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venerdì 1 novembre 2024

George Harrison - My Sweet Lord: la Via della Spiritualità

Il libro George Harrison - My Sweet Lord: la Via della Spiritualità - di Sergio d’Alesio descrive la via alla spiritualità che George Harrison ha percorso, in parte anche insieme ai Beatles. Questo percorso è corredato da tantissime notizie e racconti inediti. 
E' un libro che ci racconta il viaggio dell'artista in ogni angolo dell’India, cercando il significato della propria esistenza, studiando l’induismo e manifestando nell’arte e nella vita questa sua ricerca del trascendente e il massimo rispetto verso ogni creatura, religione e cultura. Questo rispetto nasce dalla consapevolezza che DIO è uno solo e noi tutti siamo una goccia nell’oceano dell’universo. 
 
La ricerca spirituale che stiamo vivendo, e che coinvolge  da qualche decennio milioni di persone in tutto il mondo, è dovuta in parte al percorso di  George Harrison...
Quando i Beatles raggiunsero il culmine della fama, le sue esperienze con la musica indiana e lo studio del sitar lo spinsero a cercare l’onnipresenza di Dio nella musica (nada brahma). L’aspetto meditativo trascendentale insito nelle atmosfere del mondo orientale influenzò profondamente il ritmo e la melodia di “Within You Without You” nell’album Sgt Pepper del 1967. L'artista rimase folgorato da una lezione tenuta da Maharishi Manesh Yogi a Londra sulla meditazione trascendentale. Partì per  tre mesi in  ritiro spirituale a  Rishikesh (nel febbraio 1968) insieme agli altri Beatles, per apprendere l’arte della meditazione trascendentale. Nell'ashram George Harrison,  John Lennon, Paul McCartney, e Ringo Star passarono settimane a scrivere canzoni.
 
Nel luglio del 1968, la sua ricerca spirituale divenne l'emblema dei disegni animati psichedelici di Yellow Submarine: dove George appare come il Beatle mistico, seduto nella posizione del loto indossando una collana di grani di legno.
I dieci brani del Cd allegato "In The Garden Of George Harrison" interpretati da artisti di etnie e nazionalità completamente differenti come Deva Raja, Swami, Hariprasad, Capitanata e Thea Crudi, sono un funzionale supporto per la meditazione e lo yoga.
La musica propone atmosfere profonde e meditative di grande suggestione emotiva che donano all’ascoltatore la possibilità di portare alla luce la scintilla divina che plasma l’anima umana. Un vero e proprio tributo alla “vita straordinaria” dell’artista, universalmente giudicato il padre della world music.
Al di là di ogni riferimento al misticismo induista, In The Garden Of George Harrison si sottolinea il concetto che tutti noi siamo UNO: una sola anima, un solo cuore, una sola palpitante emozione nata in simbiosi con le vibrazioni dell’universo.
L'ascolto consapevole di queste musiche ci conduce ad uno stato di leggerezza mentale e di benessere psicofisico e ci accompagna dolcemente, ad una energia rinnovata.
L'ascolto sonoro attivo del CD è un potente mezzo di rilassamento e di esplorazione interiore, in grado di armonizzare e riportare in equilibrio le frequenze energetiche del corpo, donandoci pace e benessere, mantenendoci sani e felici.
I suoni della natura di questo CD sono stati registrati al Sun Temple situato nello stato dell’Orissa in India, vicino alla sacra città di Puri, nel Tempio dedicato a “Surya” il dio sole, a Rishikesh, Benares, e sulle rive del Gange.  Titoli dei brani del CD:
  •     Wonderful future - Deva Raja
  •     Rishikesh - Swamy
  •     Maharishi - Hariprasad
  •     Sun meditation - Capitanata
  •     Peace on earth - Hariprasad
  •     Benares sunset - Capitanata
  •     Puja - Deva Raja
  •     Kriya Yoga - Swamy
  •     Krishna - Capitanata
  •     Mahamantra - Capitanata & Thea Crudi

Amare in consapevolezza - Thich Nhat Hanh

 “In Asia per tradizione si tratta il partner con lo stesso rispetto che si riserverebbe a un ospite. E’ così anche per chi sta insieme da tantissimo tempo: l’altro merita sempre il tuo pieno rispetto. Il rispetto è la vera natura del nostro amore”

“Quando impariamo ad amare e comprendere noi stessi, a essere veramente compassionevoli nei nostri confronti, allora sì che possiamo amare e comprendere davvero un’ altra persona!”

“La comprensione è la vera natura dell’amore. Il regalo migliore che puoi fare a una persona è comprenderne la sofferenza. Se non comprendi non puoi amare”

“Quando nutriamo la felicità in noi e le diamo sostegno, in quel momento stiamo alimentando la nostra capacità di amare. Per questo, amare significa imparare l’arte di alimentare la propria felicità”

“Amare non significa possedere l’altra persona o consumare per intero la sua attenzione e il suo amore: amare significa offrire all’altro la gioia e un balsamo per la sua sofferenza. Questa è la capacità che dobbiamo imparare a coltivare”

“Quando sai generare gioia, questa nutre te e anche l’altro; la tua presenza è un’ offerta, come l’aria fresca, come i fiori primaverili o il cielo limpido e azzurro”

“Spiritualità non significa una fede cieca in un insegnamento spirituale: quella spirituale è una pratica che porta sollievo, comunicazione e trasformazione. Tutti hanno bisogno di una dimensione spirituale nella vita; senza una dimensione spirituale, affrontare le difficoltà che incontriamo tutti quotidianamente è una dura sfida”

Dal testo di Thich Nhat Hanh – Amare in consapevolezza.

Vedi breve sintesi del testo:   https://www.google.it/books/edition/Amare_in_consapevolezza/yopwDQAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&pg=PT6&printsec=frontcover

L'essentiel c'est Dieu - Georges Vandamme (2)

Seconda parte del libro  L'essentiel c'est Dieu - Nouveaux rapports de la Science et de la philosophie à l'aube du 21e siècle jusqu'au seuil de la foi chrétienne scritto da Georges Vandamme e pubblicato nel 2011.    

Jacques Monod  sviluppa una filosofia dell'assurdo basata sulla obiettività della natura, in questo contesto l'uomo scopre la sua totale solitudine e estraneità radicale, è solo nell'immensità indifferente dell'universo da dove è emerso per caso. Il suo destino non è scritto da nessuna parte. Questo materialismo filosofico non-marxista si distingue dal finalismo e dal materialismo marxista.  

Francosis Jacob anche lui si rivela materialista e partigiano del caso: "Quello che dimostra la biologia, è che non esiste una entità metafisica che si nasconde dietro la parola vita" E' difficile descrivere l'orientazione della selezione naturale, così le parole progresso, perfezione non possono rappresentarla. 


Karl Popper nella sua opera La logica della scoperta s'interroga sul metodo scientifico induttivo, che va dal particolare al generale, dall'esperienza all'ipotesi e alla teoria. Popper preconizza un nuovo metodo che è esattamento l'opposto, il metodo deduttivo che parte da una idea nuova, da un'ipotesi per arrivare a conclusioni logiche (vedi la legge della relatività di Einstein) e verificare se  esistono delle relazioni tra di loro. Con questo nuovo approccio però si tolgono le barriere che separano la scienza dalla speculazione metafisica.  Il problema è distinguere le scienze empiriche (sperimentali) da una parte e i sistemi matematici e logici (concettuali) dall'altra e di fissare dei confini ben definiti.

Il criterio di demarcazione si situa al livello della confutabilità, una teoria è valida fino a quando non è dimostrato il contrario.  Una teoria è considerato confermata fino a quando passa le verifiche e i test con successo. Per questo è importante che la teoria scientifica possa essere sottoposta a dei test. Ne consegue che ogni evento che si produce una sola volta e non può riprodursi non può essere considerato dalla scienza. 

Il XX secolo ha messo in discussione le nostre certezze.  Con Einstein le due relatività ristrette e generali, il tempo e lo spazio sono confluiti in una entità a quattro dimensioni, con Bohr e i fisici quantisti, la materia è uscita dal campo della nostra prevedibilità, con Hubble l'universo stabile ha fatto posto a un cosmo in espansione la cui storia è cominciato con il mitico Big-bang. Con Godel la logica è stata messa in secondo piano per lasciare il posto all'indicibile, con Crick e Warson il mistero della vita è stato associato al gioco banale delle forze elementari nel cuore della molecola.  Ciò ci ha portato ad accettare che non c'è niente di definitivo, soprattutto senza prove decisive. Bisogna abbandonare anche la speranza di capire il Big-bang e l'origine dell'universo perchè rientra nelle ipotesi inverificabili. Anche  Dio che per definizione non è un oggetto ma uno Spirito non può essere analizzato con il linguaggio matematico.

E' conferamto da varie teorie che i principi quantici (indeterminismo) hanno la supremazia sui principi della relatività ( determinismo).  Il principio di indeterminazione di Heisemberg regola le interazioni tra l'emittente e il ricevente, che sono i soli a condividere la chiave e il messaggio. Se qualcuno prova di decifrare questo messaggio perturba lo stato dei protoni ed è impossibile rinviare una copia del messaggio. I ricercatori hanno battezzato questo teorema di "non-clonaggio quantico".  Il principio quantico inizialmente aveva come campo di applicazione la microfisica, potrebbe applicarsi anche alla macro-fisica. Il principio di causalità ha perso il suo carattere assoluto con l'avvento dell'indeterminismo nella microfisica.

