lunedì 31 gennaio 2022

Tecniche di meditazione - Amadio Bianchi

Tecniche di meditazione - articolo scritto  dal Maestro Amadio Bianchi,   Updated Settembre 2017
Vedi: https://www.spaziofatato.net/tecniche-meditazione-amadio-bianchi/                                              

Il Maestro Amadio Bianchi, fondatore della World Yoga and Ayurveda Community, è presidente del Movimento Mondiale per lo Yoga e l’Ayurveda e della European Yoga Federation.     

Dalla via della suggestione alla via della conoscenza.
Molteplici sono i modi per meditare. Prima di affrontare i principali aspetti contenuti nel sottotitolo di questo articolo, mi sembra conveniente precisare che le parole meditare e meditazione sono usate impropriamente se riferite alle pratiche orientali. Tali termini, infatti, discendono dalla parola latina mens e si riferiscono, pertanto, inequivocabilmente al “mentale” ed alla sua attività.

Ciò che l’orientale intende conseguire con le sue pratiche interiori è sicuramente volto in altre direzioni: sperimentare il mentale nel tentativo di superarlo e giungere a stadi “sovraordinari” di contemplazione che coincidano con stati di coscienza diversi da quelli comuni, nei quali l’uomo si identifica con il contenuto della sua mente.  Come la cultura indiana afferma, ciò che sta nel mentale, risulta dalle impressioni che i fatti della vita hanno determinato in noi attraverso i sensi. Se mi è consentito il paragone, gli avvenimenti sono comparabili a pellicole di film archiviate che costituiscono la nostra memoria storica. Attraverso un particolare e complesso meccanismo, tali pellicole vengono riproposte al conscio e rielaborate, per non dire “ricolorate” dal nostro regista interiore e dai suoi stati d’animo. Egli essendo in continua evoluzione le rivede modificandole in continuazione. Si tratta pur sempre di passato, anche se rielaborato, e, quando manca la conoscenza viene purtroppo scambiato per presente. Ci tengo a sottolineare una volta in più, che, quando siamo nel mentale, siamo sempre a contatto con ciò che è già avvenuto, anche se prodotto dai sensi pochi istanti prima.

Le vie orientali sono impegnate da migliaia di anni nel tentativo di riportare l’uomo nel presente proponendone la sperimentazione nella coscienza. Anche per questo, un termine più adatto per definire tali pratiche potrebbe essere “contemplazione”. E, specialmente nelle tradizioni dell’India, la contemplazione assume una grande importanza, al punto, da essere considerata nelle pratiche spirituali determinante ai fini dell’illuminazione. In ogni caso, i conti, vanno sempre fatti con il mentale e gli antichi maestri hanno proposto vari metodi per ottenere il superamento del suo contenuto : essi vanno dall’induzione o suggestione all’inganno, dal rallentamento dell’attività alla raffinata e univoca concentrazione. La via dell’inganno, ad esempio, implica la conoscenza e lo studio dei procedimenti usati dal mentale per poterli aggirare mediante astuzia; la via del “rallentamento” si persegue con la riduzione dell’attività mentale attraverso appropriate tecniche di rilassamento o ascetiche ; la via della raffinata univoca concentrazione, elegge come strumenti preferiti il mantra, lo yantra, e qualsiasi altro strumento che faciliti la focalizzazione della mente in un punto. In qualche caso è ammesso passare attraverso uno stato di sovraeccitazione attraverso un carico specifico, che tende a uniformare le onde cerebrali fino a farle divenire un unica onda dello stesso tipo. Se tale onda si mantiene a lungo origina un particolare stato di concentrazione anch’essa sovraordinaria.
La pratica, tuttavia, considerata più produttiva dalla maggior parte dei maestri è quella che sviluppa il “vairagya” o distacco. Questa, che promuove la capacità di contemplare il proprio mentale, senza venirne coinvolti, è reputata la via della conoscenza.

Facciamo di nuovo un passo indietro e prendiamo ancora in considerazione taluni metodi comuni soprattutto in uso nelle scuole di yoga occidentali, basati sull’induzione o autosuggestione. Ritengo che essi siano conseguenza dell’approccio di tipo salutistico che l’occidentale mette in atto nei confronti delle discipline orientali ma che risultano, a mio parere, essere molto lontani dagli obbiettivi più alti di queste discipline.
Tali tecniche consistono nel sedersi sul pavimento, ad occhi chiusi, e come prima esperienza praticare la consapevolezza del proprio piano fisico. Attraverso il risveglio dell’attenzione è possibile divenire consapevoli dello stato di disagio o di sofferenza su questo piano. Esso si manifesta con la presenza di tensioni di vario tipo localizzabili nelle diverse aree del corpo. Normalmente, si rimuovono le tensioni attraverso la decontrazione di tali parti, inducendo uno stato diverso da quello riscontrato. Similarmente si procede poi nei confronti dell’atto respiratorio spontaneo : si induce un ritmo che può richiamare stati di maggiore tranquillità e serenità che si riflettono anche sul piano emotivo. Infine attraverso l’autosuggestione, il più delle volte procurata con l’evocazione di immagini piacevoli, si può modificare il contenuto della mente. Ripeto che questo è forse il metodo maggiormente in uso nelle scuole di yoga sia occidentali, sia orientali poco “impegnate”. Tale metodo è “provvisoriamente” salutare ma, come ho già affermato, assai lontano dagli alti obiettivi dello yoga della “Conoscenza”.

La Conoscenza oggettiva, risulta tale, solo se non viene alterata dalla partecipazione del meditante. Nella via più elevata, cioè, si procede sviluppando la qualità dello spettatore e, con l’esercizio, si impara ad essere coinvolti il meno possibile. La tecnica grossomodo è la seguente : lo studente si siede in posizione di meditazione e nella fase iniziale impara a contemplare il suo corpo senza intervenire, semplicemente prendendo atto delle sue tensioni. La stessa cosa fa con il respiro : contempla il respiro spontaneo senza modificarne il ritmo. Infine, cosa assai più difficile, prova a osservare con distacco il contenuto della sua mente…proprio come dovrebbe fare uno spettatore “evoluto” in una sala cinematografica. Egli dovrebbe sempre essere cosciente di essere seduto, di respirare e essere consapevole che le immagini sullo schermo non sono la realtà oggettiva, ma la proiezione della mente del regista. Tale giusto atteggiamento non porta al coinvolgimento in un “falso” quale può essere un film che spesso viene scambiato dagli spettatori non “risvegliati” per il reale.
Andate in una sala cinematografica dove venga proiettata una pellicola sull’orrore e osservate quanto pochi sono gli spettatori capaci di non essere coinvolti.

Per tornare alle tecniche di meditazione, il Vairagya o distacco, consente, a mano a mano che l’abilità del meditante si fa più raffinata, di affrontare gli strati più profondi del subconscio e dell’inconscio liberandoli per riviverli nuovamente nel conscio. In questo modo, senza coinvolgimento, possiamo conoscere la loro vera natura e origine e liberarci dalle impressioni che li rivestono. Essi torneranno ad essere utili come memoria-esperienza ma non saranno più in grado di creare disturbo né impedimento all’esplorazione di ciò che sta oltre il mentale. Trascendere il mentale, porta a conoscere la natura essenziale e reale delle cose, non più rivestite dalle sovrastrutture costruite dall’ego. E’ questa la via considerata della liberazione e conoscenza.

Il libro “Apprendere dal passato, vivere il presente e prepararsi al futuro” scritto dal  Maestro Amadio Bianchi è un vero e proprio “insegnamento alla meditazione”, poiché si è appurato che con l’aiuto della meditazione si impara a confidare anche in altre facoltà percettive, oltre a quelle dei cinque sensi. La meditazione si apprende attraverso la pratica dello Yoga, una disciplina che, tra le altre cose, accresce la capacità di concentrazione e consente di raggiungere un livello più elevato di coscienza. Nel libro di c’è tutto quello che occorre per immergersi nella conoscenza della meditazione come forma di benessere psico-fisico e come strumento per riportare al centro il proprio Io.

Testi di Amadio Bianchi

- Marmani. I 107 gioielli della medicina ayurvedica
- Nel respiro il segreto della vita. Rieducazione alla respirazione
- Ayurveda. Una scienza per la salute. Diagnosi e terapia alla portata di tutti
- La gioia di vivere. Con lo yoga e la yogaterapia
- La scienza della vita. Lo yoga e l'ayurveda
- Apprendere dal passato, vivere il presente e prepararsi al futuro

 

sabato 29 gennaio 2022

Perchè dovremmo meditare?

La meditazione è una parte importante nell’ambito dello sviluppo del sé, senza la meditazione è impossibile apportare cambiamenti profondi al nostro essere profondo.
Perché meditare, perché dovremmo meditare?   Perché stare un’ora fermi, connettersi con il sé, andare oltre la mente, svuotare e calmare la mente?


Meditare viene dal latino "medere", guarire, quando uno medita, guarisce la mente. Quando la mente non sta in pace si manifestano rabbia e gelosia, e la mente non è sana. La pratica della meditazione è un ritorno a casa, all’equilibrio, alla pace e all’autostima.
Due cose sono necessarie per meditare: 

  • una conoscenza spirituale chiara, e una relazione chiara con se stessi, gli altri, e con il mondo, (questa è la vela della barca). 
  • la pratica disciplinata della meditazione (il forte vento), se la persona ha solo conoscenza, diventa un teorico.

Cosa succede quando meditiamo?  Possiamo far riferimento ad un modello con diversi livelli della realtà:

  • Primo livello dell’essere è l'Io sono. 
  • Secondo livello che è il livello del fare, è composto dai nostri ruoli nella vita, nella società, la maggior parte delle persone passano la loro vita in questo secondo livello, vedono se stessi e gli altri come ruoli, ogni tanto andiamo dietro il ruolo, vediamo chi sta recitando questo ruolo.
  • Terzo livello è quello dell'avere, siamo presi da possedimenti, quando abbiamo delle cose dobbiamo occuparcene, e l’energia della nostra mente è tutta occupata in queste cose.
  • Quarto livello, quello di svolgere un'attività,  oggi tutti sono in movimento.
 Quello che è successo, è che oggi ci siamo allontananti dal primo livello dell’essere, non c’è niente di sbagliato con fare, avere, ecc,  ma se dimentichiamo l’essere, se l’essere interiore non viene nutrito, ciò che facciamo non ci soddisferà. La pratica della meditazione è una pratica dell’essere, che permette di mettere a posto le fondamenta della vita. Molti sono attaccati alla falsa identità esterna che si sono creati e che sta coprendo la loro vera identità, l’eterno Sé.

