giovedì 27 luglio 2023

Monaco per un mese in Ladakh

In Ladakh, a 3500 metri su un altopiano circondato dalle montagne innevate del Tibet e laghi azzurri, il Mahabodi International Meditation Centre di Leh offre la possibilità di sperimentare per trenta giorni un’esperienza spirituale di buddhismo tibetano himalayano.  Il Ladakh ha poco meno di 60 mila chilometri quadrati e dal 2019 è un territorio a se stante rispetto all’India. Chiuso al turismo fino al 1974 ha una densità di popolazione di neanche 4 abitanti per chilometro quadrato.       

I partecipanti prenderanno parte alle attività quotidiane del monastero che ospita 11 monaci (6 giovani e 5 anziani) e 9 monache, tutti del Ladakh. Un’esperienza limite, nel cuore di quello che viene chiamato il «piccolo Tibet», nel territorio di Leh che oggi è conosciuta soprattutto per i siti buddhisti e trekking. Il Ladakh è descritto come un luogo dove la spiritualità buddhista e la sua antica cultura regnano sovrane, immerse nella natura incontaminata. È un’area desertica, ma fredda nel nord dell’India, punteggiata da minuscoli villaggi disseminati sulle vette himalayane adiacenti al Tibet. Le condizioni climatiche sono difficili e può capitare, se non si è attenti, di subire scottature o congelamento anche in estate. Particolarmente importanti sono i primi giorni del ritiro, visto che l’organismo deve acclimatarsi per l’altitudine a 3.500 metri dell’altopiano.

«Le giornate iniziano alle 5.30 del mattino con il suono di una campana e sono dedicate agli insegnamenti e includono sessioni di meditazione. A fine giornata ci sarà un momento dedicato alle domande/risposte, durante il quale si potranno chiedere approfondimenti su tecniche di meditazione, letture, e molto altri. Durante il percorso proposto è previsto l’alternarsi di 3 giorni di meditazione “guidata” e 2 giorni di pratiche individuali, durante i quali si potranno mettere in pratica i frutti degli insegnamenti, interagire con i monaci del centro e con le altre persone presenti al ritiro, oltre ad avere l’opportunità di vivere un’esperienza spirituale rilassante in questo deserto ad alta quota. Questa esperienza permetterà di avere uno scambio culturale profondo; infatti, i partecipanti dovranno adattarsi allo stile di vita monastico, sperimentando anche la quotidianità dei monaci buddisti, osservando le regole ed i precetti del centro.

Il centro di meditazione Mahabodi International Meditation Center nasce nel 1986 con lo scopo di offrire sia servizi umanitari che spirituali alle persone del Ladakh, nonché provvedere alla loro istruzione per migliorare le condizioni di vita locali.  - Adesso offre la possibilità a viaggiatori provenienti da tutto il mondo, di partecipare ad un'esperienza spirituale che include ritiri di meditazione, un'opportunità di apprendere le tecniche meditative e di ritrovare il proprio benessere mentale e fisico. Gli alloggi previsti sono piccole casette tradizionali (kuti), semplici ma confortevoli e pulite, che rendono il soggiorno ancora più pacifico e piacevole, rispetto al pernottamento nei tipici dormitori dei monasteri.
Per coloro che avranno  il desiderio di un cambiamento radicale c’è anche la possibilità di avere un colloquio con il monaco principale del centro, Bhikkhu Sanghasena, presidente e fondatore della Mahabodi International Meditation Center nel 1986.

Vedi: http://www.mahabodhi-ladakh.info/   https://www.consciousjourneys.com/it/monaco-per-un-mese/

Nelle tue mani - film di Ludovic Bernard

Non rinunciare ai tuoi sogni perché hai paura di fallire!  Tutta la tua frustrazione, il tuo dolore è nella musica che dovrai metterli!   

Nelle tue mani è una commedia del 2018 diretta da Ludovic Bernard. L'adolescente Mathieu Malinski vive nelle banlieue parigine, la periferia della capitale francese e ha,  un talento  particolare per il piano. E' stato allenato al piano fin da bambino da un anziano vicino di casa. Ma le cose ora sono cambiate, deve pensare a portare qualche soldo a casa, per aiutare la madre e il fratellino, mentre il padre non c’è più.  Mathieu ha un gruppo di amici della sua stessa età, con cui ogni tanto commette piccoli furti per tirare a campare. La passione che però non gli fa smettere di sperare è quella per la musica classica. Quello per il pianoforte, in particolare, è il suo amore segreto, poco comprensibile nell'ambiente in cui è nato e cresciuto.
Un giorno qualsiasi, il giovane Mathieu si trova in una delle tante stazioni di Parigi, e alla vista di un pianoforte, inizia a suonarlo. La sua performance non passa inosservata: Pierre Geithner, direttore del Conservatorio, viene rapito dallo speciale talento del ragazzo. Gli propone dunque di iniziare una carriera da musicista. Mathieu però non è convinto e rifiuta l’offerta, continuando con la sua vita di sempre. Il ragazzo si caccerà di nuovo nei guai, facendosi arrestare per furto. Pierre, a quel punto, gli propone un patto: scontare la sua detenzione lavorando per il Conservatorio. Mathieu entra in un nuovo mondo che gli porterà una prima cotta e la complessità nel trovarsi a suo agio in un contesto così diverso dal suo. E' lì che Mathieu comincerà a trovare la sua strada e a pensare di partecipare ad un prestigioso concorso, ma non sarà per niente facile...


Il cinema francese degli ultimi anni ha presentato un vero e proprio  genere dedicato a chi, attraverso la cultura e la realizzazione in un ambito poco abituale nella propria famiglia, riesce a uscire dal contesto sociale delle banlieu multietniche che circondano Parigi. Una storia nata per caso, da un viaggio del regista Ludovic Bernard - grande amante di musica classica e opera - che, partendo da una stazione parigina, ha visto suonare divinamente Chopin al piano un giovane che non rispondeva minimamente ai codici sociali del pianista.
Il regista Ludovic Bernard è all’opera terza. I due precedenti lavori sono entrambi del 2017. In passato è stato per molto tempo aiuto regista di Luc Besson.
Mathieu Malinski è interpretato da Jules Benchetrit che per prepararsi al film ha lavorato al piano per tre ore al giorno, per riprodurre la corretta gestualità.
Il direttore del Conservatorio è interpretato da Lambert Wilson, la virtuosa insegnante del piano, dura ma sempre più affezionata al giovane Mathieu, è interpretata da Kristin Scott Thomas.

Seitai - La scuola della respirazione

Il testo La scuola della respirazione di Itsuo Tsusa (1914 – 1984) parla del Movimento rigeneratore e del metodo Seitai, fondato dal maestro Haruchika Nogushi (1911-1976) nella prima metà del XX secolo. L'autore è nato in Corea da una famiglia di samurai ed è stato un filosofo giapponese. Itsuo Tsuda all'età di sedici anni si rivoltò contro la volontà del padre che lo destinava a diventare l'erede dei suoi beni (diritto di primogenitura); lasciò quindi la sua famiglia e si mise a vagabondare, alla ricerca della libertà di pensiero. Dopo essersi riconciliato con il padre, si recò in Francia nel 1934, dove studiò sotto la guida di Marcel Granet (sinologo) e Marcel Mauss (antropologo) fino al 1940, anno del suo ritorno in Giappone. Dopo il 1950 si interessò agli aspetti culturali del Giappone: studiò la recitazione del No con il Maestro Hosada (Scuola Kanze Kasetsu), il Seitai con il Maestro Haruchika Noguchi e l'Aikido con il Maestro Morihei Ueshiba. Itsuo Tsuda tornò in Europa nel 1970 per diffondere il Movimento rigeneratore e le proprie idee sul "ki". Scrisse nove libri sul movimento rigeneratore a partire dal 1973 e poi tradotti in diverse lingue.        

Haruchika Noguchi e Itsuo Tsuda si sono spinti molto oltre nella loro comprensione dell'uomo.  Osservavano gli individui nella loro indivisibile globalità/complessità, Dice Itsuo Tsuda: "Il maestro Noguchi mi ha permesso di vedere le cose in modo molto concreto. Attraverso le manifestazioni di ogni individuo, è possibile vedere cosa c'è dentro. È un approccio completamente diverso da quello analitico: la testa, il cuore, gli organi digestivi, ognuno prende la sua specialità e poi il corpo da una parte, la psiche dall'altra. Il Seitai ha permesso di vedere l'uomo, cioè l'individuo concreto, nella sua interezza; Seitai significa "terreno normalizzato".  "La parola "terreno" è intesa come l'insieme che costituisce l'individuo, psichico e fisico, mentre in Occidente dividiamo sempre in psichico e poi fisico ". 

"La malattia è una cosa naturale, è uno sforzo dell'organismo per ritrovare l'equilibrio perduto [...] È bene che la malattia esista, ma le persone devono liberarsi dal suo asservimento, dalla sua schiavitù. [...]  È così che Noguchi concepisce la nozione di Seitai, la normalizzazione del terreno, se così si può dire. Se non ci si prende cura delle malattie, non ha senso curarle. Se si normalizza il terreno, le malattie scompaiono da sole. Inoltre, si diventa più vigorosi di prima. Addio alla terapia. Basta con la lotta alle malattie ".

L'abbandono della terapia va di pari passo con il desiderio di rompere il rapporto di dipendenza che lega il paziente al terapeuta. Noguchi voleva permettere agli individui di prendere coscienza delle loro capacità inutilizzate, per risvegliarli alla piena fioritura del loro essere. Durante i vent'anni trascorsi insieme, i due uomini parlarono a lungo di filosofia, arte e così via, e Noguchi trovò nella vasta cultura intellettuale di Tsuda qualcosa che alimentava e ampliava le sue osservazioni e riflessioni personali. Tra i due si sviluppò così un rapporto di reciproco arricchimento.  

