martedì 29 giugno 2021

Il misticismo quantico

Mai nessuna scoperta scientifica si è dimostrata così vicina a certe idee spirituali come la teoria della fisica quantistica. Il misticismo quantistico è un insieme di credenze metafisiche e pratiche associate che cercano di collegare la coscienza, l’intelligenza, la spiritualità o mistiche visioni del mondo alle idee della meccanica quantistica e alle sue interpretazioni.   Vedi l'interessantissimo articolo sul misticismo quantico

   
Il misticismo quantistico, nel senso di coscienza che ha un ruolo nella teoria dei quanti, è apparso per la prima volta in Germania negli anni ’20, quando alcuni dei principali fisici quantistici, come Erwin Schrödinger, si sono spinti verso tali interpretazioni delle loro teorie. Altri, come Albert Einstein e Max Planck, si opposero a queste interpretazioni. Nonostante l’accusa di misticismo da parte di Einstein, Niels Bohr negò l’accusa, attribuendola a equivoci. 

Nella seconda metà del XX secolo, la polemica aveva fatto il suo corso -le conferenze di Schrödinger del 1958 si dice che “segnano l’ultima di una generazione vissuta con la controversia sul misticismo”- e oggi la maggior parte dei fisici sono realisti che non credono che la teoria quantistica sia coinvolta con la coscienza. Nel 1961, Eugene Wigner scrisse un articolo, intitolato “Osservazioni sulla questione mente-corpo”, in cui suggerisce che l’osservatore cosciente giochi un ruolo fondamentale nella meccanica quantistica e sia capace di creare la realtà. Mentre il suo lavoro sarebbe servito da ispirazione per successivi lavori mistici, le idee di Wigner erano principalmente filosofiche. Come si è chiesto una volta Einstein (un fermo realista): la luna esiste solo se guardata? Anche se un tale punto di vista sembra improbabile nelle nostre vite quotidiane, nella meccanica quantistica le osservazioni dei fisici possono talvolta influenzare ciò che stanno osservando su una scala quantistica. Come sostiene la famosa interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica, non dovremmo parlare di una realtà oggettiva diversa da quella che viene rivelata attraverso la misurazione e l’osservazione. Ma questo non era il pensiero ermetico.

Scienza e coscienza. Il dibattito sulla coscienza nella teoria quantistica iniziò intorno al 1927, allorchè Einstein accusò Neils Bohr di introdurre un misticismo incompatibile con la scienza. Bohr negò l’accusa e accusò a sua volta Einstein di fraintenderlo nella sua ipotesi secondo cui gli umani sono sia attori che osservatori nel mondo. Eppure, mentre Bohr credeva che i processi quantici si verificassero senza la necessità di osservatori, egli simpatizzò anche con l’idea che un’estensione della teoria dei quanti potesse aiutare a comprendere la coscienza. Einstein, da parte sua, si oppose categoricamente a qualsiasi soggettività nella scienza. Era in disaccordo con l’opinione di Bohr che non è scientifico chiedere se il gatto di Schrödinger in una scatola sia vivo o morto prima che venga fatta un’osservazione. Einstein dedicò gran parte della sua vita successiva alla ricerca di elementi della realtà per fare della meccanica quantistica una teoria basata sul realismo. Per esempio, l’esperimento mentale noto come Paradosso EPR (paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen), nel 1935, tentò di ripristinare il realismo e la causalità della teoria. D’altra parte, Wolfgang Pauli fece proprie alcune delle opinioni di cui Einstein accusò Bohr. Pauli favorì l’ipotesi del “misticismo lucido”, una sintesi tra razionalità e religione, e ipotizzò che la teoria dei quanti potesse unificare gli approcci psicologici/scientifici e filosofici/mistici alla coscienza. La prospettiva di Pauli fu influenzata dal filosofo Arthur Schopenhauer, le cui opinioni sulla realtà furono a loro volta influenzate dalle religioni orientali e dalla loro certezza che questa realtà fisico-sensoriale fosse pura illusione. Altri fisici avevano opinioni diverse. Max Planck, aderente al cristianesimo, inquadrava la controversia come l’obiettività della scienza e del cristianesimo contro il misticismo di Schopenhauer e la sua divulgazione del buddismo e dell’induismo. Planck considerava la religione (il cristianesimo) e la scienza compatibili sulla base della sua opinione secondo cui entrambi sono basati sull’oggettività, ma si riferiscono a distinti aspetti della realtà. Nel frattempo, Paul Dirac ha respinto ogni tipo di vocabolario religioso, sostenendo che “la religione è un miscuglio di false affermazioni senza basi nella realtà”. Negli anni successivi Werner Heisenberg e Erwin Schrödinger si sporsero verso il lato del misticismo, irritando Einstein e Planck. Per gli altri, la scelta non era chiara. Il matematico John Von Neumann intenzionalmente usò termini ambigui per discutere la filosofia delle equazioni quantistiche, il che significa che poteva adattarsi ad entrambe le parti. Nel 1958 Schrödinger, ispirato da Schopenhauer, pubblicò le sue lezioni “Mind and Matter”, sostenendo la differenza tra gli strumenti di misura e l’osservazione umana: la registrazione di un termometro non può essere considerata un atto di osservazione, in quanto non contiene alcun significato in sé. Quindi, la consapevolezza è necessaria per rendere significativa la realtà fisica: “Alcuni di voi, sono sicuro, chiameranno ciò ‘misticismo’; quindi, con tutto il dovuto riconoscimento del fatto che la teoria fisica sia sempre relativa, nel senso che dipende da alcune ipotesi di base, possiamo asserire che la teoria fisica nella sua fase attuale suggerisca fortemente l’indistruttibilità della Mente dal Tempo”. Le lezioni di Schrödinger segnano l’ultima fase di una generazione caratterizzata dalla controversia sul misticismo. La meccanica quantistica, fino alla seconda guerra mondiale, esisteva in un contesto prevalentemente tedesco, e questa cultura ha contribuito a formare il mistico zeitgeist dell’epoca. La polemica morì nella seconda metà del secolo, quando la cultura della fisica passò nell’area anglo-americana. La maggior parte dei fisici contemporanei sono, come Einstein, realisti e non credono che la coscienza abbia un ruolo nella teoria dei quanti. La visione moderna dominante è che un’osservazione non fa sì che un atomo esista nella posizione osservata, ma che l’osservatore trovi la posizione di quell’atomo. Quindi, la realtà non dipende dall’osservatore ed è di per sè. La controversia sul misticismo in meccanica quantistica non ha coinvolto solo pochi fisici e mistici (come sembra oggi), ma un tempo ha attratto la comunità della fisica in generale. Alcune delle idee di allora sono riemerse, come nel libro del 1961 di Eugene Wigner sull’argomento, che ha ispirato libri popolari come The Tao of Physics e The Dancing Wu Li Masters, che cercano di coniugare fisica quantistica e misticismo orientale per una nuova generazione, insieme al recente film What the Bleep Do We Know?. Oggi è scienza contro religione, ma al tempo della fondazione della meccanica quantistica non lo era. C’erano fisici religiosi su entrambi i lati della querelle. La maggior parte dei fisici rilevanti possedeva quelle che potremmo chiamare oggi credenze religiose, sia occidentali che orientali. Quando parliamo oggi delle “due culture”, scienza e scienze umane, ci riferiamo alla famosa lezione dei primi anni ‘50 di CP Snow, in Gran Bretagna, che lamentava la divisione. I pensatori tedeschi dei decenni precedenti erano a malapena in quella fase di specializzazione della disciplina. Tra le teorie attuali sul campo quantistico, le teorie più importanti sono in debito con il lavoro di [Hermann] Weyl e Dieter Pauli. Eppure molti fisici oggi sarebbero scioccati se avessero saputo come Weyl e Pauli siano giunti a capire il concetto di “campo” quando hanno scritto i loro articoli classici. Entrambi erano immersi nel misticismo, alla ricerca di un modo per unificare la mente e la fisica. Weyl pubblicò una conferenza in cui concludeva appoggiando il misticismo cristiano-matematico di Niccolò Cusano. Inoltre, l’articolo pubblicato da Pauli su Keplero lo presenta come parte della tradizione mistica occidentale che studiò.

Appropriazione da parte del pensiero New Age. All’inizio degli anni ‘70, la cultura New Age, ostile alla scienza ortodossa quanto la scienza lo è a tutto il cosiddetto irrazionale, comincia a incorporare idee dalla fisica quantistica, a partire dai libri di Arthur Koestler, Lawrence LeShan e altri, che suggerivano che i presunti fenomeni parapsicologici potessero essere spiegati dalla meccanica quantistica. In questo decennio, emerge il gruppo Fundamental Fysiks, un gruppo di fisici che abbraccia la mistica quantistica impegnandosi in parapsicologia, meditazione trascendentale e varie pratiche mistiche orientali e New Age.. Ispirato in parte da Eugene Wigner, Fritjof Capra, un membro del gruppo Fundamental Fysik scrive Il Tao della fisica: Un’esplorazione dei paralleli tra fisica moderna e misticismo orientale (1975), un libro che abbraccia la fisica quantistica New Age e che guadagna presto popolarità tra il pubblico non scientifico. I principali scrittori del settore non erano stravaganti autori di New Age ma fisici molto esperti come il citato Capra, David Bohm, John Wheeler e Paul Davies. Questi fisici iniziarono a interpretare la teoria quantistica da una prospettiva filosofico-idealista, secondo cui la mente produce materia. La fisica della coscienza è ora un ramo importante e rispettato della teoria dei quanti. Nel 1979, arriva la pubblicazione di The Dancing Wu Li Masters di Gary Zukav, il maggior successo tra seguaci di Capra. Intanto, il gruppo Fundamental Fysiks viene accusato dagli scientisti di essere uno degli agenti responsabili della “enorme quantità di sciocchezze pseudoscientifiche” che circonda le interpretazioni della meccanica quantistica. La ricerca seria in quest’area viene ora svolta in modo trasversale da molti Fisici. Il modello Bootstrap, formulato da Geoffrey Chew, ha avviato importanti interpretazioni teoriche in questo ambito, seguito dal lavoro di David Bohm, che era stato uno studente di Einstein. La sua teoria dell’Ordine Implicito, espressa in Universo, mente e materia postula l’idea che le particelle siano in effetti “raccoglitori di intelligenza” e che si comportino come la mente. Questa teoria rese il “misticismo quantistico” un ramo importante. Bohm fu professore di fisica teorica all’Università di Londra prima della sua morte nel 1993 e fu un forte sostenitore dell’Induismo, che si basa sulla nozione di la mente produce materia. I suoi numerosi libri svilupparono enormemente quest’area. La teoria delle superstringhe e la teoria M continuarono a sviluppare il “misticismo quantistico” ad un nuovo livello. Altri scienziati tra cui il fisico Paul Davies,il cui best-seller The Mind of God è diventato un testo classico in quest’area. Gli scrittori sul misticismo quantistico hanno fatto tutta una serie di asserzioni che sono state fatte proprie dal movimento New Age, le cui teorie e soprattutto pratiche sono l’applicazione delle specifiche affermazioni filosofiche del misticismo quantistico con l’intenzione di produrre o mantenere cambiamenti positivi: non c’è osservatore separato dalla realtà … non c’è una realtà separata dall’osservatore. Come osservatori, siamo personalmente coinvolti nella creazione della nostra realtà. I fisici sono costretti ad ammettere che l’universo è una costruzione “mentale”. Il flusso di conoscenza si sta dirigendo verso una realtà non meccanica; l’universo comincia a sembrare più un grande pensiero che una grande macchina. La mente non sembra più un intruso accidentale nel regno della materia, dovremmo piuttosto chiamarlo il creatore e il governatore del regno della materia. L’universo è immateriale, mentale e spirituale. Max Planck, padre della teoria quantistica, disse: “Considero la coscienza fondamentale. Considero la materia come derivata dalla coscienza. Non possiamo rimanere indietro alla coscienza. Tutto ciò di cui parliamo, tutto ciò che consideriamo esistente, postula la coscienza”. Lo stesso Einstein, disse: “La realtà è semplicemente un’illusione, anche se molto persistente”. Il mondo e gli oggetti nel mondo non hanno un’esistenza indipendente dalla coscienza umana. Il filosofo irlandese del XVIII secolo George Berkeley anticipò i quantistici affermando: “esse est percipi” ovvero “essere significa essere percepiti”. Berkeley aderiva all’Immaterialismo ovvero alla dottrina per cui nulla esiste al di fuori della mente: non esiste la materia, ma solo Dio e gli spiriti umani. Come Platone, il re dei filosofi idealisti, anche Berkeley credeva che la realtà si risolve in una serie di idee che esistono solo quando vengono percepite da uno spirito umano. Ma se Berkeley metteva Dio al centro della percezione, Dio nell’uomo, la New Age pone solo la coscienza. Inoltre, il corpo è fondamentalmente fatto di informazioni ed energia, e percepito come materia solida. La mente e il corpo sono la stessa cosa e non sono divisibili. Le reazioni biochimiche del corpo sono un prodotto della consapevolezza. La percezione della realtà è un comportamento appreso. Questo cambiamento di pensieri può mutare il corpo. C’è una coscienza o un’intelligenza sottostante che connette tutti. Il tempo è una percezione umana, non una realtà.

