lunedì 31 maggio 2021

Meditazione trascendentale - Maharishi Mahesh Yogi

 Maharishi Mahesh Yogi (1918-2008) è stato un mistico e filosofo indiano che alla fine degli anni ’50 portò in Occidente una tecnica mentale per lo sviluppo delle potenzialità umane, la cui origine è da ricondursi alla tradizione  vedica, chiamata la Meditazione Trascendentale (MT) libera da componenti religiose ed esoteriche, che permette alla mente di trascendere spontaneamente i livelli dell’esistenza, da quelli più superficiali a quelli più sottili, i sensi, i pensieri fino a raggiungere nella profondità  della mente la loro sorgente, la super-coscienza e sperimentare questo profondo benessere. Questo stato mentale naturale che serve al cervello per rigenerarsi si attiva in modo più intenso durante la pratica della meditazione rispetto al sonno e al rilassamento e questa profonda calma scioglie gli stress accumulati, aumenta l’energia e la vitali.

Sito web: https://meditazione-trascendentale.it/blog

Maharishi nel 1957 inaugurò un'organizzazione internazionale per diffondere la Meditazione Trascendentale in tutto il mondo. Questo programma di auto-sviluppo è attualmente praticato e  studiato in molte parti del mondo. Molti studi scientifici in varie università e istituti di ricerca hanno convalidato i benefici del programma MT per l'individuo e per ogni area della società. Oltre dieci milioni di persone di ogni estrazione sociale hanno appreso la meditazione trascendentale. 

I testi della tradizione più antica della conoscenza descrivono la trascendenza come lo stato più elevato dell’esperienza umana, fondamentale per il nostro completo sviluppo come esseri umani. Oggi questo trova conferma grazie alla scienza moderna, che misura ciò che accade nel corpo e nel cervello durante la pratica della Meditazione Trascendentale.

  • Un profondo stato di riposo: molto più profondo del comune rilassamento, anche più profondo del sonno
  • Pace e felicità interiori: una significativa riduzione degli ormoni dello stress e un aumento degli ormoni della felicità
  • Uno sviluppo olistico del cervello: valutabile attraverso misurazioni EEG della coerenza delle onde cerebrali.

Tra la fine degli anni sessanta e gli anni settanta Maharishi raggiunse un'enorme popolarità anche grazie al fatto di avere avuto tra i suoi discepoli numerose celebrità dell'epoca, come il gruppo musicale dei Beatles, Mia Farrow e altri. A metà anni settanta diede inizio al cosiddetto TM-Sidhi Program, un training che avrebbe permesso agli adepti di apprendere l'arte della levitazione (da lui chiamata "yogic flying", ovvero "volo yoga") e di contribuire alla pace nel mondo.

Il nostro Sé più profondo viene identificato dalla fisica quantistica come il campo unificato dal quale emergono le leggi di natura.  Il fondamento dell’universo è questo singolo campo di intelligenza che unifica la gravità con l’elettromagnetismo, la luce con la radioattività, con le forze nucleari. Tutte le forze della natura, le particelle della natura, protoni, neutroni, leptoni, quark sono in realtà uno, sono onde diverse dello stesso oceano di esistenza chiamato campo unificato o campo della super stringa.  

Questo campo è immateriale, in ultima analisi è un campo di coscienza, il Sé. Non troviamo niente di solido, solo intelligenza non materiale, dinamica, autocosciente dove la particella è sostituita con una funzione d’onda. Il campo unificato, dove tutto è costituito da onde, è pura potenzialità astratta, puro essere astratto, pura coscienza, astratta consapevolezza di sé che si innalza in onde di vibrazione per dare vita alle particelle, alle persone e a tutto quello che vediamo nell’universo. Questa esperienza di pura coscienza trascende qualsiasi religione o filosofia.

La coscienza non è creata dal cervello, e non è il risultato di una reazione molecolare, di processi chimici del cervello ma è l’aspetto fondamentale della natura. Il conoscitore e l’oggetto della conoscenza sono uniti in una struttura indivisibile di conoscenza pura, l’esperienza del proprio Sé, dell’Atma. Questo Sé che non è mai cambiato, dà continuità alla nostra esistenza, il campo unificato è il creatore dell’universo, che si presenta come mondo della diversità a diversi livelli di descrizione della realtà. Tu sei un’onda ed io un’onda ma a livelli diversi, al livello della scala di Plank.

John Samuel Hagelin (1954) è il leader del movimento Transcendental Meditation (TM) negli Stati Uniti fondato da Maharishi per fornire una "educazione basata sulla coscienza. 

Ha molto contribuito alla diffusione della MT anche il regista David Lynch (1946 - ) che è stato, anche ospite al programma televisivo "Che tempo che fa" di Fabio Fazio per presentare la MT.  Lynch ( il regista di Elephant Man, e di Velluto Blu) si sta attivando per portare in classe la MT all'inizio e alla fine delle lezioni, come succede già in 50 paesi del mondo. Il progetto "Scuola senza stress - Momento di quiete in classe " permetterebbe ai ragazzi di aumentare la concentrazione e ridurrebbe l'aggressività e gli atti di bullismo.  Vedi progetto Europe https://europe-project.org/it/the-project/    https://friends-project.eu/it/the-project/

Ha recentemente realizzato, con l'aiuto di Bobby Roth, il film-documentario Shadows of Paradise: Inside David Lynch's Transcendental Meditation Movement.   Puoi trovare più notizie nel sito italiano: http://meditazionetrascendentale.it/

Il cuore della pratica consiste nella recitazione continua e silenziosa di un “mantra segreto,” in due sessioni di meditazione quotidiana della durata di circa 15-20 minuti, al mattino e alla sera.      Imparare ufficialmente questa tecnica di meditazione (ovvero tramite un insegnante certificato, presso uno dei tanti centri riconosciuti presenti in tutto il mondo), richiede un percorso di  4-5 incontri. Nel primo di questi incontri avverrà l’assegnazione del mantra personale – che dovrà essere mantenuto segreto affinché sia efficace – gli altri incontri saranno per lo più di verifica dell’andamento degli esercizi di meditazione nel neo-praticante. Il solo dubbio che ho di questa tecnica è, per l'importo che occorre pagare per accedere a questo corso ed ottenere il mantra, considerando che l’organizzazione della Meditazione Trascendentale è una No Profit!

Oggi molte organizzazioni propongono corsi di benessere e percorsi spirituali a costi molti sostenuti e accumulano un patrimonio considerevole con introiti dei corsi o offerte dei fedeli.
Penso e ribadisco che: Spiritualità e profitto sono incompatibili.

sabato 29 maggio 2021

Deepak Chopra incontra il Dalai Lama

L'incontro tra S.S. Il Dalai Lama e Deepak Chopra (1947 - )  si trasforma in un bellissimo dialogo.  https://www.youtube.com/watch?v=_W9Y8WY9IK8

Deepak Chopra è uno scrittore, professore universitario e medico indiano. Ha scritto molti libri e best-seller sulla meditazione e sul benessere. Uno dei suoi libri più venduti è Le 7 leggi spirituali del successo. Ha messo  a punto un particolare metodo di meditazione chiamato del suono primordiale e nel 1995 ha inaugurato il  The Chopra Center for Well Being che offre una grande varietà di programmi di sviluppo personale, individuali e di gruppo; programmi che integrano il meglio della medicina occidentale e delle medicine naturali tradizionali. Nel 1998 gli è stato assegnato il premio Ig Nobel per la fisica per la sua personalissima interpretazione della fisica quantistica. vedi: https://deepakchopra.it/

Nel suo intervento S.S. il Dalai Lama ribadisce un'apertura al dialogo, sottolinea il ruolo centrale dell'essere umano e della comunità nel 21 secolo.

S.S il Dalai Lama non difende a spada tratta il Buddhismo e non sostiene che il Buddhismo sia il migliore percorso spirituale,  è semplicemente il migliore per lui, e dice: "bisogna leggere ed analizzare diverse strada e scegliere la migliore per noi, ed uno dei miei obiettivi è l'armonia tra le religioni, spero che il 21 secolo sia un secolo di  dialogo e non di violenza. Prima sono un essere umano, poi un buddhista, tutti siamo esseri umani e dobbiamo essere benevolenti e compassionevoli verso tutti. Non enfatizzo di essere il Dalai Lama, altrimenti rimarrei isolato.

La natura umana di base è compassione e armonia. Paura e rabbia distruggono il nostro sistema immunitario. Il vero problema viene da dentro, da noi stessi, dalle nostre emozioni negative.

Non dovete accettare i miei insegnamenti come un atto di fede, ma tramite investigazione e sperimentazione, se vanno contro la ragione devono essere rigettati. Il percorso spirituale deve essere simile alle ricerche scientifiche.  Bisogna sempre Investigare e investigare. Io stesso sono metà monaco buddhista, metà scienziato.

 Deepak Chopra,   meditazione contro ansia e paura. Vedi link  

venerdì 28 maggio 2021

Meditazione Vipassanā - John Earl Coleman e Corrado Pensa

John Earl Coleman (1933-2012)  è stato un insegnante statunitense di meditazione Vipassanā, un tipo di meditazione del buddismo Theravada, che ha operato a lungo in Italia per diffondere questa antica tecnica meditativa. Ha lavorato in Asia come agente segreto della CIA fino ai primi anni Sessanta. Successivamente ha continuato a viaggiare tra India, Thailandia, Birmania dove ha conosciuto molti dei più famosi maestri del nostro tempo, tra cui J.Krishnamurti, D.T.Suzuki e U Ba Khin (1899-1971) che divenne la sua guida spirituale. Autorizzato da U Ba Khin stesso all’insegnamento, John Coleman ha da allora condotto corsi per migliaia di studenti in tutto il mondo: America, Inghilterra, India, Nuova Zelanda, Germania, Francia, Giappone e Italia. 

Nel libro La mente tranquilla scritto nel 1971, racconta la sua storia in modo spesso ironico e ci riporta, pur restando del tutto attuale, all’atmosfera avventurosa degli anni in cui la meditazione era quasi del tutto sconosciuta agli occidentali. Coleman viene citato anche nel libro di Tiziano Terzani Un indovino mi disse.    Terzani incontrò infatti Coleman in Thailandia nel ritiro di Pyongyang. “Mi sentivo come il paziente nella corsia di un manicomio che cerca di convincersi che è stato portato lì per sbaglio o che le sue condizioni non sono così gravi come quelle dei suoi vicini”. Superate le prime sensazioni di costrizione e dolore, Terzani scopre infine il silenzio: «Guardavo le stelle e sentivo il loro silenzio; la luna non faceva rumore anche il sole si levava e tramontava senza nemmeno un bisbiglio. Persino il fragore della cascata, i gridi degli uccelli o il frusciare del vento tra le fronde degli alberi mi parevano alla fine parte di uno straordinario, animato, cosmico silenzio di cui godevo, in cui trovavo pace“.

Chiunque fosse interessato ad apprendere la meditazione Vipassana, può rivolgersi agli insegnanti Vipassana accreditati da Coleman presso l'International Center, secondo la tradizione di Sithu U Ba Khin, vedi link: https://www.vipassanaitalia.it/chi-era-john-coleman/

Se volete avvicinarvi a questo tipo di meditazione a Roma c'è  l' A.Me.Co - Associazione per la Meditazione di Consapevolezza Vipassanā  creata nel 1987 da Corrado Pensa, Neva Papachristou ed altri soci, vedi link https://www.associazioneameco.it/   L'A.Me.Co è un ente buddhista di tradizione Theravāda, costituito per testimoniare, coltivare e diffondere, con attenta adesione alle Scritture buddhiste e, al tempo stesso, in spirito interreligioso, il nucleo fondamentale dell’insegnamento del Buddha: le Quattro Nobili Verità, la presa di rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha, la legge universale dell’interdipendenza e la pratica della meditazione di consapevolezza vipassanā, rivolta alla purificazione della mente-cuore e al risveglio della saggezza e della compassione.  Gli insegnanti guida sono Corrado Pensa e Neva Papachristou, entrambi nominati maestri di Dharma, secondo la tradizione buddhista Theravāda, da insegnanti senior del Centro di Meditazione Buddhista di Consapevolezza (vipassanā) Insight Meditation Society di Barre Massachusetts USA.  Corrado Pensa è stato per anni docente di Filosofie dell'India presso l'università La Sapienza di Roma, oltre che psicoterapeuta junghiano. È considerato - non soltanto in Italia - un autorevole insegnante di meditazione buddhista. Conduce ritiri intensivi di varia durata, sempre molto frequentati.

La meditazione Vipassana è la tecnica di consapevolezza che il Buddha praticò personalmente per la sua illuminazione e liberazione dal “Campo della Sofferenza”.  Lo scopo essenziale di Vipassana è quello di farci sentire felici e sodisfatti nel nostro proprio Essere e  permette la Visione Profonda che nessuna esperienza oggettiva è lontana da noi che siamo UNO e integrati con tutta la differenziazione percepita dai sensi.  La Visione Profonda consiste nel costatare Anicca (il rapido fluire, l'impermanenza delle sensazioni e percezioni),  Dhukka (la sofferenza intrinseca all’ignoranza) e Anatta (la vuotezza di una realtà stabile preesistente all’esperienza). Il segreto del successo è la continuità della pratica. 

martedì 25 maggio 2021

Yog Album

Lo yoga si impara dal maestro e non dai libri, Non si può iniziare un percorso spirituale senza un maestro.  Se il prana e il bindu sono fermi quella persona che parla di yoga dice solo falsità.                  Colui che sa non parla, colui che parla, non sa. Lao-Tzu.   

