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domenica 7 luglio 2024

Come resistere a un dittatore - Maria Ressa

"Non sappiamo chi siamo finchè non siamo costretti a lottare per esserlo. Come si decide per che cosa lottare?  La risposta è quella di cercare di dare un senso alla nostra vita".

Maria Ressa (nata a Manila, 2 ottobre 1963) è una giornalista filippina naturalizzata statunitense, insignita del premio Nobel per la pace 2021 insieme al giornalista russo Dmitrij Andreevič Muratov "per i loro sforzi per salvaguardare la libertà di espressione, che è un prerequisito per la democrazia e la pace duratura". L'ultima volta che fu assegnato il premio Nobel per la pace ad un giornalista fu nel 1935, il vincitore Carl von Ossietzky, non potè ritirare il premio perchè prigioniero in un campo di concentramento.   Maria Ressa è una delle più importanti giornaliste del mondo si è sempre battuta per la libertà di stampa e dei diritti umani.

Dopo essere cresciuta e aver studiato negli Stati Uniti, alla fine degli anni Ottanta è tornata nelle Filippine, dove ha lavorato per la CNN. Ha raccontato gli epocali cambiamenti intervenuti nell’area, dalla democratizzazione dei regimi post-coloniali, all’insorgere del terrorismo islamico, all’ascesa di “uomini forti” che, eletti democraticamente, hanno quasi trasformato i loro paesi in dittature, fino all’esplosione dei social con la loro profonda e pericolosa influenza sulla società e la politica. Nel 2012 ha cofondato Rappler, divenuto in breve tempo il sito di notizie più importante delle Filippine, con l’obiettivo di indirizzare l’azione collettiva verso il cambiamento climatico e il buon governo, nel tentativo di contribuire ad aumentare le conoscenze degli elettori e la loro partecipazione alla vita politica. 

L’attività di Maria e dei suoi collaboratori, però, è ben presto diventata un bersaglio per il governo di Rodrigo Roa Duterte (16º Presidente della Repubblica delle Filippine dal giugno 2016 al giugno 2022), di cui avevano denunciato la corruzione, le malversazioni e la violenza. Per questo ha subito dieci mandati d’arresto in meno di due anni e, tuttora, corre il rischio di passare in carcere il resto della sua vita. 

Il libro Come resistere a un dittatore (pubblicato nel 2023) è la storia di come la democrazia muoia ogni giorno, poco alla volta, e di come On-line esista una minaccia silenziosa che sta gradualmente mettendo a repentaglio le nostre libertà e la democrazia. Il sistema di disinformazione e censura, il potere dei social media e dei giganti del web sta caratterizzando il mondo nell’ultimo quinquennio e influenzando la nostra percezione della realtà e i nostri voti. Un’opera urgente e necessaria per ricordarci di tenere la guardia sempre alta e gli occhi aperti, prima che sia troppo tardi.

Nel 2017 nelle Filippine il 97% degli abitanti erano collegati a Facebook, per questo  le Filippine sono considerate il banco di prova dei terribili effetti che i social media hanno sulle istituzioni e la cultura di un Paese e sulle menti della popolazione.  Oggi sono visibili gli effetti devastanti dell'assenza di uno stato di diritto nel mondo virtuale. Le fabbriche di account e l'impunità on line hanno contribuito all'aumento del  potere divino della tecnologia di infettare ognuno di noi con il virus della menzogna, di fomentare paure, divisioni, odio e accellerare l'ascesa di autocrati e dittatori in ogni parte del mondo mettendo in pericolo la vera democrazia. Dal 2018 molti studi hanno testimoniato "la morte lenta della democrazia"  e soprattutto che le menzogne e le bugie collegate alla rabbia e all'odio si diffondo rapidamente, mentre i fatti vengono totalmente ignorati. Le piattaforme tecnologiche hanno dato al potere geopolitico uno strumento in grado di manipolarci a livello individuale. La tattica adottata è quella di soffocare l'informazione e sostituirla con le bugie. creando account falsi, schierando eserciti di bot e sfruttando i punti deboli dei social per ingannare le persone. Queste reti di disinformazione agiscono oggi a livello globale. Nel giugno 2022, nelle Filippine, Ferdinando Marcos Jr. è stato eletto Presidente, grazie all'attività in rete e la campagna di disinformazione portata avanti dai suoi sostenitori.

Oggi, in modo particolare, abbiamo bisogno di nuove istituzioni mondiali indipendenti e di controllo che ristabiliscano i valori fondanti della democrazia, e diano forma ad un mondo più compassionevole, più equo e più sostenibile. Un mondo al riparo da fascisti e tiranni.  

Frasi prese dal libro.

