mercoledì 11 giugno 2025

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono circa 800 articoli, la maggioranza dei quali verte su yoga, meditazione, buddhismo, filosofie orientali. Gli articoli sono essenzialmente riassunti di libri che ho letto su questi argomenti e che mi hanno particolarmente colpito.                                             

Per ricercare un soggetto specifico si può usare la finestrina a destra, oppure si possono usare le categorie (etichette) che si trovano sulla destra. Sul Blog sono riportati anche i libri che ho scritto sullo yoga e la meditazione e la gallery di alcuni miei viaggi.                                                     

       Buona lettura   

 

Giornata Internazionale dello Yoga

Giornata Internazionale dello Yoga - 21 giugno 2025
Alla Biblioteca Laurentina sarà celebrata questa giornata dalle ore 10,30 alle 12,00.  
 

La Giornata Internazionale dello yoga si celebra il 21 giugno per farla corrispondere con il solstizio d’estate, giorno in cui Shiva secondo la tradizione indù iniziò a trasmettere i propri insegnamenti sullo yoga.
La Giornata Internazionale  dello yoga è stata riconosciuta nel 2014 dall’Assemblea Generale dell’Onu, riconoscendo che lo yoga favorisce un approccio olistico alla salute e al benessere della persona, e che una più ampia divulgazione dei benefici contribuirebbe a migliorare la salute della popolazione a livello mondiale.
Lo Yoga  è unione di corpo e mente, pensiero e azione, è armonia tra uomo e natura; praticarlo porta a un maggior controllo di sé e calma la mente, è benessere dell’anima e del corpo.
Questa pratica consiste in una serie di posizioni, meditazione, respirazione controllata, parole cantate e altre tecniche pensate per aiutare le persone a raggiungere elevati stati di consapevolezza,  alleviare la sofferenza e consentire uno stato di liberazione. 
È praticato da giovani e anziani senza discriminazioni di genere, classe o religione ed è diventato popolare in molte parti del mondo.
In occasione di questa storica decisione dell'ONU, nel 2014 il Governo indiano (Ministero dell'AYUSH) ha emanato il Protocollo Comune dello Yoga, in modo da fornire delle linee guida. All'interno del protocollo, dopo un'utile parte introduttiva che spiega cos'è lo Yoga, i suoi fondamenti e le scuole tradizionali, vengono elencate molte posizioni (asana), ognuna con spiegazione della tecnica, indicazione dei benefici, e delle eventuali controindicazioni.  In tutte le piazze del  mondo, il 21 giugno, sarà proposto il Protocollo Comune dello Yoga.      

Vedi: https://www.ayurvedicpoint.it/files/common-yoga-protocol.pdf

Riassunti degli libri che ho scritto su yoga e meditazione

 Riassunti degli libri che ho scritto su yoga e meditazione      
https://maramici.blogspot.com/2024/11/riassunti-degli-ultimi-libri-che-ho.html

 

Federico Faggin, l'uomo che vide il futuro

"La materia  è  l'inchiostro con cui la coscienza scrive l'esperienza di se."                                                   "Se la vita ti da dei limoni, fai una limonata".  -  Federico Faggin

Federico Faggin (1941 - ) è un fisico (laureato all'università di Padova), inventore e imprenditore italiano, venerato nella Silicon Valley ma poco conosciuto dal grande pubblico in Europa. E' l'inventore del microprocessore,  e sta effettuando una ricerca sul chip neurale. Ha pubblicato nel 2024 il libro Oltre l'invisibile. Dove scienza e spiritualità si uniscono.

Vedi il documentario su RaiPlay  dedicato a Faggin    https://www.raiplay.it/video/2025/03/Federico-Faggin-luomo-che-vide-il-futuro-089890ec-60ec-460b-91ef-0fb209c0c2bb.html 

Faggin inventò il transistor con circuiti integrati di silicio (nel 1968) per tutti gli appassionati di informatica e di digitale, il suo nome è legato indissolubilmente all'invenzione del microchip. Fu infatti capo progetto del microprocessore Intel 4004 e responsabile dello sviluppo dei modelli 8008, 4040 e 8080 e delle relative architetture. Con la Synapitcs la sua terza ditta fondata nel 1986 inventa il  touch screen, touch pad. Federico Faggin è stato premiato dal presidente Obama con una medaglia per le tecnologie e innovazioni.   Poi si interessa delle rete neurali, la nuova generazione di macchine pensanti;  per risolvere i problemi dell' intelligenza artificiale  comincia a studiare libri di biologia e neuroscienza. Nella descrizione dei vari neuroscienziati ci sono solo segnali biochimici, elettrici e basta. Quello che noi proviamo è dovuto a questi segnali elettrici. Ma come fanno i segnali elettrici a produrre sensazioni e sentimenti?  L'uomo ha la coscienza che fa da supervisore alle rete neurali del cervello. 

Noi siamo luce e dobbiamo aprire gli occhi. In un'epoca dove l'intelligenza artificiale ci viene proposta come qualcosa che ci può sostituire, è fondamentale capire chi siamo. Se ci consideriamo macchine, saremo prima o poi superati dalle macchine stesse, costruite da chi vuole controllarci

Il cervello impara dall'osservazione dei dati. Se il cervello è un sistema informatico ed è cosciente, anche un computer dovrebbe essere cosciente, ma come costruire un computer cosciente...   come trasferire questi principi su delle macchine? Secondo Faggin la coscienza non ha nessuna connessione con la fisica che conosciamo.  E ha cominciato a porsi la domanda di come funzioni la coscienza.

Faggin nel docuementario dice: "Non ero contento e non sapevo perchè,  avevo una bella famiglia, un bel lavoro, ma provavo sempre una tensione interna, facevo finta di essere felice. In quel periodo ho cominciato a pormi il problema dell'esistenza, che cosa è la coscienza, e come funziona".

E' stato in questo clima che Faggin ha avuto un'esperienza che mi gli ha cambiato la vita. Ha  provato un'esperienza di coscienza,  che gli ha permesso di cambiare il modo  di vedere la realtà.     Racconta: "Nel 1990 ero in vacanza sul lago, coperto di neve, una notte, mi esce dal petto un'energia potentissima, un fascio di luce bianca scintillante, che è amore, un amore così potente che non avevo mai provato. la cosa straordianria era che l'amore usciva da me, io ero amore, questa energia ero io, la mia coscienza era anche in questo fascio di luce. Questo fascio di luce scoppia,  e provavo un amore, un'energia, una pace così intensa che he non avevo mai provato."  "Questa è la sostanza di cui tutta la realtà è fatta, non solo la mia coscienza era in questa energia, io ero il mondo che osservava se stesso, e poi tutto è sparito". 

Cerca di spiegarsi questa esperienza, e dice che la coscienza va ben al di là di quello che pensava, ed era fuori del corpo.  Per elaborare il risveglio ha avuto bisogno di dieci anni  Decide di vendere tutto e dedicarsi allo studio della coscienza, per cogliere il senso della vita, cercare di capire chi siamo e che non corrisponde a quello che la scienza asserisce.   

La fisica è partita dalla studio della materia, ma con la materia non è possibile spiegare la coscienza, ad esempio come fa  coscienza ad emergere da una materia che non è cosciente? Ciò non è possibile.   La fisica partendo dalla materia ha eliminato la coscienza, che è quello che ci rende umani. 

La fisica quantistica dice che siamo dei campi quantistici,  che hanno coscienza e libero arbitrio.  Per spiegare un teoria si deve partire da un postulato, Faggin parte dal postulato dell'Essere, dell'Uno; e segue questi tre principi: la totalità di ciò che esiste è dinamico, olistico, e vuole conoscere se stesso. 

L'Uno cambia continuamente,  è fatto di parte separabili come le onde del mare;   quando uno conosce se stesso per la  priama volta porta in esistenza ciò che ha conosciuto, ha creato un campo, i  campi sono parti intere dell' Uno, sono i punti di vista con cui uno conosce se stesso,   l'Uno ha bisogno di questi enti coscienti, che interagendo tra di loro conoscono se stessi.  Quando accettiamo questi campi quantistici, che come Uno vogliono conoscere se stessi,  allora possiamo definire la Coscienza come "la capacità dell'universo di conoscere se stesso".  L'Uno crea noi come campi quantistici per conoscere se stesso attraverso di noi, quindi  conoscenza e esistenza, sono due facce della stessa medaglia, il corpo è uno strumento che noi usiamo per avere una esperienza in questa realtà fisica, io essendo una parte intera dell'Uno, per conoscere me stesso devo conoscere l'altro, e in questo processo la cooperazione è fondamentale. 

Oggi, uno vuole essere superiore all'altro, vuole competere con l'altro,  questo porta alle guerrre e alle disfunzioni della società, e ai problemi climatici. Una volta capite queste cose, troveremo una soluzione.  

Nessuno ha il coraggio di prendere una posizione e cercare di capire chi siamo, in quanto siamo abituati a pensare  come macchine e prevale lo scientismo. Dovremmo applicare la tecnologia con etica. La scienza non può ignorare la nuova teoria dell'esistenza. Una volta capita fino in fondo la fisica quantistica,  riusciremo ad andare oltre l'invisibile e a unire scienza e spiritualità, e a capire il senso della nostra esistenza.