Yog Album - il libro scritto dal Maestro Gyanander e pubblicato nel 2001, è un bellissimo manuale di yoga illustrato e scritto a mano, il numero di copie è limitato, ed è una fonte veramente eccezionale di notizie sulla pratica yoga. Vengono presentate anche tecniche esoteriche come  khechari mudra. Un testo imprescindibile per chi vuole veramente conoscere lo yoga.

https://www.unilibro.it/libro/gyanander/yog-album/9788890087202

Il Maestro Gyanander usa la parola Yog in questo libro, che è stata trasformata in Yoga dagli occidentali. Nell'articolo le parole sanscrite riportate sono riprese dal libro.
Il maestro di Gyanander è stato Ciarandass (colui che è senza ego), il libro scritto da questo maestro è la Bhakti Sagar e costituisce l'essenza del percorso fatto da Gyanander.  Per conoscere il Maestro Gyanander vedi i link riportati di seguito.
Per praticare yoga occorre staccare la mente dal mondo. L’uomo è di fronte a due vie:

  • indagare il mondo esterno, attraverso la scienza, karya;
  • indagare sulla propria interiorità, attraverso lo yog, gyan.

I due aspetti sono inscindibili (scienza e vita spirituale), sono le due ali che permettono all’uccello di volare.  Lo yogi conosce anche le leggi fisiche.

Il nostro sé è simile ad una brocca piena d'acqua immersa nell’acqua, quando si rompe la brocca l’acqua si mescola all’acqua, Lo yogi quando si disconnette dal mondo esteriore si dissolve nel sé universale. Senza lo yog non si può giungere alla sapienza e alla liberazione.

Perché in Occidente non si registrano grandi successi spirituali? Perché le conoscenze degli occidentali derivano dai libri e non dai maestri. Anche le Upanishad sottolineano l’importanza del maestro, "Sono arrivati Dio ed il maestro ed io mi sono inchinato ai piedi del maestro". Il Guru è colui che dissolve le tenebre. Sat guru è il maestro illuminato ed è un buon karam (insieme di energie pure ed equilibrate) e senza diksha (l'iniziazione da parte del maestro) non si può iniziare un percorso ed ottenere la liberazione. Dopo l’iniziazione il maestro assegna un mantra al discepolo che potrà usare solo quello, quindi l’accettazione di un mantra diventa un atto di fede.

Non c’è cosa più difficile al mondo che controllare la mente,  il mantra è il filo che controlla l’aquilone che è la mente e senza filo la mente perde stabilità,. Il massimo spreco energetico si ha quando la mente è impegnata in pensieri. Il mantra è lo strumento che spazza via i semi (sanskar) dal sub inconscio (chit). Il sub inconscio è una zona oscura, e rappresenta gli strati più profondi della coscienza, il cui accesso è quasi impossibile. Solo quando renderemo limpido il chit (la zona oscura dell’inconscio) potremo riuscire a conoscere se stessi e condurci a Dio.  Tu sei libero di compiere le tue azioni ma non di cambiarne il frutto, il nostro destino è il risultato di azioni compiute che si ripropongono quando il seme (sansa) dà il suo frutto (legge di causalità).

________________Il testo è strutturato in questo modo:

Parte I. 

Preghiera.

Capitolo I. Cosa è lo Yog.
Capitolo II.  Shat Karam.
Capitolo III. Asan - Posture.
Capitolo IV. Pranayam.
Capitolo V. Pratyahar.
Capitolo VI. Dharana.
Capitolo VII. Dhyan.
Capitolo VIII. Samadhi.  
Capitolo IX. Tantar, kundalini, mudra.
Capitolo X. Sanskar, yantar e la morte.
Capitolo XI. Come curare le malattie con lo yog

Parte II.
Il nettare dello yog.

All'inizio viene riportato il Gayatri mantra, uno dei mantra più potenti che recita così: Om bhur, bhuvan, svaha, tat, savithu, devasya, vareniyam, bhargo, tat dhimahi, ya, nah, dhiyo, pachodayat                        e che viene pronunciato in questo modo:          Om bhur, bhuvan, svaha tat savitur vareniyam bhargo devasya dhimahi dhiyo yo nah prachodayat.

La traduzione è la seguente:  

  • Om: E’ questo il nome di Dio, in esso sono contenuti tutti i nomi dell’universo
  • Bhur: Il pran del pran
  • Bhuvah: Ciò che distrugge l’oscurità e il dolore
  • Svaha: Egli è beatitudine e chi pronuncia il suo nome partecipa alla sua essenza
  • Tat: Noi
  • Savithu: Colui che crea tutto l’universo, colui che è la luce della luce del sole
  • Devasya: Desiderabile
  • Vareniyam: La cosa migliore su cui meditare
  • Bhargo: Che distrugge tutto il male,  che è puro
  • Tat: Noi
  • Dhimahi: Guardiamo al nostro interno
  • Ya: Signore
  • Nah: Nostro
  • Dhiya: La direzione che va verso il bene
  • Prashodayat: Che ci porta verso

_________________________________

Cosa è lo Yog. Yog è l’unione di pran e apan (il prana è l'energia positiva che rappresenta la forza vitale di cui ogni atomo è imbevuto; e apana l'energia negativa che rappresenta le funzioni eliminatorie del corpo). Yog è l’unione di raj (l'energia maschile) e viriya (l'energia femminile). Senza lo yog non si può giungere alla sapienza e alla liberazione.

Quando la mente è in pace non insorge nessuna malattia, l’ignoranza della mente porta a due tipi di malattia: malattia del corpo (vyadhi) e malattia della mente (adhi).   La medicina allopatica curando i sintomi uccide i germi saprofiti e tutte le difese naturali, la malattia è lo sforzo del corpo di mantenersi sano e le malattie non sono ineluttabili. L’invecchiamento del corpo e la morte sono dovute alla rigidità del corpo sulla base della degenerazione delle cellule e la mancanza di energia il corpo. Da qui l’importanza delle asana e di un cibo satvico e energetico.

Patanjal Yog Darshan  (Yoga sutra ) dà una completa definizione di asan: l’asan è quella posizione che si può mantenere senza dolore (stabile e confortevole) e ti porta velocemente al successo delle tue pratiche. Le asan danno salute al corpo e aiutano nella meditazione. Praticare il pranayam è accumulare (ayam) energia (pran).  Il respiro è alla base della vita, l’inspirazione dell’ossigeno penetra negli alveoli dei polmoni, poi passa nel sangue, dove viene ceduta anidride carbonica che viene espulsa con l’espirazione; l’ossigenazione aiuta la digestione e i processi vitali. Con l’inspirazione si prende ossigeno e pran che va a mutare la parte energetica e viene immagazzinato nel corpo astrale, nad significa movimento del ciakar (vortice di energia).  Le pratiche fisiche sono preliminari a quelle meditative.

Perché in Occidente non si registrano grandi successi spirituali? Perché le conoscenze degli occidentali derivano dai libri. Ancora una volta si sottolinea l'importanza del maestro, il maestro è un buon Karam (energie pure ed equilibrate). Nelle Upanishad si racconta: sono arrivati Dio ed il maestro ed io mi sono inchinato a i piedi del maestro. Il Guru è colui che dissolve le tenebre. Sat guru è il maestro illuminato e senza diksha (iniziazione) non si può ottenere la liberazione. 

Per iniziare il percorso (Astang yog, lo yog delle otto membra) occorre:

  • trovare il posto adatto, 
  • seguire yam che sono le regole di condotta sociali e secondo il testo yog pradipika sono dieci, 
  • seguire niyam che sono le regole di condotta personali. Viene specificato che il termine brahmciaria non significa astinenza, ma percorso verso Dio. 
  • seguire la pratica del jap (rotazione) di un mala in tulsi (albero sacro) con ripetizione di un suono, la mala è un rosario di 108 grani. Il numero 108 ha un alto valore simbolico: 1 è la verità ultima, 0 è il samadhi, 8 la natura creativa. Ajapa jap è la ripetizione di un suono sincronizzandolo con il respiro. Ad esempio inspirare ripetendo So ed espirare ripetendo Ham. Oppure Om  inspirando e Ram espirando.
  • ripetere il mantar o mantra che significa suono rivelato (man significa riflessione, tar liberazione). Il mantar è un suono associato alla divinità che si ripercuote nel subconscio. Il mantra evita i pensieri, il 99% dei quali sono nocivi. La scienza del mantar (suono) viene chiamata wah secondo i Veda. Non c’è cosa più difficile al mondo che controllare la mente, senza il filo la mente perde stabilità, il mantra è il filo che controlla l’aquilone (la mente). Il massimo spreco energetico si ha quando la mente è impegnata in pensieri. Dopo l’iniziazione il maestro assegna un mantra al discepolo il quale potrà usare solo quello, accettare un mantra è quindi un importante atto di fede. Il mantra è lo strumento che spazza via i semi (sanskar) dal sub inconscio (chit), il sub inconscio è una zona oscura, rappresenta gli strati più profondi della coscienza, il cui accesso è quasi impossibile. Tu sei libero di compiere le tue azioni ma non di cambiarne il frutto.  Le nostre esperienze vengono immagazzinate in una zona profonda del nostro io sotto forma di un semplice ricordo (esperienza mnemonica), poi con una sottile metamorfosi si trasforma in un simbolo (archetipo, forme geometriche), il nostro destino è il risultato di azioni compiute che si ripropongono quando il seme (sansa) dà il suo frutto (legge di causalità).  Solo quando si riuscirà a rendere limpido il chit (zona oscura dell’inconscio) potremo riuscire a conoscere se stessi e condurci a Dio.
  • prima di gettare un seme bisogna preparare la terra, prima di recitare un mantra occorre fare asana e pranayama. Inoltre, senza shat karam (le tecniche di purificazione) e quindi senza kriya yoga non si può iniziare a fare yoga. 
Shat Karam. Queste pratiche portano buona salute, benefici sul corpo astrale e sulla mente aprendo la strada al samadhi. Shat Karam (pag. 60) sono le tecniche di purificazione,  prima di iniziare la pratica yoga occorre fare il Kriya yoga ( le tecniche di purificazione), senza queste purificazioni non si può iniziare a fare yoga. Queste pratiche portano buona salute, benefici sul corpo astrale e sulla mente aprendo la strada al samadhi. Occorre purificare i nove orifizi (bocca, naso, occhi, orecchie, retto, organi genitali). Quando la mente è in pace non insorge nessuna malattia, l’ignoranza della mente porta due tipi di malattia: malattia del corpo (Vyadhi) e malattia della mente (Adhi),  desideri, ecc.  Le tecniche di purificazione sono: Neti, Dhauti, Basti, Kunjal, Tratak, Laukinki, Kapalabhati, Dhocahi, Baghi, Jahnkhpakhal (pag. 84, riporta anche la frequenza delle pratiche). Bisogna anche espellere il cibo rapidamente per evitare la fermentazione che porta tossine nel sangue, sudore e alito cattivo.

Posture o asan.  Il testo Patanjal Yog Darshan (Gli yoga sutra) dà una completa definizione di asan, l’asan è quella posizione che si può mantenere senza dolore (stabile e confortevole) e ti porta velocemente al successo delle tue pratiche.   Colui che ha perfezionato le asan può attraversare i tre mondi (loka). Prima occorre fare le asana e alla fine il rilassamento altrimenti non ci sono benefici. Nel capitolo sono illustrate le più importanti asan.

L’invecchiamento è dovuto alla rigidità del corpo, sulla base della generazione delle cellule e con la mancanza di energia il corpo tende a piegarsi in avanti. Le asan danno salute al corpo e aiutano nella meditazione e sono completamente diverse dallo sport.  Tra gli 84 milioni di asan ne sono state scelte 84.  Durante la meditazione è consigliabile alternare  spesso la gamba che sta sopra con quella che sta sotto.

Praticare il pranayam è accumulare (ayam) energia (pran).  Molto importanti sono gli esercizi preparatori. Nelle Upanishad i sensi discutevano tra di loro quale era il più importante, Penso che non ci sia dubbio, su chi abbia vinto: vinse il respiro. Il respiro è alla base della vita, l’inspirazione dell’ossigeno penetra negli alveoli dei polmoni, poi passa nel sangue, viene ceduta anidride carbonica che viene espulsa con l’espirazione, l’ossigeno aiuta la digestione e i processi vitali.

Con l’inspirazione si prende ossigeno e pran che va a mutare la parte energetica e il pran viene immagazzinato nel corpo astrale, nad significa movimento del ciakar (vortice di energia).

Ogni volta che si vuole attivare una narice bisogna lavorare sulla parte opposta del corpo, dormire supino e girarsi sul fianco sinistro, ad esempio per curare il raffreddore basterebbe chiudere la narice sinistra per tre giorni.

Nello yoga occorre saper usare il giusto respiro ( sawar), ed è stata sviluppata una vera e propria Scienza del respiro (savrodya gyan).  Anche alla base della  parola Hath Yog c'è l'energia: Ha (hakar energia solare) e Thakar (energia lunare).

Le Nadi sono i canali nei quali circola l'energia, la radice delle 72864 nadi  è il kand che si trova quattro dita sotto l’ombelico. Le 10 più importanti nadi sono le seguenti: Sahnknani nadi si trova nell’ano, Kirkal nei genitali, Pusha  nell'orecchio destro, Giashi nell'orecchio sinistro, Gandhari nell'occhio destro, Hastini nell'occhio sinistro, Lambka nella lingua, Pingala la nadi a destra della colonna vertebrale che rappresenta il sole, Ida  la nadi a sinistra della colonna vertebrale e rappresenta la luna, Sushunna la nadi più importante che passa al centro della colonna vertebrale. 

Sushunna nasce in muladhar ciakar e arriva al sahastrar ciakar che è un complesso di tre nadi: vajra, citra, brahmnadi (la più interna). Le tre nadi si incontrano in più punti che sono dei centri di grande energia (ciakar), ogni ciakar è collegato ad una zona del cervello. I ciakar sono dormienti, quando sono attivati si attiva la relativa parte del cervello. I più importanti ciakar sono:

  • Muladhar, perineo collo dell’utero, funzioni del cervello più grossolane,
  • Swadhistan, coccige, coda,
  • Manipur, ombelico,
  • Anahat, cuore,
  • Vishuddhi,   gola,
  • Agya,  punto tra le sopracciglia (ancora lungo al spina dorsale),
  • Sahasrar, sulla testa, fontanella, è la porta di Brahma, dove risiedono le funzioni del cervello più elevate.

Con il respiro si può addirittura influire sul concepimento e sul sesso del nascituro: dal tipo di respirazione che hanno i genitori all’atto del concepimento dipende il sesso del figlio.

