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venerdì 1 novembre 2024

L'essentiel c'est Dieu - Georges Vandamme (2)

Seconda parte del libro  L'essentiel c'est Dieu - Nouveaux rapports de la Science et de la philosophie à l'aube du 21e siècle jusqu'au seuil de la foi chrétienne scritto da Georges Vandamme e pubblicato nel 2011.    

Jacques Monod  sviluppa una filosofia dell'assurdo basata sulla obiettività della natura, in questo contesto l'uomo scopre la sua totale solitudine e estraneità radicale, è solo nell'immensità indifferente dell'universo da dove è emerso per caso. Il suo destino non è scritto da nessuna parte. Questo materialismo filosofico non-marxista si distingue dal finalismo e dal materialismo marxista.  

Francosis Jacob anche lui si rivela materialista e partigiano del caso: "Quello che dimostra la biologia, è che non esiste una entità metafisica che si nasconde dietro la parola vita" E' difficile descrivere l'orientazione della selezione naturale, così le parole progresso, perfezione non possono rappresentarla. 


Karl Popper nella sua opera La logica della scoperta s'interroga sul metodo scientifico induttivo, che va dal particolare al generale, dall'esperienza all'ipotesi e alla teoria. Popper preconizza un nuovo metodo che è esattamento l'opposto, il metodo deduttivo che parte da una idea nuova, da un'ipotesi per arrivare a conclusioni logiche (vedi la legge della relatività di Einstein) e verificare se  esistono delle relazioni tra di loro. Con questo nuovo approccio però si tolgono le barriere che separano la scienza dalla speculazione metafisica.  Il problema è distinguere le scienze empiriche (sperimentali) da una parte e i sistemi matematici e logici (concettuali) dall'altra e di fissare dei confini ben definiti.

Il criterio di demarcazione si situa al livello della confutabilità, una teoria è valida fino a quando non è dimostrato il contrario.  Una teoria è considerato confermata fino a quando passa le verifiche e i test con successo. Per questo è importante che la teoria scientifica possa essere sottoposta a dei test. Ne consegue che ogni evento che si produce una sola volta e non può riprodursi non può essere considerato dalla scienza. 

Il XX secolo ha messo in discussione le nostre certezze.  Con Einstein le due relatività ristrette e generali, il tempo e lo spazio sono confluiti in una entità a quattro dimensioni, con Bohr e i fisici quantisti, la materia è uscita dal campo della nostra prevedibilità, con Hubble l'universo stabile ha fatto posto a un cosmo in espansione la cui storia è cominciato con il mitico Big-bang. Con Godel la logica è stata messa in secondo piano per lasciare il posto all'indicibile, con Crick e Warson il mistero della vita è stato associato al gioco banale delle forze elementari nel cuore della molecola.  Ciò ci ha portato ad accettare che non c'è niente di definitivo, soprattutto senza prove decisive. Bisogna abbandonare anche la speranza di capire il Big-bang e l'origine dell'universo perchè rientra nelle ipotesi inverificabili. Anche  Dio che per definizione non è un oggetto ma uno Spirito non può essere analizzato con il linguaggio matematico.

E' conferamto da varie teorie che i principi quantici (indeterminismo) hanno la supremazia sui principi della relatività ( determinismo).  Il principio di indeterminazione di Heisemberg regola le interazioni tra l'emittente e il ricevente, che sono i soli a condividere la chiave e il messaggio. Se qualcuno prova di decifrare questo messaggio perturba lo stato dei protoni ed è impossibile rinviare una copia del messaggio. I ricercatori hanno battezzato questo teorema di "non-clonaggio quantico".  Il principio quantico inizialmente aveva come campo di applicazione la microfisica, potrebbe applicarsi anche alla macro-fisica. Il principio di causalità ha perso il suo carattere assoluto con l'avvento dell'indeterminismo nella microfisica.

Claude Allegre affermava: "La fisica è essenzialmente la scienza che per comprendere la natura del mondo fisico e le sue leggi, usa il linguaggio matematico deduttico". E questi linguaggi non sono sostituibili se si vuole parlare di scienza.

Stephen Hawking scrive nel suo libro Una breve storia del tempo: "Se l'universo  ha un inizio (Big-bang) noi potremmo supporre che c'è un creatore. Ma se realmente l'universo si contiene tutto intero, non essendoci nè frontiere, nè bordi, non dovrebbe avere nè inizio, nè fine, dovrebbe semplicemente essere. Che posto resterebbe per un Creatore?"

L'universo dipende dalle quattro leggi  fisiche che sono:  interazione debole, interazione forte, interazione elettromagnetica, e la relatività generale, esse costitutiscono la base di tutti i fenomeni conosciuti nell'universo. 

Secondo Alfred Kastler (nel libro Questa strana materia) in microfisica fotoni, neutroni, protoni, atomi o molecole non possiedono quella che possiamo chiamare "esistenza permanente". La scienza non può conoscere che degli istanti di esistenza e non degli Esseri.

Karl Popper dice: "Bisogna rigettare l'idea di un universo causalmente chiuso ma anche di un universo probabilistico (uscito dal caso). Il nostro universo è parzialmente causale, parzialmente probabilistico e parzialmente aperto. E' Emergente. In ogni momento infinitesimale tutto quello che sembra esistere si trasforma, e riempe così tutte le caratteristiche dell'Essente (ètant). L'essere è la coscienza di esistere, Un essente (ètant) è un essere attuale che diviene tale solo nel momento che pensa di esistere".

Se facciamo riferimento a una nozione metafisica di un Creatore, potremmo dire che l'universo e tutta la creazione sono nella durata e nello spazio l'Essendo dell'Essere Divino"  Partecipano in un presente assoluto al suo pensiero creatore. 

Hubert Reeves dichiara che l'universo "ruisselle" d'intelligenza, ma da dove viene questa intelligenza? Ciò implica l'idea di un finalismo spiritualista, che ha come scopo il far emergere una intellligenza riflessiva in ciascun essere umano sotto forme diverse. Questo principio di finalità spiritualista prevale sulla causalità.

Kark Popper diceva: "l'evento che si produce una sola volta non può essere consderato dalla scienza". Bisogna distinguere tra Teodicea che cerca l'accesso alla conoscenza di Dio attraverso la via della ragione e la Teologia che è una riflessione su Dio fatta alla luce della Rivelazione ( antico e nuovo testamento). 

Più tardi la scolastica medioevale considera la metafisica come lo studio dell'esistenza di Dio, dei suoi attributi e dei suoi rapporti con le creature. Poi Descartes orienta la metafisica verso l 'analisi del pensiero e nel XVII e XVIII secolo si considera che il problema fondamentale della metafisica è quello dell'esistenza del mondo. Nel XX secolo appaiono la fenomenologia e l'esistenzialismo  e l'oggetto della riflessione è la natura dell'uomo (o antropologia filosofica).  Si vede quindi che il concetto di metafisica cambia durante i veri periodi storici. 

Oggi ci sono delle difficoltà per portare avanti concetti metafisici, ad esempio una stessa parola Causalità esprime due concetti: la causa prima e le cause secondarie, queste ultime entrano in contraddizione con la prima.  I fisici domandano che la riflessione metafisica ( o una nuova-metafisica)  si appoggi sulle quattro leggi fondamentali (interazione debole, interazione forte, e interazione elettromagnetica nel campo quantico da una parte e la relatività generale dall'altra parte), leggi che regolano tutti i fenomeni conosciuti nell'universo.   La scienza può dire quello che l'uomo può fare, ma non quello che deve fare ( che rientra nel campo dell'etica o della politica). 

Nel contesto attuale la tendenza filosofica si divide in due: da una parte i materialisti che propugnano l'auto-organizzazione e dall'altra quelli che portano avanti il principio antropico che include la questione del senso (le leggi della fisica sono quelle che hanno permesso alla vita di manifestarsi).    Gli scienziati non concepiscono l'universo, lo osservano.

Alfred Kastel, nel testo Questa strana materia esprime la seguente idea: "L'apparizione della vita sul nostro pianeta è il risultato di una sequenza di eventi altamente improbabili. Una tale successione ha ben poche possibilità di riprodursi una seconda volta". 

Esistono due formulazione del principio antropico: debole e forte. Il principio antropico debole cerca tutte le limitazione e aggiustamenti che si devono imporre alle leggi della fisica (le 4 leggi fondamentali)  per permettere l'apparizione della vita. Il principio forte enuncia che sono talmente tante le coincidenze  e le costanti fondamentali necessarie all'apparizione della vita che non può essere il frutto del solo caso e quindi l'apparizione della vita potrebbe costituire una finalità dell'evoluzione cosmica. Ed entriamo quindi nella formulazione metafisica.

La scienza moderna sa bene che l'osservazione dell'universo è il risultato di un compromesso tra determinismo e indeterminismo, a dei momenti successivi nel tempo e nello spazio, e dunque è estremamente difficile sapere dove e quando si sono prodotti.

Henry Atlan afferma : "Non abbiamo bisogno di supporre l'esistenza di un essere intelligente per produrre degi esseri intelligenti".  Con questa frase riafferma la sua opposizione all'esistenza di un essere creatore.

Anche Edgar Morin esprime la sua opinione sul senso dell'universo: "Non voglio credere a un disegno intelligente che avrebbe spinto l'universo a esistere. Penso che l'universo si è auto-prodotto, si è auto-creato". Il grando mistero dell'universo è questa capacità di organizzazione che crea delle qualità nuove, non esistenti separatamente negli elementi che riunisce tra i quali c'è la finalità. Non è l'organizzazione che nasce dal disegno, ma il disegno che nasce dall'organizzazione. 

Jacques Monod chiama teleonomia questa finalità di sopravvivenza dello sviluppo e della riproduzione. Non credo che ci sia un disegno intelligente, ma dal momento che si è creata la vita si sono creati miriadi di disegni intelligenti, con la volontà di esistere e riprodursi. Così l'auto-organizzazione resiste alla morte e si serve della morte delle cellule per crearne di nuove e rigenerarsi...  Queste auto-organizzazioni giocano un ruolo nell'ordine biologico - Alfred Kastler.