La Guarigione quantica.
Tra le varie tecniche New Age, la guarigione quantica è una pratica che comporta l’alterazione della percezione e dei pensieri dell’individuo in modo da trasformare il corpo in modo positivo e curativo. La pratica si basa sul principio che il corpo esiste in stati indeterminati, come determinato dalla coscienza soggettiva della mente. Si basa anche sull’affermazione che risultati positivi per la salute possono essere raggiunti indirizzando la percezione soggettiva della realtà da parte dell’individuo. Viene detta quantum woo la giustificazione delle credenze spirituali mediante un riferimento confuso alla fisica quantistica. Parole chiave come “campo energetico”, “onda di probabilità” o “dualità onda-particella” sono usate per trasformare magicamente i pensieri in qualcosa di tangibile per influenzare direttamente l’universo e la materia e le nostre vite. Ciò si traduce, come detto, nella Legge di Attrazione o nella guarigione quantica. Alcuni hanno trasformato il quantum in una carriera, come Deepak Chopra , che spesso presenta concetti mal definiti della fisica quantistica come prova per Dio e per altri pensieri magici. Quando un’idea sembra troppo folle da credere, il proponente spesso fa appello alla fisica quantistica come spiegazione. Non è qui in discussione la possibile interazione tra scienza quantistica e spiritualità, ma l’uso indiscriminato che si fa del termine “quantistico” nella New Age per vendere ogni genere di prodotto o servizio. C’è veramente di tutto: dal reiki quantistico, al massaggio quantistico, allo shiatsu quantistico fino all’ipnosi quantistica. “Quantistico” è diventato uno specchio per le allodole, perchè sembra offrire un attributo di grande serietà e innovazione ad una certa pratica in oggetto. La verità è che nè gli autori o i guru cd quantistici nè i loro lettori e allievi conoscono veramente la meccanica dei quanti. D’altronde, la quantistica che promette di “creare ciò che si pensa e si osserva in primo luogo nella mente” offre un formidabile destro alla teorie New Age del “pensiero positivo” e della “legge di attrazione” che sembrerebbero essere dimostrate dalla prima.  Ci si chiede perché molti hanno tratto conclusioni mistiche dalla meccanica quantistica.  Per sua natura, il quantum disegna un velo quasi “mistico” sulla realtà fisica che vediamo. Le cose interagiscono attraverso l’entanglement: non esistono realmente in un punto preciso nello spazio e così via. Questi sono attraenti addentellati per “spiegare” perché la gente dice di sapere quando il loro partner è morto, o ha avuto un’esperienza fuori dal corpo o altro. Anche perché è complicato e quando proviamo a usare le parole, usiamo parole che sono facilmente dirottate. Ad esempio, “entanglement” ha proprietà ben definite e obbedisce a leggi severe , ma suona anche come una specie di unione, un altro ingresso nella stranezza. Fondamentalmente, non è facilmente comprensibile dal pubblico, quindi soggetto a incomprensioni. La teoria quantistica non può essere interpretata in termini di nozioni di senso comune (è incompatibile con il realismo locale). Non esiste un’interpretazione consensuale della teoria quantistica (perché l’interpretazione è fondamentalmente una questione filosofica che non può essere decisa dall’esperimento), per cui molte interpretazioni diverse e incompatibili spesso aggiungono confusione. In primo luogo, vi è una tendenza comune a confondere le interpretazioni della teoria dei quanti con la teoria quantistica stessa, errore compiuto da molti fisici. Inoltre, alcuni fisici importanti e rispettati (ad esempio, Wigner, von Neumann) hanno adottato interpretazioni che collegano esplicitamente la misurazione quantistica con la coscienza, che è essa stessa un mistero (o almeno un “problema difficile”).

Contro il misticismo quantistico. L’americano Daniel Pinchbeck, peraltro esperto di sciamanesimo, ha scritto a favore della joint “misticismo-fisica dei quanti” qualcosa di ampiamente condivisibile: “gli esperimenti di fisica quantistica supportano la prospettiva mistica orientale secondo cui l’universo è una proiezione di una singola coscienza, Brahma o Atman. Quella coscienza è infinita, senza limiti nel suo potenziale creativo, giocando costantemente a nascondino con noi attraverso il suo dispiegarsi (l’universo stesso è Maya, un’illusione magica, e Lila, gioco divino). Il fatto che sempre più persone stiano vivendo e riconoscendo la sincronicità fa parte dell’evoluzione continua della coscienza verso una nuova realizzazione, che integra scienza e misticismo. Può darsi che, se un numero sufficiente di noi si rende conto che siamo quella coscienza che esplora e sperimenta se stessa, possiamo fare un salto quantico o una mutazione spontanea nella coscienza della nostra specie nel suo insieme – un fenomeno di punto di svolta, dove otteniamo l’accesso diretto a capacità psichiche che sono ora disponibili ma in qualche modo da noi protette e bloccate”. Se un uomo di scienza dovesse confutare tale asserzione, direbbe che gli esperimenti quantistici non supporterebbero affatto la prospettiva mistica e speculazioni esplicitamente metafisiche. Essi non supporterebbero nulla senza interpretazione, e quegli esperimenti hanno spazi relativamente ristretti di contesto applicabile che devono essere sostenuti affinché i risultati siano interpretabili. Gli esperimenti producono risultati. I risultati vengono interpretati in base allo scopo. Non possiamo semplicemente sostituire quelli della scienza con la metafisica e quindi pretendere prove sperimentali per congetture astratte. Questa, secondo l’ortodossia scientifica, è una mossa ben nota in cui si cerca di acquisire l’autorità della verità dalla scienza per un’asserzione metafisica altrimenti maldestra. Alcuni arrivano al punto di usare la parola “dimostrare”, affermando che “la fisica quantistica dimostra che …”. Chi vuole coniugare la coscienza col quantum, spiegando il matrimonio in termini mistici, non conosce in effetti nè la coscienza, che è un mistero di per sè, nè la neuroscienza nè il cervello, o i modi specifici con cui questo organo si relaziona e media le nostre esperienze di coscienza. Le persone senza alcuna comprensione delle neuroscienze, con poca conoscenza formale della natura della coscienza e nessuna consapevolezza del contesto o delle specifiche della fisica quantistica non dovrebbero probabilmente dirci della natura della coscienza e della fisica quantistica. Quando lo fanno, ciò che troveremo è un’illusione selvaggia e vertiginosa. Ma il positivista e la scienza non ammettono che la mente non sia localizzata nel cervello nè coincida con esso, nè ammettono l’esistenza dell’anima, in quanto, come l’idea di Dio, non scientificamente dimostrabile.

Cos'è la coscienza secondo i fisici?

“Cos’è la coscienza? Con la scoperta del campo unificato, il cosiddetto campo della superstringa, anche se non da tutti accettato, siamo in grado di comprendere che la vita è fondamentalmente ‘Uno’.    

Nessuna scoperta scientifica si è dimostrata così vicina a certe idee spirituali come la teoria della fisica quantistica. Il misticismo quantistico è un insieme di credenze metafisiche e pratiche associate che cercano di collegare la coscienza, l’intelligenza, la spiritualità o mistiche visioni del mondo alle idee della meccanica quantistica e alle sue interpretazioni.  Nel 1961, Eugene Wigner scrisse un articolo, intitolato “Osservazioni sulla questione mente-corpo”, in cui suggerisce che l’osservatore cosciente giochi un ruolo fondamentale nella meccanica quantistica e sia capace di creare la realtà. Negli anni settanta si forma il gruppo Fundamental Fysiks, un gruppo di fisici che abbraccia la mistica quantistica impegnandosi in parapsicologia, meditazione trascendentale e varie pratiche mistiche orientali. Molti fisici esperti Fritjof Capra, David Bohm, John Wheeler e Paul Davies aderirono a questo movimento. Capra scrive Il Tao della fisica: Un’esplorazione dei paralleli tra fisica moderna e misticismo orientale (1975).     Vedi l'interessantissimo articolo sul misticismo quantico

Alla base della diversità della vita c’è ‘Unità’ di mente e materia, e questa è la coscienza universale. La coscienza non è creata dal cervello, non è semplicemente il risultato di una reazione molecolare, di processi chimici nel cervello, ma è l’aspetto fondamentale in natura, ed è chiamato il ‘campo unificato’.”

John Hagelin (1954) è un fisico teorico quantistico statunitense di fama mondiale, specializzato nella teoria delle superstringhe, noto per le sue ricerche nelle teorie di unificazione dei campi asserisce: “Tutta la materia origina ed esiste solo in virtù di una forza, che porta la particella di un atomo allo stato vibrazionale, e che tiene assieme questo piccolissimo sistema solare dell’atomo. Dobbiamo assumere, dietro a questa forza, l’esistenza di una mente cosciente ed intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia.”

