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domenica 17 marzo 2024

Convegno BeYoga Beyond

Potete rivedere gli interventi fatti dai relatori al convegno BeYoga Beyond promosso dalla Federazione Europea di Yoga nei giorni 9 e 10 marzo 2024     cliccando su questi link:
 

https://www.facebook.com/share/3hev8T5AYrmJt8EF/

martedì 5 marzo 2024

giovedì 29 febbraio 2024

La mente profana potrà essere trascesa - Antonio Nuzzo

Il problema cruciale di alcuni cultori dello Haṭhayoga moderno è quello di utilizzare la mente ‘vṛttica’, ovvero la mente profana, quella assoggettata alle impregnazioni coscienti e inconsce della memoria recente e di quella antica, al servizio della propria pratica.
Quella mente e quella memoria hanno come centro l”EGO” che cerca costantemente di assoggettare il corpo e il respiro alle proprie ambizioni.
Quella mente viene educata nel tempo a dare una direzione a tutto ciò che la vita ci ha donato e ha usurpato quelle abilità con un atteggiamento di appropriazione.        
Usa la massima: Fare per ottenere. Un binomio inscindibile da cui bisognerebbe liberarsi.
Viene così coltivata la grande presunzione di divenire onnipotenti, semplicemente perché il nostro corpo, con l’esercizio, diventa capace di assumere posizioni impensabili a molti.
Questa presunzione si intensifica, colpisce prima di tutto noi stessi e l’io viene esaltato in modo eccessivo al punto tale da meravigliarci se la vita ci fa attraversare momenti di grande difficoltà: dal semplice raffreddore fino ad arrivare a squilibri ben più importanti.
L’auto-esaltazione e il potere della mente sul corpo diventa eccessivo da squilibrare tutte le relazioni e i rapporti interni a noi, nasce così uno stato di prevaricazione e di conflitto interno permanente.
Bisognerebbe fermarsi e cambiare rotta, finché si è in tempo!
E allora la pratica dello Haṭhayoga assumerebbe tutt’altro sapore…       
 
È più efficace agire nel silenzio superando così la tendenza ad interagire agli stimoli dell’azione. Costruendo una interiorità che via via si libera della reattività che ogni azione induce. Allora soltanto l’immobilità in una posizione meditativa potrà realmente usufruire di quella condizione di silenzio raggiunta nonostante le sollecitazioni mentali e reattive. Quando l’asana non sarà più oggetto di alcuna reattività mentale allora saremo pronti ad immergerci in un silenzio permanente. La mente profana potrà essere trascesa.

mercoledì 28 febbraio 2024

Antonio Nuzzo - Il respiro

" Imparare a respirare significa occuparsi della propria vita. Significa creare le condizioni interne per poter sbocciare. "  - Antonio Nuzzo      

Antonio Nuzzo è uno dei più autorevoli e stimati maestri di yoga in Italia. Con oltre 50 anni di esperienza nell’insegnamento dello yoga, Antonio Nuzzo dedica la sua vita alla ricerca di una modalità didattica più aderente alla vita di oggi, senza trascurare le direttive tradizionali dell’insegnamento e della ricerca. Nato al Cairo (Egitto) da madre di origine libanese e padre italiano, ha cominciato a praticare nel 1963 all’età di sedici anni.  Nel 1971 è diventato allievo di André Van Lysebeth, con il quale per quindici anni ha approfondito le tecniche di hatha e tantra yoga. Tra i suoi maestri ci sono Swami Satyananda di Monghyr, Swami Satchidananda e Vimala Thakar.   Nel 1973 conduce il primo seminario a Zinal in Svizzera. Un anno più tardi promuove la fondazione della prima Federazione Italiana di Yoga (F.I.Y.), di cui è stato presidente dal 1977 al 1987
Ha istituito e insegnato nella prima scuola di yoga per la formazione di insegnanti in Italia, l’Istituto Superiore per la Formazione di Insegnanti Yoga in collaborazione con varie organizzazioni attive in tutto il territorio nazionale e internazionale. 
Dal 2000 è socio onorario, vicepresidente e membro del comitato pedagogico della FMY (Federazione Mediterranea Yoga).
Nel 2019 pubblica per Morellini Editore e Yoga Journal il libro: I doni dello yoga per praticare una vita piena.  Oggi vive a Roma dove insegna al Centro Studi Yoga Roma.

La sua visione è unica in Italia e, forse, in Europa (conduce corsi di formazione anche a Parigi): è una visione laica, molto pratica, che conduce verso una spiritualità naturale, quasi esistenziale.
Lo Yoga proposto da Antonio Nuzzo – che è l’ultimo di un lignaggio di maestri che partono da Swami Sivananda e Swami Satyananda e passano per il belga André Van Lysebeth, padre dello yoga occidentale – prescinde dall’ossessiva identificazione dello yoga con la perfezione assoluta della “forma” (asana).

Tra i praticanti di Yoga, e anche tra gli insegnanti, vi è quasi sempre un’importante lacuna sull’aspetto fondamentale che sta alla base di tutto il processo: la respirazione integrale.  Nella maggior parte dei corsi questo aspetto viene trattato in modo superficiale, ma senza questo tipo di respirazione lo Yoga è quasi inesistente!  Il respiro integrale è il perno da cui lo Yoga può realmente iniziare. E anche la Vita!
La grandissima maggioranza delle persone respira superficialmente, e tutte le nostre funzioni fisiche, mentali e spirituali sono compromesse da questa ignoranza di base sul meccanismo che regola ogni istante della nostra vita.

I grandi maestri ci hanno lasciato tutte le indicazioni per padroneggiare davvero il respiro. Secondo la tradizione, il respiro deve essere sviluppato e completo nelle tre fasi respiratorie: la fase addominale, la fase toracica e la fase clavicolare o apicale, e queste fasi devono svilupparsi in modo consequenziale, globale e interattivo.  Per farlo è necessario acquisire nuove abilità muscolari, che ci rendono in grado di gestire l’azione respiratoria in tutti i suoi sviluppi, con infiniti benefici non solo nello Yoga ma nello sbocciare delle nostre complete potenzialità umane.

Imparare a respirare significa occuparsi della propria vita. Osservare come le persone respirano ci permette di comprendere che tipo di condizione mentale e fisica stanno attraversando, perché il respiro esprime qualsiasi emozione, qualsiasi sentimento. La respirazione spontanea purtroppo è la prima cosa che viene colpita dallo stress. Lo stress per esempio può agire sul diaframma e bloccare la respirazione addominale, oppure può bloccare altre aree del respiro. Ci sono un’infinità di patologie che riguardano l’azione respiratoria dettata dallo stress che agisce sui centri nervosi. 

Se si riesce a sbloccare il respiro si sbloccano dei centri nervosi, e si esce fuori dallo stress. Perché il respiro ha questo grande potere di liberarci dalle tensioni radicate, profonde. Una respirazione completa favorisce un’espulsione di anidride carbonica più efficace e un rinnovamento di ossigeno. E quando il corpo intero è ossigenato correttamente tutti gli organi, le articolazioni, le ossa, tutte le funzioni corporee e persino il cervello ne traggono enormi benefici.
L’esercizio respiratorio ha il potere di calmare la mente. Modificando il ritmo del respiro è possibile modificare uno stato di agitazione e di dispersione mentale sino ad arrivare a uno stato di completa tranquillità e lucidità. Una profonda pacificazione mentale è la migliore condizione per favorire il nostro stato di benessere fisico, mentale e psicologico e per esprimere il nostro potenziale creativo e vitale.

Lo Yoga è una grande via che ha lo scopo di aiutarci a rallentare i processi mentali fino a fermarli, in modo da entrare in un silenzio interiore. Per raggiungere questo obiettivo esistono molte tecniche come le posizioni, le pratiche meditative di concentrazione o altro… ma la base del processo è imparare a respirare, e la respirazione deve diventare una respirazione completa (in cui le tre azioni respiratorie - addominale, toracia e apicale - si sviluppano in modo integrale, consequenziale e interattivo).

Educarsi al respiro è un elemento fondamentale per il proseguo del cammino dello Yoga, il respiro è il centro del processo. Insieme al respiro l’altro centro del processo è la coscienza. Sviluppare la coscienza significa sviluppare le capacità percettive che ci consentono di ascoltare la vita del corpo nel suo interno. Questa particolarità è propria dello Yoga.

Quasi tutte le vie ginniche o esercitative si dedicano molto all’osservare il corpo come forma e quindi dall’esterno. Invece educare la nostra interiorità a dare valore al processo respiratorio nel suo sviluppo interiore ci permette di andare oltre la forma ed entrare nel vivo della vita del corpo.

La respirazione completa aumenta il livello di ossigenazione nel corpo, migliora la funzionalità cellulare e di tutti gli organi, favorisce una migliore funzionalità del cervello, rende più lucidi ed efficaci senza ricorrere a stimoli esterni. Ha il potere di liberarci dalle tensioni più radicate e profonde, di calmare la mente e apre le porte alla dimensione meditativa.

Il ritmo frenetico e innaturale a cui siamo sottoposti ogni giorno crea un notevole livello di stress e dispersione delle nostre facoltà mentali. Preoccupazione, ansia, paura, infodemia (la diffusione incontrollata di eccessive informazioni) provocano tensioni radicate e profonde, che alterano moltissimo la nostra capacità respiratoria.  Al giorno d’oggi, in Occidente, quasi nessuno sa davvero respirare. Respiriamo superficialmente, utilizzando solo in minima parte la potenzialità per cui il corpo umano è progettato.

Esistono tecniche che possono essere utilizzate quando c’è necessità, per alleviare i nostri stati di ansia in modo efficace e immediato. Una sorta di “pronto soccorso yogico” per ritrovare equilibrio, serenità, lucidità mentale, benessere fisico e pieno accesso al nostro potenziale vitale e creativo. Fino a ripristinare la nostra capacità di respirare in modo integrale con naturalezza, in ogni momento.  Il respiro è un piccolo grande miracolo di cui siamo custodi, e a cui scioccamente non prestiamo attenzione.

Lo Yoga è una grande via che ha lo scopo di aiutarci a rallentare i processi mentali fino a fermarli, in modo da entrare in un silenzio interiore.  Per raggiungere questo obiettivo esistono molte tecniche come le posizioni, le pratiche meditative di concentrazione o altro… ma la base del processo è imparare a respirare. Purtroppo tra i praticanti di Yoga, e anche tra gli insegnanti, la preparazione su questo aspetto è quasi sempre approssimativa o poco approfondita.

