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sabato 31 agosto 2024

I testi fondamentali sullo Yoga: Bhagavad Gita, Yoga Sutra, Hatha Yoga Pradipika

Lo Yoga non presenta un’unica forma ed un’unica tradizione. Le tradizioni yogiche sono parecchie e tendono a moltiplicarsi, ma tre tradizioni fondamentali si sono affermate nel tempo e da esse le altre tradizioni hanno tratto la loro origine.  Esse sono, in successione, il Kriya Yoga, il Raja Yoga e lo Hatha Yoga.

Si passa dall’esperienza spontanea dell’estasi mistica del Kriya Yoga, all'induzione scientifica della trance estatica del Raja Yoga e da questo alla sua variante “corporea" dello Hatha Yoga.  

I testi fondamentali di queste tre tradizioni sono:

  • La Bhagavad Gita, è la prima testimonianza riguardante il Kriya Yoga, databile al V-I sec. a.C. 
  • Lo Yoga Sutra, è il primo trattato sistematico del Raja Yoga, e risale tra il II sec. a.C. e V sec. d. C.
  • La Goraksa Sataka, la prima esposizione dello Hatha Yoga, è probabilmente dell’XI secolo d.C. La sua esposizione più compiuta, lo Hatha Yoga Pradipika, è datata 1629
Riporto di seguito il link ai testi completi in Pdf presi dal ricchisssimo sito di Gianfranco Bertagni ( http://www.gianfrancobertagni.it/ ).   Gianfranco Bertagni insegna presso la Scuola di Filosofia Orientale (www.scuoladifilosofiaorientale.it) ed è docente all'interno della cattedra di Storia delle Religioni.

Testo completo della Bhagavad Gita: 

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/bhagavad.htm

 https://www.yogawaytrieste.org/files/Download/BHAGAV_GITA.pdf                 

Testo completo degli Yoga sutra

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/yogasu.pdf 

http://www.yogawaytrieste.org/files/Download/Patanjali_Claudio_Biagi.pdf

Testo completo dello Hatha Yoga Pradipika: 

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/tantra/donnini.pdf

 http://www.yogawaytrieste.org/files/Download/hatayoga_pradipika.pdf

La definizione di Yoga

Quella che segue è l'interpretazione di Giulio Cesare Giacobbe degli Yoga Sutra che si basa sulla traduzione letterale del testo originale riportata da I.K. Taimni. I.K. Taimni (1898-1978) è stato professore di chimica presso l’Allahabad University (India), studioso di yoga, di filosofia indiana e figura di spicco della Società Teosofica. Il libro che l’ha reso celebre in Occidente è stato La scienza dello yoga.   Giulio Cesare Giacobbe ( 1941- ) è uno scrittore e psicologo italiano, autore di numerosi libri di psicologia.     

Gli Yoga Sutra di Patanjali, il testo base dello yoga,  è un manuale tecnico.  I sutra o aforismi,  descrivono la tecnica psicofisica dello Yoga e descrivono dettagliatamente il Kaivalya, la trance estatica che è il vero obiettivo dello Yoga. La trance estatica è uno stato alterato di coscienza in cui si realizza il Sat-Chit-Ananda, la coscienza di pura esistenza. Uno stato di beatitudine.
La descrizione della tecnica psicofisica rientra nella trattazione psicologica. Gli Yoga Sutra di Patanjali  (datazione tra II sec. a.C.  - V sec. d.C.) sono un trattato di psicologia (uno dei primi nella storia umana), comprendente anche considerazioni sulla psicologia generale umana.

La trance estatica è caratterizzata dalla perdita delle percezioni fondamentali (della realtà ambientale, della particolarità oggettuale, dell’Io, del tempo e dello spazio) normalmente presenti nella percezione ordinaria. E’ uno stato estremamente gratificatorio per il praticante e si ha quindi una percezione di cosmicità e di onniscienza. L’assenza della percezione dello spazio dà luogo ad una percezione di omnipresenza.  L’assenza della percezione del tempo dà luogo ad una percezione di eternità. L’assenza della percezione dell’Io, dà luogo ad una totale assenza di tensione e quindi ad una percezione di beatitudine.

La cultura indiana ha elaborato una tecnica psicologica capace di generare la trance estatica: essa è stata chiamata Yoga. 
Nella seconda metà del primo millennio a.C. sono apparsi i primi documenti letterarî esplicitamente riferiti ad una tradizione yogica: la Bhagavad Gita (V-I sec. a.C.) e gli Yoga Sutra (II sec. a.C.?).

La tradizione letteraria dello Yoga è stata costituita nel seguito, fino ai nostri giorni, sostanzialmente da commenti a quelle prime due opere capitali.  Essi sono commenti di natura filosofica, avendo assunto la figura metafisica del Purusha (dalla filosofia Sankhya)  o  Atman ( dalla filosofia Vedanta) un’importanza preponderante sul piano della speculazione teorica rispetto all’approfondimento della tecnica di induzione della trance estatica. Al punto da passare da una dimensione personale ad una dimensione impersonale con il ricorso, in ultimo, alla filosofia Advaita Vedanta che con Vivekananda ed Aurobindo ha assunto un aspetto dichiaratamente teologico.

Anche la dimensione metafisica è importante per lo Yoga. La trance estatica,  in assenza della percezione dell’Io, si configura idealmente come identificazione del soggetto con un’entità cosmica assoluta. La dimensione metafisica ha nello Yoga una funzione puramente strumentale a livello psicologico, ma non coincide con la sua essenza.  Lo Yoga non è una filosofia,  è in sé una tecnica psicologica. Questo fatto non è mai stato perduto di vista nella tradizione pratica dello Yoga, quasi esclusivamente orale. Nessuno ha mai sperimentato lo stato di trance estatica in seguito alla lettura dei commenti filosofici della tradizione teorica dello Yoga. Chi ci è riuscito, lo ha fatto in seguito all’applicazione della tecnica psicologica tramandata dalla sua tradizione pratica.

Lo Yoga viene praticato, in tutte le sue tradizioni, negli Ashram (specie di conventi) sotto la direzione di un Guru, o maestro, che è nello stesso tempo istruttore tecnico e maestro spirituale. L’accesso allo Yoga  è  una via iniziatica, gli insegnamenti impartiti sono vincolati dal giuramento del segreto per due ragioni: la p rima è l'esigenza di protezione del patrimonio di sapere del maestro;  La seconda è basata sulla consapevolezza che non tutti possono fare questo percorso soprattuto persone con psicosi o nevrosi avanzata.

Lo Yoga non presenta un’unica forma ed un’unica tradizione. Le tradizioni yogiche sono parecchie e tendono a moltiplicarsi, ma tre tradizioni fondamentali si sono affermate nel tempo e da esse le altre tradizioni hanno tratto la loro origine.  Esse sono, in successione, il Kriya Yoga, il Raja Yoga e lo Hatha Yoga:

  • La Bhagavad Gita, la prima testimonianza che riguarda il Kriya Yoga, è databile al V-I sec. a.C. 
  • Lo Yoga Sutra, il primo trattato sistematico del Raja Yoga, risale tra il II sec. a.C. e V sec. d. C.
  • La Goraksa Sataka, la prima esposizione dello Hatha Yoga, è probabilmente dell’XI secolo d.C. La sua esposizione più compiuta, lo Hatha Yoga Pradipika, è datata 1629.

Ad una successione temporale delle tre tradizioni fondamentali corrisponde una loro successione esperenziale: dall’esperienza spontanea dell’estasi mistica del Kriya Yoga si passa all’induzione scientifica della trance estatica del Raja Yoga e da questo alla sua variante “corporea” dello Hatha Yoga.                                                                                                                                        

Nel Kriya Yoga l'obiettivo è il cosiddetto stato di illuminazione, in cui è assente, fra le percezioni fondamentali, la sola percezione dell’Io. Nel Raja Yoga, ci sono la concentrazione della percezione su un oggetto (Dharana) e l’iterazione della percezione di un medesimo oggetto (Dhyana), ad innescare il processo dell’autoipnosi (Samadhi) che sfocia nella trance estatica (Kaivalya). 

Lo yoga ha distinto tre tipi psicologici fondamentali, e per ciascuno di essi ha elaborato una metodica psicologica particolare: il Bhakti Yoga, il Karma Yoga, il Jnana Yoga.

  • Bhakti significa devozione. Il Bhakti Yoga è la via del mistico.
  • Karma significa azione. Il Karma Yoga è la via dell’uomo d’azione. Il comportamento viene caratterizzato quindi da un completo ed assoluto altruismo, ove l’attenzione è rivolta all’esterno e l’Io è quindi ignorato
  • Jnana significa conoscenza. Il Jnana Yoga è la via del filosofo. L’identificazione dell’Io con la coscienza cosmica impersonale viene conseguita nel Jnana Yoga attraverso l’attività del pensiero razionale.

Aurobindo ha proposto la fusione delle tre metodiche del Kriya Yoga in un unico Yoga comportamentale integrale che facendo leva contemporaneamente sulle tre componenti fondamentali della psichicità umana conduce ad un coinvolgimento totale della personalità nell’esperienza mistica ed ha affermato non senza fondamento che tale Yoga integrale era precisamente la forma originaria di Kriya Yoga.

Raja Yoga significa “Yoga regale”: esso è considerato la tradizione principale, più compiuta, dello Yoga, la sua forma classica. E' di fatto la tradizione in cui le metodiche psicologiche presentano il maggiore sviluppo ed una forma propriamente scientifica. Il Raja Yoga è probabilmente derivato da un’analisi e da una rielaborazione scientifica dei processi indotti dal Kriya Yoga, le quali hanno condotto all’eliminazione del ricorso alla religiosità e, attraverso un percorso nettamente laico, alla costruzione di un itinerario percettivo culminante in una trance estatica ancora più profonda ed estraniante.
Lo Hatha Yoga costituisce uno sviluppo in direzione corporea del Raja Yoga. Lo Hatha Yoga comprende sette metodiche: una comportamentale, Satkarman (atti purificatorî); tre corporee, Asana (positure), Mudra (movimenti), Pranayama (sospensione dell’atto respiratorio); tre psichiche, Pratyahara (inibizione delle percezioni sensoriali), Dhyana (presenza percettiva di un unico oggetto), Samadhi (processo della trance estatica). Il Pranayama porta nello Hatha Yoga ai limiti fisiologici la metodica di sospensione del respiro già presente nel Raja Yoga.
E` proprio lo Hatha Yoga, la forma di Yoga che viene normalmente insegnata nelle palestre occidentali, peraltro limitata all’Asana. Una forma particolare di Hatha Yoga è il cosiddetto Kundalini Yoga.
La distinzione fra psichico e corporeo è nello Yoga come in qualsiasi tecnica riguardante l’essere umano difficilmente praticabile ad oltranza. In effetti tale distinzione è assente nella cultura orientale.  Nella realtà non esiste alcuna distinzione fattuale fra psichico e corporeo. Non vi è infatti alcuno stato psichico che non abbia per corrispondente uno stato corporeo e viceversa. Psichico e corporeo sono due aspetti logici, o, se si preferisce, fenomenici, di una stessa struttura biofisica fatta di cellule e stati elettrochimici.
Patanjali, il più autorevole esponente della tradizione teorica dello Yoga, ha dato di esso una definizione generale essenzialmente psicologica: «La tecnica dello Yoga consiste nell’inibizione della percezione ordinaria».
La definizione scientifica di Yoga come tecnica psicofisica ad orientamento prevalentemente psicologico è tuttavia estranea alla cultura occidentale, sia nella sua componente popolare che considera lo Yoga come disciplina ad intervento quasi esclusivamente corporeo, sia nella sua componente dotta, che considera lo Yoga come disciplina filosofica.