  • La domanda finale da porsi è: "Che cosa siete disposti a sacrificare in nome della verità?".
  • Chi tace è complice,  Basta una sola persona a reagire, perchè ai bulli non piace essere sfidati in pubblico.
  • Nessuno può realizzare da solo qualcosa di significativo.
  • Per avere una visione chiara del mondo bisogna porsi le domande più difficili.
  • Cory Aquino e Marcos si affrontarono alle elezioni presidenziali, il bene contro il male, Marcos si dichiarò vincitore ma ci fu una protesta popolare chiamata People Power che poi influenzò molti altri Stati. Questo è stato uno dei momenti più eroici e democratici della storia delle Filippine. 
  • Se qualcuno ci viene a dire che non possiamo mandare in onda un servizio o pretende di visionarlo prima, per noi questo equivale a mettere il bavaglio alla libertà di stampa.
  • I potenti cercano sempre di controllare la narrazione.
  • Occorre mettere il potere di fronte alle sue responsabilità, anche quando rischi di rovinarti la carriera. Resistere, è questo il dovere di un giornalista.
  • Fare l'inviata, tra i 20 e i 40 anni, mi ha dato un'incredibile spinta andrenalinica alla mia ricerca di senso ed è stata, scadenza dopo scadenza, una scuola sul mondo. E' stato un privilegio poter testimoniare alcuni dei momenti più significativi nella vita di molte persone.
  • Il giornalista oggettivo non esiste, chiunque dica il contrario mente.
  • Oggi le testate giornalistiche sono state sostituite dalle aziende tecnologiche e hanno abdicato al ruolo di guardiani a protezione dei fatti, della verità e della fiducia. E ora con le aziende tecnologiche le informazioni che riceviamo sono direttamente determinate dalla sete di profitto delle aziende.
  • L'estremismo e la radicalizzazione si diffondono sulle reti sociali come un virus. Dalla teoria delle reti sociali presi la regola dei tre gradi di influenza, formulata per la prima volta nel 2007 da Nicholas Christakis e James Fowler.  Il loro lavoro dimostra che tutto quello che diciamo o facciamo si riverbera nella nostra rete sociale e determina un impatto sui nostri amici (primo grado), gli amici dei nostri amici (due gradi) e persino gli amici degli amici dei nostri amici (tre gradi).
  • Le reti di disinformazione online diffuse attraverso Facebook si rigenerano dopo anni di smantellamenti. "La minacia diventa più fluida e meno facile da tracciare".
  • In ogni parte del mondo le notizie cambiano il pubblico tanto quanto quest'ultimo cambia le notizie. 
  • Il 97% dei filippini che usano Internet sono su Facebook.  Zuckerberg mi rispose guardandomi negli occhi "Un momento,  il restante 3% che cosa fa?".
  • Grazie alla struttura degli algoritmi, e della distribuzione di Facebook, dei blogger praticamente sconosciuti avevano preso il sopravvento sui media tradizionalisti e i giornalisti. Le piattaforme tecnologiche avevano sostanzialmente capovolto le regole e favorivano le bugie a discapito dei fatti. I social media diventano armi per attaccare gli oppositori e le persone scomode.
  • Una conferenza alle Nazioni Unite aveva il titolo "Attaccarne uno significa attaccarli tutti". Secondo uno studio dei big data, il 60% degli attacchi serviva a demolire l'affidabilità del giornalista,il restante 40% consisteva in aggressioni molto personali e violente. Lo studio "Patriotic Trolling: The rise of state-sponsored online hate mobs". forniva un ampio inquadramento del fenomeno dei troll di stato: "l'uso di campagne di intimidazione e molestie online finanziate dallo Stato miravano a ridurre al silenzio singoli individui. Quel rapporto, più di ogni altro strumento dell'epoca, coglieva la reale dimensione della disinformazione globale.   Google decise di insabbiare il rapporto.  Nelle Filippine ci sono stati due episodi significativi di attacchi a personalità sgradite al potere, alla senatrice Leila de Lima, e alla Presidente della Corte suprema, Maria Lourdes Sereno.
  • Durante lo scandalo di Cambridge Analytica, Carole Cadwalladr, giornalista dell'Observer nominata al premio Pulitzer, ha dimostrato che Cambridge Analytica raccoglieva illecitamente i dati di milioni di account Facebook. per meglio individuare il target della campagna di Donald Trump.  Grazie a queste ricerche il Congresso americano chiamò Zuckerberg a testimoniare e comminò a Facebook una multa di cinque miliardi di dollari.  In quel periodo i vecchi poteri come governi e testate giornalistiche ancora non avevano idea di quanto i nuovi poteri - le piattaforme tecnologiche - avessero eroso le strutture che un tempo mantenevano, almeno in parte, l'ordine e la stabilità in tutto il mondo. Le big tech erodono la nostra democrazia con la loro brama di soldi e di potere.
  • Stanno usando la libertà di espressione per soffocare la libertà di espressione, che possiamo chiamare Infodemia.   Siamo assistendo alla morte lenta della nostra democrazia.  In un Paese che scivola verso l'autocrazia, le persone non perdono tutta in un volta la capacità di agire; devono scegliere ogni giorno se obbedire o meno alle richieste dell'autocrate.
  • Nel 2003 Shirin Ebadi è stata la prima donna mussulmana e la prima iraniana a ricevere un Nobel per la pace, per la sua lotta a favore della democrazia e dei diritti umani.
  • Le proteste dei Gilet Jaunes  in Francia contro il presidente Macron avevano un carattere inedito: la loro organizzazione era stata decentralizzata: erano nate sui social media, soprattutto su Facebook, la disinformazione soffiava sul fuoco di rivendicazioni legittime, ma amplificate al punto da istigare la violenza.
  • Nelle Filippine si sperimentava  l'impatto dei social media e il modo in cui possono essere usati per fomentare l'odio e ditruggere la credibilità dei giornalisti di tutto il mondo.  Se potevano fare una cosa del genere a una giornalista che aveva un po' di potere e di visibilità, cosa avrebbero potuto fare a cittadini vulnerabili che giacevano letteralmente nell'oscurità.
  • You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one. I hope someday you'll join us, and the world will be as one.
  • Lo stato di diritto può essere un'illusione e svanire in un istante. La brutta china si prende quando coloro che hanno il compito di mantenere saldo lo stato di diritto cominciano a farne quello che gli pare. Non resta più nulla.
  • Si può sempre sgeliere di essere quello che si è. Di vivere secondo i valori che ci caratterizzano. 
  • Muoriamo tutti un pochino ogni giorno. Ogni giorno vissuto è un giorno in più che non si ripeterà mai. Tutto quello che chiediamo è che i giorni che ci restano da vivere abbiano un significato.
  • Invecchiando ho capito che la veglia non si fa per il morto, ma per quelli che restano. promettimi che farete una festa.
  • Finchè il mio cuore - la camera che ospita la coscienza e le convinzioni, l'amore e i sogni, la memoria e il rispetto di me stesso - rimane intatto, io combatterò. 
  • Carole Cadwalladr, giornalista dell'Observer,  ha creato un Consiglio di sorveglianza di Facebook, composto da esperti come Shashana Zuboff, l'accademica che ha coniato l'espressione "capitalismo della sorveglianza", che chiedevano a Facebook di cambiare le prassi che stavano distruggendo il nostro mondo. Il problema non era il contenuto dei messaggi, ma il modello di distribuzione creato da Facebook.   Questo gruppo chiese a Facebook un intervento articolato per impedire che i social venissero usati come un'arma per indebolire il voto e, con esso, la democrazia americana. Soprattutto tre richieste: applicare le regole e rimuovere i post che istigavano alla violenza; rimuovere la pubblicità che cercava di delegittimare il risultato delle elezioni, prendere provvedimenti per prevenire la disinformazione e la misinformazione sui risultati stessi.
  • Quando è scoppiato lo scandalo di cambridge Analytica il maggior numero di account compromessi era negli Stati Uniti, e al secondo posto c'erano le Filippine. 
  • Il colonialismo non è mai morto, si è solo spostato in rete. Chi voleva testare un prodotto digitale da lanciare in Occidente lo provava prima nelle Filippine. Nelle Filippine si raccolgono tantissimi dati, sono il secondo Paese controllato, dopo gli Stati Uniti.
  • Nessuno, al di fuori di Facebook, dispone di dati per farsi un'idea complessiva della situazione sul web, delle opinioni, ecc...  Gli algoritmi sono stati creati da persone, ma è Facebook a decidere se offrire a un determinato utente più fatti o più odio.  Facebook ha a disposizione un algoritmo che potrebbe influire notevolmente sulla qualità dell'informazione. L'indicatore è quello che viene definito "qualità dell'ecosistema delle notizie", e si potrebbero aumentare i suggerimenti di siti di notizie quali la CNN, il New York Time, ecc, a discapito di siti di parte.
  • Nel 2020, in periodo di pandemia,  abbiamo sperimentato l'influenza esercitata da Facebook sulle nostre democrazie. Esiste un database Starktank a disposizione di istituzione accademiche e ricercatori che permette di capire come le operazioni di informazione possono trasformare una democrazia solida in un governo autoritario.
  • Youtube ha superato Facebook nella classifica delle piattaforme usate nelle Filippine.
  • Il primo passo nel processo di fact-checking consisteva nell'individuare le bugie. Le bugie migliori sono mezze verità in grado di sostenere una metà narrazione, il secondo passo era quello di utilizzare i computer per processare una grande quantità di dati ed estrarne i messaggi ripetuti dalle reti di disinformazione.  Poi occorre identificare i siti web o entità digitali associate a quelle reti. 
  • Dando priorità alle fonti ufficiali, Facebook ha reso più efficaci e più difficili da contrastare gli attacchi ai giornalisti da parte di entità statali.
  • Qualcuno ha proposto che gli attivisti che si battono per i Diritti Umani dovrebbero usare le stesse tattiche e creare account falsi. A questa proposta si dovrebbe risponde in questo modo: "Per combattere un mostro non si deve diventare mostri". Occorrerebbe costruire delle comunità di azione e creare un approccio alla società nel suo complesso combinando la tecnologia, i dati e la partecipazione pubblica.
  • Nelson Mandela ha detto: " Esseri liberi non significa soltanto spezzare le proprie catene ma vivere rispettando e valorizzando la libertà altrui".
  • La libertà di stampa è alla base di ogni singolo diritto dei cittadini, se non si può mettere il potere di fronte alle sue responsabilità, i giornalisti non possono fare nulla. Se i giornalisti non possono fare il loro lavoro, i cittadini perderanno i loro diritti.
  • La ricerca della giustizia è il motivo per cui si diventa giornalista. 
  • Secondo Shoshana Zuboff ogni altro problema è una distrazione e una conseguenza del peccato originale dell'"estrazione primaria".  Queste parole sono usate per descrivere il modo in cui le aziende tecnologiche si sono impossessate, mediante l'apprendimento automatico e l'intelligenza artificiale, delle nostre azioni e delle nostre vite private e, raccogliendo e organizzando i nostri dati personali, hanno creato modelli di ciascuno di noi e poi hanno dichiarato pubblicamente di essere i legittimi proprietari di questa materia prima, che usano per creare algoritmi attraverso i quali ci manipolano subdolamente per profitto. Non ci danno niente in cambio e non devono chiederci il permesso. L'estrazione primaria è una pratica moralmente riprovevole. 
  • Shoshana ha collegato profitto e tecnologia e gli ha dato un nome: "Il capitalismo della sorveglianza" che consiste nell'accumulare denaro e potere e stimolare tutti ad agire. Siamo alla terza fase di questo processo.
  • Ridurre il giornalismo al numero di visualizzazioni di una pagina significa mercificare il lavoro del giornalista. 
  • Le aziende tecnologiche non si accontenteranno di distruggere la democrazia, se non saremo in grado di controllarle riusciranno a distruggere ben di più.
  • Le reti di propaganda sono molto efficaci nel riscrivere la storia: una bugia si diffonde molto di più della successiva correzione, e quando la bugia viene smascherata, chi ci ha creduto spesso si rifiuta di cambiare opinione; questo effetto dei social è stato registrato in varie parti del mondo. 
  • I pilastri per costruire il futuro dovrebbero essere: tecnologia, giornalismo e comunità e collaborare, collaborare a tutti i livelli, anche a livello globale per difendere i giornalisti. I Paesi che sposano i valori democratici devono trovare nuovi paradigmi, perchè le nazioni illiberali stanno usando il loro potere collettivo per indebolire istituzioni internazionali come le Nazioni Unite e l'UNESCO.  Dagli ultimi eventi mondiali, vedi le azioni di Israele, si deduce che anche i Paesi cosiddetti democratici non difendono più il diritto internazionale. Le sanzioni perdono efficacia se non c'è un atteggiamento coerente per farle rispettare. 
  • Il Fact-checking che è il cuore del giornalismo è oggi quasi del tutto scomparso.
  • La lotta dell'uomo contro il potere, è la lotta della memoria contro l'oblio - Milan Kundera.
  • Abbiamo eletto populisti incompetenti che hanno alimentato le nostre paure, dividendoci e mettendoci gli uni contro gli altri, diffondendo rabbia e odio e nutrendosene. L'obiettivo di questi leader non è il buon governo ma il potere; hanno ignorato i problemi esistenziali che necessitavano di una risposta globale. 
  • La tecnologia non ha fatto tutto da sola; è stata l'acciarino che ha dato fuoco all'esca preparata da decenni di progresso liberale che ha invaso la nostra vita (il liberalismo è diventato il nostro feticcio).
  • Oggi una classe emergente di leader populisti di destra usa i social per mettere in dubbio e fare a pezzi la realtà istigando rabbia e paranoia sulla base di bugie esponenziali; e così si normalizza una situazione che porterà l'indignazione politica ad incontrare il terrorismo, l'avanguardia della violenza collettiva.
  • Ciò che merita la nostra attenzione è ciò dà senso alle nostre vite.  La politica oggi è diventata divisiva. 
  • La nostra generazione ha fallito e stiamo lasciando in eredità ai giovani un mondo rotto, questo significa che i giovani dovranno essere più forti e più in gamba di noi.  I giovani dovrebbero pensare con la loro testa, essere scettici nei confronti dei social media, calarsi nei panni degli altri, mettere da parte i telefonini, perchè quello che importa sono le persone a cui vogliamo bene.
  • Quello che si ricorda sono le persone di cui abbiamo toccato le vite e quelle le cui vite hanno cambiato la nostra.
  • In conclusione, come resistere a un dittatore?  Restando fedeli a valori come onestà, vulnerabilità, empatia, controllo delle emozioni, accettazione delle paure, fiducia nel bene. Non si può fare tutto da soli. bisogna creare una comunità, una squadra e poi unire i puntini luminosi e tessere una rete tutti insieme.
  • I governi democratici dovrebbero valutare l'impatto delle aziende tecnologiche sui diritti umani, proteggere il diritto alla privacy dei cittadini, mettere al bando la profilazione selvaggia a fini pubblicitari e che è incompatibile con i diritti umani. Applicare il regolamento per la tutela dei dati personali (GDPR); offrire garanzie democratiche allo spazio digitale, proteggere la libertà dei media bloccando la disinformazioe a monte. 
  • "Come lo stato di diritto è crollato dall'interno;  Chi tace è complice"

Libro consigliato:  Maddeleine Albright, Fascismo, un avvertimento, dedicato all'ascesa dell'autoritarismo in tutto il mondo.

mercoledì 26 giugno 2024

Julian Assange è libero, non è chiaro quanto lo sia il giornalismo

La liberazione del fondatore di WikiLeaks è una vittoria per la libertà di informazione, ormai quasi insperata. Il caso legale che lo ha visto protagonista, però, non sarebbe mai dovuto esistere.

