Uomo e società nelle religioni asiatiche, Giuseppe Tucci, Corrado Pensa.
L'India spoglia Dio di ogni essenzialità, riducendolo, ad Isvara (un Dio personale), il cui potere creativo produce maya. L'assoluto e la maya diventano così due poli indissolubili. L'India pur pullulando di dei e fedele a crude superstizioni è andata alla ricerca del superamento della morte, ma per questo non ha avuto bisogno di un Dio. I Jaina predicano l'evasione perpetua dal mondo dello spazio-tempo. L'uomo in India è stato spesso considerato più potente degli dei e la la maledizione di un asceta è considerata più forte della volontà di un dio. I sadhu, gli asceti spezzano l'idolatria, l'India che sembra il paese più religioso al mondo, di fatto stempera Dio in una esaltazione mistica, vanificandolo.
Non sono gli dei che esistono, ma è l'uomo che li crea. Dio è figlio del terrore del nulla o un fallace sollievo alla paura della morte. Sono pochi quelli che riescono a scoprire questa gelida, ma superba verità: i grandi solitari, gli spiriti eletti, gli “stranieri”, coloro nella cui mente è scoppiata la fulgurazione dell'assurdità del vivere; coloro che non hanno bisogno di nessun sostegno esterno, come la religione, per affrontare e sopportare la tremenda incongruenza dell'esistere.
Ma i sadhu degni di questo nome, hanno superato tuti i vaneggiamenti religiosi e sopprimendo il terrore della morte sanno che ad attenderli resta soltanto un Tutto che è nulla: quel nulla che la credulità umana nasconde sotto la seduzione di paradisi o altro; la vita resta quello che è: breve spanna di tempo tra due esistenze.
Buddha nega sia l'esistenza di Dio e dell'anima, sia l'esistenza del Sè. Confucio dice: "Se tu non sai nemmeno che cosa è questa vita, perché pensi a quello che ci sarà al di là di essa?"
Il Buddhismo Theravada - Corrado Pensa
La natura del Bhudda è presente in tutti gli uomini. Secondo il buddhismo Hinayana, l'unica cosa da fare è cercare di estinguere il dolore, lo spegnimento del dolore è la massima conquista proposta all'uomo. La dottrina è basata anche su forme di ascetismo. Il buddhismo Mahayana invece è più universalista, secondo i testi, la sete di non essere, è equiparata al disordinato desiderio dei sensi e all'attaccamento della vita. Per il Buddhismo invece di guardare la realtà ultima, occorre guardare la situazione attuale del singolo individuo. Prima bisogna capire per quali ragioni l'uomo è governato da ignoranza e passione.
Il buddhismo critica sia il ritualismo (della tradizione indiana), sia l'ascetismo (spesso fanatico e insensato). Il Buddha non è visto come un Dio, ma come quell'uomo particolarmente evoluto che ha scoperto l'antico sentiero che conduce al nirvana e che lo ha voluto mostrare agli altri. Dalla dottrina delle quattro verità, (il dolore, la causa, l'estinzione, la via che porta all'estinzione) scaturisce l'impalcatura fondamentale del sistema, cioè l'analisi del condizionamento esistenziale e l'elaborazione dei mezzi di liberazione.
Buddhismo, criticando la speculazione brahmanica, è contro la teoria di un atman personalistico, corporeo, materiale o come principo spirituale permanente. Mette in guardia anche contro la concezione più evoluta di atman – Brahman. Tale concezione presenta punti di contatto con il nirvana: immortalità, libertà, conoscenza, stato incondizionato e permanente. Il buddhismo però, critica anche questa concezione: perchè è una realtà assoluta data prima, posta all'inizio, da cui poi si può dedurre il cosmo, in tal modo l'antropologia si trasforma in teologia.
Nel Mahayana, invece, si parlerà spesso di un principio luminoso o buddhità come germe di illuminazione presente in tutti gli uomini. Sia il buddhismo che l'induismo hanno introdotto il concetto di karma, l'azione non muore dopo che è compiuta, è produttiva di energia creatrice. Il microcosmo e il macrocosmo sono costituiti da un incessante vibrare di impulsi o onde, che si succedono senza soluzione di continuità e senza alcun carattere di permanenza. L'esistenza e la vita sono viste come un continuo fluire e un continuo cambiamento, una teoria che ha molte consonanze con la scienza moderna.