Nel suo libro Oltre l'Invisibile, Faggin scrive:  "Dopo trentacinque anni di studio sulla coscienza, sono sicuro che esista un'unione profonda tra il mondo della scienza e quello della spiritualità, due mondi che spesso sono considerati incompatibili tra di loro. Mi auguro che questo libro possa rendere le mie idee più chiare e fruibili e che aiuti i lettori a orientarsi meglio nella realtà più vasta in cui scienza e spiritualità sono una sola disciplina che mostra la ricchezza, la bellezza e il significato dell'universo che possiamo creare insieme. Noi siamo luce, dobbiamo solo aprire gli occhi." Dopo aver contribuito notevolmente a rivoluzionare il mondo fisico che ci circonda, Federico Faggin ha deciso di andare oltre la materia, oltre il visibile e l'invisibile, e di indagare la fisica dell'ineffabile: "L'avvento dell'intelligenza artificiale, combinato con i principi materialisti e riduzionisti che considerano l'uomo una macchina classica, favorisce una forma di scientismo che sta portando la società umana su una china pericolosa. Se ci consideriamo macchine, saremo prima o poi superati dalle macchine costruite da chi potrebbe controllarci… Per questo è necessaria una nuova scienza che includa la spiritualità e una nuova spiritualità che includa la scienza. Ho chiamato Nousym la loro unione". 

Oltre l'invisibile propone un nuovo sguardo sulle cose, una nuova affascinante teoria della realtà: "Pensiamo che la realtà sia assurda, invece siamo noi che siamo assurdi quando vogliamo forzarla dentro le nostre idee preconcette. Bisogna liberarci dai presupposti errati del pensiero materialista e partire da altre ipotesi, che si concilino con le proprietà strabilianti della fisica quantistica. Occorre dunque una nuova scienza, che, anziché ignorare ciò che contraddice il materialismo e le domande a cui finora non siamo stati in grado di rispondere, parta invece da quelle. Perché è proprio indagando 'l'assurdità' dell'entanglement quantistico, del libero arbitrio e della coscienza, fenomeni che la fisica non riesce a spiegare, che si potrà trovare la risposta." 

"Una seity è un 'campo' in uno stato puro che esiste in una realtà più vasta del mondo fisico che contiene il nostro corpo. Una seity esiste anche senza il corpo fisico, e questa è un'affermazione cruciale, perché implica che la nostra esistenza non dipende dal corpo".

martedì 10 giugno 2025

Yogando con i Libri

 Il giorno 11 giugno 2025 ore 17:00 alla Biblioteca Laurentina, in vista della Giornata internazionale dello Yoga, aspettiamo i nostri piccoli utenti a Yogando con i libri. Sarà un pomeriggio dedicato alla giocosa scoperta dello yoga da parte dei più piccoli attraverso la lettura di libri che illustrao in modo chiaro e divertente alcune semplici posizioni di questa antica disciplina, utile a sviluppare la coordinazione, la concentrazione e l’equilibrio. L'attività è in collaborazione con l'insegnante di yoga Cesare Maramici. Si consiglia di portare un tappetino o un telo.     

Età: dai 4 anni agli 8 anni con prenotazione 

https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/yogando-con-i-libri/37330

https://www.facebook.com/share/p/1XoseXa9ft/ 

L'altruismo e la nonviolenza - Lev Tolstoj

Lev Tolstoj (1828-1910), uno dei giganti della letteratura russa, celebre in tutto il mondo, a cinquant’anni, precipitò in una profonda depressione. La tristezza lo consumava giorno dopo giorno, senza una causa apparente. Era un conte, uno degli uomini più ricchi del suo paese, ammirato ovunque per i suoi romanzi. Eppure, era infelice.         

«Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano persone che avevano entrambi ed erano infelici. Anche la salute non contava molto; c’erano persone malate piene di voglia di vivere e persone sane che appassivano, angosciate dalla paura di soffrire».

Un giorno, passeggiando, vide un orfano. Mosso dalla compassione, lo portò a casa con sé. Per la prima volta dopo tanto tempo, provò un senso di pace. Si dimenticò di sé stesso, della sua angoscia, della sua insoddisfazione.  Fu l’inizio di un cambiamento radicale. Tolstoj rinunciò ai suoi abiti eleganti, ai privilegi della sua condizione, e scelse di condurre una vita semplice, dedicandosi agli altri e donando ciò che possedeva ai bisognosi.   «Non parlarmi di religione, di carità, di amore», diceva, «mostrami la religione nelle tue azioni».

Tolstoj divenne il primo grande teorico della non violenza, predicò la fratellanza tra i popoli e le sue idee ispirarono un’altra figura straordinaria del XX secolo: Mahatma Gandhi. Fino all’ultimo giorno della sua vita continuò ad aiutare il prossimo, tanto che molti lo consideravano pazzo.  In un mondo che esalta il possesso, dove tutti vogliono prendere ma pochi sanno dare, Tolstoj sembrava un folle. Un giorno, un vecchio amico, immerso nel lusso e nella comodità, gli chiese:  «Che senso ha tutto questo? Che ti importa degli altri? Dovresti pensare a te stesso».

Tolstoj rispose con parole destinate a restare immortali: «Se senti dolore, sei vivo. Ma se senti il dolore degli altri, sei umano».

La legge della risonanza spirituale - Jung

"Non si incontra mai nessuno per caso"    https://www.youtube.com/watch?v=kQr0PLcMR3g

Carl Gustav Jung (1875-1961) è stato uno psichiatra, psicoanalista, antropologo e filosofo svizzero, una delle figure più influenti nel panorama psicologico e filosofico del Novecento. Secondo Jung, nulla accade per caso: ogni incontro, ogni evento nella nostra vita è profondamente connesso con il nostro mondo interiore. L'inconscio, invisibile ma potente, guida e plasma la nostra realtà esterna. Le coincidenze, per Jung, non sono mai casuali: esse rappresentano una sincronicità, una connessione significativa tra eventi che, pur non essendo legati da una relazione di causa-effetto, condividono un profondo significato per chi li vive. Le persone che incontriamo gli eventi che entrano nella nostra vita, sono tutti riflessi del nostro mondo interiore.       

La legge della risonanza — spesso associata alla legge dell’attrazione — afferma che ciò che emettiamo a livello energetico e vibrazionale influenza ciò che attiriamo nella nostra vita. Pensieri, emozioni, convinzioni e desideri profondi modellano le nostre esperienze e determinano le persone che incontriamo. Ogni individuo che entra nella nostra esistenza è come uno specchio: riflette parti di noi, spesso inconsapevoli, e ci invita a una maggiore consapevolezza.

Gli incontri non sono dunque casuali, ma espressioni di una risonanza spirituale, di un legame invisibile che unisce due anime secondo un ordine inscrutabile e profondo. Ogni relazione, anche la più fugace, può diventare un’occasione di apprendimento e trasformazione. Talvolta, incontriamo persone che ci mostrano ciò che ci manca; altre volte, ciò che siamo già ma non riconosciamo. Persino i conflitti, le tensioni e le relazioni difficili, hanno un valore inestimabile: fanno emergere ombre, ferite interiori e aspetti irrisolti della nostra personalità, offrendoci la possibilità di crescere.

Jung parlava di “individuazione” come il percorso verso la realizzazione del Sé autentico. In questo processo, gli altri diventano strumenti fondamentali: ci aiutano a scoprire parti di noi stessi che ignoravamo. Anche le persone più complesse o dolorose che incontriamo rappresentano una scintilla capace di risvegliare la nostra coscienza, spingendoci oltre la zona di comfort verso una nuova prospettiva. Ogni essere umano è, in fondo, un insegnante e un archetipo.

L’inconscio non è un deposito passivo di pensieri o emozioni, ma una forza dinamica, creativa, che plasma il nostro modo di vivere e relazionarci. Le vibrazioni che emettiamo — frutto di ciò che siamo, consci e inconsciamente — attraggono esperienze e relazioni in sintonia con esse. Le nostre ferite ci portano spesso a riconoscere negli altri tratti simili, e questo riconoscimento, se consapevole, può avviare un profondo processo di guarigione e integrazione.

Anche le dinamiche collettive rispondono a questa logica: il cosiddetto inconscio collettivo, con i suoi archetipi e simboli universali, influenza comportamenti, credenze e relazioni all’interno dei gruppi. La crescita personale non può prescindere dal confronto con il proprio lato oscuro, ciò che Jung chiamava l’ombra. Solo accogliendo e integrando le nostre parti negate e nascoste, possiamo accedere a un'autenticità più profonda e duratura.

Ogni incontro, allora, è una tappa del nostro cammino spirituale, un’opportunità di evoluzione. Le relazioni ci pongono di fronte ai nostri limiti ma anche alle nostre possibilità, e solo attraversando questi momenti con consapevolezza possiamo aspirare a diventare esseri umani completi. Le esperienze di vita, le difficoltà, persino i disturbi emotivi, sono campanelli d’allarme: segnali che qualcosa dentro di noi cerca di emergere, di trasformarsi.

Accogliere un incontro significa accettare che nulla è davvero casuale. Le coincidenze, in questa visione, sono messaggi del nostro inconscio, occasioni di risveglio e riconnessione con il significato più profondo dell’esistenza. Quando cambiamo interiormente, cambia anche ciò che attiriamo: l’universo non ci dà ciò che vogliamo, ma ciò che siamo, come afferma Michael Beckwith nella sua formulazione della Legge della Risonanza.

