sabato 27 maggio 2023

Incontro con Yogaswarupananada all'Accademia Yoga 1969

Swami Yogaswarupananda è il Presidente della “Divine Life Society” di Rishikesh (India) ed uno dei monaci più anziani di questa istituzione yoga caritatevole, fondata nel 1936 dal grande maestro Swami Sivananda Saraswati. Nell’ashram di Rishikesh c'è un ospedale (i servizi offerti sono completamente gratuiti), una casa editrice (la Vedanta Forest Academy), scuole per i meno abbienti e nelle vicinanze un lebbrosario.

Swami é un profondo conoscitore dei testi sacri e di tutti gli aspetti dello Yoga, sia degli aspetti filosofici che di  quelli pratici (hatha yoga, pranayama, meditazione, ecc.). Dopo aver trascorso i suoi primi 45 anni dedicati alla ricerca spirituale, senza mai spostarsi dall’India, ha iniziato a viaggiare per divulgare i principi e la disciplina yoga  nella società moderna che ha fatto del materialismo un fondamentale pilastro su cui sorreggersi, spesso a scapito di principi universali come la pace interiore, principio alla base di una convivenza sociale sana.

Sri Swami Yogaswarupananda insegna yoga presso l’Accademia Reale del Nepal, tiene corsi sulla Bhagavad Gita presso la Yoga Vedanta Forest Academy di Rishikesh, e autore del testo “Guida pratica allo Yoga”.
Il 12 maggio, il giorno del compleanno di Giorgio Furlan (il fondatore dell'Accademia morto il 6 novembre 2021) Swami è intervenuto all'Accademia Yoga ed ha sottolineato come attraverso l'applicazione dei principi universali dello yoga, si possa riequilibrare la propria vita nella società contemporanea.  “Lo Yoga è una scienza sacra e la sua pratica è essenzialmente un processo spirituale, anche se basato sul corpo fisico, sul respiro e sul controllo della mente. Lo scopo di questa scienza è di aiutare l’umanità a raggiungere la pace e la gioia."   Occorre servire Dio attraverso lo yoga. 

La Baghvad Gita è un libro necessario per il successo nella vita e la realizzazione spirituale. E' composto da 18 capitoli. Nel 3 capitolo verso 42 "Si dice che i sensi trascendano gli oggetti sensibili, che la facoltà mentale trascenda i sensi, che la facoltà intellettuale trascenda la facoltà mentale. Ma colui che è al di là della facoltà intellettuale, è esso". Il corpo ha sei aspetti: nasce, muore, cresce, diminuisce, vive esperienze buone e cattive, Ma noi non siamo solo il corpo, quando dormo non c'è corpo, non c'è mente.   La mente è la coscienza. Oltre il corpo ci sono i sensi, oltre i sensi la mente, oltre la mente l'intelletto, oltre l'intelletto la consapevolezza (la coscienza).  Solo gli esseri umani possiedono l'intelletto che permette di avere la possibilità di discriminare.   La mente è chiamata manas quando si collega ai sensi, con la discriminazione la chiamiamo buddhi; il terzo stato è l'ego (ahamkara), in questo stato si dice: io sono il corpo, io sono un indiano, io sono un padre, ecc,  il quarto stato è chitta, il magazzino della memoria, che acquisisce dati. Nel sonno non abbiamo percezione del passato e del futuro.    
Andare oltre i limiti della materia è definito Yoga. Lo yoga è la strada per superare tutte le sofferenze fisiche, dei sensi, mentali, intellettuali. La meditazione è la strada per andare oltre corpo, sensi, mente, intelletto.  Niente passato, niente futuro, solo presente. 

Attraverso il mantra ripetiamo suoni positivi.  Pronunciando i mantra e concentrandosi sull'ombelico, piano, piano si arriverà a livelli profondi di coscienza.
 Il mantra Om Namah Shivaya significa “Mi inchino con profondo rispetto; salute a te, Shiva!”
(Namah in sanscrito significa abbandonarsi, arrendersi; Shivaya fa riferimento a Shiva, il Dio della dissoluzione, più che della distruzione, è il simbolo della fine e del corrispondente nuovo inizio).
 Altro significato: "io saluto l'assoluta luce della coscienza". 
Il mantra dedicato a Shiva è composto da sei sillabe (le più importanti secondo il pensiero filosofico indiano): Om, Na, Mah, Si, Va, Ja.  ** Vediamo nel dettaglio i loro significati.
- Om è la sillaba sacra, il suono originale da cui tutto ebbe inizio.
- Na appresenta la Terra, le radici (che corrispondono alle nostre gambe che supportano il corpo)
- Mah rappresenta l’elemento Acqua, corrispondente allo stomaco e, quindi al mondo manifesto.
- Si è il Fuoco, che troviamo nel nostro corpo nella zona delle spalle, corrisponde anche a Shiva Nataraja, il signore della danza.
- Va è l’elemento Aria, che trova corrispondenza nella zona della bocca.
- Ja, o Ya (come troviamo scritto nell’inno a Rudra dello Yajurveda) è lo Spazio, rappresentato nel corpo fisico come gli occhi, ovvero il simbolo dell’anima individuale.

Altri mantra sono:   OM Namo Narayanaya      e     Ram Ram Ram.
Om Namo Narayanaya è un antico mantra vedico. E' cantato con l'intenzione di inviare effetti positivi a tutte le persone del mondo. Può essere usato come un canto per la pace, la salute e la felicità per tutti. I “sadhu”, ovvero coloro che nel subcontinente indiano si dedicano alla pratica della vita ascetica, usano per esempio salutarsi con la frase “om namo narayanaya”, vale a dire: “Gloria a Dio che si manifesta in te”.
Il  mantra Ram Ram Ram prende il suo nome dalla divinità Rama, che rappresenta colui che riporta ordine nel mondo… ma non solo. Rama infatti è anche la divinità che porta l'armonia, il bene, la lealtà, la verità e l'equilibrio.  Significato del mantra Ram è: Ram è la verità totale, come la terra e l'universo è.  Ram è "la Luce dentro di me, la Luce del mio cuore".       Tutti i sacri misteri vengono dal mantra Ram:  Ram Ram Ram ( Dio Dio Dio ).
Aum  è composto da 3 lettere, i tre aspetti della mente: veglia, sonno, sonno profondo.
 
Lo yoga è comune a tutte le religioni ed è la rimozione della sofferenza. Lo yoga è ciò che rimuove le limitazioni. Noi siamo quella consapevolezza pervadente, per questo ripetere il suono di Dio permette di andare oltre le limitazioni. 
Ci sono tante definizioni dello yoga, ma tutti i vari tipi di yoga dovrebbero portare alla meditazione, ossia portare la mente verso l'interno, in meditazione siamo in piena consapevolezza. Il terzo occhio è la mente, la consapevolezza. "Io sono quello" è il messaggio e il contenuto filosofico del Vedanta.
 
Sivananda ha scritto 565 libri sullo yoga (sono stati scoperti molti testi inediti dopo varie ricerche che sono terminate nel 2010).  Sotto ci sono i maestri che sono stati ospiti all'Accademia Yoga 1969

La felicità - Mauro Bergonzi

Dalle conferenze del prof. Mauro Bergonzi.-

Alla domanda: Sei felice?  Di solito si risponde:   No, perché...    lo sarei se soltanto...     Si, ma...
Le tre risposte hanno in comune che la felicità dipende da condizioni esterne, se riuscissimo a cambiarle forse potremmo essere felici.
Ciò corrisponde alla storiella del re che fece foderare di cuoio tutte le strade del regno, invece di comprare dei sandali.
Gli eventi esterni sono al di fuori del  nostro controllo, e la felicità, seguendo questa via, diventa irraggiungibile. Però, il rapporto con gli eventi esterni può cambiare. La felicità non è il piacere, felicità e piacere sono due cose diverse.
Quando siamo felici proviamo pace, appagamento, completezza. Il desiderio per arrivare al piacere, invece, è sofferenza e mancanza. In Occidente c’è questa relazione:  desiderio = appagamento e piacere;   Se per un po' di tempo riuscissimo a mettere da parte il desiderio, potrebbe emerge la nostra natura di completezza. Ogni desiderio tende all’autodistruzione  per arrivare alla completezza. Aristofane quando parla di Eros, descrive l’uomo con quattro braccia e quattro gambe che era diventato così presuntuoso, che un giorno Zeus decise di dividerlo in due, ed adesso l'uomo passa la sua vita a cercare di trovare la parte mancante, l’anima gemella per arrivare alla completezza.

A volte, quando siamo a contatto con la natura, e siamo particolarmente tranquilli,  proviamo un senso di infinito e di eternità,  uno sprazzo momentaneo di felicità. 
Anche nella nostra esistenza non felice, la felicità c’è, traspare sempre e a volte può emergere per brevi periodi. 
Al dolore, la mente reagisce, si lamenta, occlude lo spazio del cuore e il dolore diventa insopportabile.
Se la mente, invece, si aprisse all’esperienza del dolore, si potrebbe aprire un varco alla felicità, e poi ci potremmo sentire appagati e felici.  
Dovremmo cercare di osservare un desiderio così come è: una semplice energia che si muove nell’ampio spazio del nostro cuore e quindi diventa una danza gioiosa di energia.
Soltanto un cuore aperto può amare. L’amore o è gratuito o non è amore. Noi pensiamo che siamo esperienza, invece siamo sempre presenti con il nostro vero Sé.
Che cosa c’è sempre nella nostra vita quotidiana?   L'Esistenza –  la Coscienza, il sapere di esserci,  Amiamo esserci e amiamo esistere. Nel Vedanta questo è:  Sat = esistenza,  Cit = Coscienza,  Ananda = beatitudine e felicità, amore come completezza, essere ed essere coscienti di esserci.
L'amore di sé è egoismo ed è una visione sminuita relativa a corpo e mente. Il pensiero ci convince che siamo questo corpo e questa mente. Invece, noi siamo la felicità, ed in questo caso collassa l’idea della felicità esterna a noi.