La teoria dello Yoga è esposta sistematicamente in una raccolta di centonovantasei sutra o enunciati tramandata con il titolo Yoga Sutra, attribuita dalla tradizione a Patanjali, la cui identità è controversa, per cui a seconda della sua soluzione essa risale al II sec. a. C. o al V sec. d. C.   Gli Yoga Sutra costituiscono la trattazione più sistematica che noi possediamo delle metodiche psicologiche dello Yoga nonché l’esposizione più completa dell’intera disciplina yogica in tutte le sue componenti tradizionali. Gli Yoga Sutra appartengono formalmente alla tradizione Raja Yoga. I commenti filosofici degli Yoga Sutra, hanno dato vita ad una lettura in senso metafisico delle descrizioni di Patanjali e quindi allo stravolgimento del loro autentico significato psico-logico. Essi hanno fondato la tradizione teorica dello Yoga ed hanno ingenerato l’errata convinzione che lo Yoga sia una filosofia (la filosofia di riferimento è comunque il Sankhya e non lo Yoga).  Lo Yoga è dunque fondamentalmente una tecnica psicologica atta a  procurare la trance estatica. Da ciò deriva la necessità di una lettura specificamente e sistematicamente psicologica degli Yoga Sutra. Comunque fino ad oggi gli psicologi occidentali non si sono interessati  a quest'opera.
Ecco alcuni sutra della sua versione degli Yoga Sutra:

  • (I,1) Adesso vi spiegherò cosa è lo Yoga.
  • (I, 2) La tecnica dello Yoga consiste nell’inibizione della percezione ordinaria.                                   Il termine “inibizione” pone in evidenza l’aspetto attivo delle tecniche yogiche (mantras, kriyas, drishtis, ecc.). Percezione ordinaria: la lezione originale “modificazioni della mente” pone in evidenza l’aspetto dinamico della percezione ordinaria, costituita da sequenze di percezioni diverse, in contrapposizione all’aspetto statico della percezione straordinaria del Kaivalya o percezione estatica.
  • (I, 3) In seguito all’inibizione della percezione ordinaria, la percezione assume la sua modalità essenziale.                                                                                                                                                     La definizione di essenzialità della percezione estatica è riferita evidentemente al fatto che essa costituisce la modalità in cui la percezione è ridotta all’essenziale, cioè a se stessa, senz’alcun oggetto esterno.
  • (I, 4) Diversamente, la percezione si presenta nella modalità di percezione ordinaria.
  • (I, 12) L’inibizione della percezione ordinaria si attua con l’esercizio costante e il non attaccamento.
  • (I, 13) L’esercizio costante consiste nella persistenza dello sforzo.
  • (I, 14) L’esercizio costante produce un sicuro effetto quando lo si persegue per lungo tempo, senza interruzione e con zelo.
  • (I, 15) Il non attaccamento è il dominio consapevole del distacco dagli oggetti percepiti.
  • (I, 16) Il non attaccamento definitivo si ha nell'autopercezione, in cui non vi è più la tendenza della percezione ad assumere le sue tre forme ordinarie.
  • (I, 41) In seguito all’inibizione della percezione ordinaria, la percezione assume la sua modalità essenziale e come in un cristallo trasparente non vi è più in essa distinzione fra soggetto percipiente, oggetto percepito e percezione.

Per il testo completo vedi:  http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/giacobbeyogasutra.pdf
Testo completo degli Yoga sutra  http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/yogasu.pdf

lunedì 12 agosto 2024

Yoga Terapia

 La Yoga terapia (cikitsā) è il processo che mette in condizione gli individui di progredire verso il miglioramento della salute e del benessere attraverso l'applicazione degli insegnamenti e le pratiche di yoga. In realtà “tutto lo yoga, in realtà, è terapeutico”.     

Lo yoga considera gli esseri umani come un sistema formato da più dimensioni, pur sempre un tutt'uno, soggetto a continua trasformazione: il corpo, il respiro, la mente, l'intelletto e le emozioni e la loro reciproca interazione.  Questa antica disciplina si fonda sul principio che è possibile influenzare positivamente la direzione del cambiamento all'interno della dimensione umana attraverso una pratica intelligente e adattata al singolo individuo. In questa ottica, lo studente riceve degli insegnamenti personali dall'insegnante, in un rapporto uno a uno. 


Secondo la tradizione, le pratiche di yoga comprendono āsana, prāṇāyāma, meditazione, mantra, canto, mudrā, rituali e uno stile di vita disciplinato. Lo yoga terapia  è quindi l'applicazione appropriata di questo insieme di insegnamenti in un contesto terapeutico al fine di sostenere una pratica yoga per aumentare la consapevolezza di sé e incanalare l'energia nella direzione degli obiettivi desiderati. 

Lo scopo dello yoga terapia include la riduzione, l'eliminazione o, eventualmente la gestione dei sintomi che causano sofferenza; il miglioramento della funzionalità generale dell’individuo; il sostegno alla prevenzione del ripresentarsi della malattia; il miglioramento della salute e del benessere. 

Il Maestro Krishnamacharya sosteneva che la prima forma di yoga, che comprende tutte le altre, è proprio lo yoga-cikitsā. Infatti, quest'ultimo rappresenta la base di tutti gli altri approcci: rakṣana (approccio yogico protettivo), śikṣaṇa (è l'atto di apprendere, di studiare, l'acquisizione di conoscenza, śakti (è il talento, le capacità che possono essere ulteriormente sviluppate grazie ad una corretta pratica di yoga) e adhyātmika (pratica yoga che si rivolge al sé, all'essenza, all'intensificazione di questo rapporto).

Cikitsā indica spesso il trattamento consigliato dal terapeuta (cikitsaka) ma, in un senso più ampio, si riferisce al desiderio del terapeuta di avere una piena comprensione di chi è malato e di riportarlo allo stato naturale dell'essere.
Per capire meglio cos’è lo yoga terapia può essere utile rifarsi alla differenza di significato tra curare e guarire, anche se i due termini, spesso, vengono usati scambievolmente.
“Curare” ha a che fare con il ripristino della salute, con l’assenza di sintomi, è il rimedio alla malattia. Si ripristina un’integrità nuova, diversa, relativamente migliore di quella che si aveva prima della malattia.
“Guarire” non è l’eliminazione dei sintomi ma piuttosto un percorso di integrazione che trascende l’aspetto fisico includendo quello mentale, emotivo e spirituale.

La malattia può essere curata ma questo non significa necessariamente che siamo guariti. E, a volte, raggiungiamo la guarigione sebbene la malattia non sia stata curata.
Lo yoga è la separazione dall'abitudine di associarsi alla sofferenza”.  E la realizzazione del kaivalya, la liberazione finale, rappresenta questa dissociazione, che consiste nella separazione dell'entità spirituale (puruṣa) da quella materiale (prakṛti), e porta al riconoscimento della vera natura dell'essere umano, il puruṣa.

La pratica dello yoga terapia richiede per l’insegnante di yoga una formazione specializzata che permette di maturare competenze idonee a promuovere un cambiamento positivo per l'individuo. Lo yoga terapia si avvale di alcuni insegnamenti dell'Ayurveda, di cui è parente stretto. Essendo parte di una tradizione viva, lo yoga terapia continua ad evolversi e adattarsi al contesto culturale in cui viene praticato e oggi si serve anche del contributo di discipline mediche contemporanee. La sua efficacia è validata da un numero crescente di ricerche e sperimentazioni che contribuiscono alla crescente comprensione e l'accettazione del suo valore come disciplina terapeutica. L’apporto dello yoga in ambito terapeutico è indubbio e spesso, come sostiene il Maestro Desikachar, gioca un ruolo complementare alle cure mediche, senza per questo sostituirle.

domenica 11 agosto 2024

La gioia di vivere - Amadio Bianchi

"Affermo che uno e indivisibile è lo yoga anche se oggi ci appare in tante forme e con tanti nomi" - Amadio Bianchi      "Esiste una sola verità, ma i saggi la chiamano con diversi nomi"

Il testo La gioia di vivere. Con lo yoga e la yoga terapia  è stato pubblicato nel 2013 ed è stato scritto dal Maestro Amadio Bianchi, il presidente della federazione europea di Yoga.     

Nel periodo attuale, l'uomo molto confuso. la via fallimentare capitalista ha condotto l'uomo verso la povertà spirituale. Il presidente dell'Uruguay José Alberto Mujica nel giugno 2012 al G20 ha affermato "Dobbiamo rivedere il modo di vivere, lo sviluppo non può essere contro la felicità!" Autorevoli statistiche prospettano dati inquietanti, il 90% o più delle persone sta male, e l'umanità si ritrova attualmente ad essere globalizzata nel malessere. La felicitò o la liberazione dalla sofferenza (moksa) è il principale obiettivo dello yoga, ossia liberare l'uomo dall'identificazione del soggetto nell'oggetto mediante la discriminazione. Altro obiettivo è quello dell'unità nella diversità, ciò nel rispetto e nell'amore per la diversità. Nessun politico porta avanti nei suoi programmi l'obiettivo della realizzazione della felicità. La tristezza, come l'Oriente insegna,  viene somatizzata dalle persone che poi sviluppano patologie di vario genere (7 persone su 10 soffrono per disturbi di origine non fisica). La vita è per la sua struttura psico-somatica senza eccezioni e coinvolge corpo e mente. Purtroppo l'uomo oggi si identifica in indotti futili bisogni.  

Uno dei segreti per essere felici è quello di utilizzare correttamente i doni che la natura ci ha messo a disposizione, come il corpo e la mente. Lo yoga aiuta a gestire la mente; nel testo di Patanjali si legge:  "Yogah cittavrtti nirodhah: lo yoga è controllo delle modificazioni mentali". . Nei versi seguenti viene indicato il cammino per arrivare al controllo della mente. Lo yoga è unione, si può dare un senso alla vita quando le due componenti, fisica e mentale arrivano ad operare in maniera congiunta. Se non c'è questa sinergia, armonia tra mente, corpo, respiro e energia non c'è yoga.  Patanjali indica il percorso per arrivare alla liberazione e conoscenza.  

La meditazione, una delle fasi finali del percorso, permette di sperimentare il mentale nel tentativo di superarlo e giungere a stadi "sovraordinari" di contemplazione che coincidono con stati di coscienza diversi da quelli comuni, nei quali l'uomo si identifica con il contenuto della sua mente.     

Le vie indiane sono impegate da millenni nel tentativo di riportare l'uomo nel presente. La maggior parte dei maestri propone il vairagya o distacco. Ossia arrivare a contemplare il proprio mentale, senza venirne coinvolti, poi si passa a contemplare gli strati più profondi del subconscio e dell'inconscio. La via della liberazione e conoscenza permette di trascendere il mentale, e arrivare a conoscere la natura essenziale e reale delle cose, non più rivestite dalla sovrastruttura dell'ego. L'ultimo stadio di questo processo di concentrazione e coscienza viene chiamato samadhi. Uno stato di perfetta trascendenza, non duale ed estatica, che permette di fare esperienza del Brahman (del Tutto).  