In definitiva, ogni persona che incrocia la nostra strada è un elemento fondamentale del nostro viaggio. Le relazioni che costruiamo danno senso alla nostra vita, rispecchiano il nostro mondo interiore e ci guidano, passo dopo passo, verso il compimento del nostro Sé più autentico.

giovedì 29 maggio 2025

La sequenza yoga di Pietro Bretto

Pietro Bretto e l’evoluzione dell’Hatha Yoga: l’arte del movimento tra corpo, mente e modernità

All’inizio del Novecento, lo yoga – una disciplina spirituale millenaria nata in India – iniziò a trasformarsi. L’incontro con la cultura occidentale e le sue esigenze portò a una crescente attenzione per l’aspetto fisico della pratica, facendo emergere l’Hatha Yoga nella forma che oggi conosciamo, incentrata su posture (asana) e movimenti corporei. Questa evoluzione non tradì lo spirito originario dello yoga, ma lo rese più accessibile, in particolare in contesti lontani dal suo luogo d’origine.

Negli anni ’50, Pietro Bretto – atleta, educatore e profondo conoscitore dello yoga – iniziò a esplorarne anche le dimensioni filosofiche. Si appassionò agli insegnamenti di Sri Aurobindo e all’esperienza educativa dell’ashram di Pondicherry, in India, dove si coltivava un’idea di crescita integrale dell’essere umano. Durante questo viaggio, incontrò la Mère (Mirra Alfassa), figura carismatica e guida spirituale, che rafforzò la sua intuizione: lo yoga poteva – e doveva – essere reso più fruibile anche per i principianti. Questa esperienza fu narrata da Bretto nel suo scritto “Un viaggio in India”.

 

Fu in questo clima di ricerca che nacque la sua personale visione dello yoga. Unendo rigore fisico, consapevolezza interiore e attenzione pedagogica, Bretto sviluppò una sequenza innovativa di posizioni e movimenti, pensata per accompagnare con gradualità ogni praticante – dal neofita all’atleta esperto – lungo un percorso di crescita personale. Il suo metodo prese il nome di “Hatha Yoga – Arte del Movimento”, in cui ogni asana non è una semplice posizione statica, ma una tappa dinamica e significativa nel processo di integrazione tra corpo e mente.

La pratica proposta da Bretto enfatizzava la progressione dolce, evitando sforzi eccessivi e aspettative frustranti. Il suo approccio era tanto fisico quanto educativo: si trattava di educare al sentire, alla presenza, al rispetto dei propri limiti come occasione per superarli in modo armonioso.

Un importante documento visivo di questa visione è custodito nell’archivio storico dell’Istituto Luce, dove un docu-video mostra Bretto mentre guida sessioni di yoga nelle palestre romane. Le immagini evidenziano come la sua sequenza fosse strutturata non per la performance, ma per accompagnare ciascun individuo nel proprio cammino interiore.

La sua opera trovò anche espressione nel cinema. Nel 1975, il suo film “Hatha Yoga – Arte del Movimento” fu premiato alla 33ª rassegna internazionale di cinematografia sportiva di St. Vincent. In questo lavoro, Bretto sottolineava l’urgenza, per l’uomo moderno, di ristabilire una relazione autentica e vitale con il proprio corpo – non come mero oggetto da modellare, ma come parte viva dell’essere.

Pietro Bretto continuò per tutta la vita a insegnare, formare e ispirare generazioni di praticanti e insegnanti, promuovendo un’idea di yoga in cui equilibrio fisico e consapevolezza interiore si intrecciano in una pratica accessibile, profonda e trasformativa. Il suo metodo è ancora oggi seguito e tramandato da chi ne ha raccolto l’eredità, come testimonianza viva di una tradizione in continuo dialogo con il presente.

Vedi : “Hatha Yoga – Arte del Movimento“   https://onairaps.it/la-sequenza-yoga-di-pietro-bretto-storia-e-caratteristiche/ 

Il Tibet e il buddhismo

Il Tibet, situato nell'altopiano del Tibet, nella parte nord della catena dell'Himalaya, è soprannominato "il tetto del mondo" per via delle sue vette elevate. Il Monte Everest si colloca a metà tra questo Paese e il Nepal.

Il regno tibetano raggiunge il suo apogeo con Trisong Detsen (755-797) che apporta delle grandi trasformazioni a livello politico e culturale e introduce il buddhismo in Tibet, grazie a Pandit indiani e al grande Padmasambhava.  A partire da quel momento i tibetani si recarono spesso alle grandi università monastiche in India, a Nalanda, Odantapura e Vikramashila. Il buddhsimo fu proclamato religione di stato  e si cominciò a tradurre i testi dal sanskrito al tibetano. 

La seconda fase di diffusione del buddhismo in Tibet avvenne all'inizio del secolo XI; Il rifiorire dell'interesse per il buddhismo si deve a grandi personaggi come il pandit indiano Atisha e il traduttore Rinchen Zangpo. All'inizio del XII secolo il buddhismo è ben strutturato in Tibet.  Il sovrano mongolo Ogodei riconosce quale rappresentante del regno tibetano il capo del lignaggio Sakyapa. Alla fine del XII secolo  viene sistematizzata la traduzione dei testi sanscriti in tibetano: i testi si dividono in Kagyur o testi ritenuti direttamente ispirati dal Buddha Shakyamuni e Tangyur o commentari. 

Nel 1357 nasce Tsong Khapa, una delle figure più importanti dal punto di vista spirituale. Fu il fondatore del lignaggio Gelugpa, o virtuosi, a cui apparterranno tutti i Dalai Lama. Il primo Dalai Lama sarà un suo discepolo: Gedun Drub.  Viene istituita la linea della reincarnazione ( per evitare lotte di potere) e tutti i Dalai Lama sono considerati la reincarnazione del Bodhisattva Avalokiteshvara, che si reincarna per aiutare l'umanità ad uscire dalla sofferenza.   Si deve al quinto Dalai Lama la costruzione del Potala a Lhasa in Tibet. 

Nel XVII secolo il Tibet viene raggiunto dai missionari cattolici; nel 1641 il potere dei Gelupta aumenta in quanto il re mongolo Gushri Khan (che appoggiava i Gelupta)  conquista la regione dello Tsang, sede del Karmapa del lignaggio Kargyupa.   Il termine "Karmapa" si riferisce al capo della tradizione buddista tibetana Karma Kagyu. È una linea di tulku, ossia maestri spirituali reincarnati, riconosciuti per le loro capacità e per una presunta capacità di ricordare le loro vite precedenti. Il Karmapa è considerato la seconda autorità religiosa più importante del Buddismo tibetano, dopo il Dalai Lama.

Nel 1683, il Tibet viene raggiunto dai primi occidentali; D'Oberville e Gruber. Nel 1716 giunge in Tibet il gesuita Ippolito Desideri di Pistoia. 

Nel XVIII secolo ci sono dei grandi travagli politici, invasioni di nomadi, e nel primo periodo del XIX secolo il Tibet perde il Ladakh che è conquistato dai sovrani indiani Jammu.

Nel 1959 si completa l'occupazione militare cinese intutto il Tibet, cominciata nel 1950 nel Tibet orientale.  Il XIV Dalai Lama e tutti i più grandi maestri e Lama tibetani scapapno e vanno in esilio in India e Europa.  

 Dharamsala (città dell'India del Nord vicino al Pakistan) diventa la sede del governo tibetano in esilio nel maggio 1960. Dopo l'inclusione del Tibet nella Repubblica Popolare Cinese nel 1951 e le rivolte tibetane, il Dalai Lama fuggì in India nel 1959, stabilendo lì la sua residenza e il governo in esilio. Dharamsala è quindi diventata il centro del governo tibetano in esilio, che, sebbene non riconosciuto a livello internazionale, è considerato l'autorità di riferimento per i tibetani in patria e nella diaspora.

Attualmente il Tibet è una regione autonoma della Cina. La capitale, Lhasa, è il luogo in cui sorgono l'ex residenza invernale del Dalai Lama, il palazzo del Potala, e il tempio di Jokhang, centro spirituale del Tibet, dove i pellegrini vengono a venerare la statua del Buddha.

Evoluzione creatrice - Amit Goswami

Amit Goswami è un prestigioso fisico quantistico indiano. Ciò che è più apprezzabile nel suo libro Evoluzione creativa, al di là della bellezza del paradigma rivoluzionario adottato, è l'aver sottolineato che è metodologicamente SCORRETTO difendere determinate tesi senza aver prima lavorato intorno ai fondamentali della biologia e della filosofia. Quali sono le risposte MENO gravide di contraddizioni e MENO affette da riduzionismo riguardanti l'essenza della coscienza, della vita e della materia?    

Se si elaborano ipotesi che non poggiano su questo "pavimento" epistemologico, avventurandosi frettolosamente in narrazioni che, proprio per questa loro debolezza metodologica risultano intrinsecamente fragili, si arriva a costruire tesi solo apparentemente convincenti, ma in realtà frutto assai più dell'ideologia che della scienza. E proprio questa mi pare essere la posizione di TUTTI gli evoluzionisti neodarwinisti che si abbandonano ad un fervore narrativo apparentemente convincente proprio perché basato su di un paradigma elementare e palesemente riduzionistico, consistente nel ridurre la vita e la coscienza alla fisica e alla chimica entro un quadro teorico generale casualistico e deterministico. Un rozzo dogmatismo materialistico che ha evitato un confronto critico serio con quei fondamentali che costituiscono l'edificio di una biologia scientifica. 

La scienza non deve sostituirsi alla filosofia (diventando Scientismo!) ma la scienza ha l'obbligo di porsi domande intorno ai fondamentali INSIEME alla filosofia, prima di dichiarare  affrettatamente  quali possano essere le risposte MENO gravide di contraddizioni e MENO prossime al riduzionismo.