Claude Allegre affermava: "La fisica è essenzialmente la scienza che per comprendere la natura del mondo fisico e le sue leggi, usa il linguaggio matematico deduttico". E questi linguaggi non sono sostituibili se si vuole parlare di scienza.

Stephen Hawking scrive nel suo libro Una breve storia del tempo: "Se l'universo  ha un inizio (Big-bang) noi potremmo supporre che c'è un creatore. Ma se realmente l'universo si contiene tutto intero, non essendoci nè frontiere, nè bordi, non dovrebbe avere nè inizio, nè fine, dovrebbe semplicemente essere. Che posto resterebbe per un Creatore?"

L'universo dipende dalle quattro leggi  fisiche che sono:  interazione debole, interazione forte, interazione elettromagnetica, e la relatività generale, esse costitutiscono la base di tutti i fenomeni conosciuti nell'universo. 

Secondo Alfred Kastler (nel libro Questa strana materia) in microfisica fotoni, neutroni, protoni, atomi o molecole non possiedono quella che possiamo chiamare "esistenza permanente". La scienza non può conoscere che degli istanti di esistenza e non degli Esseri.

Karl Popper dice: "Bisogna rigettare l'idea di un universo causalmente chiuso ma anche di un universo probabilistico (uscito dal caso). Il nostro universo è parzialmente causale, parzialmente probabilistico e parzialmente aperto. E' Emergente. In ogni momento infinitesimale tutto quello che sembra esistere si trasforma, e riempe così tutte le caratteristiche dell'Essente (ètant). L'essere è la coscienza di esistere, Un essente (ètant) è un essere attuale che diviene tale solo nel momento che pensa di esistere".

Se facciamo riferimento a una nozione metafisica di un Creatore, potremmo dire che l'universo e tutta la creazione sono nella durata e nello spazio l'Essendo dell'Essere Divino"  Partecipano in un presente assoluto al suo pensiero creatore. 

Hubert Reeves dichiara che l'universo "ruisselle" d'intelligenza, ma da dove viene questa intelligenza? Ciò implica l'idea di un finalismo spiritualista, che ha come scopo il far emergere una intellligenza riflessiva in ciascun essere umano sotto forme diverse. Questo principio di finalità spiritualista prevale sulla causalità.

Kark Popper diceva: "l'evento che si produce una sola volta non può essere consderato dalla scienza". Bisogna distinguere tra Teodicea che cerca l'accesso alla conoscenza di Dio attraverso la via della ragione e la Teologia che è una riflessione su Dio fatta alla luce della Rivelazione ( antico e nuovo testamento). 

Più tardi la scolastica medioevale considera la metafisica come lo studio dell'esistenza di Dio, dei suoi attributi e dei suoi rapporti con le creature. Poi Descartes orienta la metafisica verso l 'analisi del pensiero e nel XVII e XVIII secolo si considera che il problema fondamentale della metafisica è quello dell'esistenza del mondo. Nel XX secolo appaiono la fenomenologia e l'esistenzialismo  e l'oggetto della riflessione è la natura dell'uomo (o antropologia filosofica).  Si vede quindi che il concetto di metafisica cambia durante i veri periodi storici. 

Oggi ci sono delle difficoltà per portare avanti concetti metafisici, ad esempio una stessa parola Causalità esprime due concetti: la causa prima e le cause secondarie, queste ultime entrano in contraddizione con la prima.  I fisici domandano che la riflessione metafisica ( o una nuova-metafisica)  si appoggi sulle quattro leggi fondamentali (interazione debole, interazione forte, e interazione elettromagnetica nel campo quantico da una parte e la relatività generale dall'altra parte), leggi che regolano tutti i fenomeni conosciuti nell'universo.   La scienza può dire quello che l'uomo può fare, ma non quello che deve fare ( che rientra nel campo dell'etica o della politica). 

Nel contesto attuale la tendenza filosofica si divide in due: da una parte i materialisti che propugnano l'auto-organizzazione e dall'altra quelli che portano avanti il principio antropico che include la questione del senso (le leggi della fisica sono quelle che hanno permesso alla vita di manifestarsi).    Gli scienziati non concepiscono l'universo, lo osservano.

Alfred Kastel, nel testo Questa strana materia esprime la seguente idea: "L'apparizione della vita sul nostro pianeta è il risultato di una sequenza di eventi altamente improbabili. Una tale successione ha ben poche possibilità di riprodursi una seconda volta". 

Esistono due formulazione del principio antropico: debole e forte. Il principio antropico debole cerca tutte le limitazione e aggiustamenti che si devono imporre alle leggi della fisica (le 4 leggi fondamentali)  per permettere l'apparizione della vita. Il principio forte enuncia che sono talmente tante le coincidenze  e le costanti fondamentali necessarie all'apparizione della vita che non può essere il frutto del solo caso e quindi l'apparizione della vita potrebbe costituire una finalità dell'evoluzione cosmica. Ed entriamo quindi nella formulazione metafisica.

La scienza moderna sa bene che l'osservazione dell'universo è il risultato di un compromesso tra determinismo e indeterminismo, a dei momenti successivi nel tempo e nello spazio, e dunque è estremamente difficile sapere dove e quando si sono prodotti.

Henry Atlan afferma : "Non abbiamo bisogno di supporre l'esistenza di un essere intelligente per produrre degi esseri intelligenti".  Con questa frase riafferma la sua opposizione all'esistenza di un essere creatore.

Anche Edgar Morin esprime la sua opinione sul senso dell'universo: "Non voglio credere a un disegno intelligente che avrebbe spinto l'universo a esistere. Penso che l'universo si è auto-prodotto, si è auto-creato". Il grando mistero dell'universo è questa capacità di organizzazione che crea delle qualità nuove, non esistenti separatamente negli elementi che riunisce tra i quali c'è la finalità. Non è l'organizzazione che nasce dal disegno, ma il disegno che nasce dall'organizzazione. 

Jacques Monod chiama teleonomia questa finalità di sopravvivenza dello sviluppo e della riproduzione. Non credo che ci sia un disegno intelligente, ma dal momento che si è creata la vita si sono creati miriadi di disegni intelligenti, con la volontà di esistere e riprodursi. Così l'auto-organizzazione resiste alla morte e si serve della morte delle cellule per crearne di nuove e rigenerarsi...  Queste auto-organizzazioni giocano un ruolo nell'ordine biologico - Alfred Kastler.

Hubert Reeves ci parla di un mondo che è pieno di intelligenze, riconosce che l'intelligenza esiste e che la creazione ne è la manifestazione. Ma quale intelligenza?  Quella dei piccoli disegni o quella di una intelligenza creatrice?  Forse l'intelligenza come capacità di adattazione a situazioni nuove ma unicamente a queste e senza un disegno o progetto a livello di scelta. Ma questa non è una intelligenza cognitiva.

Francosis Jacob mantiene il concetto di caso ma lo inquadra nel gioco delle possibilità. 

Molti intellettuali adottano questo approccio come giustificativo dell'inutilità di una Intelligenza creatrice.  H. Atlan dichiara: La materia inanimata e la materia animata sono la stessa materia, ma organizzate diversamente.  C'è il passaggio dalla materia inerte retta dalle leggi dell'universo a una biosfera che utilizza le potenzialità che gli sono offerte nella cornice del gioco del possibile,  di cui l'indeterminismo fisico che è essenziale per ottenere una creazione per evoluzione. La formazione di una galassia per esempio non ha niente a che vedere con la modifica del genoma. C'è solo una differenza di scala di funzionamento.

Si può arrivare anche a pensare che l'inerte attivo è indispensabile all'esistenza del vivente, questa subordinazione postula qualcosa di diverso da un auto-organizzazione cieca e senza disegno per spiegare l'origine dell'universo e la sua esistenza permanente.  Ciò ci porta a pensare che possa esistere una finalità spiritualista globale.  Un essere divino che avrebbe programmato in dettaglio lo sviluppo della storia umana.

Per Huber Reeves, l'universo possiede dalla notte dei tempi le proprietà richieste (le leggi fondamentali dell'universo)  per condurre la materia ad arrivare alle tappe della complessità.  La specie umana domina le altre specie animali grazie alla forma particolare della sua intelligenza, una intelligenza riflessiva, capace di pensieri astratti che danno accesso alla coscienza

Nel dibattito tra chi sostiene l'auto-organizzazione e chi adotta il principio antropico forte, asserendo che l'universo risponde a un progetto che include l'esistenza di un essere Divino, gioca un ruolo importante l'apparizione della coscienza riflessiva nella specie umana.

L'essentiel c'est Dieu - Georges Vandamme (1)

L'essentiel c'est Dieu - Nouveaux rapports de la Science et de la philosophie à l'aube du 21e siècle jusqu'au seuil de la foi chrétienne è un testo scritto da Georges Vandamme e pubblicato nel 2011.            

