Rotblat e Atiyah, a introdurre Odifreddi all’utopia matura di un mondo senza chiese, senza stati, senza possessi e senza armi […].

Alcune frasi contenute nell'ultimo capitolo: "Le recenti guerre in Ucraina e in Palestina non hanno invece influito sulla mia visione, e si sono limitate a confermare una posizione che avevo già maturato negli anni. Una posizione di avversione per il modello autoreferenziale, giudaico-cristiano, colonialista, militarista, razzista, classicista, idealista, capitalista, antidemocratico e illiberale di un Occidente che mi appare sempre più come un insopportabile bambino capriccioso ed egoista, o uno scostante adolescente immaturo e presuntuoso".

"Oggi, gli occidentali infantili o adolescenziali credono che un mondo senza dèi, senza frontiere, senza multinazionali e senza atomiche sia solo una pia o un’empia illusione. Forse un giorno gli occidentali maturi si accorgeranno che altrettanto illusorie apparivano le nazioni ai tempi delle città-stato, le confederazioni o gli imperi ai tempi degli stati nazionali, e le superpotenze prima della Guerra Fredda".

"Purtroppo, come le nazioni si sono costituite con guerriglie fra le città, le confederazioni e gli imperi con guerre fra le nazioni, e le superpotenze con la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, anche il nuovo ordine mondiale si costituirà con una Terza Guerra Mondiale, combattuta tra l’Occidente e il resto del pianeta. La Quarta, come disse Einstein, si combatterà poi tra bande armate di pietre e bastoni. […] ".

"In realtà, ci sarebbe anche una soluzione alternativa: che l’Occidente ammettesse le proprie secolari malefatte, compensasse gli enormi danni provocati, rinunciasse a dominare l’intero pianeta, e concordasse insieme al resto dell’umanità un governo mondiale democratico. Sarebbe la soluzione razionalmente più sensata, eticamente più equilibrata, moralmente più giusta e politicamente più pacifica, ma non rientra nel carattere aggressivo, arrogante e prevaricatore dell’Occidente, come questo libro ha cercato di dimostrare. E dunque, non verrà scelta spontaneamente".

"Comunque chi sopravviverà, vedrà. Ma scommetto che non sarà una bella visione, comunque andrà".

domenica 15 settembre 2024

La civiltà occidentale

 "Cosa penso della civiltà occidentale?  Penso che sarebbe una bella cosa".  Mahatma Gandhi   

Molti grandi pensatori, non erano molto convinti dei benefici che apporta la cosiddetta civiltà occidentale all'individuo.

Dostoevskij, dopo dieci anni di Siberia, aveva finalmente ottenuto la libertà, e nel 1862 fece il primo viaggio all'estero. Passò per vari Paesi europei (Austria, Inghilterra, Germania, Svizzera, Italia e Francia) ricevendo dovunque un'impressione altrettando negativa del modo di vita occidentale. "All'occidentale piace enormemente commerciare, ammassare una fortuna, avere quanta più roba si può: questo è diventato il massimo codice di moralità, il catechismo dell'occidentale (...)  l'identica libertà per tutti di fare quel che si vuole, nei limiti della legge. E quando si può fare tutto quello che si vuole? Quando si diventa ricchi e si ha un milione..."

Gandhi riporta alcune frasi prese dal libro Civiltà: causa e cura (1889) del grande scrittore Edward Carpentier "Un uomo che vive sotto il flagello della civiltà è come un sognatore: crede al suo sogno, ed esce dall'ingannos solo quando si sveglia. (...)   Una volta si veniva schiavizzati fisicamente, oggi mentalmente".

Schopenhauer scriveva: "Le mete banali verso le quali l'umanità indirizza i suoi sforzi (il possesso materiale, il successo esteriore, il lusso) mi sono sempre apparse spregevoli".  (...) La guerra mi sembra ignobile e spregevole. Preferirei lasciarmi fare a pezzi, piuttosto che partecipare a un'azione così miserabile".  La mia considerazione dell'umanità è così alta, da farmi credere che questo flagello sarebbe da tempo scomparso, se il buon senso delle popolazioni non fosse stato sistematicamente corrotto dagli interessi politici e commerciali, per mezzo della scuola e della stampa".