La meditazione è una visita all'essere, al sé interiore, ma quando uno inizia a meditare molti pensieri affluiscono nella mente.  Eventi, immagini e suoni ed emozioni stimolano la mente. Per arrivare a sperimentare una buona meditazione, occorre prima sviluppare una buona concentrazione, che è importante per portarci nell’esperienza della meditazione. La concentrazione è un grande potere umano, se un essere umano riesce a sviluppare la concentrazione, molte altre caratteristiche posso essere sviluppate: come ad esempio la capacità di dimenticare ciò che inutile, prendere buone decisioni, ecc.    Il principio della concentrazione è il seguente: quando ci piace qualcosa, è facile concentrarsi ed il tempo passa veloce. Ad esempio, davanti ad uno schermo tv, sedersi per guardare il  programma preferito, e restate fermi per due ore è possibile.   Davanti uno schermo tv spento, stare fermi per due ore è molto più difficile.
Nell’anima operano due parti principali: la mente e l'intelletto, quando queste due parti lavorano insieme si arriva alla concentrazione.  All'inizio la mente è indisciplinata e l’intelletto è debole, solo attraverso il rafforzamento dell'intelletto con la concentrazione si può arrivare a tranquillizzare la mente. Le due tecniche che contribuiscono notevolmente a rafforzare la concentrazione sono la visualizzazione e la contemplazione. 
Provate a mantenere l’immagine nello schermo dell’intelletto, ad occhi chiusi. Visualizzate l’Energia del corpo che sale, con vari colori, nelle gambe, nelle braccia, dallo stomaco al torace, su dalle spalle, su dal collo, tutte le energie arrivano al centro della fronte. Il centro della fronte è una grotta, in mezzo alla grotta c'è una candela accesa, la candela della pace, bisogna mantenere per un minuto l’immagine della candela al centro della fronte.
Le azioni fatte nel passato diventano pensieri, gocce di pioggia sul parabrezza, non ci si focalizza sulle gocce, ma si guarda la strada, porto l’attenzione al centro della fronte, li visualizzo un faro al centro della fronte, raggi di luce inondano il mio corpo, spargono energia che guarisce il mio corpo, quando incontro qualche resistenza bisogna rinforzare il muscolo spirituale, con il faro bisogna spargere una luce di pace all’intera stanza.  La visualizzazione è anche un modo per indirizzare l’energia, portate l'attenzione al centro della fronte, cercate di visualizzare una piccola stella, una stella scintillante, pura, pacifica, luminosa, silenziosa, eterna, bellissima. 

Il Raja yoga,  lo yoga della meditazione si può praticare anche durante un'azione, mentre si cucina, si prende un tè, ecc. Se durante la giornata una persona ha speso molte parole inutili, questo crea un peso nella mente, ed è difficile concentrarsi, lo spreco crea peso.  

E molto utile praticare la meditazione la mattina o leggere qualcosa di elevato che si ricorderà durante la giornata,  mantenendo l’intelletto impegnato in pensieri spirituali la mente sarà più predisposta alla meditazione. Ad esempio, pensare come esercitare la pazienza, il rispetto, come posso sviluppare queste qualità interiori.   

Molti fanno meditazione ma pochi sono veri meditatori. OM chanti, Se uno sperimenta il sé eterno avrà pace. 

Metodi di meditazione - David Fontana

E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza.  Noi abbiamo la scintilla divina e possiamo entrare in contatto con le forze cosmiche che sostengono il creato animato o inanimato..

Riflessioni di David G. J. Fontana  sulla meditazione.  Fontana (1934-2010) era uno psicologo, parapsicologo e autore britannico. Era professore di psicologia all'università di Cardiff. Ha scritto moltissimi testi sulla meditazione, guide alla meditazione in Occidente e Oriente, guide su come insegnare a meditare ai bambini. Vedi in fondo all'articolo..

"Io ho un corpo, ma non sono questo corpo";    "l’essenza della nostra coscienza non sparirà",            "i pensieri, per quanto validi e importanti non sono ciò che siamo, essi sorgono e si dissolvono".

Scopo della meditazione è favorire una maggiore conoscenza di se stessi e del mondo. Ma le tecniche denominate "meditazione" sono molte, diffuse in tutto il mondo e, spesso, assai diverse tra loro. Quali sono le principali? Per che cosa si caratterizzano? In che modo si mettono in pratica? Il testo del 1996, Tutti i metodi di meditazione di David Fontana offre una introduzione pratica ai principali metodi di meditazione orientali e occidentali: di ognuno indica la storia, i principi su cui si fonda e gli esercizi che lo caratterizzano.   Studiare le altre tradizioni di meditazione aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo adottato. Il Buddha stesso ha detto ai suoi discepoli "Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro". 

 Il koan fondamentale è: "Chi sono io?"  Sono un nome che è usato come un'etichetta, in base alle relazioni sociali sono un marito, un padre, un docente, ecc...  Non sono nè il mio corpo, nè la mia mente in quanto nel tempo si cambiano le caratteristiche fisiche o psicologiche. La verità è che non sappiamo chi siamo e proviamo una sensazione di vuoto.   Non è sempre facile distinguere i propri pensieri dalle vere esperienze interiori.   Spesso ci si chiede quale è il confine tra la semplice autosuggestione e l’esperienza mistica.Senza l’introspezione la pratica non può andare oltre un profondo rilassamento, con l’introspezione si entra nel mondo interiore della mente e occorre abbandonare l’attitudine intellettuale, si eliminano i confini tra esterno ed interno, la distinzione tra individualità ed unità scompare.

Come meditare? Per inizare a meditare occorre concentrarsi su un punto specifico, narici o addome, lasciare entrare ed uscire l'aria dalle narici con una piccola pausa, tra inspirazione ed espirazione e tra espirazione ed inspirazione,  contemporaneamente si alza e si abbassa l’addome  lasciandosi andare. 

La respirazione deve avvenire in quattro fasi: inspirazione, ritenzione, espirazione, ritenzione. Le espirazioni devono essre più lunghe delle ispirazioni con il seguente ritmo:  2 tempi per l'inspirazione, 8 tempi per la ritenzione e 4 tempi per l'espirazione. Portando l'attenzione alla respirazione, si sviluppa la concentrazione. La calma meditativa e la relativa tranquillità sono diverse dal semplice rilassamento. Attraverso l'introspezione si avvia il processo di scoperta su chi siamo veramente.

Senza l’introspezione la pratica non può andare oltre un profondo rilassamento, con l’introspezione si entra nel mondo interiore della mente e in questa nuova dimensione occorre abbandonare completamente l’attitudine intellettuale. Attraverso l'introspezione si eliminano i confini tra esterno ed interno, la distinzione tra individualità ed unità scompare.  L’energia fisica sale lungo il canale shushumna al centro della colonna vertebrale e in questo modo si raggiunge l'unione con l’energia spirituale e l'energia cosmica. In quel momento di calma la mente fa convergere l’energia verso quel singolo attimo di potenza.

Quanto dura il cammino? Dipende dalle opportunità, l’aiuto e la compagnia di persone affini ecc, Comunque una volta iniziato il cammino non c’è modo di tornare indietro. Quando si decide di seguire un maestro bisogna agire onestamente e dare a lui totale fiducia e seguire il metodo che ci propone, se dopo un tempo ragionevole non si riscontra alcun beneficio, allora si  cerca un altro insegnante. Studiare le altre tradizioni di meditazione aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo adottato. Lo stesso Buddha ha detto "Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro".  Non c’è separazione tra la pratica della meditazione e lo stato a cui essa porta, l’illuminazione fa parte della pratica sin dall’inizio. Meditare è sia la via che il suo frutto.

Ci sono due tipi di meditazione, la dimensione statica e la dimensione dinamica.   Se non ci sono garanzie di una vita morale corretta e autodisciplinata è meglio scegliere meditazione statica.

Nella dimensione statica occorre fermare la mente. Una meditazione statica e la meditazione Vipassana. Si cerca di arrivare ad una vigile e stabile consapevolezza tra inspirazione e espirazione, ed arrivare alla calma mentale, che sono i momenti in cui la verità si rivela, poi piano piano la consapevolezza si estende a tutto il corpo centimetro per centimetro, si porta l'attenzione al sollevarsi dell’addome, la mente diviene un tutt’uno con i movimenti del corpo e con la respirazione, si inspira energia e si espellono le tensioni.   Un'altra meditazione statica è il Taiji.  I movimenti del taiji sono come un'agopuntura interna, il ch’i o qi è la forza vitale fondamentale (corrisponde al prana) va indirizzato, l’effettiva direzione cosciente del qi verso specifiche parti del corpo è detta qigong. Questa meditazione aiuta a trovare la calma anche nella confusione quotidiana, se si osserva attentamente un esperto praticante, si constata che si muove con economia di sforzo, e calma vigile nell'eseguire i compiti quotidiani.

Nel buddhismo tibetano, durante le tecniche meditative,  viene utilizzata la pratica del tummo, i monaci meditanti riescono ad asciugare i lenzuoli con il calore del corpo fisico  che poi non è altro che il calore psichico.  I Dervisci sufi invece entrano in stato meditativo attraverso la danza e un roteare vorticoso.

  Durante la meditazione ci si avvale spesso dei mantra, la ripetizione di un suono coordinata con la respirazione.  Il mantra supremo è OM, che è il suono originario da cui sorge la creazione.   Il mantra è un supporto alla concentrazione più evidente della respirazione, spesso si recita facendo scorrere i grani di un mala (rosario di 108 grani). I suoni di molti mantra hanno un potere di entrare in contatto con la profondità dell’inconscio.  Mantra significa liberazione del pensiero, e quindi il praticante deve arrivare a concentrarsi sullo spazio che rimane tra i due suoni. Il mantra è considerato oggetto di bhakti (devozione), può anche essere l'incarnazione di un maestro.  Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di dio detta japa, una ripetizione del suono e del significato. Il mantra tibetano più conosciuto è "Om mani padme hum",   il mantra indiano più conosciuto è "Hari om tat sat", o "Om shanti".    Si può anche meditare sulla compassione, sulle sofferenze dei propri cari, o chiunque a noi vicino.  Suoni ritmici accompagnano spesso la meditazione, soprattutto il suono di un tamburo o dei sonagli (sferetta cava di metallo con uno stretto intaglio, nella quale è racchiusa una pallina di ferro) superiore a duecentocinque battute al minuto che ha un effetto particolare sul cervello, favorendo i ritmi alfa e beta di solito associati agli stati alterati di coscienza. La ripetizione di alcuni suoni funziona come chiave di apertura dell’inconscio.    Metodi di meditazione statica:

  • Vipassana ("vedere le cose in profondità, come realmente sono",  è una delle più antiche tecniche di meditazione dell'India, oggi utilizzata soprattutto nel buddhismo).  La pratica mira ad una vigile e stabile consapevolezza tra inspirazione e espirazione  (i momenti in cui la verità si rivela), alla calma mentale, poi la consapevolezza si estende a tutto il corpo centimetro per centimetro, si porta l'attenzione al sollevarsi dell’addome, la mente diviene un tutt’uno con i movimenti del corpo e con la respirazione, si inspira energia e si espellono le tensioni.
  • Taiji (Taiji è un termine della filosofia cinese usato per riferirsi al "supremo ultimo" stato dell'assoluto indifferenziato e potenziale infinito, l'unità prima del dualismo, dalla quale yin e yang originano). I movimenti del taiji sono come una agopuntura interna, per risvegliare il ch’i  o qi che è la forza vitale fondamentale per l'essere umano (corrisponde al prana indiano).  L’effettivo indirizzamento cosciente del qi verso specifiche parti del corpo è detta qigong.   Aiuta a trovare la calma anche nella confusione quotidiana, si può osservare che un esperto praticante si muove con economia di sforzo e calma vigile anche nella vita di tutti i giorni.
  • Hatha Yoga (Posizioni o posture confortevoli e stabili, a cui si associano tecniche di respirazione e meditazione).   Praticando l'hatha yoga si ha il controllo dei flussi di energia vitale nel corpo, e il controllo del corpo diventa un supporto alla meditazione. Una tecnica di meditazione è la visualizzazione sul canale shushumna, per far ascendere l’energia fisica e arrivare all'unione con l’energia spirituale. Nel Tibet viene attuata una forma di hatha yoga, la pratica del tummo, ossia l'asciugare i lenzuoli con il calore del corpo fisico (calore psichico).