Georges Vandamme, originario del nord della Francia, è stato per 35 anni direttore d'azienda. Affascinato dal rapporto tra scienza, metafisica e fede, ha sviluppato una conoscenza approfondita del pensiero degli scienziati contemporanei. Qui condivide con noi i risultati delle sue riflessioni e convinzioni.     

Questo libro si rivolge a tutti gli "uomini e donne di buona volontà" alla ricerca della verità. La prima parte racconta le riflessioni degli scienziati (fisici e biologi) sulla loro disciplina nel corso del XX secolo, con le loro particolarità. Jacques Monod, ad esempio, basa il suo pensiero sul caso come "libertà assoluta ma cecità", François Jacob sul "gioco delle possibilità", Alfred Kastler sulla "finalità oggettiva" e Trinh Xuan Thuan sulle "leggi dell'universo con possibilità evolutive".
Quanto a Georges Charpack, in Soyez savants, soyez prophètes, afferma: "Ciò che rimane la chiave del problema che la scienza pone alla filosofia si trova nelle leggi dell'universo e nell'interpretazione del loro carattere. Non abbiamo trovato nulla che risponda veramente ai nostri desideri". Ma la domanda rimane, non come una sfida ai filosofi, ma come una richiesta alla riflessione. 

È questa la sfida a cui questo libro cerca di rispondere, mettendo in discussione alcuni concetti filosofici per arrivare a una neo-metafisica richiesta dagli scienziati. Attraverso uno studio sintetico del passaggio dal politeismo al monoteismo fino alle soglie della Rivelazione cristiana, l'autore sviluppa l'originale concetto neo-metafisico di "Essere ed Esserci" applicato all'Universo. Tale concetto costituisce una svolta decisiva nella ricerca della Verità su Dio, rivelando una correlazione senza precedenti con il prologo del Vangelo di San Giovanni.  Per i teisti, i monoteisti, quelli che ammettono l'esistenza di un solo Dio che sia ebreo, cristiano o mussulmano, questo Dio è il creatore dell'universo. E questo è il postulato fondamentale di tutte le fedi religiose.

Tra la scienza e il Dio creatore dell'universo ci sono necessaraimente delle relazioni. La scienza è neutra, e non potrà mai provare che Dio esiste, e si passerà immancabilmente da una conoscenza scientifica a una apprezzazione metafisica o a un giudizio filosofico.  Nello stesso tempo la scienza non potrà mai provare che Dio NON esiste.  Il problema  dell'esistenza di Dio è di ordine metafisico, quello dell'approccio alla conoscenza di Dio è di ordine teologico.

L'osservazione dell'universo e in particolare del mondo vivente ci lascia meravigliati davanti all'intelligenza che scaturisce dalla varietà, dalla diversità, dalla ricchezza della natura che ci circonda. Come lo diceva Hubert Reeves, il mondo "ruisselle" di intelligenza. Delle nuove nozioni e teorie sono apparse agli inizi del '900 e hanno messo in discussione tutto l'impianto scientifico.

Nel 1900 Marx Planck pubblica la teoria dei Quanta che suppone che l'energia deve avere una struttura discontinua (i quanta di luce).

Nel 1923-1927 prende luce la meccanica ondulatoria  con i lavori di Louis De Broglie e le relazioni di indeterminazione in microfisica con Werner Heisenberg con i l suo libro La partie et le Tout.   Quello che opponeva Bohr e Einstein erano due concezioni dei principi della fisica. Bohr difendeva la nuova concezione della teoria quantica  a carattere essenzialmente statistico, mentre Einstein non poteva ammettere che non era possibile conoscere tutti i parametri necessari a una determinazione del processo. Da qui la famosa frase "Dio non gioca a dadi". Einstein fu l'ultimo difensore del principio di causalità integrale dove i fenomeni fisici si manifestano  nello spazio e nel tempo, indipendentemente da noi, secondo delle leggi fisse.  Ammetteva la teoria quantica come una spiegazine provvisoria, ma non come interpretazione definitiva dei fenomeni atomici. E difendeva l'idea di una teoria determinista con "variabili nascoste".  

Solo nel 1982, con la costruzione di un laser molto potente, Alain Aspect (premio Nobel per la fisica nel 2022) presso l'istituto ottico di Orsay attraverso una serie di esperimenti, ripetuti, ha escluso la possibilità di costruire una teria deterministica a Variabili nascoste, mettendo in discussione i testi di John Bell, Rosne e Podosky che difendevano il paradosso di Einstein (comunque una teoria non locale resta possibile, ma violerebbe la relatività ristretta).

Nel periodo della guerra fredda (1950-1970), con l'uso del nucleare, si cerca sempre più di penetrare nel mondo infinitesimale dell'atomo.

Nel 1970 Jacques Monod, premio Nobel per la medicina nel suo libro Le hasard et la nècessite poneva un problema filosofico,  tutta la sua dimostrazione filosofica si basa sul principio di oggettività della natura. La tesi che porta avanti è che la biosfera non contiene una classe prevedibile di oggetti e fenomeni, ma costituisce un evento particolare non prevedibile.  Afferma: " Il caso puro è il solo caso: la libertà assoluta è alla radice del prodigioso edificio dell'evoluzione. Questa nozione centrale della biologia moderna, non è più oggi un'ipotesi tra le altre possibili. E' la sola concepibile.  E' il primato dato al caso sulla teleonomia". 

Francois Jacob (premio Nobel) con Jacques Monod e Etienne Wolf pubblicano La logica del vivente per confermare questa tesi. E introducevano il processo straordinario con cui il DNA si organizza nel cuore della cellula. Il DNA funziona come un piccolo computer e 10 milioni di segni sono contenuti in un millimetro (il cromosoma), all'interno della cellula.  Alcuni teologi ritengono la scienza sospetta nel giustificare questo materialismo ideologico.

Nel 1976 Alfred Kastler (Premio Nobel per la fisica) nel suo libro Cette etrange matiere rivela gli enigmi metafisici che si poneva la scienza della materia.  Sosteneva la natura ondulatoria della materia, e queste relazioni sono universali sia che si applicano ai fotoni (corpuscoli della luce)  o alle particelle della materia ( atomi, molecole, ecc). Sosteneva l'impssibilità di determinare una traiettoria di questi corpuscoli micro fisici, e da qui arrivare alla rinuncia del determinismo nella micro-fisica. Impossibilità dell'osservatore di conoscere come si svilupperà la realtà oggettiva.  

Nel 1979 Bernard d'Espanat pubblica A la recherche du réel e mette in rilievo la meccanica quantica per spiegare i fenomeni fisici.  E' più importanti della relatività delle variabili nascoste, che non è mai stata dimostrata.   I fisici rimettono in causa i principi tradizionali della metafisica.   In un altro libro Un atomo di saggezza parla della microfisica  e dichiara che l'assiomatica quantica non è compatibile con tutte le visioni dell'universo.  "Questa visione indeterministica non implica il caos, ma l'armonia dentro delle regole (le leggi della natura)   e non a livelllo delle apparenze che sono le cose del reale visibile, con la realtà globale che implica l'esistenza di un reale nascosto". Riconosce che l'ipotesi è ancora più ardita in seno all'Essere non conoscibile in senso stretto che genera ai nostri occhi tali apparenze.

Nel 1981 l'astrofisico Huber Reeves, nel testo Patience dans l'azur pone la questione essenziale della metafisica: "Perchè c'è qualcosa piuttosto che niente?"  E ci fa prendere coscienza dei tre enigmi dell'universo: una omnipresenza della materia o la sua influenza. Gli oggetti obbediscono alle stesse leggi della fisica, senza che in passato ci sia stata una comunicazione tra di loro: La meccanica quantica indica che due particelle restano in contatto permanente, indipendentemente dalla distanza. Per i suoi colleghi queste domande rientrano nel campo della metafisica.  Per Reeves l'universo è pieno di intelligenze e cerca di capire come sono in relazione con l'evoluzione cosmica.   Francois Jacob introduceva il concetto "del gioco delle possibilità" per spiegare l'evoluzione, e ciò non impediva la presenza di spazi di indeterminismo che permette a tutte le specie di evolvere e all'uomo di accedere all'intelligenza riflessiva.

Nel 1984 esce il libro Pour lire la creation dans l'évolution. Gli autori ( Christian Montenat, Luc Plateaux, Pascal Roux) mettono in evidenza il continuum dell'emergenza dell'autonomia presso gli essere viventi e la comparsa della coscienza nell'essere umano. La scienza della natura ci porta a mettere l'uomo in una traiettoria temporanea.  Si parte da esseri unicellulari fino ad arrivare all'ultimo anello della catena che è l'uomo. La conoscenza del cervello potrà un giorno spiegare come è nata la coscienza  e la capacità di pensare in modo astratto?