La stagione (kal) per iniziare a fare pranayam è primavera o fine autunno.  Per praticare occorre anche adottare una dieta appropriata (mityahar) ad esempio mangiare lenticchie verdi (mung). 

Nel pranayam ci sono tre fasi purak (inspirazione), kumbkak (trattenere il respiro), reciak (espirazione).  Occorre fare spesso nadi shodan (purificazione delle nadi). Esistono otto tipi di ritenzioni del respiro Con la ritenzione del pran si purificano le nadi (canali energetici) e i ciakar (centri energetici). Col risveglio dei ciakar lo yogi acquisisce dei poteri (siddhi).

Le differenze degli individui dipendono dal risveglio dei ciakar (centri energetici). Ogni ciakar è collegato ad un suono, lettere, colore. Il bija mantra di agya ciakar è OM. Il bindu è una piccola cavità nella bocca che viene usata per la pratica di kechari mudra.

Ci sono 84 tipi di soffio, i più importanti sono dieci tra cui pran e apan. L’unione di pran a apan è Yog (sikho upanishad), quando si uniscono la kundalini si sveglia. Il pranayam si pratica in questo modo: un tempo per inspirare (purak), quattro tempi per trattenere (kumbhak) e due tempi per espirare (reciak).

Ci sono tre tipi di banda (gruppo muscolari che servono a veicolare, trattenere il prana):  jalandharbandh,    uddyanbandh,  mulabandh.

Il primo esercizio di pranayam è nadhi sodhan (pulizia delle nadi). Si inizia ad inspirare dalla sinistra, trattenere e espirare dalla destra, contrarre il perineo, inspirare da destra , trattenere, espirare da sinistra, si termina sempre dalla destra. Durante il kumbak (trattenimento del respiro si cerca di tenere la lingua all’indietro in alto. Solo dopo un lungo periodo e dopo aver visto qualche beneficio si passa ad altri esercizi  di pranayam. 

Tipi di pranayam:  ujjayi (vittoria), sitkari (sibilo), shitali , kewali kunbhak che è una tecnica speciale.

Pratyahar.  I sensi sono ritirati dall’esperienza del mondo, sono ritirati all’interno, in questo modo lo yogi cercherà l’indipendenza e la liberazione dei legami terreni. Fermando i sensi, anche la mente si ferma.

Dharana (concentrazione). Fissare la mente su un oggetto, è il sesto scalino dell’ashtanga yog, osservare i pensieri, adottare la tecnica del testimone, soffermarsi su ogni figura lo stesso tempo, dall’elemento più grossolano al più sottile, rappresenta il percorso evolutivo verso l’assoluto. Si devono visualizzazione dei simboli durante Kumbak (la ritenzione del respiro).

Dhyan  (meditazione). Dhyan significa un solo pensiero, l’anima individuale si scioglie nel puro eterno spirito assoluto, la meditazione non è una fuga dalla vita e da se stessi, al contrario è la comunione con l’io profondo, con gli stati inconsci e profondi e risolvendo i nostri conflitti interiori ci permette di agire in modo più efficace e appagante del mondo,

Nel Gherand Samhita sono riportati tre tipi di meditazione: su una forma divina, sulla kundalini, su forme di luce.  Nella Bakti Sagar sono riportate 4 tipi di meditazione:

  • Una grossolana, sulle varie del corpo, dai piedi alla testa e viceversa,
  • Sui chakar, da muladhara a sahasrar,
  • Più sottile, sul punto tra le sovracciglie,
  • Abbandona il piano dell’esistenza materiale.

La mente divisa in 7 parti, e nell'individuo normale ne funziona una soltanto. Le malattie non vengono dall’esterno ma esistono nella mente, quando il seme viene a maturazione si manifesta nel corpo. Per la meditazione occorre: 

  • il tempo, è preferibile fare meditazione la sera
  • un posto adatto, un posto piccolo e bianco, con una piccola luce e bastoncini di incenso
  • una tecnica, ci sono due tipi di meditazione, dipende dalla personalità del praticante: con forma – Saguna; senza forma - Nirguna. 

Le pratiche fisiche sono preliminari a quelle meditative.  Durante la pratica nirguna, quando le nadi sono purificate si ode il suono nad, per udire i suoni nad nella meditazione occorre chiudere le orecchie con cera di api, tenere la lingua sul palato - nabho mudra, e fare mulabandh, mani in cin mudra, e si cerca di arrivare al decimo nad (suono).

Pratica nirguna (senza forma) sul respiro:

  • Ripetere il japa ham mentre espiro,   So mentre inspiro ( si può fare anche nella quotidianità);
  • Rimanere consapevoli delle fasi della respirazione, 5 minuti;
  • Ripetere il mantra ham so per almeno 5 minuti;
  • Visualizzare l’energia, una luce bianca che sale dalla colonna toccando i più importanti chakar;
  • Allungare il tempo dell’inspirazione e dell’espirazione;
  • Poi percorso inverso a ritroso ripercorrendo le tappe esposte però utilizzando minor tempo: 2 minuti.

Pratica Saguna (con forma )

  • Recitare Sita Ram -  non c’è differenza tra Ram e OM;
  • Mala nella mano destra, a livello del cuore o sulle ginocchia;
  • Ripetere il mantra;
  • Dopo qualche giro, socchiudere gli occhi, guardare in basso, sussurrare il mantra;
  • Dopo qualche giro, chiudere gli occhi, ripetere il mantra mentalmente;
  • Aggiungere mulabandh e nabho mudra;
  • Aggiungere consapevolezza sul respiro;
  • Visualizzare il respiro che sale dalla colonna che scende.

Facendo la meditazione possono affiorare numerosi pensieri sono i frutti del karma, È importante restare testimoni.

Kirtan e mantar sono pratiche di Nad Yog, ed aiutano a liberare il lato emozionale della persona: il kirtan è una pratica di meditazione, aiuta a lasciarsi andare alle emozioni, liberandosi da blocchi mentali ed inibizioni.

Samadhi (Sam equilibrio e Dhi intelletto) è lo stato in cui la mente perde la sua individualità, in samadhi la meditazione, il meditante e l’oggetto di meditazione si fondono l’uno nell’altro. Ci sono sei metodi per entrare in samadhi, ma senza maestro è impossibile:

  • Dhyan
  • Nad
  • Rasanad
  • Lay
  • Bhakti
  • Raj

Il samadhi porta alla beatitudine, questa è la perfezione nello yog. Una volta entrato in samadhi non rimane nessuna altra pratica da fare. Per entrare in samadhi è indispensabile fare padmasan per 3 ore e 48 minuti senza sforzo, conoscere le tecniche segrete di mulabanda, acquisire la capacità di fare kaciari mudra, kewali kumbak.  Quando si giunge in samadhi le azioni (karam) e gli archetipi del subconscio (sanskar) si estinguono e al loro posto resta solo purezza, si resterà in stato di Turiya, la persona in samadhi è sveglia per Dio e dorme per il mondo.

Tantar, kundalini, mudra; lo yoga tantrico.

Lo yoga è una disciplina scientifica che ha una stretta attinenza con la vita stessa. Il fine del tantar è portare l’uomo all’autorealizzazione, l'atto sessuale è un'opportunità di realizzazione spirituale per l’uomo.  In sanscrito tan significa espansione e tar liberazione, quindi espansione delle possibilità della mente, della consapevolezza e liberazione dell’energia (shakti e kundalini). Kundalini è una sostanza biologica esistente nell’organismo verificabile anche scientificamente. La forza kundalini risalendo la colonna agisce sui ciakar e risveglia il potenziale energetico, i ciakar si aprono ed aumenta la consapevolezza e l’autocoscienza. Una persona può trascendere dalla realtà oggettiva abbattendo il muro ingannevole (il velo di maya).

Nella via sinistra del tantar le pratiche da effettuare sono strettamente connesse con la sessualità. Non è possibile praticare il tantar senza essersi purificati per anni nel corpo e nella mente. Le dottrine yogiche asseriscono la presenza di due principi: shiv è l’uomo, shakti è la donna, il temp è shiv, lo spazio shakti. Shiv è la mente, la coscienza ed è associata alla nadi Pingala, Shakti è prana, forza vitale ed è associata alla nadi Ida.

Quando la shakti si manifesta esteriormente si crea la materia (concepimento). Quando si manifesta all'interno aumenta l’energia e l’autoconsapevolezza; con la ritenzione del bindu, l'energia viene controllata ed inizia l'ascesa verso i centri superiori.

Nel tantra c'è la  piena accettazione della vita in tutte le sue manifestazioni incluso il sesso, in questo caso il sesso viene nobilitato e reso pratica di meditazione. Tantra è la strada della conoscenza per superare il desiderio, per gli yogi la donna è importantissima. Le tecniche che comportano una interazione sessuale costituiscono il vam marg (la via della mano sinistra).

Più forte di tutto è il desiderio che devi distruggere con la spada della consapevolezza (Baghvad  Gita). 

L’espansione (tan) della mente può avvenire in molti modi, con la recitazione dei mantra, del pranayam, della meditazione, con il risveglio della kundalini senza interazione sessuale, queste tecniche sono comprese nella via detta dakshin marg (Tantra vedico o la via della mano destra).

Kundalini si trova quattro dita e mezzo sopra muladhar ciakar sotto forma di serpente femminile coricato in tre cerchi e mezzo dormendo con la coda in bocca. Lo yogi unisce pran (polarità positiva) con apan (polarità negativa) a due dita sotto l’ombelico (kand), questa scossa sveglia kundalini, di colore rosso mille volte più sottile di un capello, che comincia a salire fino allo sahasrar ciakar.

Nello yoga il rapporto di coppia può essere usato per raggiungere il samadhi, le energie di entrambi si uniscono, si crea un solo circuito, tempo e spazio scompaiono, l’intera vita non può essere sufficiente per arrivare a questo, occorre portare il rapporto di coppia sul piano della dimensione spirituale eliminando il desiderio carnale, legame fisico e mentale.

Khechari mudra  è un mudra che stimola la ghiandola pineale e ci permette di regolare il nostro ritmo sonno-veglia e mantenerci giovani. Si pratica portando la lingua all’indietro verso la parte superiore della cavità neo-faringea con gli occhi rivolti verso l’alto, nel punto di mezzo delle sopracciglia, e chi conosce questa tecnica non è soggetto alla malattia, la vecchiaia, acquisisce immortalità e gli otto siddhi (poteri).

Dove la religione finisce, lì inizia lo yoga. Esso non interferisce affatto con e religioni, ma viceversa, ne conferma i principi universali tramite l'esperienza. Come uno scienziato nel suo laboratorio sperimenta e scopre le leggi della natura, così lo yoghi compie i suoi esperimenti nel laboratorio del proprio corpo. L'arte di conoscere se stessi è chiamata yoga. Yog dunque è la scienza del sé.

Che cosa è lo yoga. Considerazioni tratte dall'insegnamento del Maestro Gyanander

Considerazioni tratte dall'insegnamento del Maestro Gyanander 

https://it-it.facebook.com/Casa-Yog-482211071985332/videos/yogi-gyanander/564576887082083/

https://www.youtube.com/watch?v=NJrG5uQaYb4

Un antico testo di yoga chiamato Hatha yoga pradipika al capitolo 4 verso 144 dice: "Se il prana non sale lungo la susumna nadi (in mezzo alla spina dorsale), se il prana e il bindu non sono fermi e se la mente trascesa non entra in meditazione, quella persona che parla di Yoga e di conoscenza spirituale dice bugie e falsità".

Tra mille uomini, forse soltanto uno aspira alla perfezione. E, tra quei mille che aspirano alla perfezione, soltanto uno mi conosce veramente”. Bhagavad Ghita capitolo 7:3.

Oggi in occidente ci sono molte persone che insegnano, parlano e giudicano lo yoga senza conoscere a fondo il suo vero significato e senza averlo mai veramente praticato. Non si può parlare della scienza dello yoga senza averla sperimentata su di sé.

In realtà la parola yoga è spesso usata spesso senza cognizione di causa. Lo yoga non è né una religione né una filosofia, non è né magia né misticismo. Il fatto che dalle pratiche yoga si possano ottenere risultati miracolosi come il mantenimento della giovinezza, la sconfitta delle malattie o dei poteri particolari, fa apparire questa disciplina come avvolta da un alone di mistero. Lo yoga è un antica scienza mentale, fisica e spirituale. E’ la scienza del sé pervenutaci dagli antichi rishi dell’India e tramandata da Maestro a discepolo.

Lo yoga non è fatto né per la mente né per il corpo, la mente ed il corpo sono solamente dei mezzi per arrivare alla scoperta del Sé o dello Spirito Universale.

Lo yoga ci dà gli strumenti per raggiungere questa realtà mediante un duro lavoro che può durare anni o addirittura una vita o varie vite. Le due energie con polarità diverse che sono in noi: shakti (energia) e shiv (consapevolezza) si uniscono e si manifesta una grande estasi. Il risultato è la perdita dell’individualità e ogni cosa diventa Sé. E’ probabile che nemmeno la dura e onesta fatica che si compie durante una o più vite sarà sufficiente per risvegliare la kundalini. Il nostro corpo possiede già le due polarità necessarie a questo risveglio. L’unione del prana e apana, Sole e Luna, ida e pingala, uomo e donna porteranno al risveglio dell’energia che si trova alla base della colonna vertebrale. Questa energia ha la forma di un serpente di sesso femminile coricato su tre cerchi e mezzo con la coda in bocca ed è meglio conosciuta come kundalini shakti.

La kundalini non è né un'illusione né una suggestione, è una sostanza biologica molto sottile che si trova nel corpo umano. Il suo risveglio crea degli impulsi elettrici attraverso il corpo e la colonna vertebrale che possono essere percepiti con degli strumenti scientifici moderni. La kundalini è il potere primordiale e lo scopo dello yoga consiste nella liberazione di questa energia.

Se la kundalini rimane dormiente l’uomo rimane allo stadio di un animale. Anche la pratica più intensa di yoga non aiuterà l’uomo ad acquistare la conoscenza del sé se la sua kundalini sta dormendoIl risveglio della kundalini dà la liberazione agli yogi.