Hubert Reeves ci parla di un mondo che è pieno di intelligenze, riconosce che l'intelligenza esiste e che la creazione ne è la manifestazione. Ma quale intelligenza?  Quella dei piccoli disegni o quella di una intelligenza creatrice?  Forse l'intelligenza come capacità di adattazione a situazioni nuove ma unicamente a queste e senza un disegno o progetto a livello di scelta. Ma questa non è una intelligenza cognitiva.

Francosis Jacob mantiene il concetto di caso ma lo inquadra nel gioco delle possibilità. 

Molti intellettuali adottano questo approccio come giustificativo dell'inutilità di una Intelligenza creatrice.  H. Atlan dichiara: La materia inanimata e la materia animata sono la stessa materia, ma organizzate diversamente.  C'è il passaggio dalla materia inerte retta dalle leggi dell'universo a una biosfera che utilizza le potenzialità che gli sono offerte nella cornice del gioco del possibile,  di cui l'indeterminismo fisico che è essenziale per ottenere una creazione per evoluzione. La formazione di una galassia per esempio non ha niente a che vedere con la modifica del genoma. C'è solo una differenza di scala di funzionamento.

Si può arrivare anche a pensare che l'inerte attivo è indispensabile all'esistenza del vivente, questa subordinazione postula qualcosa di diverso da un auto-organizzazione cieca e senza disegno per spiegare l'origine dell'universo e la sua esistenza permanente.  Ciò ci porta a pensare che possa esistere una finalità spiritualista globale.  Un essere divino che avrebbe programmato in dettaglio lo sviluppo della storia umana.

Per Huber Reeves, l'universo possiede dalla notte dei tempi le proprietà richieste (le leggi fondamentali dell'universo)  per condurre la materia ad arrivare alle tappe della complessità.  La specie umana domina le altre specie animali grazie alla forma particolare della sua intelligenza, una intelligenza riflessiva, capace di pensieri astratti che danno accesso alla coscienza

Nel dibattito tra chi sostiene l'auto-organizzazione e chi adotta il principio antropico forte, asserendo che l'universo risponde a un progetto che include l'esistenza di un essere Divino, gioca un ruolo importante l'apparizione della coscienza riflessiva nella specie umana.

L'essentiel c'est Dieu - Georges Vandamme (1)

L'essentiel c'est Dieu - Nouveaux rapports de la Science et de la philosophie à l'aube du 21e siècle jusqu'au seuil de la foi chrétienne è un testo scritto da Georges Vandamme e pubblicato nel 2011.            

Georges Vandamme, originario del nord della Francia, è stato per 35 anni direttore d'azienda. Affascinato dal rapporto tra scienza, metafisica e fede, ha sviluppato una conoscenza approfondita del pensiero degli scienziati contemporanei. Qui condivide con noi i risultati delle sue riflessioni e convinzioni.     

Questo libro si rivolge a tutti gli "uomini e donne di buona volontà" alla ricerca della verità. La prima parte racconta le riflessioni degli scienziati (fisici e biologi) sulla loro disciplina nel corso del XX secolo, con le loro particolarità. Jacques Monod, ad esempio, basa il suo pensiero sul caso come "libertà assoluta ma cecità", François Jacob sul "gioco delle possibilità", Alfred Kastler sulla "finalità oggettiva" e Trinh Xuan Thuan sulle "leggi dell'universo con possibilità evolutive".
Quanto a Georges Charpack, in Soyez savants, soyez prophètes, afferma: "Ciò che rimane la chiave del problema che la scienza pone alla filosofia si trova nelle leggi dell'universo e nell'interpretazione del loro carattere. Non abbiamo trovato nulla che risponda veramente ai nostri desideri". Ma la domanda rimane, non come una sfida ai filosofi, ma come una richiesta alla riflessione. 

È questa la sfida a cui questo libro cerca di rispondere, mettendo in discussione alcuni concetti filosofici per arrivare a una neo-metafisica richiesta dagli scienziati. Attraverso uno studio sintetico del passaggio dal politeismo al monoteismo fino alle soglie della Rivelazione cristiana, l'autore sviluppa l'originale concetto neo-metafisico di "Essere ed Esserci" applicato all'Universo. Tale concetto costituisce una svolta decisiva nella ricerca della Verità su Dio, rivelando una correlazione senza precedenti con il prologo del Vangelo di San Giovanni.  Per i teisti, i monoteisti, quelli che ammettono l'esistenza di un solo Dio che sia ebreo, cristiano o mussulmano, questo Dio è il creatore dell'universo. E questo è il postulato fondamentale di tutte le fedi religiose.

Tra la scienza e il Dio creatore dell'universo ci sono necessaraimente delle relazioni. La scienza è neutra, e non potrà mai provare che Dio esiste, e si passerà immancabilmente da una conoscenza scientifica a una apprezzazione metafisica o a un giudizio filosofico.  Nello stesso tempo la scienza non potrà mai provare che Dio NON esiste.  Il problema  dell'esistenza di Dio è di ordine metafisico, quello dell'approccio alla conoscenza di Dio è di ordine teologico.

L'osservazione dell'universo e in particolare del mondo vivente ci lascia meravigliati davanti all'intelligenza che scaturisce dalla varietà, dalla diversità, dalla ricchezza della natura che ci circonda. Come lo diceva Hubert Reeves, il mondo "ruisselle" di intelligenza. Delle nuove nozioni e teorie sono apparse agli inizi del '900 e hanno messo in discussione tutto l'impianto scientifico.

Nel 1900 Marx Planck pubblica la teoria dei Quanta che suppone che l'energia deve avere una struttura discontinua (i quanta di luce).

Nel 1923-1927 prende luce la meccanica ondulatoria  con i lavori di Louis De Broglie e le relazioni di indeterminazione in microfisica con Werner Heisenberg con i l suo libro La partie et le Tout.   Quello che opponeva Bohr e Einstein erano due concezioni dei principi della fisica. Bohr difendeva la nuova concezione della teoria quantica  a carattere essenzialmente statistico, mentre Einstein non poteva ammettere che non era possibile conoscere tutti i parametri necessari a una determinazione del processo. Da qui la famosa frase "Dio non gioca a dadi". Einstein fu l'ultimo difensore del principio di causalità integrale dove i fenomeni fisici si manifestano  nello spazio e nel tempo, indipendentemente da noi, secondo delle leggi fisse.  Ammetteva la teoria quantica come una spiegazine provvisoria, ma non come interpretazione definitiva dei fenomeni atomici. E difendeva l'idea di una teoria determinista con "variabili nascoste".  

Solo nel 1982, con la costruzione di un laser molto potente, Alain Aspect (premio Nobel per la fisica nel 2022) presso l'istituto ottico di Orsay attraverso una serie di esperimenti, ripetuti, ha escluso la possibilità di costruire una teria deterministica a Variabili nascoste, mettendo in discussione i testi di John Bell, Rosne e Podosky che difendevano il paradosso di Einstein (comunque una teoria non locale resta possibile, ma violerebbe la relatività ristretta).

Nel periodo della guerra fredda (1950-1970), con l'uso del nucleare, si cerca sempre più di penetrare nel mondo infinitesimale dell'atomo.

Nel 1970 Jacques Monod, premio Nobel per la medicina nel suo libro Le hasard et la nècessite poneva un problema filosofico,  tutta la sua dimostrazione filosofica si basa sul principio di oggettività della natura. La tesi che porta avanti è che la biosfera non contiene una classe prevedibile di oggetti e fenomeni, ma costituisce un evento particolare non prevedibile.  Afferma: " Il caso puro è il solo caso: la libertà assoluta è alla radice del prodigioso edificio dell'evoluzione. Questa nozione centrale della biologia moderna, non è più oggi un'ipotesi tra le altre possibili. E' la sola concepibile.  E' il primato dato al caso sulla teleonomia". 

Francois Jacob (premio Nobel) con Jacques Monod e Etienne Wolf pubblicano La logica del vivente per confermare questa tesi. E introducevano il processo straordinario con cui il DNA si organizza nel cuore della cellula. Il DNA funziona come un piccolo computer e 10 milioni di segni sono contenuti in un millimetro (il cromosoma), all'interno della cellula.  Alcuni teologi ritengono la scienza sospetta nel giustificare questo materialismo ideologico.

Nel 1976 Alfred Kastler (Premio Nobel per la fisica) nel suo libro Cette etrange matiere rivela gli enigmi metafisici che si poneva la scienza della materia.  Sosteneva la natura ondulatoria della materia, e queste relazioni sono universali sia che si applicano ai fotoni (corpuscoli della luce)  o alle particelle della materia ( atomi, molecole, ecc). Sosteneva l'impssibilità di determinare una traiettoria di questi corpuscoli micro fisici, e da qui arrivare alla rinuncia del determinismo nella micro-fisica. Impossibilità dell'osservatore di conoscere come si svilupperà la realtà oggettiva.  

Nel 1979 Bernard d'Espanat pubblica A la recherche du réel e mette in rilievo la meccanica quantica per spiegare i fenomeni fisici.  E' più importanti della relatività delle variabili nascoste, che non è mai stata dimostrata.   I fisici rimettono in causa i principi tradizionali della metafisica.   In un altro libro Un atomo di saggezza parla della microfisica  e dichiara che l'assiomatica quantica non è compatibile con tutte le visioni dell'universo.  "Questa visione indeterministica non implica il caos, ma l'armonia dentro delle regole (le leggi della natura)   e non a livelllo delle apparenze che sono le cose del reale visibile, con la realtà globale che implica l'esistenza di un reale nascosto". Riconosce che l'ipotesi è ancora più ardita in seno all'Essere non conoscibile in senso stretto che genera ai nostri occhi tali apparenze.

Nel 1981 l'astrofisico Huber Reeves, nel testo Patience dans l'azur pone la questione essenziale della metafisica: "Perchè c'è qualcosa piuttosto che niente?"  E ci fa prendere coscienza dei tre enigmi dell'universo: una omnipresenza della materia o la sua influenza. Gli oggetti obbediscono alle stesse leggi della fisica, senza che in passato ci sia stata una comunicazione tra di loro: La meccanica quantica indica che due particelle restano in contatto permanente, indipendentemente dalla distanza. Per i suoi colleghi queste domande rientrano nel campo della metafisica.  Per Reeves l'universo è pieno di intelligenze e cerca di capire come sono in relazione con l'evoluzione cosmica.   Francois Jacob introduceva il concetto "del gioco delle possibilità" per spiegare l'evoluzione, e ciò non impediva la presenza di spazi di indeterminismo che permette a tutte le specie di evolvere e all'uomo di accedere all'intelligenza riflessiva.