Lo yoga è in grado di apportare meravigliosi cambiamenti nella personalità di un individuo e permette di vivere in maniera più consapevole e equilibrata. 

domenica 7 luglio 2024

I cinque principi base dello yoga

 I cinque principi base dello yoga secondo Vishnudevananda  (discepolo di Sivananda Saraswati e fondatore dei centri e degli ashram internazionali Sivananda Yoga)  sono:

Giusto Esercizio (Asana). Gli esercizi fisici appropriati, in sanscrito asana, hanno effetti positivi su tutte le parti del corpo. Come l’olio in un motore, le asana aumentano la flessibilità di articolazioni, muscoli, tendini e legamenti, e migliorano la circolazione. Gli esercizi yoga ringiovaniscono tutto l’organismo e pertanto non hanno eguali in altri sistemi di esercizi fisici. Se praticate lentamente e con consapevolezza, le asana danno un senso di benessere fisico e, allo stesso tempo, esercitano la mente alla concentrazione e alla meditazione.  Gli esercizi yoga si concentrano principalmente sulla salute della spina dorsale che è la base del sistema nervoso centrale, il sistema di comunicazione del corpo. La spina dorsale è il prolungamento diretto del cervello, pertanto una colonna vertebrale sana e dritta è fondamentale per la salute di tutto il corpo. Mantenere la spina dorsale forte e flessibile con l’esercizio fisico appropriato stimola la circolazione sanguigna, assicura un adeguato apporto di ossigeno e di sostanze nutritive ai nervi e aiuta a mantenere il peso forma.   Le asana stimolano nel corpo i punti di pressione dell’agopuntura. Quando questi punti vengono attivati aumenta il flusso di prana (energia vitale). Le asana inoltre massaggiano gli organi interni migliorandone il funzionamento e, se praticate insieme agli esercizi yogici di respirazione profonda, rilassamento e concentrazione, possono aiutare a sviluppare il controllo della mente. La mente, che per sua natura è irrequieta e sempre attratta dalle esperienze sensoriali, viene diretta verso l’interno, ritirata dagli oggetti dei sensi e gradualmente portata sotto controllo.

 Giusta Respirazione (Pranayama).   La respirazione appropriata collega il corpo alla sua batteria, il plesso solare, dove sono immagazzinate enormi riserve di energia. Le tecniche di respirazione del pranayama smuovono questa energia e rivitalizzano il corpo e la mente. Regolando consapevolmente il nostro respiro, riusciamo ad accumulare più prana (energia vitale) e ad attingere a queste riserve di energia nella nostra vita quotidiana.  La maggior parte delle persone quando respira usa solo una piccola parte della propria capacità polmonare. Respirano nella parte alta del torace con le spalle curve, causando una carenza di ossigeno e creando tensione nella parte alta della schiena e al collo.   La respirazione addominale profonda e consapevole è un modo efficace per far fronte allo stress e alla depressione. Una persona con tanto prana irradia forza e vitalità.   Controllando l’energia vitale( prana) riusciamo a controllare la mente. Molte malattie possono essere prevenute semplicemente regolando il prana: questo è il segreto della guarigione. L’agopuntura, lo shiatsu, la guarigione mentale, la pranoterapia ecc., sono tutti esempi di controllo consapevole o inconsapevole di un prana molto sviluppato.

Giusto Rilassamento (Savasana). Il rilassamento appropriato è un eccellente sistema di raffreddamento, simile a quello di una macchina, ed è il modo più naturale per ridare energia al corpo. Il rilassamento è così importante perché il corpo e la mente non funzionano bene se continuamente sotto stress. Per controllare ed equilibrare il corpo e la mente, è necessario usare in modo efficiente la propria energia fisica; questo è il motivo principale per cui è necessario imparare a rilassarsi.  Al giorno d’oggi, molte persone hanno difficoltà a rilassarsi o a conservare la propria energia quando lavorano. Se i muscoli sono sempre pronti a scattare, sprechiamo molta più energia di quella necessaria ai muscoli per svolgere solo ciò che sono impegnati a fare in un determinato momento. Le tensioni fisiche e mentali inutili consumano moltissime risorse sprecando così grandi quantità di energia vitale perfino in momenti di riposo. Siete mai tornati esausti da una vacanza? Può succedere, nonostante che ogni giorno il nostro corpo produca sufficiente energia anche per il giorno successivo. Il problema è che le emozioni negative, quali la rabbia o l’irritabilità, possono esaurire queste riserve di energia in pochi minuti.  La pratica dello yoga rifornisce queste riserve di energia del corpo. E’ per questo che dopo una lezione di yoga non ci si sente mai stanchi ma ricaricati con un’energia positiva. Al termine di una lezione di yoga c’è il ‘rilassamento profondo’. In questo stato si utilizza solo una quantità minima di energia vitale (prana), quanto basta per mantenere attivo il metabolismo. Il rilassamento profondo ha 3 livelli: fisico, mentale e spirituale. E’ possibile raggiungere un rilassamento completo e perfetto solo se tutti e 3 i livelli sono coinvolti. Pertanto solo pochi minuti di rilassamento yogico possono ricaricarci in modo più efficace di molte ore di sonno agitato, dandoci una maggiore pace interiore.

Giusta Alimentazione (Vegetariana).  “Mangiare per vivere, non vivere per mangiare” – questo è l’approccio degli yogi all’alimentazione. Chi pratica yoga sceglie i cibi che hanno maggiori effetti positivi sul corpo e sulla mente e minori effetti negativi sull’ambiente e sugli altri esseri viventi. In quanto vegetariano, il praticante yoga mangia i prodotti primari nella catena alimentare: le piante. Esse ricevono il loro nutrimento direttamente dal sole, fonte di energia per tutte le forme di vita sul nostro pianeta.  La dieta yogica è lattiero-vegetariana e consiste principalmente di cereali, legumi, frutta e verdure, noci, semi e latticini. Un’alimentazione vegetariana è sana, facile da digerire e fornisce al corpo il massimo degli elementi nutritivi e dell’energia. In genere si dovrebbero scegliere cibi il più freschi e naturali possibile (senza conservanti o aromi artificiali), idealmente prodotti organici non modificati geneticamente. La preparazione attenta dei cibi è essenziale per mantenere al massimo le sostanze nutritive. Il conservare i cibi troppo a lungo, la raffinazione o un’eccessiva cottura distruggono molte delle componenti vitali dei nostri alimenti.  Letteralmente, siamo quello che mangiamo. La maggior parte delle persone non si rende conto che le componenti del cibo vanno a formare la sostanza della mente, influenzandola quindi in modo molto sottile. E’ così che i cibi impuri, quali la carne, non solo irrigidiscono le articolazioni, ma  lasciano dietro di sé anche un senso di pesantezza e di pigrizia; essi creano un terreno fertile per l’insorgere di malattie croniche o della depressione. La dieta yogica consiste di cibi puri e aiuta a tenere in forma il corpo e la mente.

 Pensiero Positivo e Meditazione (Vedanta e Dhyana). Il pensiero positivo e la meditazione sono le chiavi per la pace della mente. La meditazione è il metodo usato per calmare e focalizzare la mente. Una pratica regolare favorisce sia uno stato d’animo sereno sia il benessere fisico e spirituale. Tuttavia, per poter meditare è necessario prima focalizzare la mente con alcune tecniche di concentrazione e con il pensiero positivo. Una mente piena di pensieri negativi e di emozioni si calma difficilmente.

L’unione con l’Essere Supremo.
Controllando i movimenti della mente, siamo in grado di eliminare gli schemi negativi di pensiero e raggiungere lo stato meditativo trascendentale (samadhi). Il samadhi è l’unione beata con il Sé Supremo e porta all’esperienza diretta e intuitiva dell’Infinito. E’ un’esperienza spirituale molto profonda che non può essere descritta a parole né afferrata dalla mente. Nel samadhi i sensi, la mente e l’intelletto cessano di funzionare. La consapevolezza si espande e trascende tempo, spazio e causalità. Ci si rende conto che la presenza divina pervade tutti gli esseri viventi. Si fa esperienza di una pace e di una gioia profonda e ci si sente tutt’uno con l’universo.

Mantra yoga

 Nel percorso spirituale, c'è un'antica pratica che continua ad attirare l'attenzione per i suoi effetti benefici sulla mente e sul corpo: la recitazione dei mantra. Questa tradizione millenaria ha superato i confini culturali e religiosi per raggiungere un pubblico sempre più vasto. Un mantra è uno strumento della mente: un suono o una vibrazione potente che si può usare per entrare in uno stato profondo di meditazione o di consapevolezza. Il mantra può essere pronunciato, cantato o sussurrato. Oppure lo si può pensare nella mente senza verbalizzarlo.  Il mantra ha il vantaggio di occupare la mente con qualcosa di diverso dai problemi quotidiani. Recitando un mantra e sentendolo profondamente, la mente non ha quasi più spazio per pensare.

Kirtan e Bhajana sono pratiche spirituali che fanno parte di un sistema chiamato Mantra Yoga. Letteralmente i due termini significano "ripetizione continua di un mantra".  Questo sistema yoga contenuto nei Tantra Shastra, antica scrittura indiana, utilizza le vibrazioni sonore per permettere all'essere umano di poter espandere ed infine liberare la propria coscienza latente. Il Mantra yoga non è limitato alla cultura indiana poichè si trova in tutte le grandi culture spirituali del mondo.

Il mantra, esistente nell'etere, venne direttamente percepito dagli antichi rishi, o veggenti, che diedero al suono, una trasposizione verbale, traducendolo in parole, ritmi, melodie.  La radice "Man" nella parola "Mantra" significa in lingua sanskrita "pensare", mentre "Tra" deriva da "Trai", che vuol dire "proteggere" o "liberare" (dal vincolo del sansara, o mondo fenomenico, ciò che appare ai nostri sensi fisici). Perciò mantra vuol dire "pensiero che libera e protegge".  I mantra sono stati tramandati in un linguaggio costituito da sillabe (alfabeto "devanagri", che in sanskrito significa "Città degli Dei").

Questo linguaggio consiste di una serie di lettere chiamate Akshara, che significa "senza fine" e la combinazione di queste singole lettere o vibrazioni sonore forma ciò che conosciamo come mantra. Ogni akshara ha una sua particolare frequenza o vibrazione associata, che influenza l'individuo nei differenti livelli di coscienza. Perciò le combinazioni di akshara in differenti mantra aiutano a risvegliare un particolare tipo di consapevolezza nell'individuo, secondo la struttura del mantra. Pertanto essi non devono in alcun modo il loro potere al significato. Non bisogna pensare infatti che i mantra promuovono il pensiero concettuale, che è dualistico, anzi in quanto manifestazione del suono, essi riproducono l'essenza stessa di ciò che viene nominato (per esempio, la parola "shanti", che in sanskrito significa "pace", è essa stessa una vibrazione di pace), e operano su di noi grazie alla loro identità con determinati elementi della nostra coscienza.

I mantra hanno dunque il potere di far trascendere la dualità, il livello mentale, e di portarci ad uno stato di unione ("yug", da cui yoga) mistica con l'universo, il cosmo, l'assoluto, chiamata "nirvana" dai buddhsiti, "tao" dai taoisti, "samadhi" dagli yogi dell'India, "comunione cristica" dai mistici cristiani.

Il canto o la recitazione del mantra attiva la forza creativa spirituale, producendo armonia in tutti i livelli dell'essere umano. Può quindi essere usato per riportare equilibrio sui livelli sottili, e manifestarsi come cura anche sul livello fisico più denso. 

La musica è sempre stato un mezzo molto potente per il risveglio della cosicenza spirituale, per non parlare del suo valore per liberare le tensioni emozionali ed indurre uno stato di tranquillità e di rilassamento. Così con la comninazione del mantra e della musica abbiamo una pratica conosciuta come Kirtan.   Sul sentiero della meditazione il kirtan è uno dei mezzi attraverso cui la bhakti, l'amore trascendentale viene risvegliato. La musica è un'arte, un'espressione comune a tutte le culture ed un mezzo attraverso cui, nella vita, viene espressa quell'esperienza che trascende le parole e le azioni. La musica ha la qualità della trascendenza. Ha un potere così grande,  che l'intelletto e la mente razionale sono disattivati e ci porta nel regno dell'interiorità dello spirito.  

I mantra sono lasciati nella loro forma originale perchè qualunque tentativo di tradurne il significato sarebbe puramente intellettuale. Tramite la pratica del kirtan e del bhajana e non attraverso la conoscenza intellettuale, vengono poco alla volta rivelati gli aspetti più profondi del mantra. 