La liberazione - Mauro Bergonzi

"Chi sono io? Sono un punto nero su uno sfondo bianco o uno sfondo bianco con un puntino nero?" - Ivan Illich.

Il sutra del cuore – il sapore della vacuità, la liberazione dalla sofferenza.  Spiegato da Mauro Bergonzi..

Avidya significa non vedere, inconsapevolezza, non vediamo come sono veramente le cose, ci attacchiamo e soffriamo. L’attaccamento è impossibile, tutto è impermanente, è impossibile attaccarsi ad un oggetto o ad una persona.   Grazie ad avidya l’universo è visto come un’unità permanente e solida, crediamo che le cose siano entità solide dando vita ad angoscia e sofferenza. Occorre decostruire questa visione della realtà. Tutto ciò che nasce, muore. E' difficile attaccarsi a qualcosa, i nomi sono associati a cose messe insieme, l’universo è interamente interattivo, esiste una rete di relazioni, dove ogni cosa condiziona ed è condizionata da altre cose. Il concetto di entità solide e separate non esiste, il mondo non è fatto di cose ferme e statiche.

Il concetto di un "Io" solido e separato è errato, non trovi un "Io", ma cinque flussi (skanda)  che sono: rupa - forma, vedana - sensazione, sanna - percezione, sankhara - formazioni mentali, vinnana - coscienza. Nessuno di questi cinque skanda è permanente, e non abbiamo il controllo su questi skanda, in quanto sono flussi impersonali.  

Cosa è reale e cosa è irreale? Il Buddha critica le convinzioni e dice: "Non c’è verità, il mio insegnamento è una zattera per arrivare alla liberazione, se lo trasformate in convinzioni siete perduti".

Che cosa è il risveglio, viene illustrato con questa storia: "Un barbone si trova sotto un ponte, si ferma una Roll Royce, scende una bellissima donna, che lo porta a casa, gli dà cibo e gli propone di fare l’amore, il poveretto si risveglia e cade nel Tamigi". Viviamo una storia dove c’è illusione e disillusione. Veniamo dal nulla e dal buio, alla nascita siamo gettati nella vita, alla morte si spegne la luce e si ritorna nel buio angoscioso. Tutto questo non ha senso, diventa insopportabile; Allora cerchiamo un senso, ci rivolgiamo alla nostra mente, il nostro pensiero inventa una miriade di storie per dare senso alla nostra vita, ci dimentichiamo della nostra vera esistenza e crediamo che le storie siano vere, si diventa protagonista, e in questo modo è più facile accettare la vita. Cerchiamo ricchezza (solo i ricchi sanno che i soldi non danno la felicità), successo, potere. Siamo fragili, insicuri, abbiamo paura della morte e quando si sente parlare dell’illuminazione, ci si inoltra anche in questo sentiero. Ma quello che si raggiunge si perde, il tuo vero sé è solo qui ed ora.

"L'io sono" viene prima del pensiero "Io sono", io sono adesso, io sono qui, poi viene fuori il nostro universo. La coscienza è il comparire e lo scomparire dell’io, essere e coscienza sono la stessa cosa, non possiamo essere coscienti di essere. Nel sonno senza sogno, nel sonno profondo la coscienza scompare. La coscienza in stato di veglia –  si manifesta con percezioni (suoni, colori, tatto, odori che costituiscono il mondo),  e si manifesta nello spazio sensiente.

Sensazioni e pensieri costituiscono l’io sono, il corpo sta nel mondo, la mente sta nel corpo, non siamo  solo l'io sono, l'esserci c’è sempre. Quando dormo,  spariscono le percezioni, sparisce il mondo e il corpo. Nel sonno profondo spariscono le sensazioni, anche la mente si sospende, resta la coscienza (non c’è niente da ricordare) e la sua essenza sottile è lì.  Bisogna cercare di fermare la mente senza l’utilizzo di tecniche.

In Occidente, si sviluppano difficoltà emotive per mancanza di attaccamento primario nei primi tre anni di vita, se la mamma si allontanata, il bambino subisce dei danni emotivi che difficilmente potranno essere riparati e si creeranno problemi di personalità. Per John Bowlby  (1908 – 1990) è molto importante che il legame di attaccamento si sviluppi in maniera adeguata, poiché da questo dipende un buono sviluppo della personalità.  Stati di angoscia e depressione, in cui un soggetto si può imbattere durante l’età adulta, possono essere ricondotti a periodi in cui la persona ha fatto esperienza di disperazione, angoscia e distacco durante l’infanzia. La persona ipersensibile, ha difficoltà nell’affrontare situazioni nuove. I bambini che sembrano adulti hanno adattato difese psichiche. Molti psicologi e pediatri dichiarano che i bambini possono essere mandati all’asilo a 18 mesi, ma questa è una enorme baggianata. Ciò ha creato un disagio a intere generazioni che cercano di proteggersi con l’intelletto, ed oggi c’è disprezzo della natura e prevale il culto dei soldi e della finanza.
La nostra civiltà compensa con una iper-razionalità le ferite profonde che abbiamo subito nell’infanzia. 

Arnaud Desjardins (uno dei primi studiosi delle filosofie orientali) arriva ad affermare che la gelosia è una malattia,  la maggior parte di noi non ha una personalità matura e nel percorso spirituale non siamo discepoli ma solo aspiranti discepoli. Le persone hanno spostato tutto nel successo individuale, nessuno si complimenta con te se hai un bel rapporto di coppia per esempio. Le emozioni sono un insieme di corpo - mente. Hanno la funzione di adattamento all’ambiente. Forme di emozioni sono: il  desiderio di avere, il  desiderio di fuggire, il desiderio di distruggere, ecc.

Il linguaggio ha la funzione di tramandare esperienze e conoscenze, quindi nell’affrontare le situazioni usiamo conoscenze ed istinto. Il pensiero pensa a minacce future, e si genera così uno stress continuo, e la paura ha perso quel valore adattativo. Le emozioni sono i nostri nemici, sono collegate a neurotrasmettitori e diventi succube delle emozioni. E-movere significa, essere  trascinati da, l'emozione è quindi una specie di sequestro emotivo.  Occorre cercare di vedere le cose senza lasciarsi trascinare dalle emozioni. Le emozioni provate a lungo tendono a generalizzarsi, se provi rabbia ripetuta poi reagisci sempre nello stesso modo. 

L'emozione illude la mente su ciò che conta e ciò che non conta, ciò che si prova poi diventa realtà. L’emozione non è percepibile, si nasconde, non ne siamo consapevoli, e si vede soltanto l’oggetto.

Che strategia usiamo per affrontare in modo corretto le emozioni? Quando proviamo un'emozione negativa o possiamo scaricarla dando sfogo all’emozione e provando sollievo, oppure possiamo rimuoverla, inghiottirla e da ciò nasce la depressione.
La terza via è quella di non scaricarla, di non rimuoverla ma di sentirla fino in fondo prescindendo dall’oggetto (ad esempo contare fino a 10, viverla con leggerezza, ecc). 
Osservare con distacco un'emozione è molto importante.  Se vedi l’emozione, non sei l’emozione (e sorge l’illusione che ci sia un io). Ciò porta però a nascondere il non dualismo. Ma l’io non c’è, è una recita della mente (da una parte c’è l’io dall’altra le emozioni). Invece bisogna vedere che l’io non è separato dalle emozioni, Io sono il tutto comprese le emozioni.

La meditazione Vipassana, termine che significa "vedere le cose in profondità, come realmente sono", è una delle più antiche tecniche di meditazione dell'India. Essa fu riscoperta ed insegnata più di 2500 anni fa come metodo universale per uscire da ogni tipo di sofferenza, un'arte di vivere. E' una meditazione buddhista ispirata alla tradizione Theravada. Nei ritiri vypasana (dove non si parla per giorni) è facile odiare o innamorarsi di una persona di cui non sai assolutamente niente, senti l’emozione come energia e prescindi dall’oggetto. 

La recita della mente avviene alla luce della coscienza sconfinata, se io lascio l’"io" (perchè diventa inconsistente) a quel punto le emozioni manifestano l’energia fluttuante, le vibrazioni, la danza dell’energia, e come vengono se ne vanno, non lasciando traccia. Se invece, si afferma l’"io" le emozioni entrano in contrasto con l’"io" e le vibrazioni si trasformano in tempesta.

mercoledì 17 maggio 2023

Lo yoga è diventato un business - Krishnamurti

Oggi, ogni persona sembra terribilmente interessata allo Yoga,
Le persone vogliono mantenersi giovani e in forma.
Lo yoga è diventato un business come tutte le altre cose.
Ci sono insegnanti di yoga in ogni parte del mondo,
e stanno facendo soldi come sempre.
Yoga non significa semplicemente mantenere un corpo sano, normale, attivo e intelligente,
il significato della parola sanscrita yoga significa "unire insieme",   
così dobbiamo avere una vita ordinata, profonda, morale  e etica,
non solo mantenere delle posizioni.
Questo è il reale significato della più alta forma di yoga.