Nel 1984 esce il libro Pour lire la creation dans l'évolution. Gli autori ( Christian Montenat, Luc Plateaux, Pascal Roux) mettono in evidenza il continuum dell'emergenza dell'autonomia presso gli essere viventi e la comparsa della coscienza nell'essere umano. La scienza della natura ci porta a mettere l'uomo in una traiettoria temporanea.  Si parte da esseri unicellulari fino ad arrivare all'ultimo anello della catena che è l'uomo. La conoscenza del cervello potrà un giorno spiegare come è nata la coscienza  e la capacità di pensare in modo astratto?

Nel 1988 appaiono due interessanti opere sulla cosmologia e sul come decriptare l'origine dell'universo:  Una breve storia del tempo di Stephen Hawking e Melodie segrete di Trinh Xuan Thuan.    Hawking cerca di riprendere la nozione di funzione di onda e cerca di applicarla all'universo. L'evoluzione dell'universo dipende dalle leggi fisiche chiamate le costanti fondamentali della natura ma anche dalle condizioni iniziali. E quella del Big Bang è quella meglio accettata oggi.  I fisici pensano che l'universo è regolato con una estrema precisione e che tutto si gioca sull'equilibrio, Equilibrio nella densità della materia e dell'universo,  i componenti obbediscono al principio di Pauli, il principio di esclusione (uno stato quantico dato non può contenere che un solo fermione (le 12 particelle di materia); Se questo principio non fosse rispettato la materia dell'universo scomparirebbe in una fornace di energia. L'uomo non ha risposta di fronte al silenzio degli spazi infiniti.  L'uomo è perso nell'immensità dell'universo da cui è emerso per caso. 

Alcuni dicono che il caso non ha mai costruito niente e cominciano a pensare che non è un caso se la coscienza e l'intelligenza sono emerse in un essere vivente. La vita sulla terra è dovuta ad una perfezione incredibile, e l'uomo non cessa di imitare la natura. E si potrebbe concludere che l'uomo è meno intelligente che la natura.  Ogni essere umano è unico rispetto ai miliardi di esseri umani che popolano e che hanno popolato questo pianeta. Dalla riunione del materiale genetico si forma un nucleo contenente i 46 cromosomi che costituiscono la specie umana.  ( se si è credenti si potrebbe pensare che è il Dio che ci ha dato la vita a renderci unici).  Per gli scienziati questa meraviglia della creazione ha la sua origine nella scelta delle costanti fisiche e nelle condizioni iniziali, e dalle leggi dell'universo (la distanza del sole dalla terra, l'attrazione magnetica che permette agli oceani di mantenersi, e così via...).  La cosa sorprendente è che l'uomo è capace di osservare questo universo, per constatare che obbedisce a delle leggi, le cui caratterisitiche sono state perfettamente descritte (molte sono state scoperte e altre sono da scoprire).   

Pag. 27.   Come si pone il problema metafisico agli scienziati?   Alfred Kastel scrive: "ho difficoltà a comprendere alcuni scienziati che deificano un principio (il caso) e rigettano l'altro (il finalismo) all'inferno. Entrambi sono concetti metafisici, delle costruzioni della mente umana. La legge casuale si libera poco a poco dell'osservazione dei fatti; in microfisica il fisico constata che partendo dalle stesse condizioni inziali non ottiene gli stessi effetti e che alla legge causale deve sostituire la legge delle probabilità. ... Perchè rifiutare di parlare di finalità. Non è irrazionale riconoscere l'esistenza di un progetto o di un programma nei fatti del mondo fisico.  Tutta la struttura dell'universo si basa sul principio di Wolfang Pauli: uno stato quantico dato può contenere un solo fermione. Se questo principio non è rispettato la materia fonderebbe in una fornace di energia. E' il principio di  integrazione della materia. Ma è un principio di casualità o di finalità?

Gli scienziati possono affrontare il principio di finalità solo sotto il suo aspetto fisico o biologico che chiameremo un "finalismo oggettivo". Ma si può concepirne un altro che possiamo definire "finalismo spirituale". L'universo sarebbe stato creato per far si che emerga al suo interno un essere vivente capace di una coscienza e di una intelligenza riflessiva. Si tratterebbe di un finalismo di origine divina. Per gli scienziati positivisti parlare di un progetto è inserire l'idea di un creatore supremo: Dio.

L'uomo di scienza può pensare la sua disciplina nell'insieme della cultura moderna per arricchirla di idee venute dalla scienza, ma allora fa della filosofia o una neo-metafisica.  Anche l'uomo di scienza può porsi delle domande come "Perchè l'universo esiste, Che facciamo in questo universo, ecc".  Quando si privilegia il caso sulla telenomia (il potere dello spirito di dare a sé stesso la propria legge), si fa della filosofia. 

Trinh Xuan Thuan rimette in discussione gli argomenti filosofici riguardanti l'esistenza di Dio, con una nuova visione dell'universo.  Il flusso quantico fa andare in pezzi l'argomento della Causa prima. Nel mondo microscopico delle particelle elementari, le relazioni causali e il determinismo sono fuori luogo. Soprattutto la causa primaria perde il supporto delle sue cause secondarie. Il principio di casualità è stato determinante fino a qualche decennio fa, è stato uno dei principi fondamentali della ragione dopo Aristotele e annuncia. "Tutto si rifà a una causa e le stesse cause nelle stesse condizioni producono gli stessi effetti".

Gli scienziati affermano che questo principio fondamentale perde il suo carattere assoluto e deve essere sosstituito dalle quattro leggi fondamentali attualmente conosciute: gravità ( o relatività generale), elettromagnetismo, forza debole e forza forte (nel campo quantico). Ma forse c'è di più. (vedi:  https://www.geopop.it/quali-sono-le-quattro-forze-fondamentali-della-natura-e-cose-la-possibile-quinta-forza/ ).   Queste leggi non provengono dall'universo in quanto alla sua origine non è che una materia inerte, incapace di pensare e di creare delle leggi che provengono da un'intelligenza, che le ha fondate. Se noi comprendiamo queste leggi è dovuto al fatto che la nostra intelligenza uscita da questo universo è in intima connessione con quella che agisce nel cosmo.    Come diceva Einstein "Quello che è incomprensibile, è che l'universo sia comprensibile dall'intelligenza umana".

Reeves asserisce: La meccanica quantica implica che due particelle restino in contatto permanente indipendentemente dalla loro distanza, anche se non sono più collegate causalmente.  Tra questa asserzione e la teoria della relatività che esclude ogni forma di comunicazione a una distanza superiore a quella della luce c'è una contraddizione insolubile. Einstein per salvare la sua teoria concluse che ci dovevano essere delle variabili nascoste. Kastler dice: questa contraddizione tra il determinismo apparente in macrofisica e l'indeterminismo reale nella microfisica giustifica che siamo di fronte a una Materia Strana. Gli scienziati sono giunti ad asserire che esistevano due livelli di realtà: il reale visibile (macrofisica) che obbediva al principio di causalità (cause secondarie) e la microfisica che seguiva altre leggi. 

Nel 1992 Claude Allegre, professore di geofisica, nel suo libro Introduzione a una storia naturale, asserisce che Dio è il fondatore creatore delle leggi dell'universo, creatore dell'istante Zero e che interviene per far si che gli avvenimenti decisivi si svolgano nel buon momento.  Un Dio  che migliora la sua opera nello spazio tempo (Francois Jacob). 

Un'altra concezione è quella di Claude Allegre, Trinh Xuan Thuan, Alexandre Favre, Alfred Kastler che arrivano al concetto di Caos apparente che maschera l'esistenza di un ordine capace di adattarsi all'entropia dell'ambiente e per conseguenza alle leggi dell'universo.    Queste due concezioni sono in realtà complementari.    Oggi nella biologia molecolare si è scoperto un meccanismo estremamente complesso che obbedisce a un programma, che Jacques Monod chiama la Teleonomia.  Fino a quando, in laboratorio, non si arriverà a realizzare la sintesi del DNA che si ricostituirà da solo, senza intervento esterno, non avremo compreso niente dell'origine della vita. Questa ricerca continua per arrivare a ottenere una cellula elementare capace di riprodursi. 

Nel 1998 Trinh Xuan Thuan pubblica Il Caos e l'Armonia e in questo testo parla delle leggi della natura che sono universali, assolute, intemporali, omniscenti.  Le leggi della natura regolano tutta la fisica, ma nello stesso tempo integrano in esse un indeterminismo che si manifesta nel gioco delle possibilità. Queste leggi trovano la loro esistenza solo collegandosi a un'Intelligenza superiore che le ha create per far si che l'universo esista e si evolva. 

L'opposizione tra un Dio eterno fuori dal tempo e dello spazio e un Dio legato alle contingenze delle situazioni non è più incompatibile. Trinh Xuan Thuan asserisce: "Dio, l'Essere Divino e creatore delle leggi intemporali e necessarie è responsabile dell'ordine del mondo, non per azione diretta, ma offendo le potenzialità che l'universo è capace di attualizzare o meno". 

Se l'universo è accessibile alla nostra intelligenza è perchè: "L'intelligenza dell'uomo è fatta per scoprire l'Intelligenza Divina Creatrice dell'universo visibile e invisibile". 

Durante il XX secolo la scienza è passata da un positivismo a un realismo lucido che apre una via feconda alla riflessione metafisica e filosofica. 

Pag. 43. Che cosa è la verità?  Oggi la metafisica o meglio la Neo-metafisica si mette alla ricerca della verità.  Tommaso D'Aquino nel Medioevo aveva definito così la verità: "La verità è l'adeguazione tra l'intelligenza e la realtà".  L'intelligenza è la capacità di analizzare delle situazioni accompagnata da una capacità di sintesi permettendo di accedere a dei risultati reali e nuovi.

Credere che una verità umana è assoluta conduce all'intolleranza. La verità umana non può essere che parziale e temporanea.