Albert Einstein nel suo contributo al libro Filosofie viventi pubblicato nel 1931 evidenziava: "Ogni giorno mi accorgo del fatto che la mia vita si basa sul lavoro altrui, e che troppo spesso io lo sfrutto ingiustamente. Considero tutte le defferenze di classe ingiuste, e in ultima analisi basate sulla violenza".  In economia era favorevole al socialismo e contrario al consumismo; in politica auspicava il disarmo nucleare e l'avvento di un governo mondiale. Nel 1955 tre giorni prima di morire firmò il Manifesto Russel-Einstein sul pericolo delle arme nucleari. Questo ultimo atto ispirò la nascita del movimento Pugwash degli scienziati contro l'atomica, che nel 1995 vinse il premio Nobel per la pace. 

Martin Luther King in uno dei suo ultimi discorsi disse: il primo male che afflige la nostra civiltà e società è il razzismo, il secondo è il materialismo, il terzo è il militarismo. "Fino a quando le macchine e i computer, il profitto e le proprietà continueranno a essere considerati più importanti delle persone, questa triade non sarà sconfitta"   "Qualunque cosa abbiate, ne volete di più. dovunque siate, volete andare altrove. Le vostre macchine non vi permettono di salvare né il tempo, né l'anima".

Konrad Lorenz sottolineava i peccati della nostra civiltà tra cui la sovrappopolazione, la devastazione dello spazio vitale naturale, la competizione fra gli uomini.

Aleksandr Solzenicyn, il più famoso critico vivente del comunismo, fu sottoposto a censura in Unione Sovietica, e durante una conferenza disse: "Una persistenze cecità, che nasce da un illusorio senso di superiorità, induce l'Occidente a credere che tutte le vaste zone in cui è diviso il nostro pianeta debbano seguire uno sviluppo che le porterà a sistemi analoghi al suo.  (...) Se mi chiedessero di proporre al mio Paese l'Occidente come modello, dovrei rifiutare con franchezza. Il sistema occidentale, nel suo attuale stato di esaurimento spirituale, non presenta per noi alcuna attrattiva.   (...) Un'anima umana aspira a qualcosa di più elevato della nauseante pressione della pubblicità, dell'abbrutimento della televisione e dei clamori di una musica insopportabile.   (...) La prossima guerra, non necessariamente nucleare, può seppellire definitivamente la società occidentale.  In Occidente non viene riconosciuto all'uomo nessun compito più elevato dell'acquisizione della felicità terrena. E di porre alla base della civiltà occidentale la pericolosa tendenza a prosternarsi davanti all'uomo e ai suoi bisogni materiali".  Nel 1990 mise in guardia il mondo dai problemi derivanti da un'eventuale separazione dell'Ucraina dalla Russia. Una affermazione veramente indovinata visto il conflitto attuale tra Ucraina e Russia.

Occidentalismo.  Il modello occidentale si diffonde, non perchè meriti di difforndersi, ma perchè è il più adatto a farlo.  Gli occidentali hanno stilato un decalogo:

  • occidentalismo: gli occidentali pensano che sono il meglio del mondo, e gli unici degni di considerazione,
  • cristianesimo : solo la religione cristiana è vera,
  • colonialismo; il mondo è a nostra completa disposizione,
  • militarismo: siamo i più armati e comandiamo noi,
  • razzismo: bianco è bello,
  • classicismo: deriviamo dai Greci che erano i migliori,
  • idealismo: solo noi siamo capaci di pensare,
  • capitalismo: solo l'economia capitalista funziona,
  • democrazia: solo noi siamo veramente democratici,
  • libertà di parola: solo noi siamo veramente liberi di esprimere le nostre opinioni.

Il modello economico-politico dell'Occidente è basato sulla combinazione di mercato e democrazia, e visto che ci piace e crediamo che sia il migliore possibile, pensiamo di esportarlo dovunque. D'altronde, oggi, qualunque scrittore o attore di successo, per non parlare di qualunque calciatore o cantante di successo, riceve più esposizione e attenzione di "qualunque" premio Nobel. E la virtualità prende il sopravvento sulla realtà.