Lunedì 24 giugno 2024,  Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks ha visto per la prima volta la libertà dopo oltre un decennio, trascorso prima in detenzione arbitraria – definizione delle Nazioni Unite – nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra dal 2012 e, poi, da detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh (vicino Londra) dal 2019. 

In tutto questo tempo, e a partire dal 2010, Assange è stato indagato e poi accusato di spionaggio dagli Stati Uniti (sotto le presidenze di Obama, Trump  e Biden) per le pubblicazioni di WikiLeaks avvenute nel medesimo anno, quelle relavite alle guerre in Afghanistan e in Iraq.  Sono stati rivelati crimini di guerra, come l’assassinio di giornalisti a Baghdad e di decine di persone in un bombardamento. In quel contesto, WikiLeaks pubblicò oltre 700mila documenti riservati provenienti dagli archivi dell’esercito e dell’intelligence Usa, forniti da Chelsea Manning. 

Julian Assange trova finalmente la libertà grazie a un patteggiamento che lo vedrà dichiararsi colpevole di un capo di accusa sui 18 che gli erano stati imputati ai sensi dell’Espionage Act. Assange non andrà in carcere per via dei cinque anni che ha trascorso in carcere nel Regno Unito che saranno considerati come periodo di pena.  Dall'isola di Saipan (territorio Usa nell’Oceano Pacifico) il 26 giugno si dichiarerà colpevole, e poi volerà poi nella sua nativa Australia, dove dovrebbe rimanere insieme alla famiglia. 

Chiunque abbia a cuore la libertà di stampa non può che festeggiare, soprattutto perché oggi viene sancita la fine di un’odissea legale e politica che ha visto un giornalista passare cinque anni in un carcere di una capitale europea per aver compiuto degli atti di giornalismo e pubblicato notizie. Mentre gli autori dei crimini narrati, sembrerebbe che non sono stati nemmeno messi sotto accusa. 

lunedì 27 giugno 2022

La pandemia, la guerra, la crisi ecologica: la via della NonViolenza

Articolo scritto da Roberto Fantini    Conversazione con Linda Maggiori, autrice di Semi di Pace!*

Abbiamo conosciuto Linda Maggiori all’inizio di giugno, a Roma, alla presentazione del suo Semi di pace! (La nonviolenza per curare un mondo minacciato da crisi ecologica, pandemia e guerra, Centro Gandhi Edizioni), libro bellissimo, straordinariamente illuminante, capace di fornire preziose chiavi di lettura su quanto accaduto in questi ultimi anni terribili, e capace di suggerire, su basi anche sperimentali, possibili concrete ed efficaci alternative al disumano sistema dominante. Linda è veramente una persona ammirevole, per la fermezza, la coerenza e la forza gentile con cui cerca di portare  avanti non soltanto intelligenti discorsi controcorrente, ma anche e soprattutto per l’impegno da lei gioiosamente condotto nel praticare uno stile di vita ispirato con lucida sapienza a valori autenticamente ecopacifisti.   Con lei è nata la conversazione che segue.

 “Discriminare un essere umano, che magari era tuo amico, cacciarlo da un bar o dall’università o da un bus, dalla propria casa, accettare il fatto di dover presentare una tessera per lavorare o studiare, respingere un parente perché ha fatto una scelta diversa dalla tua. Come è potuto accadere, come è stato accettato?
Con queste parole, Linda, sei riuscita a mettere a fuoco, i due interrogativi cruciali relativi a quanto accaduto nel nostro Paese, nei mesi passati, con l’introduzione del green pass, nelle sue varie declinazioni.
Qualcosa di terribile è accaduto. Qualcosa che non avremmo mai, fino a poco tempo fa, potuto immaginare.  Ti ritieni soddisfatta delle risposte che sei riuscita a darti con la scrittura del tuo libro o ci sono ancora aspetti della vicenda che non riesci a spiegarti? 

Linda:  - Ancora adesso sono sconvolta dall'efficacia delle strategie di psicologia sociale di manipolazione del consenso. Terrorizzare, martellare con continui messaggi sempre uguali, trovare un capro espiatorio, mettere gli uni contro gli altri, aizzare la rabbia del popolo contro un ipotetico nemico interno, premiare gli zelanti, umiliare i riottosi... ha sempre funzionato e sempre funzionerà, anche nelle nostre "democrazie occidentali". Per me è davvero qualcosa di inedito, che fa crollare tanti punti di riferimento, e di difficile comprensione, ancora adesso. E' incredibile come si possa scatenare la guerra civile tra gente che fino a poco prima viveva senza problemi insieme. Ma la storia ce lo insegna da tempo, e non c'è forse niente di nuovo sotto al sole, come dice una musicista, che ha rilasciato una toccante testimonianza nel mio libro. Nel libro traccio la trama degli interessi che sono sotto a queste gestioni autoritarie e tecnocratiche delle crisi:  i grandi capitali finanziari traggono profitto da ogni crisi, come diceva Naomi Klein e lo abbiamo visto chi si è arricchito, chi è sprofondato.
Difficile davvero resta e resterà il comprendere fino in fondo come sia stato possibile scardinare, con tanta facilità, i valori fondativi della moderna civiltà democratica relativi a libertà, uguaglianza e solidarietà.

Roberto: - Tu esprimi stupore ed amarezza a proposito di come la sinistra italiana e i sindacati abbiano potuto tollerare e sostenere le misure governative liberticide e discriminatorie, anche le più severe.
 Ma, mi chiedo, non è ancora più sconcertante il silenzio o la complicità di buona parte del mondo cattolico, di quello del volontariato e dell’associazionismo (soprattutto quello relativo ai diritti umani)?

 Linda: -  Assolutamente sì, e aggiungo alla lista anche il mondo ambientalista dal quale io derivo. Ora che ne siamo fuori, o almeno siamo in mezzo ad una parentesi, è come se quel periodo di discriminazione sia un vuoto spazio temporale, un blackout di coscienza. Fino a qualche mese fa io (come tanti altri) ero trattata come un paria, esclusa dalle riunioni, respinta dai bus, o dalle biblioteche, e quasi nessuno degli amici attivisti si indignava, ma tollerava in silenzio o ne era un fiero sostenitore. Proprio coloro che da anni lottavano per le minoranze oppresse e per tutti gli emarginati, improvvisamente hanno accettato questa barriera invisibile, che separava umani da subumani, cittadini di serie A da cittadini di serie B. Hanno accettato la soppressione dei diritti di base. Qualcosa di pazzesco e surreale. Ora che siamo di nuovo tutti uguali, queste associazioni preferiscono glissare, non ricordare, non rivangare. C'è stato davvero un atteggiamento poco onesto da parte di tante associazioni. Uniche eccezioni: Amnesty, a gennaio, fece un timido comunicato contro le discriminazioni e anche Attac Roma lanciò pesanti e preoccupanti moniti, che ho prontamente citato nel libro, e ovviamente il mio gruppo Famiglie senza Auto. Per il resto il vuoto cosmico, a parte, come racconto, semi di pace che germogliavano qua e là, ma non da associazioni "storiche".

Roberto: - Ampio spazio hai giustamente dedicato al mondo della scuola, probabilmente quello più flagellato dai vari provvedimenti governativi. Sei arrivata a scrivere parole durissime come le seguenti: “In pratica il governo ammette di usare una logica fascista” (p. 44) Qualcuno, certamente, potrà dire che hai esagerato …

Linda: - Sicuramente lo diranno, ma la logica purtroppo è quella. La logica fascista è sempre stata "credere, obbedire combattere" e così gli insegnanti non vaccinati, pur non essendo pericolosi, sono stati puniti per non aver obbedito. Non facevano male a nessuno, ma sono stati prima sospesi, poi demansionati, come un mobbing di stato. Una scuola che privilegia l'obbedienza cieca e punisce e umilia chi dissente usa una logica e una modalità educativa fascista, una pedagogia nera. Esattamente il contrario dell'insegnamento di Don Milani che diceva che l'obbedienza non è più una virtù!

 Nonostante questa devastante pressione per schiacciare la scuola pubblica, io ancora ci credo. Tutti e quattro i nostri figli vanno nelle scuole pubbliche, sono consigliera nel consiglio di istituto, e resto a combattere per migliorarle. So che ci sono tante scuole parentali, ma non tutti possono permettersi di pagare 2-300 euro al mese per ogni figlio. Non mi sembra neppure giusto che si stia andando verso un modello americano, con una scuola pubblica rottame e fiorenti scuole private.

 Come diceva ancora Don Milani, uscire da un problema insieme è politica, uscirne da soli è egoismo.
 
 Roberto:  -   Il tuo libro parla veramente di tante cose. Una delle sezioni che ho trovato più interessanti e più originali è quella dedicata alle varie iniziative sorte per fronteggiare i disagi, le proibizioni e i problemi che si sono abbattuti su coloro (a volte intere famiglie) che non hanno accettato l’inoculazione forzata del cosiddetto “vaccino”.
Hai fatto veramente bene a raccontarci di tante esperienze e di tante iniziative belle, intelligenti e, soprattutto, utili! Non credi, però, che, nel complesso, la popolazione italiana abbia troppo subito e continui a troppo subire le strategie governative, senza esercitare nessuna forma di pensiero critico?