Il mantra OM.  Secondo la scienza del mantra vi sono quattro tipi di onde sonore: onde statiche, onde riverberanti, onde oscillanti e onde trascendentali. Il mantra Om produce tutte queste quattro onde; OM è la combinazione di tre suoni "A" "U" "M".    "A" crea le onde statiche, "U" le onde riverberanti, "M" le onde oscillanti.  La quarta onda, essendo trascendentale e oltre i sensi dell'udito e della parola, viene creata meditanto su OM al centro del cuore.   Quando si trascende il mondo sensoriale esteriore, si diventa consapevoli di onde aventi alta frequenza che non hanno nessuna interruzione.  Le onde ordinarie hanno un'interruzione. Quando si pratica il mantra "OM", esso iniza e poi termina. La fine e l'inizio sono i punti di arresto delle onde sonore. Ma quando trascendete la mente, allora si arriva ad un'alta frequenza sonora che non ha mai interruzione. 

Le prime tre onde sonore appartengono alle tre dimensioni della coscienza umana e sono interconnesse. "A" rappresneta lo stato di veglia o coscienza sensoriale, "U" rappresenta il sogno o il subconscio e "M" rappresenta la dimensione illimitata della coscienza che è oltre la mente e i sensi. Quindi possiamo dire che "OM" ha quattro basi: il mondo sensoriale, il mondo mentale, il mondo materiale e lo stato ultimo.  

Secondo i Veda, OM è il primo e l'ultimo mantra. Esso non ha nome e forma ed è considerato essere la forza creatrice della mente universale. Il concetto di mente universale è molto difficile per noi da comprendere. Nelle scritture viene chiamata Hyranyagarbha, ed è simboleggiata da un uovo. Nel centro di questo uovo vi è un punto ultimo dal quale il suono scaturisce. 

"Nada" letteralmente significa suono, ma in questo caso si riferisce al punto ultimo di risonanza. Questo punto è un punto trascendentale dove "OM" si trova in forma immanifesta. Non vi è vibrazione, non vi è ritmo, non vi sono onde; tutto sembra essere completamente silenzioso e potenziale. Può essere immaginato come totale inattività. Ai poli opposti di questo uovo universale vi sono le forze conosciute come spazio e tempo. Lo spazio è la forza di energia positiva e il tempo è la forza di energia negativa. Quando producete il mantra OM con la bocca o lo recitate nel regno della vostra mente, queste due forze psichiche raggiungono uno stato di polarità, cercano di proiettarsi entrambe verso il centro del nucleo. Quando avviene l'unione, vi è un'esplosione di forza dalla quale risulta l'intera creazione universale. Quindi il mantra OM rappresenta la forza creatrice, il centro in cui il tempo e lo spazio si uniscono e dove l'infinito è spaccato in una moltitudine di infiniti.  

Il mantra OM viene scritto in un modo particolare. Consiste in quattro curve, sopra le quali vi è una luna crescente con un bindu o punto. Bindhu è il centro o il punto focale di OM.  Ogni curva  rappresenta l'infinito nei suoi differenti aspetti di tempo, spazio, oggetto e trascendenza. Quindi Om ha entro se stesso l'altra forza conosciuta come prakriti o natura, oltre la forza spirituale. Gli yogi meditano su questo simbolo di OM in modo da sviluppare le forze mentali e spirituali. Vi sono due manifestazioni di questa energia: una è appagamento che appartiene al piano materiale, l'altra è trascendenza, appartenente al piano spirituale. Om è un mantra molto potente per gli scopi dell'appagamento e della trascendenza.

Il simbolo dello yoga

I benefici dello yoga

I benefici dello Yoga sono riconosciuti da tempo dalla comunità scientifica internazionale e trovano nuove conferme dalla ricerca: oggi si sa che questa disciplina, praticata in modo corretto e continuativo può alleviare lo stress mentale e fisico, migliorare l’umore, rallentare il processo d’invecchiamento e migliorare di conseguenza le difese immunitarie.   


Recentemente i ricercatori della Boston University School of Medicine hanno studiato gli effetti di questa disciplina. Lo Yoga porta a un benessere psicofisico e allevia e cura i disturbi legati all'ansia e alla depressione.  Grazie allo Yoga si impara infatti a gestire la sofferenza, la paura, si alleviano i sintomi dell'ansia, poiché si imparano a sentire le proprie sensazioni ed emozioni, anche negative, accettandole per poterle poi lasciare andare via.   Grazie allo Yoga, è possibile ridurre la produzione di cortisolo e adrenalina, andando a calmare il corpo, riducendo lo stress e dando inizio a un rilassamento profondo. Molte persone, dopo aver provato i benefici dello Yoga, cercano di accettare tutte le sensazioni che provano, sia negative che positive: sappiamo bene come l'ansia sia sempre causata dalla paura di provare emozioni spiacevoli e dal continuo cercare di evitare di andarci incontro, piuttosto che da emozioni effettive ed esistenti. Grazie allo Yoga, chi soffre d'ansia potrà sempre trovarsi pronto a fronteggiare situazioni nuove, paure ed emozioni di diversa intensità e natura, oltre a godere di un risanamento fisico che aiuterà a distendere i nervi e a scacciare lo stress.

La meditazione, parte importante della pratica yoga, è in grado di trasformare la nostra esperienza del mondo, diminuendo l’ansietà e la vulnerabilità al dolore, la tendenza alla depressione e alla collera e ha degli effetti benefici sulla salute rafforzando l’attenzione, il sistema immunitario e il benessere generale.

L’ipotesi da cui lo studio ha preso avvio è stata anzitutto confermare che lo stress causi uno squilibrio del sistema nervoso autonomo ed una ridotta attività di un particolare neurotrasmettitore inibitorio chiamato “GABA” (Il GABA - o acido gamma-amminobutirrico è considerato, a tutti gli effetti, uno dei più potenti e principali neurotrasmettitori ). Si è visto poi che questo tipo di squilibrio ha i suoi effetti sull’intero organismo: una bassa attività del GABA si è riscontrata nei disturbi d’ansia, nel disturbo da stress post-traumatico, nella depressione, nell’epilessia e anche nel dolore cronico. Ebbene, la pratica costante dello yoga è in grado di riportare a livelli  di normalità questo neurotrasmettitore!
Lo Yoga influisce innanzitutto sulla salute del sistema cardiovascolare, in quanto gli esercizi di respirazione permettono di aumentare il flusso di ossigeno nel corpo, incluso il cervello e il cuore, aumentandone le prestazioni.
Lo yoga incrementa la forza muscolare globale nella zona dell’addome, dei glutei, della regione lombare fino alla base del cranio ed è proprio qui che la stabilità e l’equilibrio hanno origine.
Le posizioni Yoga migliorano la flessibilità muscolare del corpo. Le posizioni aiutano a rendere elastici mente e corpo e questo permette di vivere in uno stato di maggiore benessere.  Secondo molti studi lo Yoga può essere molto utile per andare ad alleviare e curare i disturbi legati all'ansia e alla depressione senza far uso di medicinali.

Infine, non bisogna mai dimenticare che un corretto stile di vita, una corretta alimentazione ed un regolare riposo notturno sono indispensabile per acquisire dei benefici consistenti.

Oltre a esser ottima per la cura del corpo e la cura dell'anima, questa pratica non ha nessun effetto collaterale, se non quello di dare benefici evidenti e duraturi.

lunedì 24 giugno 2024

Lo yoga, vittima della moda

L'alien yoga, l'HIIT yoga, lo yoga con capre... Non si contano più le declinazioni sempre più stravaganti di questa disciplina millenaria. Alcune associazioni di yoga sono arrivate a definire i praticanti come "clienti".       Se non ti sei iscritto a un corso di yoga a fine agosto, hai fallito nella vita. 

Anni dopo i primi apostoli californiani, l’entusiasmo per questa pratica sembra non volersi esaurire. Lezioni di prova, sessioni gratuite, a volte in luoghi insoliti... Lo yoga conta circa 2 milioni di seguaci in Francia, 36 milioni negli Stati Uniti, e ne attira sempre di più. Foto e video di apprendisti yogi al tramonto invadono (chi ha detto "inquinano"?) ogni estate i social network, mostrando posizioni degne dei migliori contorsionisti. Nell’edizione dell’11 agosto, Elle descrive "il boom dell’ego trip", il dilagare dei soggiorni yoga-disconnessione.

Si celebra in tutto il mondo il 21 giugno la Giornata Mondiale dello Yoga. Proclamata dalle Nazioni Unite su iniziativa del Primo Ministro indiano, Narendra Modi, l’evento ha avuto un successo immediato. Tuttavia, questa giornata, spesso sponsorizzata da marchi di abbigliamento e il cui scopo sembra essere quello di battere record di posture stile Guinness dei Primati, è in contraddizione con l’essenza stessa dello yoga, come lamentano i professionisti. Gli insegnanti guardano con sconcerto le innumerevoli declinazioni della loro disciplina, a volte assurde, che proliferano nelle palestre alla moda.

Bisogna dire che i commercianti di concetti yogici mostrano un’inesauribile inventiva. Citiamo lo yoga-tequila o la sua versione moderata, lo yoga-birra. Ma anche, ultima moda negli Stati Uniti, il goat yoga, ovvero come eseguire le posture circondati da... capre – e talvolta con l’animale sulla schiena, come descritto recentemente da alcune associazioni.  O ancora l’alien yoga, presentato nel quotidiano britannico The Times che consiste nell’aspirare l’addome per lasciare apparire solo un rigonfiamento, stile Ridley Scott. Grazia annunciava il "HIIT yoga", un’invenzione di un club parigino che mescola esercizi cardio e posizioni yoga. Potremmo continuare la lista.

"Lo yoga non è una terapia né una ginnastica, è una filosofia portatrice del senso della vita che permette, in un mondo in totale sconvolgimento, di andare all’essenziale", sottolinea Isabelle Morin-Larbey, presidente della Federazione Nazionale degli Insegnanti di Yoga (FNEY) che ha festeggiato i suoi 50 anni quest’anno.

L’origine dello yoga, parola sanscrita che significa "unire, collegare, congiungere", implica la persona intera riunificando corpo, mente e cuore. Nato migliaia di anni fa in India, questa disciplina designa "l’arresto delle fluttuazioni della mente". In pratica, le posizioni dello yoga (asana) e gli esercizi di respirazione (pranayama) permettono di rafforzare i punti di appoggio fisici e respiratori e di ritrovare un asse, con facilità e fermezza, senza alcun giudizio.

"Oggi, il benessere rappresenta tutto un mercato", osserva la psicanalista Christiane Berthelet Lorelle, autrice di diversi libri sull’argomento. "Dobbiamo quindi trasmettere e trasmettere ancora, riferirci ai testi antichi, continuare a lavorare affinché ogni persona abbia la possibilità di discernere ciò che è una pratica autentica, radicata nella sua etica, da un’altra, votata alla performance ginnica o all’estetizzazione." Agli antipodi di una disciplina express fondata sulla cultura del risultato. "Pazienza, lentezza, perseveranza, umiltà sono le qualità sviluppate sul tappeto", riassume Isabelle Morin-Larbey.

Benefici comprovati.  "Ridurre lo yoga a una tecnica, è riduttivo. Non basta imparare le posizioni. Non è una dimostrazione, è l’esatto opposto. Lo yoga assomiglia più a un approccio olistico, è una disciplina corporea, filosofica e spirituale, che propone di lasciarsi andare", spiega Christophe Pasteur, osteopata, che insegna anatomia presso la Scuola Francese di Yoga di Parigi, che dipende dalla FNEY.