Per riassumere brevemente il Seitai è un "metodo" o una "filosofia", un'arte di vivere dall'inizio alla fine e rappresenta un'idea molto complessa in quanto non considera il concetto di buona salute, quale sinonimo di assenza di malattia. Per formare un esperto nella tecnica seitai occorrono più di venti anni. Parallelamente a questa tecnica, il maestro Noguchi ha messo a punto un metodo chiamato il movimento rigeneratore che appartiene agli insegnamenti exoterici e dunque aperto a tutti, mentre la tecnica seitai è un insegnamento esoterico.  Il movimento rigeneratore libera la spontaneità repressa.  Per "ki" si intende l'insieme di spontaneità, respirazione  e intuizione. Il movimento rigeneratore è una liberazione generale, mentale e fisica. Il mentale e il fisico sono inseparabili, a meno di separarli per comodità intellettuale. Esiste infatti una poderosa energia nel nostro universo, anche se noi abbiamo imparato a usarne solo una piccolissima parte e la pratica della scuola della respirazione insegna a sviluppare tale energia. Il diffondersi dei medicinali ha provocato malattie sconosciute una decina di anni fa. Nell'applicare il Taiheki (la polarizzazione dell'energia vitale), il maestro Noguchi ha identificato 12 categorie di individui.

Oggi, anche in Giappone, il Seitai ha preso una direzione che lo avvicina alla terapia e a una tecnica da applicare. Sta diventando una sorta di ginnastica "leggera" per il benessere, per il rilassamento. È molto lontana dal risveglio del vivente, dalla capacità di reazione autonoma del corpo che è il tema del Seitai di Haruchika Noguchi.  Inoltre, il termine "Seitai" è abusato e si riferisce a qualsiasi cosa. Alcuni praticanti di terapie manuali si dichiarano troppo facilmente praticanti Seitai (Itsuo Tsuda diceva che ci volevano vent'anni per formare un tecnico in Seitai sōhō!). L'ampiezza dell'arte di vivere, la comprensione globale dell'Uomo nel Seitai sembrano molto lontani. Se tutto ciò che rimane è una tecnica da applicare ai pazienti, l'essenziale è perduto. 

martedì 25 luglio 2023

Milan Kundera. Il romanziere dell'esistenza

Con Kundera (1929- luglio 2023), perdiamo un testimone chiave e un grande pensatore dell'Europa del XX secolo, uno degli ultimi giganti della letteratura mondiale. Milan Kundera il romanziere dell'esistenza è morto e amava spesso dire "quello che conta è l'opera, non la vita dell'autore".

Per oltre trent'anni, Kundera rifiutò di essere intervistato. Odiava i giornalisti che riscrivevano, fraintendevano e sovrainterpretavano tutto quello che lui e la moglie Vera dicevano. A chi chiedeva un'intervista rispondeva:  "Tutte le risposte sono nei miei libri".

Nel 1975, Milan Kundera lascia la Cecoslovacchia, ma si è sempre definito un romanziere piuttosto che un dissidente. Il politologo Rupnik descrive bene l'entusiasmo di Kundera per l'ideale comunista, e di come pensava di cambiare il partito negli anni sessanta, durante "la primavera di Praga". In quel periodo Kundera era un autore molto apprezzato nel suo Paese.

In gioventù, Kundera fu amico intimo di Milos Forman, Jiri Menzel e Juraj Herz, rappresentanti della brillante Nouvelle Vague ceca. A metà degli anni Cinquanta Kundera si iscrisse al Partito Comunista, il che gli permise di pubblicare due raccolte di poesie liriche (L'Homme ce vaste jardin nel 1953, e Monologues nel 1957 e un grande poema dedicato al combattente della resistenza ceca ai nazisti, Julius Fucik (1955), oltre a un libro di saggi Les Propriétaires des clés (1962). Per un certo periodo Kundera fu vicino anche a Vaclav Havel (1936-2011), con il quale ebbe molte discussioni che portarono i due a posizioni diverse sul  "destino ceco". Kundera riponeva molte speranze nell'effervescenza della "Primavera di Praga" del 1968. 

In patria, Kundera pubblicò i suoi racconti Risibles amours e il romanzo La Plaisanterie senza problemi di censura. Dopo la repressione della "primavera di Praga" continuò a insegnare, anche se con vessazioni e umiliazioni ma l'arrivo dei carri armati russi nel 1968, fu la sua prima grande disillusione.  Gli fu vietato di pubblicare, fu espulso dall'Accademia del Cinema di Praga e fu messo sotto sorveglianza dal regime, costringendolo all'esilio. 

L'opportunità di emigrare, per quanto straziante, inaugura una nuova era, un quasi-rinascimento letterario che raggiunge il suo apice alla fine degli anni Ottanta, con la caduta del Muro di Berlino e il rinnovato interesse per la letteratura mitteleuropea in Francia. Dal 1975 si rifugia in Francia con la moglie Vera, prima a Rennes e poi a Parigi dove fu introdotto nell'ambiente intellettuale parigino da Aragon e Claude Roy. Qui insegna cinema e studia all'École des hautes études en sciences sociales. Dopo Le livre du rire et de l'oubli (1979), che portò le autorità cecoslovacche a ritirargli la cittadinanza, nel 1984 pubblicò il suo romanzo più famoso, L'insoutenable légèreté de l'être (L'insostenibile leggerezza dell'essere), da cui fu tratto un film di Philip Kaufman (mai approvato da Kundera). Il clamore mediatico e le polemiche furono tali che Kundera decise di chiudersi irrevocabilmente alla scrittura. D'ora in poi, pubblicherà direttamente in francese, analizzando gli eccessi della modernità globalizzata.

La sua opera letteraria e le sue dichiarazioni pubbliche sono profondamente legate alla storia intellettuale e alla cultura dell'Europa centrale. Il suo saggio principale Un Occident kidnappé. Ou la tragédie de l'Europe centrale, pubblicato nel 1983, mostra una profonda conoscenza e comprensione della storia della regione e dei numerosi problemi legati alle sue divisioni e tensioni dopo la Seconda guerra mondiale.  Paradossalmente dopo la pubblicazione di questo saggio,  in seguito alla scomparsa dell'Unione Sovietica, Kundera fu attaccato con veemenza dalla stampa ceca per i suoi legami giovanili con il Partito Comunista. Milan Kundera, invece, credeva fortemente che il regime cecoslovacco del suo tempo potesse essere trasformato pacificamente e diventare, soprattutto grazie alla cultura, il "socialismo dal volto umano". 

Comunque l'ammirazione di Kundera per la cultura europea occidentale (anche se si ispirava continuamente a Cervantes a Carlos Fuentes, a Goethe a Diderot, a Kafka a Musil) non è mai stata assoluta. I due personaggi femminili principali de L'insostenibile leggerezza dell'essere sono esempi eloquenti di queste ambiguità. Tereza, non riesce più a sopportare l'oscurità della sua patria sotto l'occupazione sovietica. Fugge in Occidente, ma non riesce ad adattarsi, tanto che finisce per tornare in Cecoslovacchia e alla sua quotidianità da incubo. L'altra protagonista, Sabina, è un'artista con una sete più intensa di libertà e normalità. Anche lei fugge dall'altra parte della cortina di ferro, ma a differenza di Tereza, e nonostante le difficoltà che incontra in questo nuovo ambiente estraneo, non torna mai indietro. Questo è solo un esempio dell'ambivalenza che esprime la diversità e la stranezza delle scelte umane nel contesto europeo dell'epoca.

Kundera era un "romanziere" - e non uno "scrittore" - nel senso pieno del termine che attribuiva all'arte del romanzo, inteso come mezzo di conoscenza totale, estetico e non teorico, una vera e propria "chiamata al pensiero". Il suo saggio Les Testaments trahis del 1993, riporta questo approccio poetico e meditativo all'esistenza, "un atteggiamento, una saggezza, una posizione che esclude qualsiasi identificazione con una politica, una religione, un'ideologia, una morale, una comunità".

Il pronto impegno di Kundera nei confronti di Salman Rushdie nel 1988, all'epoca della vicenda dei Versetti satanici, testimonia l'impegno dello scrittore naturalizzato francese (aveva ottenuto la cittadinanza francese nel 1981, dopo che gli era stata tolta la nazionalità ceca 1979) nel difendere i diritti inalienabili della narrativa.  

____  Riferimenti

  • https://www.lemonde.fr/disparitions/article/2023/07/19/milan-kundera-a-ete-incinere-dans-la-plus-stricte-intimite_6182661_3382.html
  • https://www.lemonde.fr/disparitions/article/2023/07/12/en-compagnie-de-milan-kundera_6181638_3382.html
  • https://www.lemonde.fr/disparitions/article/2023/07/12/milan-kundera-romancier-de-l-existence-est-mort_6181627_3382.html
  • https://www.lemonde.fr/idees/article/2023/07/13/norman-manea-avec-kundera-nous-perdons-un-temoin-cle-et-un-grand-penseur-de-l-europe-du-xx-siecle-de-ses-remous-de-ses-conflits_6181769_3232.html
  • Sur Arte : l’itinéraire d’un romancier en exil, entre triomphes éditoriaux et renoncements personnels 

L'amore secondo Kundera

Milan Kundera (1929-2023) mi ha colpito per lo stile e la struttura narrativa dei suoi romanzi, il suo senso dell'umorismo, la prospettiva visionaria sul suo tempo, il suo vigore e la sua ironia sfumata, il fascino dei suoi personaggi femminili e il posto che l'amore occupa nella sua opera.  

Uno dei miei libri preferiti è L'insostenibile leggerezza dell'essere di Kundera.  Questo libro, diventato dagli anni ottanta libro «da leggere» per tutti gli intellettuali, studenti e amanti della filosofia, fu portato sugli schermi nel 1988 da Philippe Kaufman con protagonisti Daniel Day-Lewis e Juliette Binoche. Il libro contiene la narrazione di vicende personali e sentimentali dei protagonisti ma sempre futili se confrontate con la cornice più storica e cruda della Cecoslovacchia della "Primavera di Praga". Lo stile era quello del romanzo-saggio, l’unico in grado di unire elementi propriamente narrativi a riflessioni personali.
Nel romanzo riporta la difficile condizione degli intellettuali in quel periodo, intrecciata a storie sentimentali, tradimenti e passioni. Le vicende dei quattro protagonisti e delle loro complesse vicende amorose sono in primo piano ma viene riportato lo sfondo storico, l'ambiente di censure e privazioni che caratterizzava quel periodo della repressione sovietica. É proprio questa quella "leggerezza" dell'opera di Milan Kundera, ciò che si oppone alla pesantezza della condizione umana, alla libertà negata e al pessimismo causato dall’invasione sovietica.
Accanto alla precarietà della condizione umana, Kundera riuscì a intrecciare abilmente trame capaci di catturare il lettore ma allo stesso tempo descrivere ambientazioni storiche. I suoi personaggi sono travolti da malintesi e illusioni svanite, con diversi colpi di scena che evidenziano l'inutilità di ogni progetto umano e la divergenza dei punti di vista tra gli individui. 