Claude Allegre scrive nell'Introduzione alla storia umana: Finito il tempo del determinismo, quello delle certezze e del definitivo, la scienza accetta di considerare le sue teorie come una visione del mondo che occorrerà modificare e fare evolvere. Gli scienziati inventano, scoprono, lavorano con passione ogni giorno, si avvicinano all'obiettivo. Devono pertanto sapere che la Verità è un ideale asintotico che nel linguaggio scientifico, è ciò che tende ad avvicinarsi sempre più a qualcosa senza mai raggiungerla o coincidere con essa.  Qualcosa che non si raggiungerà mai. 

Allora dove si trova la verità suprema? Si può trovare solo in Dio. Lui solo ha ha l'intelligenza infinita dell'universo e la conoscenza del reale che lo costituisce. La verità umana è tributaria della realtà. La verità divina è costitutiva della realtà.   Molte opere contemporanee si chiedono: "Dio esiste? Il mondo si è creato da solo?"  Senza contare il dibattito sul principio antropico e l'auto-organizzazione che postulano l'idea di Dio o quella del non-Dio.  Per alcuni Dio non esiste, è l'uomo che l'ha inventato e dunque Dio è il risultato della fabbricazione della mente dell'uomo.  

Comunque la specie umana possiede una forma d'intelligenza particolare, l'uomo ha la facoltà del pensiero astratto, quello che lo differenzia da tutti gli esseri viventi.  Dovrebbe esserci un nuovo modo di pensare la filosofia (nel ramo metafisico) che potremmo chiamare neo-metafisica che sia in accordo con quello che ci apporta la scienza attuale.  

Vedi articolo: Pensée philosophique et pensée scientifique. Indifférence réciproque, cohabitation pluridisciplinire ou engagement interdisciplinaire?  https://www.implications-philosophiques.org/wordpress/wp-content/uploads/2013/11/CITOT-Pens%C3%A9e-philq-et-pens%C3%A9e-sciq.pdf

domenica 18 agosto 2024

La verità esiste?

Cosa è la verità? - di Piergiorgio Odifreddi.  Vedi:  https://www.youtube.com/watch?v=eN1KpLSvbso

La Verità  è la corrispondenza tra ciò che sentiamo e ciò che succede nella realtà. Piergiorgio Odifreddi fornisce diverse significazioni alla parola verità: la verità matematica, già dentro di noi (aletheia); quella di fede o giuridica, demandata a qualcuno cui si conferisce potere (veritas); la verità scientifica, sollevamento del velo che ricopre la realtà (apokalypsis).

Ci sono tanti concetti di verità:  La prima è la Verità quotidiana  che analizza sentimenti, percezioni nella quotidianità; ma come si fà a sapere se è vero se uno ti ama? Se è veramente tuo amico, ecc . E' una verità difficile da verificare e da definire.

Poi c'è la Verità religiosa.   I religiosi hanno un concetto strano di verità, basata su ciò che è scritto su un libro sacro che riassume tutte le verità da conoscere. Sono definite religioni del libro il  giudaismo, il cristianesimo,  e l'islamismo.  In Palestina tutti sono saliti al cielo: Mosè, Gesù e Maometto.  Credere che La verità sta nel libro che ho deciso di seguire è un'asserzione  pericolosa,  contiene un germe di violenza, di totalitarismo.  Per millenni queste religioni si sono combattute, ci sono state guerre di religioni tra ebrei e cristiani, tra cristiani e islamici, e oggi tra ebrei e islamici. La Palestina è la terra promessa, questa terra è mia, me l'ha data Dio,  Ma  chi l'ha scritto quel libro? E' un concetto di verità poco definito.    Anche in estremo Oriente ci sono libri sacri; ad esempio i Sikh (in India) hanno un libro sacro: lo Sri Guru Granth Sahib, Il sikhismo è una religione militarizzata: Indira Gandhi morì il 31 ottobre 1984, uccisa dalle sue due guardie del corpo sikh per vendicare la brutale repressione del movimento rivoluzionario sikh.

Il monoteismo è l'essenza della violenza religiosa, e se di monoteismi ce ne sono tre, la cosa diventa complicata. Non si può verificare la verità religiosa, si basa su un'affermazione che qualcuno ha fatto, ma non c'è modo di verificare se Mosè abbia veramente parlato con Dio o qualcuno che pensava fosse Dio, è una verità molto labile e inverificabile. Ci sono  persone deputate che dicono che l'interpretazione corretta del libro sacro è quella che danno loro,  Poi ci sono anche persone che enunciano verità, dogmi della fede, come ad esempio nell'800 viene enunciato il dogma mariano che asserisce che Maria sia stata concepita senza peccato originale.  La verità religiosa  ha due faccie:  il libro  e  i dogmi che vengono enunciati, verità nascoste tra le righe del libro sacro che emergono nel tempo.

Altra verità è la verità filosofica. Spesso un nuovo filosofo scopre che tutti i filosofi precedenti avevano sbagliato,  e lui  diventa il detentore della verità.  Filosofia e religione vanno spesso d'accordo...  e  sono facce complementari.  

La metafisica è come l'aldilà,  dove vive l'anima, e bisogna affidarsi alla percezione di quelli che credono.  Nella metafisica ci sono le idee astratte, ed è un approccio diverso alla realtà, il mondo metafisico, è oltre la realtà.  Il primo grande metafisico fu Platone. Facciamo l'esempio del teorema di Pitagora,  se disegnamo il triangolo su un pezzo di carta,  ed esaminiamo la linea tracciata, vista con un microscopio è un  insieme di puntini. I triangoli fisici, quindi, sono delle brutte copie del triangolo ideale, che si trova nell'Iper-uranio che contiene tutte queste forme astratte, qui le forme diventano idee. Platone diceva: non entri qui chi non conosce le forme geometriche. I triangoli su questa terra sono proiezioni (simulacri) del triangolo ideale che si trova nell'Iper-uranio. Spesso le brutte copie che sono nella realtà sono utilizzate per farne altre copie, e questa è l'Arte. Le astrazioni ci sono, ma questo Iper-uranio qualcuno l'ha visto?  

Facciamo un altro esempio. Guardiamo una platea di gente, il pubblico esiste oppure no?  O esistono  solo gli individui?  Noi esistiamo? O esistono solo le cellule del nostro corpo, cellule fatte di atomi, atomi fatti di particelle elementari,   è difficile  fermare questo ragionamento! Esistono solo gli oggeti o anche gli universali? Ossia gli oggetti messi insieme (collezioni di oggetti?).

Altra verità è la verità scientifica. La scienza fa delle affermazioni, il metodo scientifico presuppone che chi ha fatto un'asserzione deve dire come ha fatto e come verificarla. Ma oggi, fino a che punto ci si può affidare agli strumenti che usiamo per osservare il mondo?

Gli strumenti diventano via via più complicati e gli eventi osservati sono arrivati a livelli di complessita impressionante;  facciamo l'esempio del bosone di Higgs. Il bosone di Higgs è una particella estremamente importante per tutti i fisici ed è stata una scommessa, a quanto pare vinta, dei modelli che descrivono i mattoni fondamentali della materia e come essi interagiscono per formare le strutture che vediamo, dagli atomi alle stelle. A partire dagli anni 60 del secolo scorso, i fisici delle particelle avevano compreso che tutta la materia era formata dalla combinazione di alcune, poche, particelle fondamentali. A tal proposito fu compilata una tabella, una specie di tavola periodica delle particelle, detta modello standard. In questa speciale tabella trovano posto due gruppi di particelle fondamentali (particelle che non si possono più dividere): quark e leptoni sono chiamati fermioni e rappresentano le lettere dell’alfabeto attraverso le quali si costruiscono nuclei atomici e atomi. L’altro gruppo è composto dai bosoni, particelle estremamente particolari, che hanno il compito unico di trasmettere nello spazio le informazioni sulle proprietà dei fermioni.

Per fare l'esperimento del bosone di Higgs, e costruire un accelleratore di particelle, al CERN di Ginevra  sono stati spesi miliardi di euro, hanno partecipato 20 nazioni, e ci sono voluti 15 anni per costruirlo, ci hanno lavorato 3000 persone, e ci sono voluti anni di sperimentazione. Diventa quindi estremamente complicato verificare questi risultati, anzi impossibile!  Comunque sono stati costruiti altri accelleratori in America.  Lo sviluppo della scienza è arrivato a essere simile alla filosofia e alla religione, L'evento si è verificato una volta e basta, e la verità scientifica diventa sempre più labile,  siamo sempre più lontani dall'osservazione sul mondo esterno che chiunque può fare.

Esiste anche la Verità matematica  che si può scoprire con l'intuizione, come i religiosi e verificarla come gli scienziati.   Il filosofo Pitagora fu una figura importante perché segnò il passaggio dalla matematica applicata alla matematica astratta, grazie all’introduzione di dimostrazioni fondate sul metodo deduttivo a partire da assiomi esplicitamente formulati. Uno dei teoremi più conosciuti è proprio il Teorema di Pitagora che ha avuto tantissime dimostrazioni. Autori come  Mario Gerwig  o Scott Lomis hanno scritto un libro sulle dimostrazioni del teorema di pitagora, 365 dimostrazioni, una al giorno...

Cartesio, nelle meditazioni  voleva capire come è stato fatto il mondo esterno dall'architetto dell'universo (ossia Dio). Chiudeva gli occhi, pensava per riuscire a capire come ragionava Dio. Su questo Cartesio ha scritto dei romanzi scientifici. Anche Einstein ha usato questo aproccio per scoprire la teoria della relatività, immaginando di essere  Dio.  Poi, ha cercato di mettere insieme la  meccanica dei quanti e la teoria della relatività  nella teoria unficata, con lo stesso metodo, ma non ci è riuscito sprecando 40 anni.

Nel mondo matematico qualcuno vede una legge, e poi la propone e spiega anche come c'è arrivato e come verificarla.  Purtroppo la matematica sta diventando come la fisica,  la complessità della teoria rende difficile la verifica.  Ad esempio la teoria della Classificazione dei gruppi semplici, è un  teorema lunghissimo, uscito da decenni di  tentativi, e ha una dimostrazione di 10.000 pagine.   La classificazione dei gruppi finiti semplici, detta anche il Teorema Enorme, è un risultato che può essere considerato uno dei più significativi teoremi del Novecento, se non addirittura, come affermato dal matematico Daniel Gorenstein, uno dei più importanti risultati della matematica. I gruppi finiti semplici sono quelli che non contengono alcun sottogruppo normale proprio (che non possono essere scomposti in gruppi più piccoli); nella teoria dei gruppi finiti ricoprono un ruolo simile a quello dei numeri primi in aritmetica.  Cinque gruppi sporadici sono stati scoperti da Émile Mathieu attorno al 1860, mentre gli altri 21 sono stati scoperti tra il 1965 e il 1975.