Max Planck (1858 – 1947), il fisico tedesco che ha ideato la teoria dei quanti e la meccanica quantistica che, insieme con la teoria della relatività di Albert Einstein, è uno dei pilastri della fisica moderna diceva  "Considero la coscienza come fondamentale e la materia come derivata dalla Coscienza. Non possiamo andare oltre la Coscienza e tutto ciò di cui parliamo, tutto ciò che consideriamo esistente, postula la "Coscienza".  “Ad un livello molto profondo la materia e la coscienza sono completamente inseparabili e interconnesse, proprio come in un videogame il giocatore e lo schermo sono uniti dalla partecipazione in un processo comune. In questa visione, la mente e la materia sono due aspetti di un unico tutto e non sono più separabili di quanto non lo siano la forma e il contenuto. A livelli molto profondi la coscienza dell’umanità è Una. Questa è una certezza virtuale perché anche nel vuoto la materia è una, e se noi non vediamo questo, è perché siamo ciechi di fronte a questa realtà.Vorrei dire che nel mio lavoro scientifico e filosofico il mio principale interesse è stato di comprendere la natura della realtà in generale e della coscienza in particolare come un tutto coerente, che non è mai statico o completo ma che è un processo senza fine di movimento e di apertura".

David Bohm (1917 – 1992)  fisico e filosofo statunitense, ha elaborato la cosiddetta interpretazione della meccanica quantistica. Bohm ha inoltre elaborato la cosiddetta teoria olografica, per cui nell’universo esisterebbe un ordine implicito, che non vediamo e che Bohm paragona ad un ologramma, nel quale la sua struttura complessiva è identificabile in quella di ogni sua singola parte. “La coscienza è il recipiente che contiene tutto, assolutamente tutto quanto avviene nell’Universo, e al di fuori del quale non esiste nulla.  La sola possibilità è di accettare l’esperienza immediata che la coscienza è un singolare di cui non si conosce plurale; che esiste una sola cosa, e ciò che sembra una pluralità non è altro che una serie di aspetti differenti della stessa cosa, prodotta da un’illusione (il maya indiano); la stessa illusione è prodotta da una serie di specchi, e allo stesso modo Gaurisankar e il monte Everest risultano essere la stessa vetta vista da differenti vallate.

Erwin Schrödinger (1887 – 1961) è stato un fisico e matematico austriaco. È noto per i suoi contributi alla meccanica quantistica, in particolare per l’equazione d’onda, poi chiamata equazione di Schrödinger in suo onore, per la quale vinse il Premio Nobel per la fisica nel 1933, e per il famoso esperimento mentale del gatto di Schrödinger.  La coscienza è il fondamento dell’esistenza al di là del cervello e di qualsiasi e di qualsiasi cosa possiamo immaginare, ipotizzare o intuire. È incredibile, per me, che tutte quelle persone intelligenti capaci di costruire grandi acceleratori e condurre ricerche, diciamo così, avventurose, non nutrano poi il minimo dubbio sulla loro metafisica di base, secondo la quale tutto è solo e unicamente materia.   La mente, la consapevolezza, non sono altro che epifenomeni del cervello. La fisica quantistica  afferma che se la materia consiste in possibilità di consapevolezza, allora anche la mente, le energie vitali che percepiamo e gli archetipi che intuiamo possono rientrare tra le possibilità della consapevolezza...  La consapevolezza è il fondamento di tutto l’essere, inclusa la materia. La materia consiste di onde di possibilità tra cui la consapevolezza può scegliere.

Amit Goswami (1936-), fisico quantistico nato in India, ha conseguito il dottorato in Fisica nucleare teorica all’Università di Calcutta nel 1964. È stato professore di Fisica all’Università dell’Oregon fino al 1968. Il professor Goswami è pioniere di un paradigma scientifico multidisciplinare fondato sul primato della coscienza, conosciuto come Scienza all'interno della Coscienza. La sua ricerca è stata pubblicata nelle riviste scientifiche in tre diversi campi, fisica, biologia e psicologia.  Nella sua essenza la quantistica è la fisica delle possibilità. Qualunque oggetto è fatto di possibilità.  La coscienza non è materiale. Il cervello non crea la coscienza perché essa non è un fenomeno cerebrale. In fisica quantistica, continua il professor Goswami, abbiamo delle possibilità, di conseguenza possiamo dire che abbiamo possibili particelle elementari che creano possibili atomi, che compongono possibili molecole, che a loro volta, creano possibili reti neurali che formano un possibile cervello che ci dà una possibile coscienza.  Chiediamoci allora in che modo la coscienza interagisce con la materia... Dobbiamo ritenere la coscienza, non la materia, come fondamento dell’esistenza. È un cambio radicale di paradigma. E se pensiamo che la materia sia fatta di possibilità di coscienza, allora dobbiamo ritenere che non sia il cervello a creare la coscienza, bensì che sia contrario: è la coscienza stessa a creare il cervello. È evidente allora come in questo modo possa comprendersi che la scelta di coscienza non è più un atto dualistico di coscienza e materia. Il dualismo scompare perché la coscienza nell’interagire con il campo quantico sta scegliendo una sola possibilità che di per sé è la propria possibilità. 

Fred Alan Wolf (1934 - ) oltre ad essere un fisico quantistico e uno scrittore, ha insegnato in numerose università, in USA e in Europa. La sua passione e la sua competenza nell’ambito della fisica quantistica e negli studi sulla coscienza emergono con evidenza dalle sue numerose pubblicazioni scientifiche. Fred Alan Wolf durante la sua vita ha incontrato e collaborato con alcuni dei più famosi scienziati del nostro tempo, tra cui David Bohm, Richard Feynman e Werner Karl  Heisenberg (vedi in fondo all'articolo)Dai più profondi strati della fisica, passando per la  metafisica approdò al misticismo e alla spiritualità. Uno dei temi piu’ affascinanti della nuova fisica quantica è l’idea che la realtà fa capolino allorché la tocchi con la coscienza e sparisce dall’esistenza quando la privi della tua coscienza. Se segui questo fino alla sua conclusione logica vedi che c’è una sola Anima nell’universo. Una Coscienza capace di far venire alla luce una realtà e toglierla dalla manifestazione. Se hai questa esperienza è perché ti sei identificato o stai lavorando per riconoscere questo tipo specifico di consapevolezza o ne fai parte. Questo accendersi e spegnersi della realtà è una parte molto importante: indica che la mente o questa Mente unica fa parte del mondo fisico.  Se il mondo fisico è maya, illusione, che cos’è reale? Questa è la domanda che ci fa impazzire. Ma la realtà non è solo il mondo fisico, è la relazione della mente con il mondo fisico che ci procura la percezione della realtà. Non c’è realtà senza la percezione di quella realtà. , lo esamini e cerchi di capire come funziona, concludi scientificamente che la fisica quantica governa queste leggi operative. Esiste da più di 100 anni e le sue leggi funzionano universalmente. Il mondo non è come sembra apparire. Ci sono strani accavallamenti di realtà, realtà parallele e oggetti che esistono in due luoghi allo stesso tempo e questo tipo di cose...  Se accetti l’Uno, allora la sola possibilità dell’illusione di separazione dall’Uno è di basare il ragionamento sulla dualità. La dualità è molto più di due. Dualità è tutto quello che sembra esistere al di fuori dell’Uno o separata dall’Uno.  Questa unità è inconcepibile e inavvicinabile. Non può essere definita, poiché il solo atto di definizione è distinguere qualcosa da qualcos’altro è di per sé dualistico, è dualità, separazione. 

Tutti questi fisici hanno avuto molti contatti con l'India ed i suoi filosofi.

Abert Einstein nel 1930 si incontra a Berlino con il premio Nobel per la letteratura Rabindranath Tagore grazie al dott. Mendel amico comune. Il loro incontro è ricordato come un chiaro se no di vicinanza tra scienza e spiritualità, due mondi che possono coesistere nel mondo e nell'uomo.

Werner Karl Heisenberg (1901-1976) è stato un fisico tedesco. Fu uno dei principali artefici della meccanica quantistica. Dalle parole di Fritjof Capra: "Nel 1929 Heisenberg trascorse un periodo in India, ospite del celebre poeta indiano Rabindranath Tagore, con il quale ebbe lunghe conversazioni sulla scienza e sulla filosofia indiana. Questa introduzione al pensiero indiano portò a Heisenberg grande conforto, mi disse. Cominciò a vedere che il riconoscimento della relatività, dell'interconnessione e dell'impermanenza come aspetti fondamentali della realtà fisica, che era stato così difficile per lui e i suoi colleghi fisici, era la base stessa delle tradizioni spirituali indiane. Dopo queste conversazioni con Tagore", ha detto, "alcune delle idee che erano sembrate così folli improvvisamente avevano molto più senso. Questo è stato un grande aiuto per me".

John Hagelin é noto anche per essere un esponente del Transcendental Meditation movement. 

Max Planck aveva la convinzione dell'impossibilità di «giungere all'eliminazione completa di ogni elemento metafisico dall'epistemologia della fisica».
L'attività scientifica non trova in sé i propri presupposti e richiede «la fede in qualcosa di extrascientifico» richiede, come minimo, un'opzione preliminare circa l'esistenza di un mondo esterno, indipendentemente dal ricercatore, di «un ordine universale che possiamo conoscere in certa misura». 

David Bohm ha avuto molti contati con il grande Maestro spirituale J. Krisnamurti ed hanno scritto insieme un testo Dove il tempo finisce.

Erwin Schrödinger entrò in contatto con la filosofia indiana intorno al 1918, attraverso gli scritti di Schopenhauer. Ardente studente delle Upanishad, Schopenhauer aveva dichiarato: "In tutto il mondo non c'è studio così benefico e così elevato come quello delle Upanishad. È stato il conforto della mia vita. Sarà il conforto della mia morte".  L'Isha Upanishad afferma: "il Brahman forma tutto ciò che è vivente o non vivente... il saggio sa che tutti gli esseri sono identici al suo sé, e il suo sé è il sé di tutti gli esseri".  Schrödinger era affascinato da questo pensiero. Secondo il libro di Subhash Kak The Wishing Tree (2008), Schrödinger chiamò il suo cane Atman, e le sue conferenze finivano spesso con l'affermazione "Atman=Brahman", che lui chiamava - con un certo orgoglio - la seconda equazione di Schrödinger. La fisica quantistica elimina il divario tra l'osservatore e l'osservato. Le Upanishad dicono che l'osservatore e l'osservato sono le stesse cose. Nel suo libro del 1944 Che cos'è la vita?,  si chiede "Se il mondo è davvero creato dal nostro atto di osservazione, ci dovrebbero essere miliardi di questi mondi, uno per ciascuno di noi. Come mai il tuo mondo e il mio mondo sono uguali? Se succede qualcosa nel mio mondo, succede anche nel tuo? Cosa fa sì che tutti questi mondi si sincronizzino tra loro?"  Trovò la sua risposta, di nuovo, nelle Upanishad. "C'è ovviamente una sola alternativa", scrisse, "Cioè l'unificazione delle menti o delle coscienze. La loro molteplicità è solo apparente, in verità c'è una sola mente. Questa è la dottrina delle Upanishad".

Amit Goswami insegna in vari Istituti e al Sivananda International Yoga and Vedanta Centers.  

Fred Alan Wolf  ha scritto il testo The yoga of time travel.