Linda: -    Sì, nonostante tanti semi di pace germogliati qua e là, la veduta complessiva è desolante. Una società spaccata, divisa e piegata, dove chi crea alternative lo fa in modo pressoché clandestino. Come spesso accade, invece che riflettere su ciò che è accaduto e cercare di comprendere, si preferisce dimenticare e non parlarne. Per questo ho voluto scrivere un libro, perché è successo qualcosa di così grosso, nella nostra società, che non possiamo dimenticare. Anche la libertà di stampa è crollata. Anch'io ne ho fatto le spese. Collaboravo con un quotidiano di sinistra, ma dopo aver criticato pubblicamente la gestione della pandemia e la linea editoriale filogovernativa, sono stata di fatto messa da parte.
 La vita da freelance e scrittrice indipendente è sempre più difficile, in questo paese.

https://www.flipnews.org/component/k2/semi-di-pace-la-nonviolenza-per-curare-un-mondo-minacciato-da-crisi-ecologica-pandemia-e-guerra.html

lunedì 24 gennaio 2022

Julian Assange potrà fare ricorso contro l’estradizione negli Usa: l’ok dell’Alta Corte di giustizia di Londra

Julian Assange potrà presentare ricorso contro la sentenza di estradizione negli Stati Uniti del 10/12/2021. I legali del fondatore di WikiLeaks hanno ora 14 giorni di tempo per presentare domanda alla Corte Suprema del Regno Unito dopo aver ricevuto il via libera dall’Alta Corte di giustizia di Londra. Il giornalista è accusato di spionaggio negli Usa per la diffusione di documenti coperti da segreto relativi alle attività militari in Afghanistan e Iraq. Rischia una condanna fino a 175 anni di carcere. 


 L'appello alla Corte Suprema si può avanzare soltanto quando si parla di un caso di rilevanza pubblica generale. Ad assistere il giornalista, Stella Moris, sua legale e compagna. Alla stampa aveva fatto sapere che se l'Alta Corte avesse respinto la richiesta di ricorso, lei si sarebbe rivolta direttamente alla ministra dell'Interno britannica Priti Patel.
A gennaio del 2021 il tribunale penale di Londra aveva respinto la richiesta di estradizione avanzata dagli Usa sottolineando che il giornalista, clinicamente affetto da depressione, avrebbe potuto suicidarsi. Gli Stati Uniti avevano quindi fatto ricorso all'Alta Corte di Londra che aveva accolto la richiesta in tendenza contraria alla sentenza precedente. Assange era stato incriminato dagli Usa per aver violato la legge anti-spionaggio del 1917.  Sono 18 i capi d'accusa nei suoi confronti negli Stati Uniti. Ora a pronunciarsi sull'estradizione sarà la Corte Suprema del Regno Unito.

Per la vicenda vedi link: https://maramici.blogspot.com/search?q=Assange  

lunedì 27 dicembre 2021

E' morto Desmond Tutu

 E' morto Desmond Tutu (1931-2021), icona anti-apartheid in Sudafrica e premio Nobel per la pace.

È morto nel dicembre del 2021 l’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, che fu uno dei simboli della resistenza contro l’apartheid e divenne poi il promotore della riconciliazione. Tutu, 90 anni, arcivescovo anglicano, vinse nel 1984 il premio Nobel per la Pace come simbolo della lotta nonviolenta contro il regime razzista, ha lavorato instancabilmente, in modo non violento, per la sconfitta dell'apartheid in Sud Africa. Ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica contro l’iniquità razziale sia in patria che a livello globale.  Il presidente del Sud Africa, Cyril Ramaphosa lo ha definito “un patriota senza pari’. Per Obama è “Uno spirito universale e una bussola morale”. Bernice King, figlia di Martin Luther King, si riferisce a lui come un "Saggio globale, Leader dei diritti umani, potente pellegrino sulla terra". 

Collaborò con Nelson Mandela per creare il nuovo Sud Africa,  ideò e presiedette, nel 1995,  la Commissione per la Verità e la Riconciliazione per avviare il processo di pacificazione fra le due parti della società sudafricana.  Desmond Tutu ha anche criticato lo stesso partito maggioritario dell’Africa multietnica, l’African National Congress (Anc), denunciandone la deriva nepotistica e la corruzione sotto il presidente Jacob Zuma. Non ha risparmiato neanche il presidente Mandela, criticandolo per le paghe ritenute troppo generose di alcuni ministri e collaboratori. Ha inoltre, rimproverato molto duramente l’omofobia presente nella società.  Divenne il primo vescovo nero di Johannesburg e in seguito arcivescovo di Città del Capo, nonché partedcipò a frequenti manifestazioni, per galvanizzare l’opinione pubblica contro l’iniquità razziale sia in patria che a livello globale.

Papa Francesco ha sottolineato “Il suo servizio al Vangelo tramite la promozione dell’uguaglianza razziale e la riconciliazione nel suo nativo Sudafrica”.  L’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo ha definito “un mentore, un amico e una bussola morale per me e per molti altri. Spirito universale, Tutu si è battuto per la liberazione e la giustizia nel suo Paese, ma era anche preoccupato per l’ingiustizia altrove."

La biografia. Nato a Klerksdorp, vicino Johannesburg, Tutu è stato insegnante prima di diventare sacerdote nel 1961 poi si trasferisce nel  Lesotho. Nel 1975 diventa vescovo e, nel 1986, primo arcivescovo anglicano nero di Cape Town. Tutu fu arrestato nel 1980 per aver preso parte ad una protesta.  Viaggiò negli Stati Uniti e in Europa, dove tenne colloqui con il Papa, il Dalai Lama e altri leader spirituali.  L'arcivescovo emerito Desmond Tutu ha fatto colpo su tutti quelli che ha incontrato. Il suo rapporto con il Dalai Lama era speciale ed insieme hanno promosso un dialogo interreligioso. Ritiratosi da ogni carica attiva nel 1996, ha lottato per vari anni contro un tumore. Di recente ha anche preso posizione a favore della “morte compassionevole” ed ha scritto qualche anno fa “Spero di essere trattato con compassione e che mi sia consentito di passare alla prossima fase del viaggio della vita nel modo che sceglierò”.

vedi link https://www.youtube.com/watch?v=elT65h0B0zM

https://www.youtube.com/watch?v=it0hR5cpHLg&list=RDLVit0hR5cpHLg&index=1

https://www.youtube.com/watch?v=rLzxKu9GTns&list=RDLVit0hR5cpHLg&index=4

venerdì 10 dicembre 2021

Nobel per la pace a giornalisti ed estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti

Ma molti si chiedono,  e anche il team legale di Assange, "Come possono questi tribunali approvare una richiesta di estradizione in queste condizioni? Come possono accettare un'estradizione nel Paese che ha complottato per uccidere Julian, che montato accuse infondate di stupro, che ha complottato per uccidere un editore a causa di ciò che ha pubblicato?”   Assange è attualmente detenuto nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh a Londra.

Vedi anche articoli precedenti:

Julian Assange - The saga continues

Julian Assange è incarcerato da due anni e mezzo nella prigione di massima sicurezza di Londra che doveva diventare la Guantanamo inglese: Belmarsh. Ha perso la libertà il 7 dicembre 2010: da allora non l’ha più riacquistata. Sono passati 11 anni. Domani mattina ( ottobre 2021) alla High Court di Londra si apre il processo di appello per decidere se Julian Assange verrà estradato negli Stati Uniti, dove rischia una condanna a 175 anni da scontare, in tutta probabilità, nel carcere americano più estremo: l’ADX Florence, in Colorado, dove sono rinchiusi criminali del calibro del re del narcotraffico, El Chapo Guzman.

Il processo che si apre domani a Londra durerà due giorni, ma la sentenza richiederà settimane, se non mesi. Nel gennaio scorso, il giudice inglese Vanessa Baraitser aveva rigettato la richiesta di estradizione delle autorità americane solo ed esclusivamente sulla base delle condizioni di salute del fondatore di WikiLeaks.
Baraitser aveva ritenuto fondato il rischio che, se trasferito in America e rinchiuso in una prigione tanto estrema come l’ADX Florence, sotto il regime speciale di detenzione SAM, caratterizzato da un feroce isolamento, Julian Assange potrebbe suicidarsi. Ma gli Stati Uniti hanno presentato appello contro questa sentenza di primo grado e nell’agosto scorso hanno ottenuto di rimettere in discussione lo stato di salute di Assange e, in particolare, le perizie psichiatriche della difesa che, invece, il giudice Baraitser aveva ritenuto ben fondate.  Nel processo di appello si deciderà su queste argomentazioni dell’accusa e della difesa e, forse, potrebbero giocare un ruolo anche i fatti emersi negli ultimi mesi. Come le rivelazioni di Yahoo! News che, in un’inchiesta basata su trenta fonti interne al governo e all’intelligence degli Stati Uniti, ha fatto emergere come nel 2017 la Cia – allora guidata da Mike Pompeo, nominato da Donald Trump – avesse pianificato di uccidere o anche di rapire Julian Assange e altri giornalisti di WikiLeaks.

Questi tentativi erano già emersi attraverso la deposizione di alcuni testimoni protetti in Spagna, dove è in corso un’indagine da parte dell’autorità giudiziaria, l’Audiencia Nacional, sulla UC Global, l’azienda spagnola che il governo dell’Ecuador aveva arruolato per proteggere la sua ambasciata di Londra, subito dopo che il fondatore di WikiLeaks vi si era rifugiato nel giugno del 2012 e vi era rimasto confinato per sei anni e otto mesi. Assange si era rifugiato all'ambasciato dopo aver pubblicato documenti che hanno permesso di rivelare crimini di guerra, torture, uccisioni stragiudiziali con i droni. Ma mentre i criminali di guerra e i torturatori non hanno fatto una sola ora di prigione, Julian Assange non ha più conosciuto la libertà, dopo averli pubblicati.
E' rimasto nell'ambasciata dell'Equador fino a quando non è stato arrestato dalla polizia inglese per accuse di stupro, poi smentite.
Tutte le principali organizzazioni per la difesa dei diritti umani e della libertà di stampa, da Amnesty International e Human Rights Watch a Reporters Sans Frontières, si oppongono all’estradizione. E proprio ieri il Segretario Generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha chiesto pubblicamente agli Stati Uniti di annullare la richiesta di rinvio a giudizio, di non estradarlo e di consentire il suo rilascio immediato dalla prigione di Belmarsh.