Un altro esempio è il teorema di Fermat per le derivate e i punti stazionari. Stabilisce che una funzione che ammette un massimo od un minimo relativo o assoluto in un punto, e che sia ivi derivabile, ha necessariamente la derivata prima nulla nel punto. Anche per questo teorema ci sono stati decenni di tentativi per dimostralo, poi a oltre 20 anni dalla sua  scoperta, Sir Andrew Wiles è riuscito a dimostralo. Comunque la dimostrazione è troppo lunga e difficile da capire, e così la matematica sta avvicinandosi pericolosamente alla religione... e sta arrivando pericolosamente vicina alla scienza.

Un altro esempio è il Teorema dei quattro colori. E' un teorema di matematica che afferma che data una superficie piana divisa in regioni connesse, come ad esempio una carta geografica politica, sono sufficienti quattro colori per colorare ogni regione facendo in modo che regioni adiacenti non abbiano lo stesso colore. Sviluppato in modo informale e non accademico a metà dell’Ottocento, il teorema dei quattro colori è diventato un capitolo a sé nel mondo della matematica. Due matematici nel '900 con un numero enorme di calcoli e mappe, dopo 2000 ore e  vari mesi di lavori, e usando un computer per verificare le mappe, dimostrarono che 4 colori erano sufficienti. Spesso queste verifiche matematiche di una teoria sono il frutto di un lavoro di gruppo, ognuno si occupa di un compito e conosce solo una parte del processo di verifica:  chi studia le mappe, chi prepara i calcoli, chi scrive il programma al computer, e quindi anche in matematica diventa complicato verificare i risultati e la validità di una teoria.

La conclusione a cui si giunge è che: "La verità non esiste, è un concetto metafisico che viene decostruito".  Oscar Wilde diceva: "Chi dice la verità prima o poi viene scoperto".

sabato 4 dicembre 2021

La relazione tra la scuola buddhista Huayan e la meccanica quantistica

La scuola buddhista di Huayan è una tradizione di filosofia di buddista Mahayana che prima ha prosperato in Cina durante il periodo della fine di Sui e l'inizio di dinastia Tang (c. 600-700 d.C.). È basata sul sutra Avatamsaka Sutra o Sutra della Ghirlanda di Fiori ( Il nome è destinato per suggerire la gloria suprema di comprensione profonda).
La Scuola Huayan è conosciuta come Hwaeom in Corea e Kegon in Giappone.

Per la scuola buddhista Mahayana, il concetto metafisico centrale è il concetto di vuoto (in sanscrito Sunyata), ossia che nessuna cosa, o nulla ha una natura intrinseca. Emptiness is not non-existence. Emptiness is a certain kind of existence. Ogni cosa è ciò che è solo in relazione alle altre cose. Tutto è vuoto. Sono docente quando sono in relazione con i miei studenti, sono un padre quando sono in relazione con i miei figli, ecc.   Nel Sutra della Ghirlanda di Fiori viene universalizzato il vuoto, cioè  "Tutto è ciò che è in relazione a tutte le altre cose" rispetto al il buddhismo indiano che dice "Ogni cosa è ciò che è in relazione a qualche altra cosa".    Il buddhismo huayan chiama questa realtà la natura di Buddha che è vuota come qualsiasi altra cosa e dipende da tutte le altre cose.  .

Secondo la meccanica quantistica, le particelle non hanno una posizione determinata, e non si può determinare dove si trova una particella in un dato momento nello spazio, finché non si procede all'osservazione. Solo allora, la troveremo in un posto determinato in seguito al fenomeno chiamato collasso della funzione d'onda.  Sempre nel campo della meccanica quantistica, secondo il fenomeno dell'entanglement, quando si hanno due particelle sono intimamente connesse, il comportamento di ciascuna dipende dal comportamento dell'altra. Cioè, se si misura una delle due particelle, le funzioni d'onda di entrambe collassano allo stesso tempo.  L'entanglement è un legame di natura fondamentale esistente fra particelle costituenti un sistema quantistico.  Quando due particelle, come una coppia di elettroni, sono “entangled” (il termine inglese è ormai di uso comune per descrivere sistemi correlati quantisticamente), è impossibile misurarne una senza ricavare qualche informazione sull'altra.  Se applicassimo queste proprietà a tutte le particelle che fanno parte del cosmo, e ne analizzassimo le proprietà, si avrà una visione del cosmo altamente intrecciata e interconnessa.

Nel buddhismo, come abbiamo visto sopra, si afferma una visione in cui la natura di ogni cosa, ogni oggetto, dipende dalla natura di ogni altro oggetto. Se esaminiamo il cosmo interconnesso vedremo più o meno lo stesso fenomeno: la natura di ogni particella dipende dalla natura di ogni altra particella. In quest'ottica il concetto del vuoto buddhista e l'entanglement della meccanica quantistica sembrerebbero molto, molto simili.

Il buddhismo: un ateismo religioso o una religione atea, il rapporto privilegiato del buddhismo con la scienza

Il buddhismo è sorto intorno al quinto o sesto secolo con gli insegnamenti del Buddha storico. E si staccò dall'Induismo ortodosso, la tradizione vedica del suo tempo. Così, l'Induismo ha due importanti credenze che sono rifiutate dal Buddhismo. Una è l'esistenza di Dio, l'altra è l'esistenza del sé.

L'induismo è una religione teista, c'è una sola divinità indù ed è Brahman o il Tutto e noi siamo una scintilla divina l'Atman. Nella cosmologia indù, il cosmo è ciclico, entra in esistenza, si mantiene per un po', poi esce dall'esistenza e poi ricomincia. Ci sono degli aspetti di Brahman, delle Divinità che corrispondono a queste tre fasi. Così c'è Brahma che è l'aspetto di Brahman nella fase creativa, c'è Visnu che incarna il mantenimento del mondo e poi Siva che ne rappresenta la distruzione. Queste tre divinità separate sono i tre aspetti della stessa divinità. Queste divinità si manifestano sulla terra sotto forma di Avatar, ad esempio Visnu si manifesta come Krsna nel poema epico Mahabharata o come Rama nel poema Ramayana. Il buddhismo rifiuta l'esistenza di Dio. Comunque, Il buddhismo, come una religione ha i suoi rituali, ha le sue pratiche, i suoi testi sacri, i suoi luoghi sacri, monaci con una struttura gerarchica, quindi tutti gli aspetti sociologici di una religione ed è una religione atea o se preferite un ateismo religioso. Il mondo per i buddisti, è un mondo fatto d'impermanenza. Ogni cosa nasce e muore nel ciclo dell'esistenza. In quest'ottica non c'è spazio per un Dio ed il buddismo è interessato solo a cose che sono nel flusso causale della vita. Nella religione c'è sempre qualche testo sacro, sia la Bibbia o i Veda indù o altro che rivela e trasmette delle verità come ad esempio l'incarnazione nella religione cattolica; ma ci saranno alcune cose che puoi apprendere naturalmente e risolvere da solo alla luce del ragionamento naturale. Spesso l'esistenza di un Dio crea una tensione tra ciò che ci dice la rivelazione divina e ciò che scopriamo con la scienza o naturalmente. Ciò può creare il conflitto tra scienza e religione che è stato una caratteristica del pensiero occidentale per almeno 600 o 700 anni.

Nell'ateismo religioso del buddhismo, questa tensione non c'è, non c'è una fonte di verità rivelata, tutto quello che costituisce l'essenza di questa corrente spirituale, è quello che puoi capire autonomamente. Nel Kalama Sutra, il Buddha sta parlando con i Kalama. E loro dicono: "Abbiamo persone che ci dicono questo, altre persone che ci dicono quello. In cosa dobbiamo credere?". E il Buddha rispose in questo modo "Non andate per resoconti, per leggende, per tradizioni, per scritture, per congetture logiche, per inferenze, per analogie, per accordo attraverso opinioni ponderate, per probabilità, o per il pensiero, Quando sapete per voi stessi che, 'Queste qualità sono utili; queste qualità sono irreprensibili; queste qualità sono lodate dai saggi; queste qualità se adottate e messe in pratica, portano al benessere e alla felicità', allora dovreste utilizzare queste".

La sintesi del sutra è questa: "Non bisogna credere a qualcosa semplicemente perché è in qualche pezzo di scrittura. Semplicemente perché te lo dice qualcuno. Semplicemente per il fatto che è nella tradizione. Devi arrivare alla comprensione, cercando di capire autonomamente ed accettare i consigli delle persone che sanno più di te".

Ma come fai a riconoscere un saggio, la persona illuminata che può aiutarti a capire?
Nel caso degli scacchi, questo è abbastanza ovvio,lLa persona che ti batte è più bravo di te. Nel caso della filosofia morale è un po' più difficile trovare una guida e dovremmo verificare che ciò che asserisce è conforme al suo comportamento.

Nel campo della scienza che tratta il mondo naturale, i saggi sono ovviamente gli scienziati, la cui autorevolezza è certificata dagli esperimenti e dai loro risultati. Noi dipendiamo dalla scienza e ci basiamo sulla tecnologia che ci ha fornito. E così, la scienza, portatrice di una visione naturalistica del mondo e in particolare, una visione scientifica del mondo è, e deve essere, compatibile con la filosofia buddhista. 

Nel suo libro L'universo in un solo atomo, il Dalai Lama dice questo: "Se l'analisi scientifica dimostrasse definitivamente che certe affermazioni del buddhismo sono false, allora dovremo accettare le scoperte della scienza e abbandonare queste affermazioni". "Dovete avere rispetto per ciò che gli scienziati vi dicono sul mondo naturale in cui viviamo". Se c'è un conflitto tra la scienza e le dottrine buddhiste, allora, come dice il Dalai Lama, "È la dottrina buddhista che deve cedere il passo".