Nei tempi antichi lo yoga era insegnato solo a poche persone.
Facendo yoga altri fattori entravano in gioco, come la meditazione.
Nei tempi antichi, lo yoga aveva la finalità di trovare la verità,                                                                    cercare quale era il modo più consone alla verità.

Adesso yoga è diventato un affare commerciale,
e se tu non sai cosa fare, puoi insegnare yoga. 

Krishnamurti.

 https://www.youtube.com/shorts/MB5NqfLgpdQ   -  https://www.youtube.com/shorts/TwczuLnnt18 

Il soccombente - Thomas Bernhard

Thomas Bernhard, nato Nicolaas Thomas Bernhard(1931-1989), è stato uno scrittore, drammaturgo, poeta e giornalista austriaco, tra i massimi autori della letteratura del Novecento, non solo di lingua tedesca..

La trama del libro Il soccombente è la seguente: A un corso di Horowitz, a Salisburgo, si incontrano tre giovani pianisti. Due sono brillanti, promettenti. Ma il terzo è Glenn Gould che diventerà uno dei più grandi pianisti mai vissuti grazie alla tecnica eccezionale, alla sensibilità assoluta, qualcuno che non brilla, non promette, perché è. E presto diventerà una leggenda. 

Mentre Gould, un giorno, suona le Variazioni Goldberg di Bach, il suo amico Wertheimer si sente annientato: sa che in quel modo non suonerà mai. E, se così sarà, la sua vita intera si rivelerà essere quella di un soccombente, come Glenn Gould stesso lo aveva chiamato. In questa scena sono racchiusi tutti gli elementi che segneranno il futuro dei tre amici. Gould morirà suonando le Variazioni Goldberg, raggricciato sulla tastiera, nel tentativo sempre rinnovato di essere non già un interprete al pianoforte, ma il pianoforte stesso, il suo Steinway. Wertheimer sarà travolto dalla meccanica feroce dell’emulazione, della debolezza profonda, dell’incapacità di essere unico e della coscienza di non esserlo. Il narratore, che è il terzo pianista, rinuncia anche lui al pianoforte, e scrive questo libro, variazione romanzesca sul tema della grazia e dell’invidia, di Mozart e Salieri, ma ancor più sul tema terribile del non riuscire a essere.

Fin dalle prime frasi, avvertiamo che il libro è la narrazione della Forza e della Debolezza. La Forza è espressa, nella spietata esclusione, da parte di Gould, di tutto ciò che non sia perfetto. La Debolezza è espressa dalle vicende di Wertheimer. Quest’uomo che della debolezza ha la vocazione, è al tempo stesso pieno di talenti, di qualità e di intelligenza. Il suo soccombere è un processo sotterraneo, sottile, che lo distrugge, ma tende a distruggere anche gli altri.  Il soccombente è stato pubblicato in Germania nel 1983.


Simone de Beauvoir – La femme rompue

La femme rompue - Una donna spezzata è una raccolta di racconti del 1967 di Simone de Beauvoir.  Simone de Beauvoir (1908-1986) è stata una scrittrice, saggista, filosofa, insegnante e femminista francese, importante esponente dell'esistenzialismo. E' stata legata sentimentalmente a Sartre..

È il racconto omonimo della raccolta e prende la forma del diario di Monique. Monique è una casalinga che ha puntato tutto sulla sua relazione e sul suo ruolo di madre. Le sue figlie l'hanno lasciata da adulte e lei è preoccupata perché il marito (di professione medico) sembra allontanarsi da lei. Improvvisamente scopre che il marito, Maurice, la tradisce con una donna più giovane e che le è stato infedele per otto anni. Seguendo il consiglio dell'amica, cerca di essere comprensiva nei confronti della situazione. Alla fine, cerca di capire la situazione scrivendo il suo diario.

Questo romanzo è la storia di una coppia, del tradimento di Maurice, e dell’impatto sul rapporto di coppia. Il testo riporta le riflessioni di Monique sull’evento durante i suoi dialoghi con le amiche e le due figlie Colette (una ragazza che timida che ha trovato rifugio nel matrimonio) e Lucienne (una ragazza più sicura di se che ha voglia di conoscere il mondo).

Frasi prese dal testo:  Maurice è cambiato, si è fatto divorare dalla sua professione, non legge più, non ascolta musica, non camminiamo più insieme a Parigi o dintorni.  

Quando ci siamo conosciuti eravamo l’uno per l’altro un’assoluta trasparenza. Dopo 20-25 anni di matrimonio si insinua il silenzio, e questo è molto pericoloso. Penso di essermi troppo occupata delle figlie in questi ultimi anni e Maurice si è buttato sul lavoro.

Dimmi perché rientri così tardi? Cosa succede? C’è una donna nella tua vita?

Si!  Chi è? Perché?   Noellie, giovane, brillante, il tipo di avventura che inorgoglisce un uomo.

Perché non me lo hai detto prima?   Tu mi hai detto che saresti morta di dolore…

Lui per un capriccio ha rotto la nostra intesa …

Le mie amiche diconocChe un uomo abbia una relazione dopo 22 anni di matrimonio è normale, Sono io che sarei anormale. Maurice, come la maggior parte degli uomini, è un adolescente non sicuro di lui stesso, Noellie l’ha rassicurato, Ed è evidentemente una storia di pelle: lei è così appetibile.

Maurice mi ha detto che ero adorabile, E’ comico: mi doveva tradire per far resuscitare le notti della nostra gioventù.

Mia figlia Colette ha sposato Jean-Pierre, un uomo che non si ama, è difficile immaginare che possa essere sufficiente a riempire una vita.

Maurice mi chiede di dormire da Noellie, con il pretesto che dal momento che ho accettato questa relazione mi chiede di fargliela vivere correttamente.   Ho finito per cedere, poiché ho adottato una attitudine comprensiva e conciliante, se gli rovino la sua avventura, la imbellirà a distanza, e avrà dei rimpianti,  se gli permetto di viverla correttamente, se ne stancherà presto. Occorre adottare il metodo della pazienza.

Non sono stata vigile, ho pensato che Maurice cominciava a invecchiare, a lavorare con eccesso, che dovevo accomodarmi al suo tiepido avvicinamento. Si è messo a considerarmi più o meno come una sorella.

Maurice: Adesso che ho iniziato questa storia, bisogna che ne esca senza far male a nessuno.

Mi sembra che con la tipica illogicità maschile trasferisce su di me i rimorsi che prova verso di me.

Una mia amica mi ha detto, che dal momento che il marito si occupa con gentilezza di lei e dei figli, gli è assolutamente indifferente se ha delle relazioni con altre donne.

Noellie ha preso tanto spazio nella sua vita che deve battersi con lei per portarmi un weekend in vacanza?   Se si lascia trasportare da lei, le cose sono più gravi di quello che immaginavo.

Ero così fiera della nostra coppia: una coppia modello, noi dimostravamo che un amore può durare senza affievolirsi, Quante volte ho difeso la fedeltà integrale! La nostra coppia esemplare è a pezzi. Resta un marito che tradisce la moglie e una donna sconvolta a cui si mente.

Non lotterò, ma è possibile che Maurice preferisca questa donna? Mi da fastidio che accetti da questa donna tante cose che io giudico inaccettabili. Per la prima volta, ho realizzato che una distanza si è creata tra di noi.

Mente per gestirmi meglio, se vuole gestirmi significa che tiene ancora a me, sarebbe stato peggio se non gli importava più nulla di me.

Parlandoa Maurice: Si è vero che non mi interesso a quello che fai, ma io ti amo e la mia stima va al di là di quello che potresti fare, se tu diventi un grande sapiente, celebre, ecc, questo non mi stupirebbe, tu ne sei capace, ma devo dirti che questo non aggiungerebbe niente ai miei occhi.

Mentre ascoltavo la musica, delle lacrime scendevano, e dei singhiozzi salivano dalla gola, la musica non è più che un alibi. Noi non abbiamo più niente a dirci, ossessionati dalla stessa storia di cui non voleva parlare. Perché piangi?  Perché ti annoi con me, perché non riusciamo più a parlarci, hai eretto delle barriere tra di noi.

Bisogna vedere le cose in faccia. Non si tratta di un’avventura, Divide la sua vita in due e io non ho la parte migliore, Ne ho abbastanza, è arrivata l’ora di dirgli “ O lei o me!” Tu la preferisci per vanità, sacrifichi il nostro amore alla tua vanità.

Gli ho detto che è diventato snob ed arrivista, che non era più l’uomo che ho amato, che una volta aveva un cuore, che si dedicava agli altri, adesso era sterile, egoista, sola la sua carriera lo interessava.

Mi trovo in una impasse. Se Maurice è un bastardo ho gettato la mia vita ad amarlo: ma forse aveva delle ragioni a non sopportarmi più. Allora devo pensare che mi sono comportata male, sono indifendibile  ma senza sapere perché.  Entrambe le due ipotesi sono atroci.

La mia amica mi ha sempre ripetuto che una fedeltà di 20 anni, non era possibile per un uomo. Gli uomini scelgono la via più facile: è più semplice restare con la sua donna e tradirla che avventurarsi in una vita nuova.