 Dimensione dinamica.   Se non si vive una vita morale, corretta e autodisciplinata è meglio scegliere la meditazione statica.  Nella meditazione dinamica si lavora su una sequenza di stimoli diversi,  invece di concentrarsi su un unico aspetto come il respiro.  Il grande mistico indiano Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di dio detta japa, alla ripetizione del suono e del significato.  Nella meditazione viene usata anche la ripetizione dei mantra (suoni primordiali) coordinata con la respirazione. Il mantra è uno degli strumenti più potenti per calmare la mente e riconnetterci con la nostra parte spirituale. ll più conosciuto è il mantra OM (AUM) che rappresenta il suono cosmico, l’origine di tutti gli altri suoni. La parola suprema che si usa nella meditazione è OM il suono originario da cui sorge la creazione.  Uno dei mantra più conosciuti è “Hari Om Tat Sat” , un mantra molto antico, tratto dai Veda che significa ” la realtà manifesta e quella non manifesta sono quell’infinita vita, che non ha mai fine“.   Un altro mantra conosciuto è  "Om shanti" che significa pace e armonia. 
Hari” rappresenta la Realtà Manifesta, mentre “OM” rappresenta la realtà non manifesta. Quando si pronuncia “Hari Om” lo si fa per significare che la realtà è immanente così come trascendente. “Tat Sat” significa “quella esistenza trascendente”.   Ecco la versione di “Hari Om Tat Sat”, cantata da Deva Premal : clicca qui            I Mantra sono un supporto alla concentrazione più evidente della respirazione.  I suoni di molti mantra hanno un potere che porta il mantra nella profondità dell’inconscio. Mantra significa liberazione del pensiero, e si cerca di concentrarsi sullo spazio che rimane al suo posto. Nella recitazione del mantra, si usa la mala per aiutare il conteggio delle ripetizioni. La mala è una collana di 108 perle, tradizionalmente di sandalo, tulsi (basilico indiano) o semi di rudraska . Il Mantra viene ripetuto ad ogni perla, facendole scorrere tra pollice e medio. 108 è un numero sacro: Il numero 1, la linea, simbolizza Dio, l’energia, il potere da cui derivano tutte le altre linee, cerchi o movimenti.  Lo 0 è un cerchio che rappresenta la creazione di Dio come completa e perfetta.Il numero 8 è il simbolo dell’infinito.   Il mantra può rappresentare l’incarnazione del maestro ed è considerato oggetto di bhakti.    Uno dei mantra tibetani più conosciuti è  "Om mani padme hum", che è il mantra che permette di meditare sulla compassione e sulle sofferenze dei propri cari, su chiunque a noi vicino e fa sviluppare una profonda empatia verso l'altro.  

Il suono ritmico, di tamburo e sonagli, superiori a duecentocinque battute al minuto ha effetto sul ritmo elettrico del cervello favorendo i ritmi alfa e beta di solito associati agli stati alterati di coscienza, la ripetizione di alcuni suoni funziona come chiave di apertura dell’inconscio.  Per Steiner un modo di meditare è concentrarsi su un seme, nei minimi dettagli, sulla sua forza vitale, piano piano si lascia sorgere il pensiero che da quel seme nascerà una pianta. Nello sciamanismo si arriva a stati alterati di coscienza, con perdita del senso del tempo, del luogo e dell’identità personale.  Anche nel misticismo cristiano ci sono forme di meditazione basate sulla preghiera estatica.

La tecnica della visualizzazione che si usa nella meditazione oggettiva e dinamica.

La visualizzazione, se praticata, correttamente costituisce uno strumento estremamente potente per lo sviluppo dell’uomo, ed è in grado di influire su un vasto ambito di funzioni psichiche e fisiche. Una tecnica consiste nel visualizzare tutte le parti del corpo e poi lasciare andare sentendo i muscoli che si rilassano. Per poter adottare la tecnica della visualizzazione la mente deve essere rilassata, calma e aperta, l’immagine non deve essere visualizzata con gli occhi ma in stretto ambito mentale. Alcune tecniche di visualizzazione:

  • immaginare di stare sdraiati sull’erba o sulla spiaggia, cercando di sentire l'erba, il rumore delle onde, il canto degli uccelli,  scorgere il cielo blu infinto, ecc,
  • quando la concentrazione sul terzo occhio è stabile si lascia sorgere un’immagine geometrica, un triangolo equilatero bianco ( 7 cm * 7 cm) su foglio nero o viceversa; si può usare il supporto di un foglio attaccato alla parete a distanza di circa 1,15 metri dal punto dove si è seduti, poi visualizzare i triangoli verde vuoti, su sfondo bianco, poi pieno, poi passate da pieno a vuoto e viceversa.
  • all'inizio la visualizzazione si basa su forme geometriche semplici e chiare.  Poi si passa a visualizzare forme archetipe che richiamano l'inconscio collettivo come: croce, cerchio, quadrato e triangolo. Il potere simbolico delle forme geometriche è messo in risalto in modo particolare nello yantra.  Lo yantra è un diagramma geometrico costituito per lo più da linee e cerchi concentrici, utilizzato nell'induismo e in particolare nel tantrismo come ausilio alla meditazione rituale in quanto visualizzazione astratta di una divinità o di un aspetto di essa, generalmente associato a un mantra. La parola yantra deriva dal sanscrito “yam” e significa "strumento", "congegno", "veicolo". Questi disegni sono una rappresentazione della divinità durante la meditazione o il culto e hanno lo scopo di supportare l’esperienza mistica.Gi yantra, in genere, sono costituiti da una forma quadrata all’interno della quale si iscrivono figure varie come triangoli, petali di loto, cerchi; hanno tutti un valore altamente simbolico: il cerchio, per esempio, rappresenta la Coscienza Universale, il quadrato rappresenta la terra, il triangolo, a seconda del suo orientamento, l’energia maschile o femminile.Il punto focale è comunque sempre il centro, chiamato Bindu: simoboleggia l’essenza dell’universo, il principio assoluto dal quale è scaturita la creazione, l’unione tra il Maschile e il Femminile; parallelamente riporta al centro del proprio sé mettendo in accordo e vibrazione tanto il divino che la coscienza umana inseriti e avviluppati nella composizione.Ogni yantra, generalmente, raffigura una precisa divinità, ma può avere molteplici funzioni, come ci illustra Stefano Piano nella sua “Enciclopedia dello Yoga”: “In alcuni casi, può raffigurare il mondo o la sua manifestazione o anche facoltà mentali, o ancora quel microcosmo che è il corpo umano; infine, uno yantra può costituire uno strumento per un rito magico che si pone uno scopo ben preciso, come la conquista di una donna o la vittoria su un nemico”. La realizzazione di questi diagrammi da parte degli adepti lascia ben poco spazio a qualunque velleità artistica dal momento che essi sono governati da precise regole compositive. Anzi, il disegno stesso diviene culto in sé e rituale data la pazienza, il rigore e l’attenzione necessari per costituirlo.
  • Dalle forme geometriche si passa alla visualizzazione figurativa, di oggetti e persone.
  • La visualizzazione dei luoghi è il livello finale della visualizzazione.

La visualizzazione di un simbolo e la contemporaneamente pronuncia  della sua sillaba seme rende subito la concentrazione più profonda perché agisce simultaneamente sui piani visivi e uditivi.

Un'altra ulteriore suddivisione può essere fatta tra dimensione soggettiva e dimensione oggettiva

La dimensione soggettiva si basa sull’esame della propria mente per osservare se stessi e la vera natura della coscienza. La tecncia consiste nel concentrarsi con chiarezza e precisione su ciò che si trova nella mente nell’istante presente. E' molto difficile fissare l’attenzione mentale al livello dell’assenza di forma. Solo dopo un lungo periodo di meditazione con forma si può passare alla meditazione senza forma.    In questo caso si volge la mente verso la meditazione, ci si concentra sul mantra, piano piano la concentrazione aumenta, anche se l’oggetto della concentrazione non è più presente e sorge poco a poco la calma, l'agitazione è superata e si manifesta l’introspezione.  Per evitare uno stato di completo abbandono, bisogna essere sempre vigili.  Si pratica sia durante la meditazione, sia durante le attività quotidiane. Tutto ciò che possediamo è il momento presente; chi desidera conoscere la realtà deve riconoscere la realtà che sorge e scompare momento per momento. 

Lo Zazen è la forma di meditazione nello zen. Lo Zen si basa su tre pilastri: grande fede (riconoscimento dell’importanza dell’illuminazione del Buddha), grande dubbio (Perché gli esseri soffrono?), grande determinazione nel cercare di trovare una risposta. Il mondo è perfetto;  Egoismo, odio, inganno sono le prove e gli ostacoli che gli esseri umani devono affrontare.  L'obiettivo dello Zen è di arrivare attraverso la meditazione e il koan al satori. I koan sono domande senza senso perché la risposta a questi misteri non ha un senso. Il maestro pone all'allievo una domanda che non può trovare una risposta se si usa il pensiero razionale, lineare ed analitico. Il koan al centro di ogni altro è il seguente: "Chi sono io".  Conoscere qualunque oggetto nella totalità dei suoi aspetti significa conoscere il mondo intero. 

Il satori è il momento dell'illuminazione nella pratica del Buddhismo Zen, momento in cui l'intera esperienza personale e cosmica è proiettata in un unico istante, che porta ad un annullarsi cosciente del soggetto, non derivante da una rinuncia al mondo esterno ma dalla partecipazione ad esso tramite l'atto puro.
Durante la pratica possono manifestarsi due tipi di samadhi:
  • Samadhi positivo, il praticante è completamente assorto in un’attività (ad esempio la pittura), ma rimane un pò di coscienza del sé;
  • Samadhi assoluto, il praticante diviene un tutt’uno con l’attività, si raggiunge un vuoto assente, lo stato più puro dell’esistenza. Quando si esce da questo stato le semplici cose del mondo, il suono di una pietra sul bambu, delle piante in fiore possono sopraffare i sensi a tal punto da far precipitare su di noi l’intero universo.

Entrambi possono portare al kensho, la prima esperienza di satori (illuminazione). Il Kensho è lo sguardo che trasforma e rivela la vera natura di tutte le cose. Nella pratica dello Zen, il Kensho è un'esperienza tanto cruciale da essere paragonata al ritrovamento di un inesauribile tesoro che rivela le potenzialità, esistenti in ogni momento, per raggiungere la consapevolezza pura, libera dalle proiezioni dell'ego. A questo punto dopo il kensho occorre armonizzare la dimensione interiore con quella esteriore del comportamento, e vivere la quotidianità in tutta la sua ricchezza.