La filosofia buddhista è molto più in sintonia con una visione scientifica del mondo rispetto alle tradizionali visioni teiste e a quelle che postulano l'esistenza di un'anima o di un sé come l'induismo o il cristianesimo.

sabato 20 novembre 2021

Similitudini tra il buddhismo e le scienze moderne

Nelle lezioni sul Buddhism and Modern Psychology, della Princeton University, diretto dal prof. Robert Wright sono state presentate delle ricerche scientifiche sullo studio del cervello e i punti d'incontro tra le scienze moderne, in particolare le neuroscienze, e le pratiche meditative. 

 Le ricerche dimostrano che la meditazione aiuta a sviluppare qualità come l'attenzione focalizzata, l'empatia e la compassione. Il cervello non è una scatola impenetrabile e immutabile come si è pensato per secoli: migliorandone il funzionamento, possiamo cambiare stile emozionale, vivere meglio con noi stessi e con gli altri.
Ma andiamo per ordine. Michael Gazzaniga, professore di psicologia all'Università della California ed uno dei più importanti neuroscienziati del mondo ha introdotto il concetto della struttura modulare della mente. I moduli che compongono la mente, a turno esercitano un'influenza decisiva sul nostro pensiero, i nostri sentimenti, il nostro comportamento.
La teoria modulare del cervello è ripresa da Douglas Kendrick, professor di psycologia alla Arizona State University,  che chiama sub-sé questi sette moduli (autoprotezione, attrazione dei propri simili, repulsione dei propri simili, affiliazione, cura dei parenti, status, evitare le malattie). Il prefisso, sub, significa sotto,  e ciò porterebbe a pensare che c'è un unico sé unificato nella parte superiore. Ma in effetti questi moduli determinano il nostro comportamento sociale e sono in continua competizione tra loro. In un determinato contesto ed in un determinato istante un modulo prende il controllo delle operazioni (diventa il Sè temporaneamente) e fornisce la risposta più adeguata per affrontare l'evento.  
Per Leda Cosmides,  (è una psicologa statunitense, che, insieme al marito antropologo John Tooby, ha contribuito a sviluppare il campo della psicologia evoluzionista)  ciò fa pensare anche allo sviluppo darwiniano,  in cui prevale l'elemento (in questo caso il modulo) più idoneo a migliorare  la specie. Questo approccio converge con il pensiero buddhista della mancanza di un Sè controllore, si ritrova una corrispondenza tra questa teoria dei moduli della  psicologia moderna e quel carattere impermanente che Buddha attribuiva ai cinque aggregati. Nella dottrina buddhista i cinque skandha sono i costituenti della persona empirica, che è tradizionalmente scomposta nei cinque aggregati, ovvero: forma, rūpa; sensazione, vedanā; percezione, saññā; coefficienti, saṅkhāra; coscienza, viññāna.

Il buddhismo sostiene che l’universo non è costituito da entità solide e distinte, ma che consiste in un flusso dinamico di interazioni tra innumerevoli fenomeni e quello che noi percepiamo: il risultato delle interazioni della nostra coscienza con i fenomeni. Esiste soltanto un sistema di relazioni interdipendenti che il buddismo chiama realtà.  La causa della nostra percezione erronea della realtà è l’attaccamento ad un sé distinto e autonomo coerente, che persiste nel tempo e che dovrebbe costituire il centro del nostro essere e della nostra esperienza. Una visione modulare della mente aiuta a spiegare questa affermazione.
Buddha asseriva che il nostro stato mentale in un dato momento non è, in generale, il risultato di una scelta consapevole. Ma piuttosto, è il risultato di come le informazioni nel nostro ambiente. entrano nella nostra mente a livello tipicamente inconscio.
Nel corso della meditazione di consapevolezza accade che:
1- La rete di modalità predefinita, che è la situazione in cui diversi moduli si contendono la nostra attenzione, come dice Judson Brewer, (psichiatra, neuroscienziato)  diventa più silenziosa perchè la mente non è impegnata in qualcosa in particolare, non è assorbita da alcun compito.  2- Essendo consapevoli dei sentimenti possiamo determinare quali moduli sono e non sono autorizzati a prendere il controllo della mente. 3- Esercitando questa consapevolezza, possiamo influenzare il potere a lungo termine che i diversi moduli hanno.
Sono stati intervistati molti meditanti esperti (autori di diversi libri sulla meditazione o insegnanti di meditazione),  che hanno provato a descrivere la loro esperienza. Ciò è molto difficile in quanto come asserisce lo psicologo William James l'esperienza mistica ha due caratteristiche: è  noetica e ineffabile. La persona  è colta da una profonda intuizione ma è difficile esprimere l'esperienza. Rodney Smith  esprime la sua esperienza di meditazione come un annullamento di distanze, di aver percepito una coscienza senza proprietario.  Per Joseph Goldstein, il pensiero stesso appare e scompare. Come un suono. Si perde  l'identificazione con il pensiero ed è come provare ad  immaginare che ogni pensiero che sta sorgendo nella vostra mente provenga dalla persona vicina.  Ciò  ricorda la visione modulare della mente, in cui  la mente cosciente non genera  i pensieri, ma piuttosto i pensieri sono generati da alcuni moduli al di fuori del regno della coscienza. Yitha, una suora buddhista, intervistata in una delle lezion, descrive le emozioni e i pensieri con la stessa metafora di un film. Uno pensa che le scene siano reali, ma quando le prendi una per una, scopri che non sono reali.  Essendo consapevoli dei sentimenti di cui sono portatori i diversi moduli, stando in meditazione, potremmo influenzare quali moduli far vincere ed emergere  e quali moduli far perdere.
L'obiettivo della meditazione è arrivare ad uno stato di risveglio, ad un'esperienza conosciuta come illuminazione, che comporta una visione perfettamente chiara delle cose e alla liberazione dalla sofferenza. La parola Buddha significa proprio risvegliato. La realtà è la stessa, ma viene percepita in maniera diversa.  
La pratica regolare della meditazione porta a una condizione personale descritta da tutti i meditanti in termini di quattro elementi: l'assenza di una sorta di sé esterno, il vuoto, l'assenza di una sorta di sé interno e l'impermanenza.
Sharon Salzberg, (pratica la meditazione vipassana da più di venticinque anni ed ha insegnato nei centri buddhisti di tutto il mondo) spiega che il non-sé esterno consiste nella comprensione che gli individui sono immersi in un universo interconnesso. Altri meditanti come Gary Webber, Judson Brewer, riferiscono che nella meditazione questo stato di interconnessione, di appartenenza al tutto, diventa un'esperienza di percezione profonda. L'altro aspetto importante dell'illuminazione buddhista è la consapevolezza del vuoto che è trattato soprattutto dalla tradizione  Mahayana. Secondo il saggio Nāgārjuna, poiché nessun fenomeno possiede una natura indipendente, si può dire che tutto ciò che esiste è vuoto. L'esperienza della vacuità è la via che porta al "Risveglio".

venerdì 22 ottobre 2021

Cervello e meditazione - di Matthieu Ricard e Wolf Singer.

 Vi presento il libro  Cervello e meditazione - di Matthieu Ricard e Wolf Singer.                                      "E’ sempre la nostra mente che crea la nostra esperienza del mondo e la traduce in benessere o sofferenza".  - Matthieu Ricard.

Matthieu Ricard è un monaco buddista da quarant'anni ed è un meditatore esperto che viene regolarmente chiamato dalle università di tutto il mondo per condurre esperimenti sul cervello. Wolf Singer, neurobiologo e direttore emerito del Max Planck Institute for Brain Research, è uno dei maggiori specialisti mondiali del cervello. Per otto anni, hanno condiviso le loro conoscenze e si sono interrogati insieme su come funziona la mente. La meditazione cambia i circuiti neurali? Come si formano le emozioni? Quali sono i diversi stati alterati di coscienza? Che cos'è l'io? Esiste il libero arbitrio? Cosa possiamo dire sulla natura della coscienza? Su ogni tema, Matthieu Ricard e Wolf Singer confrontano due tradizioni di pensiero. Una, la filosofia buddista, è una conoscenza in prima persona, frutto delle pratiche millenarie dei monaci tibetani. L'altra, la neuroscienza, è una conoscenza in terza persona, il risultato di esperimenti di laboratorio. I due approcci sono radicalmente diversi, ma spesso portano alle stesse conclusioni. Per sviluppare una vera "scienza della mente", è essenziale riunirli, come è stato delineato negli ultimi anni. Questo è ciò che propone questo libro: un dialogo approfondito tra le scienze contemplative e le scienze moderne per penetrare i misteri della mente umana. 

Lo scopo della meditazione è coltivare senza distrazioni uno stato della mente particolare. Non bisogna ridurre la meditazione all'opinione comune che l’associa a vuotare la mente o rilassarsi. Nelle lingue asiatiche ci sono due parole per tradurre meditazione: il termine sanscrito bhavana: che significa coltivare e sviluppare e il termine tibetano gom: che significa familiarizzare con le qualità e le prospettive associate ad un nuovo modo di essere. La meditazione quindi è un processo estremamente attivo.

Spesso siamo talmente assorbiti dal contenuto dei nostri pensieri che ci identifichiamo totalmente con essi. Uno degli scopi del buddhismo non è di essere privi di emozioni, ma di imparare a gestirle, non esserne schiavi, vederle sorgere e sparire senza creare perturbamenti emozionali. Quando le emozioni conflittuali come la collera invadono la nostra mente dovremmo riuscire a dissiparle. Dobbiamo essere sempre vigilanti e cercare di Non essere coinvolti dalle perturbazioni emozionali e provare a raggiungere una grande stabilità.

Si giudicano i praticanti quando sono confrontati alle avversità, è in questi momenti che si valutano realmente i cambiamenti che si sono prodotti nelle nostre attitudini. Quando siamo in faccia a qualcuno che ci critica e che ci insulta, se non esplodiamo, ma riusciamo a trattare questa situazione con calma mantenendo la nostra pace interiore, questo significa che noi abbiamo raggiunto un autentico equilibrio emozionale e una reale libertà interiore.