Per Stella Moris, la compagna di Julian Assange,  “C’è stata una grande cospirazione, un piano per tirarlo fuori dall’ambasciata, dove era protetto, e farlo finire in prigione, possibilmente negli Stati Uniti, per il resto della sua vita”.


venerdì 17 settembre 2021

Media, Regime e democrazia

Purtroppo in questi ultimi due anni, la pandemia ha accelerato tutti i tipi di tendenze che si stavano già muovendosi nelle nostre società: l’atomizzazione sociale e l’ascesa dello Stato paternalista. Uno Stato che sa cosa è giusto o sbagliato per i cittadini, un po’ bambini e un po’ incoscienti. 

Tra i più preoccupanti fenomeni attuali,  c’è anche l’aumento della censura da parte delle più grandi aziende tecnologiche e il modo in cui una manciata di oligarchi sono arrivati ​​a stabilire i termini del dibattito e persino a stabilire ciò che è vero.
Che le piattaforme e i media stabiliscano ciò che è vero e ciò di cui si può discutere
, in un momento come questo in cui il dibattito scientifico è fondamentale, indipendentemente dalle nostre posizioni sul virus e sui vaccini, è molto preoccupante.  

 Per certi versi siamo peggio dell’Ottocento perché almeno allora era chiaro che la libertà di stampa non c’era. Invece, oggi la rete viene magnificata come il massimo della libertà e, nella misura in cui non disturbi il manovratore, nessuno ti infastidisce. Se poi invece fuoriesci dalle “regole” semplicemente vieni oscurato, sparisci dalla “Community”, senza che gli altri ne sappiano nulla. Certo meglio una sparizione virtuale di quella fisica nei vari regimi totalitari, ma certo la cosa è inquietante.

In questo periodo molti scienziati, che si ponevano domande sulla gestione della pandemia con articoli sui media sono stati censurati. E bisogna anche ricordare che rappresentanti di Facebook e Twitter sono stati convocati al Parlamento inglese per discutere di censura intorno alle discussioni sulla pandemia.  In questo periodo si sono verificati molti casi gravi, ne riporto alcuni:

  • La prima è stata una dichiarazione di Martin Kulldorff, professore presso la Harvard Medical School. Un suo tweet, in cui suggeriva che coloro che erano stati precedentemente infettati forse non dovevano essere vaccinati, è stato etichettato come “fuorviante” da Twitter.  I twittatori non sono stati più in grado di interagire con lui e hanno ricevuto un messaggio che affermava che “i funzionari sanitari raccomandano un vaccino per la maggior parte delle persone”.
  •  Allo stesso modo Facebook ha etichettato come “informazioni false” un articolo di The Spectator sull’efficacia delle mascherine, scritto da Carl Heneghan e Tom Jefferson del Center for Evidence-Based Medicine dell’Università di Oxford.
  • Un altro esempio è l'articolo scritto su Facebook  ‘Basta catastrofismo sui vaccini’ da Sara Gandini  Epidemiologa e docente che è stata oscurato, e l'autrice ha denunciato più volte e pubblicamente l'accaduto.
  • Considerare immediatamente una "fake news", quanto detto in diretta dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier sugli effetti ancora inprevedibili dei vaccini, alla trasmissione "Di martedì", senza nemmeno provare a discuterne.

Lasciamo da parte i vaccini e la pandemia e vediamo altri esempi. 

Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista Facebook è stato censurato da Facebook, in questo stesso periodo, e la sua pagina oscurata perché aveva messo per due volte post a favore del popolo curdo e del suo leader Abdullah Ocalan in prigione in Turchia. Questi due post sono stati considerati contrari alle regole della comunità.  Anche lui ha pubblicamente denunciato l'accaduto, anche su giornali come il Fatto Quotidiano e riporto alcune sue considerazioni "Alla faccia della democrazia della rete, con questa privatizzazione della comunicazione siamo tornati all’Ottocento, quando non c’era la libertà di stampa. Infatti, secondo i padroni di Fb, battersi per la libertà del leader curdo è censurabile e deve essere proibito. Con lo stesso criterio non avremmo potuto batterci su Fb per la libertà di Nelson Mandela o per quella di Silvia Baraldini. In altri termini la libertà, secondo il padrone di Fb Mark Zuckerberg, significa glorificare l’esistente. Provando a cambiarlo si rischia di incappare nella censura".

Notizia di oggi18/9/2021,  Google e Apple obbediscono a Putin oscurando la app dell'oppositore Navalny

Queste vicende evidenziano come vi sia un enorme problema di democrazia e come sia necessario rendere pubblica la rete e la gestione dell’informazione. 

Non è possibile che i padroni dei Social  facciano il bello e il cattivo tempo, in condizioni di monopolio, non solo sull’utilizzo dei nostri dati (che oggi valgono miliardi di euro)  ma anche sulla possibilità di controllarci (con la scusa di bloccare i pedofili in rete, combattere il cyberbullismo, i nazisti o coloro che diffondono fake news, come Donald Trump)  e censurarci ed escluderci (sulla base dei loro interessi nascosti). E questo accade ogni giorno, nel silenzio più totale, a centinaia di persone che si battono per la libertà e la giustizia.

È evidente che la proprietà privata di questi immensi monopoli della socializzazione e in definitiva dell’informazione costituiscono una minaccia alla democrazia e solo una pubblicizzazione della proprietà e delle regole democratiche su scala globale può permettere alla rete di sviluppare le sue potenzialità democratiche.

vedi articoli correlati: 

  •  https://maramici.blogspot.com/2021/08/sorveglianza-di-massa-su-mail-e.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/08/i-5-colossi-del-web.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/09/facebook-xcheck-e-sistema-di-influenze.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/09/edward-snowden-laffare-pegasus-un.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/08/julian-assange.html

giovedì 16 settembre 2021

Facebook: XCheck e sistema di influenze sulla legislazione europea

Facebook ha sviluppato un sistema che consente di applicare un trattamento speciale a molti utenti di alto profilo (politici, giornalisti e VIP in generale). Grazie al programma, noto come XCheck (cross check), queste persone possono violare le regole del social network, senza incappare nel controllo dei moderatori. Questo sistema è noto dal 2018.

In base ai documenti pubblicati dal Wall Street Journal, Facebook ha creato una whitelist che include circa 6 milioni di utenti,  e messo a punto un sistema che posiziona questa ristretta cerchia di utenti particolarmente famosi al di sopra di alcune regole.  Mark Zuckerberg ha spesso dichiarato che Facebook permette a tutti i suoi utenti di ricevere lo stesso trattamento, ma in realtà, queste persone “possono violare gli standard senza nessuna conseguenza“. Essendo molto popolari e influenti potrebbero rappresentare un rischio per le pubbliche relazioni se i loro contenuti venissero censurati.

Se un utente pubblica post che violano le regole, un sistema automatico elimina il contenuto o lo rende meno visibile nel news feed. In alcuni casi viene esaminato da moderatori esterni all'azienda. XCheck funziona in modo diverso, quando viene segnalato il post di una persona inserita al suo interno, non viene oscurato in maniera automatica, e poi eventualmente ripristinato dopo un reclamo, ma inviato a un gruppo di dipendenti di Facebook incaricati di valutarlo e decidere sul da farsi.  Questo sistema consente ad alcuni privilegiati di compiere azioni assolutamente sbagliate. Uno dei casi citati riguarda, ad esempio, Neymar, che nel 2019 pubblicò le foto di una ragazza nuda dopo che lei lo aveva accusato di stupro, esponendola alla gogna dei suoi milioni di follower. Ma ci sono anche personaggi pubblici verificati che hanno diffuso notizie false sui vaccini o su avversari politici di ogni schieramento, per non parlare di posizioni apertamente razziste.

I documenti relativi a XCheck mostrano che Facebook ha ingannato il Comitato per il controllo (Oversight Board). Quest'ultimo ha scritto su Twitter che aveva più volte manifestato preoccupazioni sulla mancanza di trasparenza del processo di moderazione, soprattutto nel caso degli account di alto profilo. Facebook ha dichiarato che il report del WSJ è basato su vecchie informazioni e che l'azienda ha già identificato i problemi del sistema XCheck ed è al lavoro per risolverli.

Inoltre,  Google, Facebook e Microsoft cercano di esercitare pressioni su parlamentari e legislatori europei.  Questi gruppi hanno regolarmente accesso alla Commissione europea; con loro rappresentanti sono stati presenti a 202 dei 271 incontri su DSA (Digital Services Act) e DMA (Digital Markets Act), i progetti di legge che puntano a limitare lo strapotere delle big tech. 

Solo di recente la Comunità europea ha stabilito alcune misure per rendere il processo più chiaro e trasparente. Stando ai dati presentati al registro per la trasparenza dell'UE fino a metà giugno del 2021, Google è al primo posto, con 5,75 milioni di euro in investimenti in lobby ( Gruppi di persone che sono in grado di influenzare a proprio vantaggio l'attività del legislatore e le decisioni del governo o di altri organi della pubblica amministrazione), seguita da Facebook (5,5 milioni), Microsoft (5,25 milioni), poi Apple (3,5 milioni), Huawei (3 milioni) e Amazon, sesta con 2,75 milioni. 

Secondo il rapporto “The Lobby Network- Big tech’s web of influence in the Eu”,  (vedi link:  https://corporateeurope.org/en/2021/08/lobby-network-big-techs-web-influence-eu)  pubblicato dal Corporate Europe Observatory e Lobbycontrol, 612 fra aziende, gruppi e associazioni spendono più di 97 milioni di euro l'anno per le politiche dell'economia digitale dell'UE. La tecnologia supera il settore farmaceutico, quello dei combustibili fossili, la finanza e la chimica, storicamente più inclini alle lobby.

"Dovrebbe essere motivo di preoccupazione il fatto che le piattaforme possano usare questa potenza di fuoco per assicurarsi di essere ascoltate - rispetto alle voci contrarie e critiche - nel dibattito su come costruire nuove regole per le piattaforme digitali", si legge nello studio.   