 Richard Phillips Feynman (1918-1988) è stato un fisico e divulgatore scientifico statunitense, Premio Nobel per la fisica nel 1965 per l'elaborazione dell'elettrodinamica quantistica.

domenica 27 giugno 2021

Spiritualità e saggezze orientali

Uno dei Paesi in cui la spiritualità è sentita ed espressa in tutte le sue forme è l'India. In India si registra una religiosità senza religione,  e qui coabitano un grande numero di movimenti e filosofie, dal XII è presente anche l’Islam. Dalla competizione costante tra le varie religioni, per dimostrare la validità dei loro dogmi, è nata la filosofia Indiana.

Per Isabel Ratié (professore alla Sorbona, lingua e letteratura sanscrita) gli indù aspirano a liberarsi dal  samsara (ciclo delle rinascite) e l’esistenza umana è fondamentalmente una sofferenza, un'illusione. Dell’idea di liberazione, non se ne trova traccia nei Veda (1500 a.c.), comincia ad apparire nelle più antiche upanishad ( VI, V secolo a.c.). 
Per gli indù noi siamo atman, una sostanza immutabile che è in noi, la parte cosciente e immortale; per liberarsi occorre scoprire questo atman in noi. 
 I buddisti sono in disaccordo totale ed asseriscono che soffriamo perché pensiamo che ci sia qualcosa di permanente, mentre niente dura e tutto è impermanente. Buddha significa risvegliato, ha cercato di spiegare che non c’è neanche l’atman, ma solo vacuità. ( discussioni tra il V e XII secolo).  Nel XII secolo il buddhismo, su pressione della religione Vedica, sparisce dall'India.
Tutti i sei sistemi filosofici indiani (darshana) che sono: yoga, vedanta, sankhya, nyaya, mimamsa, vaisheshika, concordano sulla realtà dell’atman. 
Il sankhya e lo yoga mettono in discussione l’efficacità dei riti dei Veda, e pensano che l’universo è costituito da materia (prakiti) sempre attiva e dalla coscienza inattiva (purusha) ed immutabile. 
Per il vedanta l’universo è uno, la materia è solo illusione. 
Le filosofia nyaya e vaisheshika credono in un Dio organizzatore. L’intelletto (buddhi) non è vicino alla coscienza, ma è più vicino al corpo e alla materia. Il pensiero discorsivo tende ad allontanarci dalla vera realtà. 
La corrente shivaita Pratyabhijñā ("riconoscimento"), è una scuola filosofico-religiosa dello Shivaismo kashmiro fiorita intorno al IX secolo che propone una via di liberazione tendenzialmente facile: porre una semplice attenzione al reale e ai nostri stati di coscienza senza disdegnare il piacere dei sensi. 
Il buddhismo si colloca a metà strada tra i due estremi dell’ascetismo e del piacere dei sensi ed asserisce che praticando certe discipline si cambia il modo di essere nel mondo. 
 
Lo yoga utilizza tecniche di respirazione, esercizi fisici e tecniche di purificazione per discendere negli stati di coscienza sempre più profondi. 
Bisogna precisare che non c’è un solo tipo di yoga, all’inizio si praticava un'ascesi rigorosa che si fondava sul testo Gli Yoga sutra di Patanjali (III secolo a.c.  -  V secolo d.c) che definiva tecniche mentali e corporali per imparare a non più agire ed arrivare al Kaivalya, l'obiettivo finale del Raja yoga e significa "solitudine", "distacco" o "isolamento".   Vedi link
Kaivalya sta per isolamento di purusha da prakṛti; uno stato della coscienza in cui non c'è più confusione con il mentale, l'ignoranza sulla nostra vera natura è caduta, la liberazione dalla rinascita, cioè moksha. Questo yoga però non era accessibile a tutti. 
A poco a poco i fondamenti filosofici e metafisici sono stati accantonati, e a partire dall' XI secolo è stato lasciato il posto all’hatha yoga. Lo scopo dell’hatha yoga è quello di risvegliare la kundalini (energia latente alla base della colonna vertebrale) e farla salire attraverso una serie di chakra fino alla testa e congiungersi con Shiva o con l’energia cosmica.    La Bhagavad Gita  che data V e VI secolo a.c. introduce il concetto di yoga dell'azione.
Purtroppo lo yoga oggi praticato in Occidente e dalle classi agiate in India ha il solo scopo di ottenere una sorta di benessere. 
Nel testo Lo yoga, la via del corpo, Ysé Tardan-Masquelier storica delle religioni, presidente della federazione francese di yoga fa un'indagine chiara e rigorosa sulle origini indiane dello yoga e sui suoi rapporti con la tradizione e la modernità. L'autrice analizza la pratica dello yoga in Europa, le sue radici autentiche e gli apporti successivi. Sviluppa e analizza i concetti chiave della disciplina nel corso della storia e indaga sul progresso spirituale che lo yoga ha avuto durante il suo percorso, ponendo una domanda fondamentale: "Un cristiano, un ebreo, un musulmano o un ateo possono praticare yoga? E questa disciplina in cosa può aiutare tutti?". 
L'Hatha yoga è una filosofia che va a servire di fondamento ad una esperienza, ed è vissuto prima di tutto come un'esperienza basata sul lavoro del corpo e della respirazione. Gli occidentali si avvicinano allo yoga per problemi di schiena, cattiva digestione e per gestire lo stress, ma dopo un certo tempo di pratica subentra l’aspetto spirituale. 
Patanjali, l'autore degli Yoga Sutra, asserisce che l’essere umano porta l’assoluto in lui, l'atman, la pratica permetterà di entrare in contatto con questo assoluto. 
A partire dal X secolo le sette tantriche si concentrano sull’aspetto energetico, il risveglio attraverso la pratica di kundalini. Coloro che praticano il tantrismo spiegano che nell’attuale era del kali yuga occorre abbandonare l'ascetismo e concentrarsi soprattutto sulle pratiche corporee. 
Ramakrishna  (186-1886) familiarizzo con l’islam e il cristianesimo, per lui tutti i cammini portano a Dio.  L’uomo alla nascita ha due tendenze: una vidya che lo porta verso Dio, l’altra avidya che lo porta verso la via terrestre., alla nascita queste due tendenze sono in equilibrio,  lo stesso è per l’anima che cade nelle trappole di maya (mondo illusorio),  esiste l'io personale ed l'io superiore, Noi siamo tutti collegati all’io superiore.   L’anima individuale (javatman) che resiede nel cuore dell’uomo, deve ricongiungersi con l'anima universale ( paramatman).  Ramakrishna fa l'esempio della bambola di sale che vuole misuarare gli abissi dell’oceano,  appena mette piede nell’acqua, diventa un tutto uno con l’oceano,  il differenziato diventa un tutt'uno con l’indifferenziato.  "In verità ve lo dico, fino a quando non hai realizzato Dio, bisogna ritornare entro le mani del ceramista, rinascere a varie riprese nel ciclo delle rinascite,  come il ceramista che raccoglie la creta del vaso rotto e la rimodella.   Dio è un grande oceano le cui bolle sono le anime, in lui nascono, in lui esistono, in lui ritornano". 
Vivekananda (1863-1902) allievo di Ramakrishna porta lo yoga in Occidente, e raggruppa le scuole yogiche in quattro categorie: jnana yoga, bhakti yoga, karma yoga, esiste una quarta via, più modesta ma indispensabile alle altre, il punto di partenza verso le altre vie che è l’hatha yoga.
Swami Sivananda (1887-1963) convinto che lo yoga sia uno strumento di pace individuale e collettiva, incaricò un suo allievo swami Vishnudevananda (1927-1993) di esportare lo yoga in Occidente. Vishnudevananda  creò il primo ashram in Quebec nel 1962, poi incominciò ad aprire vari centri in tutta Europa.
 
Per evitare un’interpretazione troppo libera dello yoga,  negli anni '70 in Europa si iniziano a formare degli insegnanti e dar loro un quadro deontologico.  In molte nazioni europee erano state create varie strutture federative e nel 1973 a Zinal in Svizzera, si era svolto il primo convegno internazionale di yoga organizzato dall’Unione Europea Yoga sulla spinta del belga André Van Lysebeth. Con il contributo di molti insegnanti della Federazione Italiana Yoga nel 1977 iniziò il primo corso di formazione triennale per insegnanti yoga in Italia. 
Oggi in India lo yoga è stato trasformato in tecnica di benessere e si pratica nelle palestre, si sviluppano tecniche particolari come lo yoga brikam che si pratica in sale riscaldate fino a 40 gradi e che hanno poco a vedere con il nucleo tradizionale dello yoga. Il nazionalista primo ministro dell’India Narendra Modi, creando la giornata internazionale dello yoga, ha promosso lo yoga come ambasciatore della cultura indiana.

Buddhismo.  Per Philippe Cornu (tibetologo, professore di scienze e religioni e del buddhismo) gli occidentali riducono il buddhismo ad una forma di sviluppo personale. Il buddhismo ha lasciato l’India per introdursi in Tibet nel VII secolo.   Le tre correnti del buddismo sono: Hinayana letteralmente «piccolo veicolo (per la salvezza) ,  Mahayana (grande veicolo), Vajrayana (veicolo del diamante) , in quest’ultimo, presente in Tibet e Buthan, si applicano delle pratiche esoteriche sofisticate per raggiungere più facilmente il risveglio ed è essenziale in questo cammino l'iniziazione del discepolo. Queste tecniche devono essere comunque al servizio della saggezza e della compassione. 
Le scuole principali nel buddhismo tibetano sono: Guelougpa, Sakyapa, Bonpo che hanno un profilo più filosofico, mentre le scuole Kagyupa e Nyingmapa privilegiano di più l'aspetto pratico e il rituale.

Lo Dzogchen, che significa Grande perfezione, secondo alcune scuole del buddhismo tibetano e della tradizione religiosa Bön, è lo stato naturale e primordiale, ovvero una condizione spontanea della mente, e, allo stesso tempo il corpus di insegnamenti volti a condurci alla nostra natura fondamentale. Nel buddhismo è fondamentale il ruolo del maestro e la cerimonia d'iniziazione che è l'incontro di due spiriti: il maestro e l'allievo ed ognuno di questi incontri è unico nel suo genere.  Nel vajrayana i tantra sono dei testi spirituali destinati a facilitare il risveglio e in alcuni casi particolari si accenna che la sessualità può contribuire al risveglio. Alcuni lama sono laici e possono avere delle relazioni sessuali e sposarsi. Altri sono dei gelong, dei monaci con voto di castità.
 
Il tonglen è un tipo di meditazione che porta allo sviluppo della compassione verso tutti gli esseri. Nel buddhismo sono usati molto i mantra e i tantra. Il mantra è una formula sacra che si ripete e che è considerata come un suono della realtà assoluta al di là delle apparenze e dei condizionamenti. I mandala sono delle rappresentazioni grafiche o mentali dell’universo e la quintessenza di tutte le cose. Il ngondro è costituito da un insieme di pratiche preparatorie e dalla contemplazione dei quattro pensieri fondamentali per il buddhismo:  Impermanenza, karma, sofferenza delle rinascite nel samsara.   Per i buddhisti "La conoscenza deve essere bruciata, martellata e battuta come dell’oro puro, non la si accetta senza averla esaminata a fondo e discussa".   Chogyam Trungpa (1939-1987) scappato dal Tibet ha introdotto il buddhismo tibetano in USA e Gran Bretagna.  