Un argomento su cui in occidente si fa molta confusione e su cui si può addirittura ottenere un diploma è l’opera Yoga sutra di Patanjali. Nella sua opera si parla di otto scalini dello yoga detti astanga yoga. Questi otto scalini sono: yama, niyama, asana, pranayama, pratyhara, dharana (concentrazione), dhyana (meditazione) e samadhi (estasi).

Si crede che esistano molti tipi di yoga e che i vari gradini che lo compongono possano essere insegnati separatamente. Questi otto aspetti (astanga vuole dire anche membra dello yoga) devono essere portati avanti contemporaneamente. E’ come dire di fare meditazione senza lavorare prima sul corpo.

In questo suo libro egli scrive a proposito delle Asana (2:46) “Quella posizione che si può mantenere a lungo, immobile senza dolore, che ti porta velocemente al successo nelle tue pratiche è chiamata asana”.  

La controversia sta proprio su questo versetto poiché in occidente non vengono insegnate le posizioni di yoga ma dei semplici esercizi ginnici come ad esempio il noto esercizio chiamato suriya namaskar o saluto al sole. Gli esercizi ginnici non fanno parte dello yoga poiché producono una dispersione dell’energia e danneggiano il corpo. Ciò che si fa in occidente con il nome di Patanjali è proprio contro lo yoga perché sia nell’opera di Patanjali che in qualsiasi altro libro di Yoga non esiste un solo versetto che parla di posizioni di yoga fatte di movimento.

Tra le altre numerose mode occidentali bisogna annoverare anche la cosiddetta “cucina ayurvedica”. Essa in realtà è priva di fondamento perché non esiste una cucina ayurvedica ma soltanto una medicina ayurvedica.  Tra le fantasie occidentali possiamo parlare anche della meditazione che non significa né bloccare la mente né sfuggire da sé stessi e dal mondo.

Solo quando tutti i sanskar, che gli scienziati chiamano archetipi, trasformati da karam (le azioni belle e brutte di questa ed altre vite) saranno distrutti nel tuo cit (subconscio), solo allora si può parlare di meditazione. Un tipico blocco spirituale riguarda le persone fortemente religiose, che per paura sfuggono la loro vera natura umana, reprimendo desideri subconsci e la loro vera personalità.

il mantar e il pranayama sono gli strumenti più importanti dello Yoga. In occidente si pensa che il mantar o mantra abbia a che fare con le divinità religiose ma non è così. Il mantar non ha nulla a che vedere con le religioni, è soltanto una parola priva di significato. I mantar sono espressioni della consapevolezza trascendente sotto forma di suono. Questi suoni non sono stati prodotti da un essere vivente ma sono stati uditi in uno stato di samadhi meditativo molto profondo dagli antichi rishi. Secondo la tradizione l’iniziazione al mantar può essere data sia dal Maestro che dalla propria madre o tramite il ricordo della vita precedente, ma in passato veniva sempre data dal Maestro. Un mantar non può mai essere comprato o venduto, un mantar ottenuto in questo modo non avrà mai alcun effetto sulla consapevolezza.

Che cosa è l’esperienza nello yoga? E’ affrontare le situazioni della vita con pace, coraggio e comprensione. 

Da tempo immemorabile centinaia di migliaia di maestri sono nati sulla terra per guidare gli uomini sulla strada della spiritualità. Il ruolo del Maestro è molto importante nella vita degli uomini. Per Maestro non intendo quelli con diplomi e certificazioni che si trovano in occidente nelle associazioni o nei centri spirituali ma colui che ti permette di aprire un centro spirituale nel tuo cuore dove risiede il Signore supremo, il Sé.     Maestro non è colui che ha molti anni di esperienza nell’insegnamento dello yoga o colui che ha una folla di discepoli o che ha studiato la Ghita, le Upanishad, i Veda, il Vangelo, il Corano e il Sanscrito latino.

Il Maestro è colui che ha realizzato la totalità della sua personalità, che ha sperimentato la pace e il silenzio dentro di sé, colui che ha trasceso la mente e che può darti un’esperienza di pace, non importa se sia analfabeta o non abbia nemmeno un discepolo.  

lunedì 24 maggio 2021

Osho e i chakra

Chakra. La forza della vita. Tratto dai discorsi spontanei di Osho (1931- 1990) e dalle domande suscitate di volta in volta nei suoi ascoltatori, questo testo rivolge uno sguardo particolare al tema dei chakra, i sette centri di energia del corpo umano, e al loro risveglio per una vita orientata verso la pienezza e la realizzazione

"Ogni volta che c’è l’infelicità, tu ne sei la causa e ogni volta che c’è beatitudine non ne sei tu la causa. Quando sei triste a volte il divino arriva ma poi deve andarsene perché sei chiuso; non gli lasci alcuna apertura. Anche se bussa alla tua porta non lo puoi sentire. Spesso le persone si aggrappano alla loro infelicità".   Osho.

Già da queste parole si capisce che Osho aveva un modo un po' particolare di intendere la pratica, a volte era stravagante a volte manifestava una vera e propria tendenza dittatoriale. Provocava spesso le persone che avevano deciso di seguirlo.   Diceva spesso alle persone che si avvicinavano al suo ashram: "Non vedo la ragione per cui hai deciso di diventare un sannyasin (un rinunciante, colui che è sul cammino spirituale), il tuo atteggiamento di base non è quello di una persona che si è arresa…. E il sannyas è resa, abbandono. Se vuoi rimanere un sannyasin non ci sono possibilità di essere in disaccordo con me. Questa non è una democrazia,  è dittatura assoluta! E’ così che lavoro …. È il mio metodo".

La mente crea sempre dualità, hai bisogno del giorno per definire la notte, hai bisogno della notte per definire il giorno…… solo nel silenzio ogni dualità scompare.  Un evento è esoterico quando semplicemente  non puoi descriverlo in maniera oggettiva, scientifica; E’ qualcosa di soggettivo, qualcosa di così misterioso, così miracoloso che si può farne esperienza, ma non lo si può spiegare. Resta la di fuori di qualsiasi spiegazione.

Abbiamo già parlato dei chakra in qualche post precedente, che sono dei centri di energia, I più importanti sono sette e si trovano lungo la colonna vertebrale e dal basso verso l’alto i chakra sono:

  • Muladhara – Chakra della terra o della radice.
  • Svadhisthana – Chakra dell'acqua o sacrale.
  • Manipura – Chakra del fuoco o del plesso solare. 
  • Anahata – Chakra del cuore.
  • Visuddha – Chakra purificatore o della gola.
  • Ajna – Chakra della luce o del terzo occhio.
  • Sahasrara – Chakra della corona.

Osho ha raggruppato i tre chakra più bassi denominandoli “la giungla”, e i tre chakra più alti denominandoli “il giardino”; il chakra centrale all'altezza del cuore l’anatha ed è la porta che conduce dalla giungla al giardino.

I primi tre appartengono ad una personalità estroversa, senza di loro la vita diverrebbe impossibile, costituiscono delle misure di sopravvivenza e vengono attivati sin dalla nascita. Sesso, denaro, reputazione, prestigio, fama appartengono tutti a questi tre chakra. Il sesso è l’epicentro della mente estroversa. I tre chakra superiori vengono attivati dopo un lungo lavoro su se stessi e di introspezione, la preghiera e la meditazione sono l’epicentro della mente introversa. Nel quarto chakra all’altezza del cuore si manifesta l’amore.

L’introverso diventa sbilenco, chiude la porta del cuore perché ha paura che quella porta si apra sul mondo. E’ una negazione continua, diventa un monaco, è contro la vita, condanna, reprime, ha paura. E’ impaurito dalle relazioni, dallo stare con la gente, dall’instaurare qualsiasi tipo di amore, perché non si sa mai, l’amore potrebbe portarsi dietro anche il sesso. E’ meglio non aprire la porta dell’amore, perché una volta aperta, tutti i tre chakra inferiori diventano accessibili. Chiudendosi ai chakra inferiori resterà un eremita e la vita diventerà una cosa morbosa. L’introverso diventa un’isola e tagliato da tutto .. dove non circola più linfa vitale.

La vita esiste solo quando ami. L’amore diventa il fondamento stesso della vita, che consente alla vita di esistere, è il suo punto d’appoggio. Essere solo calmi e quieti può a volte voler dire morte, suicidio. Quando diventi calmo e quieto, la passione è andata, ma a volte sei andato anche tu. Sei solo una stanza vuota, e non puoi più danzare la danza della vita. Quando si estingue l’amore si estingue la vita. Non si può vivere con un introverso per lungo tempo ed anche i santi diventano spesso molto noiosi. Invece è una gioia ritrovarsi con un estroverso, con lui puoi relazionarti, è un entusiasta, gioca, scherza …….ma può avere un accesso di follia in qualsiasi momento, così come può collassare in qualsiasi momento.

Secondo me un vero uomo o una vera donna devono attivare tutti i sette chakra insieme. A quel punto hanno la tranquillità dell’introverso e l’eccitazione dell’estroverso. Così dovrebbe essere una vita ricca: il silenzio dell’introverso e la gioia dell’estroverso, il centro dell’introverso e la periferia dell’estroverso. Attivando tutti i chakra e spostandosi dal centro alla periferia, da un chakra  all’altro, senza contrapposizione, ma bilanciandoli come elementi complementari, la vita diventa incredibilmente ricca. Osho propone una “Meditazione dinamica” che sembrerebbe una contraddizione in termini. Ma la contraddizione è solo apparente perché cerca di conciliare l’introversione con l’estroversione.

Tutti i centri energetici devono essere aperti ed usati, nessuno deve essere sacrificato a favore di un altro: l’ajna - il terzo occhio dischiude il mondo alla chiarezza, visuddha - il centro della gola apre la porta della creatività e dell’espressione, l’anatha apre la porta sul mondo dell’amore e non penso che Osho intenda l’amore solo verso Dio o la sorgente.

domenica 23 maggio 2021

Le quattro nobili verità

 Le quattro nobili verità nel Buddhismo sono: l'esistenza della sofferenza, l'origine della sofferenza, la cessazione della sofferenza, la verità dell'ottuplice sentiero, il cammino che porta alla cessazione della sofferenza

L'ottuplice nobile sentiero è costituito da: retta parola, retta comprensione, retta pensiero o motivazione, retta azione, retti mezzi di sussistenza, retto sforzo, consapevolezza, calma concentrata. Il simbolo del buddhismo è il Dharmacakra, o Ruota del Dharma, una ruota con otto raggi che rappresenta l'Ottuplice Sentiero Buddhista, il più nobile dovere da mettere in atto per un praticante.

I tre gioielli del Buddhismo sono: 

  • il Buddha, 
  • il Dharma (l'insegnamento del Buddha) ,
  •  il Sangha (la comunità).

Possiamo trovare un rifugio nella pratica, e poi, dopo la pratica dobbiamo rapportarci  con la quotidianità con altruismo e benevolenza.

Sua Santità il Dalai Lama tiene un insegnamento su Le Quattro Nobili Verità e Le Due Verità seguito da una sessione di domande e risposte su richiesta dell'Unione Buddhista Italiana, online, dalla sua residenza di Dharamsala, HP, India. Aprile 2021. Sintesi dell'incontro:   http://it.dalailama.com/news/2021/le-quattro-nobili-verit%C3%A0-e-le-due-verit%C3%A0

Vedi link: https://www.youtube.com/watch?v=mcq0KFrO-Ks

sabato 22 maggio 2021

Lo yogi dell'Himalaya

 Khenpo Tashi Rinpoche, uno degli ultimi yogi dell'Himalaya.   Khenpo Tashi Rinpoche (1963 - ) vive in una grotta nel cuore dell'Himalaya a 3800 metri di fronte al Dhaulagiri. Gli abitanti del villaggio vicino vengono a chiedere un consiglio o una  preghiera.  Si alza alle 4 di mattina, beve il suo primo tè con latte, prima di iniziare a meditare. Poi mentre fa girare la ruota della preghiera, recita dei mantra che si disperdono nell'immensità dell'Himalaya. Un abitante del villaggio gli prepara la "seconda colazione" composta di tsampa, farina d'orzo, con burro e tè al latte dolce. 

Khenpo Tashi appartiene al Buddhismo Vajrayana, conosciuto come il "veicolo di diamante" in Tibet,; fa da guida a dei discepoli a cui darà delle istruzioni segrete. La loro ricerca, attraverso il sentiero buddhista, è la completa liberazione da tutte le forme di sofferenza e la realizzazione del risveglio spirituale.

Dopo aver conseguito il titolo di dottore in filosofia buddista e aver diretto per dieci anni il Drikung Kagyu Institute di Dehradun, dove officiano 500 monaci, ha deciso di andare in ritiro per perfezionare la sua pratica del dharma, l'insegnamento del Buddha. Dopo dodici anni di solitudine nelle grotte dell'Himalaya, il maestro viaggia ora in tutta l'Asia e l'Europa per gli insegnamenti del buddhismo tibetano che riguardano la natura della mente. Avendo meditato, accumulato esperienza e realizzato il modo di essere della propria mente, è riconosciuto come uno yogi realizzato, capace di beneficiare gli altri. Quando Khenpo Tashi Rinpoche torna al suo monastero in Nepal,  le porte dell'eremo vengono aperte e gli abitanti dei villaggi accorrono per incontrare il lama. Ispirando rispetto e devozione, è considerato l'essenza dell'illuminazione. Con infinita compassione, lo yogi riceve uomini, donne, bambini o anziani che hanno camminato per ore nella speranza di ricevere una benedizione.

Khenpo Tashi Rinpoche è rinomato per la chiarezza e la semplicità dei suoi insegnamenti, così come per la sua profonda saggezza. Maestro realizzato, risponde a tutte le richieste dei suoi studenti, insegnando le basi del buddismo tibetano fino alle dottrine ultime. La sua grande conoscenza della divinazione tibetana, la sua infinita benevolenza e il suo leggendario buon umore portano gioia, aiuto e conforto a tutti coloro che lo incontrano. Rinpoche ha creato un'associazione in Francia. L'associazione Mila Center a Parigi in Francia nel 2017.  Vedi link: https://www.milacenter.paris/

venerdì 21 maggio 2021

Ashram e Maestri yoga indiani vicino Roma

Se vuoi trovare un vero Maestro Yoga senza andare in India puoi andare in questi due ashram:

Casa Yog che si trova alle porte di Perugia, https://www.casayog.com/    https://www.youtube.com/watch?v=NJrG5uQaYb4

Guidato dal Maestro Gyanander, che era venuto in Italia nell'86 per il grande meeting organizzato dalla rivista "Astra" sulle rive del Garda e che poi è rimasto a Perugia. Ha anche insegnato Yoga nel "Vivekananda Mahila College", alla Delhi University.