"Si fa dello yoga una soluzione miracolosa per tutto, per dimagrire, mentre lo yoga è proprio il distacco dalle apparenze", sottolinea Patrick Delhumeau, direttore della Scuola Francese di Yoga dell’Ovest. I suoi benefici sulla salute sono provati da numerosi studi scientifici, sia per trattare la depressione, alleviare lo stress, migliorare la digestione, la salute cardiaca... "Fanno parte degli effetti secondari desiderabili dello yoga", descrive poeticamente Delhumeau. Gli studi che lo confermano si moltiplicano; se ne contano migliaia. La pratica è sempre più proposta negli istituti di cura.

Sintomo dei tempi, molti vedono anche nello yoga un aiuto contro la frammentazione del tempo, la corsa frenetica permanente, il sempre di più, il "tutto, subito". Lo yoga permette di prendersi il tempo per sé stessi.

Per l'insegnante e sceneggiatore Gilles Vernet, è "una disciplina che ridà respiro e flessibilità alla nostra esistenza". "È bene crearsi pause volontarie in un mondo che non ce le offre più", dice l’autore del documentario e libro "Tutto accelera" (Eyrolles, 264 pagine, 14,90 €) pubblicato a maggio. "Prendersi il proprio tempo dà spazio, ecco la lezione di questa pratica ancestrale", sottolinea la psicanalista Christiane Berthelet Lorelle.

Lo yoga può anche essere "un rifugio per ritrovare equilibrio", come per Marie, che ha conosciuto rotture affettive e professionali. Ha trovato nello yoga "un modo per respirare e riprendere fiducia in se stessa", senza mai fuggire. "Lo yoga permette di distaccarsi da certi comportamenti, in particolare consumistici", insiste Morin-Larbey. E di liberarsi dal superfluo, andando verso l’essenziale. Inutile caricarsi di una capra, anche se è flessibile.

Articolo di Pascale Santi pubblicato su Le Monde

Lo yoga modifica il cervello e migliora la salute mentale

Negli ultimi dieci anni, lo yoga è diventato di moda, come dimostra la moltiplicazione delle sue declinazioni, più o meno fantasiose, o ancora la creazione, nel 2015, di una "Giornata Internazionale dello Yoga".  

A questa disciplina vengono attribuiti numerosi benefici, e lavori scientifici hanno cercato di valutare i suoi effetti sulla salute, così come la sua capacità di migliorare la situazione di pazienti affetti da varie patologie, come lombalgia, cancro o problemi cardiaci. Le conseguenze della pratica dello yoga sono state studiate non solo nella popolazione generale, ma anche presso popolazioni specifiche: adolescenti, persone con disturbi mentali, ecc.    I risultati sembrano indicare che praticare yoga si traduce effettivamente in vari effetti positivi sulla salute fisica. Questa pratica permette in particolare di migliorare l’equilibrio, la flessibilità, nonché di rafforzare i muscoli e il cuore. Lo yoga potrebbe avere anche un effetto benefico sul sistema immunitario e presentare un interesse nella gestione del dolore.

Lo yoga migliora l'attività cerebrale. Lo yoga presenta la particolarità, rispetto ad altri tipi di attività fisica, di combinare sequenze di movimenti con esercizi di controllo della respirazione e di regolazione dell’attenzione. In una meta-analisi recente, ossia un’analisi statistica dei dati pubblicati nella letteratura scientifica (una "analisi delle analisi"), ricercatori cinesi hanno analizzato i risultati di 15 pubblicazioni scientifiche che hanno studiato gli effetti dello yoga e di pratiche appartenenti allo stesso tipo di attività fisica "mente-corpo" (tai-chi-chuan o taiji, qi gong, baduanjin, wuqinxi…). In questi vari lavori, i ricercatori avevano utilizzato principalmente la risonanza magnetica (RM) per osservare gli effetti dello yoga sul cervello.

L’analisi di tutti i risultati di questi diversi studi mostra diversi miglioramenti nei praticanti di queste attività mente-corpo, tra cui un aumento delle dimensioni di alcune regioni del cervello e della loro attività. Questi cambiamenti avvengono principalmente a livello della corteccia prefrontale, dell’ippocampo, del lobo temporale, dell’insula e della corteccia cingolata, strutture principalmente coinvolte nella regolazione emotiva, nella memoria e nel controllo di sé. I ricercatori hanno osservato anche una migliore connettività funzionale nei circuiti cerebrali di alto livello, come quello del controllo cognitivo (che regola l’attenzione, l’inibizione, la memoria di lavoro, ecc.) e quello della modalità predefinita (rete dei pensieri e delle emozioni di sé e degli altri). Un’altra meta-analisi ha messo in evidenza che i cambiamenti cerebrali osservati tramite RM potrebbero essere collegati a modifiche comportamentali (osservate durante valutazioni psicologiche dei praticanti di yoga tramite questionari, osservazioni o interviste). Come si ripercuotono questi cambiamenti cerebrali sulla loro vita quotidiana?

Lo yoga riduce lo stress. Una meta-analisi su 42 studi ha esaminato l’effetto della pratica dello yoga sullo stress. Lo stress è una risposta biopsicologica che si traduce principalmente in sintomi fisiologici, pensieri negativi e un rallentamento cognitivo. Lo yoga sembra contribuire alla riduzione dello stress diminuendo la quantità di cortisolo, principale ormone dello stress. Questi risultati devono essere contestualizzati e necessitano di studi più approfonditi con un numero maggiore di partecipanti e interventi di maggiore durata per giudicare l’effetto a lungo termine dello yoga sullo stress. Oltre a questo cambiamento ormonale, altri lavori indicano che lo yoga avrebbe un effetto sull’attività della corteccia frontale e della corteccia parietale del cervello. La corteccia frontale è associata al controllo di sé e delle emozioni, mentre la corteccia parietale è responsabile del trattamento e dell’integrazione delle informazioni sensoriali. Questo si spiegherebbe con il fatto che una sessione di yoga è punteggiata da momenti meditativi in cui i praticanti devono frequentemente concentrarsi sulla respirazione, su una parte specifica del corpo o su ciò che sentono in quel momento. Questi momenti di meditazione aiuterebbero a meglio regolare l’attività di queste regioni cerebrali, mentre l’attività associata alla carica mentale o allo stress sarebbe diminuita.

Lo yoga migliora i sintomi ansioso-depressivi. L’ansia è un sovraccarico delle capacità di regolazione emotiva che si manifesta con sintomi simili a quelli dello stress. Assomiglia a una preoccupazione diffusa, associata principalmente a difficoltà di concentrazione e di addormentamento. La depressione è invece un disturbo psichiatrico caratterizzato da un disordine delle emozioni associato a un sentimento di tristezza o disperazione persistente, nonché a una perdita di interesse e a un isolamento. Ansia e depressione sono associate a una modifica dell’attività dell’amigdala, struttura del cervello principalmente coinvolta nelle emozioni negative. Una meta-analisi su 27 studi condotti su bambini e adolescenti ha esaminato gli effetti dello yoga sui sintomi ansioso-depressivi. I partecipanti erano persone tipiche o persone con patologie varie (patologia ovarica, patologia cardiaca, disturbi digestivi, ecc.). Questa analisi ha rivelato che il 70% di questi lavori mostrava un miglioramento della salute mentale dei giovani a seguito della pratica dello yoga, e più precisamente dell’ansia, e questi risultati sono da collegare direttamente alla diminuzione dell’attività dell’amigdala riscontrata nei praticanti adulti. Questi effetti benefici sui sintomi ansioso-depressivi sono stati evidenziati anche negli adulti e nelle persone affette da un disturbo ansioso-depressivo. Gli studi in questo campo di ricerca sono ancora recenti, poco numerosi ed eterogenei nei loro protocolli. È quindi necessario essere cauti nell’interpretazione dei risultati. Inoltre, in caso di disturbo ansioso-depressivo, la pratica dello yoga non sostituisce una presa in carico medica e psicologica. Questi risultati suggeriscono tuttavia che lo yoga potrebbe non solo essere utilizzato come attività fisica, ma anche per migliorare la salute mentale.

Lo yoga migliora anche le prestazioni cognitive. La pratica dello yoga sembra avere un impatto anche sulle prestazioni cognitive. Una meta-analisi pubblicata nel 2020 e riguardante 13 articoli mostra che, a seguito di sessioni di yoga, adulti con o senza disturbi cognitivi presentavano miglioramenti nelle prestazioni di attenzione, memoria e inibizione. Questi miglioramenti potrebbero essere legati alle modifiche cerebrali osservate tramite imaging cerebrale, in particolare l’aumento della quantità di materia grigia nell’ippocampo, nel lobo temporale mediale, nella corteccia prefrontale, nell’insula e nella corteccia cingolata, regioni intimamente legate alle prestazioni cognitive. Inoltre, l’aumento dell’attività delle regioni frontali del cervello è duraturo. Gli autori di questi lavori raccomandano tuttavia di condurre studi più approfonditi, su campioni di maggiore dimensione e secondo protocolli standardizzati (trial randomizzati controllati), per migliorare la quantità e la qualità dei dati disponibili.

È importante notare che i miglioramenti osservati sembrano essere principalmente dovuti agli esercizi di meditazione che fanno parte delle sessioni di yoga. Durante le sessioni, l’uso di questi esercizi potrebbe avere un effetto sinergico essenziale. Ciò potrebbe significare che, per osservare gli effetti dello yoga sui sintomi ansioso-depressivi e sulle prestazioni cognitive, è necessario imparare a dirigere l’attenzione sul momento presente e sulle proprie emozioni. Inoltre, altri fattori come essere in gruppo durante le sessioni e avere interazioni positive potrebbero contribuire alla diminuzione dei sintomi ansioso-depressivi. 

Se desideri praticare lo yoga e constatarne gli effetti, ti resta da rispondere a una domanda: quale scegliere? Tra i numerosi tipi di yoga esistenti, sono frequentemente oggetto di studi l’Hatha yoga e il Kundalini yoga. Se dovessi sceglierne uno per iniziare, probabilmente sarebbe uno di questi... Non resta che trovare un corso vicino a te!

Articolo di Marc Toutain e Anne-Lise Marais pubblicato su The convesation 
https://theconversation.com

venerdì 21 giugno 2024

E' vero che lo yoga risveglierà quell'energia profonda chiamata kundalini? - J. Krishnamurti

Qualcuno chiese a J. Krishnamurti se lo yoga risvegliasse quell'energia prodonda chiamata kundalini, e qui trovate la sua risposta   https://www.youtube.com/watch?v=chPBmSzvStQ

Krishnamurti è considerato in tutto il mondo come uno dei più grandi pensatori e maestri religiosi di tutti i tempi. Egli non teorizzò nessuna filosofia o religione setta o nazione e non era schierato con nessuna scuola di pensiero politico o ideologico; sosteneva che proprio questi sono i fattori che dividono gli esseri umani portando conflitto e guerra. Egli ricordava continuamente che siamo tutti esseri umani e non indù, musulmani o cristiani, che non siamo diversi dal resto dell’umanità.  Raccomandava di camminare con leggerezza su questa terra, senza distruggere noi stessi e l’ambiente; comunicava a tutti un profondo
senso di rispetto per la natura e tutto il creato.  https://www.krishnamurti.it/jiddu-krishnamurti/

Celebrazione della Giornata dello Yoga 2024 - FAO Staff Coop

 

 ----  Per chi volessere vedere la mia presentazione potete accedere al seguente link: https://www.youtube.com/watch?v=1yMqhT1yMg0

12:00 – Opening (presentation by Ms. Radha Gupta, positive thinking teacher) 

12:05 - "The thousand faces of meditation. Meditation in Yoga'' - Lecture by Mr. Cesare Maramici, Hatha Yoga teacher. 