Shikantaza  è una pratica di meditazione generalmente definita come "semplicemente seduto" - Il Maestro Suzuki Roshi spiega che lo scopo di Shikantaza - è quello di attualizzare il vuoto e andare oltre le nostre ordinarie interpretazioni della realtà. Quando ricordiamo che c'è un altro mondo al di là della nostra limitata esperienza, possiamo svuotarci di idee preconcette e accettare le cose così come sono. Sebbene si possa cercare di comprendere il tuo pensiero, è necessario capire “il vuoto” attraverso la propria esperienza. Nel buddismo l'idea di vuoto e l'idea di essere sono sinonimi e non opposte. Non si può raggiungere  una piena comprensione della vacuità solo con la mente pensante o con i sentimenti. Solo attraverso un'intensa pratica di zazen si può arrivare a comprendere la vacuità.   Nello zen c'è un termine shosoku, che indica un suggerimento che proviene dal mondo della vacuità. Quando vedi un fiore di pruno, o senti il suono di una piccola pietra che colpisce il bambù, questa è una lettera dal mondo del vuoto.

Zazen è la più difficile forma di meditazione perché l’attenzione della coscienza è rivolta al pensiero, il praticante li osserva senza venirne distratto, per analogia si può immaginare una persona che si mette a guardare dall’alto di un viadotto le auto che sfrecciano sotto di lui. Con il passare del tempo il numero delle auto diminuisce ed ad un certo punto si guarda giù dal viadotto, ma non c’è più traffico, si osserva questa calma e da questa calma deriva la più profonda introspezione di vuoto.  Osservare i pensieri aiuta ad esaminare la mente.

La dimensione oggettiva presuppone un potere spirituale esterno con cui il praticante può entrare in contatto e da cui si può ottenere aiuto.  Un esempio è quello di meditare su una statuetta (rupa) o su un dipinto (tankha) cercando di interiorizzare il significato simbolico che l’immagine riveste. Alla fine della meditazione si cerca di dissolvere la visualizzazione in se stessi. Sulla base di questa devozione nascono il bhakti yoga e il bhakti marga.

Il movimento bhakti marga è stata fondato da Sri Swami Vishwananda nel 2005. Bhakti signifca amore e devozione, mentre Marga sta per strada o percorso. Bhakti marga è la via dell'Amore e della devozione per il Divino. Noi abbiamo in noi la scintilla divina e possiamo entrare in contatto con le forze cosmiche che sostengono il creato animato o inanimato.

Le interpretazioni del divino possono essere le seguenti: 

  • Dio trascendente ed esterno alla creazione, il mondo nasce da una sostanza, una materia che non è parte di Dio;
  • Dio immanente in tutto ciò che esiste, la mente non riesce a capirlo;
  • Dio è contemporaneamente immanente e trascendente, maschile e femminile;
  • Dio è dotato sia di forma che di  attributi
  • Dio è privo di forma ma dotato dei suoi attributi
  • Dio è senza forma né attributi ( il Brahman, il Dio di cui nulla può essere detto,  neti , neti degli indù.

Testi scritti da David G. J. Fontana  sulla meditazione:

  • Gli elementi della meditazione. Per il benessere di mente e corpo;
  • Sapere chi sei, essere chi vuoi.The Meditation Handbook: The Practical Guide to Eastern and Western Meditation Techniques;
  • You Can Master Meditation;
  • Creative Meditation & Visualisation;
  • How to Teach Meditation to Children.

Tipi di meditazione e come meditare

I tanti tipi  di meditazione, che si sono sviluppati in Occidente, derivano principalmente dalle diverse tradizioni orientali di origine buddhista. Come meditare correttamente? Esistono scuole e tecniche di meditazione di vario tipo: lo Zen (vedi: Thich Nhat Hanh. Alan Watts, Charlotte Joko Beck, Ezra Bayda, Shunryu Suzuki) , la Vipassana (vedi: Corrado Pensa, Ajahn Sumedho, Chandra Livia Candiani, Christina Feldman, Jack Kornfield, Joseph Goldestein, Sharon Salzberg), la Mindfulness che è di tipo laico (vedi gli articoli su Cristophe André e Jon-Kabat Zinn). Inoltre esistono indirizzi più specifici, come la Meditazione Trascendentale o la Soka Gakkai..
Matthieu Ricard, il monaco buddhista più conosciuto in Francia, ha scritto una piccola guida sulla meditazione L'art de la meditation che spiega perché meditare, come meditare e su cosa meditare. Vedi: https://maramici.blogspot.com/2021/04/libro-audio-larte-della-meditazione-14.html   e   https://maramici.blogspot.com/2021/05/larte-della-meditazione-parte-2.html

Da questo testo, emerge che ci sono diversi distinti tipi di meditazione: 

  • la presenza attenta o concentrazione su qualcosa, 
  • il modo di coltivare una mente calma, stabile e chiara, o una presenza aperta,
  • la gestione dei pensieri discorsivi e del dolore, 
  • sull'amore altruista, la compassione e l'imparzialità,
  • la visualizzazione di immagini mentali,
  • il fervore verso il maestro spirituale.

 E' perfettamente concepibile che si alleni la mente, come si allena il corpo. Meditare per il buddhismo significa "familiarizzare con" o "coltivare". Meditare consiste nel rivolgere interamente la propria attenzione al momento presente ed osservare quello che c’è, senza giudizio, senza commenti, senza elaborazione di pensiero. Se ciò risulta difficile è solo perché, per tutta la vita, siamo stati abituati a fare il contrario. Cioè siamo stati abituati a rimpiangere o provare rimorso per il passato, anticipare il futuro e preoccuparci, cercare di catalogare tutto come giusto o sbagliato, piacevole o spiacevole, bello o brutto, ecc.  La meditazione consiste, in effetti, a familiarizzarsi con una nuova maniera di essere, di percepire il mondo, e di gestire i propri pensieri e emozioni in maniera più controllata. Nella pratica meditativa, quello che conta non è il tempo che si consacra, ma la regolarità della pratica. Il solo segreto per meditare è come dice il Dalai Lama: "praticare, praticare, praticare". Venti minuti di meditazione giornaliera contribuiscono significativamente a ridurre l'ansietà e lo stress, ma anche la tendenza alla collera.  Inoltre è importante una trasmissione vivente, un insegnamento dato da un maestro spirituale realizzato.  Anche la motivazione è un aspetto importante, quando si tratta di capire per bene come meditare. Molti si avvicinano alla meditazione perché desiderano combattere lo stress. Alla base di questa motivazione c’è l’idea che la meditazione sia un’attività calmante, che alla lunga consente di affrontare le pressioni della vita quotidiana con maggiore serenità.  Però, purtroppo, i migliori risultati si ottengono se non si hanno particolari aspettative. Più l’atto di meditare è libero, senza aspettative, meglio è.

I consigli per iniziare a meditare sono:

  • Verifica la tua intenzione, cioè se desideri autenticamente iniziare a meditare, senza alcun tipo di costrizione, e senza aspettativa o sperare che possa risolvere un tuo problema contingente.
  • Non aspettare di avere a disposizione  il luogo giusto. Inizia e basta.
  • Stabilisci la durata della tua pratica giornaliera, possibilmente 5 minuti. Definisci anche l’ora e il luogo e attieniti tutti i giorni alle regole che hai definito.
  • Non preoccuparti della posizione, siediti semplicemente in modo comodo, con la schiena eretta ma non rigida.
  • Chiudi gli occhi o tienili socchiusi, come preferisci.
  • Concentrati unicamente sul respiro, cercando di sentirlo nel corpo e osservandone le variazioni.
  • Se ti accorgi che stai pensando ad altro, non giudicarti e torna gentilmente al respiro.
  • Usa delle parole guida che ti aiutino nella concentrazione, ad esempio “inspiro, espiro, …”.
  • Alla fine apprezza il passaggio dallo stato di meditazione alla normalità e sii riconoscente.

Prima di iniziare, bisogna trovare l’atteggiamento più adatto, non solo mentale, ma anche fisico. Un atteggiamento, ricettivo, aperto, che favorisca la concentrazione. Si può meditare seduti, in piedi e camminando o in posizione sdraiata.

La meditazione buddhista si basa fondamentalmente su due tecniche diverse tra loro, ma molto spesso usate in maniera complementare: samatha e vipassana. Samatha, o samadhi, e la tecnica basata sul raccoglimento, o concentrazione, o calma concentrata, o ancora “dimorare nella calma”. La tecnica consiste nel lasciare andare i pensieri e concentrare la mente a lungo su qualcosa di neutro, tipicamente il respiro. Il samatha è tipico della meditazione zen. Vipassana è invece la tecnica basata sull’investigazione della mente, che proprio grazie alla calma, può accedere a uno stato di visione profonda, per entrare in contatto con la realtà, senza mediazioni, e dunque comprenderla e accettarla per quello che è. Il metodo della vipassana consiste nel sedersi e osservare con equanimità tutti i fenomeni che si presentano ai sensi, senza attaccarsi a nulla o respingere nulla. Normalmente si considera che samatha sia il presupposto per vipassana. Praticare esclusivamente samatha è invece funzionale a raggiungere stadi di assorbimento profondo, o jhana.
Alcune forme di meditazione prevedono la recitazione di mantra. Il mantra può essere un enunciato sacro, un suono primordiale, una sillaba, una parola, un fonema, un gruppo di parole. La lingua dei mantra in genere è il sanscrito, che si ritiene possa avere agire sul subconscio e lavorare sul piano sottile ed energetico.
Una delle forme più elementari di mantra è l’Om o Aum, un suono sacro e un simbolo spirituale nelle religioni indiane. L’Om rappresenta l’essenza della realtà ultima, la coscienza o Atman, ma il suo significato varia di tradizione in tradizione.
Anche nel buddhismo Theravada è molto comune l’uso del mantra o la ripetizione di certe frasi in Pali. I mantra semplici usano la ripetizione del nome del Buddha, o il “Dhamma”, o il “Sangha”.  Altri mantra sono diretti allo sviluppo della gentilezza amorevole. Altri ancora indirizzano l’attenzione sul processo di cambiamento, ripetendo frasi in Pali che significano “tutto cambia” o “lascia andare”.  Nel Tibet, "Om Mani Padme Hum", il mantra della compassione, è il mantra più recitato dai buddhisti, è inciso e dipinto nelle rocce e sulle ruote da preghiera, lo si vede ovunque.
I buddhisti credono negli effetti benefici che si producono recitando il mantra, per alleviare il karma negativo, per accrescere e accumulare meriti, per sfuggire alle sofferenze e per consentire il raggiungimento dello stato di illuminazione del Buddha. 