Joytinat  che si trova a Corinaldo vicino ad Ancona.  https://www.joytinat.it/

Guidato dal Maestro Joythimayananda, è un luogo concepito appositamente  per la cura di corpo, mente e anima.  Swami Joythimayananda, Acharya (maestro spirituale) e Vaidya (sapiente Ayurvedico) è il fondatore del "Joytinat-International College of Yoga Ayurveda" di Corinaldo e della Joytinat Foundation di Kalkudah in Srilanka.

mercoledì 19 maggio 2021

La mutua interrelazione di tutte le cose. I fisici e i mistici

L'illuminazione è il diventare consapevole della mutua interrelazione di tutte le cose. Entrare in samadhi permette di prendere coscienza dell'assoluta unicità dell'universo.

I fisici esplorano il livello della materia, i mistici il livello della mente. 

Gli opposti possono esistere solo in relazione l'uno all'altro, ed è per questo che i buddhisti chiamano questo tipo di conoscenza relativa. La conoscenza assoluta è invece un'esperienza interamente non intellettuale della realtà, un'esperienza che sorge in uno stato non ordinario di coscienza che può essere chiamato stato meditativo o mistico. Le Upanishad dicono a questo proposito: Lì dove non va l'occhio, non va la parola, né la mente. Mentre gli dei sono solo una creazione della mente. 

Noi non sappiamo, non comprendiamo e non siamo in grado di spiegare con le parole questa  conoscenza assoluta. Infatti le parole sono sempre una mappa astratta e approssimativa della realtà. Abbiamo a disposizione un sacco di tecniche per far tacere la mente pensante e di spostare la consapevolezza dal modo razionale a quello intuitivo della coscienza. I taoisti fanno un uso frequente di paradossi, lo Zen usa il cosiddetto koan per far arrivare il discepolo alla verità attraverso l'intuizione.

Il mondo atomico e subatomico stesso si trova al di là della nostra percezione sensoriale, man mano che penetriamo sempre più in profondità nella natura, dobbiamo abbandonare sempre più le immagini e i concetti del linguaggio ordinario. Come i mistici, i fisici hanno a che fare con un'esperienza non sensoriale della realtà e, come i mistici, devono affrontare gli aspetti paradossali di questa esperienza. Nella scienza si afferma un nuovo paradigma e la nuova metafora della conoscenza è una rete senza basi solide (vedi Geoffrey Chew la teoria bootstrap delle particelle). I fisici si rendono conto che la realtà a livello atomico non appare come un universo meccanico composto da blocchi fondamentali, ma una rete di relazioni e che non ci sono parti ben definite in questa rete interconnessa. Le parti, se fossero esaminate, mostrerebbero proprietà diverse, a seconda del contesto sperimentale. Bisogna passare dal pensare in termini di struttura al pensare in termini di processo.  Le unità subatomiche della materia sono entità astratte che hanno un doppio aspetto, a seconda di come le guardiamo, appaiono a volte come particelle, a volte come onde. A livello subatomico, la materia non esiste con certezza in luoghi definiti, ma mostra piuttosto delle tendenze ad esistere. Oggi conosciamo più di duecento particelle elementari ed abbiamo bisogno di enormi acceleratori di particelle per studiare il mondo dell'infinitamente piccolo. La maggior parte delle particelle create in una collisione vivono solo per un tempo estremamente breve. Tutte le particelle possono essere trasmutate in altre particelle, possono essere create dall'energia e possono svanire nell'energia. L'universo appare come una rete dinamica di modelli energetici inseparabili.

L'impermanenza di tutte le forme è il punto di partenza del buddismo. Buddha formulò una filosofia del cambiamento; ridusse le sostanze e le anime a forze, movimenti, sequenze e processi, e adottò una concezione dinamica della realtà.  Alla base della condizione umana c'è duhkha, che è sofferenza o frustrazione, che viene dalla nostra difficoltà ad accettare il fatto fondamentale della vita, che tutto è impermanente e transitorio. Ci sono due pilastri che sostengono il buddhismo: prajna che è la saggezza trascendentale, o intelligenza intuitiva, e karuna, che è amore o compassione.  Il buddhismo è diviso in tre correnti: - il buddhismo delle origini o Hinayana che si basa sul canone Pali; - il buddhismo Mahayana che si basa sulla lingua sanscrita e sui sutra; - Il buddismo tantrico o Vajrayana, un ramo del Mahayana, ha avuto origine in India nel terzo secolo d.C. e costituisce oggi la scuola principale del buddhismo tibetano. Le scritture di questa scuola sono chiamate i Tantra.  Ashvaghosa fu uno dei patriarchi buddisti, vissuto nel primo secolo d.C., scrisse un libro L'apocalisse della fede, testo lucido ed estremamente bello, che ricorda per molti aspetti la Bhagvad Gita, costituisce il primo trattato sulla dottrina Mahayana. Ashvaghosha ebbe una forte influenza su Nagarjuna un altro grande esponente del buddhismo Mahayana. L'elemento di fede nel Mahayana è la natura originale di tutti gli esseri umani, che è quella di Buddha.

L'Avatamsaka Sutra è la descrizione del mondo come una perfetta rete di relazioni reciproche dove tutte le cose e gli eventi interagiscono tra loro in modo infinitamente complicato. Per un buddhista il mondo esterno e il suo mondo interiore sono per lui solo due facce dello stesso tessuto.

Durante il sesto secolo a.C. la filosofia cinese si sviluppò in due scuole filosofiche distinte, il confucianesimo e il taoismo. Il confucianesimo era la filosofia dell'organizzazione sociale, base etica del sistema familiare tradizionale. Il taoismo invece si occupava dell'osservazione della natura e seguiva l'ordine naturale. Nei secoli XI il neo-confucianesimo tentò una sintesi di confucianesimo, buddismo e taoismo, che culminò nella filosofia di Chu Hsi.

L'ideatore del taoismo fu Lao Tsu, breve libro di aforismi "Tao Te Ching", il secondo libro importante fu Chang-tzu. Il Tao è la realtà ultima e indefinibile, è equivalente al Brahman induista e al Dharmakaya buddhista.  L'antico simbolo cinese del Tao è il T'ai-chi T'u o Diagramma del Supremo Ultimo, i due punti nel diagramma simboleggiano l'idea che ogni volta che una delle due forze raggiunge il suo estremo, contiene in sé il seme del suo opposto. Yin, Yang i due poli archetipici della natura, Yang forte, maschio, cielo Yin scuro, ricettivo, elemento femminile e materno, la Terra.

Il Ching o libro dei Mutamenti.  Il taoismo è interessato alla saggezza intuitiva. Si basa sulla ferma convinzione che l'intelletto umano non potrà mai comprendere il Tao. L'essere umano deve seguire l'ordine naturale delle cose, il fluire nella corrente del Tao. Un tale modo di agire è chiamato Wu-wei, un termine che significa non-azione, astenersi da attività contrarie alla natura.  Il buddhismo entrò in contatto con la filosofia cinese intorno al primo secolo dopo Cristo. I sutra buddhisti stimolarono la filosofia e fu creata la scuola Hua-yen del buddhismo in Cina e la scuola Kegon in Giappone. D'altra parte, il lato pragmatico fu sviluppato in un tipo speciale di disciplina spirituale, il Ch'an, una parola solitamente tradotta come meditazione.

La filosofia Ch'an fu adottata dal Giappone intorno al 1200 sotto il nome di Zen. Lo Zen è una miscela di tre filosofie. L'illuminazione conosciuta come Satori consiste semplicemente nel diventare ciò che siamo già dall'inizio. La perfezione dello Zen consiste quindi nel vivere la propria vita quotidiana in modo naturale e spontaneo. Ci sono due scuole di Zen in Giappone oggi che differiscono nel loro metodo di insegnamento.

La Rinzai la scuola che utilizza il metodo dei koan, il colloquio con il maestro chiamato sanzen. La scuola Soto o scuola graduale mira alla maturazione graduale degli studenti zen. Entrambe le scuole danno la massima importanza allo zazen o meditazione seduta. La postura corretta e la respirazione implicata in questa forma di meditazione è la prima cosa che ogni studente di zen deve imparare.

I fenomeni sono tutti interconnessi, interrelati e interdipendenti, non possono essere compresi come entità isolate ma solo come parti integrate del tutto. Gli opposti sono concetti astratti che appartengono al regno del pensiero, e come tali sono relativi. Il bene e il male, il piacere e il dolore, la vita e la morte, non sono esperienze assolute che appartengono a categorie diverse, ma sono semplicemente lati della stessa realtà, parti estreme di un unico insieme.

Essendo in grado di andare oltre lo stato ordinario attraverso la meditazione, i praticanti zen hanno capito che le nozioni convenzionali di spazio e tempo non sono la verità ultima. Concetti come sinistra, destra, su, giù, obliquo dipendono dalla posizione dell'osservatore e sono quindi relativi.

Per parafrasare un vecchio detto cinese i mistici comprendono le radici del Tao ma non i suoi rami, gli scienziati comprendono i suoi rami ma non le sue radici. La scienza non ha bisogno del misticismo, il misticismo non ha bisogno della scienza, ma gli uomini e le donne hanno bisogno di entrambi. L'esperienza mistica è necessaria per comprendere la natura più profonda delle cose, e la scienza è essenziale per la vita moderna. Ciò di cui abbiamo bisogno, quindi, non è una sintesi ma un'interazione dinamica tra l'intuizione mistica e l'analisi scientifica.

Capra non crede che possiamo adottare le tradizioni spirituali orientali in Occidente senza cambiarle in molti modi importanti per adattarle alla nostra cultura. Lo stesso Jung elogia lo yoga ma diffida gli occidentali dal praticarlo.

La fonte spirituale dell'Induismo si trova nei Veda (2000 -500 a.C.) e le Upanishad, la parte finale dei Veda contengono l'essenza del messaggio spirituale e filosofico dell'Induismo. Le masse del popolo indiano hanno ricevuto l'insegnamento dell'Induismo attraverso un gran numero di racconti epici. La realtà ultima è chiamata Bhahman che dà all'Induismo il suo carattere monista. Brahman è l'anima o l'essenza di tutte le cose. Ai vari aspetti del Divino sono stati dati i nomi dei vari dei adorati dagli indù, questi dei non sono che i riflessi dell'unica realtà ultima. Ci sono innumerevoli vie di liberazione per i diversi modi di consapevolezza. Il piacere sensuale non è mai stato soppresso nell'Induismo, l'Induismo ha sviluppato un ramo, il Tantrismo medievale dove l'illuminazione è ricercata attraverso un'esperienza profonda dell'amore sensuale.  Le divinità indù si mostrano in abbracci sensuali di stupefacente bellezza.

L'ineluttabilità della morte

Ho letto diverse volte questa bellissima storia medio - orientale, in formati leggermente diversi. Mi ha colpito molto, perché spesso facciamo del tutto per evitare di andare incontro al nostro destino, che purtroppo è già scritto.

Il testo ci racconta che un Califfo manda il suo Visir al mercato per controllare cosa sta succedendo, in quanto il Califfo teme delle sommosse. Il Visir, mentre si trova la mercato, si accorge di una  "signora avvolta in una cappa nera che lo guardava stupita". Intuito che si tratta della Morte, il Visir ritorna rapidamente alla reggia e chiede al Califfo di permettergli di fuggire il più lontano possibile, e questi gli concede un cavallo velocissimo che lo porterà in poco tempo a Samarcanda e potrà così sfuggire alla morte. Il Califfo ritorna al mercato e incontra anche lui la nera signora e gli domanda: "Perché hai spaventato il mio Visir?" E la morte gli risponde "Non l'ho spaventato, volevo solo parlargli e confermargli che avevo appuntamento con lui questa sera a Samarcanda. Ho temuto che non facesse in tempo ad arrivare al nostro appuntamento." Il Visir, cercando di sfuggire alla Morte, in realtà gli andò incontro.

Il racconto della Morte inevitabile fu ripreso anche da Roberto Vecchioni  negli anni settanta, e lo trasformò in una canzone che ottenne un grande successo di pubblico e divenne un caposaldo della musica italiana. 

Spesso la paura della morte ci impedisce di vivere.  Ammetto che non è facile vivere ogni istante completamente consapevoli di dover morire. È come cercare di fissare direttamente il sole: si riesce a sopportarlo per poco.  Comunque uno degli obiettivi dello yoga è proprio questo: prepararci ad accettare la morte.           

martedì 18 maggio 2021

Documentario sul grande saggio indiano Sri Ramana Maharshi

 Documentario sul grande saggio indiano Sri Ramana Maharshi pubblicato nel maggio 2018 e prodotto da prodotto da Jean Raphael Dedieu.     link:  https://www.youtube.com/watch?v=hVYv9ktilQw

Sito: http://www.ramana-maharshi.it/

Ramana Maharshi (1879 - 1950) è stato un mistico indiano, ed un maestro dell'Advaita Vedānta del XX secolo.  È uno dei saggi più celebrati in India. Dall'età di 17 anni visse ai piedi del monte Arunachala, una delle montagne sacre dell'India, dove restò fino alla morte. 

Una frase tratta da uno dei suo libri. "La mente proietta il mondo fuori di sé e lo risolve di nuovo nel Sé. Quando la mente esce dal Sé, appare il mondo. Pertanto, quando il mondo appare, il Sé non appare; e quando il Sé appare, il mondo non appare".

La tigre bianca - Film

 La tigre bianca (The White Tiger) è un film del 2021 scritto e diretto da Ramin Bahrani.   Si tratta dell'adattamento cinematografico dell'omonimo romanzo di Aravind Adiga del 2008. 