Nella meditazione è imperativo di mantenere una continuità e di meditare quotidianamente. Sia presto al mattino, sia prima di dormire. Il profumo della meditazione apporterà una fragranza particolare alla giornata.  Spesso gli eremiti e i meditanti sono accusati di egoismo e indifferenza. Invece, spesso il ritiro è una tappa fondamentale nell’evoluzione interiore, ci si ritira per diventare più forti, altrimenti saremo troppo vulnerabili per aiutare gli altri e se stessi. Per sviluppare una attitudine occorre tempo e concentrazione. Ho lavorato nel modo umanitario da diversi anni e ho constatato che i problemi maggiori (corruzione, conflitto di ego, debolezza di empatia e scoraggiamento) che sono presenti in questo mondo provengono da una mancanza di maturità delle qualità umane. E’ indispensabile acquistare una forza interiore, sviluppare la compassione, avere un bon equilibrio interno prima di impegnarsi ad andare in aiuto ad altri. Bisogna aver raggiunto un certo grado di saggezza per riconoscere che siamo sufficientemente maturi per aiutare realmente gli altri. Dobbiamo provare sinceramente di diventare un essere migliore. "Cambia te stesso per poter cambiare il mondo".

Perchè ci sia un conflitto occorrono due protagonisti. Per riprendere un proverbio tibetano “Non si può applaudire con una sola mano”.  Matthieu Ricard, nel testo, riporta un esperimento a cui ha partecipato in prima persona, con Paul Ekman e Robert Levenson a Berkeley.  Mi hanno messo a confronto con un una persona con un carattere molto difficile, e il dibattito si preannunciava riscaldato, la persona è subito entrata nel vivo del soggetto ed ha cominciata ad agitarsi, io cercavo di restare calmo e fornirgli le risposte sensate con un tono amichevole e cominciavo a prendere piacere nello stare in quella situazione. Dopo qualche tempo la persona ha cominciato a calmarsi e dopo dieci minuti ha dichiarato ai ricercatori: “Non posso litigare con quest’uomo, tiene delle argomentazioni sensate e sorride tutto il tempo”. 

L’antidoto consiste nell'essere cosciente del desiderio o della collera, invece di identificarsi con essi. Non possiamo fare esplodere la collera a discapito di quelli che ci circondano e della nostra pace interiore e nemmeno la possiamo reprimere. Il vero amore deve essere altruista, per essere una sorgente di benessere reciproco. La natura universale dell’altruismo fa sì che deve applicarsi a chiunque entra nel nostro campo di attenzione. Come il sole brilla nello stesso modo per tutti gli esseri e in tutte le direzioni; tuttavia nella vita ci sono delle persone che si trovano più vicine al sole della nostra attenzione. 
Conoscere la pace interiore e l’equanimità non significa che si cessa di fare esperienza del mondo in tutta la sua profondità, questo non implica il ridurre la qualità del nostro amore, della nostra affezione, della nostra apertura verso gli altri, né la nostra gioia. In realtà essere nel momento presente, ci rende più presenti agli altri e al mondo. Se ci sono onde enormi o la superficie dell’acqua resta liscia come uno specchio la profondità dell’oceano resta la stessa.  A scuola occorrerebbe sviluppare il coraggio e l’equilibrio emozionale.Oggi c'è la necessità di eliminare le principali afflizioni mentali che sono: attaccamento, collera, ostilità, arroganza, la confusione mentale e sostituirle con la serenità, la compassione, la libertà interiore. La maggioranza dei problemi che ci affliggono sono delle costruzioni mentali che sovrapponiamo alla realtà e che potremmo facilmente decostruire, infatti come è stato già detto è sempre la mente a fare esperienza del mondo.

L’individuo può fare evolvere la società e le istituzioni, le ricerche sulla epigenetica e la neuroplasticità hanno dimostrato che gli individui possono cambiare.

E’ possibile riconoscere la vera natura delle cose? Abbiamo due sorgenti di conoscenza: la prima l’esperienza soggettiva attraverso l’interazione con l’ambiente e la seconda è la scienza. Con i cinque sensi assimiliamo il mondo ordinario. E’ difficile immaginare qualcosa che a secondo il modo di osservazione ci appare un’onda o una particella. Investigando sulla natura ultima della realtà, si scopre che quelle entità sono un insieme di fenomeni interdipendenti privi di ogni esistenza propria e non si limitano mai ad una causalità lineare. La costruzione mentale dipende da due evoluzioni: la lenta evoluzione genetica e la più rapida, il cambiamento culturale.

Secondo il buddhismo l’aspetto più profondo, il più fondamentale della coscienza, è questa presenza risvegliata simile al sole. Ci sono numerosi esempi che dimostrano che il modo in cui le cose appaiono non corrisponde alla realtà. La percezione produce una cognizione non valida. Noi non vediamo mai un fenomeno in tempo reale, e noi lo deformiamo inevitabilmente in un modo o nell’altro. Per Ignoranza o confusione mentale. La saggezza discriminante è la visione profonda, che comprende la natura ultima delle cose e dei fenomeni senza la sovrapposizione delle costruzioni mentali. Il mondo che noi percepiamo è inestricabilmente legato al modo di funzionamento della nostra coscienza, il solo mondo che noi conosciamo è la relazione tra il nostro tipo di coscienza specifica e il mondo fenomenico. Le particelle sono delle onde di probabilità che si sviluppano da un vuoto quantico.

Riconoscere che l’universo non è costituito da entità solide e distinte, ma che consiste di un flusso dinamico d’interazioni tra innumerevoli fenomeni fluttuanti permettono di comprendere correttamente l’impermanenza. Il buddismo decostruisce le nostre percezioni. Il mondo fenomenico è un normale flusso di eventi interdipendenti e dinamici e quello che noi percepiamo è il risultato delle interazioni della nostra coscienza e dei fenomeni. Esiste solo un sistema di relazioni interdipendenti che il buddismo chiama realtà.  Essere consapevoli di questo ridurrà l’attaccamento. Riducendo l’attaccamento si acquisterà la consapevolezza di una più grande realtà interiore. Dovremmo quindi perfezionare il nostro telescopio interno per comprendere il mondo esterno. Se ci è impossibile di conoscere il risultato finale dei nostri atti, noi possiamo sempre verificare il senso delle nostre motivazioni, si tratta di una motivazione egoista e una motivazione altruista?  Rabindranath Tagore dice: “noi decifriamo male il mondo e diciamo che ci tradisce”.

La causa della nostra percezione erronea della realtà è l’attaccamento di un sé distinto e autonomo che sarà il centro del nostro essere e della nostra esperienza. La forza interiore viene da una libertà interiore.

Molti pensano che al centro di questo flusso di esperienze, c’è una entità singola, distinta, il nostro vero sé. Se noi esaminiamo questo concetto vediamo che è difficile designare questo sé, mentre è facile constatare che questo nostro attaccamento ad un sé distinto perturba la nostra vita.   Visto che è difficile trovare il sé nel corpo possiamo pensare che il sé è associato alla coscienza, che non è altro che un flusso di esperienze. Ma è pragmatico considerare il Sé come convenzionale, una etichetta mentale apposta sull’associazione del corpo e della coscienza. Questo è funzionale in quanto noi non siamo questa entità immaginaria alla quale ci identifichiamo, ma un flusso dinamico di esperienze. L’autentica libertà è liberarsi dai diktat di questo Sé. Una persona che non è preoccupata dall’immagine di se stessa, dall’affermazione del proprio io, ha più fiducia in se stessa. 

La differenza tra un io forte e una mente forte. Un Io forte si accompagna ad un egocentrismo smisurato, una mente (uno spirito) forte si accompagna ad una mente resiliente, libera e sagace. La situazione ottimale sarebbe quella di un IO debole ed uno spirito forte. Importante capire l’interdipendenza fondamentale del sé, degli altri e del mondo. Un praticante capace di restare libero dal sé, imperturbabile, non è in nessun caso indifferente agli altri né tagliato dal mondo esterno, e può contare sulle sue risorse interiori che sono sempre là. La fiducia in se stesso non ha bisogno di essere rinforzata da fattori esterni. Una forte personalità ha une grande fiducia in se stesso, mentre essere egocentrici e vulnerabili di fronte alle critiche sono dei segnali che indicano una fiducia in se stessi limitati e un io debole.

Rimuginare sul passato, sul futuro è il flagello della pratica meditativa e della libertà interiore. Non bisogna confondere il rimuginare con la meditazione analitica che serve a decostruire il concetto di un sé indipendente. Non deve essere nemmeno confusa con l’osservazione vigilante che permette di riconoscere un’emozione negativa e smorzarla al momento che sorge. La pratica meditativa deve tradursi con dei cambiamenti reali, progressivi e durevoli nel nostro vissuto interiore e nel nostro rapporto con il mondo. Il Buthan, è uno dei pochi Paaesi al mondo, forse l'unico,  ad incorporare principi buddhisti nella costituzione con lo scopo di equilibrare i doveri con i diritti. 

Nel Buddhismo non è ammessa la violenza e il Dalai Lama lo ha affermato più volte: "Niente nel buddhismo giustifica la violenza".   Quindi ha condannato senza esitazione gli episodi accaduti in Birmania, dove un movimento di monaci buddhisti capeggiato da Ashin Wirathu ha incitato i contadini birmani a perpetrare degli orribili massacri sulle minorità mussulmane. Nel Tibet quando c'è un contrasto , il caso è spesso sottomesso al giudizio di un lama, che convocati i protagonisti fa promettere loro di interrompere il ciclo di rappresaglie.

Il buddhismo considera diversi aspetti della coscienza. La prima, la coscienza di base, la coscienza dei cinque sensi, e l'ultimo livello invece è la coscienza mentale che assegna dei concetti astratti agli altri livelli. Il buddismo considera un ulteriore livello, delle emozioni negative (rabbia, cupidigia, ) che alterano la realtà. Il dibattito su corpo e mente non ha senso in quanto entrambe non sono dotate di esistenza estrinseca. Quando perdiamo di vista l’unità della coscienza e del mondo si instaura una visione dualistica tra sé e non sé, e il mondo dell’ignoranza e del sansara si manifesta. La concezione buddhista differisce totalmente dal dualismo cartesiano tra realtà materiale e coscienza immateriale. 

