giovedì 29 aprile 2021

André Comte-Sponville - Présentations de la philosophie

Dal libro di  André Comte-Sponville Présentations de la philosophie del 2000.

La filosofia secondo Kant è la dottrina e l’esercizio della saggezza.  E' una riflessione sui saperi disponibili; bisogna riflettere su quello che noi siamo, su quello che noi viviamo, su quello che noi vogliamo. La Filosofia è anche vivere con ragione. Si determina il campo della filosofia con le quattro domande di Kant : Cosa posso conoscere? Cosa devo fare? Che cosa mi è permesso di sperare? Che cosa è l’uomo?  La filosofia é uno sforzo non compiuto verso la saggezza. Il benessere è lo scopo, la filosofia il cammino.

La morale. E una questione personale, solo tu sei in grado di rispondere nel profondo, nella tua intimità se rispetti la proprietà degli altri, la sua intimità, la sua dignità, la sua vita. E' l’insieme delle regole alle quali tu ti sottometteresti anche se saresti invisibile e invincibile. Tu non vali che per il bene che fai, per il male che ti impedisci di fare senza altro compenso che la soddisfazione personale. Non per aumentare il proprio benessere altrimenti sarebbe egoismo, ma solo per rispettare i diritti dell’altro. La morale non vale che per se stesso. Secondo Rousseau : Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te stesso. E' importante associare alla morale un'azione altruista senza aspettarsi niente per questo gesto.

La politica. Noi abbiamo bisogno di uno Stato. La politica è la gestione pacifica dei conflitti, delle alleanze e dei rapporti di forza, tra individui, famiglia, gruppo, società. Occuparsi della vita comune è un compito essenziale, altrimenti non si ha il diritto di lamentarsi. Essere solidali è difendere gli interessi degli altri, agendo con generosità e solidarietà. Lo Stato deve regolare e socializzare gli egoismi. Bisogna fare politica perché la morale non basta a gestire i conflitti.

Amore. Che la vita valga o meno di essere vissuta, questo dipende dalla quantità di amore di cui siamo capaci di esprimere. Per Freud la psicosi depressiva o melanconica, si caratterizza con la perdita della capacità di amare gli altri e se stesso.  Ci sono tre tipi di amore : Eros, Philia, Agapé. Per Platone, Eros è la mancanza, la passione d’amore. Philia è tradotta con amicizia. Gioire del piacere che doniamo e che riceviamo. Il desiderio é gioire in potenza, l’amore è gioia, ti amo e sono felice che tu esisti. A volte amiamo ciò che non ci manca, quello che abbiamo, quello che facciamo, questo è Philia secondo Aristotele e Spinoza. Agape è l’amore per il prossimo, disinteressato, ti amo come me stesso. Dio è amore, amate il vostro prossimo, amate i vostri nemici.

La morte. C’è chi dice che la morte è il nulla e chi dice che porta ad un’altra vita, liberata, purificata. Filosofare è apprendere a morire. Per Platone i filosofi non hanno paura della morte, che cosa potrà prendere loro?  La morte non è lo scopo della vita, ma la fine della vita, bisogna prepararci, accettarla, perché non possiamo sfuggire, senza che ci rovini la vita o i nostri piaceri.  L’idea della morte, l’ineluttabilità della morte fa parte della vita. Dopo la morte non c’è nulla, la morte dei propri cari  inquieta meno delle loro sofferenze. Accettare la morte ti permette di vivere meglio, di apprezzare di più la vita, anche se fragile e passeggera.

La conoscenza. Non c’è conoscenza assoluta, perfetta, infinita. Nessuna conoscenza è la verità, perché non conosciamo mai assolutamente quello che è, né tutto quello che è. Noi siamo separati dal reale per gli stessi mezzi che ci permettono di percepirlo e di comprenderlo. Conoscenza e verità sono due concetti diversi. Nessuna conoscenza è la verità, ma una conoscenza che non è vera o completamente falsa, non sarà più una conoscenza. 