12:25 – ''Vinyasa Yoga Flow For Peace" - Session by teacher Janine Claudia Nizza 

12:45 – Viniyoga Session by teacher Patrizia Labella 

13:05 – Taiji Quan and Qigong Session by teacher Paola Wu Min Yi and her group 

13:25 – ‘’Raja Yoga for Inner Stability’’ - session by teacher Radha Gupta of the Positive Thinking group 

13:45 – Closing (by Janine Claudia Nizza, Vinyasa Yoga Flow teacher) 

Kindly confirm your participation by emailing fao-staff-coop@fao.org

giovedì 23 maggio 2024

Lo yoga cura il corpo e rilassa la mente

La pratica dello yoga ci permette di portare alla superficie le nostre qualità positive innate come benevolenza, compassione, altruismo, tolleranza, atteggiamento non giudicante e pace e utilizzarle nelle nostre relazioni quotidiane. Diventare un miglior essere umano è un obiettivo molto ambizioso ma non è il vero scopo dello yoga.  Lo scopo principale dello yoga è il conseguimento della trasformazione della coscienza, è un cammino verso elevati stati di consapevolezza e coscienza. Lo Yoga è una forma di unione tra se stessi e l'universo. Una forma di presenza assoluta. 

È l'unione dei vari piani dell'esistenza: un'armonia di corpo, mente e respiro e energia. E' l'abbandonarsi al Tutto, al Divino (Ishvara pranidhana), il sentire di far parte di qualcosa di più grande. È soprattutto un percorso psico-fisico ed energetico, di allineamento, espressione ed espansione del corpo, dell'anima e della mente attraverso l'unione di movimento, respiro e silenzio.   

Questo cammino include la pratica di posizioni fisiche (asana), respirazioni (pranayama), meditazioni, comportamenti etici che includono il rispetto per ogni forma di vita e un’alimentazione sana e rispettosa della natura. Il benessere psico-fisico è un semplice effetto collaterale, la mera conseguenza di trattare il corpo come un dono sacro (nello yoga il corpo è il tempio su cui costruire il percorso).

Lo Yoga è una disciplina che cura il corpo e rilassa la mente; con la pratica regolare e costante sentiamo affiorare in noi benessere, calma e lucidità mentale. Si sviluppa un atteggiamento di maggiore responsabilità e equanimità, per affrontare al meglio le prove e le sfide della vita quotidiana.   E' un’educazione dolce all’ascolto profondo di sé. Ciò vuol dire allenarsi a tirare fuori la potenzialità positiva della mente, mettendola in condizione di fare il miglior lavoro possibile per raggiungere il benessere psicofisico, utilizzando gli strumenti che si hanno a disposizione nelle circostanze attuali, qui e ora.
Lavorando sul piano psico-emozionale, il praticante di Yoga riesce a definire meglio il proprio cammino esistenziale.   

Lo Yoga investe il corpo e la mente  in senso pratico, al fine di rendere la mente duttile attraverso l’addestramento fisico, e viceversa. 

La pratica dello yoga è caratterizzata da una serie di tecniche corporee statiche e dinamiche: posture fisse, respirazione, meditazione, ripetizione di mantra, tecniche di purificazione. Permette di conseguire efficaci benefici a livello fisico sciogliendo le tensioni, tonificando la muscolatura, curando la salute delle articolazioni e degli organi interni, migliorando la circolazione, la postura, la capacità polmonare e rafforzando il sistema immunitario. Inoltre, con l’assiduità e la costanza di una pratica regolare, lo Yoga estende i suoi benefici oltre il corpo fisico: permette di concentrare la mente e di rilassarla, riducendo notevolmente lo stress.
Le posizioni dello Yoga (in sanscrito: asana), concepite per aumentare la flessibilità del corpo e il tono muscolare, attivano il sistema cardio-circolatorio, tonificano il sistema nervoso e favoriscono conseguentemente il controllo delle proprie emozioni e la concentrazione. L’esecuzione di asana si accompagna a un senso di benessere e di stabilità fisica e mentale, porta  ad una maggiore consapevolezza dei processi fisici e psichici.
Le numerose tecniche di respirazione (pranayama) ci aiutano a contrastare l’eccesso di stress, ridurre i disturbi del sonno, aumentare la facoltà di controllo e gestione della sfera psico-emotiva.
Allo scopo di calmare l’iperattività e la dispersione della mente vengono insegnati metodi di rilassamento psico-fisico e, in seguito, specifiche tecniche di concentrazione e meditazione.
Con la pratica costante e regolare, la meditazione attiva la sfera intuitiva e aumenta la creatività personale e  quindi si rivelano le grandi potenzialità latenti in ognuno di noi.

Benché il suo scopo originario non sia il miglioramento dello stato di salute ma la realizzazione spirituale, il benessere fisico che deriva dalla pratica dello Yoga non è secondario, al punto che il suo valore terapeutico oggi è riconosciuto e attestato.   Lo Yoga può essere praticato da tutti senza difficoltà, così, si ricorre allo Yoga per curare le patologie più diverse, rendendolo di fatto praticato in tutto il pianeta e generando una miriade di pratiche particolari, tra gli altri, la ginnastica dolce, lo stretching e il Pilates.
"Se si pratica lo yoga con costanza nel tempo, ne risulta di solito una maggiore ampiezza di movimento di molte articolazioni, un’accresciuta libertà di movimento del corpo tutto e anche più forza e più equilibrio nel compiere i movimenti stessi". (Jon Kabat-Zinn).

Questo cammino è caratterizzato da una disciplina articolata attorno a quattro livelli di interiorizzazione:

  • il livello somatico, che ha come obiettivo la purificazione del corpo,
  • il livello etico, volto alla purificazione e stabilizzazione della mente,
  • il livello “psicologico”, che comporta un attacco alla mente empirica, che deve essere trascesa,
  • il livello metafisico, cioè la realizzazione trascendentale del Sé.

Questi livelli ruotano attorno a:

  • alcune prassi fisiche e respiratorie (asana e pranayama),
  • prescrizioni etiche (yama, che comprende la non violenza, l’onestà, l’assenza di desiderio, la purezza del cuore e la non passività),
  • osservanze morali (niyama, che comprendono purezza, appagamento, ardore per la pratica, studio e conoscenza di sé, abbandono alla trascendenza),
  • abilità psicologiche e introspettive (pratyahara),
  • vari livelli di concentrazione meditativa: dharana, dhyana e samadhi, il raccoglimento profondo che implica quiescenza e capacità di vedere la verità dell’esistenza.

Lo Yoga promuove il benessere generale del praticante e agevola il processo riabilitativo dalle malattie e da eventi fisici traumatici, se si pratica con costanza e tenacia. Lo Yoga è una medicina lenta e il cambiamento avviene un poco alla volta, essendo concepito come un percorso per gradi sin dall’origine. Attraverso una pratica costante la trasformazione psicofisica comincia a manifestarsi: si respira meglio, il corpo è più armonico, si affronta meglio la fatica, la mente beneficia di un profondo rilassamento. 

Sulla sponda di un torrente, seduti per il tempo necessario, si può osservare l’acqua che leviga le rocce. Allo stesso modo, con pazienza e per il tempo che ci occorre e modulando lo Yoga nello sforzo possibile per ciascuno di noi, la disciplina cambia la vita esteriore e interiore, levigandone le asprezze come l’acqua sulla pietra.

venerdì 3 maggio 2024

I 5 kosha e i 3 corpi

La filosofia dello yoga ci insegna che l'essere umano non è solo un corpo fisico fatto di ossa, muscoli e sangue, ma tre corpi complessi (il corpo fisico, il corpo astrale e il corpo spirituale, comunemente conosciuto come anima) collegati tra loro attraverso l'energia vitale (il prana) e composti da molteplici strati  chiamati kosha.

  • 1. Il corpo fisico chiamato anche "corpo grossolano", comprende i muscoli, le ossa, gli organi e tutte le altre parti che compongono la tua forma fisica. E' composto da cinque elementi primari: terra, acqua, fuoco, aria  ed etere. Ecco perché abbiamo bisogno di un apporto quotidiano di questi cinque elementi per mantenere il nostro corpo fisico. L'antica scienza dell'Ayurveda si basa sul principio che questi cinque elementi devono essere rinfrescati regolarmente per mantenere il corpo sano e libero da malattie. Nello yoga, si praticamo asana (posizioni yoga) e meditazione per bilanciare gli elementi e mantenere la salute e la vitalità del corpo fisico.
  • 2. Il corpo astrale o energetico è il corpo sottile che sta alla base del corpo fisico ed è il ponte tra il corpo fisico e quello spirituale. I canali di energia sottile e i centri di energia noti come nadi e chakra si trovano in questo corpo. 

Il corpo sottile è composto da 19 elementi in totale:

  • 5 organi d'azione (Karma indriyas):     organo della parola   mani piedi  genitali ano, l'organo di escrezione
  • 5 sensi della conoscenza:    sentire     gustare    annusare     ascoltare  vedere
  • 4 strumenti interiori:     Mente     Intelletto     Subconscio     Ego
  • 5 prana:     Udana     Prana     Samana     Apana     Vyana

I prana sono le energie sottili di cui abbiamo bisogno per le attività della vita come pensare, parlare, muoversi, digerire, ecc. ed esistono cinque tipi di prana principali:

  • 1- L'Udana prana si riferisce all'energia o alla forza vitale situata sopra il cuore. Udana controlla i processi corporei in questa regione, come il cervello, gli occhi, il naso e le mani. Il prana udana proviene dall'elemento spazio.
  • 2- Il prana prana funziona esplicitamente nella regione del cuore ed è responsabile della regolazione del battito cardiaco. Quindi, possiamo ringraziare il prana prana per la salute del cuore. Il prana si ottiene attraverso l'elemento aria. Attraverso la pratica del pranayama, puoi imparare a controllare il respiro e a migliorare il flusso di prana verso il cuore. Questo può favorire la salute cardiovascolare e il benessere emotivo.
  • 3- Il Samana prana è la forza vitale responsabile di facilitare la digestione e il metabolismo nel corpo umano. Questa energia proviene dal sole e dall'esercizio fisico. Samana si trova nel plesso solare, quattro dita sopra l'ombelico, appena sotto la gabbia toracica.
  • 4 - Il Vyana prana è  responsabile della circolazione del sangue e degli altri fluidi corporei in tutto il corpo. Questo prana viene ricavato dall'acqua, che è fondamentale per mantenere l'equilibrio dei fluidi nel corpo. Il Vyana si trova tre dita sotto l'ombelico, anche se l'Ayurveda riconosce il cuore come sua sede principale.
  • 5. L'Apana Prana è la forza dell'escrezione. Questo prana elimina ed espelle le scorie e le tossine dal corpo. Possiamo ottenere l'apana consumando cibi terrosi, come ortaggi a radice, cereali e legumi. Apana si trova nella regione pelvica, che comprende il basso addome, i fianchi e gli organi riproduttivi.
  • 3. Il corpo spirituale o causale è il corpo seme. Questo corpo continua a vivere per tutte le vite e immagazzina le impressioni sottili, sotto forma di karma, di tutto ciò che ti è accaduto in questa vita e nelle vite passate. Ciò significa che il corpo causale determina lo sviluppo dei corpi grossolani e sottili nella vita successiva. Quando moriamo, il corpo spirituale assume un nuovo corpo fisico e astrale. Questo processo è chiamato reincarnazione, che significa "di nuovo in carne e ossa".  Il corpo spirituale è anche il corpo che ci connette al divino. Di conseguenza, possiamo usarlo come veicolo per raggiungere l'obiettivo finale della nostra pratica: l'illuminazione o l'autorealizzazione. Gli elementi del corpo spirituale sono:     Anima      Conto Karma      Libero arbitrio      Samskara (impronte lasciate sulla mente dalle azioni).