Secondo la tradizione dei grandi maestri yogici, il respiro deve essere sviluppato e completo nelle tre fasi respiratorie:
   - Fase addominale o diaframmatica
   - Fase toracica
   - Fase clavicolare o apicale

Lo scopo dello yoga è raggiungere con corpo e mente una dimensione di comprensione che allinea queste due realtà in un’armonia di “azione meditativa”, che apre davvero le porte al mistero del silenzio e dell’espansione coscienziale.  Perché lo yoga è proprio questo: è la meditazione in azione, attraverso il corpo. Questa nuova dimensione ti permette di armonizzare tutto l'essere e di andare oltre il turbinio mentale ed emotivo, avendo piena padronanza della propria vita.

Dal  Webinar - incontro online sul tema "il respiro nello yoga". Olistic Academy https://olisticacademy.it

Sadhguru: la nostra vita

Jaggi Vasudev (1957 - ), comunemente conosciuto come Sadhguru, è un mistico e yogi indiano premiato Padma Vibhushan, e autore di best seller per il New York Times.

Sadhguru: Non sprecare energie rimuginando su cose che qualcuno ha detto o fatto. La maggior parte di voi non si trova in uno stato d'animo dove, se chiudete gli occhi, il mondo se ne va nella vostra esperienza. Se questa è la situazione, la cosa migliore è spendersi in modo tale che semplicemente non rimanga più energia per nulla che non sia necessaria per il proprio benessere. Meglio morire di stanchezza che di noia, pigrizia, risentimento o miseria. Il fatto che tu stia invecchiando non significa che tu debba ridurre la tua attività. Se continui a fare qualcosa di enorme intensità e coinvolgimento, la tua capacità non farà che aumentare. 

È importante che tu usi la tua vita al massimo, in tutti i modi possibili. Questa è una vita così breve: perché sprecare tempo in cose che non valgono la pena? 

O devi fare qualcosa per il tuo benessere interiore, o devi fare qualcosa di utile per le persone che ti circondano. 

Se nel momento in cui colpisci il cuscino, ti addormenti all'istante perché hai speso tutte le energie per la giornata, qualsiasi sadhana tu faccia diventerà molte volte più efficace. Non startene seduto a pensare a cosa fare e cosa evitare. Se passi dalla riluttanza alla volontà, dall'inerzia all'effervescenza, la tua vita diventerà gioiosa; il tuo viaggio diventerà senza sforzo. 

E quando sarà ora di morire e ti volterai indietro vedrai di aver vissuto una vita spettacolare. Questo è molto importante che accada per te. Diventa spettacolare e illumina il mondo. 

Canale Ufficiale in Italiano di Sadhguru Jaggi Vasudev https://www.youtube.com/@SadhguruItaliano  
facebook.com/SadhguruItaliano 

Nisargadatta Maharaj - I rapporti umani

Nisargadatta è considerato uno dei più rappresentativi esponenti della scuola non dualistica del Vedānta,  rispettato e venerato anche in Occidente.  Il suo vero nome è Maruti Shivrampant Kambli (1897 - 1981) nacque a Bombay da genitori profondamente religiosi.

I rapporti umani sono una cosa viva. Sii in pace con te stesso, e sarai in pace con chiunque. Renditi conto che non sei padrone di ciò che accade, che non puoi controllare il futuro e programmare le tue azioni.
I rapporti umani non possono essere programmati, sono troppo ricchi e vari. Sii soltanto comprensivo e compassionevole libero da ogni egocentrismo.
Inoltre, non puoi evitare l’azione. Accade come tutto il resto.
Non puoi agire secondo la tua volontà. Conosci la tua volontà soltanto dopo aver agito.

La natura non nè piacevole né dolorosa. E’ tutta intelligenza e bellezza. Dolore e piacere sono nella mente. Cambia la tua scala di valori e cambierà tutto.    Piacere e dolore non sono altro che un turbamento dei sensi. Trattali alla stessa stregua e ci sarà solo beatitudine. Il mondo è come lo fai essere, e allora rendilo più felice che puoi. Solo accontentandosi puoi essere felice: i desideri soddisfatti generano altri desideri. Tenersi lontano da tutti i desideri e accontentarsi di ciò che viene da sé è la condizione più redditizia, il presupposto al raggiungimento dello stato di pienezza.
 Non diffidare della sua apparente sterilità e vuotezza. E’ la soddisfazione dei desideri che genera infelicità. La libertà dai desideri è beatitudine.
Eppure sono poche le persone che giungono a questo stato di non coinvolgimento e di distacco. E’ lo stato più elevato, l’anticamera della liberazione.
Non ho  desideri, mi accontento di ciò che viene,  cerco di essere felice.

La meditazione è una tecnica che ci permette di diventare una persona decente, ad accettarci, ad avere un’identità: arriviamo a non arrabbiarci se qualcuno ci chiede di toglierci il cappello, di non rompere una amicizia se qualcuno ci tratta una volta male, a compiere atti di benevolenza, ecc. …..
Non penso che dobbiamo fermarci a questo, penso bisognerebbe andare oltre…..
Chi si immette sul cammino spirituale è spesso alla ricerca…..

Ma cos’è che stai cercando?

Non c’è niente, c’è solo il processo della ricerca, la tua vita è solo il tuo esistere, il mondo oggettivo è fatto di dualità, nel mondo oggettivo c’è soltanto dipendenza….
Solo la coscienza è indipendente, ed è solo un miniscolo granello, ma tutto questo mondo illusorio nasce da essa.
Lo scopo dello yoga è ritrovare il vero Sé, ritrovare l’unità, trascendere la non dualità.

sabato 30 dicembre 2023

La sillaba AUM

 La sillaba AUM                                               

 

  • è un suono che racchiude in sè tutti i suoni, li comprende come il seme comprende la pianta. Da questa sillaba si sono formate tutte le parole, tutte le vibrazioni, tutte le melodie;
  • è la voce del Divino, era la parola e la parola era con Dio e la parola era Dio;
  • è il suono di tutti gli elementi (terra, acqua, fuoco, aria, etere), è il rombo del suono, il boato dei vulcani, il sussurrio del vento, il rumore del mare, il mormorio dei fiumi, il canto degli uccelli, la voce dell'uomo;
  • è l'immagine dei tre aspetti divini; creazione, conservazione e trasformazione di ogni essere vivente;
  • racchiude in sé le tre Essenze divine: Esistenza (Sat), Conoscenza (Cit) e Beatitudine (Ananda);
  • è la perfezione della Verità, della Saggezza, della Sapienza;
  • é la parola del Divino, del Maestro, del Guru. E' il simbolo cosmico che racchiude l'eternità nei suoi tre aspetti: il passato, il presente, il futuro;
  • rappresenta l'immanenza, la potenza e la trascendenza del Divino, racchiuso e latente in tutte le cose esistenti nell'universo, siano esse grossolane o sottili, visibili o invisibili, organiche o inorganiche.

Ripetendo giornalmente il mantra AUM, vengono poco alla volta potenziate le qualità mentali e risvegliate tutte le energie e facoltà interiori latenti.

Pratichi yoga o te l'hanno raccontato?

Suggerisco di guardare questo video, in cui l'autore, David Barchi, ha usato un linguaggio molto semplice per fare chiarezza sullo yoga  

https://www.youtube.com/watch?v=_-mW_a6j_8o&ab_channel=DavideBarChiYoga


Cosa sono i Chakra?

Gli antichi praticanti di yoga asserivano che corpo, mente e spirito sono una cosa sola, e che le nostre emozioni ed i nostri pensieri abbiano la caratteristica di  manifestarsi non solo sotto forma di eventi psichici, ma anche sotto forma di energia, concentrata in punti ed organi specifici del corpo, e che il ruolo di questa energia sia fondamentale nel determinare il nostro stato di salute e di equilibrio.

 Dal sito https://yoganride.com/  

Cosa sono i Chakra. La parola chakra, in sanscrito, significa “ruota, cerchio o disco”, ed è utilizzata per rappresentare i centri energetici del nostro corpo, che hanno il compito di “ricevere e distribuire” la nostra energia vitale. I chakra principali sono 7, ed ognuno di loro, oltre ad avere caratteristiche specifiche, è associato a determinate emozioni, sensazioni, funzionalità mentali e spirituali, e il cui buon funzionamento è determinante per la buona salute di corpo e mente. Comprendere il loro modo di funzionare e le loro caratteristiche è importante per interpretare al meglio la nostra condizione emozionale ed energetica, e capire come  ristabilire un equilibrio psico-fisico.     

Inoltre, in base della posizione che ogni chakra occupa nel nostro corpo, ad esso viene associata anche una specifica ghiandola endocrina. Le ghiandole endocrine hanno il compito di rilasciare nel corpo gli ormoni, e la loro funzionalità è soggetta ad uno stato di equilibrio che, se compromesso, può generare stress, ansia e malfunzionamento dell’organismo.
Quando l’energia di un chakra è attiva e in equilibrio anche la ghiandola endocrina corrispondente, o gli organi ad essa associati, riescono a svolgere al meglio le loro funzioni vitali. Quando è in squilibrio possono manifestarsi disturbi fisici ed emozionali. Conoscendo il funzionamento dei chakra è quindi possibile comprendere i nostri squilibri energetici, e capire dove andare a lavorare per ristabilire un equilibrio psico-fisico .

Secondo la teoria dello yoga, tutti noi siamo fatti di un corpo fisico, visibile, ed un corpo energetico, invisibile, che regola le nostre attività intellettuali e spirituali. Questo corpo invisibile è fatto di “prana“, ovvero la nostra energia vitale. Il prana fluisce nel nostro corpo attraverso degli speciali canali energetici chiamati “nadi“; questi canali energetici sono numerosissimi, (se ne contano più di 72.000), ma ne esistono 3 di principali:  Sushumna, Ida e Pingala.
Sushumna è la nadi principale; inizia il suo percorso alla base della spina dorsale e lo termina sulla sommità del capo.
Anche le altre due nadi secondarie ma comunque importantissime e cioè Ida e Pingala partono dalla base dalla colonna vertebrale ma anziché procedere in linea retta, seguono un percorso a spirale, incrociandosi per 6 volte prima di terminare nel 6 chakra: Ajna, chiamato anche terzo occhio.
Ogni volta che le nadi (o canali energetici) si incontrano, danno vita ad un chakra. I chakra sono quindi dei vortici di energia.
Lo scopo della pratica dello yoga è quello di risvegliare l’energia che risiede alla base della colonna vertebrale, dove è situato il primo chakra, e di farla risalire lungo questo percorso energetico, attraversando tutti i chakra principali. La kundalin regola il funzionamento dei chakra, riparando i danni causati dallo stress mentale, emotivo e fisico della vita di tutti i giorni.
Ogni chakra ha un proprio colore, un proprio elemento, un proprio suono (o mantra), una divinità, una pietra, un animale, un pianeta e tante altre associazioni.