La meditazione è un esercizio di attenzione a quello che passa qui e ora, ed una esperienza di presenza pura. Questo non implica nessun dogma. 
A partire dal XIV secolo la meditazione ha cessato di essere un pilastro del buddhismo, in Oriente i buddhisti che praticano la meditazione sono rari. 
Il buddhismo si rivolge a qualsiasi persona, in quanto filosofia permette di analizzare la nostra esistenza con una finezza stupefacente. Il buddhismo ha per oggetto la mente umana che intende chiarificare e liberare dalle sue reazioni negative. 
In Occidente è stato introdotto un buddhismo laico alla carta, togliendo il corpo spirituale della tradizione tibetana. e negli Usa c'è un approccio che non fa appello a nessun principio religioso. 
La meditazione buddhista appassiona numerosi psicoterapeuti ed apre un’altra via, oltre quella della psicologia occidentale, per la comprensione e la tranquillità della mente umana invitando a non fuggire il dolore, ma incontrarlo e permettergli di trasformarsi. Meditare è tutta un’altra cosa che di seguire una qualunque tradizione di pensiero, qualunque dogma o rito, è imparare che esiste un benessere dell’essere che non si manifesta finché non smetto di tormentarmi, torturarmi, non giudicarmi, non compararmi.   Per Matthieu Ricard, il monaco buddhista francese più conosciuto in Occidente, la meditazione benevolente potrà cambiare il mondo. Apprendere la meditazione passa necessariamente per una trasmissione vivente, un incontro. I maestri di Matthieu Ricard sono stati Kanjur Rimpoche, a Darjeeling (India)  e Dilgo Khyentse Rinpoche presso il  monastero Schechen (Nepal).
La pratica spirituale comporta la recitazione di preghiere, di mantra, visualizzazioni. La pratica  costante per trenta minuti al giorno, per un mese, è sufficiente a generare dei cambiamenti funzionali e strutturali nel cervello, ma anche a rinforzare il sistema immunitario. 
Non si può ridurre la meditazione a un semplice metodo di sviluppo personale; se si vede in essa solo un modo per rilassarsi e vuotare la mente bloccando i pensieri (cosa impossibile) si perde il senso profondo della meditazione.
Meditazione in sanscrito bhavana che significa coltivare e in tibetano gom che significa familiarizzare. Meditando si familiarizza con il funzionamento della nostra mente, si sviluppano le qualità che spesso sono trascurate, come l’attenzione, l’amore altruista, la libertà interiore per diventare un miglior essere umano, per trasformarsi interiormente e mettersi al servizio degli altri. 
La meditazione è un mezzo accessibile a tutti e l'obiettivo è quello di promuovere i valori umani. La meditazione di piena coscienza sviluppata dal psichiatra  Jon Kabat-Zinn produce eccellenti risultati nel ridurre l’ansietà, del dolore ma non favorisce lo sviluppo da parte del meditante dell’amore altruista. Per questo, penso che è necessario sviluppare la piena coscienza benevolente, caring mindfulness, che è una forma di compassione e la capacità di accogliere le sofferenze dell’altro in maniera costruttiva, diverso dall'empatia che può portare ad una forma di angoscia. 
La compassione riafferma la nostra forza d’animo, il nostro equilibrio interiore e la nostra determinazione coraggiosa ad aiutare quelli che soffrono.
La meditazione benevolente associa compassione ad amore altruista. Trenta minuti di meditazione sull’amore altruista fanno aumentare comportamenti pro sociali, ed una diminuzione dell’attivazione della amigdala, l'area neuronale del cervello associata all’aggressività e paura. La meditazione benevolente può servire a medici e infermieri a rafforzare e reagire in maniera più positiva alla sofferenza. Lo sviluppo dell’altruismo può far bene alla società tutta intera. 
Man (manas) è la mente, Tra significa proteggere: proteggere dalla sofferenza e l’ignoranza. I differenti livelli della mente corrispondono ai diversi livelli del corpo. Dal corpo grossolano al corpo di energia, al livello più sottile. E’ a questo piano che si manifesta il potere di guarigione dei suoni. I punti energetici sono identificati con suoni particolari. Quando la vibrazione di un organo malato entra in fase con la vibrazione di un mantra curativo appropriato l’organo può guarire. Il famoso mantra buddhista "OM Mani Padme Hum" riporta in equilibrio i bioritmi del corpo (respirazione, cuore, tensione arteriosa) grazie alla ripetizione di questo mantra. 
La visione olistica della fisica quantistica odierna conferma che tutto è energia e vibrazione. La stessa materia è energia condensata.

Cina. Le tre filosofie presenti in Cina sono: 
Confucianesimo (Vi e V secolo a.c.) che è l'insegnamento dei letterati, si afferma l'importanza della virtù personale e il rispetto dei genitori, propugna un ordine sociale gerarchizzato. 
Taoismo (VI e V secolo a.c) o la dottrina del Tao, la Via fondata sugli scritti di Lao Tseu e Tchouang-tseu, in cui si esalta l'armonia del tao e la comunione con la natura, 
Buddhismo Mahayana, solo nel III e IV secolo è stato accettato dalle elite cinesi. La più importante scuola buddhista in Cina è il Chan che esportata in Giappone diventerà zen.  Nel buddhismo cinese la meditazione occupa un posto centrale. 
--- Questi tre insegnamenti si sono opposti e influenzati reciprocamente. Per esempio è in reazione al monachesimo buddhista che il taoismo si è dotato di un clero e di monasteri. Il buddhismo in Cina invece si è laicizzato. In ogni città cinese esistono due tipi di templi: il tempio dedicato alla famiglia e gli antenati e quello consacrato alle divinità locali.  Il confucianesimo, invece, sarà seguito essenzialmente dai dirigenti cinesi.
Nella medicina cinese è tutta questione di Qi (energia vitale): ogni individuo riceve alla nascita una certa quantità di Qi e quando è esaurita muore. L’uomo può interagire con l’energia cosmica e nutrirsene prolungando la vita. 
La malattia è una perturbazione del Qi interno. Per riequilibrare il Qi si usano diverse tecniche come l'agopuntura o esercizi energetici che sono confluiti nel Tai chi chuan (arte marziale di derivazione taoista, che lavora sul Qi) e il Qigong (esercizi sul Qi o lavoro sull’energia vitale, una specie di yoga cinese). Le 5 branche della medicina tradizionale cinese sono: farmacopea, dietetica, massaggi, esercizi energetici, agopuntura.  Attraverso massaggi (Wushu), l'agopuntura ed esercizi energetici, si  cerca di armonizzare il Qi nei meridiani e farlo circolare meglio.
Il Qi è il soffio vitale circolante all’interno del corpo umano, come attraverso tutto quello che compone l’universo. Lo scopo è quello di apprendere a controllare e a sviluppare l’energia presente in noi.
Uno dei gruppi più famosi, che propone delle tecniche di controllo del Qi è il Falun Gong. Un gruppo non troppo ben visto dal regime cinese. Il guru dei Falun Gong, Li Hongzhi declama che la fine del nostro mondo decadente è vicina e solo chi praticherà assiduamente il Qi-gong sopravviverà.
L'I Ching o libro dei mutamenti, conosciuto anche come yi jing, o i king  costituisce uno dei fondamenti della cultura cinese e su di esso si sono cimentati eserciti di studiosi anche occidentali. L'Yiking viene utilizzato come guida di decisione di natura morale, ed  è uno strumento per comprendere meglio il mondo e fare la buona scelta.  La sola cosa che non cambierà mai è che tutto è in cambiamento. Il caso per i cinesi è quello che collega insieme tutti gli elementi costitutivi di una situazione in  un dato istante. Gli esagramma  sono costituiti  di sei tratti sovrapposti, discontinui (yin), continui (yan). 