Il film presenta l'India moderna, e ne fa un ritratto abbastanza crudele. La trama è la seguente: Ashok, ricco fondatore di una startup di Bangalore, racconta in una lettera indirizzata al primo ministro cinese la sua storia. Nato in un povero villaggio del nord dell'India con il nome di Balram, inizia a lavorare come autista per una ricca famiglia indiana corrotta. 

Spinto dalla voglia di riscattarsi socialmente e di vendicarsi dei soprusi ricevuti in qualità di servo appartenente ad una casta bassa, l'astuto Balram riesce ad ingraziarsi il suo padrone Ashok, arrivando  a prendere il suo nome e il denaro usato per corrompere la classe politica indiana, per poi recarsi a Bangalore e diventare un imprenditore di successo.

Le Upanishad dello yoga

Recentemente ho riletto con piacere le Upanishad che sono la parte finale dei Veda e ho contato almeno 17 Upanishad che parlavano di yoga ed illustravano le varie tecniche di pranayama (respirazione), le tecniche di purificazione o menzionavano asana (posizione), gli elementi che poi saranno ripresi ed approfonditi nei testi tantrici. 

Il termine "Veda" significa letteralmente "conoscenza" e si applica a un certo numero di scritture sacre compilate in lingua sanscrita circa 4500-5000 anni fa. Il Veda è la Conoscenza sacra, la Verità divina e delinea i confini dell'ortodossia indù.  In esso si ritrovano i fondamenti della cultura, della spiritualità, delle arti e delle scienze induiste.  Altri testi di riferimento della spiritualità induista sono: la Bhagavad gita (che fa parte del poema Mahabharata) e il Vedanta sutra (testo religioso a fondamento della filosofia Vedānta ("Parte finale dei Veda"). Esistono nella letteratura indiana  anche dei testi epici e storici conosciuti come Itihasa (tra cui Mahabharata e Ramayana) e Purana che illustrano la vita e le esperienze di grandi personaggi della storia. 

La compilazione dei Veda è attribuita al saggio Vyasa, una figura quasi mitologica. Questa conoscenza sacra è divisa in quattro grandi raccolte (samhita)

  • il Rig veda (il veda degli inni), 
  • il Sama veda (la pratica del sacrificio), 
  • l'Atharva veda (le formule magiche), 
  • lo Yajur veda ( i rituali). Alcuni studiosi dividono quest'ultimo veda in Slukla veda e Krishna veda.  Da queste scritture nacquero le diverse tradizioni spirituali (sampradaya). 

Ognuna di queste raccolte è divisa al suo interno in quattro parti: 

  • Samhita ( i mantra in lode a Dio);  
  • Brahmana (le istruzioni dettagliate sui riti e sul cerimoniale);  
  • Aranyaka (le indagini sulla Verità Suprema);
  • Upanishad (gli spunti filosofici). 

Esistono anche dei "Veda secondari" chiamati Upanga (o Upaveda) e Vedanga che contengono invece informazioni puramente tecniche sotto forma di manuali di consultazione pratica,

Per ritornare alle Upanishad ne esistono 108, Sono dei veri trattati filosofici che formano la base dei grandi sistemi della filosofia indiana e sono distribuite nella parte finale delle quattro raccolte dei Veda. Alla base di questo sistema filosofico c'è il Brahman: lo spirito cosmico o coscienza universale, l'essenza eterna che pervade tutto, ogni singola cosa o essere umano. E' la realtà ultima e divina, la fonte di vita e di tutto ciò che è stato creato. Anche noi siamo il Brahman. L'Atman invece è lo spirito o coscienza individuale ed è l'essenza di ogni essere vivente, la sua consapevolezza, l’energia vitale  o il soffio individuale che c'è in ognuno di noi. Il concetto di Unione insito nella parola Yoga significa l’unione della coscienza individuale con la coscienza universale. 

Possiamo riassumere il pensiero filosofico delle Upanishad in quattro Grandi Aforismi (I maha vakya)  che si trovano nelle Upanishad principali:

  • Prajnanam brahma "il Brahman è la perfetta conoscenza",                                                             considerato l'essenza del Rig Veda e riportato nell'Aitareya Upanishad.
  • Tat tvam asi, "Tu sei quello (il Brahman)",                                                                        considerato l'essenza del Sama Veda e riportato nella Chandogya Upanishad.
  • Aham brahmasmi, "Io sono Brahman",                                                                                             considerato l'essenza dello Yajur Veda e riportato nella Brihad aranyaka Upanishad.
  • Ayam atma brahma, "Atman e Brahman sono lo stesso",                                                                considerato l'essenza dell'Atharva Veda e riportato nella Mandukya Upanishad.

Inoltre, le Upanishad sono composte da un numero variegato di versi, si va dai 621 della Chandogya Upanishad (quasi estesa come la Bhagavad gita, che è di 700 versi) ai 12 versi della Mandukya Upanishad fino ad arrivare ai soli 3 versi della Maha vakya Upanishad. Anche la Bhagavad Gita è talvolta elencata come una delle Upanishad, sotto il nome Gitopanishad. Ci sono così le "più importanti" (mukhya), quelle "sullo yoga" (yoga), "sulla rinuncia" (sannyasa), e quelle "di valore universale" (samanya).

Esistono anche tre gruppi specifici di Upanishad che descrivono l'essenza della Realtà secondo i particolare orientamenti di percezione descritti come vaishnava ("di Vishnu"), shaiva ("di Shiva"), shakta ("di Shakti", la Dea Madre).

Di seguito ho creato una specie di bignami, e per ogni Upanishad ho riportato alcune frasi significative. Spesso in queste Upanishad sono riportati i dialoghi tra vari personaggi che attraverso domande e risposte illustrano i concetti base del Vedanta.

Le 10 Upanishad più importanti sono: 

  1. Aitareya Upanishad.  In principio non c'era che il Brahman. Il Brahman è la perfetta conoscenza. La consapevolezza è l'occhio e il fine dell'universo, la consapevolezza è il Brahman. Attraverso questo Atman che è consapevolezza, il Purusha si è elevato da questo mondo e trovando soddisfazione a tutti i desideri nel mondo celeste, è diventato immortale.
  2. Brihad aranyaka Upanishad. Il Brahman è infinito, ed è infinita anche la manifestazione universale: ciò che è infinito ha origine dall'infinito. Anche traendo l'infinito dall'infinito, l'infinito resta infinito. L'Atman è più caro di un figlio, più prezioso di qualsiasi ricchezza, perché è interiore e imperituro. L'Atman non era altro che il Brahman e percepiva sé stesso come Brahman. Prajapati ebbe due gruppi di figli i Deva (le divinità benevoli) e gli Asura (le divinità maligne, demoni) che sono i protagonisti dell'eterno conflitto tra il bene ed il male.  La società degli uomini è creata a partire da quella dei Deva. Ma per tutti, la realizzazione del Brahman rimane lo scopo principale. In questa Upanishad viene spiegato che cosa è il Brahman: è immediato e diretto, il Sé che si trova in ogni essere." "Ciò che respira attraverso il prana è l'Atman che vive in ogni essere. E' l'Atman, l'imperituro, il Sé di ogni cosa: tutto il resto è temporaneo. Janaka domandò, "Qual è la luce per l'essere umano?" "La luce del sole: è grazie al sole che si può sedere, uscire, lavorare e tornare a casa." (4.3.2.) "Ma quando il sole è tramontato, come può servire a illuminare l'essere umano?" "Dopo il tramonto del sole, appare la luna, che gli permette di svolgere tutte le sue attività." La conversazione proseguì nello stesso modo, e Yajnavalkya spiegò che l'essere umano viene illuminato non solo dal sole e dalla luna, ma anche dal fuoco e dalla parola, e soprattutto dalla luce del Sé, del Purusha, che si identifica con l'intelletto e che siede in mezzo ai sensi. Chi non ha desideri, chi è libero dai desideri, chi ha soddisfatto i desideri, chi desidera soltanto l'Atman, non è più separato, ma si unisce al Brahman. L'Atman è anche ciò che è stato descritto come "non è questo, non è quello". Non può essere percepito, non si degrada e non si deteriora mai, non è mai attaccato o legato, non soffre e non subisce danno.
  3. Chandogya Upanishad. Tutto ciò che esiste è il Brahman, La sillaba Om è chiamata anche Udgita, Il prana è l'aria espirata e l'apana è l'aria inspirata: la loro unione si chiama vyana ed è la parola. Per questo motivo, quando si parla non c'è espirazione o inspirazione. La parola pronunciata è Rig. La sillaba Om rappresenta il Brahman e dal Brahman hanno origine tutte le cose. Similmente, quando il Sé vivente lascia il corpo, il corpo muore, mentre il Sé vivente non muore mai. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.11.1-3) "Portami un frutto di questo albero baniano," disse il padre. Ricevutolo, aggiunse, "Cosa vedi dentro questo frutto?" "Dei semi molto piccoli." "Rompi uno di questi semi. Cosa ci vedi dentro?" "Niente." Il padre spiegò, "L'essenza sottile che tu non percepisci è ciò da cui è cresciuto questo grande albero baniano.                    Abbi fede in questo. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.12.1-3) "Metti questo sale nell'acqua e poi torna da me domani mattina." Il ragazzo obbedì e la mattina seguente non riuscì a vedere il sale, perché si era sciolto nell'acqua. Su richiesta del padre assaggiò l'acqua e la trovò salata, sia in cima al contenitore, sia nel mezzo, sia sul fondo. "Così come non eri in grado di vedere il sale nell'acqua nonostante vi fosse presente, similmente non vedi l'Essere che si trova nel corpo. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.13.1-3) "Un malvivente potrebbe sequestrare un uomo nel paese di Gandhara, bendarlo e portarlo nel deserto. Il poveretto griderebbe in tutte le direzioni per cercare aiuto. Se qualcuno venisse a togliere la benda dai suoi occhi e gli indicasse la direzione per il paese di Gandhara, potrebbe chiedere indicazioni nei villaggi lungo la strada e riuscirebbe a tornare a casa. Similmente, in questo mondo una persona acquisisce la conoscenza se trova un Guru, e dopo essersi liberato dall'identificazione con il corpo torna a fondersi nell'Esistenza suprema. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu."
  4. Isa Upanishad. Per chi possiede la conoscenza, tutti gli esseri diventano una sola cosa con l'Atman; come potrebbe dunque esserci sofferenza e illusione per una persona che ha realizzato l'unione suprema?
  5. Katha Upanishad. Naciketa si rivolse dunque al padre e gli chiese, "a chi mi darai?". (1.1.1-3) Quando ebbe ripetuto la domanda tre volte, il padre gli rispose, "Ti darò a Yamaraja, il Signore della morte." Naciketa pose al signore della morte la seguente domanda: "Vorrei sapere da te qual è la verità su cosa accade a un essere umano dopo la morte." Dopo una serie di domande e risposte  Yamaraja disse "Ora so che tu desideri davvero la conoscenza". e spiegò: Chi è intelligente comprende che l'Atman rimane distaccato e non identificato con il corpo nonostante viva in tutti i corpi, immutabile in mezzo a tutto ciò che è effimero e mutevole, e così grande da essere onnipresente. l'Atman è uno, controlla ogni cosa ed è il Sé interiore di tutti gli esseri viventi, e rende l'Uno molteplice. L'Atman è la consapevolezza che non nasce e non muore, non ha origine e non dà origine, è primordiale, non-nato, eterno, libero dal decadimento, e non muore quando il corpo muore. L'Atman che dimora all'interno di ogni essere è sempre uno in sostanza ma prende forme particolari a seconda dei corpi.  Questo Purusha, il sè interiore,  è sempre sveglio anche quando tutti dormono, crea tutto ciò che è desiderabile ed è certamente puro: è il Brahman, l'immortale. Su di lui riposano tutti i mondi, come perle su un filo, nessuno può superarlo. Questo è l'Atman!  Poi il testo comincia a descrivere lo yoga. Il dominio stabile sui sensi è chiamato yoga. Nel corpo ci sono 101 canali di energia. Naciketa ottenne questa conoscenza da Yama, la personificazione della Morte. Dopo aver appreso la scienza dello Yoga, poiché era libero dalle passioni e dalla morte, raggiunse il Brahman.
  6. Kena Upanishad. Si può contemplare il Brahman quando si supera il livello mentale, ma chi cerca di comprenderlo attraverso la mente non riuscirà veramente a conoscerlo. L'erudizione non è sufficiente: ci vogliono umiltà e introspezione. I Deva (le divinità induiste) pensarono, "Siamo noi che abbiamo vinto, e nostra è la gloria." Il Brahman vide la loro arroganza e apparve in mezzo a loro, ma i Deva non lo riconobbero.
  7. Mandukya Upanishad. Tutto ciò che esiste è la sillaba Om. Il Brahman è tutto ciò che esiste, è l'Atman, che è composto dai quattro quadranti: veglia, sonno, sonno profondo, Turiya. Quando durante il sonno non si desiderano oggetti di piacere e non si hanno sogni, il Sé si trova nello stato di sonno profondo chiamato Prajna, che corrisponde al terzo quadrante. Il quarto quadrante è Turiya e la sua consapevolezza trascende il mondo interno e quello esterno. Nello stato di veglia è la lettera A che emerge, nello stato di sogno è la lettera U, nello stato di sonno profondo è la lettera M nasale che emerge. Il quarto quadrante è senza parti o lettere, perché si trova al di là della comprensione ordinaria, oltre la cessazione del mondo fenomenico, oltre la dualità e le sofferenze. Questo Om è certamente l'Atman. Chi lo sa entra nel Sé attraverso il Sé.
  8. Mundaka Upanishad. Angira disse, "Esistono due tipi di conoscenza - quella inferiore e quella superiore. Questo è risaputo da coloro che hanno studiato i Veda. La conoscenza inferiore è caratterizzata dai rituali, la pronuncia dei mantra, dall'etimologia e dalla grammatica e dall'astrologia. La conoscenza  superiore corrisponde alla ricerca del Brahman, e per ottenere migliori risultati occorre trovare un Guru. Il Guru che viene avvicinato nel modo adeguato deve sempre mantenere la calma nel cuore e nella mente e controllare gli organi di senso esterni per poter impartire la conoscenza del Brahman, che permette di realizzare il vero Purusha imperituro e trascendentale.  L'Om è l'arco, l'Atman è la freccia e il Brahman è il bersaglio. Può essere centrato da chi è infallibile, da chi diventa Uno con il bersaglio immergendo la mente nella sua contemplazione. Quando l'anima individuale vede il Purusha, il creatore, il Signore dorato, l'origine del Brahman inferiore, si libera da meriti e demeriti e diventa pura, raggiungendo l'uguaglianza assoluta. 
  9. Prasna Upanishad. Il venerabile Pippalada Rishi accettò come discepoli Sukesha, Satyakama, Gargya, Kousalya, Bhargava e Kabandhi, tutti impegnati nella ricerca del Brahman, e desiderosi di raggiungere il Brahman Supremo. Bhargava pose la seguente domanda: "Quante sono le Divinità che sostengono l'esistenza di una creatura, e quale è la più importante e gloriosa?" (2.1) "Lo spazio è questa Divinità, ma lo sono anche l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, la parola, la mente, la vista e l'udito. Tutte queste Divinità manifestano la loro gloria e collaborano a mantenere integro il corpo." (2.2) Tra queste divinità prevalse il Prana che disse loro, "Non vi illudete. Sono io che mantengo il corpo integro, sostenendolo con le mie cinque manifestazioni."  Il Purusha dalle 16 membra o parti si trova nel corpo umano stesso. In questa parte del testo ci si interrogs in che modo appare all'arrivo dell'Atman, e in che modo rimane nel corpo durante il tempo della sua vita. Dal prana il Brahman creò la fede, lo spazio, l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, i sensi, la mente e il nutrimento. Dal nutrimento creò il vigore, l'autocontrollo, i mantra, i rituali, i mondi e i nomi dei mondi.
  10. Taittirya Upanishad. Parleremo ora della scienza della pronuncia, dell'alfabeto, degli accenti, della metrica, dell'enfasi, dell'uniformità e della contrapposizione. Ora parleremo della meditazione. Nello spazio che c'è nel cuore si trova questa Persona che si può realizzare attraverso la conoscenza, e che è immortale e splendente. Bisogna praticare il Dharma sia quando si insegna che quando si impara; "Il Brahman è la verità, la conoscenza e l'infinito. Oltre al corpo fatto di cibo (annamaya) descritto sopra, esiste un altro corpo sottile fatto di aria o prana (pranamaya), esiste un altro corpo sottile fatto di mente (manomaya), Ma oltre al corpo cognitivo, esiste un altro sé interiore costituito da felicità pura (anandamaya), L'Atman desiderò diventare molteplice e prendere nascita. Avendo preso questa decisione, creò tutto ciò che esiste ed entrò in ogni cosa, diventando ciò che ha forma e ciò che non ha forma, "All'inizio di tutto questo c'era soltanto il non-manifestato, e dal non-manifestato emerse ciò che è manifestato." Il Brahman creò sé stesso da sé stesso, perciò viene chiamato 'Nato da sé stesso'. "La persona realizzata, dopo aver sperimentato la felicità del Brahman, non ha più paura di nulla."  Esiste un'altra Upanishad con contenuti molti simili chiamata Taittirya Upanishad, Brighu valli. Brighu Rishi, l'illustre figlio di Varuna, avvicinò suo padre chiedendogli di istruirlo sul Brahman. Il padre gli spiegò l'importanza della meditazione. In meditazione Brighu realizzò che il Brahman è il prana, poi realizzò il Brahman come la conoscenza, perché dalla conoscenza hanno origine tutti gli esseri, dalla conoscenza sono sostenuti e attratti, e alla conoscenza ritornano.