La scienza procede per tentativi ed errori, non ricade più negli errori che ha compreso e rifiutato; la teoria scientifica è sempre parziale, provvisoria e relativa. Bisogna non confondere lo scetticismo con il sofismo.  Essere scettici, per Montagne e Hume, è pensare che niente è certo. Essere sofisti non è pensare che niente è certo, ma è pensare che niente è vero, è il contrario del dogmatismo, il contrario del razionalismo e della filosofia.

Se niente è vero, né falso, non ci sarebbe differenza tra conoscenza e ignoranza, né tra sincerità e menzogna, Le scienze, la morale e la democrazia non potrebbero sopravvivere. Se tutto è falso, tutto è permesso, si possono falsificare le esperienze e le dimostrazioni, mettere sullo stesso piano scienza e superstizione, fare condannare un innocente. Il sofismo porta al nichilismo, il nichilismo alla barbarie. Secondo Aristotele la ricerca del senso della verità è nello stesso tempo difficile e facile; Non si può raggiungere assolutamente, né mancarlo del tutto.

Dobbiamo trovare un percorso tra i dogmatici che pretendono possedere il vero, come tra i sofisti che pretendono che il vero non esiste. Tra l’ignoranza e il sapere assoluto c’è spazio per la conoscenza e per il progresso delle conoscenze. 

La libertà. Prima c’è la libertà di fare, e poi, solo la legge può permette alle libertà di un individuo di coabitare con le libertà degli altri. Essere liberi vuol dire anche libertà di volere? Libertà è il potere determinato di determinare se stessi. Il libero arbitrio è il potere di determinare se stessi senza essere determinati da niente.  Per Sartre ciascuna persona è il risultato della scelta assoluta di sé,

Dio. Noi non sappiamo se Dio esiste. Il mondo e l’universo sembrano implicare che c’è sempre stato qualcosa, che l’essere è eterno, increato.  Dio è l’essere necessario, creatore, assoluto, il fondamento di tutto.  Per Hegel Dio è il solo essere che esiste per essenza. Per Descartes L’esistenza di Dio non può essere distinta dall’essenza; Non può esserci un Dio perfetto a cui manca l’esistenza. Questa prova ontologica non prova niente. Non basta definire Dio per provare che esiste, per spiegare la sua esistenza occorre una causa, ma se questa causa è contingente dovrebbe essere spiegata da un’altra causa e cosi via all’infinito.  Dio  potrebbe essere secondo Spinoza la natura, un essere eterno, infinito ma senza alcuna soggettività o personalità. Il mondo sarebbe troppo ordinato, troppo armonioso, troppo finalizzato perché si possa spiegarlo senza supporre all’origine una intelligenza benevola e organizzatrice. Ma la natura è crudele e ingiusta, come possiamo vederci la mano di Dio ? Il problema del male rimane un mistero.

Kant e Pascal credono in Dio rinunciando a dimostrarne l’esistenza, per atto di fede. Ma un Dio che si può dimostrare sarebbe ancora Dio? Chiamiamo Dio l’insieme di quello che esiste. Dio è la coscienza di se del tutto. Il Deismo è una fede senza culto e senza dogmi, il vero Dio é inconoscibile, ma allora se non lo conosciamo come possiamo dire che è Dio ? La ragione è incapace di spiegare Dio. Se pensiamo al mistico che sente la presenza di Dio, il suo amore, la sua grazia, come possiamo sapere se percepisce veramente qualcosa o ha immaginato tutto? Rimarrebbe una certezza puramente soggettiva. La fede è una credenza che è solo sufficientemente soggettiva.

Ateismo. Essere atei significa essere senza Dio. Per André Comte-Sponville esistono due ateismi: non credere a Dio (ateismo negativo) oppure credere che Dio non esista (ateismo positivo). L'agnostico, invece è colui che si rifiuta di scegliere, sceglie di non scegliere. E' più vicino all'ateismo negativo, ma più aperto alla possibilità che Dio esiste. L'agnostico sembra umile e lucido. La considerazione di  Protagora sugli dei è la seguente: "non posso dire niente, né che sono, né che non sono". Essere agnostici è vicino alla condizione umana. Se incontri qualcuno che dice « Io so che Dio non esiste, questa persona non è un ateo ma un imbecille » La verità è che noi non sappiamo niente. L’agnostico non prende posizione, l’ateo prende posizione contro l’esistenza di Dio.  