Molti filosofi e scienziati hanno osato rifiutare i dogmi e le semplificazioni della chiesa neodarwinista: da Karl Raimund Popper ad Albert Einstein, da Rupert Sheldrake a David Bohm, da Antonio Lima de Faria a Erwin Laszlo, da Roberto Fondi a Fritjof Capra, da Max Plank a Thomas Alva Edison, da Amit Goswami ad Ugo Dèttore, da Henri Bergson a Ken Wilber, da Sri Aurobindo a tutta una folta schiera di altri "eretici" antidarwinisti censurati dal pensiero unico imperante ANCHE nella "scienza". Come dimenticare infine i preziosissimi contributi per una biologia organicistica scaturienti dagli studi di Goethe e di Schelling scienziati, oltre che filosofi di prima grandezza.

lunedì 26 maggio 2025

Frasi sullo yoga

“Lo yoga non è confinato al tappetino, alle posture o alle tecniche di respirazione; è un percorso che abbraccia tutta la vita, che offre strumenti per affrontare la sofferenza, comprendere la mente e trasformare il nostro rapporto con l’esistenza".            “La pace inizia con un sorriso.” – Madre Teresa

    “Il modo in cui respiri, è il modo in cui pensi.” – B.K.S. Iyengar
    “La vita inizia laddove termina la paura.” – Osho
    “Yoga è come la musica. Il ritmo del corpo, la melodia della mente e l’armonia dell’anima creano la sinfonia della vita.” – B.K.S. Iyengar                                                                                                                    “Lo yoga è l’arte di conoscere se stessi attraverso se stessi.” – K. Pattabhi Jois
    “La pratica dello yoga è come un gioiello: più lo lucidi, più risplende.” – Pattabhi Jois
    “Lo yoga non è una pratica, ma uno stile di vita. Non è per la flessibilità fisica, ma per il risveglio della coscienza.” – Swami Satyananda Saraswati      
    “Non guardare avanti nel futuro; non guardare indietro al passato; non guardare lateralmente a quello che gli altri stanno facendo o non facendo. Guarda solo in te.” – Sri Maa
    “Non trasformare lo yoga in un lavoro, ma in una pratica quotidiana.” – Donna Farhi
    “Il successo non è ottenere ciò che si desidera. È desiderare ciò che si ottiene.” – Swami Sivananda
    “La meditazione è la chiave per aprire la porta del tuo vero sé.” – Deepak Chopra
    “La saggezza è il frutto della consapevolezza.” – Jon Kabat-Zinn
    “Lo yoga è l’arte dell’armonia e dell’integrazione.” – T.K.V. Desikachar
    “La pratica regolare dello yoga ci connette alla nostra essenza più autentica.” – Shiva Rea
    “La verità è un’esperienza diretta, non qualcosa da credere o da cercare.” – Adyashanti
    “Ogni momento è un nuovo inizio.” – Thich Nhat Hanh   
    “La meditazione non è fuga; è un sereno incontro con la realtà.” – Thich Nhat Hanh
    “La pace non è qualcosa che trovi; è qualcosa che crei.” – Prem Rawat
    “Se riesci a controllare il presente, cambi il passato e il futuro.” – Prem Rawat
    “La pratica dello yoga ci insegna a essere presenti, a vivere il momento e ad abbracciare la vita.” – Rodney Yee
    “Lo yoga non è circa l’auto-miglioramento, è circa l’auto-accettazione.” – Gurmukh Kaur Khalsa
    “Se stai cercando quella persona che cambierà la tua vita, guardati allo specchio.” – Byron Katie
    “La meditazione non è un modo per addomesticare la mente, ma un modo per diventare amici con essa.” – Pema Chödrön
    “Lo yoga è la perfetta opportunità per essere curioso su chi sei.” – Jason Crandell
    “Il vero yoga inizia quando esci dal tappetino e affronti la vita con consapevolezza e amore.” – Swami Satyananda Saraswati

domenica 25 maggio 2025

Charlotte Chopin, insegnante di yoga di 102 anni: « Lo yoga mi dà serenità, calma, pace… e amici »

A 102 anni, Charlotte Chopin continua a insegnare yoga tre volte alla settimana nel piccolo paese di Léré, nel cuore della campagna francese. In una modesta sala di venti metri quadri, ricavata da un’ex gendarmeria, guida con grazia e dolcezza un gruppo di allievi affezionati. Il suo corpo, ancora flessibile come un giunco, racconta una storia di tenacia, saggezza e trasformazione.  

              

Vedi:   https://www.youtube.com/shorts/vzYfbwOeOOo

Charlotte è diventata nota al grande pubblico nel 2022, quando ha partecipato al programma televisivo La France a un incroyable talent su M6. Aveva 99 anni e mezzo e si è esibita in una breve sequenza di posizioni yoga che ha lasciato il pubblico a bocca aperta. Non ha passato il turno, ma il suo sorriso da bambina e la sua energia hanno colpito il cuore di molti. «Volevo solo fare una sorpresa alla mia famiglia», ha raccontato con semplicità.   Madre di quattro figli già avanti con l’età (tra i 65 e i 78 anni), Charlotte Chopin è anche otto volte nonna e nove volte bisnonna.

La sua vita inizia in Germania nel 1922, sotto la Repubblica di Weimar, in un periodo segnato dall’instabilità. Cresciuta tra la Germania e l’Alsazia, viene espulsa dai nazisti nel 1940 insieme alla sua famiglia. Lavora per la Croce Rossa, si sposa, divorzia – cosa rara all’epoca – e affronta da sola le sfide della maternità. Poi incontra Pierre Chopin, un ex resistente decorato, con cui condivide nuovi capitoli tra Africa e Francia.

È a 50 anni che lo yoga entra nella sua vita, proposto da un’amica. Quattro anni dopo, incoraggiata da una maestra formata alla scuola di Iyengar, inizia a insegnare. E non si è mai fermata. «Lo yoga mi ha dato serenità, calma, pace… e tanti amici», dice. Per lei, è una fonte di salute fisica e mentale, ma anche di connessione umana.

Nel 2023, ha incontrato, a Parigi, il primo ministro indiano Narendra Modi, fervente promotore dello yoga. L’anno dopo, è stata invitata a New Delhi per ricevere il prestigioso Padma Shri, una delle massime onorificenze civili dell’India. Il riconoscimento ha suscitato dibattiti in famiglia, soprattutto per le posizioni politiche del governo indiano. Ma Charlotte ha vissuto il viaggio con gratitudine, come un tributo alla sua dedizione.

Charlotte Chopin attribuisce la sua longevità tanto ai benefici fisici dello yoga quanto alla sua dimensione sociale. «Interagire con gli allievi mi dà un grande benessere, sia mentale che fisico», confida. «Lo yoga mi dà serenità, calma, pace… e amici». Mens sana in corpore sano. Una mente sana in un corpo sano, con un tocco di resilienza in più.

Vive da sola da quando il marito è morto, cinque anni fa. Guida una Twingo elettrica, fa la spesa, cucina, cura il giardino. Prende pochi medicinali e rifiuta di lasciarsi frenare dall’età. «Non riesco più a fare la verticale sulla testa, ma continuo a praticare. Mi sento in forma», dice sorridendo.

La sua vita, come raccontano i figli, non è stata sempre facile. Ha affrontato separazioni, emigrazioni, sacrifici. . «Lo yoga l’ha addolcita, era molto rigida quando io ero adolescente. Le ha dato flessibilità nel corpo e saggezza nello spirito», racconta una figlia.
Lo yoga le ha insegnato ad accogliere la vita con equilibrio e grazia. E lei, sul tappetino, continua a darne prova. 

La meditazione dell'abbraccio - Thich Nhat Hanh

"Niente riscalda il cuore come un abbraccio sentito".

Qui di seguito un testo tratto dai discorsi di Thich Nhat Hahn sulla meditazione dell’abbraccio da lui messa a punto.  

La meditazione dell’abbraccio è una pratica di consapevolezza. Se non siamo disponibili, come possiamo abbracciare qualcuno? Torniamo a noi stessi per diventare totalmente presenti e disponibili per l’altra persona.  Se l’abbraccio non è fatto in questo spirito, è solo un rituale senza contenuto. Quando siamo consapevoli e presenti, abbracciare ha un profondo potere di guarire, trasformare e portare riconciliazione.  Quando ci abbracciamo, i nostri cuori si connettono e sappiamo che non siamo esseri separati.   

L’abbraccio può essere molto profondo. La vita è lì. La felicità è lì. A volte l’abbraccio non è molto profondo e chi abbraccia fa solo finta di essere lì, forse dandoti una pacca sulla spalla. Quando qualcuno ti abbraccia con tutto il cuore e la presenza, lo senti. Quando qualcuno ti prende le mani in consapevolezza, con la loro presenza, la loro preoccupazione, lo senti.    Quando abbracci così, rendi la vita reale e profonda. Guarirà entrambi.   Dobbiamo essere presenti per farlo correttamente. Ecco perché non è sempre facile. Quindi, dobbiamo imparare come.

La meditazione dell’abbraccio è un’opportunità per praticare la nostra consapevolezza dell’impermanenza. Ogni volta che ci abbracciamo, sappiamo che potrebbe essere l’ultima volta.

La nostra profonda consapevolezza della natura impermanente delle cose ci ispira ad essere molto consapevoli e ci abbracciamo naturalmente in modo profondo e autentico, apprezzandoci completamente.

Questa può essere una buona meditazione da praticare quando sei arrabbiato con l’altro. Chiudi gli occhi ed esercitati a inspirare ed espirare per dare vita alla tua intuizione dell’impermanenza. In quel momento, sai che l’unica cosa significativa da fare è aprire le braccia e abbracciare l’altra persona.