Primo chakra: Muladhara.  Il primo chakra si trova alla base della colonna vertebrale, all’altezza dell’osso sacro. Muladhara significa “radice” e rappresenta il nostro radicamento, il nostro istinto di sopravvivenza, il bisogno di sicurezza, ed è collegato al soddisfacimento dei nostri bisogni primari, come avere una casa, un lavoro, procurarsi il cibo.
Il suo colore è il rosso, ovvero il colore della forza e dell’energia pura. L’energia di Muladhara è associata alle ghiandole surrenali, ed è responsabile della salute di gambe, piedi, ano, retto, intestino crasso, e coccige.
L’energia carente del primo chakra potrebbe manifestarsi con una sensazione di insicurezza, scarsa fiducia in sé stessi, apatia, eccessiva preoccupazione e paura di perdere ciò che ci da sicurezza e senso di benessere.
Si può anche manifestare con eccessi di rabbia, aggressività, collera, gelosia, violenza o atteggiamento difensivo.
All’opposto, se l’energia di questo chakra è iperattiva, si corre il rischio di riconoscersi eccessivamente attaccati ai beni materiali, e restii a dare o donare qualcosa. (Oppure si è troppo rigidi e ostili ai cambiamenti.)
Gli asana migliori  per stimolare l’energia di Muladhara sono quelli che lavorano con i piedi e le gambe.
Sushumna, (il canale energetico principale), rappresenta infatti la nostra connessione tra terra e cielo, e le gambe sono le radici che fanno da tramite.

Secondo chakra: Svadhisthana. In sanscrito Svadhisthana significa “dolce”. E’ il chakra sacrale, e si trova all’altezza dei genitali. La sua energia rappresenta a capacità di provare emozioni come il desiderio, il piacere, la sessualità e la creatività fisica.
Il suo colore è l’arancione: simbolo di emozioni positive, successo e armonia interiore.
L’energia di Svadhisthana è associata alle gonadi (ovaie per le donne, testicoli per l’uomo), ed è responsabile della salute di genitali, reni, vescica, prostata, sistema circolatorio.
Una carenza nel secondo chakra potrebbe manifestarsi in una chiusura nei confronti della “sensualità” della vita, generando una sorta di difficoltà nel provare stati di gioia.
Gelosie, paure, desideri inappagati e ossessivi, impotenza e frigidità possono essere la manifestazione di una carenza di questa energia. Quando invece l’energia di questo chakra è in eccesso, può condurci alla ricerca ossessiva del piacere, anche e soprattutto a livello sessuale.
Gli asana migliori per questo chakra, sono quelli che lavorano con i fianchi ed il bacino,  in quanto è proprio in questa zona del corpo che si trova Svadhisthana e le relative ghiandole ad esso associate.
Questo centro energetico è associato all’elemento acqua, il che lo rende responsabile della regolazione dei liquidi nel corpo. La circolazione della sua energia, proprio come l’acqua, riesce ad adattarsi ad ogni superficie, e ci permette di fluire con la vita ed adattarci ai cambiamenti.

Terzo chakra: Manipura. Manipura può essere tradotto come “città del gioiello”, ed è il chakra del plesso solare, che si trova all’altezza dell’ombelico. Questo chakra rappresenta l’individualità e la percezione di sé stessi. E’ la sede della determinazione, della forza di volontà, del potere personale e della fiducia in sé.
Il suo colore è il giallo: simbolo di energia, della luce del sole e della conoscenza.
La ghiandola endocrina associata a questo chakra è il pancreas, che è responsabile dei processi digestivi, in quanto regola le funzioni di stomaco, fegato, milza e cistifellea.
Quando il chakra del plesso solare è carente, si possono percepire sensazioni legate alla perdita di autostima e scarsa fiducia in sé stessi.
Al contrario, quando l’energia di questo chakra è in eccesso, si potrebbe percepire un desiderio sfrenato di potere, un’eccessiva arroganza o sicurezza di sé stessi, e ci si potrebbe riconoscere poco o per nulla disposti ad ascoltare l’opinione altrui.
Gli asana migliori che lavorano con questo centro energetico sono quelli che utilizzano gli addominali.
E’ proprio in questa zona del corpo, chiamata anche plesso solare, che risiede l’energia di Manipura, associata all’elemento fuoco e responsabile delle funzioni digestive.

Quarto chakra: Anahata.  Anahata è il chakra del cuore, e rappresenta il centro dell’intero sistema energetico dei chakra. Anahata collega i tre centri inferiori, legati maggiormente agli aspetti materiali, con i tre chakra superiori, di tipo più mentale e spirituale, legati all’intuizione e al pensiero.
La funzione di questo centro energetico è quella che ci dona la capacità di esprimere amore puro e incondizionato.
Il suo colore è il verde, simbolo di equilibrio, compassione, armonia, amore per la natura, salute e depurazione.
La ghiandola endocrina associata a questo chakra è il timo, e questo centro energetico regola le attività dei polmoni, cuore, sistema circolatorio e respiratorio.
La carenza dell’energia di questo chakra può manifestarsi con l’incapacità di esprimere amore, e  con il rifiuto di ricevere manifestazioni di affetto, o di farsi toccare.
Quando l’energia di questo chakra è in eccesso, si corre il rischio di identificarsi eccessivamente con il dolore degli altri, e soffrire così intensamente da risultare emotivamente compromessi e troppo dipendenti.
Gli asana migliori per riequilibrare le energie di Anahata sono quelli di “apertura” del torace.

Quinto chakra: Vishuddha. Vishuddha è il nome sanscrito del chakra della gola, e significa: “puro”.
Questo chakra si trova all’altezza delle gola, e rappresenta la capacità di esprimere ciò che si ha dentro, la comunicazione e la creatività.
Il suo colore è l’azzurro, simbolo di verità, purezza, pulizia e tranquillità.
La ghiandola endocrina associata a questo chakra è la tiroide, e questo centro energetico regola le attività di gola, collo, bocca, denti, mandibola, udito, esofago, parte alta dei polmoni, braccia.
Una carenza del quinto chakra può manifestarsi nella difficoltà ad esprimere le proprie idee, blocchi della creatività, eccessiva timidezza.
Quando, al contrario, l’energia di questo chakra è in eccesso, non riusciamo a controllare le nostre parole, parliamo troppo e a vanvera, senza analizzare il senso di quello che diciamo.
Gli asana migliori per questo chakra, sono quelli che lavorano con il collo e le spalle, proprio perché è li nel mezzo che si trova Vishuddha.
La sua energia è associata all’elemento etere, ed è il primo dei chakra considerati “superiori”, quelli più legati all’aspetto mentale.
E’ legato anche alla nostra capacità di comunicazione…. non a caso, quando abbiamo difficoltà ad esprimere ciò che abbiamo dentro, proviamo un “nodo alla gola”.

Sesto chakra: Ajna. Il sesto chakra è localizzato al centro della fronte; il suo nome in sanscrito è Ajna, significa conoscere, percepire ed anche comandare, nel senso di avere il comando sulla nostra mente.
Ajna è chiamato anche il chakra del terzo occhio, cioè quell’occhio non fisico che è in grado di percepire la realtà più profonda dell’esistenza. La sua funzione è l’intuizione e la visione. E’ qui che hanno sede l’immaginazione creativa, le capacità intellettuali, e la memoria.
Il suo colore è l’indaco, simbolo di saggezza, di conoscenza e di misticismo. Il chakra del terzo occhio è associato all’ipofisi, la ghiandola adibita al controllo del sistema ormonale.
Le parti del corpo ad esso associate sono cervelletto, sistema nervoso, sistema ormonale, occhi, orecchie, naso e seno paranasale. Quando il chakra è in carenza, si fatica a fidarsi del proprio intuito, a mantenere la concentrazione o a ricordare le cose.
Si può manifestare come un eccesso di razionalità, che determina la difficoltà di vedere e immaginare la realtà in modo diverso da come la si percepisce.
Quando, al contrario, la sua energia è in eccesso, risucchia l’energia dei chakra inferiori e vengono quindi a mancare senso di radicamento e di stabilità.
Gli asana migliori per riequilibrare questo chakra sono quelli maggiormente legati all’aspetto mentale, come gli esercizi di visualizzazione, concentrazione, o la meditazione.
Il palming è un’ottima tecnica per prendersi cura di Ajna, in quanto aiuta a rilassare la vista e stimola l’energia del terzo occhio.

Settimo chakra: Sahasrara.  Il settimo chakra, o “Chakra della Corona”, si trova sulla sommità del cranio e significa “mille volte”. La sua funzione è il collegamento spirituale, ed è il centro della spiritualità e della fede. (A prescindere da quale sia il nostro credo religioso.)
Serve per metterci in relazione con la nostra parte spirituale, e, quindi, con il divino. E’ una spiritualità che trascende la religione, è piuttosto uno stato dell’essere, che va oltre il mondo fisico e crea nella persona un senso d’interezza, dando scopo alla nostra vita e creando un contesto più ampio in cui collocare la nostra esistenza. L’attivazione di questo chakra implica l’apertura a nuovi modelli di pensiero, e a fonti di saggezza e conoscenza nuove e mai esplorate prima.
La sua energia ci aiuta ad abbandonare il passato, lasciandoci alle spalle eventi o traumi, e ci insegna a riconoscere le nostre responsabilità.
Il suo colore è il viola, tradizionalmente associato alla ricchezza spirituale e alla maestà.
Il chakra della corona è associato alla ghiandola pineale, un centro che, nel nostro corpo, regola il ritmo sonno-veglia, fame-sete e la temperatura corporea, oltre che stimolare l’ipofisi a produrre ormoni.
Una carenza di Sahasrara comporta un impedimento al flusso energetico lungo il cammino della coscienza, e si manifesta come difficoltà nell’apprendimento e nella concentrazione, oppure con un senso di chiusura e ostilità verso nuove informazioni o punti di vista.
Un altro tipico “sintomo” di un settimo chakra carente è lo scetticismo spirituale, ossia la convinzione che non esista nulla al di fuori del mondo tangibile.
Quando la sua energia è in eccesso, può portare ad un eccesso di dipendenza spirituale, può spingere a  perdere il contatto con il proprio radicamento e le proprie emozioni, perché viene sottratta energia ai chakra inferiori.
Gli asana migliori per riequilibrare questo chakra, sono quelli grazie ai quali  si riesce a “trascendere” il corpo dalla mente, ovvero quello stato in cui si riesce, anche solo per qualche secondo, a non “percepire” più il proprio corpo, provando una profonda sensazione di pace e rilassamento… come in Yoga Nidra per esempio.