Nel 1988 appaiono due interessanti opere sulla cosmologia e sul come decriptare l'origine dell'universo:  Una breve storia del tempo di Stephen Hawking e Melodie segrete di Trinh Xuan Thuan.    Hawking cerca di riprendere la nozione di funzione di onda e cerca di applicarla all'universo. L'evoluzione dell'universo dipende dalle leggi fisiche chiamate le costanti fondamentali della natura ma anche dalle condizioni iniziali. E quella del Big Bang è quella meglio accettata oggi.  I fisici pensano che l'universo è regolato con una estrema precisione e che tutto si gioca sull'equilibrio, Equilibrio nella densità della materia e dell'universo,  i componenti obbediscono al principio di Pauli, il principio di esclusione (uno stato quantico dato non può contenere che un solo fermione (le 12 particelle di materia); Se questo principio non fosse rispettato la materia dell'universo scomparirebbe in una fornace di energia. L'uomo non ha risposta di fronte al silenzio degli spazi infiniti.  L'uomo è perso nell'immensità dell'universo da cui è emerso per caso. 

Alcuni dicono che il caso non ha mai costruito niente e cominciano a pensare che non è un caso se la coscienza e l'intelligenza sono emerse in un essere vivente. La vita sulla terra è dovuta ad una perfezione incredibile, e l'uomo non cessa di imitare la natura. E si potrebbe concludere che l'uomo è meno intelligente che la natura.  Ogni essere umano è unico rispetto ai miliardi di esseri umani che popolano e che hanno popolato questo pianeta. Dalla riunione del materiale genetico si forma un nucleo contenente i 46 cromosomi che costituiscono la specie umana.  ( se si è credenti si potrebbe pensare che è il Dio che ci ha dato la vita a renderci unici).  Per gli scienziati questa meraviglia della creazione ha la sua origine nella scelta delle costanti fisiche e nelle condizioni iniziali, e dalle leggi dell'universo (la distanza del sole dalla terra, l'attrazione magnetica che permette agli oceani di mantenersi, e così via...).  La cosa sorprendente è che l'uomo è capace di osservare questo universo, per constatare che obbedisce a delle leggi, le cui caratterisitiche sono state perfettamente descritte (molte sono state scoperte e altre sono da scoprire).   

Pag. 27.   Come si pone il problema metafisico agli scienziati?   Alfred Kastel scrive: "ho difficoltà a comprendere alcuni scienziati che deificano un principio (il caso) e rigettano l'altro (il finalismo) all'inferno. Entrambi sono concetti metafisici, delle costruzioni della mente umana. La legge casuale si libera poco a poco dell'osservazione dei fatti; in microfisica il fisico constata che partendo dalle stesse condizioni inziali non ottiene gli stessi effetti e che alla legge causale deve sostituire la legge delle probabilità. ... Perchè rifiutare di parlare di finalità. Non è irrazionale riconoscere l'esistenza di un progetto o di un programma nei fatti del mondo fisico.  Tutta la struttura dell'universo si basa sul principio di Wolfang Pauli: uno stato quantico dato può contenere un solo fermione. Se questo principio non è rispettato la materia fonderebbe in una fornace di energia. E' il principio di  integrazione della materia. Ma è un principio di casualità o di finalità?

Gli scienziati possono affrontare il principio di finalità solo sotto il suo aspetto fisico o biologico che chiameremo un "finalismo oggettivo". Ma si può concepirne un altro che possiamo definire "finalismo spirituale". L'universo sarebbe stato creato per far si che emerga al suo interno un essere vivente capace di una coscienza e di una intelligenza riflessiva. Si tratterebbe di un finalismo di origine divina. Per gli scienziati positivisti parlare di un progetto è inserire l'idea di un creatore supremo: Dio.

L'uomo di scienza può pensare la sua disciplina nell'insieme della cultura moderna per arricchirla di idee venute dalla scienza, ma allora fa della filosofia o una neo-metafisica.  Anche l'uomo di scienza può porsi delle domande come "Perchè l'universo esiste, Che facciamo in questo universo, ecc".  Quando si privilegia il caso sulla telenomia (il potere dello spirito di dare a sé stesso la propria legge), si fa della filosofia. 

Trinh Xuan Thuan rimette in discussione gli argomenti filosofici riguardanti l'esistenza di Dio, con una nuova visione dell'universo.  Il flusso quantico fa andare in pezzi l'argomento della Causa prima. Nel mondo microscopico delle particelle elementari, le relazioni causali e il determinismo sono fuori luogo. Soprattutto la causa primaria perde il supporto delle sue cause secondarie. Il principio di casualità è stato determinante fino a qualche decennio fa, è stato uno dei principi fondamentali della ragione dopo Aristotele e annuncia. "Tutto si rifà a una causa e le stesse cause nelle stesse condizioni producono gli stessi effetti".

Gli scienziati affermano che questo principio fondamentale perde il suo carattere assoluto e deve essere sosstituito dalle quattro leggi fondamentali attualmente conosciute: gravità ( o relatività generale), elettromagnetismo, forza debole e forza forte (nel campo quantico). Ma forse c'è di più. (vedi:  https://www.geopop.it/quali-sono-le-quattro-forze-fondamentali-della-natura-e-cose-la-possibile-quinta-forza/ ).   Queste leggi non provengono dall'universo in quanto alla sua origine non è che una materia inerte, incapace di pensare e di creare delle leggi che provengono da un'intelligenza, che le ha fondate. Se noi comprendiamo queste leggi è dovuto al fatto che la nostra intelligenza uscita da questo universo è in intima connessione con quella che agisce nel cosmo.    Come diceva Einstein "Quello che è incomprensibile, è che l'universo sia comprensibile dall'intelligenza umana".

Reeves asserisce: La meccanica quantica implica che due particelle restino in contatto permanente indipendentemente dalla loro distanza, anche se non sono più collegate causalmente.  Tra questa asserzione e la teoria della relatività che esclude ogni forma di comunicazione a una distanza superiore a quella della luce c'è una contraddizione insolubile. Einstein per salvare la sua teoria concluse che ci dovevano essere delle variabili nascoste. Kastler dice: questa contraddizione tra il determinismo apparente in macrofisica e l'indeterminismo reale nella microfisica giustifica che siamo di fronte a una Materia Strana. Gli scienziati sono giunti ad asserire che esistevano due livelli di realtà: il reale visibile (macrofisica) che obbediva al principio di causalità (cause secondarie) e la microfisica che seguiva altre leggi. 

Nel 1992 Claude Allegre, professore di geofisica, nel suo libro Introduzione a una storia naturale, asserisce che Dio è il fondatore creatore delle leggi dell'universo, creatore dell'istante Zero e che interviene per far si che gli avvenimenti decisivi si svolgano nel buon momento.  Un Dio  che migliora la sua opera nello spazio tempo (Francois Jacob). 

Un'altra concezione è quella di Claude Allegre, Trinh Xuan Thuan, Alexandre Favre, Alfred Kastler che arrivano al concetto di Caos apparente che maschera l'esistenza di un ordine capace di adattarsi all'entropia dell'ambiente e per conseguenza alle leggi dell'universo.    Queste due concezioni sono in realtà complementari.    Oggi nella biologia molecolare si è scoperto un meccanismo estremamente complesso che obbedisce a un programma, che Jacques Monod chiama la Teleonomia.  Fino a quando, in laboratorio, non si arriverà a realizzare la sintesi del DNA che si ricostituirà da solo, senza intervento esterno, non avremo compreso niente dell'origine della vita. Questa ricerca continua per arrivare a ottenere una cellula elementare capace di riprodursi. 

Nel 1998 Trinh Xuan Thuan pubblica Il Caos e l'Armonia e in questo testo parla delle leggi della natura che sono universali, assolute, intemporali, omniscenti.  Le leggi della natura regolano tutta la fisica, ma nello stesso tempo integrano in esse un indeterminismo che si manifesta nel gioco delle possibilità. Queste leggi trovano la loro esistenza solo collegandosi a un'Intelligenza superiore che le ha create per far si che l'universo esista e si evolva. 

L'opposizione tra un Dio eterno fuori dal tempo e dello spazio e un Dio legato alle contingenze delle situazioni non è più incompatibile. Trinh Xuan Thuan asserisce: "Dio, l'Essere Divino e creatore delle leggi intemporali e necessarie è responsabile dell'ordine del mondo, non per azione diretta, ma offendo le potenzialità che l'universo è capace di attualizzare o meno". 

Se l'universo è accessibile alla nostra intelligenza è perchè: "L'intelligenza dell'uomo è fatta per scoprire l'Intelligenza Divina Creatrice dell'universo visibile e invisibile". 

Durante il XX secolo la scienza è passata da un positivismo a un realismo lucido che apre una via feconda alla riflessione metafisica e filosofica. 

Pag. 43. Che cosa è la verità?  Oggi la metafisica o meglio la Neo-metafisica si mette alla ricerca della verità.  Tommaso D'Aquino nel Medioevo aveva definito così la verità: "La verità è l'adeguazione tra l'intelligenza e la realtà".  L'intelligenza è la capacità di analizzare delle situazioni accompagnata da una capacità di sintesi permettendo di accedere a dei risultati reali e nuovi.

Credere che una verità umana è assoluta conduce all'intolleranza. La verità umana non può essere che parziale e temporanea.

Claude Allegre scrive nell'Introduzione alla storia umana: Finito il tempo del determinismo, quello delle certezze e del definitivo, la scienza accetta di considerare le sue teorie come una visione del mondo che occorrerà modificare e fare evolvere. Gli scienziati inventano, scoprono, lavorano con passione ogni giorno, si avvicinano all'obiettivo. Devono pertanto sapere che la Verità è un ideale asintotico che nel linguaggio scientifico, è ciò che tende ad avvicinarsi sempre più a qualcosa senza mai raggiungerla o coincidere con essa.  Qualcosa che non si raggiungerà mai. 