Giappone.  Per Jean Noel Robert il buddhismo mahayana è apparso in Giappone nel 55 d.c. ed è nell'85 d.c. che un monaco giapponese Saicho, fondatore della scuola Tendai, porta lo zen in Giappone.
Zen in giapponese, Chan in cinese, Dhyana in sanscrito significano meditazione, l'atto di pensare, in tranquillità. Lo zen è nato in Cina e si è sviluppato in Giappone, Corea e Vietnam.
I maestri zen giapponesi più importanti sono: Eisai della scuola Rinzai, che usa i koan e Dogen della scuola Soto, in cui si pratica lo zazen. Nel XIX e XX secolo c'è stata una riscoperta di queste scuole.
Lo zen, una pratica meditativa che permette di arrivare al risveglio (satori), non è stato molto importante nella cultura giapponese. L’importanza che gli occidentali hanno dato allo zen ha fatto si che recentemente fosse rivalorizzato agli occhi degli stessi giapponesi. 
Lo zen, a partire dal medioevo coesiste con altre correnti come esoterismo, la terra pura, la scuola di Nichiren che cercano di accelerare il risveglio. 
Lo zen trascende la concettualizzazione, si esprime nella forma più impossibile e irrazionale, intrattenendo una intima relazione con la Via. Cerca di partire dalla riflessione sulle piccole cose che ci sono di fronte per poi operare una riflessione sull'intera realtà.
In Giappone i pochi monasteri sono quasi esclusivamente maschili, osservano regole di vita millenarie, oggi i monaci zen si sposano e trasmettono la tradizione di padre in figlio, celebrano riti, funerali,  ecc, e di questi monaci solo il 5% medita regolarmente. Il tempio giapponese è un santuario dove si può assistere a dei riti magici-esoterici effettuati dai bonzi. 
Lo zen, così come compare in Occidente si è sviluppato in Giappone dopo il 1945, alcuni monaci hanno tentato di rivivificare la tradizione, introdotto la meditazione come strumento di risveglio, e si sono indirizzati ai laici.
In Germania lo zen è insegnato da cristiani, uno di questi è stato il monaco benedettino Willigis Jager. 
I cattolici tedeschi spesso leggono il mistico Maestro Eckhart. 
Negli Stati Uniti fu Shunryu Suzuki ad introdurre lo zen Soto negli anni ’60 dove ha due dimensioni: uno zen pastorale, che ha adottato il modello di comunità, gli insegnati sono preti che celebrano i passaggi della vita,    ed uno zen impegnato, come movimento di lotta per i diritti civili. 
In Francia il monaco giapponese Taisen Deshimaru, negli ultimi 50 anni ha introdotto lo zen, depurato dai riti, introducendo lo zazen (la meditazione seduta).  
Attualmente in Francia lo zen è in competizione con la meditazione in piena coscienza che è una forma di meditazione laica, sviluppata nel 1990 negli Stati Uniti, e che cerca di rispondere al malessere del nostro tempo. I Maestri zen per identificarsi rispetto alla piena coscienza adottano un approccio più identitario e più religioso.
Tecniche e pratiche presenti in Giappone:
Budo: la pratica delle arti marziali, la via della guerra, il combattente entra in una dimensione spirituale ed agisce in armonia con l’universo. Nel X secolo si trovano le prime menzioni dei samurai. Questa casta di guerrieri rappresentava il 5% della popolazione e creò una vera e propria cultura: dal teatro No alle arti marziali. Le arti marziali sono passate da tecniche di combattimento a vie di sviluppo personale. Il Budo termina nel 1600. All’inizio del XX secolo si trasformò in kendo, judo, karatè e Ueshiba Morihei lo trasformò in aikido. Poi queste arti marziali furono vietate dalle forze di occupazione americane. Dopo furono trasformate in discipline sportive e di sviluppo personale o autodifesa. Durante queste pratiche occorre sviluppare un silenzio mentale e una coscienza interiore, apprendere ad agire senza opposizione, ad armonizzarsi alle situazioni. Giocando al samurai si può arrivare a dei risultati simili a tecniche austere. Per questo è detto lo zen in movimento.
Chado: la cerimonia del tè, una forma di meditazione sociale. La cultura del tè si sviluppò grazie agli sforzi di Elisai Myoan il fondatore della scuola Rinzai, che fondò i primi monasteri Jufuku-ji a Kamakura e il Kennin-ji a Kyoto. Lo zen conferisce alla cerimonia un aspetto spirituale ed estetico. E' una forma di amicizia e di  socializzazione.
Haiku: una forma poetica che usa massimo 17 sillabe; evoca una percezione fugace, per portare il lettore nello spazio infinito. Questo nano poema è nato in Giappone più di tre secoli fa. Un haiku è un istante, è il cogliere l’istante nell’immediatezza pura. La certezza che nella semplicità e brevità si può trovare l’immenso e che nell’effimero si nasconde l’eterno. Esprime anche l’impermanenza di tutte le cose. E’ il versante poetico dello Zen. Alan watts e Kerouac lo hanno fatto conoscere in Occidente. Grazie a Twitter l’haiku conosce una formidabile diffusione.
Ikebana: l’arte di far vivere i fiori creando un’armonia lineare. Le composizioni simbolizzano la terra, il cielo e l’uomo, l'unione cosmica. 
Koan: è un enunciato paradossale o un racconto usato dal maestro per aiutare il discepolo alla meditazione e quindi a "risvegliare" in lui una profonda consapevolezza e rivelare la natura ultima della realtà.
Karesansui: è un paesaggio secco, un giardino zen, spoglio, senza colori, che invita alla pratica della meditazione. Nella composizione di questi giardini, soprattutto a Kyoto, le rocce e le pietre, simboli di immutabilità, eternità, occupano un posto privilegiato. I giapponesi venerano gli elementi naturali come rocce, cascate, alberi che rappresentano i kami, le divinità. Nel taosimo i kami sono considerati esseri immortali. 
Kyudo: la via dell’arco. Lo scopo del tiro con l’arco non è quello di arrivare al bersaglio, ma di avanzare nella vita interiore. Allenarsi ad una performance esteriore serve al divenire dell’essere interiore. Durante questa pratica non si pensa al bersaglio, ma solo al gesto, si cerca di essere totalmente nel momento presente.  Si pratica per il solo spirito della ripetizione. 
Shodo: la via della scrittura. Attraverso la scrittura occorre vuotare lo spirito e rivelare il kokoro, lo spirito cuore, la vera natura, che va oltre l’essere. 
Zazen: è un raccoglimento meditativo da seduti per liberare la mente dall’ossessione delle immagini e idee, ed entrare in uno stato di lucidità perfetta.  Per Andrè Comte-Sponville, la migliore definizione dello zazen è la seguente “Non fare niente, ma a fondo”.   Lo zazen e la meditazione di piena coscienza non sono molto differenti, si tratta sempre di una filosofia seduta, silenziosa, e senza oggetto. 

Saggezza e meditazione sono in parte legati. Sono duemila anni che si medita, ma il primo profondo cambiamento avvenne negli anni ’60 e fu dovuto a diversi fattori.
Primo fattore: Il contatto con maestri autentici fu possibile grazie alla maggiore presenza in America e Europa di insegnanti asiatici, dovuto alle congiunture storiche particolari, diaspora di maestri zen dal Giappone dopo la seconda guerra mondiale, o quella di lama e tulku tibetani a seguito dell’annessione del Tibet alla Cina o dall’esilio per motivi politici come nel caso celebre di Thich Nhat Hahn. 
Anche grazie alla maggiore facilità con cui, a partire da questi anni era possibile recarsi in Oriente, India e Giappone. 
Secondo fattore: che ha permesso lo svilupparsi di un interesse più maturo nei riguardi delle pratiche contemplative buddhiste è stato il fiorire di una generazione di praticanti "ricettori", un gruppo di persone nate tra 1930 e 1950 di lingua inglese o conoscitori dell’inglese, iniziatori di una nuova fase del buddhismo, dei suoi adattamenti e sviluppi. Joseph Goldestein, Cristina Feldman, Jack Kornfield, Larry Rosenberg, Sharon Salzberg e Corrado Pensa hanno fatto un’opera di metabolizzazione. Dopo aver ricevuto gli insegnamenti, ne hanno saputo cogliere gli aspetti vitali per riformularli e trasmetterli agli occidentali nel rispetto dello spirito originario. Riformulazione e integrazione però non significa necessariamente sincretismo. Sebbene il linguaggio possa risultare lontano da quello tradizionale, allo stesso tempo, vi resta fedele nel profondo. L’insegnamento richiede un carisma particolare che alle volte non hanno neppure le persone progredite nel cammino interiore. Si usa il termine Pratyekabuddha, per indicare una persona realizzata ma non in grado di mostrare agli altri il cammino. Corrado Pensa fece la prima esperienza meditativa nel 1970 presso lo zen center di san Francisco sotto la guida di Suzuki Rosho. Il contatto con la vipassana avvenne nel 1975 con Jack Kornfield in California.
Negli anni ’60 entra in voga la meditazione trascendentale insegnata da Maharishi Mahesh Yogi, tinta di una spiritualità new-age con colpi di gong e incenso.  I suoi discepoli più famosi furono i Beatles.
Un altro importante cambiamento si ha negli anni ’80 quando Jon Kabat-Zinn che capisce che gli enormi benefici delle pratiche meditative potranno essere accessibili al grande pubblico, solo se queste pratiche sono laicizzate e semplificate. Jon Kabat-Zinn si inspirò alla pratica vipassana, per elaborare la mindfulnesspratica della piena coscienza, l’iniziazione a questa disciplina comporta otto sedute per otto settimane con un insegnamento progressivo e adattato agli occidentali. 
Questo triplo movimento (laicizzazione, semplificazione, codificazione) permetterà l’entrata della meditazione negli ospedali, faciliterà gli studi di validazione scientifica della meditazione.
I risultati favorevoli aiutano alla diffusione di questa pratica nel mondo delle cure mediche (Vedi l'ospedale Parpan a Toulouse), nel campo dell’educazione e dell’imprese.
La meditazione è un cammino nel quale si porta l’attenzione verso un certo numero di variabili (corporee, sensoriali e mentali) e questo movimento della mente è volontario. Per far si che si parli di meditazione questi esercizi devono essere deliberati, prolungati e ripetuti. Spesso meditare è percepito come un’attività intellettuale (riflettere su un soggetto) mentre la maggior parte delle pratiche meditative passano per il corpo. 
Ci sono una moltitudine di pratiche: alcune richiedono l’immobilità altre, a volte, il movimento. Spesso si associa la meditazione ad un quadro di convinzioni religiose mentre si può perfettamente praticare in un quadro laico. I punti comuni ad ogni pratica sono: 
1- non agire, 
2- concedere un tempo di ritiro, di silenzio, di lentezza, di continuità, durante il quale l’attenzione del praticante si stabilizza, 
3- non reagire alle stimolazioni esterne od interne  (rumori o pensieri ed emozioni), ma osservarli in maniera attenta e distaccata. 
Meditare deriva da meditari in latino, da mederi dare delle cure.  Le persone in salute che praticano regolarmente riescono a ridurre lo stress.  Sul piano psicologico meditare significa prendere del distacco dagli eventi e essere presente alla vita, riuscire ad aumentare il sentimento di benessere. 
Una pratica meditativa regolare permette di migliorare le difese immunitarie e si è constatato scientificamente che il fattore genetico può essere migliorato dalle nostre emozioni. Uno studio condotto ad Harward ha concluso che la meditazione regolare ed intensiva potrebbe compensare le nostre fragilità ereditarie. Nei nostri cromosomi ci sono dei cappucci protettori chiamati telomeri che ne frenano l’usura e che possono essere riparati da un enzima chiamato telomerase. 
Un altro studio importante sotto il nome di progetto Shamatha in California (Vedi link) ha dimostrato che la meditazione stimolava l’attività della telomerase e poteva frenare l’invecchiamento cellulare ed aumentare la longevità.
Per andré Compte Sponville "La saggezza è una forma di ricerca che tenta di non negare il reale. Il sapere guarda verso l’esterno, la saggezza all’interno".
Per un saggio zen "La saggezza non può fare a meno della conoscenza di sé, una conoscenza umile e esigente". 
La saggezza è un sistema esperto per la gestione delle conoscenze, come acquisirle e come utilizzarle. 
I criteri che possono essere utili  alla saggezza sono: contestualizzazione, relativismo dei valori, la tolleranza all’incertezza, saper ascoltare anche quello che ci dà fastidio. 
Saggezza e meditazione sono molto vicine, in Occidente per molto tempo abbiamo messo l’accento sul solo aspetto intellettuale mentre le saggezze orientali sono più attente all’equilibrio emozionale e corporeo. Cristophe Andrè, scherzando durante un'intervista, dice: "E' difficile proclamare la nostra saggezza nella quotidianità di fronte a persone che dividono la nostra intimità e che ci hanno visto tante volte “non saggio” ma si può sempre farlo credere davanti ad un pubblico anonimo". 
Gli insegnamenti buddhisti precisano che ci sono due vie: quella del rilassamento shamata (calma mentale) ma è importante che a questa sia associato il discernimento, vipassana (visione penetrante) e questa è molto vicina alla saggezza come è stata definita sopra. 
La meditazione apprende a non fissarsi sui pensieri preoccupanti ed emozioni negative ma a tollerare la loro presenza senza aderirvi mantenendo le distanze da esse. Molte forme di meditazione sono indirizzate sulla benevolenza e la compassione e gli studi mostrano che queste tecniche funzionano anche sui debuttanti modificando effettivamente il comportamento di aiuto e di apertura verso gli altri. 
Quando si pensa non si percepisce, quando si percepisce non si pensa” dicono i testi zen. 
La spiritualità è la vita dello spirito nel suo rapporto con l’infinito, l’eternità, l’assoluto, e  gli atei non hanno meno spiritualità che gli altri. 
L’occidente privilegia il logos (il discorso e la ragione), il soggetto (l’anima, l’ego, il cogito) e l’immutabile e la trascendenza. L’oriente privilegia il silenzio, l’immanenza, l’impermanenza, il buddhismo arriva anche a negare l’esistenza del sé, sia assoluto (Brahman) che relativo (atman).