Sembrerebbe che ci sia  ancora molto da fare per democratizzare il processo di sviluppo delle tecnologie digitali.


sabato 11 settembre 2021

Edward Snowden: L'affare Pegasus - un sistema globale di cyber-sorveglianza

 Edward Snowden (1983- ), informatico ed ex dipendente della CIA e della NSA dichiara: "L'affare Pegasus rivela un nuovo mercato privato di malware"

Progetto Pegasus - un sistema globale di cyber-sorveglianza. Nel luglio 2021 si è scoperto che più di 50.000 numeri di telefono di attivisti, figure dell'opposizione, avvocati, giornalisti o politici erano stati presi di mira per conto di una dozzina di Stati, attraverso lo spyware Pegasus, della società israeliana Nso Group.  Questo è probabilmente il più grande caso di questo tipo dopo le rivelazioni di Edward Snowden nel giugno 2013 su ECHELON, il programma di sorveglianza di massa della NSA. La National Security Agency, o Nsa, è l'organismo governativo degli Stati Uniti d'America che, insieme alla Cia e all'Fbi, si occupa della sicurezza nazionale. 

Oggi, con il caso Pegasus, sta venendo alla luce un livello di sorveglianza mai raggiunto prima. Un ex relatore delle Nazioni Unite sui diritti umani, David Kaye, asserisce che l'industria della sorveglianza globale è ormai fuori controllo.

"Il Pegasus Project rivela come lo spyware della Nso Group sia un'arma a disposizione dei governi repressivi che vogliono ridurre al silenzio i giornalisti, attaccare gli attivisti e stroncare il dissenso, mettendo a rischio innumerevoli vite umane", dichiara  Agnés Callamard, segretaria generale di Amnesty International. Il 'Pegasus Project' nasce dalla collaborazione tra oltre 80 giornalisti di 17 mezzi d’informazione di 10 Paesi, sotto il coordinamento di 'Forbidden Stories', organismo senza scopo di lucro che ha sede a Parigi, con l'assistenza tecnica di Amnesty International che ha analizzato i telefoni cellulari per identificare le tracce dello spyware. "Queste rivelazioni smentiscono le affermazioni di Nso Group secondo cui questi attacchi sono rari e frutto di un uso improprio della sua tecnologia. L’azienda sostiene che il suo spyware sia usato solo per indagare legalmente su criminalità e terrorismo, ma è evidente che la sua tecnologia facilita sistematiche violazioni dei diritti umani. Afferma di agire legalmente, mentre in realtà fa profitti attraverso tali violazioni", ha proseguito Callamard. 

È scioccante vedere che vengono sorvegliati numeri di telefono di persone in vari Stati e questo solleva una questione: l'uso improprio della sorveglianza. L'indagine, alla quale ha partecipato anche il Guardian, rivela che molti giornalisti e attivisti sono finiti del mirino di governi 'autoritari'. Sembrerebbe che il software israeliano sia stato usato dall'Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi, Messico, Kazakistan, Uzbekistan, Bahrain, Marocco.

Nel luglio 2021, lo scandalo Pegasus si allarga drammaticamente. E nella lista dei probabili spiati da parte dei servizi di intelligence del Marocco finiscono anche il presidente francese Macron ed altri membri del governo di Edouard Philippe. Il Washington Post in quei giorni dichiara: 'Insieme a lui sono stati sorvegliati, altri due presidenti e tre premier in carica'.  L'Unione Europea  ha avviato un' indagine su un “inaccettabile spionaggio”.

Il Progetto Pegasus rivela che il gruppo NSO è davvero rappresentativo di un nuovo mercato del malware, dove la sorveglianza è diventata un business a scopo di lucro, senza preoccuparsi della legge, senza preoccuparsi dei regolamenti. Tutta questa industria, l'industria del software d'intrusione a scopo di lucro, è basata sull'asserzione ipocrita che questa attvità  che è necessaria per salvare vite, per fermare il crimine, ma è usata ogni giorno in molti paesi diversi per spiare persone che non sono obiettivi legittimi. È un'industria che è ovunque e il gruppo NSO, che è in qualche modo la più famosa di queste aziende, è solo uno dei tanti.

Come si effettua questa sorveglianza? Gli smartphone sono come "spie nelle nostre tasche" che trasmettono dati (anche la posizione) a server sconosciuti, attraverso la rete mobile. Anche Facebook, Google, Amazon spiano le persone, giustificandosi che lo fanno per scopi commerciali. E' stata creata una vera e propria industria dedicata all'hacking di questi telefoni, andando oltre lo spionaggio che sapevamo esistesse, che  prende il controllo completo di questi telefoni, e le persone che li hanno comprati, in realtà non li possiedono più.

Il punto debole di tutti questi telefoni è che sono dei cloni. Quindi se queste queste società trovano un modo per violare, ad esempio, un iPhone, si è trovato un modo per violarli tutti. In più le aziende spesso creano bug nascosti per poi venderli. Lo scopo principale del toolkit di Pegasus, e questo è lo stesso per tutti i fornitori di malware, anche quelli non commerciali utilizzati dagli hacker per installare ransomware sui PC di tutto il mondo, è quello di rubare dati ai loro utenti. Questo è chiamato "esecuzione di codice remoto". È un modo per colpire un dispositivo senza alcuna azione da parte dell'utente: si trova una falla nel software che gira su questi dispositivi, e senza che l'utente faccia nemmeno un errore o faccia qualcosa di sbagliato, il malfattore può eseguire il proprio codice, i propri programmi, i propri comandi sul dispositivo preso di mira. Questo è ciò che fa Pegasus.

 Se queste aziende non esistessero, forse i governi non rinuncerebbero all'idea di spiare, indagare, rintracciare criminali e terroristi, e assumerebbero propri sviluppatori, lavorerebbero in-house, svilupperebbero propri strumenti. Sicuramente sarebbe più difficile e costoso, ed almeno non avrebbero l'obiettivo di ricavarci un profitto, vendendolo.
Qualcuno sicuramente penserà "Perchè dovremmo preoccuparci di cosa fanno i Governi quando le aziende commerciali come Facebook, Google, Amazon spiano le persone allo stesso modo? Però queste aziende, anche se monitorano quotidianamente la vita delle persone, e questo già non è accettabile, non possono comunque metterti in prigione. Non possono sparare un missile contro la tua macchina. Non possono lanciare un attacco di droni. Quindi concentriamoci prima sui Governi, e poi ci occuperemo delle aziende, una volta che i Governi saranno riformati. Il problema è che in questi ultimi decenni, i Governi hanno rinunciato a riformare se stessi, e non c'è stata alcuna riforma delle pratiche di sorveglianza commerciale. 

Ma bisogna anche porsi una domanda: "Come mai queste aziende in Europa e negli Stati Uniti sono riuscite ad operare su larga scala e perché le nostre regole hanno fallito?" Negli ultimi dieci anni, in Europa c'è stato un fallimento totale nel prevenire l'impatto pubblico di questa industria del malware commerciale. E se queste regole non hanno funzionato, dobbiamo pensare a regole più severe sullo sfruttamento commerciale di qualsiasi tecnologia di questo tipo.  

Se non facciamo qualcosa per fermare il commercio di queste tecnologie, non avremo 50.000 obiettivi, ma avremo 50 milioni di obiettivi, e questo accadrà molto più velocemente di quanto possiamo immaginare. Dobbiamo quindi assolutamente fermare questo commercio, senza abbandonare la ricerca, che può essere utilizzata per rendere i nostri dispositivi più sicuri. Tutte le vendite di queste tecnologie intrusive devono essere fermate. Questo è l'unico modo per proteggerci.

Cosa posso fare per provare a proteggere la mia privacy dalla sorveglianza di massa:
Il software Tor è il progetto più importante per la protezione della privacy. Sono utili anche gli adblock per le pubblicità: se il provider non ti protegge, allora anche lo spot può veicolare potenziali attacchi. Diventare un whistleblower.

Il whistleblower è il soggetto che individua un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, e decide di segnalarlo al responsabile anticorruzione o ad un’autorità che possa agire efficacemente al riguardo. Il whistleblower svolge un ruolo di interesse pubblico, in quanto dà conoscenza, se possibile tempestiva, alla comunità o all’ente di appartenenza, di problemi o pericoli legati agli illeciti segnalati. Il whistleblowing consiste nelle attività di regolamentazione delle procedure atte a proteggere e tutelare l’anonimato dei segnalatori ed incentivare la segnalazione degli illeciti.

Breve biografia di  Edward Snowden. Snowden è noto per aver rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi top-secret di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico. Dopo aver provato a sollevare le sue preoccupazioni etiche agli organi interni della NSA, e non avendo avuto risposta in merito, decise di far conoscere al mondo tali sistemi di sorveglianza. Attraverso la collaborazione con alcuni giornalisti nel giugno 2013, Snowden, dopo aver lasciato il suo lavoro, ha rivelato diversi documenti altamente segretati su programmi di intelligence, tra cui il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione europea riguardante i metadati delle comunicazioni, il PRISM, Tempora e programmi di sorveglianza Internet.

Snowden giunse all'attenzione internazionale dopo che furono pubblicati gli articoli basati su questo materiale sul Guardian e sul Washington Post. Altre pubblicazioni, tra cui Der Spiegel e The New York Times, fecero ulteriori rivelazioni. Nel giugno 2013, il Dipartimento della giustizia degli Stati Uniti d'America accusò Snowden di aver violato l'Espionage Act del 1917 e di furto di proprietà del governo. In seguito a questo il Dipartimento di Stato gli revocò il passaporto. La Russia concesse a Snowden il diritto di asilo fino al 2020. All'inizio del 2016, diventò presidente della Freedom of the Press Foundation, un'organizzazione con sede a San Francisco il cui scopo è proteggere i giornalisti dallo hacking e dalla sorveglianza del governo.In un'intervista del settembre 2019 per Democracy Now!, Snowden ha messo in chiaro che si considera un "whistleblower" e non un "leaker", dato che ritiene che "un leaker distribuisce informazioni solo per un guadagno personale".

Nel 2020 (sette anni dopo) la Corte d'Appello degli Stati Uniti ha stabilito che la sorveglianza di massa dei tabulati telefonici americani è illegale e che le rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 «hanno provocato un dibattito pubblico significativo sulla raccolta di dati da parte del governo Usa». Da allora il programma di raccolta di dati è stato ufficialmente limitato, dopo l’approvazione dello Usa Freedom Act firmato dal presidente Barack Obama. La riforma è arrivata dopo scandalo che ha portato alla luce il sistema di intercettazioni compiute dall’Nsa nei confronti di milioni di cittadini statunitensi e stranieri. Il Freedom act sostituisce il Patriot act.