Allora dove si trova la verità suprema? Si può trovare solo in Dio. Lui solo ha ha l'intelligenza infinita dell'universo e la conoscenza del reale che lo costituisce. La verità umana è tributaria della realtà. La verità divina è costitutiva della realtà.   Molte opere contemporanee si chiedono: "Dio esiste? Il mondo si è creato da solo?"  Senza contare il dibattito sul principio antropico e l'auto-organizzazione che postulano l'idea di Dio o quella del non-Dio.  Per alcuni Dio non esiste, è l'uomo che l'ha inventato e dunque Dio è il risultato della fabbricazione della mente dell'uomo.  

Comunque la specie umana possiede una forma d'intelligenza particolare, l'uomo ha la facoltà del pensiero astratto, quello che lo differenzia da tutti gli esseri viventi.  Dovrebbe esserci un nuovo modo di pensare la filosofia (nel ramo metafisico) che potremmo chiamare neo-metafisica che sia in accordo con quello che ci apporta la scienza attuale.  

Vedi articolo: Pensée philosophique et pensée scientifique. Indifférence réciproque, cohabitation pluridisciplinire ou engagement interdisciplinaire?  https://www.implications-philosophiques.org/wordpress/wp-content/uploads/2013/11/CITOT-Pens%C3%A9e-philq-et-pens%C3%A9e-sciq.pdf

Sull'altruismo - Federico Dainin Jôkô Sensei

Rileggendo un libro del maestro zen Federico Dainin Jôkô Sensei, ho trovato queste magnifiche frasi sul volontariato e l'altruismo che volevo condividere ...                 

Spesso ci piace avere l'onore di dire a noi stessi che abbiamo fatto qualcosa di grande per l'umanità. Ma in realtà, non c'è niente di più grande che seminare i semi della buona volontà ogni giorno, ovunque ci troviamo.


L'importante è pacificare la propria vita. Poi pacificare chi ci circonda. È come lo zazen: si inizia riconciliandosi con se stessi, amandosi.

Ho lavorato a lungo in associazioni umanitarie e vedo squadre meravigliose di volontari che fanno sempre qualcosa per compensare la propria mancanza. Un consiglio: iniziate a rivolgervi agli altri il giorno in cui sarete in grado di stare in piedi da soli e di essere liberi.

Perché per raggiungere gli altri bisogna imparare a non aspettarsi nulla in cambio. È il dono di voi stessi. Questo dono di sé è possibile se non si ha più bisogno di nulla. È allora che si diventa un dono per gli altri.

Credo che l'atteggiamento giusto sia quello di essere profondamente a posto con se stessi, pieni, realizzati, unificati, prima di rivolgersi agli altri.    Un altro consiglio: evitate di fare il bene solo perché lo ritenete tale. Fare il bene non deve essere uno sforzo, deve scaturire da noi, e perché possa scaturire da noi, questo “noi” deve essere pacificato. A quel punto smettiamo di chiederci se “mi piacerebbe fare del bene”.

La cosa triste è che viviamo in una società che comunica molto, ma non si ascolta. L'ascolto è un dono enorme! L'ascolto è miracoloso. Se sei un buon ascoltatore, dove sei, hai già realizzato il desiderio del boddhisattva: salvare le persone dalla sofferenza.

Diventate il mondo che volete sia un posto migliore.
Ispirate gli altri con la vostra vita liberata e pacificata.
È un buon inizio.

La sofferenza nel mondo - Thich Nhat Hanh

Qualcuno mi ha chiesto: "Non sei preoccupato per lo stato del mondo? ”    

Mi sono permesso di respirare e poi ho detto: “La cosa più importante è non permettere che la tua ansia per ciò che accade nel mondo ti riempia il cuore. Se il tuo cuore è pieno di ansia, ti ammalerai e non potrai aiutare. ”

Sì, c'è una sofferenza tremenda in tutto il mondo, ma sapere questo non deve paralizzarci. Se pratichiamo la respirazione consapevole, la camminata consapevole, la seduta consapevole e il lavoro nella consapevolezza, possiamo fare del nostro meglio per aiutare.

Thich Nhat Hanh 


sabato 28 settembre 2024

Maria Montessori - Maestra di pace.

Maria Montessori - Maestra di pace. La straordinaria attualità del suo messaggio pedagogico e filosofico.  Articolo di Roberto Fantini  

Maria Montessori, in una conferenza del 1937,  ci descrive l’uomo contemporaneo, come un uomo “male sviluppato”, generato da un sistema sociale e scolastico autoritario e deresponsabilizzante,  una sorta di “omuncolo” immerso in un mondo in cui dominano confusione e contraddizioni, all’interno del quale non sa neppure “se è ricco o povero, se è sano o malato”.  In lui regna l’ansietà, o addirittura l’angoscia propria del malato: la cosiddetta “ansia della vita”, ovvero, l’assillante interrogativo del “Come vivrò?”.

“Per questo fine ansioso, che ripete l’ansia dei nevropatici” - prosegue la pedagogista -  l’uomo è disposto anche a tutto sacrificare. E, mentre gli uomini del passato, di fronte agli enigmi del vivere, si rifugiavano nel “Dio provvede”, e nel loro mondo “c’era ancora spazio per l’uomo povero in mezzo ad uomini poveri, e l’individuo era pronto a sacrificare se stesso per il bene di un suo simile”, nel nostro tempo l’ansia divorante di vivere sarebbe simile alla “disperata volontà di salvarsi da un incendio”. Pur di soddisfare la propria ansia di vita, l’uomo dei nostri giorni sarebbe pertanto  pronto a rinunciare segretamente a qualunque cosa, anche a mettere in soffitta i propri principi, anche ad assassinare la propria coscienza, fino a dare le “dimissioni” dalla stessa dimensione umana. 


Vittime di un’organizzazione socio-culturale che idolatra il successo, la competitività e l’arrivismo, gli “uomini di oggi vanno pel mondo inariditi e isolati” e dalla loro unione non può scaturire nessun vero progresso né tantomeno una qualsiasi “elevazione morale”. Essi sono come granelli di sabbia nell’immensità del deserto: “tutti ammassati  e tutti separati”. Ognuno rinchiuso nella propria dimensione egoica, e, nello stesso tempo, parte indistinta di una massa sterile e anonima, indifesa di fronte all’azione della furia dei venti. La vera minaccia incombente sull’umanità – ci dice, a pochi mesi dall’inizio del secondo conflitto mondiale – è costituita dalla ”disperata aridità” interiore.

E il vero pericolo dell’umanità è rappresentato da quello che efficacissimamente viene definito “il vuoto delle anime”. Perché la natura non tollera il vuoto e perché le anime vuote, di conseguenza, in tutti i tempi, sono destinate a venire facilmente riempite, senza opporre resistenza, dalle ideologie più irrazionali, dai sentimenti più perversi, dagli impulsi più folli e distruttivi.

Da grande educatrice e da terapeuta dell’anima, le sue parole non si limitano, però, ad una allarmistica diagnosi, intrisa di pessimismo schopenhaueriano e velata da sussulti nostalgici: questa umanità passiva, pavida e malata può essere curata, guarita, liberata.  Se il problema è l’aridità del suolo, infatti, quello che occorre è “un po’ d’acqua spirituale” capace di far crescere “un poco di vita”: perché grazie ad essa la sabbia potrà sempre trasformarsi in terreno fertile.

Nella Formazione dell’uomo (opera apparsa dopo il suo importantissimo soggiorno in India, negli anni terribili della guerra, presso la sede internazionale della Società Teosofica in Adyar), Montessori riprende questo tema, con rinnovata fiducia nell’avvenire.

La diagnosi di partenza sulle condizioni dell’umanità si riconferma dolorosamente cupa: “La schiavitù – scriveva crescendo rapidamente e prende forme che non emersero mai nel passato e  la condizione di 'impotenza umana' ha raggiunto livelli massimi". 

“Nessuno ha sicura la vita: può essere intimata una guerra assurda dove tutti – uomini giovani e vecchi, donne e bambini – sono in pericolo di morte. Si bombardano le abitazioni e le genti devono rifugiarsi in sotterranei, come gli uomini primitivi si rifugiavano nelle caverne per difendersi dalle belve feroci. L’alimento può sparire e milioni di uomini morire di fame e di pestilenza. (…) Le famiglie si dividono, si spezzano; i bambini restano abbandonati e girano a torme come selvaggi. Questo - sottolinea - non è solo per i popoli vinti nella guerra: è per tutti.  E’ l’umanità stessa che è vinta e fatta schiava.”

Ma ad una realtà in cui l’immoralità, la viltà e la violenza sono divenute “forme consuete dell’ esistenza” è pur sempre possibile ribellarsi, mettendo da parte rassegnazione e illusioni consolatorie.