Il primo passo della meditazione dell'abbraccio è rendersi disponibili.   Inspirate ed espirate e tornate al momento presente, così sarete davvero lì. Quindi vai dalla persona che vuoi abbracciare e inchinati. Se ha praticato la consapevolezza, farà del suo meglio per abbandonare le cose che la possiedono e rendersi disponibile per te. Sorriderà e si inchinerà e saprai che la persona è disponibili.

Ora è possibile abbracciarsi. Stare uno di fronte all’altro con i palmi delle mani uniti, inspirando ed espirando tre volte. Puoi dire in silenzio: Inspirando, so che la vita è preziosa in questo momento. Espirando, adoro questo momento della vita.

Il secondo passo è quello di prendere la persona tra le tue braccia. Mentre la abbracci, respira consapevolmente e abbraccia con tutto il tuo corpo, spirito e cuore. Mentre tieni l’altra persona, essa diventa reale e anche tu diventi reale. Puoi dire in silenzio qualcosa del genere: Inspirando, la persona è tra le mie braccia. Espirando, sono così felice.

Inspirando, è viva. Espirando, è così prezioso essere vivi insieme. Inspirando, è così meraviglioso averla tra le mie braccia. Espirando, sono molto felice. Puoi quindi rilasciare l’altra persona e potete inchinarvi a vicenda per ringraziarvi.

mercoledì 21 maggio 2025

Conferenza su nascita, illuminazione e morte del Buddha - Dario Doshin Girolami

Dario Doshin Girolami  è monaco e Maestro della tradizione buddhista Soto Zen. E’ l'Abate del Centro Zen L'Arco - Zenmon Ji. Si è formato al San Francisco Zen Center, ed è un insegnante riconosciuto dalla Sotoshu giapponese. E’ responsabile della rete dei cappellani dell’Unione Buddhista Europea. Tiene regolari seminari presso la facoltà di Psicologia della Sapienza di Roma e corsi di Meditazione presso il Carcere di Rebibbia. Ha avuto l'iniziazione nel 1986, insegna fondamenti della Mindfulness, Alle radici dello yoga, e fa accompagnamento alla morte, per i pazienti che sono in cure palliative. E' autore del libro: Lo Zen Soto e i Koan - La Via della Presenza di Spirito.  Le due principali correnti dello zen sono lo zen Soto e lo zen Rinzai (a cui fa riferimento Thich Nhat Hanh).   Per il suo profilo completo Vedi: http://www.romazen.it/insegnante/insegnante.htm

La nascità, l'illuminazione e la morte  ( il parinirvāṇa o cessazione dell'esistenza dei cinque aggregati ) del Buddha storico sono avvenute tutte nel periodo di maggio, e per festeggiare questi eventi della vita del Buddha si celebra il Vesak.  Secondo la tradizione buddista, alla nascita, il Buddha Siddhartha Gautama fece sette passi verso nord e disse: "Sono il migliore del mondo, io sono il più alto del mondo, io sono il primogenito, questa è la mia ultima nascita, non ci saranno altre esistenze." Questa narrazione sottolinea la sua trascendenza fin dalla sua nascita. La madre muore subito dopo il parto, e il Buddha ha questo incontro precoce con la morte. Il padre, che era un principe, voleva che il figlio Sakhiamuni ereditasse il suo regno e cercò in tutti i modi di proteggerlo dalla sofferenza, da cui può scaturire la ricerca di un percorso spirituale. Purtroppo la vita non è gestibile, e spesso si fanno vari tentativi di manipolare la realtà.  Sakhiamuni, nelle sue uscite dal palazzo reale,  incontra malattia, vecchiaia e morte. Ma fu soprattutto l'incontro con un bhikkhu, un monaco itinerante che lo colpì.  Un uomo che aveva lasciato la vita normale nel mondo per cercare di comprendere sè stessi e gli altri attraverso la meditazione. Di ritorno al palazzo, il Principe continuò a pensare al sorriso sereno del monaco e si disse: – Ho vissuto 29 anni e ancora non ho pace. –  è arrivato per me il tempo di lasciare questa vita e diventare come quel monaco. Anch’io sono nato e certamente soffrirò a causa della malattia, della vecchiaia e della morte. Devo trovare il Nobile Sentiero che liberi la gente dalle loro sofferenze. Dopo avere sperimentato l'ascesi estrema e lo yoga, arrivò all'illuminazione.  Poco prima dell'illuminazione il Buddha incontra Sujatha, una giovane che l'aiuta ad alimentarsi e  mentre era seduto immobile per giorni sotto l'albero della bodhi e si poneva la domanda del "Perche si muore?", l'atto di amore gratuito da parte di questa fanciulla l'aiutò a maturare il concetto di benevolenza e gentilezza amorevole (metta) e lo portò nella stella del mattino all'illuminazione e a capire l'impermanenza (aniccia), l'inconsistenza dell'io ( dukha) e la vacuità.  Dopo l'illuminazione, ritornò dai suoi vecchi compagni di ascesi che lo avevano cacciato e applicando proprio quel concetto di benevolenza amorevole, spiegò loro il cammino verso l'illuminazione mettendo in moto la ruota del Dharma ( gli insegnamenti buddhisti).  Il Buddha arriva all'illuminazione all'età di 36 anni e muore a 86 anni ed entra nel Nirvana, cessando il ciclo delle rinascite e  provando un'infinità beatitudine.  Il Buddha muore per dissenteria provocata da un avvelenamento, dovuto al cibo che gli era stato offerto (la leggenda dice che il cibo era costituito da maiale e funghi). 
Per la vita del Buddha vedi:  https://www.mariothanavaro.it/il-buddha/

Si dice che i Lama buddhisti, quando sentono arrivare la morte, si mettono in posizione meditativa, e muoiono sciogliendosi nell'arcobaleno di luce, ma spesso anche questi grandi maestri muoiono nel dolore. Suzuki-Roshi, maestro zen di San Francisco e il maestro di Dario Doshin  sono morti di tumore, ma hanno mostrato come affrontare la malattia e la morte con la pratica della gratitudine e si sono sciolti nell'amore. 

Per lo zen vita e morte sono insieme,  non è possibile separarli. Chi nasce, muore, quindi occorre fare pace con la malattia e la morte. Durante la conferenza, Dario Doshin ha citato il caso di un nipote che durante i funerali del nonno, morto a 95 anni,  ha pronunciato questa frase "Maledetta malattia che hai strappato il nonno a 95 anni".  Pensare che la morte sia ingiusta, non fa altro che innalzare il livello del dolore. E' da vivi che bisogna prepararsi al dolore e alla morte.

Il Samyuta Āgama Sūtra racconta: “Il Buddha disse ai mo­naci riuniti: ‘Vi sono quattro specie di cavalli (che corrispondono a quanto è forte il richiamo della morte e dell'impermanenza). Il primo è un cavallo che, senza timore, obbedisce al suo cavaliere sempli­ce­mente vedendo l’ombra del frustino, il secondo fa altrettanto solo quando lo scudiscio tocca la criniera, il terzo quando sferza la carne, il quarto solo quando il colpo giunge fin nelle ossa. Il primo cavallo è come chi diviene consape­vole dell’impermanenza nel momento in cui apprende che è morto qualcuno nel villaggio vicino; il secondo è come un uomo che risveglia questa consapevolezza quando il decesso si ve­rifica nel suo medesimo villaggio; il terzo è come chi non se ne accorge finché un lutto non colpisce la sua stessa famiglia, il quarto è come colui che ne diventa consapevole solo quando la sua stes­sa morte è immi­nente’.”

Poi Dario ha letto alcuni Koan che sono dei dialoghi tra maestro e allievo.

Un monaco chiese al maestro: "I saggi arrivano alla vera verità, all'illuminazione? Il maestro rispose: "Si"   E il discepolo chiese di nuovo "Come si fa ad arrivarci?" Il maestro rispose: "Quando vendette la sua città in cambio di una moneta falsa , questa moneta è stata presa da una persona straniera". 

La spiegazione è che quello che leggi nei testi è una moneta falsa in quanto i testi sono un racconto dell'illuminazione. Invece, devi rimboccarti le mani e realizzarla.

Altro Koan:  "Dopo il samadhi, l'assorbimento mistico,  il bucato"     Ciò vuol dire che per vedere se hai veramente raggiunto un stato particolare di coscienza devi sperimentarlo nella realtà quotidiana; un test potrebbe essere quello di guidare un taxi in un giorno di pioggia a Roma. 

Spesso la via spirituale può essere un bypass per superare le difficoltà o problemi che una persona ha nella vita, come la povertà, la difficoltà di comunicare, ecc.   Il boddhisattva  rinuncia all'illuminazione e rientra nella dimensione fenomenica per aiutare gli altri e ridurre la sofferenza nel mondo. 

Altro Koan.  Un monaco chiese al maestro: "Le persone hanno bisogno di illuminazione?" Il maestro rispose: "Si, ma non devono cadere nel secondario"

Il significato è che "Non esiste un secondario o una realtà ordinaria".  Dogen usa i termini Essere nell'immanente e nel trascendente nello stesso tempo.  Essere nella realtà ordinaria e nella realtà ultima che sono la stessa cosa. Per lo zen  "spirituale" e "materiale" sono la stessa cosa. Nel sutra del cuore (prajaparama) si recita: "Il vuoto è forma, la forma è il vuoto". Ogni forma manifesta ciò che forma non è della realtà ultima o vacuità.

Altro Koan. "Il Samadhi e lavatrice, se supero queste due cose sono nei guai". I principi di elevazione sono i seguenti: se l'intenzione è retta, l'azione è retta  e può diventare occasione di illuminazione. Il lavoro che svolgiamo nella quotidianità deve diventare una meditazione in azione, ogni azione in piena presenza mentale può diventare un'occasione di illuminazione.  