Il whistleblower è il soggetto che individua un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni, e decide di segnalarlo al responsabile anticorruzione o ad un’autorità che possa agire efficacemente al riguardo. Il whistleblower svolge un ruolo di interesse pubblico, in quanto dà conoscenza, se possibile tempestiva, alla comunità o all’ente di appartenenza, di problemi o pericoli legati agli illeciti segnalati. Il whistleblowing consiste nelle attività di regolamentazione delle procedure atte a proteggere e tutelare l’anonimato dei segnalatori ed incentivare la segnalazione degli illeciti.

mercoledì 25 agosto 2021

Julian Assange - la libertà di stampa

 Julian Assange ( 1971 - ) è un giornalista e attivista australiano, noto principalmente per la sua collaborazione  al sito WikiLeaks, del quale è stato cofondatore e caporedattore, è attualmente detenuto nel Regno Unito presso la prigione di massima sicurezza di Belmarsh.

https://www.amnesty.it/appelli/annullare-le-accuse-contro-julian-assange/

Dobbiamo a Julian Assange rivelazioni cruciali di interesse pubblico. Il fondatore di WikiLeaks  rese di pubblico dominio oltre 200.000 documenti diplomatici statunitensi, molti dei quali etichettati come “confidenziali” o “segreti”, dove erano indicati crimini di guerra commessi dall'esercito americano, prima in Iraq (un filmato rivelava l'uccisione di una decina di civili, tra cui bambini) e poi in Afghanistan. Da allora, il governo degli Stati Uniti lo ha perseguito senza sosta, vuole processarlo in America dove rischia di restare in prigione a vita.  

Il caso Assange, che va avanti da più di 10 anni, è ancora lontano dalla sua conclusione giudiziaria, nel luglio 2021 la Corte britannica ha respinto l'estradizione di Assange verso gli Stati Uniti, Il Presidente Biden ha fatto ricorso contro la sentenza e la nuova sentenza sarà emessa nell'ottobre 2021.

Le date importanti:

  • 2006: Julian Assange fonda WikiLeaks, che permette agli informatori di far trapelare documenti relativi a corruzione, spionaggio e abusi dei diritti umani da parte dei governi, proteggendo le loro fonti. 
  • Luglio 2010: WikiLeaks pubblica migliaia di documenti riservati riguardanti le attività militari e diplomatiche degli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan.  I documenti in Iraq, sono ottenuti da un militare di nome Bradley Manning che inorridito dal contenuto dei video, ha voluto far conoscere al mondo l'orribile realtà della guerra in Iraq. Manning condannato a 20 anni di prigione, è stato graziato da Obama nel 2017.  Poi è  diventato un  attivista e un transgender con il nome di Chelsea Manning, ed è ritornata per qualche mese in carcere nel 2019 per essersi rifiutata di testimoniare a proposito di WikiLeaks.   
  • Agosto 2010:  Assange viene accusato di reato sessuale da due donne di Stoccolma,  e viene emesso un mandato di arresto. Le  due donne, dichiarano di aver avuto un rapporto consensuale con Assange, ma  lo accusano di aver manomesso o non usato il preservativo durante il rapporto. In Svezia i confini del reato di violenza sessuale sono molto più vasti che altrove e questo presunto sotterfugio rientrebbe in tale fattispecie. In molti non vollero credere alle accuse nei confronti di Assange, ritenendole montature organizzate dal governo degli Stati Uniti per liberarsi di Assange. Michael Moore fu tra i principali sostenitori di questa versione, così come la scrittrice femminista Naomi Wolf, secondo la quale Assange era al massimo colpevole di "comportamento narcisistico".
  • Giugno 2012: Invece di consegnarsi a Scotland Yard per essere estradato in Svezia ed essere interrogato in merito alle accuse di stupro, si  rifugia nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra e dove chiede asilo.  Resterà all'interno dell'ambasciata per 7 lunghi anni. L’Ecuador allora guidato dal presidente Rafael Correa gli concesse protezione perché ritenne fondate le preoccupazioni del fondatore di WikiLeaks, ossia che l’estradizione in Svezia lo esponesse al rischio gravissimo di una successiva estradizione negli Stati Uniti, dove dal 2010 è in corso un’inchiesta del Grand Jury della Virginia, per la pubblicazione dei documenti segreti del governo americano.
  • Nel 2017: la Svezia archivia e ritira le accuse di violenza sessuale contro Julian Assange. Ma il fondatore di Wikileaks non è un uomo libero: se uscisse dall’ambasciata, verrebbe arrestato da Scotland Yard per non essersi presentato in tribunale nel giugno del 2012 in relazione al mandato di arresto internazionale emesso nei suoi confronti, un crimine che potrebbe portarlo ad una pena detentiva di un anno.
  • Nel 2017: Si scopre che Assange, é spiato in ogni suo movimento, telefonata e incontro. Persino i colloqui privati con il suo avvocato venivano ripresi dall'obiettivo di una telecamera nascosta. Alcune fotografie  ritraggono l'avvocato di Assange, Baltasar Garzón, a colloquio con il suo assistito, immagini dei passaporti delle persone in visita all'attivista e persino gli appuntamenti con il medico.                      Un giornalista spagnolo, assieme ad alcuni complici, chiedono a Kristin Hrafnsson, il caporedattore di WikiLeaks 3 milioni di euro per non rivelare ai media quanto in loro possesso. Una spy story che si è conclusa con l’arresto del giornalista spagnolo e di un suo collaboratore, dopo che WikiLeaks ha denunciato pubblicamente il tentativo di ricatto. Per WikiLeaks si tratterebbe delle prove di quanto vanno affermando da tempo, cioè che il governo ecuadoriano del nuovo Presidente Lenín Moreno, grazie alla Promsecurity  – l'agenzia che dal 2017 si occupa della sicurezza della missione diplomatica a Londra – ha piazzato ovunque microfoni e telecamere per spiare Assange.  .
  • Aprile 2019: il nuovo presidente ecuadoriano Lenin Moreno mette fine all'asilo politico di Julian Assange. Avrà passato 7 anni come rifugiato nell'ambasciata ecuadoriana a Londra dove è stato quotidianamente spiato attraverso delle telecamere, anche nelle sue attività più intime.
  • Dopo che l’Ecuador ha revocato l’asilo, le autorità britanniche lo arrestano e lo mettono in isolamento nella prigione di massima sicurezza di Belmarsh, dove sta scontando una condanna a 50 settimane di detenzione per violazione dei termini della libertà provvisoria, sempre in relazione alle accuse di violenza sessuale. In un video si vede che, durante il suo arresto, è stato sollevato e portato via di peso da sette agenti in borghese della polizia di Londra.  
  • Maggio 2019: gli Stati Uniti avviano una procedura di estradizione con le autorità britanniche.
  • Febbraio 2020: inizia il processo di Julian Assange nei tribunali del Regno Unito. 
  • 4 gennaio 2021: La magistratura britannica respinge la richiesta di estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti. Il magistrato ha spiegato il rifiuto dell'estradizione con il fragile stato mentale e psicologico di Julian Assange che sarebbe a rischio di suicidio.
  • 6 gennaio 2021: I tribunali britannici rifiutano di rilasciare Julian Assange su cauzione. Julian Assange rimane in prigione. 
  • Febbraio 2021: Gli Stati Uniti fanno appello contro la decisione della corte britannica e chiedono l'estradizione di Julian Assange. con l'assicurazione che non sarebbe stato messo in un carcere di massima sicurezza
  • 11 agosto 2021: un giudice dell'Alta Corte di Londra concede agli Stati Uniti il permesso di ricorrere in appello.
  • 27 - 28 ottobre 2021: Prossime udienze sulla richiesta di estradizione degli USA.

Il presidente Obama ha aperto l'indagine su Julian Assange. Il presidente Trump ha sporto denuncia contro di lui. Il presidente Biden, invece di far cadere le accuse politicamente motivate contro Julian Assange, che hanno messo sotto processo la libertà dei media e la libertà di parola, ha chiesto ricorso in appello sulla decisione della corte britannica. 

La richiesta di estradizione da parte degli Usa si basa su accuse che derivano direttamente dalla diffusione di documenti riservati nell’ambito del lavoro giornalistico di Assange con Wikileaks. Rendere pubbliche informazioni del genere è stata una pietra angolare della libertà di stampa e del diritto dell’opinione pubblica ad avere accesso a informazioni di interesse pubblico. Tutto questo dovrebbe essere oggetto di protezione e non di criminalizzazione.  Ci sono un paio di ingenuità nell'attività di Wikileaks: la prima è che tra l'enorme mole di documenti pubblicati, effettuando delle ricerche,  potevano venire alla luce anche i nomi di alcuni collaboratori segreti del governo americano che operavano sul terreno in Iraq e Afghanistan, con la conseguenza di mettere, forse, a rischio la loro vita.  La seconda ingenuità é stata quella di pubblicare le e-mail riguardanti Ilary Clinton, candidata alla Casa Bianca, durante la campagna presidenziale, permettendo all'avversario Donald Trump di approfittarne senza alcun scrupolo.

Julian Assange è stato il primo soggetto editoriale a essere incriminato ai sensi della Legge sullo spionaggio. Gli incessanti tentativi del governo Usa di processare Julian Assange per aver reso pubblici documenti riguardanti anche possibili crimini di guerra commessi dalle forze armate statunitensi non sono altro che un assalto su larga scala al diritto alla libertà d’espressione. Il fatto che sia stato l'obiettivo di una campagna ostile promossa da funzionari Usa fino ai più alti livelli compromette il suo diritto alla presunzione di innocenza e lo espone al rischio di un processo iniquo.

Se estradato negli Usa, Assange dovrebbe affrontare 18 capi d’accusa: 17 ai sensi della Legge sullo spionaggio e uno ai sensi della Legge sulle frodi e gli abusi informatici. Rischia, inoltre, di subire gravi violazioni dei diritti umani, tra cui condizioni di detenzione che potrebbero equivalere a tortura e altri maltrattamenti, come un prolungato isolamento.