La nostra vita sessuale? Non so più quando ha perduto il suo calore, chi dei due si è stancato per primo.  A volte mi ha dato fastidio la sua indifferenza. Ma forse la mia freddezza l’avevo deluso?

Che cosa può dargli Noelli che io non posso dargli? La novità e il suo grazioso corpo?   Non si capiscono mai gli amori degli altri.

Maurice non ha detto niente in questi anni per assicurare alle figlie un ambiente sereno, Adesso che non sono più con noi ha scelto questo periodo per abbandonarmi.

E’ impossibile per me ammettere che mi sono impegnata tutta la vita in un rapporto con un uomo così egoista?  Le storie di rottura raccontate dalle donne sono spesso incomprensibili, il mistero maschile è molto più impenetrabile che il mistero femminile. L’uomo ha più della donna bisogno di cambiamenti , una fedeltà di 14 anni è già molto rara.

Tutti si credono intelligenti, anche le persone che trovo stupide.

La terribile discesa nel fondo della tristezza. Quando siamo tristi, non si ha più voglia di fare nessuna cosa.

Tengo a te, ma tu non mi ami più di amore.  Ci sono così tanti tipi di amore.

L’idea di un’infedeltà ti angosciava, per questo non ho detto niente.  Perché tutto si svolgesse come se non ti tradivo … Era della magia, e nello stesso tempo avevo vergogna..

Se mi avessi prevenuta, mi sarei fatta una vita indipendente …

In ogni modo, tu non mi ami più come prima, tu tieni a me, si, ma non è più l’amore dei nostri venti anni.     A vent’anni amavo l’amore nello stesso tempo che amavo te.

Abbiamo cercato di dare una spiegazione a ciò che stava accadendo, abbiamo parlato, abbiamo dato altri nomi alle cose, Ma la situazione non è cambiata, Il passato è oscuro e l’avvenire incerto. 

Io non voglio perderti, ma non voglio nemmeno rinunciare a Noellie, per il resto sono confuso…

Ho lasciato perdere di discutere, l’importante è che non vuole rinunciare a Noellie.

Adesso cucinare, ascoltare musica, tutto mi sembra vano. L’amore di Maurice dava importanza a ciascun momento della mia vita. Adesso la mia vita è vuota, tutto è vuoto, gli oggetti, gli istanti ed io.

Questa mattina ho avuto un’illuminazione, il mio errore è stato di non capire che il tempo passa. Passava ed ero presa dall’idea di un marito ideale e una sposa ideale. Immaginavo di aver conservato il mio viso e il mio corpo dei trent’anni, Al posto di rianimare la nostra vita sessuale vivevo dei ricordi delle nostre antiche notti. Ho lasciato il mio viso e il mio corpo rovinarsi invece di frequentare una palestra e un istituto di bellezza, ho lasciato la mia intelligenza atrofizzarsi.

Se ho sbagliato l’educazione delle mie figlie, tutta la mia vita è un fallimento. Non posso crederlo.

E’ per pietà che Maurice resta con me? Se è vero dovrei dirgli di andarsene.

Jean Pierre è molto gentile, in adorazione di fronte a Colette,  ma non sai mai di cosa parlargli. Non escono mai, hanno pochi amici. Una vita molto grigia.

Dopo che Maurice è partito in vacanza con Noellie ho scelto di interrarmi nel mia casa, non conosco più il giorno e la notte, quando sto male prendo tranquillante e alcol.  Quale grado di disperazione si può raggiungere, quando si è completamente soli e sequestrati? Ho quarantaquattro anni, non vivrò senza di lui, ma è troppo presto per morire; è ingiusto;  non voglio morire e non posso più vivere. Quando si scende così in basso, non si può che rimontare. Che stupidità!!! Si può sempre scendere più in basso e ancora più in basso, Non c’è fondo.

Il nostro amore era reale, era solido, indistruttibile come la verità. Solamente il tempo passava e io non lo sapevo. C’è stata una erosione del nostro amore  per l’azione delle acque del tempo. Ma allora perché non è cambiato anche l’amore che provo per lui? Vado a prendere le lettere che ci scrivevamo,  Datano di dieci anni fa. Dopo  i ricordi hanno dato un volto alle cose in modo errato. Il nostro amore era finito dieci anni fa.

Colette: Vista la maniera in cui Papà si comporta con te, dovresti mandarlo al diavolo.

Anche io penso che dovrei dirgli di vivere con Noellie, di essere felice senza di me, ma non ci riesco. C’era un tempo in cui potevo andare al cinema, al teatro da sola. Era perché non ero sola, c’era la sua presenza in me e intorno a me. Adesso quando sono sola, mi dico sono sola e ho paura.

Maurice  pensa che faccio una commedia della disperazione, O almeno non faccio degli sforzi per vivere correttamente la situazione.

Pensa che gli faccio una specie di ricatto sul mio malessere, per terrorizzarlo ed evitare che mi lasci. Forse ha ragione.     Non mi lascerà perché soffre troppo per la pietà che gli faccio???

Lucienne: mamma dopo 15 anni di matrimonio è normale che si cessa di amare la propria donna. Il contrario sarebbe sorprendente!

Io le  rispondo: Ma Ci sono delle persone che si amano tutta la vita.  

Lucienne: Fanno finta. Hai avuto torto a credere che le storie di amore durano. Io l’ho capito, appena comincio ad attaccarmi ad un tipo, ne prendo un altro.

Perché supponi che tuo padre mi abbia lasciato?

Spesso gli uomini a quell’età hanno voglia di cominciare una vita nuova. E si immaginano che sarà nuova per tutta la vita.

Come giudichi tuo padre?  Non si è comportato come un salaud? Non, si è fatto delle illusioni su quella donna, E’ un naif, ma non un salaud.

Pensi che ha il diritto a sacrificarmi?

Evidentemente, è duro per te. Ma perché dovrebbe sacrificarsi lui? Io so bene che non mi sacrificherei per nessuno.

Lucienne mi mette paura, è cattiva, critica, sarcastica, ha il dente avvelenato, io l’ho sempre conosciuta così, ma adesso è con una vera hargne che mette in pezzi le persone che chiama i suoi amici. Si piace a dire loro delle verità sgradevoli. Fa degli sforzi per mostrarmi delle persone, ma in verità vive sola, la cattiveria è la sua difesa, ma contro chi?

Colette ha fatto il matrimonio che doveva fare. Non sognava che all’amore, era fatale che si toque del primo ragazzo che incontrava.

Secondo te, è colpa mia se Colette è così?

Tu  hai un senso molto esagerato delle tue responsabilità, tu sei francese, molto soft come si dice a New York, molto idealista, tu non hai difese, è il tuo solo difetto.

E adesso mi domando, in nome di cosa preferire la via interiore alla vita mondana, la contemplazione alle frivolezze, la devozione all’ambizione? Io non avevo altra possibilità che creare della felicità intorno a me. Non ho reso Maurice felice, e nemmeno le mie figlie sono felici. Allora? Non so più niente. Non solo non so chi sono io, ma neanche come si dovrebbe essere. Il nero e il bianco si confondono, il mondo è un magma ed io non ho più contorni. Come vivere senza credere a niente, nemmeno a se stessi?

Ritorno a casa, immagino una porta chiusa, che non si aprirà se non mi muovo.

Non muoversi, mai. Fermare il tempo e la vita.

Ma io so che mi muoverò, la porta si aprirà lentamente e vedrò che cosa c’è dietro la porta. E’ l’avvenire, La porta dell’avvenire si aprirà, lentamente, implacabilmente. Sono sulla soglia, e non c’è che questa porta e quello che c’è dietro. Ho paura, e non posso chiamare nessuno per aiutarmi. Ho paura.  

Simone de Beauvoir – La femme rompue. L’âge de discrétion.

La femme rompue - Una donna spezzata è una raccolta di racconti del 1967 di Simone de Beauvoir. Dal primo racconto la RAI ha tratto uno sceneggiato, trasmesso nel 1989. Simone de Beauvoirè (1908-1986) stata una scrittrice, saggista, filosofa, insegnante e femminista francese, importante esponente dell'esistenzialismo. E' stata legata sentimentalmente a Sartre.

Ne L'età della discrezione, la protagonista è un'intellettuale di sessant'anni. All'inizio si mostra come una donna sicura di sé e con forti convinzioni. Tuttavia, diventa sempre meno sicura di sé quando incontra difficoltà nella sfera familiare e professionale. Sente di non poter comunicare con il marito come prima e si sente tradita quando il figlio sceglie una strada contraria ai suoi desideri. Anche nella vita professionale sente il fallimento del suo ultimo libro. Quando si avvicina alla vecchiaia, è portata a mettere in discussione la sua vita per il suo futuro di donna anziana.  

Il romanzo parla di una coppia di una certa età che si rapporta con l’inizio della vecchiaia e il cambiamento del loro rapporto, sottoposto all’usura del tempo.  La coppia ha un figlio Philippe, che ha abbandonato gli ideali di un tempo, lei è una scrittrice di successo in crisi di creatività e lui, André, lavora in una rivista, e continua a lavorare sapendo già di aver espresso negli anni passati tutte le sue potenzialità.

 La protagonista si racconta: Quante volte siamo stati seduti a questa piccola tavola davanti a delle tazze di tè caldo? E di nuovo domani, il prossimo anno, i prossimi dieci anni. Abbiamo trenta anni o sessanta?