La meditazione zen è una forma meditativa ascrivibile al buddhismo giapponese ed è utile per ritrovare pace e serenità. Zazen è un termine composto da za (“da seduti”) e zen, parola giapponese, che, attraverso il cinese e il pali, risale al sanscrito dhyāna, che sta per contemplazione. Zazen è quindi la “meditazione da seduti”.   Lo Zazen è la  più difficile forma di meditazione perché l’attenzione della coscienza è rivolta al pensiero, il praticante li osserva senza venirne distratto; Per analogia si può immaginare una persona che guarda dall’alto di un viadotto, le auto sfrecciano sotto di lui. Piano, piano il numero delle auto diminuisce ed ad un certo punto si guarda giù dal viadotto, ma non c’è più traffico, si osserva questa calma e da questa calma deriva la più profonda introspezione di vuoto.  Osservare i pensieri aiuta ad esaminare la mente. Il Maestro Suzuki Roshi spiega che lo scopo di Shikantaza - una pratica di meditazione generalmente definita come "semplicemente seduto" - è quello di attualizzare il vuoto e andare oltre le nostre ordinarie interpretazioni della realtà. Quando ricordiamo che c'è un altro mondo al di là della nostra limitata esperienza, possiamo svuotarci di idee preconcette e accettare le cose così come sono.  Shikantaza è praticare o attualizzare il vuoto.  Con la pratica della meditazione zen si allontanano l’ansia e lo stress. 

Zen significa meditazione, questa tecnica si basa su tre pilastri: grande fede (riconoscimento dell’importanza dell’illuminazione del Buddha), grande dubbio (perché gli esseri soffrono?), grande determinazione nel cercare di risolverlo, (egoismo, odio, inganno ostacoli sono le prove che gli esseri umani devono affrontare).  Nello zen possiamo raggiungere due tipi di samadhi: Il samadhi positivo, ossia essere assorti in un’attività, ad esempio come la pittura, e in questo stato, rimane un pò di coscienza del sé. Oppure arrivare ad una forma di samadhi assoluto, in cui si diviene un tutt’uno con l’attività, ad esempio con lo stesso atto del dipingere, si raggiunge un vuoto assente, lo stato più puro dell’esistenza. Quando si esce da questo stato le semplici cose del mondo, il suono di una pietra sul bambu, delle piante in fiore possono sopraffare i sensi a tal punto da far precipitare su di noi l’intero universo.  Entrambi possono portare al kensho,  che è una prima intuizione del risveglio, di percezione della Vacuità che è l'obiettivo della pratica Zen, propedeutica e non coincidente con l'illuminazione totale. Possiamo definirla una prima esperienza di satori (illuminazione). A questo punto dopo il kensho occorre armonizzare la dimensione interiore con quella esteriore del comportamento, vivere la quotidianità in tutta la sua ricchezza.  Bisogna ricordare, comunque, che nello zen cui si enfatizza la “semplicità”, quindi, ovvero un atteggiamento e uno stile di vita essenziale e privo di fronzoli. 

La Meditazione Trascendentale è una tecnica per lo sviluppo sistematico delle potenzialità personali e la riduzione dello stress. È completamente naturale e adatta a tutti. È facile da imparare, piacevole da praticare. Si pratica per 15-20 minuti, due volte al giorno, stando comodamente seduti ad occhi chiusi. La Meditazione Trascendentale permette di rivolgere facilmente all’interno la propria attenzione per sperimentare livelli sempre più quieti della mente, sino a sperimentarne il livello più silenzioso e tranquillo – la pura coscienza.  Permette di migliorare il potenziale mentale, la salute fisica, il comportamento e il rapporto con l’ambiente circostante.     Nella Meditazione Trascendentale vengono utilizzati dei mantra, che sono assegnati al praticante. La recitazione di un mantra consente di sostituire il flusso continuo di pensieri con una condizione mentale stabile e appropriata, ed entrare così in uno stato di “trascendenza”.

Nel movimento della Soka Gakkai, la pratica principale (Daimoku) consiste nel recitare la formula o mantra Nam-myoho-renge-kyo. Si parte dalla convinzione che queste parole possano contribuire a cambiare la propria vita, compresi gli ambienti naturali in cui si vive. L’obiettivo è quello di produrre un cambiamento interno che serva da motivazione per il cambiamento sociale esterno. Il canto, infatti, non può essere separato dall’azione. I membri di Soka Gakkai credono che il canto rilasci il potere della forza vitale universale inerente alla vita.

Vedi sito:  https://zeninthecity.org/  

La pratica della mindfulness

La meditazione è una tecnica che ci permette di diventare una persona decente, di accettarsi, di avere un’identità; praticando arriviamo a non arrabbiarci se qualcuno ci chiede di toglierci il cappello, di non rompere un'amicizia se qualcuno ci tratta una volta male, arriviamo a compiere atti di benevolenza.  Non penso che dovremmo  fermarci a questo, penso bisognerebbe andare oltre.

La pratica della mindfulness permette di  sviluppare una visione chiara e netta su se stessi, gli eventi, e il mondo, in secondo tempo permette di sviluppare la benevolenza verso gli altri.

Il praticante deve cercare di trovare il proprio posto nel mondo, con uno sguardo attento alla realtà quotidiana. Cercare,  durante la pratica, di annullare il sentimento di separazione, di essere consapevole del momento presente, manifestare gentilezza verso le persone vicine (la figlia e il coniuge, ecc), manifestare vulnerabilità ossia la capacità di non aver bisogno di avere sempre ragione, prendere tempo per accettarsi e trattarsi meglio, amarsi, coltivare il potere di un sorriso, eliminare cose ed impegni superflui. Tutto ciò aiuta a passare ad un’altra tappa del persorso meditativo..

Spesso si coltiva un eccessivo senso del dovere, un senso di colpabilità, sempre alla ricerca della perfezione e questo non aiuta nel percorso meditativo.  Spesso si instaura una resistenza al piacere, dando troppa importanza all’intelletto, invece  bisogna cessare di essere saggi ed essere entusiasti, ed aperti anche ai piccoli piaceri quotidiani. Il piacere ci ricarica in energia, è una via di accesso alla spiritualità, la visualizzazione di un progetto gradevole è suscettibile anche di accrescere le difese immunitarie. Le ricerche di Carl Simonton (1942 - 2009) sul tumore hanno evidenziato che spesso i malati di tumore sono persone con eccessivo senso del dovere. Oscar Carl Simonton è stato un oncologo e psicologo statunitense. È stato uno dei pionieri della psiconcologia.

I segni positivi di una pratica riuscita sono: il sentirsi più gioiosi, più vivi, più liberi, lo sviluppare  curiosità ed interesse verso gli altri, trovare degli spazi per manifestare gioia e praticare benevolenza. Anche se si pratica,  sicuramente non si diventa improvvisamente calmi e sereni verso tutti, quindi evitate di parlarne con tutti ed evitate di fare del proselitismo, in questo modo si eviterà il sarcasmo di chi ci è vicino e di ascoltare la frase seguente: “Visto che pratichi la meditazione, non dovresti essere così nervoso e suscettibile”.

La Mindfulness è stata introdotta in Occidente dai psichiatri Jon Kabat Zinn e Cristophe André, che hanno preso ispirazione da Thich Nhat Hanh, il monaco buddhista vietnamita candidato al Nobel per la pace.  Thich Nhat Hanh nel suo libro Prendersi cura del bambino interiore spiega come praticare la mindfulness:

  • Primo passo: La pratica della presenza attenta, che è una pratica di base che permette di sviluppare una visione chiara e netta sulle persone, gli eventi, e il mondo.
  • Secondo passo: la pratica della meditazione della benevolenza verso gli altri.

Mettà, benevolenza ed interesse attivo verso gli altri è uno dei quattro principi su cui si basa l’etica buddhista.  Gli altri sono: Karuna: compassione, Midità: gioia, Upaksha: equanimità.

Suggerimenti per approfondire:

  •  Prendersi cura del bambino interiore,  Thich Nhat Hanh,
  •  La meditation de la bieveillance,  Marie-Laurence Cattoire,  sito: www.meditation-et-action.com
  • Sèrènitè, 25 histoire d’èquilibre interieur, Cristophe Andrè, 
  • Quattre plaisirs par jour au minimum, Evalyne Bissone Jeufroy,
  • Frappe le ciel, ècoute le bruit, Fabrice Midal (1967 - ) è un filosofo francese e fondatore della Scuola occidentale di meditazione. Sostiene di praticare un "buddismo laico".
  •  Choisir sa vie, Tal Ben-Shahar (1970 - ), il professore del benessere è un insegnante e scrittore americano-israeliano attivo nel campo della psicologia positiva e della leadership.
  • Prendre soin de l’enfant interieur, Thich Nhat Hanh, monaco vietnamita, candidato al premio Nobel per la pace 
  • L’amour qu--i guèrit,  Sharon Salzberg (1952 - ) è una scrittrice americana e autrice di best-seller sulla meditazione buddista.  Se non ci amiamo, la nostra volontà di fare del bene si trasforma in sacrificio.
  • Chade-Meng Tan et Mathieu Ricard, conférence: "Connectez-vous à vous-même". Vedi link
  • Antonio Prete, L’universo nascosto, siamo parti del vivente.
  • Michel Serre,  Per la costruzione dell’io è indispensabile il riconoscimento dell’altro, il tu cosmico.

La meditazione - André Van Lysebeth

André Van Lysebeth è stato un grande maestro che con sincera e generosa disponibilità ha saputo, sin dai primissimi anni ’50, lavorare senza sosta per trasmettere, con semplicità e con tutti i mezzi a sua disposizione, un insegnamento di grande valore estremamente ampio con il quale ha saputo trattare tutti i campi di interesse dello yoga. Il testo più conosciuto è Imparo lo yoga. Un altro testo di approfondimento è Perfeziono lo yoga.
 
"E' nel mio mentale che sono felice o triste". André Van Lysebeth
 
Durante il percorso meditativo si cerca inizialmente di trovare uno stato di ritrazione dei sensi dall'esterno per poi entrare consapevolmente a contatto con i soli contenuti mentali, che potrebbero essere legati agli avvenimenti della vita più pregnanti. Non ci dovrebbero essere né giudizi, considerazioni, valutazioni, ma soltanto una semplice osservazione accompagnata da un distacco interiore. André Van Lysebeth afferma chiaramente che nella meditazione è necessario imparare a distaccarsi totalmente da tutti gli organi dei sensi, in modo da chiudere tutte le porte che comunicano con l’universo esteriore e limitare l’interesse sui soli contenuti mentali, dietro i quali vi è sempre e permanentemente lo Spettatore profondo, il Sé, l’essenza stessa della nostra esistenza. 

In meditazione si assume una posizione seduta proprio per evitare, come nel sonno, di cadere in quell’attivazione mentale che porterebbe alla produzione di sogni e di visioni oniriche incontrollate. ”Mantenere una posizione seduta è il primo ostacolo: è necessario tenerla perfettamente immobile con la schiena diritta eliminando anche i micromovimenti del viso, delle mani e di qualunque altra parte del corpo". Dall’immobilità nasce uno stato interiore privo di stimoli sensoriali, i milioni di ricettori sparsi in tutto il corpo non saranno così stimolati. E’ come quando si ha un arto ingessato, e si dice: “non sento più il mio braccio o la mia gamba”. Immaginate un’immobilità che investe tutto il corpo, persino i micromovimenti dovrebbero essere pazientemente eliminati, allora è possibile entrare in uno stato interiore di maggiore silenzio, il respiro rallenta e le immagini mentali diventano meno numerose, come pure i pensieri, fino a raggiungere uno stato di silenzio consapevole e una mente non reattiva.