In questo libro Kundera parla dell'immortale tema dell'amore, del mito trattato da Aristofane nel simposio di Platone. Anche per Kundera l’amore è il desiderio e ricerca della metà perduta di noi stessi. L'unione è alla radice dell'amore. E' la ricerca dell'anima gemella narrata dal mito degli Androgeni: ''Per ciascuna persona ne esiste dunque un’altra che le è complementare''.

  

Solo che spesso l’uomo non trova l’altra metà di se stesso e al suo posto gli mandano in una cesta una ragazza quasi sconosciuta affidata alla corrente di un fiume. Quando ha aiutato questa ragazza a raggiungere la  riva si domanda se è stata la scelta giusta. Può passare tutta la vita a chiederselo, ma alla fine si convince che in realtà è del tutto naturale non sapere quel che si vuole, perché si vive una sola volta, e la vita non si può né confrontarla con le vite precedenti, né correggerla nelle vite future. Senza questa possibilità ogni considerazione è un gioco di ipotesi.

Sarebbe bello scoprire cosa resta della vita quando ci si sbarazza del “cosi deve essere”, del nostro “fardello interiore”. Forse poteva essere diversamente, forse ciò che abbiamo vissuto è stato determinato dal caso. Nel cervello esiste una regione del tutto particolare che si potrebbe chiamare "memoria poetica" nella quale viene registrato ciò che più ci affascina, che ci commuove che rende bella la nostra vita.

L’amore comincia nell’istante in cui si incontra una donna e si iscrive, con la sua prima parola, nella nostra memoria poetica. Da quel momento nessuna donna ha il diritto di lasciare in questa parte del cervello foss’anche la più fuggevole impronta.

Kundera associa la vita a una composizione musicale: Fintanto che le persone sono giovani e la composizione musicale della loro vita è ancora alle prime battute, essi possono scriverla in comune e scambiarsi i temi, ma quando si incontrano in età più matura, la loro composizione musicale è più o meno completa, e ogni parola, ogni oggetto, significano qualcosa di diverso nella composizione dell’atro.

Non potremo mai stabilire con certezza fino a che punto i nostri rapporti con gli altri siano i risultati dei nostri sentimenti, del nostro amore, del nostro non-amore, delle nostre paure, del nostro rancore e fino a che punto sono condizionati dal rapporto di forze tra gli individui. Per questo Kundera dice: “Cosi deve essere”.  Una cosa è certa ed è che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. Esistono diverse categorie di persone:

  •  Quelle che desiderano lo sguardo di una infinità di persone anonime, 

  • Quelle che necessitano lo sguardo di molte persone conosciute, 

  • Quelle che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata,  

  • Quelle che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti, questi sono i sognatori.

Spesso ci poniamo troppe domandare sull’amore: che cosa è l’amore, se ti amo, se ho mai amato qualcuna/o più di te ecc.   Tutte queste domande non aiutano all’amore. Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa dall’altro invece di avvicinarci a lei/lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza e dormire accanto a lui o lei.

Una cosa importantissima  è quello di provare compassione (co-sentimento) per qualcuno, che significa vivere e provare insieme a qualcuno dei sentimenti che possono essere gioia, angoscia, felicità, dolore.

Spesso le persone vogliono cambiare il tempo e per loro, la felicità è desiderio di ripetizione, ma purtroppo il tempo umano avanza in linea retta ed impedisce di essere felici.

Il tema centrale del libro è la leggerezza e la pesantezza dell'esistenza. Non c’è niente di più leggero e bello che tradire, uscire dai ranghi e partire verso l’ignoto. Però nello stesso tempo, l’assenza assoluta del fardello fa sì che l’uomo diventi leggero, diventi solo a metà reale, ed i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Spesso il fardello che ci opprime ci schiaccia al suolo, e questa è l’immagine del più intenso compimento vitale. Tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore. La pesantezza e la leggerezza sono due poli inconciliabili che si attraggono. Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell’aria, tra il fantastico e il possibile;  mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla “compassione” verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza.

Nella vita é dimostrato che tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell’intelligenza sfuggono a questa condanna. 

E' morto Kundera, lo scrittore che esplorava l'animo umano

Milan Kundera (1929-2023), scrittore di origine ceca è morto l’11 luglio 2023 a Parigi all’età di 94 anni. Nei suoi lavori ha spesso analizzato grandi temi come l’amore, la sofferenza, la mente degli uomini e il significato del tempo diviso fra passato, presente e futuro.
Profondo esploratore dell’animo umano, ha pubblicato una serie di romanzi nella sua lingua madre e in francese tra gli anni settanta e novanta, fra questi il primo successo fu Lo scherzo, del 1967 (mentre Cecoslovacchia stava attraversando il periodo che porterà alla cosiddetta "Primavera di Praga"), poi Il valzer degli addii, La vita è altrove, Il libro del riso e dell’oblio, fino al raggiungimento della fama mondiale con L'insostenibile leggerezza dell’essere

Lo scrittore di origine ceca, in fuga dal regime sovietico, ed esiliato in Francia dal 1981, ha raggiunto fama internazionale basandosi su una narrativa giocosamente filosofica e pensierosa,  prima di rinchiudersi in un silenzio durato per oltre trent’anni. Sola eccezione nel 2013, quando publica un altro romanzo La fete de l'insignifiance (La festa dell’insignificanza). Kundera che si definiva “Romanziere e non scrittore”, è stata una di quelle personalità letterarie del Novecento che ha inteso il romanzo come “mezzo di conoscenza totale ed estetico”.

Kundera ha sempre scherzato sul fatto di essere nato il 1 aprile (“ha un significato metafisico”) in una famiglia dell’élite colta di Brno, padre compositore e insegnante di pianoforte. Milan stesso si cimenterà nella musica, e l’educazione musicale troverà spazio nei suoi romanzi. Ottimo musicista nell'adolescenza (scrisse anche qualche composizione), prese tuttavia una strada diversa per l'università, che lo portò nella capitale Praga. Parallelamente agli studi di letteratura, studia sceneggiatura e regia all'Accademia del Cinema.
Ha curato personalmente la pubblicazione dei suoi romanzi, in modo quasi maniacale, che sono poi stati tradotti in oltre quaranta lingue.
Collaborò all’adattamento cinematografico de Lo scherzo (1968) e approvò l'adattamento del racconto Risibles amours (1970) fatto da Hynek Bocan, ma da lì in avanti con l’arte cinematografica fu rottura totale. 
Ma Kundera non fu solo scrittore, è stato poeta, saggista e drammaturgo. Scrisse tre volumi di poesia, un testo teatrale e un saggio sulla prosa di Vladislav Vančura. A teatro Kundera portò tre opere, l'ultima delle quali sarà Jacques e il suo padrone.    

Alcuni suoi  libri.

L’insostenibile leggerezza dell’essere. Questo è il romanzo più celebre di Kundera e racconta la storia di quattro personaggi, i cui destini si intrecciano nel contesto della Primavera di Praga nel 1968. Il libro esplora temi come l’amore, la libertà individuale e la ricerca di un senso nella vita.
La vita è altrove. Ambientato nel contesto della Praga degli anni ’50, il romanzo esplora la vita di un poeta che si scontra con il regime comunista.
Il libro del riso e dell’oblio. Questa raccolta di storie interconnesse esplora il tema della memoria e dell’oblio nella società totalitaria. Kundera affronta anche il concetto di umorismo come mezzo di resistenza e di liberazione.
La festa dell’insignificanza. È l’ultima opera pubblicata di Kundera. Il romanzo affronta temi come il senso dell’esistenza, l’ironia e la banalità della vita quotidiana.
L’immortalità. Questo libro esplora la natura dell’immortalità e del desiderio di essere ricordati. Attraverso una serie di storie interconnesse, l'autore mette in discussione il concetto stesso di immortalità.

Ecco alcune frasi celebri tratte dai suoi lavori:
  • Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l'amore) dall'altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza. (Da L'insostenibile leggerezza dell'essere)
  • Il terrore è uno shock, un istante di totale accecamento. Il terrore è privo di una qualsiasi traccia di bellezza. Noi non vediamo che la luce violenta dell'avvenimento sconosciuto che ci aspettiamo. La tristezza presuppone invece che si sappia. Tomas e Tereza sapevano quello che li aspettava. La luce del terrore si era velata e il mondo era visto in una luminosità azzurrina e tenera che rendeva le cose più belle di quanto non fossero prima. (Da L'insostenibile leggerezza dell'essere)
  • Chi tende continuamente "verso l'alto" deve aspettarsi prima o poi d'essere colto dalla vertigine. Che cos'è la vertigine? Paura di cadere? Ma allora perché ci prende la vertigine anche su un belvedere fornito di una sicura ringhiera? La vertigine è qualcosa di diverso dalla paura di cadere. La vertigine è la voce del vuoto sotto di noi che ci attira, che ci alletta, è il desiderio di cadere, dal quale ci difendiamo con paura. (Da L'insostenibile leggerezza dell'essere)
  • La storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell'aria, come qualcosa che domani non ci sarà più. (Da L'insostenibile leggerezza dell'essere)
  • Gli uomini gridano di voler creare un futuro migliore, ma non è vero. Il futuro è solo un vuoto indifferente che non interessa nessuno, mentre il passato è pieno di vita e il suo volto ci irrita, ci provoca, ci offende, e così lo vogliamo distruggere o ridipingere. Gli uomini vogliono essere padroni del futuro solo per poter cambiare il passato. (Da Il libro del riso e dell'oblio)
  • La accarezzava sul viso ed era come se l'accarezzasse da una distanza di molte centinaia di chilometri. (Da Il Valzer degli addii)
  • Ma il dolore non intende prestare ascolto alla ragione, perché il dolore ha una sua propria ragione che non è ragionevole. (Da L’identità)
  • Tutti sbagliano quando si tratta del futuro. L'uomo può essere certo solo dell'attimo presente. Ma sarà poi vero? Può davvero conoscerlo, il presente? Può davvero giudicarlo? Certo che no. E come potrebbe capire il senso del presente chi non conosce il futuro? Se non sappiamo verso quale futuro ci sta conducendo il presente, come possiamo dire se questo presente è buono o cattivo, se merita la nostra adesione, la nostra diffidenza o il nostro odio?. (Da L’ignoranza
  • Il fondamento della vergogna non è un nostro sbaglio personale ma l'oltraggio, l'umiliazione che proviamo per essere costretti ad essere ciò che siamo senza averlo scelto, e l'insopportabile sensazione che questa umiliazione sia visibile da ogni parte. (Da L’immortalità)
  • Se tu fossi tanto alto quanto sei stupido, il sole ti brucerebbe il cranio. (Da Lo scherzo).

mercoledì 19 luglio 2023

Yoga, il nuovo spirito del capitalismo

Lo spirito dello yoga è ancora qui?  Oggi, purtroppo, lo yoga è divorato dal capitalismo. 