Questo modello però non può essere buono per tutti, perchè qualcuno ci guadagna e gli altri ci perdono. Infatti la distribuzione della ricchezza nel mondo è completamente squilibrata a favore dell'Occidente. E' un modello difficilmente esportabile.  Con l'istituzione del G7, il 10% del mondo controlla il 90% della ricchezza.  La Russia fece parte del G7 dal 1998 fino al 2014, in questa data fu esplulsa per aver invaso la Crimea. Invasione, evidentemente, considerata dagli occidentali più disdicevole delle invasioni dell'Afganistan e dell'Iraq (invasione coordinata da una coalizione guidata da USA e Regno Unito). Altro organismo, la NATO, nata nel 1949, si attribuisce il ruolo di poliziotto globale, effettuando una serie di interventi armati in Bosnia, Kosovo, Afghanistan, Libia e Siria. E la sua espansione ad Est è stato il casus belli che ha provocato nel 2022 l'intervento russo in Ucraina. 

La corte Penale internazionale dell'Aia è stata fondata nel 2003 e riconosciuta da 123 Paesi, tra i quali non ci sono gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, Israele, l'Ucraina. Fino ad ora ha applicato i famosi due pesi e due misure arrestando e condannando solo leader di Paesi africani.

Cristianesimo.  Nel momento che un popolo inizia a pensare che c'è un unico vero Dio, ed è il suo, diventa una mina vagante pronta a detonare, non appena incontra ed entra in collisione con un altro popolo che la pensa alla stessa maniera, ma riguarda un Dio diverso. Il cristianesimo si sarebbe potuto interpretare come una versione non violenta del giudaismo, una sorta di religione dell'amore, se non fosse incorso in un grave errore, ossia incitare gli apostoli ad "andare a predicare a tutte le creature", e minacciare che "chi non crederà sarà dannato". Il cristianesimo è diventata una religione proselitista, come del resto l'Islam e sono presenti nell'intero globo. Per la conquista del mondo, il cristianesimo doveva essere non solo violento e proselitista, ma anche armato.... E sono state portate avanti nel tempo una serie di guerre di religioni al grido di "Dio lo vuole", vedi tutte le crociate.  In questo modo l'eredità cristiana, ha spianato la via al colonialismo, al militarismo, e al razzismo dell'Occidente moderno. Lo stesso Bush quando ha bombardato l'Iraq ha usato letteralmente il termine "crociata" per la sua guerra al terrorismo. Negli Stati Uniti si fece strada l'idea del "destino manifesto" di diffondere la democrazia nel continente americano e nel mondo. Fu così che noi occidentali, bianchi e cristiani, arrivammo a credere di essere i migliori, solo perchè gli altri Non avevano tutti quei difetti che noi consideriamo pregi caratteriali e segni di intelligenza: l'intraprendenza, l'arroganza, la prevaricazione, la volontà di potenza e l'abuso della forza.

Alcune date significative per capire il mondo di oggi:  Nel 1914 l'Europa controllava l'85% delle terre emerse, sotto forma di colonie e protettorati. Decolonizzazione 1945-1991,  globalizzazione 1991-2022, L'8 dicembre 1991 i presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia firmarono a Belaveža l'accordo che sanciva la dissoluzione dello Stato sovietico. In seguito l'Unione Sovietica venne sciolta formalmente dal Soviet delle Repubbliche il 26 dicembre 1991, mantenimento della NATO, nel 1996 Clinton decise di allargarla, intervista a Putin di Oliver Stone nel 2017,  L'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022 segna un nuovo periodo buio nelle relazioni tra l'Occidente e il resto del mondo. è stata una tragedia annunciata.  Nel 1948 si assiste alla procreazione, assistita dalle grandi potenze, dello Stato di Israele. La strategia israeliana si basa sulla cosiddetta dottrina Dahiya, che prevede una guerra asimmetrica basata su un uso sproporzionato della forza, in contrasto con il diritto internazionale moderno. Il consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite fondato nel 2006, ha emesso una serie di risoluzioni che condannano Israele, e ogni anno viene approvata una risoluzione per La pacifica composizione della questione Palestinese, con i voti contrari di Israele e Stati Uniti,  ma queste risoluzioni non sono state ancora applicate.