Per comprendere come stanno i tuoi chakra puoi fare un test su questo sito:   https://yoganride.com/  

Cosa sono i Bandha?

 Dal sito https://yoganride.com/       In questo sito puoi anche vedere tutte le posizioni yoga.

Bandha è una parola sanscrita che significa letteralmente trattenere, stringere, afferrare. Con il termine Bandha si intendono quindi delle contrazioni muscolari che hanno lo scopo di convogliare l’energia in un punto preciso del corpo per evitare che avvengano dispersioni.
Nello yoga i Bandha vengono abbinati agli asana, al pranayama e ai mudra per intensificare le posizioni.
Hanno, inoltre, l’importante funzione di preparare il corpo per le pratiche di kriya che sono tecniche di purificazione del corpo.
Attraverso la pratica dei bandha si imparano ad utilizzare i muscoli profondi del corpo, muscoli di cui molto spesso non sappiamo l’esistenza e che non utilizziamo spontaneamente. Imparare ad utilizzare questi muscoli è importante per assicurare un buon funzionamento di tutto il corpo, ma non solo: per progredire nello yoga, ed arrivare a fare le posizioni avanzate, come quelle in equilibrio sulle mani, è indispensabile imparare ad utilizzare anche i nostri muscoli pelvici ed addominali. La pratica dei Bandha ci permette di aumentare la consapevolezza del nostro corpo e di riuscire ad utilizzare al meglio l’energia che è dentro di noi.   

Nell’Hatha Yoga Pradipika e nella Gheranda Samhita, che sono testi antichi di yoga, vengono descritti quattro bandha – ovvero movimenti – che possono essere associati a tre zone del corpo.          (Più uno che li comprende tutti.).

 

Mula Bandha. Mula significa radice – o fondamenta – e si trova alla base della colonna vertebrale.
Questo bandha si esegue contraendo la muscolatura che si trova nel “pavimento pelvico”, ovvero nella zona compresa tra ano e genitali.
Per individuare il punto esatto di mula bandha puoi provare a fare questo facile esercizio:  inspira lentamente contraendo la zona perineale  ed espira in profondità e molto lentamente.
Noterai che al termine dell’espirazione i muscoli del pavimento pelvico si rilassano perché sono naturalmente allena­ti ad espellere anche l’ultima particella di aria. È in questa zona del corpo che de­vi effettuare Mula Bandha. In questa zona è anche ideologicamente collocato il nostro primo chakra che in sanscrito si chiama Muladhara (mula = radice e adhara=sostegno). Questo chakra stimola le ghiandole endocrine che servono per secernere ormoni che regolano l’attività dei nostri organi riproduttivi. Attraverso i movimenti di contrazione e dilatazione  le pareti pelviche e addominali vengono rinforzate.
Praticare Mula Bandha è molto utile per:
    • prevenire disturbi all’apparato genitale ed escretore;      • prevenire prolassi uterini;
    • prevenire emorroidi;      • prevenire l’ incontinenza;      • stimola l’attività sessuale.
Come si esegue?
    • Portati in una posizione seduta a gambe incrociate.
Per aiutarti a mantenere la colonna diritta puoi appoggiare un blocco yoga o un cuscino sotto il sedere.
    • Appoggia le mani sulle ginocchia.
    • Rilassa il collo e le spalle.
    • Inizia a portare l’attenzione al tuo respiro ed esegui qualche ciclo di respirazione yogica completa. 
    • Quando il respiro sarà rilassato, contrai  la zona del pavimento pelvico tirando verso l’alto i muscoli e poi rilassandoli. 
    • Continua a contrarre brevemente e rilassare la zona perineale/vaginale nel modo più ritmico e uniforme possibile.
    • Ripeti per una decina di volte respirando normalmente per tutta la durata della pratica.
All’inizio si contrae anche lo sfintere anale (ashwini mudra) e dell’uretra, ed è piuttosto comune e normale che sia così. Con la pratica, si acquisirà maggior consapevolezza e controllo.
Mula bandha si può praticare anche in sospensione del respiro, sia dopo l’inspirazione, che dopo l’espirazione. In questo caso si tratta di una pratica avanzata che andrebbe eseguita solo dopo aver ben acquisito la tecnica base. In questo caso, dopo la contrazione del pavimento pelvico,  andrebbe mantenuta l’apnea fino a  quando non si sente il bisogno di respirare nuovamente. Non bisogna forzare mai le posizioni o la respirazione.

Uddiyana Bandha.  Uddiyana significa sollevare, ed è riferito  al sollevamento del diaframma.
Questo bandha si esegue spingendo la muscolatura dell’addome all’interno e verso l’ombelico – espirando – e poi trattenendo il respiro. L’addome va rilasciato quando si sente di nuovo il bisogno di respirare. Durante Uddiyana bandhala la pancia rientra notevolmente; Il diaframma viene spinto verso l’alto, in questo modo il torace si espande, anche se i polmoni sono vuoti d’aria. Ovviamente è una tecnica che va eseguita  a stomaco vuoto. In questa zona, cioè all’altezza del nostro ombelico, si trova anche il terzo chakra, in sanscrito Manipura, ovvero il nostro “generatore di energia”. Questo chakra stimola le ghiandole endocrine surrenali ed il pancreas.
Benefici Uddiyana bandha:     • tonifica il diaframma;     • massaggia il cuore;     • stimola milza, fegato e intestino;      • ha effetti benefici sulla digestione.
Come si esegue?
    • Portati in piedi.  (Puoi farla anche seduto, ma in questo caso dovresti metterti in una posizione meditativa avanzata, con le ginocchia che appoggiano al pavimento.)
    • Separa le gambe alla larghezza delle spalle.
    • Inspira profondamente dalle narici.
    • Espirando, piegati in avanti e appoggia le mani appena sopra le ginocchia.
    • Mantieni le braccia distese e le gambe leggermente piegate.
    •Quando hai completamente svuotato i polmoni, tira verso l’interno la regione addominale, in special modo la zona sopra l’ombelico, e spingila verso l’alto e verso la spina dorsale.
    •Mantieni l’apnea fino a quando ti è possibile,   • Quando senti il bisogno di respirare di nuovo, rilassa l’addome, solleva il busto e inspira lentamente.
    • Rilassa il respiro per qualche secondo, prima di ripetere nuovamente.
Ripeti per 3 volte. Quando avrai preso dimestichezza con la pratica potrai ripetere fino a 10 volte.

Jalandhara Bandha. Jala in sanscrito significa rete, grata o tela. Dhara vuol dire “trazione verso l’alto” o anche “porta superiore”. Jalandhara Bandha si fa contraendo la gola e abbassando il mento verso il petto, mantenendo l’apnea. In questo modo si riduce la pressione arteriosa verso il cervello; i battiti del cuore rallentano e la mente si calma.
In questo processo viene beneficiato soprattutto il sistema nervoso. Jalandhara bandha lavora in corrispondenza del quinto chakra, in sanscrito Vishuddha o chakra della gola. Questo chakra stimola la ghiandola endocrina tiroide.
Benefici:     • Protegge il cervello, gli occhi e le orecchie interne dalla pressione del respiro trattenuto;
    • incrementa la produzione di ormoni tiroidei, indispensabili al metabolismo cellulare e al processo di crescita;     • calma la mente.
Come si esegue?
Secondo gli insegnamenti tradizionali dovresti metterti seduto in una posizione meditativa  avanzata con le ginocchia che appoggiano al pavimento. Si può fare tranquillamente anche seduti a gambe incrociate.
    • Portati seduto in una posizione meditativa o seduto a gambe incrociate.
    • Appoggia le mani sulle ginocchia.
    • Inspira profondamente dalle narici.
    • Espirando piegati in avanti.
    • Mantieni le braccia rilassate.
    • Espira e piega la testa in avanti, portando il mento verso lo scavo dello sterno, tra le due clavicole, in modo che le vertebre cervicali vengano stirate e che la gola sia compressa.
    • Tieni la posizione finale fino a quando non senti il bisogno di respirare nuovamente
    • Poi rilascia la chiusura del mento, solleva la testa e  lentamente inspira.
    • Ripeti fino a 5 volte
Jalandhara bandha può essere fatto anche dopo un’inspirazione.

Maha Bandha. Maha in sanscrito significa grande. Si tratta di una “grande chiusura”, che si fa eseguendo i primi tre bandha contemporaneamente. In questo modo l’energia pranica viene raccolta nella parte bassa del corpo e indirizzata per risalire il canale energetico principale –  Shushumna – e per raggiungere il settimo chakra che si trova sulla sommità del capo ed in sanscrito si chiama Sahasrara.
È una chiusura che porta grandi benefici, in quanto unisce i benefici di tutti e tre bandha precedenti.
Questo bandha influenza  le secrezioni ormonali della ghiandola pineale e regola l’intero sistema endocrino. Grazie a questa pratica i processi degenerativi e di invecchiamento vengono controllati e ogni cellula del corpo viene ringiovanita.
Benefici:     • Regola l’intero sistema endocrino.      • Controlla il processo degenerativo e di invecchiamento.      • Calma la mente.      • Prepara corpo e mente alla meditazione.
Come si pratica?
E’ una tecnica abbastanza avanzata, perciò è meglio farla quando si  ha raggiunto dimestichezza con tutti i bandha spiegati in precedenza.
Si pratica solo tenendo l’aria fuori, dopo aver completato l’espirazione, e a stomaco vuoto.
    •  Siediti in una posizione meditativa oppure nella posizione semplice a gambe incrociate.
    • Appoggia le mani sulle ginocchia.
    • Rilassa il collo e le spalle.
    • Inspira ed espira profondamente.
    • Pratica i bandha partendo dall’alto seguendo quest’ordine: jalandhara bandha, uddiyana bandha e infine mula bandha.
    • Trattieni il respiro fino a quando senti il bisogno di respirare nuovamente, non andare oltre.
    • Poi lentamente rilascia i bandha partendo dal basso: mula bandha, uddiyana bandha, jalandhara bandha.
    • Solleva la testa e lentamente inspira.
Si può ripetere fino a 9 cicli ma è comunque una pratica abbastanza avanzata, quindi è sempre meglio essere seguiti da un insegnante.
Imparare ad utilizzare i bandha è una pratica che possiamo esercitare nella vita di tutti i giorni, anche al di fuori del tappetino. Per esempio quando devi fare degli sforzi intensi, prova ad utilizzare mula bandha e uddhiyana bandha contraendo i muscoli pelvici e addominali e vedrai la differenza!

martedì 12 dicembre 2023

Swami Satyananda Sarasvati

Yoga è una disciplina per migliorare la qualità della vita; una filosofia per ottenere pace. Se volete fare esperienza di salute, se volete fare esperienza di pace ed evolvere, rendete lo yoga parte del vostro stile di vita”.        Swami Satyananda Saraswati
Dal sito https://www.satyanandaitalia.net/satyananda-yoga-satyananda-ashram-italia/    
 
La tradizione del Satyananda Yoga (o Bihar Yoga) è il sistema di yoga sviluppato, esposto e trasmesso da Swami Satyananda Saraswati e dal suo successore Swami Niranjanananda Saraswati, basato sull'insegnamento del suo maestro Sivananda.