I capelli di André sono imbiancati, la pelle si è indurita, ma il sorriso della bocca e dei suoi occhi hanno conservato la luce. Malgrado le foto della gioventù, il mio sguardo non gli assegna un’età. Una lunga vita di risate, di lacrime, di collera, di strette, di silenzi, di slanci e sembra che il tempo non è mai passato. L’avvenire si estende all’infinito.

Non potrei vivere senza scrittura. Adolescente, i libri mi hanno salvato dalla disperazione, questo mi ha convinto che la cultura è il più alto valore, e non sono in grado di considerare questa convinzione con occhio critico.

Meno mi riconosco nel mio corpo, più mi sento obbligata ad occuparmene. E’ a mio carico e lo curo con una devozione annoiata, come un vecchio amico un po’ in disgrazia, un po’ diminuito che avrebbe bisogno di me. 

La protagonista comincia  parlare dei primi segnali della crisi di coppia in atto.

E la nostra rottura è ben più definitiva di quello che avevo supposto. Non parteciperò ai suoi lavori, non avremo più gli stessi interessi. Questo legame che crea in una coppia il benessere fisico, io ho tendenza a sottostimarne l’importanza. La sessualità per me non esiste più. Chiamavo serenità questa indifferenza, improvvisamente ho compreso diversamente; è una infermità, è una perdita di senso, mi rende cieca ai bisogni, ai dolori, alle gioie di quelli che la posseggono.

Per me conoscere, scoprire, era una mania, una passione, o anche una specie di nevrosi, senza alcun giustificativo morale, ma non ho mai pensato che tutti dovessero imitarmi. Quando si ama qualcuno, bisogna dargli credito e possibilità di esprimersi.

Philippe (il figlio della protagonista) aveva capito che il negativismo della sinistra non l’avrebbe portato a niente, allora ha deciso di cambiare, voleva essere nella corsa, aver presa sul mondo, agire, costruire.

La mia rabbia contro Philippe mi è famigliare, mi ci riconosco. Ma, con André (il marito), quando raramente, mi metto in collera contro di lui, la rabbia si trasforma in un tornado che mi porta a migliaia di chilometri da lui e mette me stessa in una solitudine nello stesso tempo, bruciante e gelata.

E allora, mi domandavo, Non ci separeremo, solitari, continueremo a vivere a fianco a fianco. Io mi immergerò nei miei dolori e in questa tristezza che non volevo dimenticare.

Le pantofole, la pipa, non mi emozionavano più, non mi evocavano un caro assente, no, adesso non erano altro che il prolungamento di questo straniero che abitava sotto il mio  stesso tetto. Atroce contraddizione della collera nata dall’amore e che uccide l’amore.

La verità è che era cambiato, invecchiato non dava più tanta importanza alle cose.

Nella mia giovinezza, mi hanno talmente dato torto, l’avere ragione mi è costato molto, che adesso mi ripugna mettermi in discussioni e auto-criticarmi.

Lui spesso mi chiedeva: Vuoi continuare a lungo a fare il muso? Ho paura di sì. Hai torto, è sproporzionato per quello che è successo. Comprendo la tua reazione, ma non dimenticarti quello che siamo l’uno per l’altro, spero che non continuerai a portarmi del rancore.

Avevo torto a mettermi in collera per una sciocchezza, sono stata sempre collerica. Bisogna che faccia attenzione,  Ho sorriso debolmente, lui si è avvicinato, mi ha passato un braccio intorno alle mie spalle, mi sono abbracciata a lui, e ho pianto dolcemente. Che rilassamento! E’ così stancante di detestare qualcuno che si ama. Questo temporale era stato troppo breve per poter cambiare qualcosa tra di noi: ma non era il segno che da qualche tempo – quando?  Impercettibilmente qualcosa era cambiata.

Ci erano state dei litigi nella nostra vita, ma per ragioni serie, come ad esempio l’educazione di nostro figlio. Si trattava di veri conflitti che finivano nella violenza, ma velocemente e definitivamente.  Questa volta era stato del fumo senza fuoco, e a causa della sua inconsistenza, dopo due giorni non si era ancora dissipato.  Bisogna dire che tempo addietro, noi avevamo a letto delle riconciliazioni focose, nel desiderio e nel  piacere; ci ritrovavamo in faccia l’uno all’altro nuovi e gioiosi: Ora siamo sprovvisti di questa soluzione.

E’ piacevole avere dietro di sé un lungo passato, dà dello spessore al presente. Siamo d’accordo su diversi punti ma non su questo: io non vedo cosa si perde nell’invecchiare. Si perde la giovinezza, il fuoco che permette di amare e creare. Quando hai perduto questo, hai perduto tutto. Bachelard ha scritto: “i grandi sapienti sono utili alla scienza nella prima metà della loro vita, inutili nella seconda. Mi ritengo un sapiente, quindi quello che posso fare adesso è cercare di non nuocere”.

Durante la giornata sentivo che tutti e due eravamo delusi e lontani l’uno dall’altro, mi sembrava che non riuscissimo più a parlarci, Non sarà vero quello che raccontano sulla non-comunicazione? Come l’avevo portato nella collera, noi eravamo votati alla solitudine e al silenzio?

André aveva voluto liberarsi di me?  Dopo il primo stupore mi sono sentita leggera, la vita a due esige che si decida insieme: a che ora si mangia, cosa vuoi mangiare, ecc,  I progetti si formulano insieme. Nella solitudine, gli atti si compiono senza premeditazione, ed è molto più riposante.

Le tue parole mi uccidono, non mi sono mai domandato se ti stimavo o no, se tu farai delle stupidaggini ti amerei lo stesso. Per te l’amore, bisogna meritarselo. Ho cercato di meritarmelo, ho rinunciato a tanti miei interessi che tu ritenevi dei capricci. Li ho sacrificati per farti piacere. La prima volta che non rinuncio tu ti arrabbi con me.  Mi domandavo come si può riuscire ancora a vivere quando non si spera più niente sa sé stessi.

Guardavo con pietà i vecchi professori con i capelli grigi. E hop! Sono diventata un vecchio professore, e poi la porta del liceo si è richiusa. Durante questi anni le mie classi mi hanno dato l’illusione di non cambiare di età: ad ogni inizio scolastico li ritrovavo ancora giovani, e sposavo questa immobilità. Nell’oceano del tempo, ero una roccia battuta dalle onde sempre nuove e che non si muove e non si deteriora. E improvvisamente la corrente mi porta via, e mi trascinerà fino a alla morte, Non apprendevo più niente che non sapevo già. “Che povertà il deserto del passato” diceva Chateaubriand.

Mi ha mai amato come io lo amavo? All’inizio, penso di sì, o piuttosto la domanda non si poneva, a nessuno dei due, ci intendevamo cosi bene! Ma quando il suo lavoro a cominciato a non soddisfarlo più, si è accorto che il nostro amore  non lo soddisfaceva più? Ne è rimasto deluso?

Penso che mi considera come una invariante, la cui scomparsa lo destabilizzerebbe, ma che non modificherebbe il suo destino, la partita si gioca altrove. Allora anche la mia comprensione, non gli avrebbe apportato molto. Un’altra donna potrebbe dargli qualcosa di più? La barriera tra di noi, chi l’ha costruita?  Lui, io, noi? C’era una possibilità di abbatterla? Ero stanca di interrogarmi. Le parole si decomponevano nella mia testa: amore, intesa, disaccordo, c’erano dei rumori privi di senso. Tuttavia sapevo quanto le ore possono lentamente scorrere nella quotidianità. E io amo ancora troppo la vita perché l’idea della morte possa consolarmi.

Quando l’ho incontrato di nuovo era così gioioso e sembrava più giovane che quando eravamo a Parigi. Non gli ero per niente mancata, era visibile. Per quanto tempo avrebbe gioiosamente fatto a meno di me? Mi ha accolto con gesti affettuosi e sorrisi; Ma noi siamo così abituati a parlarci amichevolmente, che né i gesti, né i sorrisi significano qualcosa. Era veramente contento di rivedermi?

Ho sempre rifiutato di considerare la vita come Fitzgerard. “un processo di degradazione”. Pensavo che il mio rapporto con André sarebbe rimasto lo stesso per sempre, che la mia opera non cesserebbe di arricchirsi, che mio figlio Philippe rassomiglierebbe all’uomo che avrei voluto che fosse. Quello che mi dava soprattutto fastidio era che il rapporto tra me e Andrè stava deteriorandosi.

Quando sono andata a casa di mia suocera, ho visto che nonostante l’età le sue facoltà non sono diminuite, ma che cosa succedeva in fondo a lei stessa? Pensava alla morte? Con rassegnazione o con paura? Non osavo domandarglielo.  Quando avrò 80 anni, non gli assomiglierò. Non mi immaginavo di chiamare libertà la mia solitudine e di approfittare di ogni istante. Vedo che la vita andava poco a poco a riprendersi tutto quello che mi aveva dato, e questo processo era già iniziato. Al mio primo incontro con la morte ho pianto molto, poi ho pianto ogni volta di meno, i miei genitori, mio suocero, mia suocera, gli amici, E’ anche questo invecchiare. Tanti morti dietro di te, rimpianti, dimenticati.