L’umanità è chiamata (forse destinata?) a liberarsi, “guarendo dalla sua follia e diventando conscia del suo potere.” “Bisogna – scrive – che l’uomo raccolga tutti i suoi valori vitali, le sue energie, che le sviluppi, si prepari alla sua liberazione. Non è più il tempo di combattersi gli uni con gli altri, di cercare di sopraffarsi; si deve guardare all’uomo solo con lo scopo di elevarlo, di spogliarlo dei legami inutili che si sta creando e lo spingono verso l’abisso della demenza.

 La forza nemica sta nell’impotenza dell’uomo rispetto ai suoi stessi prodotti, sta nell’arresto di sviluppo dell’umanità.” Quello che ci può salvare, è l’avvento di una vera e propria “rivoluzione universale”.

“Come si aiuta un malato nell’ospedale, perché ritrovi la salute e possa continuare a vivere, così oggi si tratta di aiutare l’umanità a salvarsi. Noi dobbiamo essere degli infermieri in questo ospedale, vasto come il mondo.” Due strade - ci spiega - sono possibili: quella dell’uomo che possiede e quella dell’uomo che ama.  La prima è quella dell’uomo schiavo del desiderio di possesso e dell’odio.  La seconda è quella dell’uomo che ha conquistato la sua indipendenza interiore e che ha imparato ad associarsi con gli altri in modo armonioso, coltivando il sentimento d’amore verso tutti gli esseri viventi, facendo vivere dentro di sé speranza e luce.

L’umanità dell’inizio del nuovo millennio, dopo quasi un secolo, non sembra ancora molto diversa da quella descritta dalla meravigliosa maestra di Chiaravalle. Forse, soltanto facendoci tutti noi consapevoli e volenterosi “infermieri” capaci di seminare e coltivare amore nel grande corpo malato del mondo, sarà possibile salvarlo dal precipitare nell’ “abisso della demenza”.

Un’evoluzione pacifica della società umana potrà scaturire soltanto dall’affermarsi nella coscienza collettiva del sentimento dell’armonia cosmica e dalla fiducia nell’esistenza di quello che, nella sua esperienza indiano-teosofica degli anni ‘40, Montessori chiamerà l’ “occulto comando che armonizza il tutto”  e che “tende a creare un mondo migliore”, basato sulla “collaborazione di tutti gli esseri, animati e inanimati” (dal testo Educazione per un mondo nuovo).

A suo avviso, nonostante la drammaticità della situazione del mondo contemporaneo, già nel suo tempo era possibile scorgere segni evidenti dell’avvento di una nuova umanità: “dalle tenebre del dubbio e della paura che gravano sul genere umano, ormai s’intravede la luce che le dissiperà perché è già iniziata la società nuova.”

Impossibile non augurarsi che, al di là delle apparenze oltremodo inquietanti,  la “nuova umanità”  e il “nuovo mondo”, annunciati da Maria Montessori nei suoi ultimi anni di vita terrena, siano davvero realtà viventi oggettivamente in costruzione e non soltanto il sogno nobilissimo della sua personale evoluzione mistica, non soltanto la generosa proiezione del suo luminoso sperare.

---------  Per approfondire:
    - Paola Giovetti, Maria Montessori. Una biografia, Mediterranee, Roma 2009.
    - Maria Montessori, Educazione per un mondo nuovo, Garzanti, Milano 2018.
    - Roberto Fantini, Maria Montessori, Teosofica maestra di Pace, Efesto, Roma 2020.

lunedì 26 agosto 2024

Frasi prese dal libro I mille volti della meditazione

Nel mondo di oggi caratterizzato da un liberismo sfrenato, da un consumismo insaziabile, dall'impoverimento del pianeta, dalla crescita sfrenata a scapito dei diritti umani e dell'ambiente, da disparità sociale, avidità, attaccamento, competizione e conflitto,  abbiamo bisogno di riscoprire il piacere di una vita semplice, in armonia con noi stessi, con gli altri esseri senzienti e con il pianeta. 

La pratica spirituale incoraggia la semplificazione dei bisogni, la continua riduzione dell'avere, per poter finalmente essere. L'obiettivo è vivere la vita in modo semplice, facendo ciò che deve essere fatto senza cercare riconoscimento e successo, superando la paura del fallimento. La ricchezza interiore, lo spirito di servizio e l'altruismo sono beni inestimabili. Condividere i nostri talenti, il nostro lavoro e l'energia che mettiamo nel vivere bene la nostra vita è la sola forza che può veramente salvare l'umanità.  
 
Spesso siamo affetti da un malessere esistenziale che ha origine dentro di noi. Fintanto che andiamo da un luogo all'altro, da una relazione all'altra, non risolveremo la causa della nostra agitazione. Dobbiamo iniziare un viaggio interiore, con la pratica della meditazione, possiamo riconoscere le radici del nostro malessere.
 
La mancanza di accettazione di sé e di autostima è molto diffusa ed è solo quando saremo coscienti della necessità di una trasformazione, potremo veramente voltare pagina. Spesso, per compensare le nostre mancanze interiori abbracciamo un credo religioso che non protegge però dalla rigidità e dalla chiusura verso gli altri. 

Bisogna aver raggiunto un certo grado di saggezza per riconoscere che siamo abbastanza maturi per aiutare davvero gli altri. Dobbiamo cercare sinceramente di diventare persone migliori: "Cambiare se stessi per cambiare il mondo".
 
Bisogna distinguere la compassione dall'empatia: La compassione è la capacità di accogliere la sofferenza degli altri in modo costruttivo, che è diversa dall'empatia, che può portare a una forma di angoscia o di esaurimento. La compassione rafforza la nostra forza ed equilibrio interiore, e la nostra coraggiosa determinazione ad aiutare chi soffre".       

Nel buddismo  si parla di amici spirituali e di sangha (la comunità). Le relazioni interpersonali in particolare con la famiglia, sono una parte fondamentale della pratica. Essere presenti nelle relazioni è difficile, ma allo stesso tempo nutriente, sia per noi stessi che per gli altri. Spesso, manchiamo di coerenza nelle nostre relazioni, al punto che finiamo per finire per sviluppare la sindrome "molte relazioni, nessuna relazione".

Avere molte relazioni può sembrare una grande apertura interpersonale, ma in realtà è una fuga da una vera relazione. relazione.  Le relazioni sono un potente mezzo di purificazione mentale, e come dice Krishnamurti: "La relazione è un processo di auto-rivelazione, ci rivela a noi stessi". Dovremmo scegliere a chi dedicare la nostra attenzione e farlo profondamente.

Siamo esseri di connessione e di amore. Senza nutrimento emotivo siamo in pericolo, non cresciamo. Senza amore, viviamo male.
 
Queste pratiche meditative, a partire dalla concentrazione sul respiro, contribuiscono a modificare la nostra attenzione e, settimana dopo settimana, iniziano a far emergere un particolare stato di attenzione, simile alla presenza, uno stato contemplativo che ci porta a essere completamente immersi nel presente.  Quando viviamo pienamente il momento presente, sentiamo l'eternità.  
Come se, dopo un certo risveglio, "entriamo in una seconda innocenza", cioè una fase in cui la coscienza si accontenta di essere semplicemente ciò che è. 

Il mistico è colui che vede la realtà faccia a faccia. Non è più separato dalla realtà, né dalle parole, né dal tempo, né dalla mancanza, né da se stesso. Sperimenta l'assoluto qui e ora. 
L'estasi è un'uscita da se stessi e una fusione con qualcosa di più grande: una rivelazione divina, l'accesso a un altro mondo, in uno stato di coscienza diverso da quello ordinario. Una caduta in se stessi e una sorta di autocompiacimento. In quel momento, la separazione scompare, il sé e il mondo diventano uno, e si sperimenta il Tutto. Nell'esistenza, la vera realtà esplode, si entra in  un abisso di meraviglia, senza tempo.
 
Spesso si tende a ridurre o abbandonare la pratica della meditazione proprio nei momenti di difficoltà. È proprio in questi momenti che la pace interiore e la calma sono importanti, e non sono semplicemente un'aggiunta dopo una giornata faticosa.  

La meditazione ha dimostrato di essere il modo più diretto per equilibrare corpo e mente in una società in cui la corsa frenetica è diventata la norma.
 
Per un occidentale che voglia intraprendere un percorso spirituale, il Dalai Lama raccomanda uno studio comparato dei diversi sentieri per scegliere quello più adatto alle proprie caratteristiche e predisposizioni mentali. Raccomanda anche di vivere in società, di essere onesti e sinceri. Ma per qualche settimana o qualche mese, dovremmo ritirarci in un luogo appartato, dimenticare le questioni mondane e concentrarci unicamente sulla pratica spirituale. 

Un mantra è uno strumento di meditazione che, attraverso la sua frequenza o vibrazione, apporta determinati benefici, come la pace interiore, la saggezza e la prosperità, I mantra aiutano la mente a stabilizzarsi nello stato di consapevolezza silenziosa. 
 
I principi fondamentali del Buddismo sono : - l'impermanenza, - la vacuità e - l'inconsistenza del Sé. Il buddismo offre una via alternativa al nichilismo e al realismo ingenuo, riconoscendo la produzione interdipendente del Sé e dei fenomeni, dichiarando che i fenomeni non hanno un'esistenza propria.