Il Satyananda Yoga è una scienza completa per una vita armoniosa, adatta a tutti, indipendentemente da età, genere, condizione mentale e livello di forma fisica. Rivolgendosi alla persona nella sua interezza, offre un metodo sistematico di integrazione di mente, corpo e spirito e un procedimento di sviluppo delle facoltà fisiche, mentali, emozionali e spirituali  integrando la profonda essenza delle diverse forme di yoga nella vita quotidiana.

Lezioni di Satyananda Yoga sono attualmente condotte in differenti parti del mondo, negli ospedali, scuole, università, centri sociali, centri di cura, uffici governativi, istituzioni sportive e prigioni. Tramite la pratica regolare, gli allievi possono fare esperienza di una maggiore stabilità, pace, forza, salute e benessere. Stress, preoccupazioni ed ansia spesso sono il risultato di uno stile di vita focalizzato su eventi passati o futuri ed ampiamente privo di contatto con la realtà presente.
La pratica di yoga risveglia la consapevolezza dell’individuo e canalizza le forze auto-terapeutiche del corpo, della mente, delle emozioni e dello spirito. Yoga viene a volte tradotto come lo stato di essere consapevoli e presenti.
Il Satyananda Yoga è per tutti in quanto non richiede alcun credo politico o religioso. Esso fornisce a chiunque, indipendentemente dallo stato sociale, gli strumenti per lo sviluppo della personalità così da divenire stabili e sicuri in se stessi.
Le lezioni di yoga seguono una progressione graduale permettendo agli allievi di assimilare gli effetti delle pratiche passo dopo passo, rendendo lo yoga accessibile e benefico per tutti: giovani e anziani, forti e deboli, idonei e non.
E' un metodo rivolto al risveglio delle facoltà di testa, cuore, mani. La testa rappresenta l’intelletto, la mente, la saggezza, la comprensione, la conoscenza, la consapevolezza e la riflessione. Il cuore rappresenta le emozioni, le sensazioni, i sentimenti.  Le mani rappresentano la capacità di agire, di realizzare, di creare.
La conoscenza o gyana, l’azione o karma e il sentimento o bhakti non sono separati uno dall’altro e non si può ottenere uno sviluppo integrale se uno di questi aspetti della personalità viene trascurato.

  • Pur avendo le sue radici nella tradizione dello yoga e delle antiche filosofie di Tantra, Vedanta e Samkhya, gli insegnamenti del Satyananda Yoga offrono un approccio che permette di affrontare la quotidianità. Il malessere fisico causato da stress emozionale e le difficoltà mentali causate da uno squilibrio fisico possono essere adeguatamente risolti con la pratica. Lo yoga ci insegna che per poter scoprire e risvegliare il nostro potenziale interiore latente, abbiamo bisogno di comprendere le differenti dimensioni della nostra personalità. La personalità umana può essere suddivisa nei seguenti tratti: dinamica/fisica, mentale, emozionale, psichica.  Le caratteristiche generali possono essere riassunte brevemente come segue:
  • Dinamica/fisica: istintiva, dinamica, energetica, ecc. interagisce con il corpo, i sensi e l’ambiente;
  • Mentale/razionale: riflessiva, pensierosa; contemplativa, intellettuale, logica, analitica, razionale, focalizzata, ecc.
  • Emozionale: sensibile, premurosa, affettuosa, gentile, empatica, compassionevole, tenera. ecc.
  • Psichica: vuole scoprire la natura e il potenziale interiore latente, le dimensioni nascoste della coscienza, la relazione fra vita individuale ed esistenza, ecc.
Lo yoga aveva considerato questi aspetti già 5000 anni fa. Sulla base di queste osservazioni riguardanti le caratteristiche individuali, sono state elaborate differenti branche di yoga contenenti pratiche specifiche per la realizzazione e l’espressione del potenziale completo di ognuna di queste personalità.

Hatha Yoga. 
La parola hatha emerge da due radici in sanscrito: Ha e Tha. HA rappresenta l’energia solare, la forza vitale/prana.  THA rappresenta l’energia lunare, la forza mentale. Queste energie circolano nell’intero corpo umano attraverso il complesso sistema di nadi (canali energetici). Le 3 nadi principali sono ida, pingala e sushumna. Nad significa fluire, Nadi significa qualcosa che fluisce: una corrente o flusso. Le antiche scritture descrivono un labirinto di 72,000 nadi, correnti energetiche, lungo tutto il corpo. Il sistema delle nadi è connesso al sistema nervoso, ma ne è separato. Hatha Yoga purifica le nadi, il prana e i dosha. Equilibra I flussi energetici nel corpo. Le sue pratiche sono considerate essere come I più importanti prerequisiti per il risveglio spirituale. Le pratiche sono: Shatkarma – Asana – Pranayama – Mudra – Bandha.

Jnana Yoga. È in relazione con la personalità mentale e razionale. Jnana significa conoscenza, non quella intellettuale ma reale, di esperienza, intuitiva, conoscenza illuminante. Jnana Yoga è la via della riflessione, contemplazione, meditazione ed esperienza diretta. Inizia con una ricerca intellettuale entro la natura dell’esistenza e della realtà, fino alla finale arresa dell’intelletto all’intuizione e alla successiva realizzazione della coscienza, il Sé in tutti gli esseri. È in relazione con la personalità psichica. Lo Yoga della Meditazione.

Karma Yoga.
È in relazione alla personalità dinamica/fisica. Yoga della meditazione dinamica. Karma tradotto letteralmente significa azione. Karma yoga: qualsiasi azione eseguita con consapevolezza meditativa, di momento in momento senza il pensiero di una ricompensa. Assenza di aspettativa. Rinuncia dei frutti dell’azione. Lavorare per il gusto di lavorare; il lavoro diviene un gioco. Azione eseguita mettendo l’ego da parte. Rinuncia di desideri limitati. Efficienza nell’azione. Mantenere l’equilibrio sia nel successo che nel fallimento.
 
Bhakti Yoga. È in relazione con la personalità emozionale. Consiste nel gestire le emozioni e l’intelligenza emozionale. Risveglio del centro del cuore. Mira a canalizzare le emozioni in modo da trasformare l’amore in una spontanea espressione del Sé.

Kundalini Yoga. È in relazione con la personalità psichica. È il procedimento dinamico del risveglio dell’energia kundalini, la forza cosmica latente che risiede nel corpo. Il fenomeno della kundalini è alla base del tantra e dello yoga. Kundalini è la forza inerente rappresentata nella forma di un serpente attorcigliato situato nel primo chakra, muladhara, alla base della colonna vertebrale. La kundalini viene risvegliata gradualmente.  Mantra yoga, hatha yoga, kriya yoga, nada yoga, laya yoga sono tutte tecniche per elevare e risvegliare la kundalini, quindi fanno tutte parte del kundalini yoga. Per il risveglio della kundalini è necessaria molta preparazione. L’intero sistema energetico di nadi e chakra necessita di essere purificato, equilibrato e risvegliato altrimenti sorgono complicazioni indesiderate.

Kriya Yoga. È in relazione alla personalità psichica. Kriya significa “azione” o “movimento”. La coscienza viene fatta circolare lungo percorsi specifici (passaggi psichici) e attraverso i chakra (centri psichici). Eseguito in coordinamento con asana, mudra e bandha, costituisce i vari kriya. È un antico sistema che è stato tenuto segreto per molto tempo, e tramandato solo attraverso la trasmissione diretta da guru a discepolo. Swami Sivananda e Swami Satyananda hanno sistematizzato ed esposto al pubblico questa scienza.

 Mantra Yoga.
È in relazione alla personalità psichica. Mantra in Sanscrito significa “la forza che libera la mente dalla schiavitù”. Una scienza profonda ed accurata basata sulla relazione della vibrazione sonora con il pensiero e con la materia. Non sono intonazioni religiose. Non sono canti religiosi. Mantra – sillabe, parole o brevi frasi basate sulla vibrazione sonora. I mantra ci sensibilizzano per avere l’esperienza della coscienza elevata. I suoni sono vibrazioni; essi producono forme precise.
 
Libri consigliati di Satyananda Saraswati: 
Meditations from the Tantra.   Asana Pranayama Mudra Bandha.   A Systematic Course in the Ancient Tantric Techniques of Yoga and Kriya.    Kundalini Tantra
Libri consigliati di Niranjanananda Saraswati:  Prana Pranayama  Prana Vidya 
Vedi link:  https://youtu.be/_AJ6JA-VgWw?si=tP1IQxitN3DLBJwh https://www.youtube.com/watch?v=_AJ6JA-VgWw&ab_channel=ScuoladiYogaSatyanandaAshramItalia
  https://youtube.com/@scuoladiyogasatyanandaashr8996?si=r79ZetcKKxvJKARq

lunedì 11 dicembre 2023

Swami Satyananda - La vita

Swami Satyananda (1923-2009) è nato ai piedi dell’Himalaya, e mostrò sin da piccolo grandi qualità spirituali e a diciannove anni incontrò il suo maestro spirituale, Swami Sivananda. Il servizio al guru era la sua passione e la sua gioia.  Sivananda gli disse: “Lavora duro e sarai purificato. Non devi attrarre la luce. La luce si svilupperà da dentro te stesso”.
 