Tradita, abbandonata, si, una ferita troppo vivida perché sopporti di parlarne.  Siamo ricaduti nel silenzio. Si instaurerebbe definitivamente tra di noi? Una coppia che continua perché ha iniziato, senza altre ragioni; era questo che noi stavamo per diventare? Passare ancora 15 anni, 20 anni senza interessi condivisi, senza animosità, ma ciascuno nel suo angolo, ripensando al problema, ruminando sulla sconfitta personale,  e una qualsiasi parola diventa vana?

“E’ un peccato che la vita degli uomini sia così triste”, Il tono di Andrè, con cui aveva pronunciato questa frase mi aveva colpito, non era così indifferente come sembrava,  L’ho guardato, ed ho avuto un tale slancio verso di lui che ho avuto improvvisamente una certezza: non saremo mai due stranieri, uno di questi giorni, domani forse, noi ci ritroveremo poiché già il mio cuore l’aveva ritrovato.

Tu pensi veramente che niente conta, oltre che sopprimere la sofferenza. Perché non mi hai detto che hai questi problemi di salute? 

Ci sono delle cose che teniamo per noi

Forse hai torto, è così che si creano dei malintesi.

Non voglio essere un vecchio rompiscatole, Non volevo assillarti, Vecchio è sufficiente, rompiscatole no,

L’ho preso tra le braccia, l’ho serrato contro di me. Avevo ritrovato Andrè che non avevo mai perso e che mai perderò.

Tutto il giorno davanti

C'è l'anima di Palermo con le sue voci nel film Tutto il giorno davanti di Luciano Manuzzi,  ispirato alla storia di Agnese Ciulla, ex assessore Cittadinanza sociale del Comune di Palermo dal 2012 al 2017 sotto la giunta di Leoluca Orlando.

Agnese Ciulla è una donna siciliana, che mette al centro gli altri facendo l’operatrice sociale, la facilitatrice territoriale, ma durante il suo mandato da assessora la sua esperienza umana e professionale con i migranti minorenni, le è valsa il soprannome «grande madre».  Il regista Manuzzi ha conosciuto Agnese leggendo un’intervista che il quotidiano la Repubblica titolava “Prendo in affido i migranti minorenni sono i miei 480 figli”.

Agnese Ciulla fu molto attiva nell’emergenza sbarchi in quel periodo e mise a punto misure di assistenza come lo strumento del tutoraggio volontario dei minori non accompagnati. In un mondo che si sta chiudendo a riccio, in difesa, Agnese Ciulla, insieme alla città di Palermo, apre le braccia e accoglie. Accoglie minori stranieri non accompagnati che hanno già perso tutto quello che alla loro età potevano perdere. Arrivano sulla banchina del porto. disorientati,  senza documenti, senza bagaglio, senza una prospettiva. Sono vivi e basta. 

Nel film è concentrato tutto – visioni, sbarchi, sedute comunali, incontri istituzionali, Protocollo, Tribunale dei Minori, liti familiari, conflitti con i figli, feste di compleanno – in un solo giorno. Un giorno pieno di turbolenze e di vita nel “bellissimo caos” di Palermo.

Il film si ispira al libro “La Grande Madre”, pubblicato nel 2019, che Agnese Ciulla ha scritto con Alessandra Turrisi per raccontare la sua esperienza umana e civile a fianco dei giovani migranti, le difficoltà, le minacce e i successi e, sullo sfondo, la grande impresa di Palermo, che ha aperto il suo porto in nome di valori universali come l’accoglienza e la condivisione, per diventare la casa di tutta la comunità.  Palermo ha dimostrato di essere «grande madre» e ha provato a trasformare "l’emergenza in progetto”.

Te lo leggo negli occhi - Uno speed dating diverso

Per chi vuole conoscere qualcuno. “Te lo leggo negli occhi” è un evento di speed dating ideato da Libraccio e Ostello Bello. Le regole sono semplici: all’ingresso i partecipanti scrivono il loro nome e il titolo del loro libro preferito su un adesivo. Una volta attaccate addosso, queste saranno le uniche informazioni condivise con gli altri ospiti dell’aperitivo. Così, sarà la lettura a favorire nuovi incontri tra le persone. Una “spalla” cartacea che, senza parlare, racconterà qualcosa di voi.


Nell’epoca della grande diffusione delle app di dating, “Te lo leggo negli occhi” è un’occasione di tornare a incontrarsi nei luoghi fisici.  I libri diventano così dei facilitatori per nuove relazioni. "Presentarsi tramite il proprio libro preferito permette di fare entrare gli altri nel proprio mondo, coinvolgerli”.  Tra gli spunti per iniziare una conversazione con gli altri ospiti ci sarà anche il libro a sorpresa che Libraccio regalerà a ogni partecipante.  Da buoni amici, i libri ci accompagneranno fuori a bere qualcosa e ci aiuteranno a fare nuove conoscenze.

Per il momento il programma prevede due eventi: il 2 maggio a Milano e il 10 maggio a Genova. 

Dal sito  https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/29/

sabato 13 maggio 2023

Indicazioni per praticare yoga correttamente

Indicazioni per praticare correttamente yoga:

1. Praticare “shavasana” alla fine della lezione. Shavasana, che in sanscrito significa “posizione del cadavere”, è la posizione di rilassamento per eccellenza che dovrebbe chiudere, tutte le lezioni di yoga.  Si tratta di un asana di fondamentale importanza poiché permette al corpo di interiorizzare il lavoro svolto e quindi di assorbire gli effetti della pratica sia a livello fisico che energetico.  E' una delle posizioni più difficili da imparare. Rimanendo immobili per qualche tempo, e mantenendo la mente quieta ed in pieno stato di coscienza, si impara a rilassarsi.

2. Non eseguire le posizioni imitando gli altri. Quando ci si avvicina alla pratica dello yoga, si  “pratica per imitazione”.   Molto spesso però il nostro corpo non possiede lo stesso grado di flessibilità e coordinazione di chi ci sta accanto, o di chi ci guida nella pratica. La reazione istintiva a questa sensazione è quella di sforzarci ben oltre i limiti del nostro corpo, rendendo in questo modo le posizioni dolorose, anziché piacevoli, e correndo il rischio di farci anche del male. Il “vero segreto della pratica” è essere capaci di vivere il momento presente, ascoltando con consapevolezza il respiro e  cercare di interiorizzare.  Non è importante eseguire posizioni a livello avanzato.

3. Rispettare i momenti di riposo del corpo. Il nostro corpo, così come il nostro stato d’animo e la nostra energia, cambia costantemente in funzione degli eventi della vita, del susseguirsi delle stagioni, del nostro stile di vita e di mille altre ragioni. Per questo motivo è assolutamente naturale che, praticando la stessa sequenza yoga in momenti diversi, cambi il modo in cui ci rapportiamo ad essa, ed i benefici che ne otteniamo. Soprattutto, succede che alle volte riusciamo ad eseguirla seguendo il ritmo e l’intensità nella quale ci viene proposta, altre volte invece no.  Lo yoga dovrebbe lasciarci una sensazione piacevole di rilassamento mentale e di benessere fisico, che si ottiene solo quando si impara a rispettare i momenti di riposo del corpo. Per questo motivo non è assolutamente necessario eseguire tutte le posizioni o le pratiche che l’insegnante ci propone.  

4. Gli accessori possono essere utili durante la pratica. Secondo gli insegnamenti tradizionali, per praticare yoga è sufficiente avere con sé il proprio corpo, e la propria mente. Oggi, comunque, la maggior parte dei centri yoga sono sempre più spesso attrezzati con accessori come blocchi, cinture, cuscini e molti altri supporti utili a favorire la nostra pratica. Il primo stile di yoga che ha iniziato ad utilizzare gli accessori è stato quello fondato dal maestro Iyengar, che ha introdotto l’utilizzo di accessori per permettere a tutti, indipendentemente dal proprio grado di flessibilità o condizione fisica, di eseguire gli asana mantenendo un corretto allineamento del corpo. Gli accessori potrebbero rendere la pratica più consapevole, e costituire un aiuto per progredire in alcune posizioni senza correre il rischio di danneggiare il corpo.

5. Mantenere le asana con consapevolezza. Lo yoga è una disciplina che lavora con il corpo, ma anche con la mente, e che la presenza, l’attenzione e la consapevolezza con la quale si pratica sono altrettanto importanti dell’intensità con la quale si pratica. La pratica dipende dalla stagione dell’anno in cui ci troviamo e dal nostro stato fisico e mentale. Ci sono giorni in cui abbiamo bisogno di energia, allora possiamo optare per sequenze energiche come la ripetizione del Saluto al Sole, altre volte in cui il corpo ha bisogno di essere trattato con dolcezza, e allora è meglio scegliere di praticare sequenze di yoga gentile, o altre volte abbiamo bisogno è di rilassarci profondamente,  in questo caso la prartica perfetta è Yoga Nidra.  C'è a disposizione una grande grande possibilità di scelta circa le sequenze che devono essere adattate alla condizione psicofisica del praticante.

6. Non fare più lezioni di seguito. E' meglio praticare solo una lezione alla volta, piuttosto che più lezioni consecutive… in quanto lo yoga, oltre che a livello fisico, lavora anche a livello energetico. Questo significa che ogni sequenza è studiata specificatamente per raggiungere un obiettivo, e che il corpo ha bisogno di qualche ora di tempo per assorbire gli effetti delle posizioni e della sequenza.
Nella quotidianità è possibile praticare più volte al giorno, l’importante è lasciar trascorrere qualche ora da una pratica all’altra, e l’ideale sarebbe fare una lezione energizzante la mattina ed una lezione rilassante la sera.