I dati dell'Istituto Internazionale di Ricerca sulla Pace di Stoccolma attestano che fino al 2022 nel mondo si spendevano 2.000 miliardi di dollari in armamenti. Di questi l'80% lo spendevano i soli Stati Uniti, e del resto il 16% veniva speso dalle nazioni europee. L'idea di una guerra giusta dovrebbe essere un ossimoro almeno per chi professa il comandamento "non uccidere". Gli Stati Uniti nel trentennio della caduta dell'impero sovietico hanno effettuato 251 interventi militari, senza lasciare un singolo anno scoperto dal 1980. Spesso la guerra è il terrorismo dei potenti    e      il terrorismo la guerra dei deboli. 

In Occidente piano piano si sta affermando una nuova ideologia in cui la natura viene sistematicamente distrutta, viene promossa la pseudo cultura, la virtualità sta prendendo il sopravvento sulla realtà, l'oggettività e i fatti storici sono messi da parte a favore della soggettività e l'interpretazione personale,  prevalgono le opinioni e la rabbia, il diritto internazionale viene sistematicamente calpestato.  Il non distinguere la vecchia realtà dalla nuova virtualità delle rete porta ad eventi drammatici, come il suicidio in diretta su Tik Tok di Vincent Plicchi. L'avvento dell'intelligenza artificiale e di ChatGpt annulla tutti i vecchi reati di plagio.   Anche il mito del liberismo economico e la crescita all'infinito dovrebbe essere rivisto.  Anche la percolazione, ossia l'idea che se i ricchi si arricchiscono, anche i poveri stanno meglio, perchè raccolgono le briciole che cadono dal tavolo è falsa. Dai rapporti dell'OXFAM risulta che l'1% della popolazione mondiale posssiede il 60% delle ricchezze, e il 10 % ne possiede il 90 %.  Un mito dell'Occidente è l'idea della crescita infinita che diventa di anno in anno sempre più insostenibile, soprattutto con la sovrappopolazione attuale. Non a caso in Occidente, il benessere ha cominciato a influenzare e limitare le nascite. Per mantenere la crescita costante del 2% annuo si dovrebbero raddoppiare o triplicare entro il 2050 il livello di consumo delle risorse del 2000, che è invece considerato l'insuperabile livello di guardia (dal rapportoValutare l'uso delle risorse globali dell'UNEP nel 2017).  Un altro mito è il Prodotto Interno Lordo (PIL) che indica il valore complessivo di beni e servizi finali prodotti da un paese in un anno.  Un indicatore che non indica la qualità di vità, che è stato a volte sostituito dal IPG (Indicatore Prodotto Genuino) che tiene conto dei costi ambientali nel produrre beni e servizi dal FIL (la felicità interna lorda) in quanto la felicità è uno dei diritti inalienabili insieme alla vita e la libertà.  Questo indicatore è stato considerato più rilevante del PIL nel Bhutan del re Jigme Singye Wangchuck, nel Sud-Africa di Nelson Mandela e nell'Uruguay di Pepe Mujica.  In Italia il debito pubblico è arrivato nel 2024 a 2.900 miliardi a fronte di una ricchezza finanziaria privata (derivante da depositi, azioni, obbligazioni, investimenti, assicurazioni) di quasi il doppio, 5.300 miliardi. L'evasione fiscale è calcolata ogni anno a 100 miliarid di euro l'anno. Una buona parte di questa ricchezza privata è appunto derivata dal debito pubblico, basterebbe imporre una patrimoniale del 50% per azzerare il debito pubblico che ci costa sotto forma di interessi circa 100 miliardi l'anno.