Frasi prese dal libro Thich Nhat Hanh, un sentiero tra le stelle

Se una persona non riesce a cambiare se stessa, è difficile che riesca ad aiutare gli altri. Solo comprendendo le nostre sofferenze possiamo comprendere quelle degli altri e aiutarli a soffrire meno. E’ questo che gli educatori dovrebbero insegnare alla nuove generazioni con l’obiettivo di trasformare, quindi, l’ambiente scolastico in una vera “comunità” attraverso delle sessioni di condivisione. 

Lascia andare ciò che non ti serve e sarai felice. Liberati di tutto ciò che è superfluo e ti causa inutili preoccupazioni: questo è uno dei primi passi verso la felicità.  

Siamo chiamati a trasformare il momento presente nel “momento più meraviglioso” e possiamo riuscirci a condizione di imparare a fermare la nostra sciocca corsa verso il futuro e smettendo di torturarci per il passato. 

Se hai problemi con i tuoi amici e parenti, non dare la colpa a loro. Se impari a prenderti cura di loro come di una pianta, farai crescere rapporti sani.  

Non dare la colpa agli altri: se hai capito e dimostri di aver capito, la situazione cambierà”.

Secondo Thich Nhat Hanh, il Buddhismo è in grado di offrirci “l’unico antidoto alla violenza, all’odio e alla rabbia” grazie alla pratica della compassione e della gentilezza amorevole, le quali “non possono nascere così per caso”, ma soltanto in seguito alla pratica del “guardare in profondità”, ovvero con la pratica denominata “dell’espansione del cuore”.  

Dobbiamo ricercare la felicità non nell’ambito del consumo, bensì nell’esercizio della comprensione, della compassione e dell’armonia e imparare a vivere in modo semplice, in maniera da avere più tempo per vivere la nostra vita quotidiana in profondità e libertà.

Il dolore può anche essere inevitabile, ma il fatto di soffrire o meno dipende da noi. Soffrire è una scelta, noi scegliamo se soffrire o meno. Nascita, vecchiaia e malattia sono naturali. È possibile non soffrire a causa loro, ma soltanto se siamo in grado di accettarle come parte della vita

Noi stiamo già morendo, noi moriamo di continuo, come ogni cosa muore e si rinnova di continuo, e, di conseguenza, non ci sono né vera nascita né vera morte. E il morire non è affatto quella cosa terribile che ci rappresentiamo. In realtà, anzi, “è molto piacevole morire: vuol dire anche vivere”.

Thay non parlava mai di morte, ma di continuazione, perché “al posto della nascita e della morte c’è soltanto una continua trasformazione” 

Quando una persona ti fa soffrire è perché soffre profondamente con se stessa. Le cattiverie nei nostri confronti ci fanno male, ma quando le subiamo dovremmo sempre comprendere che solo chi soffre vuol far soffrire gli altri. L’uomo in pace con se stesso non ha alcuna intenzione di creare dolore. 

La meditazione camminata (da praticare non soltanto nei parchi e in luoghi isolati, ma anche nel trambusto delle grandi città, in casa, al lavoro, ecc.) è proposta come una vera forma di “resistenza” nei confronti di un intero sistema di vita collettiva imperniato sul correre frenetico e alienante in vista di innumerevoli obiettivi fuori e lontani da noi.  Come un modo per “recuperare la nostra sovranità su noi stessi, rivendicare la nostra libertà e camminare sulla Terra da persone libere".

“Respirare in piena consapevolezza è un modo miracoloso per liberarci dal rimpianto e dall’ansia, e per entrare in contatto con la vita nel momento presente. Quando seguiamo il respiro ci sentiamo subito a nostro agio, non più dominati da ansia e desideri. Nella respirazione cosciente il respiro si fa più regolare, pace e gioia sorgono, e diventano più stabili a ogni momento.

martedì 23 luglio 2024

Ananda Kentish Coomaraswamy

 "Aiutate noi a salvare l'ingenuità dell'India perchè l'India aiuterà voi a sopravvivere" - Coomaraswamy

Ananda Kentish Coomaraswamy (1877-1947) è nato a Ceylon ed è stato un ricercatore poliedrico, scienziato, linguista, esperto di cultura e arte, filosofo, curatore di musei e autore. È stato uno dei primi autore dell'era moderna ad sottolineare l'importanza delle arti, della cultura e del pensiero tradizionale come qualcosa di più di semplici reliquie del passato. A Coomaraswamy è stato spesso attribuito il merito di aver reintrodotto il concetto di “filosofia perenne” in un Occidente frastornato dai molteplici aspetti  del mondo moderno.

Ananda K. Coomaraswamy  non è stato solo uno dei più famosi specialisti di filosofia, religione e arte orientale, ma anche un conoscitore del pensiero occidentale, in quanto aveva vissuto per molti anni in Occidente. La sua analisi del buddismo e dell'induismo è quindi particolarmente preziosa: non solo perchè spiega il significato di queste due grandi religioni, ma le confronta costantemente con le principali correnti del pensiero occidentale.

Siti: 

  •  https://www.coomaraswamyfoundation.org/
  • http://www.studiesincomparativereligion.com/public/authors/Ananda_Coomaraswamy.aspx

venerdì 21 giugno 2024

E' vero che lo yoga risveglierà quell'energia profonda chiamata kundalini? - J. Krishnamurti

Qualcuno chiese a J. Krishnamurti se lo yoga risvegliasse quell'energia prodonda chiamata kundalini, e qui trovate la sua risposta   https://www.youtube.com/watch?v=chPBmSzvStQ

Krishnamurti è considerato in tutto il mondo come uno dei più grandi pensatori e maestri religiosi di tutti i tempi. Egli non teorizzò nessuna filosofia o religione setta o nazione e non era schierato con nessuna scuola di pensiero politico o ideologico; sosteneva che proprio questi sono i fattori che dividono gli esseri umani portando conflitto e guerra. Egli ricordava continuamente che siamo tutti esseri umani e non indù, musulmani o cristiani, che non siamo diversi dal resto dell’umanità.  Raccomandava di camminare con leggerezza su questa terra, senza distruggere noi stessi e l’ambiente; comunicava a tutti un profondo
senso di rispetto per la natura e tutto il creato.  https://www.krishnamurti.it/jiddu-krishnamurti/

venerdì 8 marzo 2024

Shintoismo in Giappone

Lo shintoismo ( “via degli dei”) o scintoismo, viene considerato la religione autoctona e più antica del Giappone.

Lo shintoismo: non ha un fondatore, né un testo sacro, né un “Dio” unico superiore. Ci sono comunque dei testi base dello shintoismo che sono il Kojiki e il Nihon Shoki. Sono opere che narrano le origini mitologiche del Giappone e vennero fatte redigere dalla famiglia imperiale nell’VIII secolo per giustificare la propria egemonia sugli altri clan e attribuirsi antenati divini. Lo shintoismo non è particolarmente interessato alla morte e all’aldilà (che rientrano più nell’orbita buddhista), ma a tutto ciò che concerne la vita in questo mondo, la natura, gli inizi e la trasformazione. Lo shintoismo non è nemmeno centrato su una dottrina morale specifica. Alla base dello shintoismo abbiamo la presenza del sacro nella natura e nei fenomeni che la circondano, e il praticante vuole mantenere l’armonia con queste forze e  ottenere favori e protezione da queste forze.

Una delle preoccupazioni principali dello shintoismo è la purezza e gli esseri umani nascono puri e la purezza è la loro condizione naturale. Capita, però, che si contaminino, ad esempio nel contatto coi morti, e che debbano quindi purificarsi con appositi riti e pratiche. La purezza è un ideale che compare già nel mito di Izanagi e Izanami, raccontato nel Kojiki e nel Nihon Shoki. Secondo la leggenda, alla morte della dea Izanami, suo marito Izanagi andò nell’aldilà per tentare (invano) di recuperarla. Al ritorno in questo mondo dovette purificarsi per essere entrato in contatto con la morte, e lo fece immergendosi nel fiume Tachibana.
Questo mito è rappresentativo per due motivi: ci fa capire che la morte è considerata impura. Lo stesso vale per la malattia, il sangue mestruale o quello del parto. È una credenza che ha avuto una certa importanza nella creazione della casta degli intoccabili, i burakumin. Questa classe era in parte composta da gente che lavorava a contatto con il sangue o con i morti.

Il secondo elemento importante è il ruolo purificatore dell’acqua. Per accorgersi della sua importanza, basta visitare qualunque tempio: prima di entrare bisogna sciacquarsi mani e bocca in una specie di fontana chiamata chōzu-ya o temizu-ya. Analogamente, non è raro vedere persone spargere acqua davanti a casa o al proprio negozio. Altri elementi purificatori sono il fuoco e il sale: quest’ultimo viene usato per purificare il ring nel sumo.