7. Dare importanza all'ambiente in cui si pratica. L’ambiente in cui si pratica, il materiale che si utilizza, e l’abbigliamento che si indossa, sono molto importanti. E’ fondamentale infatti praticare in un ambiente pulito e con abbigliamento comodo.

8. Praticare yoga con un respiro consapevole. Lo yoga è una bellissima armonia di corpo, mente, respiro ed energia. Il respiro è il ponte che la mente al corpo, collega la vita alla coscienza. Ogni volta che, durante la pratica, ci distraiamo dobbiamo riportare l'attenzione sul respiro. Nello yoga la respirazione ha un’importanza fondamentale, ed è proprio la consapevolezza della respirazione che fa di questa disciplina una pratica incredibilmente benefica per il corpo, per la mente e per  spirito.  Occorre cercare di portare la consapevolezza sul respiro durante tutta la lezione,  specialmente quando si praticano le posizioni di equilibrio. Il controllo sul respiro durante la pratica ti aiuterà a gestire lo stress, le emozioni ed a calmare la mente irrequieta.

9. Non paragonarsi agli altri. Nessun pratricante è esattamente uguale all’altro, così come ogni corpo ha le proprie esigenze e caratteristiche. La flessibilità non è l’obiettivo dello yoga e nemmeno una prerogativa per poterlo fare… è piuttosto una conseguenza naturale della pratica.

10. Cercare di praticare regolarmente. Lo yoga è efficace soprattutto se lo si pratica tutti i giorni. Tuttavia non  dovrebbe essere una fonte di frustrazioni. E'  importante rispettare sempre i propri limiti, e i propri tempi, e non focalizzarsi eccessivamente sulla pratica di una o più posizioni avanzate. Comunque, l'esecuzione di asana avanzate porta indubbi benefici, alle ghiandole, agli organi interni, alle articolazioni, alle nostre cellule, ecc.  L'esecuzione di alcune asana avanzate, come ad esempio la posizione del corvo, aiutano ad aumentare la fiducia in se stessi.

 
Per trovare le sequenze più adatte al tuo stato psicofisico vedi il sito Yoga n’ Ride.   Vedi i benefici dello yoga al sito: https://yoganride.com/12-benefici-dello-yoga-sul-corpo-e-sulla-mente/

Jetsunma Tenzin Palmo - una delle prime monache occidentali.

Jetsunma Tenzin Palmo (nata nel 1943 - ) è una delle più importanti insegnanti buddhiste occidentali del mondo. Nel 1967, all'età di 24 anni, ricevette l'ordinazione al monastero di Rumtek in Sikkim dal XVI Karmapa, diventando una delle prime monache occidentali. Ha completato dodici anni di intense pratiche meditative, con tre anni di rigoroso ritiro solitario in una grotta nelle montagne innevate di Lahaul, India settentrionale. Il suo maestro Khamtrul Rinpoche le chiese di fondare un convento e, con la benedizione di Sua Santità il Dalai Lama, fondò Dongyu Gatsal Ling in India. Ora viaggia per il mondo insegnando, sostenendo pari diritti e opportunità per le monache buddhiste e raccogliendo fondi per il suo convento. Vicki Mackenzie, che ha scritto Cave in the Snow su di lei, racconta che ciò che ha ispirato la stesura del libro è stato leggere la dichiarazione di Tenzin Palmo a una rivista buddhista: "Ho fatto voto di raggiungere l'Illuminazione nella forma femminile - non importa quante vite ci vorranno".

Intervista fatta da Study Buddhism

    Study Buddhism - Domanda: Sei stata una delle prime donne occidentali ad essere ordinate come monaca buddhista, in un momento in cui il Buddhismo era a malapena conosciuto in occidente, e non c'erano centri di Dharma e quasi nessun insegnante in giro. Sei cresciuta a Londra, quindi come sei entrata in contatto con il Buddhismo e come spieghi la convinzione che hai provato in così giovane età?

Tenzin Palmo:
Fin da bambina, credevo che fossimo intrinsecamente perfetti, e che dovevamo continuare a tornare ancora e ancora finché non avremmo riconosciuto la nostra perfezione innata. La domanda era, naturalmente, che cosa è esattamente la perfezione e come la raggiungiamo? Quando avevo 18 anni lessi un libro e incontrai il Dharma. Ero a metà del libro quando mi rivolsi a mia madre e le dissi: "Sono buddhista", e lei rispose: “Oh, davvero mia cara? Beh, finisci il libro e poi puoi parlarmene”. Mi resi conto di essere sempre stata buddhista, ma non sapevo che esistesse, perché in quei giorni nemmeno la parola "Buddha" era mai stata pronunciata. Questo era negli anni '60, quindi non c'era molto materiale disponibile, nemmeno a Londra.   In seguito mi resi conto di essere più incline alla tradizione tibetana, e quando avevo 20 anni, andai in India. Al mio ventunesimo compleanno, incontrai il mio lama, Khamtrul Rinpoche, e tre settimane dopo presi la mia prima ordinazione da monaca e andai a lavorare con lui.    Poi mi disse di andare a Lahaul, nel nord dell'India, dove rimasi per i successivi 18 anni. Non mi sono mai chiesta se avesse senso spostarsi da Londra a Lahaul. Tutto sembrava una progressione naturale. A Londra mi sentivo nel posto sbagliato e volevo andarmene. Avevo pensato di andare in Australia o in Nuova Zelanda. Non ho niente contro l'Inghilterra, ma sapevo che non dovevo essere lì. Ma non appena incontrai il Dharma, riconobbi che il posto dove dovevo andare era dove c'erano i maestri.    In seguito tornai in India, dopo che mi fu chiesto di fondare un convento, e da allora ho trascorso il mio tempo lì e ho girato il mondo tenendo conferenze sul Dharma.

Domanda: 
Khamtrul Rinpoche è stato il tuo primo insegnante e hai avuto un rapporto molto impegnato e stretto con lui. Come hai scelto Khamtrul Rinpoche, e qual è il tuo consiglio per chi cerca un maestro?

Tenzin Palmo: In India molte persone vengono a parlare da me. La metà di loro mi dice: “Ho un problema, voglio trovare un maestro”. L’altra metà dice: “Ho un problema perché ho un maestro!”. Quindi non è così semplice.    Ci sono tanti maestri molto qualificati in giro, ma questo non significa che ciascun maestro sia adatto per la stessa persona, proprio come le persone non si innamorano della stessa persona. Abbiamo tutti il nostro karma e molti maestri differenti andranno bene per studenti differenti. Ci sono anche certi maestri che non dovrebbero essere dei maestri. Ma la cosa principale qui è che non dovremmo essere troppo ingenui o lasciarci prendere dal carisma. Solo perché qualcuno è molto carismatico, non significa che sia genuinamente qualificato.

Nei testi, e come ci ricorda Sua Santità il Dalai Lama, dovremmo controllare il comportamento della persona non quando è seduta su un grande trono, ma dietro le quinte. Come tratta la gente comune – non i grandi sponsor – ma solo la gente comune che non è di particolare importanza per loro. Ho chiesto al mio lama cosa pensasse di un lama particolarmente controverso che conosceva molto bene, e ha detto che era difficile da dire, e che dovremmo controllare tra 20 anni per vedere come sarebbero diventati i suoi studenti. Se vedete un Sangha buono e armonioso, e se stanno praticando bene e sono brave persone con un buon cuore, allora avete un motivo per avere fiducia.   Quanto a me, sapevo che Khamtrul Rinpoche era il mio lama non appena sentii il suo nome.

Domanda:    Quando hai iniziato, sei dovuta andare in India per ricevere insegnamenti. Ma al giorno d'oggi, possiamo accedere agli insegnamenti su Internet e persino praticare la meditazione guidata online attraverso vari canali YouTube. Vanno bene solo questi o gli insegnamenti faccia a faccia sono comunque essenziali?

Tenzin Palmo: Internet può essere enormemente utile, proprio come i libri, ma non credo sia tutto quello che è necessario per praticare veramente il Buddhismo. A un certo punto, come con l'apprendimento di qualsiasi abilità, avremo bisogno di istruzioni personali da qualcuno che è più avanzato di noi. Se vogliamo essere musicisti, ballerini o sportivi, possiamo scaricare una certa quantità di materiale online e guardare DVD e leggere libri, ma alla fine abbiamo bisogno di qualcuno che ci valuti e ci dia istruzioni personali. Le due cose vanno insieme. Non abbiamo sempre bisogno di stare seduti ai piedi dell'insegnante, ma di tanto in tanto abbiamo bisogno di qualcuno che possa guardarci e darci una direzione.

Domanda: 
Molte persone si interessano alla pratica buddhista attraverso la mindfulness [presenza mentale], che tu spesso citi come una parte integrale della vita buddhista. Cosa significa la presenza mentale per te e come ci sostiene nella nostra pratica del Dharma?

Tenzin Palmo: Al giorno d’oggi, la mindfulness [presenza mentale] è diventata una parola che racchiude tutto, ma il principio generale di cercare di essere più coscienti e consapevoli nella nostra vita quotidiana è molto importante. Assieme a questo, è utile contemplare alcuni versi dell’addestramento mentale che sono progettati per affrontare e trasformare tutti i problemi che sperimentiamo nella vita. Per tutte le circostanze esterne e le persone scortesi e difficili che incontriamo, invece di arrabbiarci, sconvolgerci, o frustrarci, possiamo prendere tutte queste circostanze e utilizzarle sul sentiero in un modo che effettivamente ci rinvigorisce e ci rafforza, piuttosto che sconfiggerci. È un consiglio molto pratico, ed è per questo che parlo molto di come trasformare la nostra vita quotidiana nella pratica del Dharma, altrimenti è facile sentirsi senza speranza e indifesi.