Anche la democrazia reale in Occidente è ben lungi dall'essere ideale. Il premio Nobel per l'economia Kenenth Arrow ha dimostrato matematicamente l'impossibilità della democrazia ideale, che è dunque irrealizzabile. Lo slogan "un uomo, un voto" ha nel tempo perso la sua validità, in quanto si affermano sistemi maggioritari   e  con la scarsa affluenza alle urne di questi ultini anni, si passa ad una dittaura della minoranza.

Libertà di parola.  Oggi nelle società moderne, ai tre poteri tradizionali (legislativo, esecutivo, giudiziario) che dovrebbero tendere all'equilibrio ( a volte c'è il parlamentarismo, o il governismo o giustizialismo a seconda di quale dei tre prevale)   si aggiunge il Quarto Potere (termine preso dal film di Orson Welles del 1941, il primo che usò questo termine fu Edmun Burke nel 1771) che comprende tutti i mezzi di comunicazione di massa attraverso i quali si diffondono i fatti e i valori, le notizie pubbliche e oggettive, e le opinioni private e soggettive.   I giornalisti, occupano l'intero campo dell'informazione: social media, Internet, televisioni, radio, giornali e sono diventati la cassa di risonanza di quello che si potrebbe definire il Quinto Potere: costituito dal sistema economico, l'industria e la finanza.   Inoltre, è sempre più diffuso questo legame tra politica e giornalismo, molti giornalisti ricoprono e hanno ricoperto incarichi politici e istituzionali (Gianni Letta, Giovanni Spadolini, David sassoli, ecc). Per fortuna ci sono anche grandi giornalisti che hanno rifiutato incarichi come Indro Montanelli. 

Da un paio di decenni ( con lo sviluppo di Internet) è in atto una grande campagna di indottrinamento,  avente per obiettivo di affermare il paradigma dominante, in cui vengono usati i mezzi della disinformazione, delle verità parziali, delle affermazioni mezze vere e mezze false, delle leggende metropolitane e delle pure e semplici verità. La più eclatante menzogna fu la presentazione nel 2003 delle prove di inesistenti "armi di distruzione di massa" da parte degli Stati Uniti alle Nazioni Unite. Ciò permise a Bush di giustificare l'inizio della guerra in Iraq.  Anche molti classici letterari e film sono stati ri-eleaborati storicamente per fornire un'immagine edulcurata del periodo coloniale. I premi Oscar per i film e i premi Nobel per la Pace e la Letteratura sono stati assegnati solo a bianchi o ai non-occidentali dissidenti.  Molti hanno rifiutato i Nobel: Marlon Brando (miglior attore) nel 1973 motivando questa scelta "per il trattamento degli indiani americani da parte dell'industria cinematografica", nel 1973 Le Duc Tho ha rifiutato il Nobel per la Pace "perchè in Vietnam gli accordi non erano stati rispettati, le armi non tacciono e la pace non è stabilita";  Sartre rifiutò il Nobel per la letteratura con questa motivazione " La sola lotta possibile sul fronte della cultura è quella per la coesistenza pacifica delle due culture dell'Est e dell'Ovest, oggi rifiuto il Nobel come domani rifiuterei il premio Lenin".

Oggi, purtroppo molti giornalisti costituiscono il MainStream, o la Voce del Padrone, e sono facilmente individuabili dal linguaggio che usano, slogan e parole d'ordine per semplificare la trattazione come "c'è un aggressore e un aggredito" per stare dalla parte dell'aggredito come nel caso della guerra in Ucraina,  peccato che lo stesso slogan non è stato usato quando gli USA invadevano l'Iraq, e l'Afghanistan, e non è usato nel caso dell'occupazione israeliana della Palestina (basterebbe vedere una cartina dal 1948 al 2020 per vedere la perdita del territorio palestinese, la risoluzione dell'ONU prevedeva la costituzione di due stati. Lo Stato di Palestina è uno Stato situato nel Vicino Oriente, osservatore permanente presso le Nazioni Unite, de facto illegalmente occupato in gran parte da Israele); o vedere una cartina sull'allargamento ad est della NATO dal 1999 al 2024).