Jon Kabat Zinn

 Jonathan Kabat (1944 - ),  così si chiamava prima di accostare il cognome della moglie al proprio, è figlio di uno scienziato e di un’artista ebrei. Jon Kabat-Zinn mentre studiava medicina al MIT negli anni Sessanta – dove era anche attivo come pacifista contro la guerra in Vietnam – fu introdotto alla meditazione dall’insegnante di zen Philip Kapleau. Approfondì la pratica, prima diventando allievo del maestro Zen Thich Nhat Hanh, poi approdando all’Insight Meditation Center, il centro che ha importato in Occidente la pratica della Vipassana, una forma di meditazione che mira a sviluppare la capacità di visione profonda attraverso l’osservazione prolungata della mente e del corpo.
Praticando lo Zen e la Vipassana, oltre allo Yoga, Kabat-Zinn avvertì lo scarto tra il potere trasformativo – e in molti casi guaritivo – di questi insegnamenti e le discipline scientifiche. Queste ultime si muovevano in un campo completamente diverso. Le pratiche meditative di origine orientale e le scienze applicate in Occidente costituivano due mondi del tutto separati. La sua intuizione fu di includere in un alveo scientifico le potenzialità delle pratiche buddhiste, e in particolare della meditazione, facendole lavorare in sinergia con le cure mediche dispensate nell’ambito della medicina ufficiale. La sua idea più originale fu di proporre a fini terapeutici la meditazione, ma privandola di qualsiasi riferimento esplicito al Buddha e al Buddhismo, in modo da farla accettare a persone di qualsiasi opinione e credo religioso..

La Mindfulness fu applicata inizialmente per la cura del dolore cronico. La meditazione, infatti, consente di affrontare il dolore senza pensieri aggiuntivi di non accettazione, i quali hanno un effetto aggravante sulla sensazione di dolore e la capacità di sopportarlo. Era questo lo scopo della prima struttura dedicata alla Mindfulness, la Clinica per la Riduzione dello Stress, fondata nel 1979 presso la scuola di medicina dell’Università del Massachusetts. Il programma messo a punto nell’ambito della clinica si chiamava Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR), cioè riduzione dello stress basata sulla consapevolezza.

Corrado Pensa

Corrado Pensa è uno dei più noti e autorevoli insegnanti di meditazione in Italia, ed ha svolto un ruolo storico molto importante nella diffusione delle pratiche di tradizione buddhista nel nostro Paese. Con l’organizzazione da lui fondata a Roma – l’A.Me.Co. (Associazione per la Meditazione di consapevolezza) – ha portato in Italia e fatto conoscere molti insegnanti e maestri di dharma di fama internazionale.  Insieme alla moglie Neva Papachristou dirige l’A.Me.Co. e conduce ritiri intensivi di varia durata, sempre molto frequentati.  Ha insegnato Religioni e Filosofie dell'India presso l'università "La Sapienza" di Roma ed è stato un psicoterapeuta junghiano.

Intervista a Corrado Pensa   https://digilander.libero.it/Ameco/sati961/corrado1.htm 

link al sito dell'A.Me.Co  https://www.associazioneameco.it/

All'università studiò con il grande esploratore ed orientalista Giuseppe Tucci, che lo introdusse alla saggezza orientale, e alla cultura buddhista.  Tucci influenzò notevolmente Corrado Pensa nelle sue future scelte e gli trasmise l'amore verso il buddhismo. Dopo questi incontri cominciò a pensare ad un lavoro di trasformazione interiore.  
Corrado Pensa fu anche attratto dall'opera di Jung e per un periodo cominciò a fare una psicoterapia e le prime meditazione.  Dopo avere fatto esperienze di meditazione in India, la vera e propria iniziazione alla meditazione la fece in un ritiro Zen con S. Suzuki Roshi a San Francisco.  Dopo aver assistito agli insegnamenti  del buddhismo tibetano  con Tarthang Tulku a Berkeley,  si avvicinò alla meditazione di consapevolezza (vipassanâ) in un ritiro condotto da Jack Kornfield.   Poi, nel 1976 iniziò il rapporto con l’Insight Meditation Society (I.M.S.) in Massachusetts, fondato da Joseph Goldstein (uno dei primi insegnanti di meditazione vipassanā negli USA), Jack Kornfield e Sharon Salzberg.  
Corrado Pensa, dopo aver portato a termine un periodo di apprendistato presso l’I.M.S. è stato nominato senior teacher presso quella istituzione. L’Insight Meditation Society è uno dei più importanti centri di riferimento mondiali per la Vipassana.
Corrado Pensa continua ad insegnare il Dharma in Europa. Scrive regolarmente per SATI, la rivista dell’A.Me.Co. Ha pubblicato numerosi testi sul Buddhismo e sulla pratica della meditazione di consapevolezza (Vipassanā).

Ritratto di un vero Maestro - dal Carnet d'un moine errant

Dal testo Carnet d'un moine errant di Matthieu Ricard..

 

L'essenza del buddhismo in una parola:  compassione.           

Tutto il benessere del mondo viene dal cuore altruista, e tutto il suo malessere, dall'amore per se stessi.  Shantideva, uno dei grandi saggi dell'India buddhista del VIII secolo.

Non dimenticate mai che la vostra vita passa così veloce come uno lampo nel cielo d'estate o come un segno della mano. Ora che avete la possibilità di praticare, non perdete un istante. Consacrate tutta la vostra  energia al cammino spirituale. Dilgo Khyentsé Rinpoché.

Alcuni sanno che, senza alcun dubbio, la più bella festa è quella della felicità immutabile, nata dalla meditazione e dalla trasformazione dello spirito. Matthieu Ricard.

Il vero Maestro.  In Oriente l'insegnamento spirituale è il fondamento dell'educazione dei più giovani, e la frequentazione dei testi, dei maestri e dei loro discepoli è quotidiana. La scelta di un Maestro si basa su una base di sapere e di esperienze  acquisite. In questi ambienti, i ciarlatani non hanno nessuna speranza. Un discepolo deve esaminare le qualifiche di un maestro per diversi anni.  Lo stesso maestro esaminerà le motivazioni e la sincerità del discepolo, prima di accettarlo. In Occidente le cose vanno troppo in fretta, le persone in cerca di spiritualità, presentano spesso una certa vulnerabilità, vanno in un centro spirituale buddhista o altro, e nella foga ricevono degli insegnamenti e anche delle iniziazioni, poi si impegnano in modo frettoloso, senza avere veramente avuto il tempo di maturare le loro decisioni. 

L'umiltà è una delle qualità distintive di un vero Maestro. Il viso di un Maestro esprime qualcosa di unico, il suo viso è una finestra sulle qualità del Risveglio. Altre qualità sono la sua libertà interiore, la sua compassione, la sua saggezza, e il suo disinteresse per le futilità mondane. In un vero maestro non si vedrà mai un pensiero, una parola, un atto che siano suscettibili di recare danno ad altri. Niente sembra turbare il vasto spazio della sua serenità, l'essere perfettamente presente con le persone che si presentano a lui, accordandogli una sollecitudine inesauribile.

Alla vista di un saggio, di un viso dove spende l'armonia della saggezza e dell'amore altruista, sappiamo intuitivamente che siamo in presenza di una persona suscettibile di condurci a manifestare il meglio della nostra natura che dimora sopita in ciascuno di noi.  La devozione non consiste a credere in qualche cosa, ma ad aprirsi all'immensità e alla profondità della realizzazione spirituale del maestro, e al suo amore senza limiti.   I grandi maestri tibetani, lo stesso Dalai Lama, sono così lontani dalle rivalità dell'ego, dall'amor proprio che regolano le relazioni umane, particolarmente quelle dei grandi di questo mondo. Questi maestri esprimono un'umiltà autentica, e un rispetto reciproco senza limiti. Ciascuno dei loro gesti e delle loro parole, è un potente appello ad essere autentici nel più profondo di noi stessi.  In un maestro ci deve essere perfetta coerenza tra le parole che pronuncia e il comportamento della persona.

La presenza di questi Maestri provoca nelle persone un cambiamento ineluttabile e decisivo. Incontrare un vero maestro è come incontrare un "liberato vivente", ossia un essere che è pervenuto alla più profonda realizzazione spirituale.  Le loro qualità,  mostrano che sono arrivati alla fine del cammino, un cammino di trasformazione che porta dallo sconcerto alla saggezza, dalla sofferenza alla liberazione, e dall'egocentrismo alla bontà incondizionata.  Un essere risvegliato ha una visione perfettamente pura degli esseri e dei fenomeni, vede la natura di Buddha in ciascun essere e percepisce la purezza primordiale dei fenomeni, al di là della dualità bello - brutto, piacevole - spiacevole, amico e nemico. Tutti i loro comportamenti sono  in se stessi, un insegnamento.  Un maestro non ordina, non cerca a sedurre, e ancora meno a manipolare. Si offre come guida e accoglie tutti senza attendersi niente in cambio. la fiducia che gli porta il discepolo è per lui una ricompensa sufficiente.   Uno dei tratti comuni dei veri maestri è che non hanno alcun problema della loro immagine, non cercano mai di apparire, e non hanno alcuna considerazione per le lodi o per le critiche, per il successo o per l'anonimato. Un essere spiritualmente realizzato contempla con inalterata leggerezza il teatro sempre mutevole delle peripezie dell'esistenza. Ride delle proprie disavventure, e quando ride di quelle degli altri, lo fa con gentilezza e complicità. Percependo il carattere illusorio di tute le cose, con la sua compassione, tenta di mostrarci affettuosamente che i successi e gli insuccessi mondani non hanno alcuna importanza.  Un vero maestro non si lamenta mai delle condizioni esterne,  io so apprezzare le buone cose, e ne gioisco con piacere, ma se mi vengono a mancare mi è del tutto indifferente.

 Il Buddha ha detto ai suoi discepoli "Vi ho mostrato il cammino, dipende solo da voi, il percorrerlo". Nel buddhismo Vajrayana, l'unione allo spirito di un maestro, il guru yoga, è il cuore di tutte le pratiche. Ci sono diversi tipi di maestri spirituali: l'amico spirituale, il kayanamitra, colui che ci incita alla virtù, ci consiglia e ci indica il cammino da seguire e ci insegna i rudimenti della pratica.  Poi c'è l'erudito, il professore, l'acharya, che spiega il contenuto, il senso e la struttura degli insegnamenti; può essere un maestro in filosofia, un khenpo. Il maestro del Grande veicolo, che espone gli insegnamenti fondati sulla saggezza e la compassione che portano allo stato di Buddha.  Poi c'è il maestro spirituale, che conferisce la trasmissione delle iniziazioni del veicolo adamantino. E' colui che ci introduce alla natura del nostro spirito e guida il nostro cammino verso il Risveglio. I testi descrivono le qualità di un maestro del Vajrayana: deve possedere una eccellente conoscenza degli insegnamenti, averli integrati nel suo flusso di coscienza e deve aver raggiunto un alto livello di realizzazione spirituale. E' qualcuno che esprime  compassione verso tutti gli esseri, senza eccezione. La più grande soddisfazione di un maestro spirituale è che il suo discepolo progressa verso la liberazione dalla sofferenza.  Ci aiuta a distruggere le abitudini e i meccanismi mentali che ci mantengono in uno stato di insoddisfazione cronica. Il discepolo che si impegna nel cammino spirituale deve essere cosciente dei suoi difetti e limitazioni e desidera diventare un migliore essere umano.  Un cammino spirituale è costituito da una moltitudine di tappe che approfondiscono la nostra comprensione, arricchiscono la nostra esperienza, si aggiungono e si completano di una maniera sottile.