I 5 kosha si trovano all'interno dei 3 corpi. Kosha in sanscrito significa "guaina" o "copertura", i kosha sono cinque strati che racchiudono la Pura Coscienza (Purusha) o Sé (atman).  In sanscrito sono chiamati Annamaya Kosha (guaina del cibo), Pranamaya Kosha (guaina del prana o della vita), Manomaya Kosha (guaina della mente), Vijnanamaya Kosha (guaina della conoscenza o della saggezza) e Anandamaya Kosha (guaina della beatitudine). I 5 kosha, o strati, fungono da tabella di marcia per il nostro viaggio alla scoperta di noi stessi. Comprendendo e lavorando attraverso ciascuno di questi strati, possiamo gradualmente muoverci verso uno stato di maggiore consapevolezza e autorealizzazione.
1. Annamaya Kosha: guaina del cibo. Il primo e più esterno strato del Sé è Annamaya Kosha, che letteralmente significa guaina alimentare. Si tratta del corpo fisico fatto di materia, che comprende la pelle, le ossa, i muscoli, gli organi e altri tessuti. Questo kosha è responsabile dei nostri bisogni primari di sopravvivenza, come cibo, acqua e riparo. È attraverso l'Annamaya Kosha che sperimentiamo il mondo fisico e interagiamo con l'ambiente naturale che ci circonda.
2. Pranamaya kosha: guaina vitale,   Il Pranamaya kosha è la guaina energetica del corpo. Questo kosha è composto dai cinque prana principali menzionati in precedenza e aiuta a far fluire l'energia vitale in tutto il corpo. Di conseguenza, il Pranamaya kosha svolge un ruolo importante nelle funzioni vitali di cui abbiamo bisogno per restare in vita, come la respirazione, la digestione e la circolazione.
3. Manomaya kosha: guaina mentale,  manas significa mente. Questo kosha è l'involucro mentale del corpo ed è costituito da sentimenti, pensieri, emozioni, memoria e immaginazione. Questo kosha è responsabile delle nostre funzioni cognitive, come la memoria, la percezione e il ragionamento, ed è il luogo in cui elaboriamo le nostre esperienze ed emozioni.
4. Vijnanamaya kosha: guaina intellettuale,  Vijnanamaya, che significa conoscenza o saggezza, è la guaina che distingue gli esseri umani dagli animali. Sebbene entrambi possiamo provare emozioni e legami profondi, solo gli esseri umani hanno la capacità intellettuale di determinare il bene dal male e l'eterno dall'illusorio.  L'intelletto, l'intuizione e la saggezza interiore fanno tutti parte del Vijnanamaya kosha, il che lo rende un fattore chiave per la nostra crescita e il nostro sviluppo spirituale. Questo kosha è anche il luogo in cui ci connettiamo con il nostro io più profondo e sperimentiamo un senso di unità con l'universo.
5. Anandamaya kosha: guaina beata,  Anandamaya kosha è la guaina piena di beatitudine. È il velo più fine e sottile che copre il Sé (atman) ed è anche conosciuto come il livello dell'anima. La guaina della beatitudine è ciò che ci permette di provare gioia, amore e felicità. È anche responsabile dell'appagamento e della liberazione spirituale ed è il luogo in cui sperimentiamo la nostra interconnessione con tutte le cose.

Come trascendere i 5 kosha. La prima menzione dei 5 kosha può essere fatta risalire a uno dei più antichi testi sanscriti, la Taittiriya Upanishad. La Taittiriya Upanishad ci insegna che l'obiettivo della vita umana è trascendere questi 5 kosha e realizzare la vera natura del Sé, che è al di là di tutti gli strati dell'esistenza.

Solo immergendoci nei 3 corpi e rimuovendo i kosha possiamo trovare la nostra vera natura e accedere a livelli più profondi di coscienza e realizzazione. Poiché ogni guaina è completamente diversa, utilizziamo metodi diversi per trascendere il suo strato e viaggiare ulteriormente verso il Sé.

  • Trascendere l'Annamaya kosha significa capire che sei più del tuo corpo e che puoi andare oltre i limiti del corpo fisico. Possiamo attingere a livelli più profondi della nostra coscienza attraverso la pratica regolare delle asana e una dieta corretta.
  • Trascendere il Pranamaya kosha significa capire che sei più delle tue energie. Attraverso la pratica regolare del pranayama, puoi sviluppare una maggiore consapevolezza del respiro e dell'energia sottile del corpo. Questo può portare a una comprensione più profonda della connessione tra gli aspetti fisici, mentali e spirituali del tuo essere. Inoltre, aiuta a calmare la mente , a ridurre lo stress e l'ansia e a migliorare la salute e il benessere generale.
  • Trascendere attraverso Manomaya kosha significa capire che sei più della tua mente. Praticare yamasyama e niyama e impegnarsi nel servizio altruistico può aiutarti a trascendere i confini del Manomaya kosha e ad accedere a livelli di coscienza più profondi. In questo modo puoi ottenere un maggiore senso di pace interiore, compassione e unità con te stesso e con gli altri.
  • Trascendere attraverso il Vijnanamaya kosha significa capire che sei più del tuo intelletto e della tua capacità di analisi. Lo studio delle scritture, la giusta indagine (Chi sono io?) e la meditazione sono tutti metodi comuni per penetrare e superare il Vijnanamaya kosha. Lo studio delle scritture e la pratica dell'auto-indagine ci permettono di coltivare la saggezza e di comprendere la natura della realtà e lo scopo dell'esistenza. La meditazione è anche un potente strumento per calmare l'intelletto e andare oltre le limitazioni del corpo e della mente. 
  • Il samadhi è un modo efficace per trascendere l'Anandamaya kosha. Il samadhi è uno stato di meditazione profonda in cui si viene completamente assorbiti dal Sé e si sperimenta uno stato di pura coscienza. In questo stato, puoi trascendere le limitazioni della maya (illusione) e sperimentare la vera natura del Sé. La pratica del samadhi richiede anni di pratica dedicata e la guida di un insegnante esperto. Non è qualcosa che si può ottenere da un giorno all'altro. 

I chakra sono 7 centri energetici situati lungo la colonna vertebrale che mantengono l'equilibrio dei diversi aspetti fisici ed emotivi del Sé. Si tratta di Chakra della radice, Chakra sacrale, Chakra del plesso solare, Chakra del cuore, Chakra della gola, Chakra del terzo occhio e Chakra della corona.
Sebbene sia i kosha che i chakra descrivano aspetti diversi del corpo umano e della coscienza, i kosha si concentrano maggiormente sugli strati che ricoprono il Sé, mentre i chakra si concentrano sui centri energetici del corpo sottile. Entrambi i concetti sono importanti nella pratica yogica e possono essere esplorati attraverso varie tecniche, come asana, pranayama, mudra, meditazione e canti.
Attraverso questa pratica si può arrivare ad uno stato di coscienza più profondo e scoprire così la nostra vera natura.  Lavorando sui kosha, sui corpi, sui chakra possiamo gradualmente rimuovere gli strati di illusione e avvicinarci a sperimentare la vera essenza del nostro essere. 

Dal sito  https://www.arhantayoga.org/it/i-5-kosha-e-i-3-corpi/

mercoledì 1 maggio 2024

Prana Vidya dagli insegnamenti di Swami Satyananda Saraswati

 Prana vidya, letteralmente "la scienza della forza vitale" ha fatto parte di ogni tradizione spirituale da tempi immemorabili. Referenze al prana vydya possono essere trovate nelle Upanishad che datano 500 anni prima di Cristo. I differenti maestri usavano metodi diversi per entrare in contatto con questa energia latente e gestirla. La tradizione tantrica, ad esempio, mise a punto il prorpio sistema per risvegliare l'energia usando lo schema dei chakra (i centri di energia) e delle nadi (i canali dove circola l'energia).

Nel 20' secolo Swami Satyananda Saraswati, ispirandosi a pratiche esoteriche prese da antichi testi mise a punto un metodo per gestire questa forza vitale. Questo include pratiche strutturate come yoga nidra, pranayama, ajapa, japa, antar mouna, pawanmuktasana, shankhaprakshalana e soprattutto prana vidya.  L'approccio al prana vidya si basa sul tantra e quindi sulla scienza dei chakra, nadi e mantra per identificare e influenzare i percorsi di energia nel corpo.  Questo a un primo livello porta al praticante una grande vitalità, salute e stabilità mentale. Ad un secondo livello il praticante può sperimentare il prana come pura luce connettendolo alla sorgente della vita e della coscienza. La pratica porta come risultato finale a fondersi con il Mahaprana, l'energia cosmica. 

Queste tecniche vengono illustrate nel primo libro di Satyananda, Prana Vidya del 1976. Poi verranno messe a punto e ampliate e costituiranno il contenuto del testo Prana and pranayama.

Il testo Prana Vidya è diviso a sua volta in due parti: la prima mette a punto una tecnica di meditazione per venire a contatto con il prana e risvegliarlo. La seconda presenta una serie di esercizi per preparare il corpo, mente e prana al Prana vidya (consocenza della forza vitale).

Cap. 1.  Ci sono due principi base nell'universo; prana shakti (energia) e chitta shakti (coscienza). Il tantra lavora sul concetto che l'espansione della coscienza porta alla liberazione dell'energia.  Tuttavia, solo con la  liberazione dell'energia si può arrivare a stati elevati di coscienza. Questo ultimo aspetto è l'obiettivo del tantra e del Prana vidya .  La persona che fa pratyahara (il ritiro dei sensi) indirizzando il prana da un punto all'altro, distrugge tutte le malattie.

Secondo lo yoga, un essere umano è capace di sperimentare cinque dimensione dell'esistenza che sono chiamati pancha kosha o cinque strati.  annamaya kosha (copro fisico), pranayama kosha (corpo energetico), manomaya kosha (corpo mentale), vijnamaya kosha (corpo psichico), e anandamaya kosha (il corpo di beatitudine).   Il corpo energetico è costituito da sei centri di energia, i chakra e i canali dove circola l'energia, le nadi.  I sei centri sono mooladhar a (situato all'altezza del perineo (uomo), cervix (donne), swadhisthana all'altezza del coccige, manipura (ombelico), anahata (cuore), vishuddhi (gola), ajna (tra le sopracciglia). Poi ci sono i centri di energia bindu (in alto dietro la testa) e sahasrara (alla sommità della testa). Ci sono 72.000 canali, oltre questi ci sono tre importanti e principali canali sushunma (lungo la colonna) e ida e pingala che sono intorno alla sushumna ma in direzioni opposte convergendo ad ogni chakra. Rappresentano le due forze: energia mentale e energia vitale fisica. Convergono all'altezza del chakra ajna e poi salgono fino al sahasrara.  Il prana si avverte con sensazioni di calore e formicolio, poi si riesce a visualizzarlo come particelle di luce.  Il testo Yoga Vasishtha descrive la sottile natura delle nadi che costituisce il corpo pranico luminoso (3,19). 

Prana vidya è una potente tecnica per gestire l'energia; il centro dove si genera il prana è mooladhara chakra, il centro dove è immagazzinata l'energia è il manipura chakra, e il centro di distribuzione è ajna. La nadi pingala è la nadi per aumentare il prana, Un principiante non deve usare ida nadi per aumentare il prana, perchè c'è il rischio che le forze mentali diventano dominanti e potrebbero soggiogare l'energia vitale. Il pranayama è il primo passo per il prana vidya. E' il controllo del respiro che porta indirettamente al risveglio e all'espansione del prana. Il prana e il respiro si muovono come un'unica forza su e giù lungo la colonna.  La ritenzione del respiro è necessaria per immagazzinare il prana nell'ajna chakra.  Ujjayi pranayama porta a un sottile stato della mente e sensibilità psichica. Si inala con entrambe le narici e si esala con entrambe le narici e kumbhaka è omesso.  Portando gradualmente la consapevolezza del respiro sulle varie parti del corpo, la mente diventa sensibile al flusso di energia.  E' importante conoscere la costituzione interna del corpo, perchè portare la consapevolezza mentale sui vari organi richiede una buona conoscenza.  Con questa finalità lo yoga nidra è un buona pratica preparatoria.   I blocchi di energia vengono eliminati quando il prana circola liberamente e abbondantemente, così come gli stati  mentali negativi e le tensioni emotive sono superate. Il prana può anche essere indirizzato in un oggetto devozionale o un posto sacro attraverso la pratica di prana pratisha.