Nei Paesi occidentali si possono instaurare, quando servono, periodi di sospensione della legalità e di leggi speciali. Vedi in America il Maccartismo e la caccia alle streghe contro i presunti intellettuali comunisti, o la lotta al terrorismo dopo l'11 settembre 2001. In Italia si può prendere l'esempio degli anni di piombo contro i vari gruppi (di destra o sinistra) che praticavano la lotta armata.  Poi ci sono i casi eclatanti del giornalista Julien Assange,  dell'ex-militare Bradley/Chelsea Manning e dell'informatico Edward Snowen, perseguiti e perseguitati per aver divulgato segreti di Stato riguardanti attività illecite dell'esercito e dei servizi di sicurezza americani.

Siamo nel mondo preconizzato da Huxley  nel Mondo Nuovo (1932) che prevedeva che nessuno avrebbe più letto libri, avremmo avuto così tanta informazione da rintontirci, la verità sarebbe annegata in un mare di irrilevanza, la cultura sarebbe morta nella banalità.  Oggi viviamo, infatti, in un rintontimento collettivo in cui non contano più i fatti ma le fantasie. Ciò che caratterizza la quotidianità sono i giochi di ruolo, i talk show, le serie televisive, programmi spazzatura. I nostri occhi sono perennemente incollati allo schermo e fra poco il virtuale sostituirà il reale...   Gli obiettivi dell'informazione non sono la rilevanza dei fatti e la veridicità della descrizione, ma l'irrilevanza delle opinioni e la verosimiglianza dei racconti.  Preparare il terreno per le idee alla moda che dovranno essere propagate in tutti i canali possibili, sommergere le altre idee, se non bastasse entra in gioco la censura sui media e sui social (basta ascoltare le ultime dichiarazioni di Mark Zuckerberg  agosto 2024 sulle “Pressioni dalla Casa Bianca sui contenuti Covid”).

Personaggi famosi che parlano dell'Occidente

Molti personaggi famosi, nonostante le ampie divergenze geografiche, culturali e politiche hanno espresso un giudizio non troppo positivo nei confronti dell'Occidente. Di seguito vengono riportati alcuni interventi (Dal libro C'è del Marcio in Occidente ).

Il romanziere portoghese José Saramago (1922-2010), vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1995; il riconoscimento internazionale arrivò un po' tardi con tre libri: Storia dell'assedio di Lisbona, Il Vangelo secondo Gesù Cristo e Cecità Fu un intellettuale politicamente e socialmente impegnato, dichiarò che la nostra democrazia che cerchiamo di portare come una religione al resto del mondo è ben lontana dalla democrazia dei Greci, saggi e ingenui.  Asseriva: "abbiamo sperimentato che le vaste aree di potere a livello nazionale e internazionale si trovano nelle mani di criminali di vario tipo.  Ci servirebbe a poco una democrazia, per quanto equilibrata nelle sue strutture interne e al suo funzionamento, se essa non costituisse la radice e la ragione di un'effettiva e concreta democrazia economica e culturale".    Il mercato è lo strumento per eccellenza del vero indiscutibile potere che è la finanza mondiale. Per parlare il linguaggio del mercato, prima di esportare la nostra democrazia al resto del mondo dovremmo trovare il modo di produrla e ditribuirla meglio a casa nostra. Il mondo ha bisogno di molto di più di quell'illusione democratica a cui spesso si riduce.  Nel Saggio sulla lucidità  José Saramago si chiede: "Cosa succederebbe a un paese se alle elezioni i cittadini decidono in massa di votare scheda bianca? Quali ingranaggi vengono sollecitati fino alla rottura, quali contromisure andranno messe in atto?"  Il saggio è un viaggio alla scoperta delle radici oscure del potere, uno sguardo nuovo e spietato sui meccanismi del mondo nel quale esercitiamo (o crediamo di esercitare) ogni giorno la nostra libertà.