Dopo aver trascorso dodici anni con Sivananda, Satyananda intraprese la vita di ricercatore spirituale viaggiando per nove anni attraverso India, Nepal e Ceylon e durante questo periodo incontrò grandi maestri.  Queste sono le tappe significative dle suo percorso:
  • Nel 1963 si stabilì vicino al Gange, e fondò l’International Yoga Fellowship Movement e la Bihar School of Yoga per aiutare un maggior numero di persone lungo il cammino spirituale. In poco tempo vi confluirono studenti da tutta l’India e dall’estero e gli insegnamenti di Paramahansa Satyananda si diffusero rapidamente in tutto il mondo.
  • Nel 1968 fece un ampio giro del mondo diffondendo le antiche pratiche yogiche fra persone di ogni casta, credo, religione e nazionalità. Negli anni seguenti divenne molto conosciuto in ogni continente come maestro di yoga e del tantra. Con il suo approccio dinamico e scientifico allo yoga e alla vita spirituale, ha guidato e ispirato migliaia di centri e ricercatori spirituali di tutto il mondo.
  • Nel 1983 ha designato Paramahansa Niranjanananda come suo successore e Presidente della Bihar School of Yoga e dei centri associati.  
  • Nel 1984 ha fondato Sivananda Math, un’istituzione sociale e caritatevole, e la Yoga Research Foundation (Fondazione per le Ricerche sullo Yoga) come istituzioni indipendenti in collaborazione con la Bihar School of Yoga.
  • Nel 1988 Paramahansa Satyananda ha lasciato l'ashram e ha iniziato il suo percorso da rinunciante, compiendo un pellegrinaggio attraverso l’India come sadhu itinerante, senza nessuna assistenza dagli ashram e dalle istituzioni da lui fondate.
  • Nel 1990 ha fondato Sri Panchdashnam Alakh Bara.
  • Nel 2009 è entrato in Mahasamadhi, la mezzanotte del 5 Dicembre e si è unito al suo maestro Swami Sivananda.

venerdì 24 novembre 2023

Riassunto del libro Lo yoga spiegato a mia figlia

L'autore del testo è Cesare Maramici. Vedi: https://www.edizioniefesto.it/collane/theoretika/677-lo-yoga-spiegato-a-mia-figlia   Se qualcuno è interessato al testo può contattarmi per e-mail:  maramicicesare4@gmail.com       

Lo yoga è uno solo e significa “unione” e l'uomo occidentale è riuscito a frammentarlo in mille rivoli. “Affermo che uno e indivisibile è lo yoga anche se oggi ci appare in tante forme e con tanti nomi”. Amadio Bianchi, il presidente della Federazione Europea Yoga (pag. 143)..

Pratico yoga e meditazione da circa 30 anni, cercando di conciliare, come dice il Maestro Antonio Nuzzo, l’immanente e il trascendente nella mia quotidianità. Qualche tempo fa, dopo una lezione di yoga con mia figlia, lei mi pose la seguente domanda “Che cosa è effettivamente lo yoga?” La risposta a questa domanda è stato il punto di partenza di questo libro. 
Questo breve saggio "Lo yoga spiegato a mia figlia. Tutto quello che dovreste sapere per fare yoga con consapevolezza" cerca quindi di spiegare, usando un linguaggio volutamente semplificato sotto forma di dialogo, cosa sia lo yoga ed illustra gli elementi imprescindibili da conoscere prima di iniziare questo cammino. Spesso c’è molta confusione nel mondo della yoga, e si sceglie un percorso senza nemmeno documentarsi sul contesto sapienziale di riferimento. Questo libro ha l’obiettivo di fare un po’ di chiarezza tra le miriadi di proposte e se il lettore avrà voglia di approfondire, ha a disposizione degli approfondimenti su vari argomenti. Inoltre, potrà avvalersi di una breve spiegazione, delle vere e proprie pillole, dei principali testi che sono stati citati nei dialoghi ed una ricca bibliografia. 
Lo yoga può dare un contributo significativo per riformulare una nuova etica, estremamente necessaria oggi, per ottenere un mondo migliore. Questo testo è stato scritto per orientarsi sul cammino dello yoga, concordando nello spirito di Carlo Patrian: «Diffondete ogni cosa, sempre, non tenete segreti né nulla solo per voi. Lo yoga vive nello spirito della condivisione, aiutate gli altri a capire».

Che cosa è lo yoga? Per me lo yoga è una bellissima armonia tra corpo, mente, respiro e energia. E’ la nota di colore della mia giornata. Bisogna mettersi sul sentiero dello yoga senza aspettative, sapendo che il sentiero sarà lungo. Importanti nello yoga sono la disciplina e il ritiro progressivo dei sensi che sono le due ali dello yoga. Si deve semplicemente iniziare a praticare, e poi lo yoga ti prenderà e ti coinvolgerà.

Per iniziare il percorso yoga occorre un’etica di fondo, il rispetto dell’altro, e praticare la non violenza; senza queste basi (che nello yoga corrispondono a yama e niyama) è meglio non iniziare il percorso.
Ci sono due tappe fondamentali in questo percorso: la prima è quella di riuscire ad essere in armonia con se stessi e con il mondo che ci circonda e diventare un miglior essere umano. La tappa seguente è arrivare ad elevati stati di coscienza, a cui pochi arriveranno ( come dice Krishna nella Baghavad Gita: "molti vengono a me, ma solo uno su un milione mi troverà"). Importante è conciliare studio e pratica, e seguire un vero Maestro.

Lo yoga e la filosofia indiana sono immensi come il cosmo e la coscienza. Trenta secoli di filosofia ne fanno un tesoro inesauribile. 
 
Questo saggio oltre che illustrare cosa è lo yoga, 
- illustra le tappe fondamentali dell’incontro tra Oriente ed Occidente: nel 1929 lo scrittore Romain Rolland (1866-1944), premio Nobel per la letteratura nel 1915, scrive La vita di Ramakrishna e La vita di Vivekananda. Gustav Jung (1875-1961) nel 1936 scrive Lo yoga e l’Occidente, un bellissimo libricino in cui elogia la disciplina dello yoga, ma mette in guardia gli occidentali dal praticarla,
- affronta il rapporto tra scienza e spiritualità, il rapporto tra religione e spiritualità e ateismo (pag. 59-61), 
- illustra i tentativi fatti da monaci e teologi cattolici per favorire l’incontro e il dialogo con la spiritualità indiana e lo yoga (pag. 47). Sono presentati, quindi, vari personaggi cattolici che praticano a vario titolo lo yoga e la meditazione (pag. 48 - 49) come Suor Infant Tresa “La yogi di Cristo” che ha creato degli ashram nel Kerala (pag. 48). Il Maestro Giorgio Furlan (morto nel novembre 2021), uno dei pionieri dello yoga in Italia, organizzava un festival denominato “Incontro tra Oriente e Occidente” e lì, ho conosciuto Padre Anthony Elenjimittam (1915-2011) e Padre Mariano Ballester (1935-2021) e al festival yoga di Roma ho conosciuto Padre Antonio Gentili (1937- ). 
- viene anche illustrato il periodo in cui lo yoga ha cominciato a diffondersi in Italia (Nel 1974, sotto l’impulso pionieristico di pochi insegnanti, si costituisce la Federazione Italiana Yoga (pag. 55)).
- si è cercato, inoltre, di chiarire il rapporto tra yoga e buddhismo, tra yoga e tantrismo, e che cosa è la famosa kundalini. In un testo del 1970, Kundalini, l’energia evolutiva dell’uomo di Gopi Krishna, è riportato il racconto dell’esperienza di questo stato psichico ritenuto quasi irrealizzabile: il risveglio di kundalini.
- sullo sfondo viene riportato il percorso fatto dall'autore in questa nobile disciplina. 

Inizialmente l’ortodossia in India era costituita dal dominio spirituale di una casta, quella dei brahmani, e il sistema teologico era ricondotto a due elementi: 
• i Veda, un corpo inalterabile di scritture; 
• il sacrificio, l’elemento di gran lunga più importante. 
Poi c’è stato un lungo e continuo periodo di trasformazione e grazie alle equiparazioni mitiche, rituali o religiose, tutta la complessità culturale, mistica e autoctona è stata assorbita dall’ortodossia e i Veda sono stati continuamente reinterpretati. Questa continua reinterpretazione ed assimilazione si è sviluppata su due direttrici: 
• gli dei ariani sono stati sostituiti da dei autoctoni come Shiva, Visnu, Krishna che poi avrà la sua consacrazione nella Bhagavad Gita; 
• c’è stata la sostituzione della ritualità e dei sacrifici con la conoscenza e la gnosi e ciò ha aperto la via alle Upanishad e agli altri sentieri filosofici come il Vedanta e lo Yoga. Nei Brahmana, che sono dei testi vedici, si trova la seguente frase: “Quel mondo, il mondo degli dei appartiene solamente a coloro che sanno”. Nella Mundaka Upanishad si trova il seguente verso: “I sacrifici sono simili alle piroghe che navigano in mezzo all’oceano, in ogni momento possono andare a fondo”.

Nel V secolo d.C. circa, in India inizia il movimento della bhakti, basato sulla devozione e sulla personificazione della divinità. Si sviluppano così il culto del dio Shiva (shivaismo) e il culto del dio Vishnu (vishnuismo). Nel Pantheon indiano si afferma la trimurti, la parte manifesta della divinità suprema che si fa in tre per presiedere ai differenti stati dell’universo. Il dio della creazione Brahmâ, Vishnu il dio della conservazione e Shiva il distruttore. Dal culto di Shiva prende origine la corrente dello shaktismo e la Shakti, l’energia femminile viene raffigurata come la moglie di Shiva. Per la prima volta nella storia spirituale dell’India ariana, la Shakti, che rappresenta la madre divina e la forza cosmica, acquista una posizione predominante. A partire dal X secolo, le sette tantriche ispirate dallo shaktismo si concentrano sull’aspetto energetico. Nel tantrismo, la sessualità è considerata importante ai fini della disciplina spirituale e viene elevata a oggetto di grande rispetto, considerandola un veicolo privilegiato per condurre l’uomo alla comprensione di sé stesso e del suo ruolo nel mondo. Nel tantrismo si evidenzia una tendenza antiascetica e si avverte una certa insofferenza verso la speculazione filosofica e una certa avversione anche alla pratica meditativa che avrebbe un potere ipnotico sul praticante.

Tuttavia tra lo hatha yoga e il tantrismo ci sono molti punti in comune: le tecniche di purificazione del corpo, il controllo del corpo e del respiro e il risveglio dell’energia. L’importanza data dallo hatha yoga e dal tantra al corpo è unica nella storia della spiritualità: il corpo è considerato uno strumento affidabile per arrivare alla vita eterna ed è considerato essenziale in questo percorso. Anche Patanjali considerava la malattia un ostacolo al percorso yoga. Lo hatha yoga è sinonimo di salute fisica e, successivamente, diventa una tecnica per curare le malattie. Nel tantrismo, a differenza dello hatha yoga, viene illustrata l’unione sessuale rituale che è una tecnica mistica e un acceleratore per arrivare alla coscienza superiore.