La dicotomia ci allontana dall'illuminazione, ogni forma manifesta la sua natura ultima, basta dire "La forma è forma".  Si  può anche arrivare a dire "Vita é morte". L'acqua è onda, l'onda è acqua; quando l'onda scompare, l'acqua dell'oceano non è diminuita, così è la stessa cosa per vita e morte. Ogni istante sorge e muore, è la legge dell'impermanenza. Se realizzo che siamo interrrelati e interconnessi, cala il desiderio, cala la sofferenza. I libri non servono, il processo devi viverlo, devi Esserlo, devi viverlo nella quotidianità.  Che corrisponde alla frase di Nitzche "Diventa ciò che sei".

Se ci poniamo come obiettivo di diventare un santo illuminato, è il porsi l'obiettivo che ci impedisce di farlo. Non bisogna idealizzare il lavoro da fare, occorre iniziare a fare quello che si può, nella quotidianità. 
Si racconta di una persona che si era immessa sul percorso spirituale, aveva predisposto tutta la sua casa  per favorire il raccoglimento e la meditazione.  Comincia a nevicare e la neve ricopre tutte le strade; fuori dalla finestra si vede un senza-tetto.  La persona è tormentata, e non riesce ad accettare l'idea di portare il senza-tetto nella sua stanzetta pulita. Comincia a meditare e a praticare la compassione per se stesso che non riusciva ad avere la compassione per il barbone.  Ma bastava trovare la via di mezzo, riuscire a fare un piccolo passo verso la benevolenza, ossia portare una coperta e un thè caldo al barbone. 

Se qualcuno ti pone la domanda "Tra male maggiore e male minore, tu cosa sceglieresti?" la risposta dovrebbe essere: "Scelgo il bene".  Spesso la motivazione che ci spinge ad aiutare gli altri è egoica, c'è un'infiltrazione egoica, però è meglio fare del bene che non farlo, importante è essere onesti con se stessi.

L'Arath diventa illuminato e poi aiuta gli altri, Chi è sulla strada del bodhisattva può cominciare ad aiutare gli altri in maniera onesta, senza ricordare a se stesso "Sono un santo illuminato". 

La pratica di consapevolezza si realizza poggiando la mente sul respiro, in questo modo tolgo lo spazio a pensieri ansiogeni, conto i respiri da 1 a 5, e ricomincio. Oggi la scienza conferma la neuroplasticità del cervello e che la mente è educabile a tutte le età. Che è poi il principio che sosteneva il Buddha dicendo che la mente è malleabile. 

Consapevolezza e etica. Religions for Peace delle Nazioni Unite ha come obiettivo la promozione della pace e la reciproca conoscenza, dell'amicizia tra i vari praticanti e lo sviluppo della fiducia reciproca.  C'è una sede a livello europeo e una in Italia. Dario Doshin è vice presidente della sede italiana e consigliere a livello europeo.  Nel centro zen l'arco di Roma, sono stati accolti dei mussulmani che hanno praticato meditazione nel centro e  i praticanti hanno cercato punti di convergenza tra i due cammini spirituali.

venerdì 16 maggio 2025

La pratica della meditazione camminata - Thich Nhat Hanh

 La pratica della meditazione camminata secondo Thich Nhat Hanh. vedi: https://www.youtube.com/watch?v=OANvRdaqDzM

 La meditazione camminata può essere una pratica meravigliosa, e può aiutarci a vivere profondamente ogni momento della vita;  soprattutto a noi che siamo abituati a correre; ad ogni passo ci aiuta a fermarci.

Ad ogni passo, quando Inspiriamo dobbiamo ripetere "sono arrivato " sono nel momento presente, nel qui ed ora, in piena consapevolezza. Sono libero.  Quando Espiriamo dobbiamo ripetere "sono a casa", questa è la mia destinazione, la mia vera casa,  Dobbiamo smettere di correre e  cercare di assaporare il momento presente.  Espirando tocchiamo con il piede la terra, come se baciassimo la madre Terra. Siamo nel momento presente, liberi dal passato e dal futuro;  Liberi nel regno di Dio, nella Terra pura del Buddha. Ogni passo è guarigione, nutrimento, solidità e libertà.

Potremmo provare a fare 2 passi inspirando e ripetendo: "Sono arrivato, sono arrivato"  e 3 passi espirando e ripetendo:  "Sono a casa, a casa, a casa".

Quando iniziamo la camminata, iniziamo con 3 passi inspirando e 5 passi espirando,  poi proseguiamo con 4 passi inspirando e 6 passi espirando (di solito l'espirazione è più lunga dell'inspirazione). Quando siamo in salita occorre ridurre i passi. 

Il regno di Dio è qui, sulla terra disponibile in ogni momento, e la camminata è il percorso per arrivarci; liberì da ansia, e tensioni.   Possiamo toccare l'assoluto che è dentro di noi,  L'onda del mare che sale e scende, quando realizza che è acqua, non avrà più paura, l'inizio e la fine non la disturberanno più. Prenderà consapevolezza della natura di non-nascita e non-morte, e raggiungerà il Nirvana.  E così anche noi, quando prenderemo consapevolezza del momento presente, vivremo in un'altra dimensione.

La meditazione camminata produce energia, e l'energia generata sarà meravigliosa, respiriamo e camminiamo generando energia, consapevolezza, concentrazione e intuizione.

"Sono arrivato"   "sono a casa"  si può cambiare in  "Sono qui"  " e ora".

"Sono solido, sono libero"  è un pensiero di consapevolezza, il passato non può tirarmi via, la libertà è il fondamento, ed è possibile, "nell'assoluto" "io dimoro".

La meditazione camminata può portarci molta felicità, è un modo meraviglioso di vivere il momento presente. Creiamo l'energia collettiva che può aiutarci a guarire.

Vedi anche Anapanasati Sutra 1. 16 esercizi sul respiro consapevole.  https://www.youtube.com/watch?v=m2jdLMgITtE

Il Karma e la Pazienza - Ghesce Dorjee Wangchuk

Conferenza del Ven. Ghesce Dorjee Wangchuk, Maestro residente all'Istituto Samantabhadra di Roma  (creato nel 1981) sulla pratica del  Karma (la legge di causa e effetto)  e sulla Pazienza.  Aderisce alla scuola Gulupta, i virtuosi, o berretti gialli, che è la scuola del dalai Lama. Nel 2004 prende il diploma di Ghesce e di Narampa (maestro di riti), è stato responsabile del Tibetan Medical Center in India.

Il Karma.  Le persone spesso sono schiave delle loro emozioni negative e la meditazione, anche se breve, è di grande aiuto. Tutti gli esseri senzienti sono sottoposti alla legge del karma, e tre sono le "porte" : il corpo, la voce e la mente.  L'individuo è spesso propenso ad azioni negative, dovute soprattutto a tracce karmiche. Mentre per compiere le azioni positive occorre un grande impegno ed è anche una questione di abitudine. 

Spesso tra amici si creano discussioni accesse e violente, sembra quasi che dimentichino quello che si è costruito tra loro; questo è dovuto alle tracce karmiche e alle influenze negative.  L'evento è la risultanza e l'interrelazione tra causa, condizioni e risultato. Il pensiero genera l'azione, se abbiamo pensieri positivi generiamo azioni positive. La radice è la mente.  "Io sono felice", "Io non sono felice", sono espressioni dell'io, la mente è l'espressione della sofferenza. La mente è la guida del sentiero, per questo attraverso la meditazione dobbiamo portarla sotto controllo.

La pazienza.  Non c'è pratica più difficile della pazienza, la rabbia è difficile da gestire. Occore pazienza verso se stessi e verso l'altro. Se l'altro ci fa del male e ci sta offendendo significa che ci sono tracce karmiche nel suo continuum mentale.  Bisogna tenere a mente che la sua natura non è negativa, ha compiuto atti positivi verso di me e verso gli altri, adesso è l'ignoranza che sta oscurando la sua mente.  Dovremmo provare compassione verso questa persona, non dobbiamo demonizzarlo e pensare che può essere un periodo transitorio, un periodo particolare.  Occorre praticare la pazienza anche su se stessi; se proviamo una sofferenza, dobbiamo dirci che è una sofferenza transitoria, essere infelici non ha nessuna ragione di essere. E' importante prendersi cura di se stessi, impegnandoci in quello che si fa e non farsi sopraffare dalla sofferenza, non offendere gli altri, praticare la pazienza.

Carnets d'un moine errant - Mémoires - Matthieu Ricard - riassunto

"Je vis au jour le jour,  Si il ya une volonté, il y a un chemin." - Matthieu Ricard  

"Se tu desideri qualche cosa con tutto il tuo cuore e metti tutto in opera per ottenerlo, senza sosta, tu troverai invariabilmente un mezzo per realizzare il tuo sogno"  -   Jane Goodal

Matthieu Ricard, noto anche come "l'uomo più felice del mondo", ha trascorso quasi 25 anni sull'Himalaya, senza nessun contatto con il mondo occidentale in cui era nato. A 26 anni, abbandonò gli studi di biologia molecolare e intraprese la ricerca spirituale sotto la guida dei suoi maestri buddisti, dall'altra parte del mondo.  Dopo il successo del suo libro "Il monaco e il filosofo" è ritornato sulla scena occidentale  per poter fare qualcosa di utile. Il successo continuo dei suoi progetti, dopo l'abbandono del suo ritiro himalayano, sembra averlo ancorato alla terra e allontanato dall'illuminazione.