La nuova generazione di yogi, viaggia abilmente sull'onda di un mercato in pieno sviluppo. Secondo una ricerca del sindacato nazionale dei professori di yoga, il numero di praticanti è esploso in Francia, passando da 3 milioni nel 2010 a 11 milioni di francesi che praticano yoga nel 2020. Nel mondo del benessere (di cui lo yoga fa parte), la cifra d'affari a livello mondiale è di circa 400 miliardi secondo il Global Wellness Institute. In venti anni, lo yoga si è imposto come "la gallina dalle uova d'oro del capitalismo" afferma Camille Test, ex-giornalista e poi diventata maestra di yoga, nel libro Politiser le biens etre.    Lo yoga nelle sue mille sfaccettature, ha inventato di tutto per attirare i clienti (c'è lo yoga della risata, l'acro yoga, lo yoga sulla barca, con le capre, bevendo la birra, ecc...).  "Si assiste a una segmentazione esponenziale di questo mercato concorrenziale, sul quale  bisogna differenziarsi per promuovere il proprio metodo", conferma Zineb Fahsi, autrice del libro Yoga, nuovo spirito del capitalismo.  Si sta creando un nuovo approccio allo yoga che è in linea con l'ideologia neo-liberale, che incoraggia l'individuo a concepirsi come una piccola impresa.   L'individuo deve avere la responsabilità della sua salute e del suo benessere, ma ciò non deve essere estremizzato ( non bisogna alzarsi tutte le mattine alle cinque del mattino per fare il saluto al sole, mangiare solo verdure crude, ecc).  

Queste promesse di benessere e di arte di vivere sono proposte dai nuovi guru 2.0  (Internet è inondata di foto di corpi atletici, in posture impossibili sullo sfondo di un paesaggio idilliaco).  Per il sociologo David Le Breton "Lo yoga è entrato nella nuova fase consumistica, dove il meglio si presenta a fianco del peggio".  A fianco di veri maestri che insistono sull'aspetto morale della disciplina ci sono una serie di personaggi che cercano di usare lo yoga per far passare la loro visione del mondo. Persone che avevano una vita triste, depressiva prima di vivere con lo yoga una esperienza che li ha trasformati e che cercano di trasmettere. 

Una cosa è sicura, tra l'India antica e l'Occidente moderno c'è una bella differenza, e questo non da ieri, lo yoga ha cominciato a perdere la sua anima quando ha cominciato a essere esportato in America alla fine del XIX secolo da guru che si sono messi a diffonderlo in cambio di una renumerazione, una saggezza universale in fase con le aspirazione di molti americani, critici nei confronti della società materialista. "Trasmetto spiritualità e loro mi danno dei soldi" diceva Vivekananda, uno dei primi a partecipare a questa mondializzazione.  Negli anni '60, il cambiamento della legge sull'immigrazione ha facilitato la venuta della seconda generazione di guru in America, soprattutto in California, patria degli hippies in cerca di esperienze mistiche.  A partire dagli anni '80 lo yoga entra in una nuova dimensione, e diviene l'emblema della new age con sullo sfondo lo sviluppo personale. Nutrita da mantra individualisti sul perfezionamento del sè e il culto del corpo, questa pratica è stata resa popolare da personalità come Madonna, che ha fatto lievitare il numero di nuovi adepti. La star frequentava lo studio Jivamukti a New York a cui hanno fatto riferimento anche Sting e Sarah Jessica Parker.  Nuovi metodi sono sviluppati da questa generazione di guru imprenditori di cui depositano poi il marchio come ad esempio l'hot yoga di Bikram Choudhury negli anni '90 (26 posizioni atletiche, 2 esercizi di respirazione e realizzato in una sala scaldata a 40 gradi). A questo tipo di yoga hanno aderito George Cloney, David Beckam, Lady Gaga. A questi nuovi tipi di yoga  si aggiungeranno una serie di servizi associati come l'alimentazione, gli stili di tute, massaggi, ecc.  "L'esplosione dello yoga va di pari passo a una industria associata che incassa miliardi di dollari"  dice Zineb Fahsi. 

Ci troviamo di fronte a uno yoga divorato dal capitalismo che non finisce di estendere il suo impero, ora  anche nel campo della spiritualità.  La prova?   Disneyland Paris ha organizzato per anni la celebrazione dello  Yoga Day che si tiene il 21 giugno. Nel 2018 si è tenuto davanti al castello della bella addormentata ed erano state invitate varie marche di vestiti e altro.

Per fronteggiare questi aspetti che avvelenano questa nobile disciplina, ognuno cerca l'antidoto: ad esempio l'associazione Gras Politique offre dei corsi a persone un po' grasse che si troverebbero in difficoltà nei corsi normali dominati da una bellezza stereotipata. Infatti, molti spazi sono inaccessibili per persone anziane, con handicap o grasse.  Inoltre, bisogna essere vigilanti sulla formazione degli insegnanti. Molti insegnanti, solo dopo anni, hanno scoperto che lo yoga si basa su valori di cooperazione e benevolenza, e non sulla competizione verso se stessi e gli altri.

Senza fare ricorso allo yoga autentico e puro, non si può non constatare il grande scarto che separa le proposte di yoga odierne e i principi fondanti di questa disciplina. "Si ritrova nelle pratiche moderne l'idea di un super umano capace di superare la sua condizione ordinaria, ma quando ci si avvicina ai testi antichi, si vede chiaramente che lo yoga non è una via di ottimizzazione del sè, nemmeno di introspezione. Inizialmente, l'obiettivo era quello di liberarsi dall'esistenza, trascendere il nostro piccolo sè per collegarsi a una forma di assoluto" insiste Zineb Fahsi.

Libri: Le yoga, nouvel esprit du capitalisme - Zineb Fahsi, 2023,    Politiser le bien-etre - Camille Teste, 2023.   Yoga. L'encyclopedie - Ysé Tardan-Masquelier, 2021.

 Da Telerama del 12/07/2023 -   Esprit du yoga, Es-tu toujours là?  - articolo scritto da Marion Rousset.

venerdì 7 luglio 2023

Vishnudevananda

Un grammo di pratica vale piu’ di una tonnellata di teoria” - Swami Sivananda

Vishnudevananda (1927-1993 ) era un un discepolo di Sivananda e fù il fondatore dei centri e degli Ashram internazionali di Sivananda Yoga Vedanta. Ha viaggiato in tutta l'India e in tutto il mondo per diffondere lo yoga.


Vishnudevananda incontrò il suo maestro Swami Sivananda nel suo Ashram a Rishikesh e rimase impressionato dalla semplicità, dalla retorica e dall'espressione di Sivananda: “E' stata la prima volta che ho visto una persona così genuina, e che usava parole erano così dirette". Comprò un paio di libri ed iniziò a praticare ogni mattina presto lo yoga e il pranayama. Nel 1947 abbandono il suo lavoro ed entrò nell'ashram di Sivananda e in breve, nonostante la sua giovane età, diventò maestro dell'hatha-yoga. Le asana, anche quelli difficili, erano molto facili per lui, e per quel motivo Sivananda lo chiamava “uomo senza ossa”.

Da Sivananda ricevette tante lezioni per la vita: una delle prime lezioni fu l'umiltà. Appena arrivato la seconda volta all'ashram di Sivananda, Sivananda con alcuni discepoli stava uscendo dall'ufficio e Vishnudevananda si trovò in difficoltà, perché si era proposto per tutta la sua vita di non inchinarsi mai davanti ad una persona, neanche ad una persona santa, perché era dell'opinione che tutti sono uguali. Ma si rese conto in questa situazione che tale comportamento sarebbe stato maleducato e così provò a nascondersi in un angolo, finché fossero passati. Ma nel momento in cui Sivananda lo vide, gli andò incontro, si inchinò davanti a Vishnudevananda toccandogli i piedi. In quel momento anche Vishnudevananda si gettò ai piedi di Sivananda, travolto dalla lezione di umiltà.

Sivananda gli diede il compito di portare lo yoga in Occidente e così nel 1957 partì per raggiungere gli Stati Uniti. Simbolicamente Sivananda gli diede 10 rupie per mostrarli che si occupava anche materialmente del progetto. Oltre la sua energia, il suo entusiasmo non aveva altro nella sua valigia.
In un clima da Guerra Fredda e capitalismo sfrenato, Swami Vishnudevananda capì quanto il suo lavoro fosse necessario. Il suo obiettivo era di iniziare un’evoluzione olistica verso la pace, seguendo la tradizione di Gandhi e Martin Luther King. Viaggiava effettuando tappe brevi. Dove si fermava, dava lezioni di yoga e con i soldi guadagnati andava avanti a raggiungere la tappa successiva. Scrisse il suo primo libro “Il grande libro illustrato dello yoga”, che è stato pubblicato nel 1960, come uno dei primi libri sullo yoga. In questo libro ha creato un programma completo per indirizzare la forza dello yoga al conseguimento dei seguenti obiettivi: rilassare e rinvigorire la mente, conferire al corpo più forza e flessibilità, sviluppare la consapevolezza spirituale, migliorare la capacità di concentrazione, insegnare al corpo a utilizzare in maniera più efficace l'ossigeno e le sostanze nutritive, prevenire malattie e ritardare il processo di invecchiamento. Aveva pianificato un viaggio di un anno, ma rimase stabilmente in Canada. A Val Morin, un paesino canadese, ha costruito il primo “Sivananda Ashram Yoga Camp” nel 1963.