Nella meditazione ci sono delle pratiche dette preliminari, ngondro in tibetano, che sono essenziali e che devono essere praticate tutti i giorni. Si inizia con una riflessione e una meditazione sui quattro temi, al fine di trasformare la visione delle cose e portare lo spirito sul cammino della liberazione: la preziosa opportunità offerta dall'esistenza umana, la sua fragilità e il carattere effimero di tutte le cose, quello che deve essere realizzato e quello che deve essere evitato se si vuole liberarsi dalla sofferenza, le carenze di una vita centrata sulle preoccupazioni ordinarie.        Ognuna di queste riflessioni devono essere meditate fino a che non fanno un tutt'uno con il nostro spirito.    L'obiettivo è quello di arrivare al risveglio per il bene di tutti gli esseri, associando un allenamento dello spirito, che permette di acquisire una vera attitudine altruista, e la messa in opera delle sei perfezioni: generosità, disciplina, pazienza, perseveranza, la concentrazione e la saggezza.    Il rimedio all'ignoranza è la comprensione della verità ultima, o la vacuità dell'esistenza propria a tutte le cose. Rifiutando sia il nichilismo, sia il realismo naif il buddhismo propone una via alternativa, riconoscendo la produzione interdipendente dei fenomeni, e dichiarando che i fenomeni sono privi di esistenza propria.   Tra gli insegnamenti del Buddha il più importante è quello dell'impermanenza, che si può paragonare all'orma dell'elefante nella foresta, la più grande di tutte. I fenomeni appaiono indiscutibilmente, quindi non si può parlare di nulla, ma quando si esamina la natura di questa esistenza, ci accorgiamo che è vuota d'esistenza propria, non essendo nè autonoma, nè permanente, Secondo la via di mezzo del buddhismo, non c'è nè niente, nè qualche cosa, e solo la visione unificante di vacuità e apparenza resiste all'analisi. Ciò coincide con l'analisi di Niels Bohr, che afferma: gli oggetti atomici e sub-atomici non possiedono alcun attributo che gli sia proprio.

E' facile essere un buon meditante seduto al sole e la pancia piena, ma solo quando ci si trova ad affrontare delle condizioni avverse, si può valutare il proprio grado di realizzazione. Si valuta la diminuzione del nostro egoismo e delle nostre emozioni perturbatrici nello stesso tempo dello sviluppo della nostra serenità, della nostra libertà interiore, della nostra resilienza di fronte ai rischi e alle perturbazioni dell'esistenza.  Ci sono due tipi di meditazione, una attiva centrata sulla concentrazione, l'altra sprovvista di oggetto di concentrazione, che purifica e chiarifica la mente al punto di sembrare un cielo immacolato. Le meditazioni profonde hanno lo scopo di distruggere l'attacamento alla realtà solida dei fenomeni.

Il mantra Om mani padme hung è dedicato al Buddha della compassione Avalokiteshvara, Om è una  sillaba di buon augurio, mani significa gioiello, e si riferisce al voto altruista di raggiungere il risveglio per il bene di tutti gli esseri, padme significa loto e indica la natura di buddha presente nel cuore della nostra coscienza, simile al fiore di loto che nasce immacolato dal fango dello stagno, infine la sillaba hung che conferisce al mantra tutta la sua efficienza. Nel momento, dove termina l'ultimo suono prolungato al massimo, il pensiero perde ogni forma di supporto e si assorbe nella vacuità. 

Per il Buddhismo, l'esistenza di un sè unitario, autonomo e durabile, che resiede nel cuore del nostro essere è un'illusione che porta a solidificare una divisione tra il sè, gli altri, il mondo. questa divisione generale delle pulsioni di attrazione e de repulsione per quello che è considerato favorire questo sé,  o minacciarlo, pulsioni che si diversificano in animosità, desiderio, orgoglio, gelosia e si traducono in molteplici sofferenze.  Si potrebbe definire il buddhismo una via di trasformazione che porta dalla confusione alla saggezza, dalla sofferenza alla libertà. Condivide con la scienza la volontà di esaminare lo spirito e la mente in modo empirico.

Il Buddhismo rifiuta la nozione di identità personale che si avvicinerebbe all'anima delle religioni teiste. Per il buddhismo una persona è definita per un flusso dinamico di coscienza in perpetua trasformazione, che non può ospitare un sè unitario e autonomo. La continuità di questo flusso da un modo di esistenza ad un altro non ha niente a che fare con la metempsicosi o altra forma di trasferimento da una entità personale di un corpo ad un altro, da una vita alla seguente. Più che un individuo in tanto tale  che ritornerà alla vita, quello che si designa con la parola ambigua "reincarnazione" si riferisce dunque alla continuità di questo flusso di coscienza.   Secondo il buddhismo, come per la fenomenologia, la coscienza è un fatto primario, che non è necessariamente legato al funzionamento del cervello, che non è evidentemente l'opinione di una vasta maggioranza di neuroscienziati.

Noi non dovremo mai perdere di vista il potenziale di bellezza interiore presente in ciascun essere. E' importante mantenere un giusto equilibrio per evitare di cadere nella sindrome del cattivo mondo che ci convince che l'essere umano è cattivo. In verità, noi abbiamo nel più profondo di noi, come una pepita d'oro, un formidabile potenziale di bontà, di saggezza e di risveglio.

Quando si prende l'ordinazione monastica, bisogna pronunciare i quattro voti principali che sono: non uccidere, non rubare, non mentire e non avere relazioni sessuali. Se si trasgredisce uno di questi voti l'ordinazione  è persa. Il Dalai Lama dice spesso: Non propagate troppo il buddhismo, ma incoraggiate le persone a diventare migliori esseri umani.

Nel cammino spirituale c'è anche il ritiro in un eremo. Se l'eremita sceglie di vivere da solo per un periodo, è per approfondire la pratica e consacrare gli anni necessari a generare le risorse interiori che gli permetteranno di contribuire, poi, in modo illuminato, al benessere degli altri. I testi indicano le caratteristiche dei luoghi propizi a specifiche pratiche. Il monastero ideale deve essere costruito a sud, aperto su una vista completamente aperta. I luoghi particolarmente adatti ad un ritiro sono quelli dove hanno vissuto o meditato santi del passato. Quando la meditazione è centrata sulal calma interiore, shamatha, si cercheranno delle foreste o luoghi riparati e isolati. Per praticare vipashyana, e apprendere la natura ultima delle cose, la presenza aperta, il risveglio della coscienza, una pratica fondata sull'aspetto luminoso dello spirito, si sceglieranno degli spazi elevati che si aprono su vasti paesaggi, con una vista aperta, sul cielo. Ritirati nella solitudine serena,  il silenzio esteriore apre le porte dell'interiorità. Pace esteriore e pace interiore si fondono. Si vive un sentimento di comunione con la natura e gli esseri, e la solitudine diventa un completamento.

"Non ho bisogno di niente! Non ho bisogno di niente! Non ho bisogno di niente! Viva la semplicità felice".

"Anche se la morte dovesse colpire oggi come un lampo, sii pronto a morire senza tristezza o rimpianto, senza il minimo attaccamento per quello che lasci dietro di te: Riposando nella riconoscenza della vista ultima, lascia questa vita come un'aquila che vola verso il cielo azzurro".

Annotazioni:

Per il Dalai Lama non è la meditazione, nè la preghiera che risolveranno i problemi del mondo, ma l'azione. Un Paese che vende delle armi, vende la sua anima, La violenza richiama la violenza. Una cosa inquietante è sapere che il 95% degli armamenti mondiali sono prodotti e venduti dai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Occorrerebbe creare un consiglio internazionale composto da grandi saggi, premi Nobel per la pace, scienziati.

Nel sutra del grande Parinirvana, il Buddha afferma: mangiare della carne distrugge la grande compassione, l'adozione di un regime vegetriano è sempre esistito in Tibet, senza però diventare mai maggioritario a causa delle condizioni climatiche.

Francois Ravel  pubblica la Grande parade nel 2000, articolo nel quale denuncia la sottomissione degli intellettuali francesi ai regimi di Stalin e Mao.

Gene Smith, il tibetologo più erudito del XX secolo, e direttore dell'Ufficio indiano del Congresso Usa, ha lavorato per la preservazione dei testi tibetani. Ha fondato il Tibetan Buddhism Resources Center che è oggi la più grande biblioteca tibetana virtuale al mondo.

La meditazione su un mandala (visualizzazione) non è una passeggiata immaginaria in un paradiso incantato, si tratta di impegnarsi nella scoperta della natura stessa del nostro essere e del mondo fenomenico; tutte le forme sono percepite come manifestazione della purezza primordiale, tutti i suoni come l'eco della vacuità, tutti i pensieri come il gioco della conoscenza.

Il ritiro tradizionale buddhista tibetano è della durata di 3 anni 3 mesi e 3 giorni, nel corso del quale i meditanti si dedicano ad un insieme di pratiche che vanno gradualmente dalle pratiche preliminari (ngondro) fino alle meditazioni più profonde sulla natura dello spirito, la grande perfezione, passando per delle visualizzazioni e recitazione dei mantra.

Si gira intorno ad uno stupa nel senso di un orologio e lo si guarda dalla destra, In Nepal lo stupa di Jaroung Kashor è uno degli stupa più venerati insieme a quelli di Swayambunath e Namo Buddha.  

Il Buthan potrà diventare come un qualsiasi Paese del continente asiatico, ma nessun di questi Paesi  potrà, mai più, ridiventare come il Buthan. Un Paese con l'aria pura, le sue riviere limpide, il suo popolo semplice, devoto ed energico, con uno stile di vita inspirato ai valori buddhisti.  C'è un'assenza totale di manifestazione di violenza tra i novizi nei monasteri.  Nella tradizione buddhista, è importante partecipare alla vita degli eremiti, sovvenzionando i loro umili bisogni e ciò è un privilegio per i fedeli, che periodicamente vanno a trovarli portandogli del cibo.