Non ci sono prove che Dio esista, e gli atei sono spesso più lucidi che i credenti. Una ragione per essere ateo è la debolezza degli argomenti dei credenti. Debolezza delle prove e delle esperienze. Se Dio esistesse si dovrebbe vedere, manifestare, perché si nasconderebbe? L'esistenza di Dio sarebbe incompatibile con la figura di Dio padre, che si nasconde ad Auschwitz, in Ruanda, Cambogia, ecc.  L’ateismo fa un’ipotesi più verosimile. Se Dio non si manifesta, e non si riesce a capire perché si nasconde, può essere semplicemente che non esiste. La principale forza di Dio è quella di spiegare il mondo, la vita, il pensiero. Ma che valore ha questa affermazione dal momento che Dio, se esiste, è per definizione inesplicabile ? 

La religione è una credenza possibile, ma non è detto che sia rispettabile. La religione non è altro che una dottrina che spiega qualcosa che non comprendiamo bene (l'universo, la vita, il pensiero) attraverso qualcosa che comprendiamo ancora meno (Dio). C’è un mistero e ci sarà sempre un mistero. L’essenziale ci è sconosciuto. Il dogmatismo religioso o scientifico si arroga il diritto di risolvere questo mistero.  Essere ateo non significa rifiutare il mistero, è semplicemente rifiutarsi di spiegare tutto con qualcosa di inspiegabile. Credere a Dio, non è aggiungere del mistero al mondo, ma aggiungere un nome (impronunciabile) a questo mistero. Ci sono troppi orrori nel mondo, ad esempio la sofferenza dei bambini che è un male assoluto, se Dio volesse eliminare il male ma non può o non vuole, significa che non è perfettamente buono e onnipotente. Per Pascal l’uomo è un essere mediocre, in quanto si registrano bassezza e miseria ovunque, quindi è difficile immaginare che l'umanità sia stata creata da Dio. 

L’ateismo è una forma di umiltà: siamo degli animali e cerchiamo di divenire umani. L’ateo non crede in Dio, benché preferirebbe che esistesse. Per Freud la religione è un’illusione, come è semplicemente un’illusione resuscitare in un’altra vita, ecc. E’ come credere a Babbo Natale, o credere di poter acquistare un appartamento di 130 metri a Parigi con meno di 100.000 euro. Che Dio esiste è una possibilità che non possiamo razionalmente escludere.  Questo fa dell’ateismo quello che è : non un sapere ma una credenza, non una certezza ma una scommessa. Questo dovrebbe spingerci verso la tolleranza e un impegno verso una certa idea dell’uomo e della civiltà che includa amore e rispetto e benevolenza. Dovremmo contribuire a creare una umanità coraggiosa anche se sofferente. Un umanesimo che non è una religione ma una morale. Nessuna religione o ateismo senza questo impegno possono essere umanamente accettati.

L’arte. L’uomo ha bisogno dell’arte per esteriorizzare quello che è, e ritrovare nell’opera d’arte un riflesso di quello che è. Per Alain tutte le arti sono uno specchio, dove l’uomo conosce o riconosce qualcosa di se stesso che ignorava. Per Kant, l’opera d’arte non è la rappresentazione di una cosa bella, ma la bella rappresentazione di una cosa. Per Malraux si apprende a dipingere nei musei perché solo imitando i maestri abbiamo la possibilità di diventarne uno.