Le persone, ad una certa eta, cominciano a porsi domande sulla vita interiore e sull’esistenza che non è un mero fenomeno transitorio e naturale. “Non può esservi dubbio che perseguire seriamente l’ideale yoga sia un compito difficile, che non può intraprendersi come puro passatempo, né per evadere dall’angoscia e dalla tensione della vita quotidiana. Potrà intraprendersi soltanto in base alla comprensione più piena della natura della vita umana e del mistero e della sofferenza che ad essa ineriscono, nonché all’intendimento ulteriore del fatto che l’unico modo per porre fine a questa ininterrotta miseria e sofferenza è di scoprire la verità racchiusa in se stessi, mediante l’unico metodo disponibile: precisamente la disciplina yoga”. Dal libro La scienza dello yoga di I.K. Taimni

Lo yoga non è una pratica per il benessere o antistress, ma un percorso spirituale che ha per scopo il ricongiungimento del sè con il Sè, l'eliminazione della sofferenza e il raggiungimento della beatitudine. Lo yoga è una disciplina millenaria che comprende una serie di pratiche fisiche e mentali utilizzate per pervenire alla conoscenza spirituale e a percepire la manifestazione del Divino in noi. Tutti gli studiosi sono concordi nel ritenere che il termine yoga indichi le diverse “vie” indiane per l’unificazione o la trasformazione della coscienza che è la vera essenza dell’individuo.

Perchè praticare yoga? Praticate lo yoga se volete conoscere l'essenza di ciò che siete, lo yoga è un percorso che permette di agire contemporaneamente su corpo e mente, e cerca la percezione della totalità, cerca di ridimensionare l'influenza dell'ego e migliorare la qualità dell'osservazione. Quale è la mia essenza, la mia identità, se scarto tutte le manifestazioni esteriori? Noi soffriamo perché in realtà non sappiamo chi siamo. Il vero Sé esiste solo quando scarto tutto quello che Non sono.

Definizioni dello yoga
 • Lo yoga è uno straordinario viaggio interiore che porta ad un grande equilibrio psichico e fisico. 
• Lo yoga è la scienza della spiritualità, è un cercare di arrivare in una dimensione in cui convivono passato, presente, futuro e ad una coscienza liberata dalle fluttuazioni della mente. 
• Lo yoga è una pratica che ci mette in relazione con l'inconscio, nel costruire la stabilità della posizione si costruisce la stabilità interiore e un nuovo modo di affrontare la vita. 
• Lo yoga è conoscenza sperimentale, non si può acquisire niente senza agire e senza praticare l'ascesi. 
• Lo yoga si manifesta solo attraverso lo yoga. 
• Per ottenere dei risultati occorre una pratica continua (abhyasa) e un certo distacco (vairagya).  
• Lo yoga è un cammino che aiuta a tuffarsi dentro se stessi e percepire il “Sé essenziale, che in realtà è l’unica cosa che esiste. Il mondo, l’anima individuale e Dio sono apparenze al suo interno”. 
• E’ soprattutto un lungo percorso per trascendere i limiti della realtà fenomenica e percepire i più alti stati di coscienza ed arrivare al samadhi, uno stato particolare di consapevolezza. 
• La descrizione della tecnica psicofisica e dello stato alterato di coscienza raggiunto fanno sì che lo yoga abbia molto in comune con le discipline psicologiche e, in particolare, con la psicoterapia. 
 
La coscienza è la vera essenza dell’individuo ed è una delle più grandi scoperte dell’India. Per gli yogin sviluppare una coscienza superiore non vuol dire isolarsi dal reale, ma esattamente il contrario. Ossia, vuole dire vivere intensamente e concretamente la vita in un eterno presente, a livelli inaccessibili al profano. Gli asceti indiani e gli yogin conoscono quattro modalità della coscienza: 
• coscienza di veglia o diurna dove si vivono esperienze ordinarie; 
• coscienza del sonno con sogni; 
• coscienza del sonno senza sogni dove la coscienza è annullata; 
• coscienza pura o turiya in cui si può sperimentare la verità ultima o la coscienza cosmica. Lo yoga è quindi un lungo percorso per scoprire la nostra vera essenza, la pura coscienza. 
 
Quello che sono io, questa sorgente misteriosa da cui viene il mio sguardo sul mondo, quello che vede tutto, quello che percepisce tutto è l’Atman e coincide con tutto quello che appare, con il fondamento della realtà (il Brahman), io non sono solo questo corpo, questa mente, io sono l’universo intero.

I sentieri dello yoga. Esistono parecchie vie e nessuna è indipendente dalle altre, ma si intrecciano più o meno strettamente tra di loro. Possiamo paragonare lo yoga a un albero i cui rami nascono dalla medesima radice. Abbiamo i seguenti sentieri: 
- hatha yoga, 
- laya yoga (diviso in bakthi, shakti, mantra, yantra), 
- dhyana, 
- raja (diviso in jnana, karma, kundalini, samadhi).                                
Lo yoga sadhana, la pratica spirituale dello yoga, è un cammino yogico che unisce i vari sentieri dello yoga: 
• hatha, lo yoga dello sforzo, 
• karma, lo yoga dell’agire senza aspettative, 
• bhakti, lo yoga della devozione, 
• jnana, lo yoga della conoscenza, 
• raja, lo yoga regale della meditazione.
 
Il Dio Krishna dice a Arjuna: "Sii uno yogi, Arjuna, perché lo yogi è superiore a coloro che seguono solo il sentiero dell’ascetismo, o della conoscenza, o dell’azione". Bhagvad Gita cap. VI, .46

Le basi dello Hatha yoga sono: • Shaṭkarma (purificazioni), • Asana (posture), • Prāṇāyāma (controllo del respiro), • Mudrā: (“sigillo”) un gesto simbolico che viene usato per ottenere benefici sul piano fisico, energetico e/o spirituale, • Bandha (chiusure): contrazioni fisiche volontarie che coinvolgono determinati gruppi di muscoli e tendini, servono a canalizzare il respiro e l’energia vitale.

Oggi, purtroppo, lo yoga è considerato una pratica promotrice di benessere e di progresso in tutto il mondo. Nel 2014, Narendra Modi, il primo ministro indiano fa istituire dalle Nazioni Unite, un giorno ufficiale per celebrare lo yoga.

Il Maestro Antonio Nuzzo sottolinea: «Lo yoga non è uno sport, né un’attività, ma una disciplina millenaria che noi uomini del XX secolo abbiamo reinterpretato. Per comprendere lo yoga si dovrebbero studiare gli antichi testi, comprenderli e applicarli alla pratica che dovrà essere adattata alla nostra epoca».

I testi indispensabili per comprendere lo yoga sono i seguenti: • Yoga sutra di Patanjali, • La Bhagavad-Gita, • Yoga tattva e le altre Upanishad che illustrano lo yoga. • HathaYoga Pradipika, • Gheranda Samitha, • Shiva Samitha
 
Lo yoga, come sistema a sé, indica un cammino speculativo e un sistema salvifico indiano che si fonda su un testo, gli Yoga sutra di Patanjali che data tra il II e VI secolo d.C. Sulla base di questo testo nasce una scuola a sé che si chiama yoga. Gli Yoga sutra sono il risultato dell'enorme sforzo fatto da Patanjali per esaminare e strutturare l'enorme patrimonio spirituale dell'India esistente fino a quel momento costituito da pratiche ascetiche e di norme contemplative. Patanjali NON pensa che la conoscenza metafisica possa portare alla liberazione. La gnosi prepara il terreno, ma liberazione deve essere conquistata per mezzo della tecnica ascetica (tapas) e meditativa descritta negli Yoga Sutra. Gli Yoga sutra descrivono dettagliatamente il Kaivalya, la liberazione, la trance estatica che è il vero scopo dello yoga. • La trance estatica è uno stato alterato di coscienza e di pura beatitudine in cui si sperimenta il Sat-Chit-Ananda, la coscienza di pura esistenza. Sintesi pag. 88.

Nella Bhagvad Gita, il capolavoro della spiritualità indiana, lo yoga esposto da Krishna non riguarda lo yoga classico di Patanjali, nè il complesso delle pratiche ascetiche che erano presenti quasi ovunque nei testi indiani e nel Mahabharata. Qui l'azione e la devozione sono metodi entrambi validi per arrivare alla salvezza. L'uomo non godendo dei frutti dell'azione trasforma l'azione in sacrificio e può così continuare a partecipare alla vita sociale e ad attività profane. Lo yoga dell'azione costituisce l'originalità della Bhagvad Gita e ciò porterà questa opera ad un successo senza precedenti in India. Nella Gita lo yoga è superiore all'ascesi (tapas), superiore alla scienza (jnana), superiore al sacrificio. Il discorso di Krishna è il trionfo completo delle pratiche yoga e la convalida dello yoga di fronte all'induismo. Costituirà la base della letteratura yoga successiva. La Bhagavad Gita è il riassunto delle Upanishad ed é il cuore della scuola Vedanta e nello stesso tempo rappresenta un testo di riferimento della società ario-Brahmanica. Infatti, ribadisce costantemente il concetto di dharma, ossia l’adempiere nel modo più corretto dei propri doveri di casta. Ciò porterà alla evoluzione karmica e alla liberazione finale. Sintesi pag. 81.

Hatha Yoga Pradipika (1300-1400 d.C.) è il primo testo di hatha yoga viene attribuito a Swatarami. E’ un trattato che sottolinea l'importanza della pratica delle asana per raggiungere il samadhi (il fine ultimo dello yoga). Gheranda Samhita (1675-1700 d.C.) è uno dei principali testi di haṭha yoga (insieme alla Śiva Saṃhitā) ad opera di Gheraṇḍa e del suo discepolo Chandakapali.

Malattia. La maggior parte delle malattie che affliggono l’umanità oggi ha origine psicosomatica. Le malattie sono il risultato di una non armonia con la vita e con noi stessi. Per recuperare lo stato di salute e benessere è necessario recuperare quest’armonia perduta e tornare a riconsiderare il nostro stile di vita e le nostre credenze.