Cap. 2. La prartica di meditazione è un continuo processo mentale che rilascia le tensioni mentali e elimina i blocchi di energia. Patanjali ha indicato il percorso spirituale costituito da otto aspetti; i primi quattro sono conosciuti come bahiranga o esterni e gli altri quattro come antaranga. Quando si è in meditazione solo tre cose rimangono consapevoli: il meditante, l'oggetto di meditazione, e l'atto di meditare. Ci sono molti esercizi di pratyahara che possono essere usati: yoga nidra, prana nidra, antar mouna (silenzio interiore), trataka, nada yoga, japa e kirtan. Queste tecniche allenano la mente a diventare consapevole del mondo interiore.  Questo porta al Dharana: "la concentrazione è il legare la mente a un posto".  Fondamentale è abhyasa, una costante, regolare, e ininterrotta pratica per un lungo periodo di tempo.  Dhyana è un interrotto flusso di coscienza, ossia una totale, non duale, assoluta consapevolezza.

Quando i confini tra  il meditante, l'oggetto di meditazione, e l'atto di meditare sono rimossi, il tempo dell'esistenza individuale si dissolve, si entra in samadhi ( nirvana o emancipazione).

Prana vidya è una pratica di meditazione sulla forza vitale presente nel corpo. Vidya è tradotta spesso come "conoscenza spirituale",  ossia la saggezza acquisita per conoscere il prana.  Attraverso la meditazione il prana viene visualizzato come un fascio di luce di particelle che sono dentro le nadi.

Cap. 3.  Il corpo fisico è un magazzino di energia pranica, e il suo funzionamento dipende dal prana. Il corpo pranico, con i suoi centri e i suoi canali può essere paragonato ad un sistema elettrico, e la malattia può essere spiegata in termini di blocchi di energia. Il prana che scorre nel corpo è diviso in pancha prana, cinque campi di energia nel corpo: prana, apana, samana (energia che governa il sistema digestivo), vyana e udana. Lo squilibrio di energia nei chakra porta malattie. Squilibrio nel Vishuddi chakra porta problemi a occhi, naso, gola, tiroide, il manipura chakra regola la digestione, swadhistana chakra regola il funzionamento degli organi uro-sessuali.  

Il Pranic Healing (la guarigione con il prana) è stato studiato a partire dagli anni '70 in Russia, Bulgaria e Yogoslavia, dai guaritori in Tibet, Cina e in India (in particolare al Kolkata ospedale) dove viene utilizzato come approccio olisitico per combattere i tumori. Pranic healing viene descritto in tanti modi come qigong medico, reiki, ecc... Nelle filippine i corpi pranici sono descritti come auree.  Nel 1882 il dott. Mikao Usui utilizzò i sette livelli tantrici per trasformarli in Reiki (rei significa universale e ki forza vitale), c'è un guaritore che fa da tramite tra l'energia cosmica e il paziente, e attivando i giusti canali fa entrare tale forze nel corpo del paziente. Ci sono persone che possono sentire e vedere questo prana (vedi ricerche su Kirlian photography). L'Atharva veda contiene concetti tantrici come ad esempio che una infinita energia pervade l'universo, come l'uso dei mantra aiutano a entrare in contatto con questa energia, come conservarla, ecc... e connettersi così con il divino e sperimentare la gioia di vivere.

Cap 4.  In India ci sono guaritori classici chiamati Ojha che manipolano l'energia sottile per pulire, attivare e riallineare il corpo pranico. In Rajastan i Bhopas usano danze sacre, oppure altri guaritori recitano preghiere nei tempi, oppure cospargono di ceneri i pazienti. E' importante avere fede, altrimenti il trattamento non funzionerà.

Cap. 5. Prana pratishtha è uno dei più esoterici vidya ed è un'inseparabile parte del tantra. Attraverso un elaborato sistema di rituali, un oggetto di culto diventa il tramite (il medium) tra l'energia cosmica e il malato.  La murti o immagine viene trasformata in presenza divina. Il Lingam rappresenta l'infusione della energia cosmica (Shakti) nella pura coscienza (Shiva). I mantra sono cantati e invocati per risvegliare l'energia divina.  Il potere dei mantra influenza il prana che guarisce il corpo e trasforma la mente.  In India la visita di templi sacri, l'ascoltare la vibrazione dei mantra è importante per evolvere, per capire se stessi e il cosmo, e connettersi al divino.

Cap. 6. Molti studi hanno rivelato che il suono, come il colore sono prodotti da una particolare frequenza di vibrazione di energia. Lo stato dell'energia pranica nel corpo è collegata alla salute fisica. Per questo molti guaritori, per secoli, hanno usato la vibrazione di energia nella forma di colori, magneti, agopuntura, massaggi per portare vitalità e equilibrio al corpo pranico.

Preparazione al prana vidya.  In yoga nidra la persona si rilassa a un livello molto profondo: non solo a livello fisico, ma anche a livello del corpo pranico, emozioni, mente e psiche. Quando ci sono tensioni nel corpo, emozioni e mente il flusso di energia è bloccato. Questo blocco può portare ad essere malato cronico. Il prana nidra è una tecnica di pratyahara che lavora sul corpo pranico. La mente si ritira dai sensi. Japa (ripetizione dei mantra sottovoce), meditazione, visualizzazione e concentrazione aiutano e preparano alla circolazione del prana.  Il prana è diviso in prana (dal diaframma alla gola), apana (dall'ombelico al perineo), samana (nell'addome da lato a lato), udana (flusso di energia a spirale nelle estremità), vyana (il flusso di energia che pervade tutto).

La pratica pancha prana dirige la consapevolezza dei cinque tipi di prana in un unico flusso. 1- Rilassa  tutto il corpo, poi porta l'attenzione sui suoni che provengono dal corpo, il suono del respiro, del cuore, della digestione. Poi abbandona i suoni e cerca di essere consapevole dell'immobilità del corpo e del silenzio del corpo.   2- Nel silenzio pronuncia il tuo sankalpa (tuo desiderio) e ripetilo per tre volte con energia. 3- Poi si fa un viaggio di consapevolezza su tutte le parti del corpo.  4- Poi si passa alla consapevolezza del respiro, diventa consapevole del ritmo del respiro, della temperatura del respiro, il respiro che sale e scende dalla colonna. Respira a narici alternate contantdo fino a 8-9, ecc... 5- poi si passa alla visualizzazione degli organi interni. 6- si ripete il sankalpa. 7- Fine della pratica, si diventa consapevoli del respiro naturale, si rilassa tutto il corpo, si diventa consapevole dello spazio che circonda il corpo, si visualizza la stanza nel quale si pratica, piano, piano si diventa consapevoli del suono nell'ambiente,  si esternalizza la consapevolezza. Quando la pratica di yoga nidra è conclusa si riporta la consapevolezza sul corpo, si muovono le mani, i piedi, si muove la testa a destra e a sinistra, si portano le mani oltre la testa e piano piano ci si siede.  Altre pratiche sono quella di portare la consapevolezza sul passaggio del prana nei vari canali, e un'altra pratica è quella di portare la consapevolezza sui chakra (centri di energia).

Per sviluppare la consapevolezza e il controllo  del prana si può passare attraverso questi stadi: 

  • attraverso la pratica di yoga nidra si prende consapevolezza del corpo; si divide nelle seguenti fasi: 1- preparazione alla consapevolezza dell'intero corpo, 2- poi sankalpa (si pensa fotemente a qualcosa da realizzare) 3- poi la rotazione della coscienza sulle varie parti del corpo, 4- consapevolezza del respiro, 5- visualizzazione del corpo interno, 6- ripetere di nuovo il sankalpa, 7- fine della pratica e ritorno alla consapevolezza dell'ambiente esterno
  • si sviluppa la consapevolezza del passaggio psichico; 1-prima consapevolezza sul passaggio fisico frontale, concentrazione sul respiro, poi si prova a immaginare un fascio di luce dalla gola all'ombelico, due forze stanno muovendosi nel passaggio fisico frontale: il respiro e la consapevolezza (o forza mentale). 2- Poi si porta la consapevolezza sul passaggio fisico della spina dorsale (sushumna nadi) tra muladhara e ajna chakra ) e si connettono tutti i chakra insieme. Prana e consapevolezza si muovono lungo la colonna. Il corpo fisico si abbandona al respiro. Poi si diventa consapevoli di tutto il corpo.
  • si porta la consapevolezza sui chakra; si visualizza un canale di colore trasparente bianco-argento che collega la corona della testa alla base della colonna. Muladhara è situato all'interno del perineo ( tra  lo scroto e l'ano negli uomini o la parte posteriore della cervix nelle donne), poi swadisthana, come un punto di luce intensa a livello del coccige, poi dietro l'ombelico, manipura un punto di luce che si irradia, e così via salendo si toccano tutti i chakra fino al bindu alla sommità della parte posteriore della testa, poi si esala, l'esalazione deve concludersi in muladhara chakra. Bisogna portare tutta la concentrazione su questo processo. Poi a poco a poco si diventa coscienti del corpo fisico, dei suoni, degli odori, quando si conclude  l'esternalizzazione , si possono aprire gli occhi.
  • si sviluppa la consapevolezza del pancha prana; 1- dopo aver praticato per un pò di tempo ujjayi pranayama, si deve iniziare a visualizzare il corpo, esaminando il corpo dall'interno, si divenata consapevoli dello spazio interno;  2- si respira attraverso i pori.  3- si sviluppa la consapevolezza del prana (vyana) e si prova a visualizzarlo. 4- si porta la consapevolezza all'estremita degli arti (questo aspetto del prana è chiamato udana), e si cerca di visualizza le forme di energia circolare nelle gambe e nelle braccia. poi si porta il focus sulla testa e si sperimenta il prana che parte dalla gola e arriva alla sommità della testa. 5- si diventa consapevoli dell'energia tra l'ombelico e la cassa toracica (questo prana è chiamato samana). 6- si porta la consapevolezza sull'energia localizzata tra l'ombelico e il perineo (apana)  7- si porta la consapevolezza sull'energia che si trova nella regione  toracica che si chiama prana e si muove dal diaframma alla gola.  8- alla fine della pratica, si cerca di esternalizzare la coscienza eriprendere consapevolezza dell'ambiente esterno.
  • si sviluppa la consapevolezza del pranayama kosha. 1- fase preparatoria, si cerca di prendere consapevolezza del vuoto interno, si prende consapevolezza dello spazio che include l'essere  individuale. 2- si passa all'espansione e contrazione dello spazio interno. Si  respira con tutto il corpo, con tutti i pori, l'intero spazio interno si  espande all'esterno in ogni direzione. 3- si comincia a essere consapevoli del prana sotto forma di luce che pervade il nostro spazio interno, quando inspiri questo corpo di luce si espande, quando esali si contrae, il pranayama kosha si muove al ritmo del respiro, 4- fine della pratica. Si lascia la visualizzazioen del corpo di luce, si lascia andare l'esperienza di respirare attraverso i pori, si lascia la consapevolezza dello spazio vuoto all'interno del corpo e si ritorna all'annamaya kosha, al corpo fisico grossolano. Si porta l'attenzione sul respiro focalizzandosi sulla punta del naso e sentendo  il respiro entrare e lasciare le narici. Si diventa consapevoli dei suoni esterni,  si muovono piedi e mani, testa. Si riporta l'attenzione sul corpo fisico e al termine della pratica si aprono gli occhi

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...