Nel buddhismo il dualismo è assente ed afferma che la vacuità è la forma e la forma è la vacuità. Non esiste una realtà intrinseca. In assenza di coscienza è impossibile affermare che il mondo esiste. Il tempo e lo spazio sono cominciati con il Big Bang. Noi non possiamo mai situarci fuori dalla coscienza. Che cosa determina che siamo coscienti di noi stessi? Noi siamo lo stesso coscienti del nostro sé cosciente? La coscienza è un cervello iscritto in un corpo situato in un ambiente e queste tre istanze sono indissolubili. Gli stati di coscienza sono vuoti di contenuto. La Coscienza è non duale perché non c’è più distinzione tra il soggetto e l’oggetto.

Nel testo si parla anche del ricordo delle vite precedenti: uno dei casi più famosi è quello di Chanti Deva nata a Delhi nel 1926. Gandhi in persona è venuto a trovare la ragazzina che raggiunta la città di Mathura, ha riconosciuto tutti i membri della sua famiglia, il marito e la sua casa. Era sposata ed è morta mettendo al mondo un figlio. Shanti Deva, secondo i buddhisti,  era la reincarnazione di Lungi Deva.

Nel testo si parla anche di Esperienze di morte imminente (EMI), dove tutte le persone che hanno vissuto tale esperienza hanno conosciuto una esperienza di felicità, hanno avuto una visione di una luce all’estremità di un tunnel, l'impressione di fluttuare nell’aria sopra il proprio corpo, e  queste esperienze si erano manifestate nella camera d’ospedale quando erano in coma. Si erano manifestate anche esperienze di dissociazione e confusione, da parte dei pazienti nella percezione di spazio e tempo. Nello spazio di tempo che precede l’attacco di epilessia si hanno le stesse esperienze EMI. Esiste un rapporto stretto tra il funzionamento neuronale del cervello e quello che il buddhismo chiama l’aspetto grossolano della coscienza. Con la meditazione, si assiste alla crescita dell’ampiezza dell’attività oscillatoria su una banda di frequenza di 40Hz, la celebre frequenza gamma. A riguardo vengono citati i lavori di Richard Davidson e Antoine Lutz.  Vengono trattati anche i lavori di Paul Ekman sulle microespressioni facciali delle emozioni.

La psicoanalisi conferma che ruminare costantemente è uno dei principali sintomi di depressione e che gli stati conflittuali, che hanno per origine l’egoismo, accrescono il fossato tra sé e gli altri, ma anche tra sé e il mondo.  Peer superare queste derive, l’essere umano ha a disposizione la sua mente, una pepita d’oro, un nucleo di purezza e di qualità positive. I pensieri sono la manifestazione della pura presenza risvegliata, come le onde che si alzano dall’oceano. La presenza aperta è uno stato di coscienza estremamente chiaro e positivo. Nel buddhismo non esiste un compito difficile, occorre solo dividere il compito in piccoli compiti più facili. 

 La meditazione fa ringiovanire corpo e mente.  Il testo riporta anche lo studio di un team di scienziati del Center for Healthy Minds dell’Università del Wisconsin-Madison che ha seguito per 14 anni lo sviluppo del cervello di Yongey Mingyur Rinpoche, un monaco buddhista e insegnante di meditazione. I ricercatori hanno analizzato il cervello di Mingyur Rinpoche quattro volte usando la risonanza magnetica strutturale per vedere i cambiamenti nel cervello nel tempo. Lo studio che è stato pubblicato da LiveScience nel 2020, ha rivelato che il cervello di Mingyur Rinpoche sembrava rallentare nel suo invecchiamento per oltre un decennio. https://www.livescience.com/buddhist-monk-meditation-brain.html               “Il grande passo avanti è che il cervello di questo monaco tibetano, che ha trascorso più di 60.000 ore della sua vita in meditazione formale, invecchia più lentamente del cervello del gruppo di controllo“, ha affermato Richard Davidson, ricercatore e professore di psicologia e psichiatria all’università.  Mingyur Rinpoche era il soggetto perfetto per testare gli effetti a lungo termine della meditazione sul cervello umano a causa della sua straordinaria vita. Credendo di essere la settima incarnazione di Yongey Mingyur Rinpoche, maestro dei lignaggi Karma Kagyu e Nyingma del buddismo tibetano, Mingyur Rinpoche guida altri praticanti buddisti senior nei metodi della meditazione buddhista fin dall’adolescenza.  Questa scoperta sembra aggiungere prove all'ipotesi che la meditazione influisca sullo sviluppo del cervello e  fornisce un qualche tipo di beneficio per la salute del corpo.    Altri ricercatori ritengono che il cervello dei nati in alta quota, in Tibet, come Mingyur Rinpoche, possa naturalmente invecchiare più lentamente a causa dell’ambiente. C’è anche la possibilità che lo stile di vita buddhista – praticando una dieta sana e vivendo nell’area a basso inquinamento delle montagne tibetane – possa aver contribuito ad avere un cervello “giovane”.

martedì 12 ottobre 2021

Il Dalai Lama - Buddhismo, Scienza e Compassione

 Intervento on line di Sua Santità il Dalai Lama dalla sua residenza di Dharamsala su Buddhismo, Scienza e Compassione   (novembre 2020)  Vedi link           

Il Dalai Lama sostiene che tutte le religioni sono state create dall'uomo per rendere la vita delle persone più pacifica, soddisfacente e felice. Propugna l'armonia delle religioni; le lotte interreligiose e l'intolleranza sono spiacevoli.   Non bisogna accettare l'insegnamento del Buddha come un atto di fede, ma come il risultato di una investigazione. Non deve essere un atto di devozione ma occorre privilegiare l'indagine e l'approccio logico. Il buddhismo ha come priorità la comprensione della natura della realtà. I due aspetti della realtà sono:

  •     La Verità convenzionale = la nostra percezione della realtà. Ma questo livello di apparenza inganna. Come le cose appaiono è diverso da come le cose sono.
  •     La Verità ultima = è oggettiva (non colorata da sentimenti o opinioni). È il modo in cui le cose realmente sono. La differenza tra queste due verità è una parte importante della comprensione della natura della realtà da parte del buddhismo.

Le Quattro Nobili Verità sono: - 1) La verità della sofferenza. (La sofferenza permea la nostra realtà) - 2) La verità delle cause o origine della sofferenza.  - 3) La verità della fine della sofferenza che nel buddhismo corrisponde alla liberazione e/o nirvana - 4) La verità del sentiero che conduce alla fine della sofferenza.     Il buddhismo insegna come esaminare le cause della sofferenza e come ridurle o eliminarle. Le cause della sofferenza sono il karma e le afflizioni o disagio mentale. La liberazione arriva ponendo fine afflizioni ed estinguendo il karma.

Il karma nasce dalle afflizioni. Le afflizioni nascono dall'elaborazione concettuale. L'elaborazione concettuale nasce dall'ignoranza. L'ignoranza sulla natura della realtà è la fonte dei nostri problemi.  Quindi le emozioni negative possono essere eliminate attraverso l'allenamento della mente, e non attraverso la fede o la preghiera. Sviluppare saggezza e comprensione attraverso la conoscenza della natura della mente può purificare la nostra mente. La natura principale della mente è "luce chiara".

Ci sono diversi livelli di mente ed emozioni. I livelli più grossolani sono le emozioni distruttive. I livelli più sottili sono il sonno e la meditazione. Il livello più profondo è il momento della morte, alla fine di un lungo processo di dissoluzione. Questo è il momento in cui gli ultimi livelli della nostra esperienza si dissolvono, lasciando solo la nostra pura luminosità o luce chiara. In quello stato la mente è pura e chiara. È totalmente libera da qualsiasi afflizione. Anche le persone comuni sperimenteranno naturalmente questa mente primordiale di chiara luce al momento della loro morte.
Gli insegnamenti devono  concentrarsi su questa luce chiara. Man mano che si progredisce attraverso livelli sempre più alti di sottigliezza nella coscienza, ci si allontana sempre più dalle influenze della concettualizzazione e degli altri livelli più grossolani. Anche le pratiche yoga vengono utilizzate per liberarsi progressivamente da queste afflizioni.

Gli insegnamenti, inoltre, mostrano che la normale percezione della realtà consiste nell'aggrapparsi a qualche tipo di realtà duratura, intrinseca, che è la base della nostra percezione ingenua, semplicistica della realtà. Questo dà origine alla nostra relazione emotiva con il mondo. 

Quindi, lo scopo della pratica è quello di decostruire i diversi livelli di comprensione mostrando che il modo in cui il mondo ci appare, non è come il mondo esiste realmente. Per esempio, così come il corpo pervade tutti gli altri sensi, allo stesso modo l'ignoranza pervade potentemente le nostre percezioni della realtà. Quindi l'unico modo che abbiamo per annullare tutto ciò, è quello di ottenere la comprensione della impermanenza e vacuità o 'Emptiness", che è la realtà ultima. Tutti i dharma, secondo la lettura degli insegnamenti del Buddha da parte di Nāgārjuna, sono vuoti: poiché nessun fenomeno possiede una natura indipendente, si può dire che tutto ciò che esiste è vuoto. L'esperienza della vacuità è la via che porta al "Risveglio". Perciò, bisogna capire bene l'origine dipendente. 

Le tradizioni indiane si concentrano molto sulla comprensione della mente e della coscienza, che non ha nulla a che fare con la religione. Si tratta di capire la realtà, quindi può essere trattata come una materia accademica. 

La scienza moderna manca di comprensione della mente umana. Non distingue tra i gradi dei livelli di coscienza, dai più grossolani, fino ai livelli più sottili, ecc. Il buddhismo può contribuire molto a questo corpo di conoscenze con la sua teoria, le sue tecniche e i suoi metodi. Per esempio, come sviluppare una mente focalizzata con un unico punto di vista. La scienza e il buddhismo, possono aiutarsi reciprocamente imparando l'uno dall'altro. L'aspetto filosofico del buddhismo dovrebbe essere insegnato nelle scuole, in modo particolare la scienza della mente. Alcuni aspetti della moderna fisica quantistica sono abbastanza simili alle antiche vedute dell'università buddhista di Nalanda. 

Testi consigliati per capire il rapporto tra scienza e buddhismo:

  • Scienza e filosofia nei classici buddhisti indiani, Vol. 1: Il mondo fisico;
  • Scienza e filosofia nei classici buddisthi indiani, Volume 2: La mente.

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