Riferimenti:

Tara Michael,  Les voies du yoga,
Arnaud Desjardins,  Le lac des yogis - VHS ,
Matthieu Ricard e Tania Singer,  Verso una società altruista,
Sofia Stril-Rever, Phakyab Rinpoche, la meditazione salvò la mia vita,
Phakyab Rinpochè, I suoni tibetani che guariscono, https://www.phakyabrinpoche.org/index.php/it/ 
Tenzin Wangyal Rinpochè. MantraTerapia,  https://ligmincha.it/
Nida Chenagtsang, Programma per vivere la pace e la guarigione interiore,  
Catherine Despeux. La Cina bagna nel Qi, 
Cyrille J.D. Javary.  Le Yi Jing: le grand livre du yin et du yang, 
Taitaro Suzuki Daisetz, Lo zen e la cultura giapponese. Suzuki Daisetsu ha riscoperto lo zen negli Stati uniti e poi lo ha fatto conoscere nel mondo intero.  
Francois Lachaud, per la cerimonia del té, conosciuta anche come Chadō o Sadō,
Nicolas Fieve, La pace dei giardini, 
Pascale Senk, L'effet haïku: Lire et écrire des poèmes courts agrandit notre vie,
Leo Tamaki, L’Aikido. Lo zen e il movimento,
Jacques Castermane, Il Kyudo, dimenticare il bersaglio, Comment peut-on être zen ? http://www.centre-durckheim.com/
Anne Cheng. La storia del pensiero cinese,
Isabel Ratié, professore alla Sorbona, lingua e letteratura sanscrita,
Swami Kailasananda direttrice dell’ashram di Neuville-aux-bois vicino Orleans, 
Chogyam Trungpa scappato dal Tibet, ha introdotto il buddhismo tibetano in USA e Gran Bretagna. 
Fabrice Midal, filosofo e specialista del buddhismo, professa un buddhismo laico, 
Il Tai-chi nel 2008 è stato presentato come disciplina olimpica, 
Ursula Gauthier, giornalista, sinologa francese,
Simposio di Ricerca Scientifica sul Qigong per la salute all'ospedale “de la Pitié – Salpêtrière”.

sabato 26 giugno 2021

Spiritualità, religione, ateismo e il business del benessere

 Praticare la spiritualità consiste a esplorare e cambiare lo spirito umano. Si tratta si di una trascendenza per accedere ad una vera conoscenza. Le tradizioni orientali sono all’origine di una metodologia introspettiva estremamente preziosa, della meditazione e di approcci empirici, sofisticati e liberi da disordini religiosi.   Queste pratiche, che sono di interesse per i neuro scienziati e gli psicologi, portano stabilità emozionale, benessere psicologico, e migliorano la salute fisica. Migliorano le difese immunitarie, riducono stress, ansietà e depressione. Nessuna preghiera a non importa quale Dio otterrebbe una minima parte di questi benefici.

Ci sono mille modi per essere felici, ma quello che ci rende felice è impermanente, siamo in uno stato di insoddisfazione cronica e siamo coinvolti in una conversazione perenne e sgradevole con noi stessi: autocritica, rimorsi per il passato, e ansietà per il futuro. La meditazione è lo strumento che ci permette di fermare questa agitazione incessante, anche se per brevi istanti.
Acquisire una coscienza spirituale ci permettere di vivere l’istante presente in uno stato fuori dall’usuale. Lo scopo esplicito delle pratiche contemplative orientali è quello di assimilare nel profondo concetti come la non dualità o l’illusione dell’ego. Ci permette di trasformare radicalmente la nostra coscienza sul piano emotivo, contemplativo e etico modificando profondamente la nostra relazione con gli altri.
La spiritualità, quindi, può essere definita come un cammino interiore che aiuta il praticante a trovare  il vero e profondo Sé, ovvero a  ritrovare il rapporto perduto con il Tutto, l’Assoluto, con l’Essere supremo, con tutti gli altri esseri viventi  e manifestare la natura divina che esiste eternamente in noi. 

Molti mistici, come il poeta persiano Roumi, Maestro Eckhart, il mistico persiano Al-Hallaj, sono riusciti a fare questa esperienza dell'assorbimento dell'Io nel Tutto contro i dogmi fondamentali della loro fede e sono stati trattati come blasfemi.  Di questi tipi di esperienza non troverete niente nei libri sacri delle religioni monoteiste. Ed è per questo che le chiese, il più delle volte, non amano i loro mistici (da vivi), perché essi, con la loro libertà e indipendenza di ricerca interiore, non avvertono il bisogno di una chiesa. 
La spiritualità si riferisce ad esperienze mistiche, stati di coscienza non ordinari svincolati totalmente dalle società e dal tempo dove si producono. Il cuore del percorso spirituale è il bisogno dell’io di andare oltre se stesso, di trascendere i propri limiti.  La religione, invece, è il tentativo sistematico e interessato di spiegare queste esperienze e le spiegazioni sono sempre date tramite metafore o  concetti che esistono in un certo tempo e in una certa cultura. Il fondatore della religione stabilisce quali strumenti  (dogmi, luoghi speciali, danze, libri, preghiere, riti, cerimonie, droghe, ecc...) usare per avere delle esperienze spirituali e con quale linguaggio comunicarle e condividerle. Questi strumenti definiti sacri  dovrebbero facilitare l’esperienza spirituale.
Né il nostro dualismo religioso, né il nostro cartesianesimo aiutano a studiare la coscienza. La spiritualità è universale, ha una dimensione personale, non dipende da alcuna tradizione culturale particolare. Mentre la religione sì.
Andrè Comte Sponville  scrive: “Troppo spesso la religione istituzionale ha prodotto e alimentato il conflitto tra l’intelligenza e la fede, finendo, con una insistenza plurisecolare, per fornire di esse una immagine che appare inevitabilmente antitetica.  Il dogma diventa antitetico a  qualsiasi puro spirito di ricerca spirituale ed ha prodotto come reazione l’ateismo".
Comunque l'ateismo non preclude al cammino spirituale. Tutti, anche i non credenti e gli atei possono rivendicare una propria dimensione spirituale.  Il grande mistico indiano, Ramakrishna Paramahamsa (1836-1886) insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo. “Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è  chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo”. 
Ramakrishna  familiarizzo con l’islam e il cristianesimo, per lui tutti i cammini portano a Dio. L’uomo alla nascita ha due tendenze: una vidya che lo porta verso Dio, l’altra avidya che lo porta verso la via terrestre. Alla nascita queste due tendenze sono in equilibrio, lo stesso è per l’anima che cade nelle trappole di maya, c’è l'Io personale e l'Io superiore con cui siamo tutti collegati. Se voi conoscete l’Uno, voi potete conoscere tutto. L’anima individuale javatman che risiede nel cuore dell’uomo tende a ricongiungersi con l’anima universale paramatman. Come la bambola di sale che, volendo scoprire gli abissi dell’oceano, appena mette piede nell’acqua diventa tutto uno con l’oceano, il differenziato diventa un tutt'uno con l’indifferenziato. Il Divino è un grande oceano le cui onde sono le anime, in lui nascono, in lui esistono, in lui ritornano.  Fino a quando non hai realizzato questa unione con il Tutto, bisogna ritornare entro le mani del ceramista e rinascere a varie riprese; Allo stesso modo il ceramista raccoglie la creta del vaso rotto e la rimodella.

Il rapporto tra spiritualità e ateismo è stato recentemente riproposto da Samuel Benjamin Harris (1967), un filosofo, saggista e neuroscienziato statunitense ed autore del libro La fine della fede (2004).  Harris è considerato uno dei principali esponenti del nuovo ateismo, insieme a Hitchens, Dawkins e Dennett.
Harris nel suo ultimo libro, Waking Up, difende l’idea che l’etica e la spiritualità possono avere un fondamento laico e scientifico.   Questo testo presenta la natura della mente sotto una nuova luce: un approccio razionale alla spiritualità per offrire una visione più chiara del problema e alcuni strumenti utili a risolverlo. La nostra mente determina in gran parte la qualità della nostra vita. Certo l’ambiente esterno ha anch’esso un ruolo importante, ma una volta soddisfatti i bisogni primari, il modo in cui utilizziamo la nostra attenzione in qualsiasi momento può fare la differenza tra felicità e tristezza. 
In particolare, Harris spiega che l’abitudine a trascorrere qualsiasi momento di veglia, persi nei pensieri, ci lascia alla mercé di qualsiasi pensiero appaia nella nostra mente, nel bene e nel male. La meditazione è un ottimo metodo per rompere questo incantesimo. L’attenzione, su cui si basa la mindfulness, è un aspetto fondamentale: si scopre che essere concentrati (su qualsiasi cosa) è di per sé piacevole.

Secondo David Donnini: “La storica antitesi fra religione e scienza, fede e ragione, spiritualità e ateismo - in cui l’Occidente sembra essersi imprigionato come in una trappola culturale -  può certamente trovare una via di uscita nel momento in cui si pone la seguente domanda: "siamo sicuri che l’oggetto d’interesse della ricerca spirituale debba necessariamente accompagnarsi all’idea di Dio nel modo in cui questa è abitualmente espressa in Occidente?”. 

In più bisogna precisare che la spiritualità non è necessariamente associata ad una religione, infatti basta dare uno sguardo in Oriente, al buddhismo o al taoismo, per scoprire che esistono immensi spazi di spiritualità che non avevano e non hanno niente a che vedere con la fede in un Dio trascendente, personale e creatore. Il cuore del percorso spirituale e della meditazione è il bisogno dell’io di andare oltre se stesso, di trascendere i propri limiti, perdere il senso di dualità (sé stesso – mondo) e arrivare ad un senso di pienezza, al cuore dell’essere, al cuore del mistero dell’essere. Del resto lo stesso XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso afferma: “Non credo che la religione sia indispensabile per la vita spirituale”. Bisogna comunque sottolineare, che per il buddhismo la spiritualità consiste anche nello sviluppo della pratica contemplativa e dello sviluppo intenzionale di qualità interiori come la compassione, la gentilezza, l’attenzione e la calma mentale.
Uno dei Paesi in cui la spiritualità è sentita ed espressa in tutte le sue forme è l'India. In India coabitano un grande numero di movimenti e filosofie, dal XII anche l’Islam, e dalla competizione costante tra le varie religioni per dimostrare la validità dei loro dogmi è nata la filosofia Indiana. 

In Occidente si è incominciato ad associare la spiritualità al benessere; lo yoga, la meditazione e altre forme di percorsi spirituali hanno adattato il loro scopo della ricerca che non è più la sperimentazione  di elevati stati di coscienza ma l'ottenimento di una sorta di benessere. 
E' dalla fine degli anni novanta che si è avuto il boom della scienza del benessere, della new age sino a diventare un vero e proprio business. Il benessere è diventato il cuore della strategia commerciale ed editoriale e il mercato è stato invaso da libri per vivere meglio, da vere e proprie guide pratiche del benessere, manuali di yoga per bambini e opere per essere genitori positivi, ecc... Si è assistito alla proliferazione di workshop, seminari, coaching, MOOC consacrati al benessere. Il sociologo Nicolas Marquis, che studia il fenomeno da anni, presentando i risultati delle sue ricerche ha dichiarato che nell’universo professionale avere un lavoro medio e una vita media è diventato inaccettabile. Bisogna essere soddisfatti interamente. Vedi il suo libro Du bien-être au marché du malaise. La société du développement personnel.   link
Nelle imprese sta addirittura nascendo il profilo del Chief Happiness Officer. Nella mentalità corrente si sta instaurando un’ingiunzione ad essere felici. Visto che il miglioramento di se stessi è infinito, in questo spazio possono entrare i mercanti del benessere e guru senza scrupoli. Il settore del benessere personale è propizio all’apparizione delle sette, e la scientologia è molto presente in questo settore. E questa è la  faccia oscura della ricerca all’appagamento personale.