Le Upanishad sullo Yoga sono 17: Amrita bindu Upanishad, Amrita nada Upanishad, Brahma vidya Upanishad, Darshana Upanishad, Dhyana bindu Upanishad, Hamsa Upanishad, Kshurika Upanishad, Mahavakya Upanishad, Mandala brahmana Upanishad, Nada bindu Upanishad, Pashupata Upanishad, Sandilya Upanishad, Trishiki brahmana Upanishad, Yoga chudamani Upanishad, Yoga kundali Upanishad, Yoga sikha Upanishad, Yoga tattva Upanishad. In molte di queste Upanishad troviamo anche delle istruzioni tecniche riguardanti particolari pratiche yoga, mantra e rituali, istruzioni a volte un po' oscure che necessitano di un guru per interpretarle.

Di queste:

  • 11 sono contenute nello Yajur Veda; 
  • 3 sono contenute nello Atharva Veda; 
  • 1 è contenuta nel Rig Veda; 
  • 2 sono contenute nel Sama Veda.

  1. Amrita bindu Upanishad. Si deve conoscere l'Atman come sempre immutato durante le fasi di veglia, sogno e sonno profondo. Per chi ha trasceso questi tre stati non c'è più bisogno di rinascere.  L'Atman universale è Uno ed è presente in tutti gli esseri. Pur essendo Uno, appare molteplice.  Io sono l'Atman dell'universo, l'Essere supremo, nel quale risiedono tutti gli esseri, che risiede in tutti gli esseri e benedice tutti.
  2. Amrita nada Upanishad.  Il saggio deve completare lo studio delle scritture e meditare ripetutamente sul loro significato. Pratyahara è quando si verifica il ritiro degli oggetti dei sensi (come il suono e così via) e la mente irrequieta diventa le redini nelle mani dell'Atman. Pratyahara (controllo dei sensi), dhyana (contemplazione), tarka (studio) e samadhi (meditazione trascendentale) sono le sei parti dello Yoga. Le tre fasi del pranayama sono rechaka (espirazione), puraka (inspirazione) e kumbhaka (la fase in cui si trattiene il respiro).  Il Prana si estende anche all'esterno del corpo per uno spazio di 32 dita. I cicli di respirazione in un giorno completo di 24 ore assommano a 113.180. Il primo vayu, il Prana, risiede nel cuore, Apana risiede nell'ano, Samana nell'ombelico, Udana nella gola, Vyana in tutto il corpo. Poi ci sono i colori dei vari prana.
  3. Brahma vidya Upanishad. La sillaba Om è il Brahman, Il corpo dell'Om è costituito dalle tre lettere che compongono il suono. Esistono tre forme principali della Divinità, tre mondi, tre Veda e tre fuochi. La lettera A corrisponde al Rig Veda, al fuoco Garhapatya, a Brahma il creatore, e ai mondi del livello della terra, conosciuta come Bhuh. La lettera U corrisponde allo Yajur Veda, al fuoco Dakshina, a Vishnu, e alla regione intermedia dell'universo, conosciuta come Bhuvah. La lettera M corrisponde al Sama Veda, al fuoco Ahavaniya, a Isvara, e ai pianeti superiori dell'universo, conosciuti come Suvah. In questa Upanishad si parla delle 72 mila nadi.
  4. Darshana Upanishad. Tutto ciò che esiste è il Brahman. Si parla dello Yoga delle otto parti, occorre la pratica del mantra japa e l'austerità. I nove asana importanti sono Svastika ("la croce uncinata"), Gomukha ("il muso di mucca"), Padma ("il fiore di loto"), Vira ("il guerriero"), Simha ("il leone"), Bhadra ("benefica"), Mukta ("libera"), Mayura ("il pavone") e Sukha ("facile"). Qualsiasi posizione che risulti comoda e faciliti la meditazione viene chiamata Sukha Asana. Quando si è controllato perfettamente il corpo, bisogna iniziare a praticare il pranayama. Dopo aver stabilito la propria residenza in quel luogo, si assume l'Asana più adatto, rivolti verso est o nord, ci si concentra sul Bindu (punto di concentrazione). Si parla delle nadi principali Ida e Pingala, e del Brahma randhra (la sommità del cranio). Si specificano i mantra per i 5 elementi: ham, yam, ram, vam e lam. Ora ti spiegherò i 6 tipi di dharana, o concentrazione stabile nella contemplazione. Il samadhi è il livello in cui si comprende che il Jivatman e il Param Atman sono una sola cosa. L'Atman è perfetto e completo, senza macchia, immutabile, e benché sia Uno, appare in differenti forme per effetto dell'illusione. Quando si vede sé stessi in tutto, e tutto in sé stessi, si raggiunge il livello del Brahman. Il mondo appare allora come illusorio (Maya).
  5. Dhyana bindu Upanishad.  Il Dhyana Yoga (la meditazione) è il metodo più potente per annientare gli effetti delle azioni negative passate. Viene spiegata la potenza del Nada (suono spirituale), Il Pranava Omkara è l'arco, l'Atman è la freccia, il Brahman è il bersaglio. La dimora suprema del Brahman, la fonte del nettare dell'immortalità, si trova nel chakra della fronte, che è nel mezzo delle sopracciglia, alla radice del naso. Le sei pratiche dello Yoga sono asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Tra il primo e il secondo chakra si trova la sede di Yoni (nel perineo), dove risiede Kama (la personificazione del desiderio). Sotto l'ombelico si trova il kanda, che ha la forma dell'uovo di un uccello. Ida, Pingala e Sushumna sono controllate da Chandra, Surya e Agni, e sono sempre percorse dal prana. e unendo il Prana all'Apana si contempla l'universo come la natura dell'Atman stesso. Si entra così nella fase chiamata Turiyatita
  6. Hamsa Upanishad.  "Tu conosci tutto sul Dharma e sei esperto in tutti gli shastra (le scritture). Gautama disse a Sanat Kumara, Ti prego, dimmi come si può ottenere la Brahma Vidya (conoscenza del Brahman). Nel centro del loto si trova l'attenzione dello stato di veglia, nel pericarpo si trova lo stato di sogno, nel seme si trova lo stato di sonno profondo, e quando si lascia il fiore di loto si entra nel turiya ("quarto" stato della consapevolezza). Ci sono 21.600 Hamsa (cicli di respirazione) nell'arco delle 24 ore. L'Hamsa pervade tutti i corpi come il fuoco è presente in tutti i tipi di combustibile. Chi conosce questa verità non muore mai. Il Paramahamsa (il Param Atman) risplende come milioni di soli e pervade tutti i mondi. L'unione di Hamsa e Paramahamsa è il samadhi, nelle due fasi samprajnata (siamo in uno stato consapevole) e asamprajnata (siamo completamente immersi nel tutto).
  7. Kshurika Upanishad. L'Upanishad chiamata "coltello" taglia l'ignoranza permettendo allo Yogi di risvegliarsi. In ciascuna delle 72mila nadi scorre una sostanza sottile, un'energia simile a un olio che può essere estratto e bloccato tramite la meditazione. Attraverso l'intensa pratica del pranayama, del pratyahara e del dharana si tagliano i legami, degli attaccamenti familiari e gli attaccamenti alla realtà esterna, usando la mente affilata dalla rinuncia.
  8. Mahavakya Upanishad. Il Signore Brahma disse, "Ora esporrò questa conoscenza che ho sperimentato direttamente. La percezione diretta del Brahman come il Sole trascendentale deriva dalla recitazione sottile dell'ajapa gayatri, il mantra Hamsa.  Il Param Atman, che è la fonte di ogni felicità, si raggiunge percorrendo la via dello Yoga, praticando l'esercizio di puraka, kumbhaka e rechaka combinato alla meditazione sul Brahman. "Io conosco quel Purusha che è la luce oltre le tenebre, che è l'origine di ogni forma e nome, che provvede alle necessità di tutti gli esseri, e che è il Signore supremo." All'alba della creazione Brahma riconobbe questo Purusha come il Brahman supremo.
  9. Mandala brahmana Upanishad. Il grande Muni Yajnavalkya si recò a visitare Aditya loka e dopo aver offerto il suo omaggio a Surya Narayana, gli disse, "Ti prego, parlami dell'Atma tattva (la conoscenza dell'Atman)." Narayana disse, Ti parlerò dello Yoga che è costituito da otto parti e della conoscenza spirituale. Praticate la respirazione in questo modo: Trattenere il respiro ed espirare seguendo il ritmo di 16, 64 e 32 matra (unità minima di tempo).  Il corpo materiale ha cinque difetti: passione, collera, fame o stanchezza, paura e sonno. La liberazione, taraka, è il Brahman che si sperimenta inizialmente nel chakra della fronte come lo splendore spirituale del Sacidananda (Sat  - Cit - Ananda ossia Esistenza - Coscienza - Beatitudine). Lo Yoga è suddiviso in due categorie: purva ("iniziale") e uttara ("avanzato"). Alcuni affermano che la forma del Purusha (l'Atman) nella grotta del cuore è la personificazione dell'antar lakshya, cioè la visione che si ottiene durante la prima fase della meditazione. Tutte queste affermazioni si riferiscono all'Atman, e chi conosce profondamente il Brahman sa che l'Atman è sempre puro. Il Jivatman, che è il venticinquesimo tattva o fattore tra le categorie che compongono l'universo, diventa Jivanmukta realizzando che l'unica realtà è il Param Atman, il ventiseiesimo tattva dell'universo. In questo modo, unendosi al Supremo tramite la visione interiore, il Jivatman diventa una sola cosa con l'Akasha, lo spazio supremo. In questa Upanishad si parla anche di mudra, illustra come eseguire il mudra Shanmukhi, chiudendo o coprendole le "6 porte": orecchie, occhi, narici e bocca con entrambe le mani, si può sentire il suono del Pranava. Si diventa Jivanmukta (liberati già in vita). "Ti prego, spiegami la natura dei cinque tipi di akasha (spazio)."  "I cinque livelli di akasha sono chiamati Akasha, Parakasha, Mahakasha, Suryakasha e Paramakasha.  Chi non conosce bene i nove chakra ("ruote" o vortici di energia nel corpo), i sei adhara ("sedi" o luoghi dove l'Atman riposa nel corpo), i tre lakshya ("ciò che deve essere visto", cioè lo scopo della pratica) e i cinque akasha ("livelli dello spazio") è uno Yogi solo di nome e non di fatto. La mente, influenzata dagli oggetti mondani, ha la tendenza a rimanere legata dagli attaccamenti, ma quando si sottrae a tale influenza è degna di raggiungere la liberazione.
  10. Nada bindu Upanishad. La lettera A è considerata l'ala destra dell'Omkara, la U è la sua ala sinistra, la M la sua coda e l'ardha matra la sua testa. I guna conosciuti come rajas e tamas sono le sue zampe, sattva il suo corpo, dharma il suo occhio destro e adharma il suo occhio sinistro. L'argilla è la causa materiale del vaso, e similmente il Vedanta insegna che l'ignoranza è la causa materiale dell'universo, e che quando l'ignoranza si dissipa, l'universo non esiste più. Come una persona che è in preda all'illusione vede una corda come un serpente, così lo sciocco che non conosce la verità crede che il mondo sia reale. Quando si capisce che si tratta solo di una corda, l'idea illusoria del serpente svanisce.
  11. Pashupata Upanishad. E' un'Upanishad molto corta, solo mezza pagina. Shiva, che è Pasupati (il Signore degli animali), è sempre il Testimone di ogni cosa e controlla la mente di tutte le creature.