Con questo libro Carnets d'un moine errant - Mémoires, Matthieu Ricard ci presenta l'autobiografia della sua vita.  Una vita ricca e intensa, costituita essenzialmente dalle diverse tappe: 

  • 1- La ricerca scientifica fino a diventare dottore in biologia molecolare (all'università è stato anche fidanzato con Christine Machenaud), 
  • 2 - La ricerca spirituale, abbandona l'università e parte per l'India e diventa monaco buddhista, 
  • 3 - La notorietà ottenuta con la pubblicazione del libro "Il monaco e il filosofo", un dialogo tra Oriente e Occidente, scritto insieme al padre, il filosofo ateo Jean-François Revel (Ricard),  
  • 4 - La creazione dell'associazione Karuna Shechen per aiutare le popolazioni dell'universo Himalayano (Nepal, Bhutan, Tibet, India del Nord),
  • 5- La sua attività come scrittore e fotografo pubblicando decine di libri, 
  • 6- Il suo notevole contributo al rapporto tra scienza e meditazione, in quanto si è prestato a tutta una serie di esperimenti scientifici per validare i benefici della meditazione, dopo la creazione dell'Istituto Mind & Life da parte del Dalai Lama,  
  • 7- il suo impegno a preservare le principali opere e testi della cultura tibetana.   

Adesso proverò a riportare i momenti salienti della sua autobiografia.  

Fu la visione del video di Arnauld Desjardins (1925-2011) -  Messages des tibetains che convinse Matthieu, che provava un sentimento di vuoto interiore, ad andare a cercare i maestri tibetani.  Quello che colpì Matthieu fu soprattutto l'umiltà di questi maestri. In particolare dei suoi due grandi maestri Kangyour Rinpoché, e Dilgo Khyentsé Rinpoche, maestro del Dalai Lama e uno dei più venerati maestri tibetani.

Il padre è il filosofo Jean-François Revel (Ricard) e la madre è Yahne Le Toulmelin, una delle più grandi pittrici surrealiste francesi. Matthieu ha quindi vissuto in un ambiente molto ricco culturalmente: i genitori conoscevano  Coucteau, Breton, Bejart, Strawinsky, ecc... lo zio Yves Le Toumelin è stato uno dei pionieri della navigazione, l'amico André Fatras è stato uno dei pionieri dello foto degli animali e lo ha introdotto nel mondo della fotografia.  Comunque, Matthieu sottolinea spesso nelle persone, la differenza tra genialità e qualità come essere umano, e la mancanza di coerenza tra pensiero e atteggiamento.

I suoi genitori divorziano quando lui aveva 18 anni. Dopo il divorzio la madre, Yahne Le Toulmelin,  intraprende un viaggio in India e conosce anche lei i principali maestri buddhisti tibetani, e diventa monaca.  La sorella di Mattieu; Eve, a 43 anni sviluppa la malattia di Parkinson.

Matthieu diventa monaco nel 1979 a 33 anni e nonostante le affinità con donne che ha incontrato, non  ha mai avuto l'idea di abbandonare i voti  da monaco. 

Il Tibetologo Gene Smith, direttore dell'ufficio indiano della Biblioteca dei Congressi degli Stati Uniti,  apportò un contributo notevole nella salvaguardia e  la preservazione dei testi tibetani e divenne amico di Matthieu.

Jean-François Revel  con La grande Parade nel 2000 - articolo o libro  di denunciava la sottomissione degli intellettuali francesi ai regimi staliniani e maoisti.  

Bernard Benson discepolo di Kangyour Rinpoché, regala delle terre in Dordogna ai monaci della tradizione Nyingma (Chanteloube) e della  tradizione Kagyu e proprio in Dordogna a Peyzac-Le Moustier nasceranno due dei più grandi monasteri tibetani che si ispirano a queste due tradizioni. La madre di Matthieu Ricard si installa in questa regione.

Nel 1980 c'è l'incontro con il Dalai Lama ( di cui diventa l'interprete per quasi trenta anni) e subito dopo l'ingresso per la prima volta in Bhutan con Dilgo Khyentsé Rinpoché, in questo Paese molte persone sulle altitudini, non sono vegetariani. Nel 1969 ci sono stati problemi interni in Bhutan.  Morte di Dilgo Khyentsé nel 1992 a Thimphou  in Bhutan. 

Nel 2000, insieme a  Rabjam Rinpoché Matthieu crea l'associazione laica Karuna Shechen . Attualmente l'associazione aiuta circa 400.000 persone nell'universo himalayano e la gestione si basa su un approccio nuovo, definito cerchio delle competenze. 

Poi si prodiga nella creazione di archivi delle opere di Dilgo Khyentsé, e dei maestri tibetani; furono ritrovati e ri-stampati 400 volumi (supporti indispensabili per la trasmissione degli insegnamenti) che attualmente si trovano sul sito della Fondation Tsadra e sul sito del BDRC (Buddhist Digital Resource Center) formato da E.  Gene Smith.  Molte biblioteche furono bruciate durante l'occupazione cinese e molti testi sacri gettati nelle riviere.  

Nel suo libro Cammini spirituali  e Meditazione sono riportati i testi tibetani (tradotti in francese)  che hanno accompagnato il suo percorso spirituale in questi quaranta anni.  

E' stata creata anche la Tsering Art School presso il monastero Shechen a Katmandhou, che permette di dare continuità all'arte sacra;  Pittura, scultura  e musica  stabiliscono una corrispondenza tra le forme, i simboli e il cammino spirituale. Le danze sacre, tcham, costituiscono per i monaci una meditazione e una condivisione spirituale con la comunità laica che vive in simbiosi con il monastero. L'origine delle danze sacre risale a Padmasambhava  che portò il buddhismo in Tibet nell'VIII, IX secolo. Monaci dansanti  è un libro di foto su questo tema pubblicato nel 1999.

Nel suo testo parla anche delle Reincarnazioni, dei vari riconoscimenti di persone da parte dei Tulkou a cui ha assistito. Il riconoscimento di Dilgo Khyentsé Yangsi come la reincarnazione di Dilgo Khyentsé avvenne nel 1997 di fronte a 15000 persone tra cui Richard Gere,   Michael Aris, lo sposo di Ang San Su Ki.

Nel 1995, Matthieu incontra Michael Hoffman, direttore di Aperture una famosa casa editrice di foto, che lo convince a pubblicare le foto scattate nei suoi trenta anni in Oriente. Pubblica tantissimi libri di fotografie tra cui Monaci dansanti, L'Esprit du Tibet e organizza diverse mostre fotografiche. E inizia la collaborazione con improtanti fotografi francesi come Hervé de La Martinière. Henry Cartier-Bresson scrive di lui: " La vita spirituale di Matthieu e la sua macchiana fotografica sono un tutto, da là sorgono immagini fugaci e eterne".  All'età di 90 anni, Cartier-Bresson aderisce al buddhismo. Le foto di Matthieu riprendono le bellezze naturali e sono un messaggio di speranza, di pace per evitare di cadere nella sindrome del mondo cattivo, L'Express pubblicò un articolo su di lui definendolo "Reporter della pace".  Nei suoi album sono riportati anche molti paesaggi del Tibet, il luogo con cui prova una più profonda affinità.  

Matthieu ha passato cinque anni ad effettuare delle ricerche insieme a Daniel Batson per sostenere la che il vero altrusimo esiste ed è la solo risposta pragmatica alle sfide del nostro tempo e alle Fake News dei social media.  Ne è scaturito un libro Plaidoyer pour l'Altruisme,  poi trasformato in un documentario Verso un mondo altruista  prodotto da Jean Pierre e Cecile Devorsine per Arte nel 2010. 
A questo testo, ne è seguito un altro Playdoier pour les animaux

Matthieu si ritrova con Christophe André e Alexander Jolien in Dordogna nel 2005 (dopo essersi conosciuti in Svizzera)e da questi incontri scaturirà il libro Trois amis en quete de sagesse, pubblicato nel 2016. A cui ha fatto seguito A nous la liberté!

Con la creazione dell'istituto Mind and Life, Matthieu incontra Wolf Singer, eminente neuroscienziato, con cui studia il tema della coscienza per otto anni, e questi incontri daranno vita al libro Cervello e meditazione. La scittura per Matthieu non è un dono naturale, ma scrive per esprimere più chiaramente possibile le idee che lo hanno arricchito interiormente e per condividerle.

Dal 2000, dopo aver ottentuo il diploma di Guéshé, dottore in filosofia buddhista, all'Istituto Mind & Life  inizia a confrontarsi sul Rapporto meditazione e scienza, con vari scienziati quali Francisco Varela, Richard Davidson, Daniel Goleman, Paul Ekman, ecc.  Nel 2010 inizia anche a fare da cavia,  insieme a Yongey Myngyour  Rinpoché,  agli esperimenti IRM sulla morfologia e la plasticità del cervello. Riprendendo questi studi, Matthieu Ricard è stato definito "L'uomo più felice del mondo".

Con Tania Singer e Antoin Lutz si confronta sul rapporto tra empatia e compassione.

Nel 2006  Gael Chételat e Antoine Lutz  lanciano uno studio pilota sul cervello di meditanti di lunga data, che poi darà vita al progetto europeo Silver Santé. Questo studio attestava che il cervello dei meditanti presentava delle caratteristiche equivalenti a quello di persone con 15 anni di meno.   

La filosofia buddhista Pramana o "della conoscenza valida" attesta una relazione tra il buddhismo e la scienza, All'incontro della Società delle neuroscienze nel 2005 a Washington, al discorso di apertura del  Dalai Lama erano presenti trentamila scienziati.