Sotto sono riportati alcuni dei personaggi più conosciuti, di questa nuova tendenza alla ricerca estenuante del benessere:
  • Tal Ben-Shahar, (1970), è un insegnante americano e israeliano e scrittore nei settori della psicologia positiva e della leadership. Docente alla Harvard University, Ben-Shahar ha creato il corso più popolare nella storia di Harvard.   vedi link
  • Florence Servan-Schreiber (1964) ha creato in Francia una accademia on line consacrata all’apprendimento della psicologia positiva, la 3kifsacademie, Vedi link
  • Audrey Akoun, insieme a Isabelle Pailleau, è la creatrice della fabbrica del benessere. vedi link
  • Laurent Gounelle (1966)  i cui libri vendono 200.000 esemplari.  vedi link  
  • Raphaëlle Giordano (1974), scrittrice, artista, pittrice, coach di creatività, scrive sul tema che le è più caro: l'arte di trasformare la propria vita per trovare la strada del benessere e della felicità. Il suo libro La tua seconda vita comincia quando capisci che tu ne hai solo una, ha venduto 600.000 esemplari. vedi link
  • Claire Aubé è una giornalista impegnata a difendere la causa ecologica. Aiuta le persone a svilupparsi professionalmente grazie al Positive Coachingvedi link
  • Deepak Chopra (1946) è uno scrittore e medico indiano, autore di saggi "New Age".  vedi link
  • Francesco Cavalli-Sforza (1950)  autore della Scienza della felicità. Come vivere meglio?vedi link
Da Les sagesses orientales - articolo pubblicato dal Nouvel Observateur - luglio 2017.

giovedì 24 giugno 2021

The open secret di Tony Parsons

The open secret - Tutto ciò che è. è un bestseller di fama mondiale scritto  nel 1995 da Tony Parsons (1953 - ) . Sito : https://www.theopensecret.com    http://www.non-dualita.it/tony-parsons/   vedi testo   vedi intervista

Altro testo consigliato è All there is, una raccolta di trascrizioni degli incontri sul tema del risveglio, tenuti in questi anni in varie parti in Europa da Tony Parsons.

Tony Parsons è un giornalista e un conduttore televisivo ed è uno dei principali assertori della Non dualità.  Tony Parsons in The Open Secret racconta la storia del suo risveglio, della sua illuminazione, della sua perdita di dualità con straordinaria semplicità, umanità e profondità portando il lettore a riconoscere  ciò  che in realtà vive attraverso la nostra forma, il nostro vero Sé.      Anni fa, camminando in un parco, Tony ha vissuto una straordinaria esperienza in cui ha avvertito la Coscienza riconoscere se stessa attraverso quel corpo-mente chiamato Tony Parsons. Durante quella breve esperienza c'era solo la presenza, una presenza che era stata sempre lì, in osservazione di ogni momento della vita di quella forma, inclusi i tentativi di scoprire un segreto che sembrava nascosto.

Nel suo libro e nelle sue conferenze Tony ha cercato di trasmettere e testimoniare questo evento con acume ed intelligenza, e dalle sue parole traspaiono una vera libertà e autentico amore incondizionato vissuti da chi ha completamente realizzato il Sé. Senza nessun compromesso per la mente e l'ego, Tony parla con l'ironia e grazia di un vero maestro di Advaita, anche se si discosta completamente dal clichè del guru e si pone da amico, annullando così ogni illusione di apparente separazione.

Il suo messaggio è semplice, chiaro e diretto: non esiste nessuno all'interno del corpo-mente chiamato "me", non esiste l'individuo, ma esiste un unico Sè che vive attraverso diverse forme. Il Tutto è il divino che si manifesta e da nessuna parte esiste qualcosa che sia separato. Ogni ricerca spirituale è completamente inutile, perché presuppone l'idea che ci sia qualcosa da trovare, qualcosa di perduto. Nulla è perduto, l'ovvio segreto è sempre pronto ad essere scoperto e l'invito del divino perché questo accada è costante, basta solo riconoscerlo. E come puntualizza Tony, nulla si può fare a riguardo, perché quell'invito sarà colto solo quando è arrivato il tempo giusto.

La ricerca spirituale termina, non perché qualcosa è stato trovato, ma perché si riconosce che non c'è nessuno che possa trovare niente. Questo riconoscimento che è al di là della possibilità dell'immaginario individuo accade per grazia; una grazia che, Tony precisa, è sempre disponibile.

Si tratta di una delle posizioni più radicali del messaggio Advaita e tra le più pure che si possano trovare nel cosiddetto panorama spirituale. Tony Parsons non nega le caratteristiche dell'individuo, anzi ci invita a celebrare la propria unicità come forme, riconoscendo allo stesso tempo come non ci sia nessuno che le vive. La forma è solo testimoniata da questo Sé che osserva ogni cosa, che appare e scompare. La nostra natura originaria è dunque un nulla che è anche ogni cosa.

Secondo Tony Parsons nessuno diventa illuminato.  Riporto alcune delle sue frasi: "Una volta credevo veramente che le persone diventassero illuminate e che quell'evento fosse simile a qualcuno che vince il primo premio alla lotteria nazionale. Una volta vinto il premio, il beneficiario avrebbe avuto garantita beatitudine permanente, infallibilità e incorruttibile bontà. Nella mia ignoranza pensavo che queste persone avessero ottenuto e possedessero qualcosa che le rendesse speciali e totalmente diverse da me. Questa idea illusoria aveva rinforzato in me la credenza che l’illuminazione fosse virtualmente impossibile da ottenere eccetto che per poche persone elette e straordinarie. Questi malintesi sorgevano da qualche immagine che mantenevo riguardo a come dovesse essere uno stato di perfezione. Non ero ancora in grado di vedere che l’illuminazione non ha nulla a che fare con la perfezione. Queste credenze erano rafforzate nel momento in cui comparavo la mia immaginaria inadeguatezza con l’immagine che intrattenevo di qualunque “eroe spirituale” verso cui in quel momento mi sentissi attratto.  Sento che la maggior parte delle persone vedono l’illuminazione in modo simile. Certamente ci sono state molte persone, e ancora ce ne sono, che cercano di incoraggiare tali credenze e che, in effetti, reclamano di essere illuminate. 

Ora posso vedere come questa sia una dichiarazione senza senso, come quella di un qualcuno che proclami al mondo di essere in grado di respirare. Essenzialmente la realizzazione dell’illuminazione porta con sé l’improvvisa comprensione che non ci sia nessuno e nulla che si illumini. L’Illuminazione semplicemente è. Non può essere posseduta, così come non può essere raggiunta o vinta come se fosse un trofeo.

Tutto e ogni cosa sono l’Uno, e tutto ciò che facciamo è metterci di mezzo attraverso il nostro cercare di arrivare a questo uno.

Coloro che reclamano l’illuminazione o prendono tale posizione, semplicemente non ne hanno realizzato la natura paradossale e presumono di possedere uno stato che immaginano di aver raggiunto. Essi hanno probabilmente avuto una profonda esperienza personale di qualche natura, ma questa non supporta assolutamente nessuna relazione con l’illuminazione. Di conseguenza resteranno ingabbiati nei propri concetti individualistici basati sul loro particolare sistema di credenze.

Queste persone hanno spesso bisogno di intraprendere il ruolo di “insegnanti spirituali” o “maestri illuminati” e inevitabilmente attraggono coloro che hanno bisogno di essere studenti o discepoli. I loro insegnamenti, ancora radicati nel dualismo, promuovono una netta e incolmabile scissione tra l’“insegnante” e chi segue l’insegnamento". 

"Uno dei sintomi più classici, quando il ruolo di Guru è stato adottato, è di evitare qualunque ammissione o segno di “umana debolezza”. Inoltre, di solito si crea una certa distanza tra il “maestro” e i suoi seguaci. Man mano che l’essere speciale del “maestro” diventa sempre più effettivo e le richieste da parte dei seguaci divengono sempre più grandi, invariabilmente gli insegnamenti diventano più oscuri e contorti. Quando l’oscurità degli insegnamenti cresce, anche la scissione diventa più ampia e molti dei seguaci spesso diventano più confusi e sottomessi. L’effetto tipico su coloro che ne restano coinvolti, può essere di indiscussa adulazione, disillusione, o un risveglio e un andare oltre".

Coloro che hanno pienamente compreso e abbracciato l’illuminazione non hanno assolutamente nulla da vendere. Quando condividono la loro realizzazione, non hanno bisogno di abbellirsi o di abbellire quello che condividono. Né hanno alcun interesse nell’essere delle madri, dei padri o degli insegnanti.

L'individuo da quando viene al mondo, ha una sensazione di perdita che non lo lascia mai. (Questo punto di partenza è molto simile da quanto asserisce Mauro Bergonzi nel libro Il sorriso segreto dell'essere. Mauro è un ex docente universitario di Filosofie orientali assertore anche lui del Non dualismo. Vedi Post) Per sopperire a questa mancanza proviamo ad inventarci degli obiettivi, a costruire un mondo o un’esistenza nelle quali ci consoliamo. Questo prende diverse forme: denaro, lavoro, marito, moglie, figli… Ma niente serve. Qualsiasi cosa capiti, qualunque sia la riuscita che ci accreditiamo, rimane una sensazione di mancanza, qualcosa di cui siamo alla ricerca. Quando, malgrado tutti  i nostri sforzi, niente di ciò che facciamo ci riempie, allora ci rivolgiamo alla religione.  Quando anche questo fallisce, alcuni si orientano verso le terapie… e quando anche lì c’è un fallimento, un piccolo numero di noi si mette in cerca di qualcosa chiamato illuminazione

La maggior parte del tempo ci rivolgiamo ad esperti di illuminazione che presumono l’esistenza di un’entità separata, che, propongono di fare qualcosa per avere l’illuminazione… Così la ricerca prosegue, fortificata dall’idea che ci sia qualcuno che può aspirare a qualcosa chiamata illuminazione… Tutta questa idea è radicata nell’ignoranza e non fa che rinforzare la ricerca e intensifica la sensazione dell’io o del me che cerca.

Ora, svelato il segreto, il messaggio è che c'è solo il Sé. La conseguenza di questa realizzazione è il ricordo di una percezione, ma non solo per qualcuno, che niente può essere fatto e che non può essere operata nessuna scelta per raggiungere l’illuminazione. E’ altrettanto chiaro che non c’è niente da diventare, nessun luogo dove andare e niente da scoprire.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...