  12. Sandilya Upanishad. Sandilya avvicinò il Rishi Atharva e gli chiese di parlare delle otto anga dello Yoga che permettono di realizzare l'Atman. Atharva rispose, "Le otto anga dello Yoga sono yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Yama ha 10 suddivisioni, e così anche niyama. Gli asana sono 8, il pranayama è di 3 tipi, e così anche il dharana, mentre dhyana è di 2 tipi e samadhi di un solo tipo. Parama Karuna Devi. Yama include: ahimsa, satya, asteya, brahmacharya, daya, arjava, kshama, dhriti, mitahara e saucha. Le 10 divisioni di Niyama sono: tapas, santosha, astikya, dana, isvara pujana, siddhanta sravana, hrih, mati, japa e vrata. IlJapa è la recitazione del mantra assegnato dal Guru; Gli asana principali sono Svastika, Gomukha, Padma, Vira, Simha, Bhadra, Mukta e Mayura. Siddha asana consiste nel premere il perineo con il tallone sinistro e appoggiare il tallone destro sopra la zona genitale, concentrando l'attenzione in mezzo alle sopracciglia. Chi controlla il corpo conquista tutti i mondi. Il pranayama deve essere praticato da chi segue yama e niyama, e ha lo scopo di purificare le nadi. "Il corpo grossolano è lungo 96 dita, e il corpo pranico si estende 12 dita oltre il corpo grossolano. Attraverso la pratica dello Yoga si controlla il prana equilibrando vayu e agni all'interno del corpo. La Kundalini Shakti, che ha la forma delle 8 Prakriti, è avvolta in 8 spire e riposa nella sua dimora, che si trova poco sopra l'ombelico. Collegate alla Kundalini ci sono le 14 nadi principali, chiamate Ida, Pingala, Sushumna, Sarasvati, Varuni, Pusha, Hastijihva, Yasasvini, Visvodhari, Kuhuh, Sankhini, Payasvini, Alambusa e Gandhari.            Prana, Apana, Samana, Udana, Vyana, Naga, Kurma, Krikara, Devadatta e Dhananjaya sono le 10 manifestazioni del prana che percorrono le nadi. Per Purificare la Sushumna bisogna eseguire il seguente esercizio: inspirare dalla narice sinistra, trattenere il più possibile ed espirare attraverso la destra, poi inspirando dalla narice destra, trattenere ed espirare dalla sinistra, facendo molta attenzione. Secondo le scritture, questa pratica consente di purificare le nadi entro l'arco di 3 mesi. Poi si deve poi praticare il blocco del respiro all'alba, a mezzogiorno e al tramonto, per 4 settimane, aumentando gradualmente il numero di cicli, fino a 80 volte al giorno. Nella fase iniziale si produce del sudore, nella fase intermedia appaiono dei tremiti e nella fase finale il corpo diventa così leggero da poter rimanere sospeso nell'aria. Il kumbhaka o blocco del respiro può essere di due tipi: sahita e kevala. Sahita è compiuto insieme a inspirazione ed espirazione, mentre kevala è compiuto da solo, indipendentemente. Con la mente e il respiro concentrati sulla contemplazione interiore, lo Yogi ha lo sguardo fisso verso gli oggetti esterni ma non li vede veramente, perché le pupille sono immobili: questo si chiama Khechari mudra, e procura un grande benefico. A questo livello, praticando il Khechari mudra si entra nello Yoga nidra, il particolare stato della consapevolezza trascendentale in cui il tempo non esiste. Per dissipare citta (l'attenzione mentale) si può seguire la via dello Yoga o la via del Jnana.             O grande saggio, lo Yoga consiste nell'eliminazione delle modificazioni della mente, mentre Jnana è la loro analisi profonda. Esplorando la natura di dharma e adharma e concentrandosi sul sanchita karma si ottiene la conoscenza del passato e del futuro.  Fissando la consapevolezza sull'Atman si acquisisce la conoscenza del Purusha.  La meditazione saguna è sulla murti di una Divinità, mentre nirguna è la meditazione sulla realtà dell'Atman - Brahman. Samadhi è l'unione del Jivatman con il Param Atman oltre i concetti di soggetto, oggetto e processo cognitivo: è conoscenza pura e felicità infinita. Brahman è satya (verità), vijnana (conoscenza realizzata) e ananta (esistenza infinita), che intrecciati insieme compongono la realtà, Può essere conosciuto attraverso Jnana e Yoga. Dal Brahman sorse la conoscenza nei tempi antichi. E' Uno senza secondi.
  13. Trishiki brahmana Upanishad.  "Devi capire che tutto ciò che esiste è Shiva. Se vuoi sapere a cosa dà luce, la risposta è  il Brahman, che è sat (esistenza), poi si unì con Maya, dando origine al Mahat". Così apparvero i 5 tanmatra (le 5 facoltà di percezione sensoriale), e da questi i 5 bhuta (elementi materiali): spazio, aria, fuoco, acqua e terra. I 12 aspetti della conoscenza dell'universo sono le Divinità che presiedono ai sensi dell'essere, la realtà adhidhaivika che è anche adhyatmika: Chandra, Brahma, le direzioni, Vayu, Surya, Varuna, gli Asvini kumara, Agni, Indra, Vishnu, Prajapati, Yama. Tamas e rajas. Shiva e Shakti sono presenti ovunque, come il gusto è presente in tutte le parti di un frutto dolce. Tutte le coperture corporee (kosa) pervadono l'annamaya kosa. Quando lo yogi si impegna nello Yoga e diventa capace di far risalire il prana nella testa con la pratica costante della meditazione, ottiene la conoscenza, e tramite la conoscenza raggiunge il successo nello Yoga. Il vero yogi è colui che è diventato stabile nella conoscenza (jnana) e nello Yoga. L'Upanishad parla anche delle perfezioni mistiche (yoga siddhi). La realizzazione della Verità universale è l'unione del Jivatman con il Param Atman: "Io sono Brahman, e Brahman è me". Questo è il vero samadhi.
  14. Yoga chudamani Upanishad. Il Jivatman è controllato dal Prana e dall'Apana, l'energia vitale che sale e scende nel corpo di energia. Il Prana trascina l'Apana, e viceversa. Chi conosce questo meccanismo comprende lo Yoga. La Kundalini Shakti si trova al di sopra del Muladhara chakra, arrotolata in 8 spire. Il testo parla delle Divinità archetipe come Sadashiva, Isvara, Rudra, Vishnu e Brahma. Tra questi, Brahma, Vishnu e Rudra si occupano della creazione, del mantenimento e della distruzione dell'universo, attraverso i tre guna chiamati rajas, sattva e tamas (passione, virtù, ignoranza). Le tre lettere A, U e M sono i componenti dell'Om, e sono il simbolo dei tre Veda, dei tre mondi e dei tre guna. Un ciclo di 12 ripetizioni dell'Om è richiesto per un puraka, seguito da 16 ripetizioni che sono il kumbhaka, e 10 ripetizioni che sono il rechaka: questo è il pranayama. Questo è il minimo necessario nella pratica del pranayama; e la mente si rafforza e giunge infine al samadhi.  
  15. Yoga kundali Upanishad. In questo testo viene spiegato il pranayama, e l’ascesa della kundalini. Citta (la consapevolezza mentale) ha due cause: il vasana (l'impressione mentale) e vayu (il prana). Controllando l'uno si controlla anche l'altro. Di questi due, il prana deve essere controllato con un'alimentazione moderata, le posizioni del corpo e il movimento di Shakti. Le asana necessarie sono Padma e Vajra. La Shakti è la Kundalini.  Il prana passa attraverso la nadi Sarasvati, conosciuta anche come Arundhati, viene risvegliata la Kundalini. Poi il prana stesso entra nella Sushumna nadi insieme alla Kundalini. Ora parlerò del pranayama. Il prana è il vayu (aria) che si muove nel corpo e che trattenuto crea il kumbhaka. Questo kumbhaka si chiama Ujjayi e può essere praticato anche camminando o stando in piedi. Questo kumbhaka si chiama Bhastri, e va eseguito con attenzione. Prima di eseguire uno dei quattro kumbhaka lo Yogi deve praticare i tre bandha detti Mula bandha, Uddiyana e Jalandhara, che ora descriverò. Le malattie sono generate da irregolarità nel riposo (dormire di giorno, stare svegli fino a tarda notte), disordini sessuali, contatti con la folla, cibi malsani, urina e feci non evacuate al momento adatto, e un'eccessiva attività mentale. Il saggio deve sforzarsi attentamente di liberarsi da questi ostacoli. Descriverò ora il Khechari; la luce della conoscenza non appare senza la pratica dello Yoga. L'Upanishad pone una serie di domande che in seguito daranno vita all'Advaita Vedanta uno dei sei sentieri filosofici indiani. Vengono poste le seguenti domande: Chi sono io? In che modo sono finito nell'esistenza materiale? Cosa succede quando mi trovo nel sonno profondo, in quali attività sono impegnato durante gli stati di veglia e sogno? Quando le concezioni materiali vengono dissipate, l'Atman che risiede nell'Akasha del cuore raggiunge la vera conoscenza, espandendosi e dissolvendo jnanamaya kosa e manomaya kosa.
  16. Yoga sikha Upanishad. "Tutti gli esseri viventi sono circondati dalla rete dell'illusione. O Signore supremo, come potranno raggiungere la liberazione?" Il Signore rispose, "Alcuni affermano che l'unico modo per uscire dal condizionamento è la conoscenza (jnana), ma ciò non è sufficiente, perché il jnana senza yoga non ha potere sufficiente. Nemmeno lo yoga da solo è sufficiente senza jnana, perciò bisogna apprendere e praticare entrambi simultaneamente. L'unico mezzo per conquistare e la mente è controllare il prana, e per controllare il prana l'unico metodo è lo Yoga, come è stato insegnato dai saggi. Si medita sulla sillaba Om durante il kumbhaka  dove non c'è inspirazione ed espirazione. Se si pratica a lungo allora si sentono vari tipi di suoni. Le quattro fasi per questa pratica sono Mantra, Laya, Hatha e Raja, che insieme compongono il grande Maha Yoga. Il Sole è ha, e la Luna è tha, perciò l'Hatha è l'unione tra il Sole e la Luna, che elimina la stupidità all'origine di tutti i difetti. Quando il Jivatman si unisce al Param Atman, la mente si dissolve, e rimane soltanto il prana: questo è chiamato laya ("dissoluzione") e permette di raggiungere la felicità dell'Atman. Quando questo rajas principio divino si fonde con il principio divino maschile chiamato sukra si ha il Raja Yoga, che consente di sviluppare le perfezioni mistiche. La zona triangolare tra l'ano e l'organo genitale si chiama Muladhara, e ancora più sopra c'è il Maha pitha chiamato Udayana. Così quando osserviamo il mondo vediamo delle sovrapposizioni: in realtà questo mondo non è differente dal Brahman. La Taittirya Upanishad afferma che la paura appare nella mente di chi vede differenze tra il Jivatman e il Param Atman. Ma chi comprende profondamente i sei chakra entra nella felicità suprema: questo si ottiene controllando i prana nel corpo.
  17. Yoga tattva Upanishad. Che ci sia pace in me! Che ci sia pace nell'ambiente dove vivo! Che ci sia pace nelle influenze che agiscono su di me! L'Antenato di tutti gli esseri, Brahma, offrì il suo omaggio al Signore dell'universo (Purusha) e gli chiese di spiegare la verità dello Yoga in 8 parti. Ciò che è Uno e indivisibile, quiescente, trascendente e libero dal decadimento si manifesta come Jivatman a causa dei risultati delle azioni virtuose e colpevoli passate. Il corpo è composto da cinque elementi legati insieme dai dhatu. Anche questo testo parla dell'importanza del jnana e dello yoga. La conoscenza permette di trovare in sé stessi la vera natura che trascende la dualità (Saccidananda). Ora ti parlerò dello Yoga, che viene classificato a seconda delle sue pratiche come Mantra Yoga, Laya Yoga, Hatha Yoga e Raja Yoga. l'Hatha Yoga, che è caratterizzato soprattutto dalle 8 parti chiamate yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana (che consiste nella contemplazione del Signore Hari nella zona tra le sopracciglia) e samadhi. Il testo parla del Maha bandha e del Khechari.  Parla dei tre tipi di bandha (le contrazioni di gruppi di muscoli per veicolare il prana) che sono Jalandhara, Uddiyana e Mula bandha. Suggerisce che per fare progressi occorre anche la giusta alimentazione (ad esempio aglio e cipolla sono da evitare), praticare in tutti i contesti la non violenza. Attraverso il pranayama le nadi vengono purificate. Praticando assiduamente la sua sadhana lo yogi acquisisce una serie di  poteri mistici chiamati siddhi.  Trattenendo il respiro per lunghi periodi si compie il kevala kumbhaka che aiuta a risvegliare Kundalini, Quando Kundalini sale lungo la shushumna nadi e raggiunge l'ultimo chakra il Jivatman si unisce al Param Atman senza più separazione.  Chi pratica il pranayama anche solo per uno yama (24 minuti) ogni giorno vince il tempo.  Una matra è l'unità di tempo necessario per schioccare le dita una volta. 

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...