Oggi milioni di persone praticano gli esercizi che Swami Vishnudevananda iniziò a insegnare in occidente 50 anni fa. La creazione di 70 centri e ashram Sivananda nel mondo è una prova delle enormi affermazioni e del dinamismo del maestro yoga. Per citarne solo alcuni:  New York, Montreal, il quartier generale a Val Morin in Canada, San Francisco, Los Angeles, Chicago, Nassau, Londra, Parigi, Berlino, Monaco, Vienna, Reith a Kizbühel, Ginevra, Madrid, Tel Aviv, Delhi, Madras, Uttarkashi (Himalaia), Neyyardam (Kerala), Buenos Aires, Montevideo.

Secondo il maestro Swami Vishnudevananda i cinque pilastri della pratica yoga, sono le asana (posture fisiche), gli esercizi di respirazione, il rilassamento profondo, una dieta vegetariana e il
pensiero positivo. Tutte le pratiche yoga culminano con la meditazione, esperienza di unità con il proprio sè. Nel 1969 Swami Vishnudevananda pose le fondamenta per la diffusione dello yoga conducendo il primo Corso di Formazione Insegnanti (TTC) in occidente; insegnanti che diffondono l’insegnamento dello yoga classico in palestre, scuole, centri benessere, ospedali, università e  prigioni.

Degno di menzione è il suo nome famoso "The Flying Swami" ("Swami volante") e le sue missioni per la pace nel mondo. Prese la patente di aviazione e si comprò un aereo e cominciò a compiere  numerose missioni per la pace volando sopra le regioni di guerra  attraversando simbolicamente i confini dei luoghi più tormentati del mondo.
Per Swami Vishnudevananda non esistevano barriere, né interiori né esteriori. Credeva che le barriere fossero solo costruzioni della mente e che in quanto tali andavano superate. Nel 1971 volò con l’attore Peter Sellers su un piccolo bimotore Piper Apache battezzato “Aereo della Pace” a Belfast in Irlanda del Nord facendo piovere petali di fiori e volantini con messaggi di pace; il primo di una serie di voli di pace sui luoghi più conflittuali del globo. Un mese dopo volò in Medio Oriente. Durante la guerra del Sinai, in un volo di pace sul Canale di Suez, jet militari israeliani cercarono di obbligarlo a atterrare, ma lui continuò la sua missione risolutamente. Il suo messaggio: “L’uomo è libero come un uccello, deve attraversare i confini con fiori e amore, non con pistole e bombe”.
Allo stesso modo nel 1983 sorvolò il muro di Berlino da ovest a est su un aereo ultraleggero “armato” solo di due mazzi di calendule. Atterrò in una fattoria a Weissensee, a Berlino Est. Dopo essere stato interrogato per quattro ore dalle autorità della Germania dell’est, fu accompagnato alla metropolitana con un panino al formaggio e rispedito a ovest del muro.
Un anno più tardi, nel 1984, per tre mesi attraversò l’India su un autobus a due piani decorato col motto “Yoga per la pace”. Voleva che gli uomini del paese che ha originato lo yoga si abituassero alle pratiche moderne dello yoga e alla sua filosofia. Swami Vishnudevananda lasciò il suo corpo nel 1993 a Mangalore, nel Sud dell’India, durante un pellegrinaggio per la pace e la comprensione reciproca nel mondo.
Swami Vishnudevananda diceva che era arrivato in Occidente, aveva fondato i centri e gli asharm Yoga Vedanta Sivananda e preparato migliaia di insegnanti di yoga, il tutto grazie all’energia di dieci rupie. “Dieci rupie mi hanno portato infinite volte intorno al mondo. Fu solo l’energia del mio maestro, Swami Sivananda, e la sua benedizione che mi hanno permesso di fare tutto quello che ho fatto. Tutto quello che ho realizzato l’ho fatto nel nome del mio Maestro.” 

Quando il suo stato di salute peggiorò, nell'estate de 1993, tornò in India, perché il suo desiderio era di lasciare il proprio corpo nel suo paese d'origine.

giovedì 6 luglio 2023

Come lo yoga ha conquistato il mondo

L'antichissima disciplina di origine indiana si è evoluta e ha cominciato a essere praticata un po' ovunque soprattutto nell'ultimo secolo. .

Come accade ogni anno dal 2015, in decine di paesi il 21 giugno migliaia di persone si sono riunite per celebrare la giornata internazionale dello yoga, una ricorrenza istituita dall’ONU per promuovere l’antichissima disciplina di origine indiana. Oggi lo yoga è praticato regolarmente da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, sempre di più come forma di esercizio fisico che come pratica meditativa, com’era all’inizio: è arrivato in Europa e in Nord America soprattutto negli ultimi cent’anni, dove ha continuato a crescere, a evolversi e ad attirare un numero sempre maggiore di seguaci per via dei suoi molti benefici.

Fu il primo ministro indiano Narendra Modi (in una foto del 2018) a chiedere all’ONU di istituire la giornata internazionale dello yoga. Dal 2014, l’anno in cui è stato eletto, Modi si è impegnato molto per promuovere lo yoga come parte della storia e della cultura indiana: durante la prima celebrazione, il 21 giugno del 2015, lo ha descritto come un mezzo per raggiungere la pace e si è unito a migliaia di altre persone per una pratica collettiva sul Rajpath, il viale monumentale di New Delhi dedicato alle cerimonie più importanti. In un’altra occasione ha detto che molti paesi che prima non conoscevano la lingua, la tradizione e la cultura indiana adesso si avvicinano all’India proprio attraverso lo yoga.
Gli sforzi di Modi per rendere popolare lo yoga sono stati considerati da alcuni critici come un tentativo più ampio di promuovere discipline legate all’induismo, in linea con la politica del suo governo, che è quella di rendere l’India un paese sempre più nazionalista e molto diverso dallo stato laico che avevano voluto i suoi padri fondatori. Come ha osservato BBC, in ogni caso è vero che lo yoga è uno dei principali prodotti culturali indiani a essere stati esportati in giro per il mondo.

Lo yoga si basa su una serie di posture più o meno complesse che si chiamano asana e possono essere messe insieme in sequenze definite flow, creando cioè un flusso di movimenti. Ci sono pratiche più dinamiche e intense, e altre in cui lo sforzo aerobico è minore: senza scendere in troppi dettagli, l’Hatha yoga o lo Iyengar yoga sono stili più statici, mentre il Power yoga, l’Ashtanga e il Vinyasa sono più dinamici. 

Manmath Gharote, direttore di uno studio di yoga a sud-est di Mumbai, spiega che in ogni caso l’obiettivo della disciplina è far lavorare «in armonia» i cinque aspetti della personalità di ciascuna persona, cioè quello fisico, quello mentale e quelli spirituale, emotivo e sociale. Secondo Garote la dimensione fisica dello yoga contribuisce a migliorare la flessibilità della colonna vertebrale e delle articolazioni e a rafforzare i muscoli. La funzione principale degli asana però a suo dire è quella di far bene alla mente.

Su come e dove nacque esattamente lo yoga ci sono ipotesi diverse. Si sa comunque che in India è praticato da circa 5mila anni e che per la gran parte della sua storia era riservato ad asceti e religiosi. Jim Mallinson, studioso della storia dello yoga e professore della Scuola di studi orientali e africani dell’Università di Londra, spiega che all’inizio era una pratica meditativa, che comportava stare «completamente immobili e stabili». Alcuni degli asana e delle sequenze a cui pensiamo oggi quando abbiamo in mente lo yoga, come il cane a testa in giù o il saluto al sole, in effetti non compaiono nei testi antichi in cui veniva descritta la pratica: sono stati introdotti più di recente, anche per via dell’influenza di altre discipline.
Mallinson nota che il saluto al sole, parte integrante di moltissime pratiche, ha cominciato a essere insegnato solo negli anni Trenta. Stili di yoga come l’Ashtanga, l’Iyengar e il Vinyasa comprendono elementi che si trovano nei testi antichi ma molte loro parti sono innovazioni moderne, dice Mallinson.

Come ha osservato in un articolo su The Conversation Mark Singleton, un altro ricercatore della Scuola di studi orientali e africani di Londra, lo yoga arrivò nei paesi occidentali e cominciò a evolversi a partire dall’inizio del Novecento, grazie ad alcuni fattori in particolare. Intanto erano anni in cui la cultura del corpo e dell’esercizio fisico era molto diffusa (anche in Italia, sotto la dittatura fascista); inoltre era il periodo in cui stavano cominciando a circolare molto le fotografie, cosa che permise di far conoscere le posture praticate nello yoga in India al pubblico europeo e nordamericano attraverso libri, riviste e manuali.  All’inizio gli asana mostrati in queste foto venivano presi in giro ed erano visti come esotici e rozzi, racconta Singleton. Poi però a poco a poco la disciplina venne riconsiderata e cominciò a diventare popolare. Nel tempo si è evoluta grazie all’influenza degli esercizi di svariati tipi di ginnastica e al perfezionamento delle pratiche per il respiro, delle tecniche di rilassamento e di altre forme di meditazione.  

Si ritiene che il primo ad aver importato lo yoga nei paesi occidentali sia stato Swami Vivekananda, un monaco indù che a fine Ottocento contribuì a far conoscere la religione, la cultura e le discipline induiste negli Stati Uniti. Il suo libro del 1896 Raja Yoga ebbe un successo immediato: nei decenni seguenti furono numerosi i religiosi indiani che andarono in Europa e in Nord America per insegnare yoga.  Ci si interessarono anche persone non indiane né induiste, come Indra Devi, che nacque nel territorio dell’attuale Lettonia e fu la prima donna a poter studiare con il guru Tirumalai Krishnamacharya, considerato tra i padri dello yoga moderno. Devi, il cui vero nome era Eugenie Peterson, aprì il primo studio di yoga a Hollywood nel 1948 e fece conoscere la disciplina a numerose attrici e attori, tra cui Greta Garbo, Gloria Swanson e Yul Brynner. Negli anni Sessanta contribuirono a renderla popolare sia il movimento hippie sia i Beatles, che nel 1968 trascorsero un periodo alle pendici dell’Himalaya con il maestro di yoga Maharishi Mahesh, che avevano conosciuto l’anno prima durante un seminario in Galles.