Mondo accademico e praticanti. Per me è stata una grande scoperta, capire che il corpo è pervaso da una misteriosa coscienza interiore ed energia, e che lo yoga possiede un linguaggio che, attraverso le posizioni, le respirazioni, le meditazioni, permette di comunicare con questa coscienza e questa energia. Il mio auspicio è che il mondo accademico entri in contatto con la comunità dei praticanti per creare una sinergia tale, da diffondere in modo corretto questa nobile disciplina. Al di là delle differenze tra Oriente e Occidente, religione, spiritualità, ateismo e laicità, si dovrebbe cercare di riformulare una nuova etica per ottenere un mondo migliore alla quale, credo fortemente, lo yoga possa dare un contributo significativo. Il passaggio dall’illuminazione alla liberazione si ottiene, solo quando questa presa di coscienza viene messa in pratica e cioè trasferita nella pratica quotidiana. Nel caso dello yoga, la liberazione si ottiene mettendo in pratica la consapevolezza che noi e gli altri siamo davvero la stessa entità, il che si traduce, con il mettersi al servizio degli altri in maniera altruistica e disinteressata.

Citazioni.il saggio, avendo intuito che l’origine dei sensi è diversa da quella della coscienza, e avendo appurato che i sensi sorgono e spariscono indistintamente dalla coscienza, non ha più paura. Quando i cinque sensi e la mente cessano la propria attività, la mente non opera più, allora si dice che è stata raggiunta la meta più alta. Questo fermo dominio dei sensi è chiamato yoga”.

Il risveglio di kundalini è la manifestazione di un processo evolutivo attivo nell’essere umano tendente a trascendere i confini della mente e all’acquisizione di uno stato di coscienza superiore”.

L’essenza delle Upanishad è espressa nei mahavakya ossia i grandi detti, i quattro aforismi vedici: Io sono il Brahman (Aham Brahmasmi); - Tu sei quello (Tat Tvam Asi); - L’atman (l’essenza di ogni essere vivente) è il Brahman (Ayam atma brahma); - La coscienza - conoscenza è il Brahman (Prajnanam Brahman).

Andrè Comte Sponville, un noto filosofo francese che io adoro, dice: “Non possiamo fare a meno della comunione, della fedeltà, dell’amore, ma nemmeno della spiritualità. In Occidente, la spiritualità si è socialmente identificata durante i secoli con una religione (il cristianesimo), e si è finito per credere che religione e spiritualità siano sinonimi” (pag. 58)

Scegliere fra le tante proposte di yoga potrebbe non essere, tutto sommato, così difficile. Basterebbe applicare due semplici criteri: 
- “Lo yoga è oltre la forma”. Il che significa che lo yoga non è il pilates o mero esercizio fisico, quello che conta è l’intenzione del perché si fa yoga: se siamo proiettati alla ricerca del Sé superiore siamo nello yoga, altrimenti siamo nel pilates. Fondamentale è esserne consapevoli. 
- “Denaro e spiritualità sono inconciliabili”. Ciò significa che il praticante, frequentante lezioni a 35 euro in ambienti eleganti, non è pronto per la rinuncia e il ritiro dei sensi a cui lo yoga ci invita. (pag. 64)

Il grande mistico indiano Ramakrishna, insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo: “Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è il chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo” (pag. 60)

Lo stesso XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso afferma: “Non credo che la religione sia indispensabile per la vita spirituale” (pag. 61)

Carl Gustav Jung si domanda: “Cosa succede a sollecitare un profondo lavorio della coscienza quando l’inconscio occupa ancora parti preponderanti della personalità? ”. (pag. 62)

"Lo yoga è l’unione dell’anima individuale con il Signore Supremo. Quando lo yogin si disconnette dal mondo esteriore e si dissolve completamente nel Sé universale, egli si consacra a Dio. Egli raggiunge l’autorealizzazione divenendo uno con Dio. Questa unione è yoga”. Kabir (pag. 75).

Nel Capitolo 15, verso 15 della Bhagavad Gita, Krishna dice ad Arjuna: “Sono nel cuore di ogni essere e da Me viene il ricordo, la conoscenza e l’oblio. Il fine di tutti i Veda è quello di conoscerMi; in verità, Io sono Colui che ha composto il Vedanta, e Io sono Colui che conosce i Veda”. (pag. 116).

"Ma cos’è che stai cercando? Non c’è niente, c’è solo il processo della ricerca, la tua vita è solo il tuo esistere, il mondo oggettivo è fatto di dualità, nel mondo oggettivo c’è soltanto dipendenza. Solo la coscienza è indipendente, ed è solo un minuscolo granello, ma tutto questo vasto mondo illusorio nasce da essa”. Nisargadatta Maharaj (pag. 133)

Per capire la vera natura dello Yoga, come un percorso di realizzazione spirituale, è necessario avere una visione dei sei sistemi filosofici indiani ortodossi (darshana), ossia tollerati dal brahmanesimo, che sono i seguenti: Nyaya (Logica), Vaisesika (Fisica), Mimamsa (Ritualistica), Samkhya (Filosofia), Yoga (Psicologia), Vedanta (Teologia). Vedi approfondimento 7 (pag. 112).

La felicità per swami Sivananda

Il segreto dell’amore è fare quotidianamente qualche piccola azione per fare felice la persona che ami: un’azione servizievole o un piccolo regalo, una parola di apprezzamento o un affettuoso, inaspettato, sorriso.” – Swami Shivananda     

Swami Shivananda (o Sivananda 1887-1963), il cui nome completo era Swami Shivananda Saraswati  è stato un medico, filosofo e grande yogi.  Nato il 8 settembre 1887 a Pattamadai, nel Tamil Nadu, in India, Shivananda era originariamente conosciuto come Kuppuswami. 

Da giovane, si laureò in medicina e si dedicò alla pratica della professione medica  per dieci anni nella  Malesia britannica.  Lo studio della filosofia e delle religioni lo portarono ad abbandonare il suo lavoro di medico e per questo nel 1923 tornò in India in un lungo viaggio attraverso Varanasi e Nashik, fino a giungere a Rishikesh dove incontrò il suo maestro Swami Vishwananda ( oppure Visvananda) Saraswati che lo iniziò alla meditazione. 

Trascorse molti anni a Varanasi, uno dei luoghi sacri dell’India, dedicandosi alla meditazione, allo studio e all’insegnamento degli insegnamenti spirituali del Vedanta. Swami Shivananda fu noto per la sua semplicità, umiltà e compassione. Era amato dai suoi discepoli e da coloro che cercavano la sua guida spirituale.
Swami Shivananda si impegnò attivamente nel servizio sociale e fu un sostenitore dell’assistenza sanitaria e dell’educazione per tutti. Promosse l’apertura di ospedali, cliniche, scuole e collegi  e creò nel 1932 una sua scuola a Rishikesh dove affluirono numerosi studenti.  Successivamente nel 1936 fondò la "Società della vita divina" (Divine Life Society) e nel 1948 fondò la "Accademia di Yoga Vedanta" (Yoga-Vedanta Forest Academy).

 Scrisse quasi 300 libri su varie tematiche spirituali nelle quali enfatizzò sempre l'importanza della pratica rispettto alla teoria: "Un grammo di pratica vale piu’ di una tonnellata di teoria"   Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Calcutta e morì il 20 febbraio 1963.

La fig.ra di Swami Shivananda è considerata una delle figure spirituali più importanti dell’India moderna. La sua vita e i suoi insegnamenti riflettono gli ideali di compassione, servizio disinteressato e ricerca della verità spirituale.   

La vita di Sivananda fu molto disciplinata, e allo stesso modo insegnava anche lo yoga, in maniera disciplinata e severa.  I  dodici  esercizi principali spesso vengono praticati in una sequenza scambiando piegamenti in avanti e all'indietro. La parte animica-spirituale, ('interiore', 'psichica', 'emotiva')  nella pratica si deve intuire attraverso la loro composizione. Lo scambio tra apertura e chiusura indica un ritmo, similmente al ritmo di giorno e notte (apertura con attività e chiusura, rigenerazione) o della respirazione (inspirazione ed espirazione). Per Swami Sivananda era importante inserire nello yoga tutti gli aspetti della vita: una delle sue intenzioni era quella di sviluppare il ritmo attraverso la pratica yoga e poi riconoscerlo, crearlo e viverlo nella vita quotidiana. 

Il libro “Bliss Divine – il libro della beatitudine divina” è il capolavoro di Sivananda. In questo libro spiegò come la vita è divina nella sua origine, nel suo contenuto e nel suo significato. In ognuno di noi c'è una scintilla divina. La beatitudine è realmente la nostra natura essenziale. Gli ostacoli alla beatitudine e alla natura divina sono nella mente. L'ignoranza è essere schiavi della mente. Pertanto, niente può condurre alla beatitudine se non la conquista della mente. Se si conduce una vita divina alla ricerca della propria innata divinità, allora sarà possibile raggiungere la beatitudine. "Il diamante prezioso è dentro di voi, ma voi correte invano dietro ai pezzi di vetro. Analogamente, l'oceano della beatitudine è dentro di voi, la fontana della gioia è dentro di voi, eppure correte avanti e indietro alla loro ricerca. Il sole dei soli splende sempre dentro di voi, ma i ovstri occhi ciechi non riescono a vederlo. Il suono eterno trilla dentro di voi, ma le vostre orecchie sorde non riescono a sentirlo."

 --- Sivananda parla di un linguaggio spirituale universale che non può essere catalogato in nessuna religione specifica, per lui la vera religione è la religione del cuore e dell'amore che è per sua natura rivolta a tutti. Egli auspico sempre l'unità delle religioni intorno all'ideale di vita "alzare il caduto, guidare il cieco, dividere con gli altri ciò che si ha, portare sollievo all'afflitto, rallegrare il sofferente, amare il prossimo" ulteriormente riassunto nel motto "servi, ama, dona, purifica, medita, realizza". Nel 1953 Sivananda indisse un "Parlamento Mondiale delle religioni". 

Oggi il suo insegnamento ispira migliaia di persone in tutto il mondo, che appartengono a tutte le nazionalità, a tutte le religioni e a tutte le fedi.  Vishnudevananda Saraswati è stato un suo discepolo ed è stato il fondatore dei centri e degli ashram internazionali Sivananda Yoga Vedanta.

Fonti:

  • pp 43-44 dal libro Il cerchio della farfalla.
  • https://www.yogapedia.it/index.php?title=Swami_Sivananda
  • https://premasai.it/it/sivananda-sarasvati
  • https://belurmath.org/past-presidents/swami-shivananda/
  • https://www.sivananda.eu/it/lo-yoga-sivananda/i-maestri/swami-vishnudevananda.html

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