Il tempo. Se il tempo si arrestasse un istante, tutto si fermerebbe, e non ci sarebbe più il tempo. Il tempo è la condizione a priori di tutti i fenomeni – Kant. Quello che chiamiamo tempo è la successione del passato, presente e futuro. Il passato non c’è più, il futuro non c’è ancora, non c’è che il presente che è l’unico tempo reale. La temporaneità è una dimensione della coscienza piuttosto che del mondo. Possiamo sperimentare il tempo solo attraverso la soggettività. La mente non esiste che nel corpo o nel mondo, ed è quello che chiamiamo esistere. Vivere nel presente è la semplice e difficile verità di vivere. Non c’è un tempo universale e assoluto come credeva Newton, ma ci sono tempi relativi o elastici, suscettibili di dilatarsi in funzione della velocità. L’istante ben preciso è un punto dello spazio-tempo, qui e adesso – Einstein. Tutto quello che arriverà più tardi è nel campo dell’incertezza, quindi vivi qui e adesso. Carpe diem.  Cogli il presente, che cambia e continua. Vivere nel presente  è il solo cammino.  Il presente è il solo luogo dell’azione, del pensiero, della memoria e dell’attesa. E’ il kairos del mondo (l’istante propizio, il momento giusto o opportuno) dove il reale in atto. Vivere nel presente è semplicemente vivere nella verità. L’eternità è adesso.

L’uomo. La definizione è la seguente: ogni essere nato da due essere umani. L'umanità è una trasmissione di doveri verso altri uomini, questo umanismo è una morale prima di essere una politica. L’uomo non è Dio, ha una storia, una società, un inconscio. L’umanità è un’avventura, l’uomo fa parte della natura, di una società, di un’epoca, di una civilizzazione. L'umanismo è una battaglia per i diritti umani.

La saggezza. La filosofia è l’amore o la ricerca della saggezza. La saggezza ha a che vedere con il pensiero, l’intelligenza, la conoscenza, in breve con un certo sapere. I greci opponevano la saggezza contemplativa (sophia) alla saggezza pratica (phronesis). La vera saggezza é l’incontro tra i due aspetti. Si tratta quindi di associare pratica e vita. La saggezza è un saper vivere.

La saggezza è lo scopo, la filosofia il cammino. L’uomo muore da quando è vivo. Bisogna apprendere a morire ed apprendere a vivere. Osa apprendere, Osa diventare saggio, comincia a lavorare e guadagnare, non dispensarti di vivere la vita, perché aspettare? La saggezza si associa con un certo benessere, una certa serenità e pace interiore, gioiosa e lucida, con un rigoroso esercizio della ragione. E’ il contrario del malessere e dell’angoscia.

Per questo la filosofia è necessaria; perché noi non sappiamo vivere; l’intelligenza aiuta la saggezza nella misura che trasforma la nostra esistenza e la guida. Dobbiamo imparare a pensare per vivere un po’ meglio. Bisogna salvare la propria vita e non quella degli altri. Come vivere? L’etica, che è l’arte di vivere si distingue dalla morale, che riguarda i nostri doveri. La morale risponde alla domanda « cosa devo fare ? » l’etica alla domanda « come vivere ? »  La morale culmina nella virtù, l’etica nella saggezza e nel benessere. La morale non è sufficiente, abbiamo bisogno anche di saggezza. La saggezza significare dire sì a se stessi, agli altri, al mondo. Bisogna lavorare su se stessi; la saggezza non è un’utopia, bisogna trasformare il mondo attraverso una conoscenza attiva.

Dobbiamo accettare quello che non dipende da noi, seguendo il suggerimento degli stoici ma nello stesso tempo, secondo Spinoza dobbiamo conoscere, comprendere, agire. Dobbiamo, come dicono i saggi orientali, vedere e accettare quello che è, per poi provare a cambiarlo. Quello che é stato realizzato è diventato il passato e non esiste più, quello che deve arrivare è nel futuro e non esiste adesso, esiste solo quello che è qui e adesso, nient’altro. Si usa la filosofia per salvare la pelle e l’anima.

Il saggio é felice perché ama innanzitutto la vita. Noi non siamo dei saggi ma cerchiamo di esserlo, siamo dei filosofi e quindi non ci resta che imparare a vivere, ad apprendere a pensare e ad amare. Apprendere e essere felici vanno avanti di pari passo. 

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