Si crede che a livello globale lo yoga sia praticato regolarmente da circa 300 milioni di persone, anche grazie alle numerose app e ai canali YouTube che permettono di seguire lezioni a distanza, e si prevede che nei prossimi anni il numero aumenterà ancora di più. Secondo uno studio su un campione di cittadini svolto dalle autorità sanitarie statunitensi nel 2017, le persone che praticavano regolarmente yoga negli Stati Uniti erano più di 30 milioni: nel 2001 erano soltanto 4 milioni.   Uno dei motivi per cui la disciplina sembra attirare sempre più persone è che la possono praticare tutti – seppur con le dovute accortezze – perché a un livello base non richiede particolari capacità né molti accessori, a parte un tappetino o poco altro. C’è poi il fatto che, come hanno evidenziato alcuni studi, se lo si pratica con costanza può contribuire a migliorare la flessibilità del corpo e rafforzarlo, ma anche a ridurre lo stress e l’ansia.

In Italia lo yoga non è considerato uno sport perché il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) non lo riconosce come tale, per cui per chi lo insegna non c’è una vera e propria certificazione riconosciuta da tutti gli esperti del settore. Esiste tuttavia la certificazione per insegnanti di yoga di UNI, l’associazione italiana che si occupa di definire degli standard per quasi tutti i settori industriali, commerciali e dei servizi, ed esiste anche un’associazione di insegnanti di yoga, la YANI. C’è poi l’accreditamento di Yoga Alliance, una ong internazionale che certifica gli standard professionali minimi in materia di tecniche di insegnamento e metodologie, così come i principi di yoga, storia e filosofia yoga ed etica professionale. Ci sono anche persone che non hanno queste certificazioni ma insegnano comunque yoga perché lo hanno praticato per molti anni. 

Articolo pubblicato sul Post.it.   Vedi: https://www.ilpost.it/2023/06/22/yoga-pratica-diffusione/

Quando il naso tocca le ginocchia

Quando il naso tocca le ginocchia e si visualizza il proprio respiro. La pratica psicofisica che rivoluziona il Sé raccontata nel testo In Yoga’ da Silvio Bernelli  (fondatore a Torino di Yoga Thiaga) senza incomprensibili orientalismi..

L'autore propone una lezione di yoga sulla ricerca del Sé, sulla sperimentazione respiratoria e sulle posture fisiche, sull’equilibrio tra dentro e fuori il proprio corpo.  Un saggio semplice che delinea un percorso concreto, perché lo yoga come pratica psicofisica, a livello di mera “occidentalizzazione”, è un anche un tentativo di distacco dal deragliamento di abitudini e quotidianità, proprio per rifondare attitudine e comportamento del singolo e uscire dalla routine quotidiana.
Basterebbe cominciare ad ascoltare il proprio respiro, “naturale, regolare, rilassato” nelle sue due fasi principali – “inspirazione, espirazione” – per riattivare circuiti mai immaginati.  Occorre  praticare con un solo obiettivo: "evadere dalla persona che gli altri ritengono sia e inabissarsi in se stesso”. Questo inabissarsi, badate bene, scrive l’autore, raggiunge “una profondità piacevolmente infinita”, ma anche uno spazio di “consapevolezza e sicurezza infinite”. Coperta, tappetino, voce bassa,  e asana, attraverso il corpo si arriva a traguardi inimmaginabili durante la propria giornata lavorativo o di svago. 

Il segreto di una sessione yoga è la sua composizione (…) l’alternanza sforzo-riposo” con questo oscillare dell’attesa tra un asana e l’altro. “Dentro un corpo fisico c’è un corpo emozionale, segreto, che nessuno al di fuori può vedere né sentire. Uno influenza l’altro – scrive Bernelli; – “se uno duole anche l’altro duole, se uno gioisce l’altro fa lo stesso. L’errore dell’uomo è da sempre occuparsi dei guai del primo ignorando le esigenze del secondo”. L'obiettivo dovrebbe essere quello di provare a cercarsi, anzi trovarsi, in quello spazio interiore durante una seduta di yoga.

Quale yoga preferisci?

Lo yoga è una disciplina antica e che arriva da lontano, e  a poco, a poco nei secoli (ma anche più recentemente) sono venute a delinearsi tantissime tipologie di yoga, ognuna delle quali si focalizza su aspetti e modalità diverse. Insomma, le diverse tipologia di yoga possono essere anche parecchio diverse tra di loro, e proprio questo può creare una certa difficoltà quando si tratta di scegliere un corso di yoga ed è difficile individuare il tipo di yoga più adatto.  Io personalmente ritengo che più lo stile di yoga si avvicina alla antica disciplina e più è valido, i cui obiettivi sono di trovare un'armonia tra corpo, mente, respiro, energia e arrivare a elevati stati di coscienza.  Comunque per ottenere risultati accettabili occorre praticare con costanza e per un medio periodo. Poi, ovviamente la scelta dipende dai risultati che si vogliono ottenere: se ci accontentiamo di eliminare lo stress, tonificare il corpo o dimagrire si sceglieranno stili meno impegnativi, che però bisogna sottolineare non hanno molto in comune con la nobile disciplina dello yoga.

Ecco quali sono le principali tipologie di yoga più conosciute e praticate, per ognuna sono evidenziati i principali benefici e le caratteristiche più evidenti: 

-Hatha yoga.  È lo stile più antico e tradizionale. Nasce per ristabilire l’equilibrio dentro di noi ed è adatto ai principianti. Le sequenze hanno un ritmo lento, i movimenti sono morbidi, le posizioni possono essere proposte in modo semplificato e alla portata di tutti; e per questo è indicato per chi vuole iniziare per gradi. Il metodo Sivananda è basato sulla filosofia diffusa da Swami Sivananda, fa parte di un percorso che coinvolge mente e cuore e si basa su una pratica intervallata tra movimenti, meditazione e pranayama oltre che sulla dieta e sul pensiero positivo.
-Ashtanga. Nato da Pattabhi Jois. È caratterizzato da un ritmo rigoroso, più sequenze fisse e movimenti precisi. Fondamentale l’allineamento. È utile per chi vuole lavorare sul ritmo, sul cardio e allo stesso tempo sulla mente. Indicato anche per migliorare la resistenza.
-Iyengar. Nasce da uno dei più importanti yogi chiamato proprio Iyengar. Si focalizza sugli allineamenti delle posizioni e sul respiro. Prevede l’uso di supporti come blocchi, fasce, coperte etc, per facilitare la corretta esecuzione delle posizioni. E’ meno dinamico da un punto di vista cardiovascolare rispetto al vinyasa e al power, e lavora sulla forza muscolare e sulla resistenza.
-Yin Yoga è uno stile di yoga a ritmo lento come esercizio, che incorpora i principi della medicina tradizionale cinese, che a differenza dei più diffusi lavora sull’allungamento profondo, ossia sulla fascia del corpo, non sui muscoli. Porta all’ascolto del corpo e prevede pochi movimenti e molto lenti. Indicato per chi si vuole osservare e chi vuole raggiungere la calma interiore.
-Vinyasa. E' un tipo di yoga dinamico che prevede una sequenza di movimenti fluidi e continui. Unisce il respiro ai movimenti e non prevede pause. Ha un’intensità piuttosto elevata e durante la pratica ci si concentra sull’energia. Non prevede sequenze prestabilite: cambiano di lezione in lezione. Unisce equilibrio, forza e flessiblità ed è praticabile da chi ha già un grado di allenamento minimo.
-Kundalini. Ideato da Yogi Bhajan. Il focus è su respiro e meditazione e lo scopo è quello della purificazione. E’ utile per prendere consapevolezza, per chi vuole intraprendere un percorso spirituale risvegliando la propria energia.
-Yoga Nidra. Conosciuto anche come yoga del sonno, lo yoga Nidra si basa su un'attività di autorilassamento e di consapevolezza della coscienza che - durante la pratica - dovrebbe portare a uno status di pre-sonno. Si tratta comunque di una pratica utilissima per raggiungere il rilassamento e scacciare l'ansia.
-Bikram. Conosciuto anche come hot yoga, la sua particolarità sta nel fatto che si pratica a una temperatura di 38 gradi. La pratica è basata su 26 posizioni fisse ma la sequenza non è prestabilita. Si può considerare uno stile di yoga purificatore e detox, utile per la perdita di peso.
-Power yoga. Nato con l’intento di generare energia e calore, è la pratica più rapida e intensa. Sviluppa sia forza che resistenza ed è indicato per gli sportivi, per chi ha bisogno di non pensare e di muoversi, chi ha bisogno di usare e richiamare energia.
-Anusara. In sanscrito significa “fluire con grazia” e si può interpretare anche con “seguire il proprio flusso”. Porta alla positività e alla pace interiore. Dal punto di vista pratico unisce caratteristiche dell’hatha alla filosofia induista e tantrica ed è uno stile dinamico e armonico. Lavora sia sulla parte spirituale che sugli allineamenti. E’ indicato per chi vuole intraprendere un percorso e aprirsi al mondo. Ha un effetto terapeutico.
-Karma yoga. Soprattutto spirituale, meditativo. Adatto a chi vuole liberarsi dallo stress, staccare dal mondo comune di tutti i giorni. E’ definito lo yoga dell’azione e come altri porta alla crescita personale.
-Raja yoga. Yoga regale. Riprende gli Yoga Sutra di Patanjali e quindi è inserito in un percorso personale. E’ una pratica mentale, che attraverso i movimenti fisici porta allo sviluppo della conoscenza e all’elevazione spirituale.
-Yoga della risata. Come dice il nome si concentra sul ridere, sul richiamo attivo della felicità. A partire esercizi di respirazione e vocalizzi,  produce emozioni e permette di lavorare sul benessere personale.