Che siamo in ritiro o fuori nel mondo, dovremmo cercare di sviluppare la qualità della consapevolezza il più possibile. La distrazione è il problema principale per tutti noi – ciò che il Buddha chiamava la "mente scimmia". Ovunque siamo e qualunque cosa stiamo facendo, o siamo coscienti, o non lo siamo. O siamo consapevoli e presenti, o non lo siamo. Non c'è via di mezzo.  Uno dei migliori consigli che abbia mai ricevuto mi è stato dato dagli yogi del nostro monastero, che consigliavano di osservare la mente tre volte ogni ora. Ci impegniamo a fermarci per un momento e a guardare cosa sta facendo la mente, in quale stato mentale stiamo dimorando. Non lo giudichiamo, lo sappiamo e basta. A poco a poco ci abitueremo sempre di più ad essere consapevoli di ciò che stiamo pensando e a quali sono i nostri vari stati positivi e negativi. Diventeremo sempre più padroni della nostra mente, piuttosto che esserne schiavi.

Domanda:   Hai appena parlato di quando ci sentiamo senza speranza e impotenti, e penso che a volte potremmo sentirci così anche se siamo dei praticanti maturi. Come possiamo nutrire noi stessi quando ci sentiamo bloccati nella nostra pratica del Dharma, senza entusiasmo, oppure quando sentiamo che ci manca l’energia?

Tenzin Palmo: Innanzitutto, è importante alleggerirsi un po’! Ho detto spesso che la settima paramita dovrebbe essere il senso dell’umorismo, così non ci prendiamo troppo sul serio. Abbiamo bisogno di essere sinceri nella nostra pratica, ma allo stesso tempo non possiamo prenderci troppo sul serio.    Qui penso che sia fondamentale riconoscere che siamo così fortunati ad avere questa nascita umana dove possiamo praticare ciò che vogliamo, prendere un libro e non solo leggerlo, ma capirlo davvero. Questo livello di istruzione è molto raro nel corso della storia, quindi non dovremmo darlo per scontato. Dovremmo sviluppare un profondo apprezzamento per tutto ciò che abbiamo e non sprecarlo, altrimenti moriremo con profondi rimpianti.   Per tutto il tempo abbiamo a che fare con la mente e [cerchiamo di capire] come domarla, e come trascendere la nostra mente convenzionale ordinaria. Questo richiede un'enorme quantità di determinazione e perseveranza. Richiede anche un atteggiamento rilassato e spazioso, non teso e stressato. Non è certo una questione di rilassarsi e aspettare che tutto accada. Se non lo facciamo accadere, non succederà!

Inoltre, penso che sia un po' come la tecnologia, devi ricaricare le batterie. Fare ritiri, ottenere insegnamenti personali di volta in volta da maestri che vi ispirano, tutto questo aiuta a ricaricare le nostre batterie. Allora ne siamo ispirati e possiamo integrare quello che abbiamo imparato nella nostra vita quotidiana, che è molto importante.  Infine, il Buddha ha sempre sottolineato l’importanza di avere buoni amici. Viviamo in una società che va in una direzione, quindi è bene avere almeno alcuni amici che condividano gli stessi valori e possano incoraggiarci e aiutarci a ricordare che non siamo soli o particolari, ma che ciò che stiamo facendo è un modo molto valido di vivere. Questo ci incoraggerà a porre il Dharma al centro della nostra vita e non alla periferia, e a usare la nostra vita quotidiana come pratica del Dharma.

Domanda:    Sei conosciuta in tutto il mondo come una pioniera per le donne nel Buddhismo. Prima di tutto, hai fatto voto di raggiungere l'illuminazione nella forma femminile! Inoltre, hai fondato il convento Dongyu Gatsal Ling in India e stai sostenendo l'uguaglianza per le monache. Come vedi i ruoli e le opportunità attuali delle donne nel Buddhismo?

Tenzin Palmo: Tradizionalmente, le donne non avevano un grande ruolo nel Buddhismo. I libri erano tutti scritti da monaci, per altri monaci. Quindi la visione generale del femminile era piuttosto misogina, con le donne che interpretavano il ruolo dell'altro proibito, in attesa di piombare su piccoli monaci innocenti! In quella società, era difficile che le donne diventassero istruite e ottenessero gli insegnamenti più profondi diventando davvero realizzate.

Oggi tutto questo è cambiato molto. Le ragazze vanno a scuola insieme ai ragazzi e stanno diventando molto istruite. Quest'anno ci sarà il primo raccolto di geshema (dottorato in filosofia buddhista), con i certificati presentati da Sua Santità il Dalai Lama. Le monache, più di chiunque altro, stanno realmente facendo pratiche spirituali profonde impegnandosi in ritiri a lungo termine, e in ogni modo stanno riconoscendo il loro potenziale.   Va detto che i principali sostenitori in questo sono stati i monaci, una volta che hanno compreso l’idea che anche le monache potessero studiare. Diventarono i loro insegnanti incoraggiando molto le monache. Ciò a cui si sono opposti è l'idea della piena ordinazione delle monache, che ha avuto un interessante muro di resistenza negli ultimi 30 anni.   A tal proposito, in questo momento abbiamo molte speranze grazie a Sua Santità il Karmapa, che ha detto che sarà fatto. Quindi dobbiamo aspettare e vedere come ha intenzione di farlo, perché tutti staranno a guardare. È importante che sia fatto bene e che lui trovi un modo in cui tutti possano essere d'accordo che si tratta di un'ordinazione valida, perché poi questo aprirà la porta per tutti.

 Domanda:   È bello sapere che le monache stanno facendo progressi. Hai detto in passato che pensi che le monache avranno un ruolo sempre più importante da svolgere nel sostenere il Dharma. Quali sono gli ostacoli principali che devono affrontare?

Tenzin Palmo: Se vai in qualunque convento e gli chiedi quali sia l’ostacolo principale, diranno sempre una bassa autostima e la mancanza di fiducia. Ci vuole tempo. Ma la differenza tra le prime ragazze del Ladakh che diventarono monache e quelle che abbiamo adesso è molto incoraggiante.  Una volta chiesi al primo gruppo di monache che avevamo se credevano che i maschi fossero intrinsecamente più intelligenti delle femmine, e tutte risposero di sì. E io dissi: “No, è solo che hanno avuto più opportunità. Quando avete pari opportunità, entrambi ve la cavate bene. Alcuni maschi sono intelligenti, altri sono stupidi. Alcune femmine sono intelligenti, altre stupide. Siamo tutti esseri umani, nessuno è superiore”. Ora, se dovessi fare la stessa domanda, le ragazze sarebbero perplesse dalla domanda stessa! Quindi abbiamo fatto dei passi avanti. Le nuove monache non sanno che “dovrebbero” essere miti e sottomesse, e così in molti modi credono di poter fare qualsiasi cosa, perché le monache precedenti ce l’hanno fatta. Così non hanno nulla da dubitare.

Domanda:
Molti di noi in occidente lottano anche contro la bassa autostima, l’ansia, e la depressione. Si dice che i paesi occidentali stiano vivendo “un’epidemia di solitudine”. Come può il Buddhismo aiutarci con questi sentimenti? 

Tenzin Palmo: Forse uno dei principali antidoti alla depressione, alla mancanza di autostima, alla solitudine e così via è il riconoscimento che abbiamo davvero la natura di Buddha. Tutti gli altri problemi come la rabbia, la gelosia, le ambizioni, sono semplicemente modelli abituali che abbiamo imparato, ma non sono inerenti a chi siamo. Non siamo umili peccatori, non siamo esseri inutili. Siamo come dei bei gioielli. Ci viene sempre dato il messaggio che il nostro potenziale è così limitato, il che è molto triste. In realtà, il nostro potenziale è infinito. La natura della mente è assolutamente incredibile. Questo è davvero utile perché, anche se uno potrebbe non essere un buddhista impegnato, ci aiuta solo a diventare esseri umani migliori. Conosco molti sacerdoti e suore cattoliche che usano gli insegnamenti buddhisti per diventare cattolici migliori, ed ebrei che li usano per diventare ebrei migliori. Perché no?! Ci porta solo a riconoscere più profondamente la nostra natura originale, che è qualcosa che noi tutti abbiamo.      

La meditazione ci porta ad un livello più profondo di consapevolezza. Siamo normalmente coinvolti nelle correnti dei nostri pensieri, sentimenti ed emozioni. Grazie alla consapevolezza, possiamo osservare tutto questo senza esserne spazzati via. Questo ci dà accesso a qualcosa di molto più vasto e profondo della nostra solita mente compressa.  Il Buddhismo ci aiuta a superare la nostra mente che continuamente si afferra a un ego, dandoci la possibilità di aprirci a qualcosa di molto più spazioso e genuinamente significativo. Tutti noi possiamo avere accesso a questo. Non è così difficile. Con qualche istruzione e con la pratica, tutti possono farlo.

https://studybuddhism.com/it/punti-essenziali/interviste/intervista-con-jetsunma-tenzin-palmo 

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