Nel 2008 si svolgono i giochi olimpici a Pechino, Sarkozy si confronta con Matthieu Ricard sulla situazione in Tibet, Il Dalai Lama va in visita in Francia, e di conseguenza  il visto per il Tibet a Matthieu Ricard viene rifiutato. 

Nella sua auto-biografia  Matthieu Ricard parla anche degli eroi anonimi della compassione:  Gurmit, Sanjit Bunker Roy Fazlo Abed che quotidianamente si impegnano per ridurre le sofferenze agli altri esseri umani.  Il regista Yann Arthus Bertrand realizza su questa tematica il film Human.  

Matthieu Ricard diventa una notorietà in Francia, ed è  invitato a vari programmi televisivi, viene invitato diverse volte al Forum economico mondiale di Davos in Svizzera, dove si iniziò a parlare del Tasso di felicità netto.  Tema poi ripreso in ambito delle Nazioni Unite.  Ad ogni conferenza è circondato da persone che gli chiedono consigli, di firmare un libro, che gli dicono: "I vostri libri mi hanno cambiato la vita". E subisce quello che lui chiama il supplizio della notorietà: "Si ha l'impressione di non appartenersi più".   E durante questi incontri e conferenze conosce tantissimi personaggi come ad esempio John Kabat Zinn  e Pierre Rabhi.

Mathieu insegna al mondo come essere felici e come mostrare empatia, gentilezza e compassione gli uni verso gli altri. Lo ha fatto, per citare alcuni esempi, attraverso una serie di libri, discorsi e conferenze ( tra cui presentazioni per TED, che hanno totalizzato oltre sei milioni di visualizzazioni); attraverso attività di consulenza con il Mind & Life Institute, un'organizzazione no-profit presieduta dal Dalai Lama; attraverso studi con neuroscienziati per evidenziare l'effetto trasformativo che la meditazione ha sul cervello; e attraverso centinaia di progetti umanitari.  

Vedi :  

  • https://www.youtube.com/watch?v=XE1dGVTUU4o   Sagesses Bouddhistes Arnaud Desjardins part 1
  • https://www.youtube.com/watch?v=dHAslHesD7Q      Sagesses Bouddhistes Arnaud Desjardins part 2  (alla fine del video sono presentati i libri che ha scritto)
  • https://www.youtube.com/watch?v=ffqGX9133SY      
  • https://www.youtube.com/watch?v=Q0-YX6u5R0A   
  • https://www.youtube.com/watch?v=wXVpaW2SDl0
  • https://www.youtube.com/watch?v=swF3V114-Ss
  • https://amis-hauteville.fr/fr/    Hauteville è l'ashram creato da Arnaud Desjardins in Ardèche, il suo maestro è stato Swami Pra-jnanpad 
  • Yann Arthus-Bertrand  - HUMAN  https://www.youtube.com/watch?v=vdb4XGVTHkE
  • Yann Arthus-Bertrand - DJI Masters –    https://www.youtube.com/watch?v=cqdsdJzoRyU 

mercoledì 14 maggio 2025

E' morto José Alberto Mujica ex Presidente dell'Uruguay

 L'ex presidente dell'Uruguay José “Pepe” Mujica è morto, secondo quanto annunciato dall'attuale leader del Paese sudamericano Yamandu Orsi in un post su X. Mujica, spesso chiamato con il soprannome Pepe, è stato presidente dal 2010 al 2015 e aveva 89 anni. “Grazie per tutto quello che ci hai dato e per il tuo profondo amore per il tuo popolo”, ha scritto Orsi nel post. Mujica, 89 anni, soffriva da tempo di un cancro all'esofago che si era esteso ad altri organi e a gennaio aveva annunciato che stava morendo. Anche se le cure lo avevano reso debole e a malapena in grado di mangiare, Mujica era riapparso sulla scena politica nell'autunno del 2024, facendo campagna elettorale per la competizione nazionale che ha portato Orsi alla presidenza.    


José Alberto Mujica Cordano, nato a Montevideo nel 1935, da figli di immigrati baschi e liguri, era entrato in parlamento per la prima volta come deputato nel 1995.  Si guadagnò la fama di "presidente più povero del mondo" per aver donato gran parte del suo stipendio in beneficenza, durante la sua presidenza 2010-2015. Nel maggio 2024 gli e' stato diagnosticato un cancro all'esofago, che in seguito si e' diffuso al fegato. Sua moglie Lucia Topolansky in settimana aveva detto che era in cura con cure palliative. L'uomo che ha reso l'Uruguay un modello di politica progressista legalizzando l'aborto, il matrimonio gay e l'uso di cannabis ricreativa, ha fatto campagna per la sinistra fino alla fine.

In un'intervista del novembre 2024 con l'AFP, ha descritto la vittoria presidenziale del suo erede politico, l'insegnante di storia Orsi, come "una ricompensa" alla fine della sua carriera. Il politico dalla voce schietta e dai capelli bianchi era un feroce critico della cultura consumistica. Come presidente ha messo in pratica le sue parole rifiutando attivamente le apparenze della carica.   Partecipava agli eventi ufficiali in sandali e continuava a vivere nella sua piccola fattoria alla periferia di Montevideo, dove il suo bene più prezioso era un Maggiolino Volkswagen del 1987.  Negli anni '60, ha co-fondato il movimento di guerriglia urbana marxista-leninista Tupamaros, che iniziò derubando i ricchi per dare ai poveri, ma in seguito intensificò la sua campagna con rapimenti, attentati e omicidi. Durante quegli anni, Mujica visse una vita di eroismo. Riportò numerose ferite da arma da fuoco e partecipò a un'evasione di massa dal carcere. Ma quando i Tupamaros crollarono nel 1972, fu ricatturato e trascorse l'intero periodo della dittatura uruguaiana (1973-1985) in carcere, dove fu torturato e trascorse anni in isolamento. Dopo il suo rilascio, si dedicò alla politica e nel 1989 fondò  il Movimento di Partecipazione Popolare (MPP), il membro più numeroso della coalizione di sinistra Fronte Ampio. Eletto al Parlamento nel 1995, divenne senatore nel 2000 e poi ministro dell'Agricoltura nel primo governo di sinistra in Uruguay. Svolse un solo mandato presidenziale di cinque anni, in linea con i limiti di mandato previsti in Uruguay.

Il perdono

 L’animo forte perdona, e la facoltà di perdonare è il privilegio di chi ha subito ingiustizie” (K. Gibran).

Quando riesci a vedere tutte le cause che hanno portato alle azioni di qualcun altro, il perdono nasce spontaneamente” (Thich Nhat Hanh)

Il perdono libera l’anima e cancella la paura”. (Nelson Mandela)

"Perdona gli altri, non perché essi meritano il perdono,  ma perché tu meriti la pace” (Buddha)

Il perdono è un atto di grande forza interiore. Non significa dimenticare o giustificare il male subito, ma liberarsi dal peso della rabbia e risentimento: si sceglie di non lasciare che l’errore determini il proprio presente e futuro.

Il perdono è un atto profondo che va ben oltre il semplice “dimenticare” o “lasciare andare”. E’ un processo che coinvolge la nostra mente, il nostro cuore e, sorprendentemente, anche il nostro corpo.

Le ricerche psicologiche e neuroscientifiche ci mostrano che il perdono ha il potere di trasformarci, di liberarci da pesi inutili, migliorando non solo il benessere emotivo, ma anche la nostra salute fisica.

La Self Compassion ci aiuta a comprendere come il perdonare non significhi semplicemente smettere di essere arrabbiati, infatti ci apre ad un cambiamento profondo nel nostro modo di vedere anche chi ci ha ferito. Non è facile, e spesso richiede tempo, ma è un passo fondamentale per guarire e costruire relazioni più sane. Il perdono diviene medicina per il cuore e la mente, ci permette di vedere il passato con una comprensione più ampia e di vivere il presente più serenamente.

Lo psicologo Frederic Luskin ha dimostrato, in studi sui benefici del perdono, che chi riesce a perdonare tende a sperimentare meno stress e ansia, migliorando la propria salute cardiovascolare e il sistema immunitario; il perdono è visto come un atto terapeutico che aiuta a superare i conflitti e preservare le relazioni, ed è perciò funzionale per la salute psicofisica. 

Infine, perdonare ci restituisce il controllo sui nostri pensieri e sulle emozioni, impedendo agli altri di influenzare il nostro stato d’animo: riconoscere che il potere di cambiare il nostro stato emotivo sia nelle nostre mani è uno degli aspetti più liberatori del perdono!   

I sei nemici - Esserci

I sei nemici.
La gente ama trovare il nemico all’esterno e incolparlo per i loro problemi. 
Ma si dice che l’essere umano abbia solo sei nemici: lussuria, rabbia, invidia, egoismo, orgoglio, illusione.
Se conquisterai questi nemici e li sconfiggerai dentro il tuo cuore, non avrai nemici esterni. 
Una volta padroneggiato i tuoi vizi, vedrai che intorno a te ci saranno solo amici.
 
 
Esserci.
Come sarebbe bello capire il valore delle persone che abbiamo intorno...
Diamo per scontato tutto. Durante la strada siamo seduti accanto, ma ci facciamo distrarre dalle luci colorate,  e non ci accorgiamo che quell’esserci uno per l’altro è importante.
Senza clamori. Un imperfetto, prevedibile, ripetitivo esserci.
Magari pensavamo che avremmo dovuto combinare o dimostrare chissà cosa, e invece bastava starci. 
A volte anche senza sapere cosa dirsi o cosa fare.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...