Adesso illustriamo in modo più dettagliato l'Hatha yoga che è il metodo più tradizionale. L'Hatha yoga è uno degli stili di yoga più praticati in tutto il mondo è ed particolarmente apprezzato in Occidente. Nonostante il termine Hatha abbia un significato più ampio di quello usato ad oggi, di solito quando sia pratica una lezione Hatha Yoga si sceglie uno stile mediamente intenso in cui si lavora sia sulle posizioni (asana) che sul benessere mentale. Lo scopo di questa pratica è quello di calmare la mente e lo spirito attraverso la pratica fisica.  Rispetto ad altri stili di yoga, l'Hatha yoga si concentra su posizioni statiche e ciò permette più facilmente di interiorizzare. Per questo, è particolarmente indicato per chi non ha mai praticato e vuole iniziare un percorso yoga. 

Le origini dell'Hatha yoga derivano dalle tradizioni buddiste e hindu del XV secolo, che a fine '800 sono arrivate in America grazie a Swami Vivekananda come percorso psico-fisico. Oltre alla meditazione e alla respirazione, grazie all'Hatha yoga si diffonde uno stile più incentrato sulla pratica fisica. Negli anni '50 diventa sempre più popolare e apprezzato e inizia pian piano ad adattarsi allo stile di vita moderno, adeguando anche le asana, ossia le posizioni yoga.
Grazie alla pratica costante dell'Hatha yoga si migliora l'equilibrio e la postura. Durante una lezione hatha si lavora spesso sull'allungamento della colonna vertebrale e nel tempo si hanno grandi benefici per mal di schiena, dolori cervicali e problemi posturali, anche derivanti dalla scoliosi.
L'Hatha yoga lavora anche sulla disintossicazione del corpo e sul regolamento del nostro metabolismo, andando a eliminare le tossine e migliorando la funzionalità dei nostri organi interni e le ghiandole grazie alle pressioni esercitate durante le posizioni.
Oltre ai benefici di tipo fisico, influisce anche a livello morale e psichico migliorando l'umore nel breve e nel lungo termine. Infatti, come gli altri stili di yoga, la pratica costante favorisce rilassamento e concentrazione e aiuta a prevenire e contrastare stati di depressione, insonnia, stress, ansia e panico.

Durante una lezione di Hatha Yoga vengono praticate diverse posizioni, associate al respiro. Tra le più comuni ci sono il cane a faccia in giù, il gatto, la pinza. Oltre a queste, si pratica spesso la posizione dell'albero (vriksasana), che è una posizione di equilibrio su una gamba e la posizione della barca (navasana) che è una posizione seduta in cui si attivano in modo particolare gli addominali. Infine, è spesso inclusa anche la posizione del triangolo (trikonasana) che permette sia l'apertura del cuore e delle anche e lavora su diversi allineamenti migliorando la postura. Nel complesso, si può dire senza dubbio che l'Hatha yoga sia una pratica completa che ci aiuta a migliorare non solo il nostro benessere ma anche il nostro stato di salute fisico e mentale.
 
Trovi le posizioni dello Hatha yoga nel sito https://eleart.studio/2019/11/06/asana-le-posizioni-dello-hatha-yoga/

Posizioni yoga

Ecco alcune posizioni fattibili anche per i principianti. Lo yoga è una delle discipline più ammantate di luoghi comuni. Chi vi si avvicina per la prima volta, ha un approccio dicotomico: o crede che sia impossibile da praticare oppure pensa che possa essere alla portata di tutti. Ebbene, lo yoga sta nel mezzo, in una posizione di equilibrio, per utilizzare il suo linguaggio. Lo yoga non è uno sport, ma una disciplina, e come tale coinvolge non solo il fisico, ma anche mente e spirito: ciò che è immediatamente visibile sono gli asana, le posizioni che il corpo assume e che vanno mantenute nel tempo o vanno inserite in un flusso di esercizi, a seconda della tipologia di yoga praticata. Ciò che differenzia lo yoga dal semplice stretching è la presenza, cioè l’imparare ad accompagnare il gesto, il movimento fisico con mente e spirito, appunto attraverso una respirazione consapevole, che quindi diventa meditazione attiva.

Ecco allora che praticare yoga non significa svolgere in modo «perfetto» un asana per qualche minuto, ma significa compiere ogni gesto in modo consapevole, sia durante la pratica, sia nella vita quotidiana. Yoga è un atteggiamento che dura per tutta la vita; è un insegnamento che non solo rimodella il fisico, ma anche la quotidianità. Lo yoga non pretende nulla da nessuno, solo che si impari ad ascoltare, a «sentire» il proprio corpo. Se un asana, anche quello apparentemente più semplice, non riesce alla perfezione, non importa: la piena presenza nel gesto consente di sentirsi comodi entro i propri limiti e spinge a fare meglio, un piccolo passo, ogni volta che ci si mette sul tappetino. Vi stupirete di dove riuscirete ad arrivare, praticando con costanza, ma senza affanno.  Lo yoga ha molti vantaggi: una seduta di yoga può aiutarti ad abbassare i livelli di cortisolo, l'ormone dello stress; a perdere peso, donando elasticità al fisico; a migliorare la digestione e persino a disintossicare il corpo.  Lo yoga non è performance, è ascolto. Ed è una disciplina che non solo rimodella il fisico, ma anche la vita. Per cominciare, però, consigliamo di trovare un “maestro” con cui imparare bene le tecniche di respirazione, che accompagnano ogni asana, e con il quale instaurare un legame umano, che sarà importante quando calerà l’entusiasmo della novità. Ecco alcune posizioni fattibili anche per i principianti che vanno eseguite concentrandosi bene sul respiro. 

1. Posizione del cane a testa in giù (Adho Mukha Svanasana). Per eseguire correttamente questa posizione, partite da una posizione quadrupede, con le ginocchia allineate ai fianchi e le mani allineate sotto le spalle. La testa è allineata alla colonna vertebrale. Da qui, inspirate ed espirando spostate il bacino verso i talloni, distendendo le braccia. Ora inspirando, portate il peso sui palmi delle mani e sollevate il bacino in alto, mantenendo le gambe leggermente piegate. Distendete bene la colonna e portate il core verso il dentro, facendo in modo che la testa si rilassi tra le spalle, e i vostri occhi possano guardare l’ombelico. Inspirate ed espirando, appoggiate i talloni al pavimento. Se in questa posizione non riuscite a distendere le gambe, tenetele leggermente piegate. Non inarcate la schiena, ma al contrario portate il bacino bene in alto, di modo che sia la sommità dell’asana. Mantenete la posizione per almeno tre respiri.

2. Posizione del gatto-mucca (Bitilasana-Marjariasana). Per eseguire correttamente questa posizione, partite da una posizione quadrupede, con le ginocchia allineate ai fianchi e le mani allineate sotto le spalle. La testa è allineata alla colonna vertebrale. Da qui, mantenete la schiena parallela al pavimento e l’addome contratto, tirando l’ombelico verso la colonna. Poi, inspirando aprite il torace, guardate in alto e cercate di avvicinare le scapole, prendendo la posizione della mucca. Ora, espirando, disegnate una gobba con la schiena, allontanate bene le scapole e tirate in dentro l’ombelico: ecco la posizione del gatto. Eseguite il ciclo completo per almeno tre ripetizioni. Ripeti lentamente le due posizioni alternandole, per almeno un minuto.    

3. Posizione del ponte (Setu Bandha Sarvangasana). Sdraiati sulla schiena. Piega entrambe le ginocchia e posiziona i piedi alla larghezza dell'anca con le ginocchia in linea con le caviglie. Appoggia le braccia sul pavimento con i palmi delle mani contro il pavimento e allarga le dita. Solleva la regione pelvica da terra, permettendo al torso di seguirla, ma tieni le spalle e la testa a terra. Mantieni la posizione per 5 secondi.  Ripeti per 1 minuto, lentamente. Questa posizione allunga i glutei e la parte bassa della schiena.     


4. Posizione del cobra (Bhujangasana). Per eseguire correttamente questa posizione, partite da proni. Con la fronte a terra, di modo che il capo sia allineato con il resto della colonna vertebrale, appoggiate i palmi delle mani a terra, sotto le spalle. Con il dorso dei piedi appoggiato a terra, e facendo leva sulle braccia, sollevate il torace da terra, successivamente l’ombelico. Allungate le braccia fin dove riuscite, non forzate la zona lombare. Mantenete la posizione per almeno tre respiri.

5. Posizione del bastone (Dandasana).
Per eseguire correttamente questa posizione, sedetevi con le gambe distese davanti e unite. I piedi hanno le punte delle dita rivolte verso l’alto. Allineate in modo perpendicolare la schiena al pavimento, rilassate le spalle, ma non inarcate la schiena: per restare eretti, allungate bene le vertebre cervicali e mantenete lo sguardo davanti a voi. Ora appoggiate le mani a terra a fare da perno. Inspirate e premete le mani verso il basso. Poi espirate e contraete gli addominali e mantenete questa posizione per almeno tre respiri.


6. Posizione facile (Sukhasana). Per eseguire correttamente questa posizione, sedetevi sul tappetino e allungate davanti a voi le gambe, tenendo bene eretta la colonna vertebrale. Ora, piegate le gambe, di modo che ogni piede sia sotto il ginocchio opposto. Le mani possono assumere diverse posizioni: potete tenerle sopra le ginocchia con i palmi rivolti verso l’alto, o con i palmi verso il basso o ancora davanti al petto con i palmi uniti, in anjali mudra. In questa posizione, con spina dorsale, collo e testa bene allineati, concentratevi sulla profondità del respiro e mantenete la posizione per almeno tre respirazioni.

7. Posizione del bambino (Balasana). Per eseguire correttamente questa posizione, partite da una posizione inginocchiata, con il bacino allineato alle ginocchia e il dorso dei piedi appoggiato a terra. Da qui, arrivate ad appoggiare i glutei sui talloni. Ora, portate gradualmente il busto verso terra, lasciando che la fronte tocchi il pavimento. Se non riuscite, arrivate fino a dove riuscite e poi respirate profondamente, cercando la comodità nella posizione. Mantenete la posizione per almeno tre respiri. Questa posizione permette di aprire i fianchi e trovare un rilassamento profondo senza dover essere molto flessibile. È anche una posa di radicamento, il che significa che l'attenzione dovrebbe essere concentrata sul riposo e sulla respirazione, di modo da sciogliere lo stress e l'ansia. 