La pubblicazione di documenti da parte di Julian Assange nell’ambito del suo lavoro con Wikileaks non dovrebbe essere punita, perché tale attività riguarda condotte che il giornalismo investigativo svolge regolarmente nell’ambito professionale. Processare Julian Assange per questi reati potrebbe avere un effetto dissuasivo sul diritto alla libertà di espressione, spingendo i giornalisti all’autocensura per evitare procedimenti giudiziari.  Le accuse contro Julian Assange sono basate esclusivamente sulle sue pubblicazioni di WikiLeaks, un attivista non può essere punito per "aver fatto luce sulle atrocità in Afghanistan e in Iraq". 

E' uscito recentemente il libro ‘Il potere segreto’ di Stefania Maurizi, con la prefazione di Ken Loach, che racconta Julian Assange e svela chi e come vuole distruggere lui e Wikileaks

Dal sito il Fatto Quotidiano: Questo è un libro che dovrebbe farvi arrabbiare moltissimo. È la storia di un giornalista imprigionato e trattato con insostenibile crudeltà per aver rivelato crimini di guerra; della determinazione dei politici inglesi e americani di distruggerlo; e della quieta connivenza dei media in questa mostruosa ingiustizia.  

Julian Assange è noto a tutti. WikiLeaks, in cui ricopre un ruolo determinante, ha fatto emergere gli sporchi segreti del conflitto in Iraq e molto altro ancora. Grazie ad Assange e alla sua organizzazione, abbiamo conosciuto l’orrore di crimini di guerra come quelli documentati nel video Collateral Murder o quelli commessi dai contractor americani, per esempio a Nisour Square, a Baghdad, dove nel 2007 furono sterminati quattordici civili, tra cui due bambini, e altre diciassette persone furono ferite. Negli ultimi giorni del suo mandato presidenziale Trump ha graziato gli assassini di quel massacro, ma si è assicurato che Assange rimanesse in prigione. 

Stefania Maurizi ha seguito il caso fin dall’inizio. Usando le leggi di accesso agli atti, che vanno sotto il nome di Freedom of Information, ha scoperto documenti che rivelano gli attacchi a Julian Assange. Ha seguito nel dettaglio questi straordinari eventi per oltre un decennio. Al cuore di questa storia c’è il prezzo terribile pagato da un uomo, trattato con estrema crudeltà per aver messo a nudo un potere che non risponde a nessuno, nascosto da un’apparenza di democrazia.

Mentre scrivo, il caso è nelle mani del sistema giudiziario del Regno Unito. La Gran Bretagna si vanta del fatto che le sue corti sono indipendenti, che rispetta lo stato di diritto e che i suoi giudici sono incorruttibili. Be’, vedremo. Julian Assange è un giornalista il cui unico crimine è stato quello di rivelare la verità. È per questo che ha perso la libertà e ha passato gli ultimi due anni isolato in una prigione di massima sicurezza, con effetti devastanti, del tutto prevedibili, sulla sua salute mentale. Se sarà estradato negli Stati Uniti rimarrà in carcere per il resto dei suoi giorni. Le corti inglesi consentiranno un’ingiustizia così mostruosa?

In Gran Bretagna ci sono anche altri aspetti di questa vicenda che ci riguardano da vicino: il grande esborso di denaro e risorse pubbliche per tenere Assange confinato nell’ambasciata dell’Ecuador; l’abietta vigliaccheria della stampa e dei media, che si sono rivelati incapaci di difendere la libertà del giornalismo; nonché l’accusa che il Crown Prosecution Service, in quel periodo guidato da Keir Starmer, abbia tenuto Assange intrappolato in un incubo legale e diplomatico.

Se riteniamo di vivere in una democrazia dovremmo leggere questo libro. Se ci sta a cuore la verità e una politica onesta dovremmo leggere questo libro. Se crediamo che la legge debba proteggere gli innocenti, infine, dovremmo non solo leggere questo libro, ma anche pretendere che Julian Assange sia un uomo libero.  Per quanto ancora possiamo accettare che il meccanismo del potere segreto, responsabile dei crimini più vergognosi, continui a farsi beffe dei nostri tentativi di vivere in una democrazia? 

lunedì 9 agosto 2021

Sorveglianza di massa su mail e messaggi, il nuovo Regolamento Ue Chat-controll

 Ho scritto questo articolo per mostrare in quale mondo democratico, libero, rispettoso della privacy viviamo oggi. In questo contesto il dibattito sul green pass diventa quasi irrilevante.
Sorveglianza di massa su mail e messaggi, il nuovo Regolamento Ue Chat-controll contro la pedopornografia online.

La sorveglianza di massa delle comunicazioni digitali diventa legale in Europa allo scopo di contrastare gli abusi sui minori online, il loro adescamento e la diffusione della pedopornografia. Questa la novità storica del nuovo Regolamento Ue ribattezzato “ChatControl” che il 6 luglio scorso ha già raccolto nel Parlamento Europeo un’ampia maggioranza (537 voti, 133 contrati e 24 astenuti) e si accinge a superare a breve l’ultimo scoglio legislativo, con la ratifica finale del Consiglio dell’Unione Europea. A quel punto il Regolamento sarà in vigore e di conseguenza, per tre anni, ogni cittadino europeo perderà il diritto alla riservatezza delle proprie comunicazioni digitali personali, sancito quasi vent’anni fa dalla Direttiva ePrivacy 2002/58/CE.

Anche se lo scopo potrebbe ritenersi giusto, le conseguenze di questo provvedimento per le persone potrebbero essere drammatiche in caso di errore e qualcuno potrebbe ritrovarsi bollato come pedofilo erroneamente.

Se fino ad oggi nessuno poteva sorvegliare o intercettare i messaggi e le comunicazioni personali di qualsiasi cittadino europeo senza il suo consenso o un’autorizzazione specifica dell’autorità giudiziaria, con l’entrata in vigore del Regolamento “ChatControl” i gestori dei servizi di comunicazione digitale – da Facebook a Google passando per le applicazioni di instant messaging come Whatsapp o Telegram – potranno accedere in automatico a tutte le nostre comunicazioni online e, se tra queste troveranno dei video, delle immagini o dei testi comparabili ad altri già identificati come pedopornografici o legati a forme di adescamento o abuso di minori, potranno prelevarli, segnalarli alle forze di polizia e cancellarli dalle loro piattaforme.
Al momento restano comunque escluse dal Regolamento le comunicazioni crittografate, quindi i sistemi di intelligenza artificiale usati dalle app di instant messaging come Whatsapp o Telegram. Una condizione di riservatezza, questa che però potrebbe essere superata dal regolamento di follow up di ChatControl che alcuni analisti danno come imminente.

I gestori, quindi, scandaglieranno le nostre comunicazioni elettroniche in maniera automatica e non, attraverso filtri intelligenti che cercheranno di trovare una corrispondenza, tra i contenuti multimediali che trasmettiamo e riceviamo e alcuni database che contengono contenuti di natura pedopornografica. 
In Europa il filtraggio automatico e la segnalazione dei contenuti pedopornografici erano già attivi da tempo per i servizi web – ad esempio i social network Facebook o Instagram -, ma restavano esclusi per email e messaggistica, protetti dalla Direttiva e Privacy. 
Il Regolamento “ChatControl” nasce proprio dal tentativo di superare uno stop a queste pratiche di sorveglianza imposto da una normativa europea, che dal 21 dicembre 2020 aveva equiparato posta elettronica e chat ad ogni altra comunicazione elettronica, estendendo quindi la tutela alla riservatezza a tutti questi servizi.

Questo regolamento resterà in vigore per i prossimi tre anni quindi, in attesa di una nuova Direttiva quadro sul tema per consentire una lotta più efficace al fenomeno degli abusi sui minori perpetrati online, fenomeno che solo in Italia, durante l’emergenza Covid-19, ha visto crescere i reati a danno dei minori del 70% l’anno e aumentare del 213% in cinque anni i denunciati, come segnalato recentemente dal vertice della Polizia Postale. Tra questi, proprio ragazzi sempre più giovani, accusati di reati sempre più gravi come il far circolare scatti sessuali di ex-partner, file pornografici e immagini di abusi sessuali su minorenni.
I partiti europei contrari al provvedimento sono stati il Partito Pirata e i Verdi, con la motivazione  che questi sistemi di intelligenza artificiale potrebbero essere utilizzati per una sorveglianza di massa e soprattutto per l'elevato tasso di errore riscontrato. Infatti, i fornitori segnaleranno automaticamente alla polizia senza verifica umana – eventuali dati sospetti.

Si deve cercare di trovare un compromesso tra il sacrificio della privacy e la sicurezza dell’ecosistema digitale. Dovremo impegnarci tutti quanti per fare in modo che si sviluppi una reale consapevolezza dell’esistenza di questi sistemi di monitoraggio perché le conseguenze per le persone potrebbero essere drammatiche. I gestori privati dei servizi di comunicazione elettronica diventano con ChatControl una sorta di polizia giudiziaria, e potrebbero privilegiare i loro interessi privati, magari in ottica di profilazione degli utenti. Gli scenari possibili sono tanti, forse troppi per giustificare un intervento di sorveglianza cosi pesante.
Quanto saremo liberi di poter mantenere le attuali condizioni di privacy dei nostri servizi di comunicazione digitale, dopo l’entrata in vigore di ChatControl?  
Lo saremo fintanto che continueremo ad utilizzare applicazioni capaci di cifratura end-to-end, ma chi ci garantisce che domani quelle conversazioni intime non verranno utilizzate come arma di ricatto o utilizzate esse stesse per abusare dei soggetti? In un’epoca dove i furti di dati sono all’ordine del giorno, come sarà possibile garantire la riservatezza di queste conversazioni quando saranno sparpagliate su decine di gestori ed in balia di attacchi di ogni tipo? Vale davvero la pena attivare una sorveglianza su così ampia scala quando sappiamo che interventi mirati sono invece molto più efficaci?

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...