Noi abbiamo bisogno di esempi capaci di ispirare le nostre vite, dei modelli che incarnano la bontà sotto la sua forma più essenziale. la qualità non è un affare di quantità. Alcuni esempi. Sanjit "Bunker" Roy è stato un attivista ed educatore sociale indiano che ha fondato il Barefoot College. È stato selezionato come una delle 100 personalità più influenti di Time 100 nel 2010 per il suo lavoro di educazione degli indiani rurali analfabeti e semi-letterati.  Il sikh Gurmit e i suoi fratelli aiutano le persone rifiutate dalla società. "Tutti quelli che ho conosciuto, per essere veramente felici, hanno appreso a servire gli altri". Sir Fazle Hasan Abed KCMG è stato il fondatore di BRAC, una delle più grandi organizzazioni non governative del mondo.

Bisogna distinguere il benessre palpabile, ma effimero, legato alel sensazioni, da un benessere più vasto e durabile, nato dall'eliminazione delle cause latenti delle frustrazioni e delle sofferenze  dell'esistenza. Se non si agisce alla radice della sofferenza, saremo presto in balia dell'nsoddisfazione e delle frustrazioni.

Sengdrak Rinpochè è la persona che il Dalai ammirava di più dal punto di vista spirituale. 

Il Monastero Shechen in Nepal, perpetua e preserva l'eredità spirituale del Tibet, vicino c'è il luogo di eremitaggio chiamato Namo Buddha,  Nel monastero si trovano anche il Shechen archivi e la Tsering Art School.

In Dordogna ci sono quattro centri di insegnamento buddhista, due appartengono alla tradizione Nyingma e due alla tradizione Kagyu, il centro di ritiri di Chanteloube si rifa alla tradizione Nyingma. Nel 1991 il Dalai Lama è andato al centro Chanteloube, e anche Dilgo Khyentsé Rimpoché una delle luci del buddhismo del XX secolo, un maestro tra i maestri, e maestro anche del Dalai Lama.

Paul Ekman, uno degli specialisti mondiali dello studio delle emozioni, ha incontrato il Dalai Lama diverse volte. la prima volta in occasione dei seminari di Mind and Life.

Matthieu Ricard ha partecipato alle ricerche di David Perlman e Antoine Lutz nel laboratorio di Richard Davidson all'università del Madison.  Ha partecipato anche alle ricerche di Tania Singer all'istituto Max Planck di Liepzig.  Ha instaurato anche un dialogo con Francisco Varela.
E' stato invitato alle Nazioni Unite per discutere sul Benessere nazionale lordo proposto dal Bhutan.
Francisco Varela ha organizzato un incontro sulle emozioni distruttrici con Matthieu Ricard, Richard Davidson, Paul Ekman, Daniel Goleman, Alan Wallace ed altri eminenti studiosi.
Antoine Lutz del centro di ricerca INSERM di Lione e Gael Chetelat del centro di ricerca Cyceron per la commisisone europea, nell'ambito dle progetto Silver Santé, studiano l'influenza del modo di vita e della pratica della meditazione sull'invecchiamento, il risultato è stato che il cervello dei meditanti presenta delle caratteristiche equivalenti a persone più giovani di 15 anni.
 
Considerazioni di Matthieu Ricard prima di impegnarsi sul cammino buddhista:
"Pertanto qualche cosa mi mancava, c'era un vuoto in me che né i valori  né gli obiettivi di vita che ci propone la cultura occidentale contemporanea potevano riempire. Mi mancava un modello di vita coerente e una orientazione chiara per dare un senso alla mia vita. L'incontro con persone eccezionali, mi ha lasciato perplesso, sembrava non esserci una correlazione tra la genialità di queste persone e il fatto di comportarsi come buoni esseri umani. L'intelligenza, la creatività e il sapere non avevano alcun legame diretto con la benevolenza, il benessere, ecc.  Quello che sentivo era una mancanza di coerenza tra le mie aspirazioni più profonde e il modo in cui conducevo la mia esistenza."
"Da quando ho scelto di mettermi sul cammino buddhista, non so se sono sempre in vacanza, oppure no, Vivo di giorno in giorno. Sia che mi consacro alla pratica spirituale o che lavoro ad un progetto qualsiasi, non c'è per me nèsabato nè domenica. Faccio quello che mi appassiona, mi sta a cuore, senza contare i miei sforzi, ma al mio ritmo".

 Risorse, libri, documentari:

  • Dict de Padma, un libro sulla vita di Padmasambhava, il secondo Buddha colui che portò il buddhismo in Tibet.
  • Viaggio di una parigina a Lhasa, Milarépa, le yogi-poète tibétain, Il Tibet sconosciuto. Magia d'amore e magia nera, Mistici e maghi del Tibet, libri di Alessandra David-Neel,  
  • Kangyour, sono 103 volume che contengono l'integrità dell'insegnamento del Buddha tradotto in tibetano nel IX secolo.  Tripitaka ( i tre canestri) in tibetano Kangyour sono i volumi del canone buddhista
  • Tengyour, i commenti dei discepoli indiani agli insegnamenti del Buddha.
  • Le chemin de la Grande Perfection di Patrul Rimpoché, è uno dei testi di riferimento per chi inizia il percorso spirituale buddhista.
  • Le vagabond de l'Eveil, biografia di Patrul Rimpoché,
  • Le Message des Tibetains, di Arnaud Desjardins,  documentario e libro 
  • Human, un  film di Yann Arthus-Bertrand, si compone di una raccolta di storie e immagini del nostro mondo,
  •  Il Dalai Lama consiglia i testi di Nagarjuna, Aryadeva, Asanga, Chandrakirti, Shantideva, che vissero in India tra il I e il VII secolo e che sono i più grandi pensatori della storia. In Tibet centinaia di commenti furono formulati per approfondire la visione filosofica formulata da questi testi. Questi studi sono un fondamento indispensabile alla pratica contemplativa,
  •  La vita di Milarepa di Chogyam Trungpa, nel testo sono descritte le grandi prove che Milarepa affrontò prima di ricevere la grande iniziazione maha-abhisheka del buddhismo Vajrayana, necessaria a percorrere rapidamente il cammino del Risveglio. L'iniziazione porta a maturità le potenzialità del discepolo e gli permette di attualizzare la natura di Buddha che è in lui.
  • Tenzin Norgay è lo sherpa che aveva conquistato l'Everest per la prima volta, insieme a Edmund Hillary ed era discepolo di Kangyour Rimpoché.
  • Henri Cartier-Bresson si impegna pienamente nel percorso buddhista all'eta di novant'anni.
  • Gourou Padmasambhava, il maestro che introdusse il buddhismo in Bhutan nel VIII secolo.
  • Monte Kailash (estremo Ovest del Tibet), la montagna venerata da indù, jainisti e buddhisti. Sulle pendici di questo monte ci sono le grotte dei più celebri eremiti: Milarepa,  Shakbar,
  • Pema Lingpa, lo scopritore di tesori spirituali nel XIV secolo.
  • Au Coeur de la compassion, il testo contiene le Trentasette stanze sulla pratica dei boddhisattva, L'essenza della saggezza primordiale. 
  • Il tesoro delle preziose qualità di Jigmé Lingpa espone la via graduale del buddhismo tibetano secondo la tradizione Nyingmapa. 
  • Yeshe Lama, l'insuperabile saggezza primordiale, il principale insegnamento del grande maestro Jigmé Lingpa sulla Grande perfezione, sulla natura dello spirito.
  • L'esprit du Tibet, documentario realizzato da Matthieu Ricard sulla vita di Khyentsé Rimpoché   https://www.youtube.com/watch?v=Jg2DM0vNqYo   https://www.youtube.com/watch?v=vlupv8YoG8A
  • Moines danseurs du Tibet. Libro di fotografie di Matthieu Ricard
  • Himalaya buddhista,  Libro di fotografie di Matthieu Ricard  
  • The life of  Shakbar. The autobiography of a tibetan yogi. La regione natale di Shakbar è l'Amdo.
  • Olivier e Danielle Follmi hanno creato HOPE (himalayan Organization for People & Education
  •  Andréé Fatras, è unao dei pionieri della fotografia degli animali.
  • A Damasco si trova la tomba del grande sufi Ibn Arabi.
  • Francois Jacob, ha ricevuto il premio Nobel per la medicina nel 1965
  • Il Tibetan Institute of Higher Studies a Sarnath, è un ramo dell'università di sanskrito di Varanasi.
  • Il Tsering Art School, è la scuola d'arte al monastero Schchen in Nepal.
  • Cervello e meditazione, libro scritto da Matthieu Ricard e Wolf Singer direttore dell'istituto Max Planck di Francoforte.
  • Saggezze antiche, mondo moderno,   Al di là delle religioni, in questi testi il Dalai Lama propone una etica secolare o universale, benefica per tutta l'umanità. 
  • L'arte del benessere, libro scritto dal Dalai Lama e Howard Cutler, dove si afferma che il benessere è lo scopo dell'esistenza.  
  • Chemins spirituels, una piccola antologia dei testi tibetani più importanti, scritta da Matthieu Ricard.
  • Comment construire un mondo più altruiste, raccontato da Matthieu Ricard https://www.youtube.com/watch?v=Exgd5piE20w
  • Lumière, rire du ciel, un album con le opere e la biografie di Yahne Le Toumelin, la madre di Matthieu Ricard.
  • La citadelle des neiges, una piccola favola spirituale di Matthieu Ricard

Piccolo glossario:

  • Il nome tibetano di Matthieu Ricard è Konchog Tendzin,  ossia colui che detiene l'insegnamento dei tre gioielli.
  • Thoukdam, la meditazione del dopo vita, che dura circa cinque giorni, 
  • Mahasiddha, sono i saggi realizzati del passato, i grandi yogi realizzati
  • Gao piccola reliquia in argento,
  • Kata, la sciarpa bianca, 
  • Bardo il periodo della coscienza che transita tra la vita e la morte ed ha una durata di 49 giorni,
  • Kundum, appellativo del Dalai Lama che significa presenza,
  • Manjoushri, il buddha della conoscenza,
  • Termas sono tesori spirituali,
  • Tsa-tsa sono piccoli stupa in miniatura,
  • Dzong fortezze, di cui una parte ospita un monastero,
  • Terton scopritore di tesori spirituali,
  • Pong-dag puro abbandono di tutti i propri beni,
  • Dakini sono deità femminile,
  • Terma è un tesoro spirituale rivelato,
  • Tsaglis, sono miniature che rappresentano le deità del buddhismo tibetano
  • Tulkous considerati la reincarnazione di un maestro spirituale defunto
  • Khempos equivalente a dottore in filosofia.
  • Naga, un essere metà uomo e metà serpente.
  • Vajra, piccolo scettro a cinque punte che simbolizza la trasformazione dei cinque veleni mentali: rabbia, desiderio-attaccamento, ignoranza, orgoglio e gelosia in cinque saggezze tra cui la compassione,  campana simbolo della vacuità dei fenomeni,
  • Phurba, piccolo oggetto rituale a forma di spada a tripla lama simbolizzante il potere delle tre saggezze primordiali:  tagliare i tre principali veleni mentali che sono la rabbia, il desiderio-attaccamento, l'ignoranza.
  • I cinque dhyani buddha simbolizzano i cinque aspetti della saggezza primordiale: la saggezza della dimensione assoluta, la saggezza simile ad uno specchio, la saggezza dell'uguaglianza perfetta, la saggezza del discernimento di tutte le cose, la saggezza realizzata.

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...