8. Posizione del cadavere (Savasana). Per eseguire correttamente questa posizione, assumete una posizione supina, allungando le gambe con le punte dei piedi aperte verso l’esterno e distendendo le braccia lungo i fianchi con i palmi delle mani rivolti verso l’alto. Dovete essere comodi nella posizione, quindi appoggiate un cuscino sotto la testa o sotto le ginocchia per rilassare ogni muscolo, e copritevi con una coperta, se avvertite freddo. Concentratevi sul respiro, facendo in modo che diventi sempre più profondo. Rilassa ogni parte del corpo, dal viso alle dita delle mani e dei piedi. Rimani in questa posizione per tutto il tempo che desideri. Le lezioni di yoga di solito finiscono in Savasana. Il motivo? Questa posizione ti aiuta a rilassarti e a imparare a lasciar andare lo stress. È una sorta di mini sessione di meditazione alla fine della pratica yoga che potenzia gli sforzi di rilassamento e di benessere.

9. Posizione del bambino felice (Ananda Balasana). Questa posizione allunga i glutei e la parte bassa della schiena. Sdraiati sulla schiena. Con un'espirazione, piega le ginocchia verso lo stomaco. Inspira e allunga la mano per afferrare l'esterno dei piedi, quindi allarga le ginocchia. Puoi anche usare una cintura o un asciugamano avvolto sul tuo piede per renderlo più semplice. Fletti i piedi, spingendo i talloni verso l'alto mentre tiri verso il basso con le mani per allungare. 

10. Posizione del piccione reale su una gamba (Eka Pada Rajakapotasana). Esistono molte varianti di posizione del piccione e tutte sono ottime per allungare e aprire i fianchi. Solleva la gamba destra e spostala davanti al corpo in modo che la parte inferiore della gamba sia a un angolo di 90 gradi rispetto al corpo. Allunga la gamba sinistra dietro di te sul pavimento con la parte superiore del piede rivolta verso il basso e le dita dei piedi rivolte all'indietro. Espira mentre ti pieghi in avanti, spostando il peso del corpo. Usa le braccia per sostenere il tuo peso. Se ti è scomodo, prova a piegare una coperta o un cuscino e a metterlo sotto l'anca destra per mantenere i fianchi a livello mentre ti allunghi.  Rilascia e ripeti sull'altro lato. 

Spesso l'aumento dello stress può avere molti effetti negativi sul corpo e la diminuzione del desiderio sessuale è uno di questi. Lo yoga insegna ad ascoltare e controllare il corpo, controllare la mente, e vivere nell'attimo presente e alcune posizioni sopra citate possono aiutare come la posizione del gatto  e la posizione della mucca, la posizione del ponte, la posizione del bambino, la posizione del cadavere, la posizione del piccione, la posizione del bambino felice.

Dai siti: https://www.vanityfair.it/article/yoga-8-asana-per-principianti
https://www.vanityfair.it/gallery/le-6-posizioni-yoga-che-danno-slancio-erotismo#intcid=inline_amp 

E tu di che yoga sei?

«Chiunque possa respirare può praticare lo yoga. Perché non sei tu che ti adatti allo yoga, è lo yoga che si adatta a te» ha scritto il maestro T.K.V. Desikachar.  

Lo yoga è una disciplina considerata al pari di una terapia ma è anche un universo di scuole e di varianti e quando si entra in contatto per la prima volta con questa nobile disciplina si resta disorientati e ci si può perdere nelle sue molte varianti: ce ne sono tantissime. Ognuno può seguire il percorso che vuole, ma si dovrebbe scegliere una scuola che faccia riferimento alla disciplina antica, e quindi a un approccio completo, altrimenti parliamo solo di ginnastica, mentre lo yoga è molto di più.

Lo yoga nasce principalmente per predisporci alla meditazione, per ridare equilibrio a mente e corpo, respiro e energia, ma regala tanti altri benefici. Con la pratica costante si acquisisce una maggiore elasticità di muscoli e articolazioni che si traduce anche in flessibilità e forza mentale. Impari a prendere confidenza con il tuo fisico e migliori la concentrazione. In più, rilassi la mente, contrasti lo stress e metti a tacere l’ansiogeno chiacchiericcio mentale.

Tra i principali tipi di yoga troviamo: 

- L’Hatha yoga è perfetto per chi inizia, perché il lavoro è graduale e ha il vantaggio di essere molto versatile: ognuno può capire fino a che punto spingersi e anche le posizioni più difficili possono essere semplificate. È lo yoga classico, la pratica che più si avvicina all’originale di più di tremila anni fa. Si assumono le diverse posizioni, dette asana, con movimenti lenti e morbidi, si cerca di mantenerle per qualche minuto sincronizzando il respiro (pranayama). E man mano che si pratica, elasticità e flessibilità migliorano. È una versione piuttosto statica. L’esecuzione delle asana richiede concentrazione e in alcuni casi anche una buona dose di equilibrio..

- Simile all’Hatha è l’Ananda yoga, lo yoga della felicità. Le asana sono le stesse, ma mentre si eseguono si ripete come un mantra un’affermazione su cui riflettere. Un esempio? Assumendo la posizione dell’aquila, si dice: «Al centro delle tempeste della vita, sono sereno». 

- Adatto a chi è soggetto a dolori muscolari ed è sempre molto teso e contratto è il Restorative yoga. È una pratica assistita: grazie a cuscini, coperte, sedie, mattoncini di spessore vario, si possono assumere e mantenere tre o quattro posizioni per un tempo prolungato (fino a 20-25 minuti). Si fanno piegamenti, leggere torsioni, si lavora delicatamente sulla spina dorsale, sulle curve cervicali e lombari, e piano piano si permette al corpo di lasciare andare con dolcezza tensioni e stress. Perfetto per sciogliere blocchi fisici o emotivi, è adatto anche a chi non è più giovane o soffre di malattie croniche, come la fibromialgia, ma anche di disturbi come l’insonnia».

- Simile al “restorative” è l’Iyehngar yoga: anche questo prevede l’uso di attrezzi (coperte, cinture, cuscini, sedie, mattoni), come aiuto per chi è meno flessibile o ha difficoltà a raggiungere e mantenere le posizioni. Oltre all’effetto decontratturante dà maggiore flessibilità e forza. Nell’Iyehngar yoga sono richieste grande precisione e corretto allineamento, obiettivi che si ottiengono con un lavoro di muscoli e di concentrazione.

- L’Ashtanga yoga è una variante della disciplina indiana che prevede l’esecuzione di varie serie di posizioni, dalla più semplice alla più complessa. Si passa da un’asana all’altra in modo molto fluido, senza fermarsi, sincronizzando il respiro. È uno yoga molto dinamico, adatto a chi è già allenato e ha un certo grado di forza e flessibilità. Con l’Ashtanga si migliora anche la resistenza, allena cuore e polmoni perché il ritmo è piuttosto alto, e i muscoli vengono tonificati.

- Prende ispirazione dall’Ashtanga il Power yoga. Anche in questo caso, non ci si ferma tra una posizione e l’altra e a ogni movimento è abbinata un’ispirazione o un’espirazione. Non ci sono sequenze fisse e può essere calibrato anche in base alle proprie caratteristiche.

- Più soft dell’Ashtanga, è il Vinyasa. La pratica è simile a una danza: al ritmo di musica, si passa da una posizione all’altra, in una serie di movimenti sempre sincronizzati con il respiro. Anche il Vinyasa  aiuta a migliorare la resistenza.

- Una versione più meditativa è il Raja yoga, lo yoga regale, che si basa sul libro yoga sutra del filosofo indiano Patanjali. In una delle sue osservazioni c’è il senso di questa pratica: «Lo yoga è l’arresto delle fluttuazioni della mente». «L’obiettivo principale è mettere a tacere i pensieri vorticosi per raggiungere uno stato di pace e maggiore consapevolezza». «Le posizioni sono quelle dell’Hatha yoga. Entri nell’asana, cominci a respirare profondamente. Quando cominci a sentire meno il corpo, smetti di ascoltare i sensi e osservi quel che accade dentro di te. Così ti liberi da preoccupazioni e pensieri ed entri in uno stato meditativo che infonde calma». Il Raja yoga può essere praticato anche da persone con disabilità fisiche e ti aiuta a raggiungere alti livelli di consapevolezza e lucidità. Ideale per chi ha la mente che gira senza sosta.

- Per chi vuole rilassarsi o esplorare la dimensione più meditativa della disciplina, c’è anche l’Yin yoga. I movimenti sono lenti, si mantengono le posizioni per 4-5 minuti, con lunghe espirazioni e ispirazioni. Utile per chi vuole calmare la mente, allentare lo stress, ritrovare l’armonia tra mente e corpo.

Siti utili per conoscere lo yoga in sessioni e minipratiche: smartyogaclass.lifegate.it e yogajournal.it

Orientarsi tra le tantissime offerte e scegliere il centro giusto in cui praticare non è semplice. Tieni conto innanzitutto di una cosa fondamentale: lo yoga è un percorso individuale che richiede costanza per poter ottenere dei benefici. Quindi valuta anche il fattore comodità. Pare banale ma il centro più famoso può non servirti se devi fare un’ora di auto per arrivarci. È importante anche scegliere un maestro e trovare un ambiente per praticare in tranquillità. «Per capire se una scuola fa per te, partecipa a una o due lezioni gratuite così potrai verificare se l’ambiente ti fa sentire a tuo agio e se scatta un buon feeling con il maestro. Osservati alla fine della lezione, ascolta come ti senti: dovresti avvertire l’impressione di aver davvero staccato la mente e sentire il corpo più morbido, elastico e rilassato».

Articolo di  Chicca Belloni  preso da Donna moderna benessere  -  15 06 2023  https://www.donnamoderna.com/benessere/yoga-posizioni-hatha-asana

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