Essendo una religione di stampo animistico e politeista, lo shintoismo riconosce numerose divinità o spiriti, dette kami. Questi kami sono delle entità intangibili che eccellono nel loro essere, sia esso buono o cattivo. Sono qualunque cosa generi timore o rispetto. In concreto, possono essere fenomeni naturali, elementi animati o inanimati: la dea del sole Amaterasu (l’antenata della dinastia imperiale) e gli imperatori morti sono dei kami, ma lo possono essere anche gli antenati, piante, rocce e animali. Il loro numero è infinito. Essendo una religione “sincretica”, che cioè assorbe e unisce elementi presi da diverse tradizioni, lo shintoismo ha accolto al proprio interno anche divinità di origine cinese e indiana.
Anche il concetto di kami è qualcosa di “sentito”, di “avvertito”, che non è facile definire logicamente o descrivere a parole. Nello shintoismo di stato, nato a fine Ottocento, anche l’imperatore vivente era considerato un kami.

Il rito, più che la dottrina, è il cuore dello shintoismo, ed è una componente molto importante della cultura giapponese in generale.  Ci sono riti legati alle varie tappe della vita:  la nascita, la crescita,  il raggiungimento della maggiore età, , il matrimonio, ecc  per invocare la protezione dei kami.Ci sono riti come il jinchisai per purificare il sito di un nuovo cantiere edile, come l’umi-biraki  per inaugurare la stagione balneare e lo yama-biraki  per inaugurare quella del trekking.  Durante i riti, ma anche nelle normali visite, è possibile imbattersi nelle miko, le aiutanti. Queste non sono sacerdotesse, ma ragazze laiche che danno una mano nella gestione del santuario e a volte si esibiscono nelle danze sacre. Sono distinguibili per i pantaloni (hakama) rossi e la casacca bianca. Non ci sono funzioni religiose settimanali: la gente visita il tempio quando vuole, magari in occasione di riti speciali o matsuri.  Lo scopo delle visite al tempio non è legato all’espiazione di peccati o a benefici nell’aldilà, ma è più immediato e terreno. Di solito si prega per invocare protezione da pericoli e calamità, per la salute, la prosperità e il successo (agli esami di ammissione, ad esempio).

Poi ci sono i matsuri (festival) legati principalmente ai vari periodi dell’anno (Capodanno) e al raccolto (in primavera e in autunno). Durante le feste, solitamente, c’è una parte di purificazione seguita da offerte di cibo e preghiere, danze e musica. Le preghiere recitate dal kannushi (il sacerdote) sono composte in un linguaggio aulico e si chiamano norito.

I luoghi di culto shintoisti si chiamano solitamente “jinja”. Anche se questo termine si traduce come  “santuario”, “jinja” indica tutta l’area sacra, non solo l’edificio principale. Un tempo, infatti, non c’erano edifici permanenti: iniziarono a svilupparsi solo sotto la spinta del buddhismo (ai cui templi rimasero annessi fino a fine Ottocento).  Oggi, tipicamente, un jinja è composto da diversi elementi:     Torii: il portale d’ingresso nell’area sacra. È spesso dipinto di rosso e, nella versione più semplice, è formato da due colonne sormontate da una specie di architrave.
    Chōzu-ya o temizu-ya: una struttura con una fontana e dei mestoli in cui eseguire la purificazione rituale di mani e bocca prima di accedere al santuario.
    Haiden: il padiglione in cui i fedeli possono pregare. Le preghiere di solito non sono molto elaborate e la visita dura pochi minuti. In genere si svolge così: si fa un’offerta simbolica (una moneta da 5 yen è considerata benaugurante) e, se presente, si suona una piccola campana appesa sopra l’offertorio per attirare l’attenzione del kami e purificare l’aria. Dopodiché si fanno due inchini, si battono le mani due volte, si recita dentro di sé una preghiera (una richiesta, non una formula prestabilita) e, infine, si fa un altro inchino.
    Honden: il sancta sanctorum in cui può entrare solo il sacerdote (kannushi) e che contiene lo shintai, un oggetto simbolico in cui risiede il kami. Spesso si tratta di uno specchio. Lo shintai non è il kami, ma solo un oggetto che esso abita per essere accessibile agli umani.
    Alcuni templi non hanno un honden, perché lo shintai è un elemento naturale. L’esempio più famoso è quello del santuario di Ōmiwa, a Nara, dove lo shintai è la montagna.
    Yoshiro: è un oggetto che, come un parafulmini, attrae il kami e gli offre uno spazio fisico da occupare temporaneamente. Lo shintai è quindi uno yoshiro. Può essere un albero, una roccia, una katana o una montagna, e rappresenta la forma più primitiva del jinja. Di solito gli yoshiro sono identificabili perché sono circondati da grandi corde attorcigliate (shimenawa) decorate con strisce di carta a zig-zag.

Spesso nei santuari (ma anche nei templi buddhisti) sono presenti dei posti in cui appendere gli ema e, separatamente, gli omikuji. I primi sono delle tavolette di legno con un’immagine, in origine un cavallo. Il nome significa infatti “cavallo disegnato”, e si riferisce al fatto che, in passato, i ricchi offrissero ai kami questi animali, che sono considerati il loro mezzo di trasporto. Sul retro dell’immagine si può scrivere una richiesta per il kami (in qualunque lingua) e appenderla per fargliela arrivare.
Gli omikuji, invece, sono delle specie di oracoli scritti su carta che si estraggono a sorte e rivelano il futuro di una persona. In teoria, quelli negativi andrebbero appesi per scongiurare la cattiva sorte, ma spesso la gente appende anche quelli con i buoni auspici in segno di ringraziamento.

Al di fuori dello shintoismo più istituzionalizzato sopravvivono molte credenze popolari, parte del substrato da cui ha attinto la religione ufficiale. Lo shintoismo come lo conosciamo oggi è un prodotto di fine Ottocento. Nella sua formazione possiamo distinguere tre fasi:

1. Le origini delle credenze. La prima fase coincide con lo sviluppo di credenze sciamaniche e animistiche, nate probabilmente nel Nord-est asiatico e portate dalle popolazioni mongole. In questa fase non esisteva l’idea di una religione che si chiamasse “shintoismo”, e, siccome non c’era la scrittura, è difficile conoscerne i dettagli.  Per lungo tempo la popolazione giapponese fu organizzata in base ai clan, e ciascuno aveva le proprie credenze e divinità. Nel tempo, le varie fazioni iniziarono a unirsi sotto la guida di un unico clan, il cui dominio si espanse nel resto dell’arcipelago. Si tratta degli Yamato, che diedero origine alla linea imperiale che continua ancora oggi. La religione e la mitologia del clan dominante divennero quindi quelle condivise dal Paese, ma anche i miti degli altri gruppi vennero assorbiti e riorganizzati per costruire un sistema che mettesse al centro l’imperatore.

2. Le origini del termine.  La parola “shintoismo” comparve con l’arrivo del buddhismo nel VI secolo d.C., quando si cercò di trovare un termine per definire tutto ciò che non era buddhismo. Anche in questo caso, quindi, non si trattava necessariamente di un’unica religione organizzata in modo sistematico, ma di un insieme di pratiche e credenze.  Il fatto, però, che si inizi a parlare di shintoismo insieme al buddhismo getta le basi per lo sviluppo di questa seconda fase: la fusione tra i due culti. Per molti secoli, in Giappone, non si sentì la necessità di separare nettamente shintoismo e buddhismo. L’idea di esclusività propria dei grandi culti monoteisti qui non è mai arrivata. Le due religioni si influenzarono a vicenda e divennero inscindibili. Non si parlava tanto di “shintoismo” in sé, in quanto questo era un’usanza in senso ampio, non una religione che si professava. I kami furono visti inizialmente come protettori del buddhismo, poi come entità intrappolate nel ciclo delle rinascite e infine come bodhisattva, esseri illuminati. Per tutti questi motivi, i templi shintoisti e buddhisti sorgevano nello stesso luogo.

3. Le origini del sistema religioso organizzato. La “terza nascita” dello shintoismo risale all’epoca Meiji, a fine Ottocento. Il Giappone si stava aprendo all’Occidente dopo 250 anni di isolamento e sentiva il bisogno di definire la propria identità per evitare di essere fagocitato. Cercò nella propria cultura qualcosa di “originale” e autoctono, e lo trovò nello shintoismo. Mentre il buddhismo venne visto come una dottrina importata e corrotta, lo shintoismo venne esaltato come vera religione nazionale. Per la prima volta, quindi, si crearono due culti distinti.

In questa fase si cercò di analizzare e sistematizzare questa religione, stabilendo cosa fosse shintoista e cosa no. Nello stesso periodo nacque anche lo shintoismo di stato, che venne usato per sostenere il nazionalismo e la militarizzazione di inizio Novecento. Questa dottrina dava grande importanza al culto dell’imperatore, considerato un kami vivente.

Lo shintoismo di stato venne smantellato dopo la seconda guerra mondiale. Al giorno d’oggi, molti giapponesi si dichiarano atei, ma tantissimi fanno visita a un santuario a Capodanno (hatsumode), o magari in vista degli esami. Tra i santuari più famosi ci sono infatti i Tenmangū, dedicati a Tenjin, il kami protettore dello studio. Molto popolari sono anche quelli consacrati a Inari, che protegge le messi e gli affari e che ha come messaggero una volpe. Tante grandi aziende, tra cui la Shiseido, hanno un santuario dedicato a Inari nei loro edifici.
Il santuario Fushimi Inari è una tappa obbligata a Kyoto, ma ce ne sono tantissimi altri in Giappone. 

Dal sito:  https://volcanohub.com/ 

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