Edward Said (1935-2003) è il più noto e discusso intellettuale palestinese del Novecento. Nato a Gerusalemme, insegnò alla Columbia University di New York;  ha potuto osservare da entrambe le parti  il rapporto tra Oriente e Occidente.  Dal punto di vista politico ha analizzato la questione palestinese definendola "la tragedia di essere vittima delle vittime". E' diventato famoso con il famoso libro Orientalismo (1978) in cui ha messo in evidenze le stereotipate ed eurocentriche rappresentazioni dell'Oriente, In Cultura e imperialismo ha sottolineato che tutta la produzione artistica letteraria dell'Occidente è stata usata come copertura e giustificazione intellettuale del colonialismo globale, dall'Africa alle Americhe. Le popolazioni barbare e primitive capiscono solo la forza e la violenza, e meritano di essere dominati...

Il terrorista saudita Osama bin Laden (1957-2011) coordinò l'attacco alle torri gemelle nel 2001 nel quale morirono  2977 persone. Gli Stati Uniti, con una coalizione della NATO invasero l'Afghanistan e poi l'Iraq, Siria, Libia, Yemen, Somalia facendo tra uno e due milioni di vittime. Obama fu ucciso dai servizi segreti americani nel 2011 in Pakistan.    Scrisse e pubblicò nel 2002 una ampia e articolata Lettera all'America per spiegare il suo gesto e perchè combatteva contro gli americani.  In quella lettera scriveva: "La nostra religione e la nostra ragione ci dicono che gli aggrediti hanno il diritto di rispondere alle aggressioni. (...) Ci dispiace dirlo, ma la vostra è la peggiore civiltà della storia umana,  avete invaso e distrutto più paesi di chiunque altro, E siete gli unici ad aver usato la bomba atomica per ben due volte.  (...)  Pretendete il rispetto delle leggi internazionali da parte degli altri, ma insieme ad Israele, avete disatteso per mezzo secolo le risoluzioni delle Nazioni Unite, (...) gli americani hanno liberamente eletto i loro governi e spalleggiato le loro politiche e finanziato gli armamenti, pertanto gli americani non sono innocenti".

L'ambientalista e vice-presidente degli Stati Uniti, Al Gore (1948- ) sottolineò insostenibilità della crescita all'infinito, sottolineando l'aumento della popolazione da 2 miliardi nel 1945 ai 7 miliardi di oggi,  e propose un piano per salvare la Terra dal riscaldamento globale nel 1997  a Kyoto. Piano che non fu mai ratficato dagli USA.  Dichiarava: "Il problema è serio, ma è risolubile, e abbiamo i mezzi per risolverlo. Ci mancano solo la volontà politica e la determinzione sociale di farlo". Il suo documentario Una scomoda verità vinse nel 2006 due premi Oscar.  Vinse il premio per la pace nel 2007 condividendolo con il panel intergovernativo sul cambiamento climatico. 

Il dissidente australiano Julian Assange (1971- ) nel 2010 ha pubblicato, con la sua associazione WikiLeaks un gran numero di documenti sui crimini di guerra compiuti dagli USA in Iraq, trafugati dal militare Bradley Manning, che fu condannato a 35 anni di prigione e che poi ottenne la grazia dal Presidente degli USA Obama. Assange è stato perseguitato e accusato di vari reati, e ha passato sette anni nell'ambasciata dell'Ecuador e cinque anni nelle prigioni inglesi con la minaccia di estradizione in America dove è stato accusato di spionaggio.  Nel 2024, dopo essersi dichiarato colpevole e aver patteggiato con gli Usa, il fondatore di WikiLeaks è un uomo libero. Nel suo caso si è trattato di censura allo stato puro, e gli USA hanno dimostrato la loro ipocrisia nel confronti della libertà di parola e il tradimento dei valori della Rivoluzione Americana. Nell'Occidente democratico non si perseguono le persone che compiono i crimini di guerra, ma si perseguitano i coraggiosi che li denunciano.

