sabato 10 luglio 2021

Lo yoga e l’Occidente di Carl Gustav Jung

  Un testo da conoscere è senza alcun dubbio Lo yoga e l’Occidente di Carl Gustav Jung con cui l'autore è riuscito ad esprimere la complessa relazione tra noi (occidentali, moderni e postmoderni) e lo yoga.

Lo yoga e l’Occidente venne scritto e presentato nel 1936, dallo psicoanalista svizzero, ad un convegno dedicato al grande maestro indiano Ramakrishna. Un testo importante, il punto di partenza per un ‘rispettoso’ approccio allo yoga da parte di un ricercatore occidentale. 
Rispettoso perché spesso, noi occidentali, saltiamo da una proposta spirituale all'altra, senza preoccuparci di niente, prendiamo quello che possiamo prendere da quella proposta e passiamo ad altro, senza nessuna soluzione di continuità.

Nel suo saggio, composto da una quindicina di pagine Jung con  lucidità, profondità e chiarezza delimita il campo del suo intervento: "Tacerò sul significato che ha lo yoga in India, non presumendo di poter pronunciare un giudizio su ciò che non conosco per esperienza personale, ma posso dire qualcosa sul significato che ha lo yoga in Occidente". E prosegue mettendo in evidenza una delle fondamentali specificità dello yoga: "Da noi la mancanza di una regola (interiore) è tale da confinare con l’anarchia psichica; perciò ogni pratica religiosa o filosofica promette una disciplina psicologica, cioè un metodo d’igiene psichica".
I numerosi esercizi yoga esclusivamente fisici rappresentano un percorso superiore alla solita ginnastica e agli esercizi di respirazione, in quanto non è soltanto scientifico-meccanico, ma anche filosofico. Attraverso gli esercizi, lo yoga mette il corpo in contatto con l’interezza dello spirito. E sottolinea quindi, con forza, la pratica dello yoga è impensabile e sarebbe anche inefficace senza le idee dello yoga, e coinvolge a un punto raro ciò che è del corpo e ciò che è dello spirito.
 
Si può iniziare a fare yoga per una semplice curiosità, o per risolvere un fastidioso mal di schiena, dal desiderio di alleviare un senso di fatica o di stress, ma a un certo punto, con modalità diverse, emerge il desiderio dell’io di andare oltre se stesso, il desiderio di vivere l’esperienza dello yoga ossia la riunificazione dell’io con l’essere infinito. Nello yoga si dice che l’io sia il limite e contemporaneamente il mezzo.
Questo anelito verso l'infinito ha come limite la nostra stessa psiche: come può una mente limitata cogliere ed accogliere il contatto con l’infinito? 
Bisogna per questo, fare molta attenzione, perché una tecnica capace di trasformare la vita dell’uomo (e anche dell’uomo occidentale), non può NON richiedere delle precauzioni nel suo uso.

Prima di tutto Jung cerca di inquadrare la scoperta dello yoga in Occidente, in senso storico. Collega l’interesse dell’Europa per lo yoga alla grande crisi – in apparenza tutta religiosa, ma in realtà soprattutto culturale, politica ed economica – che conosciamo sotto il nome di Riforma protestante; da quel momento si andò affermando sempre più l’importanza di un pensiero razionalista, basato sulle scoperte scientifiche, un percorso culturale che di secolo in secolo cercò di affrancarsi sempre più dal pensiero metafisico/religioso e sfociò nella cultura pienamente laica dell’illuminismo e del positivismo. Quindi la prima conclusione, prettamente storica, a cui arriva Jung è la seguente: lo yoga in Occidente va interpretato come parte, sicuramente originale e ricca di anomalie, della grande corrente protestante.  Un tentativo di tenere uniti una mentalità moderna e scientifica.

Jung, da psicanalista vede in questo tentativo, un problema di scissione psichica tipico di tutto l’Occidente. Lo yoga in Occidente trova linfa dal desiderio di armonizzare la dimensione religiosa e scientifica. Continua Jung: Perciò se un metodo “religioso” si presenta anche come “scientifico”, può essere certo di trovare un pubblico in Occidente. Lo yoga colma quest’attesa. 
 Poi Jung si domanda: ma siamo veramente capaci – noi, con la nostra cattiva abitudine di volere credere e contemporaneamente esercitare uno spirito critico e filosofico – di tenere insieme corpo e spirito?  Così fin dal principio la scissione dello spirito occidentale rende impossibile un’adeguata realizzazione delle intenzioni dello yoga. O ne fa un fenomeno strettamente religioso o un training di ginnastica respiratoria,  nei quali non si trova traccia di quell’unità e interezza dell’essere, caratteristica dello yoga. L’occidentale è incapace di riconoscere coscientemente la propria inferiorità verso la natura che è in lui e intorno a lui.
Nel testo Jung si pone una serie di domande quali:  "Perché in Occidente cerchiamo lo yoga? Che bisogno ne abbiamo? Perché addentrarci in un territorio fisico-psichico-spirituale che la nostra mente nei millenni non ha sviluppato?".
Jung fa le seguenti considerazioni: "L’europeo,  farà immancabilmente un cattivo uso dello yoga, perché la sua disposizione psicologica è completamente diversa da quella dell’orientale. Dico a quanti più posso: “Studiate lo yoga; vi imparerete un’infinità di cose, ma non lo praticate, perché noi europei non siamo fatti in modo da poter usare senz’altro quei metodi come si conviene. Un guru indiano vi può spiegare tutto e voi potete imitare tutto. Ma sapete chi pratica lo yoga? In altre parole, sapete chi siete e come siete fatti?”.
Secondo Jung, il problema è dunque nel rapporto con l’inconscio: "la nostra non conoscenza, non comprensione, il nostro non-rapporto con l’inconscio. Che cosa succede a sollecitare un profondo lavorio della coscienza quando l’inconscio occupa ancora parti preponderanti della personalità? ".

Il metodo yoga si applica esclusivamente alla coscienza e alla volontà cosciente, in Occidente  coscienza e inconscio anziché incontrarsi tendono vieppiù a separarsi. In Oriente, si diminuisce il forte impatto dell'inconscio attraverso un ricco simbolismo. E ancora ammonisce, dicendo che l’inconscio va incoraggiato a emergere.  Jung conclude dicendo: "Il mio atteggiamento critico di rifiuto nei confronti dello yoga non significa affatto che io non consideri questa conquista spirituale dell’Oriente una delle cose più grandi mai create dallo spirito umano. Spero che dalla mia esposizione risulti con sufficiente chiarezza che la mia critica investe esclusivamente l’uso dello yoga da parte dell’Occidentale. L'Occidente, deve cercare di trovare una profonda comprensione della natura umana, che non si conquista opprimendo e dominando, e meno ancora imitando metodi sorti in condizioni psicologiche del tutto diverse. L’Occidente produrrà nel corso dei secoli il suo proprio yoga, e questo sulla base creata dal cristianesimo".
Questi sono solo alcuni spunti tratti dal testo di Jung, ma credo sufficienti per riflettere sulla pratica di yoga che ha conquistato milioni di occidentali.

Riferimenti
Carl Gustav Jung, Opere, vol. 11, Psicologia e religione,
Carl Gustav Jung, La saggezza orientale,
Shri Ramakrishna, Alla ricerca di Dio,
Shri Ramakrishna, Il Vangelo di Sri Ramakrishna,
Romain Rolland, La Vita di Ramakrishna.

1 commento:

  1. L’occidentale è incapace di riconoscere coscientemente la propria inferiorità verso la natura che è in lui e intorno a lui.

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