Pepe Mujica (1935- ) è stato presidente dell'Uruguay dal 2010 al 2015. Durante il  suo mandato fu amatissimo in patria e popolarissimo all'estero, grazie al suo stile di vita sobrio, le parole semplici, e le sue riforme. Nel suo discorso sullo Sviluppo Sostenibile si chiedeva: "il mondo ha risorse sufficienti per permettere a otto miliardi di persone di consumare e sprecare al ritmo dell'opulento Occidente? La nostra civiltà è figlia del mercato e della competizione. non si può sviluipapre la solidarietà in una economia basata sulla competizione. La società è caratterizzata dal consumo estremo e il mercato ci fa lavorare continuamente per sostenere la civiltà dell'usa e getta. (...) Epicuro e Seneca dicevano che il povero non è chi ha poco, ma chi ha bisogno di tanto, e desidera sempre di più. (...) La crisi idrica e la crisi ambientale, non sono cause, ma effetti. La causa è il nostro tipo di civiltà, e dobbiamo rivedere il nostro modo di vivere.  (...) Molte persone passano il loro tempo a lavorare per accumulare sempre di più e arriva il momento, che si accorgono che la vita gli è passata davanti. Lo sviluppo deve essere a favore della felicità umana, dell'amore su questa terra, delle relazioni umane, dell'attenzione ai figli, all'amicizia, alla giustizia, alle cose elementari.  E' la felicità, il tesoro più importante che abbiamo".

Il drammaturgo nigeriamo Wole Soyinka (1934 - )  è l'unico africano nero ad aver vinto un premio Nobel nel 1986 ed ha sperimentato sulla sua pelle i danni del colonialismo. Ha passato due anni in detenzione, e dovette rimanere in esilio per quattro anni. Non stupisce che, con queste premesse, Wole Soyinka sia diventato il protavoce di un intero continente e di un'intera cultura, e il suo libro Africa del 2012 offre una visione fondamentalmente critica del colonialismo militare, politico, religioso e culturale inflitto dall'Occidente al Continente Nero. In particolare, critica la modalità con la quale i cartografi europei dettero vita ai nuovi Stati Africani, usciti dalla fine del colonialismo tracciando confini fittizi e tracciando stati inesistenti, modalità che non teneva conto delle culture, etnie, ecc..

Il segretario generale del Ministero degli esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar  (1955- )  nel 2023 all'assemblea delle Nazioni Unite è intervenuto dando voce ai sentimenti dell'India e dell'intero terzo mondo chiedendo l'allargamento e la modernizzazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU  e dichiarando: " Le misure per il clima non possono sancire l'evasione dalle responsabilità storiche di alcuni stati. (...) I mercati non possono essere utilizzati per incanalare cibo e energie dai poveri ai ricchi. (...) Non si deve permettere che le risposte al terrorismo, all'estremismo e alla violenza siano determinati dalla convenienza politica. E il rispetto dell'integrità territoriale e la non interferenza negli affari interni delle nazioni non si possono esercitare a capocchia. Il Sud Globale sente fortemente che senza una genuina solidarietà non ci può essere fiducia reciproca". 

Anche il papa argentino Jorge Bergoglio (1936- ) ha criticato diverse volte l'operato dell'Occidente. Ha spesso ricordato che il suo Paese ha sofferto a lungo a causa delle angherie delle quattro dittature imposte dagli Stati Uniti 1966-1973 e 1976-1983, e delle misure di austerità imposte dal Fondo Internazionale nel 2001 e 2018.   Ha ricordato a proposito della guerra Russia-Ucraina che "Forse l'abbaiare della NATO alle porte della Russia ha indotto il capo del Cremlino a reagire male e a scatenare il conflitto. Un'ira che non so dire se sia stata provocata, ma forse facilitata si".  Con l'enciclica Luadato sì del 2015 e con quella del 2023 critica il paradigma tecnocratico che è alla base dell'attuale degradazione ambientale e la crescita infinita. L'immensa crescita tecnologica non è stata accompagnata da uno sviluppo dell'essere umano. La decadenza etica del potere reale è mascherata dal marketing e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori risorse per influenzare l'opinione pubblica attraverso di essi. Non sarà più utile sostenere istitutzioni che preservano i diritti dei più forti, senza occuparsi dei diritti di tutti. Cita poi l'ironia di Soloviev sul secolo in cui stiamo vivendo:  "Un secolo così progredito che gli è perfino toccato in sorte di essere l'ultimo".  

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  Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono cir...