Per il buddhismo l'atman è un ostacolo, l'uomo non deve cercare sollievo a questo senso di impotenza dinanzi al continuo fluire delle cose, mediante una consolante immagine precostituita di stabilità (atman) la quale non sarà che una proiezione illusoria di desiderio di pace e di immobilità. L'atman impedirebbe la ricerca e l'analisi, precludendo all'uomo la presa di coscienza completa della legge che concatena i fenomeni in un flusso incessante, del continuo rinnovarsi dell'energia di base in mille forme mutevoli.
La Meditazione - Corrado Pensa.
La meditazione è un fenomeno molto complesso da qualunque punto di vista lo si guardi, storico, filosofico, religioso, psicologico, esperenziale-vissuto. Abbiamo una meditazione antica, moderna, una orientale, una occidentale, una meditazione orientale esportata in occidente. Proporre la categoria globale “meditazione” non è legittimo. Nel campo della meditazione sono possibili due tipi di ricerca: unificante, o descrittivo discriminante. Questi due tipi di approcci non sono contraddittori.
Sia se leggiamo testi classici sapienzali, sia moderni, l'elemento di partenza è che siamo davanti ad una costante dell'uomo: un disagio esistenziale di fondo che induce l'individuo a ricercare i mezzi capaci di effettuare un cambiamento. Spesso questa ricerca è superficiale, oppure una vernice esotica per nascondere un sostanziale desiderio di conservazione. Questa ricerca è collegata a processi di maturazione interiore, ma non è legata ad esiti estatici. Esistono due tipi di meditazione:
- Evocativa: si basa sull'idea di sollecitare e richiamare emozioni di carattere positivo, ad esempio la Mindfulness.
- Asciutta: abbiamo un processo di focalizzazione su un supporto singolo (un oggetto, la respirazione, una formula mentale, ecc) come ad esempio la meditazione Zen. C'è una chiusura dell'individuo allo scorrere delle emozioni e dei pensieri. Anche in questo tipo di meditazione, nel dopo meditazione si riscontra una espansione della coscienza e della sensibilità.
Questa espansione è un meccanismo psicologico della de-automazione, infatti ognuno di noi costruisce la realtà più che vederla, escludendo una quantità di materiale. La mente è governata da una gerarchia automatica di valori e condizionamenti. Il distacco nella meditazione, è il distacco dagli impulsi e interessi consuetudinari e ciò è il pre-requisito di un cambiamento. Questo distacco, va inteso, come fattore operativo e non come precetto moralistico. l'obiettivo è cercare di trattenere le vibrazioni emotive generate durante l'esercizio meditativo. La meditazione si iscrive in un quadro ampio costituito anche da studio dei testi, rapporto profondo con il maestro, un esercizio metodico delle virtù.
Per
Neumann il tratto più qualificante di sistemi come lo yoga e il
buddhismo è quello di essere imperniati su una tensione creativa
bipolare, da un lato il rafforzamento dell'io e dall'altro la
progressiva discesa nell'inconscio. Il
mistico creativo ha quindi tutt'altro che una riduzione della
tensione. Il
mistico regressivo, invece, spaventato dal confronto con
l'ignoto si ritrae dal mondo appagandosi di una luce estatica e
remota. Il punto d'incontro tra queste due figure può essere
Il rilassamento, la quiete mentale, cui porta la meditazione, non è un fine, ma è funzionale al rilassamento da tensioni conflittuali per far spazio a una tensione espansivo-creativa.
In Oriente c'è una certa ipertrofia nel campo della meditazione, in Occidente c'è un'ipertrofia di segno opposto, di senso attivistico, peculiare dell'Occidente. Oriente ed Occidente dovrebbe incontrarsi per una vicendevole correzione.
La Cina – Lanciotti Lionello
Il pensiero filosofico- spirituale in Cina è stato caratterizzato dal Confucianesimo e dal Taosimo.
La Cina è stato una società burocratica dal 221 a.C. al 1912 dove non ci sono state guerre religiose e non si è verificato il ripudio di concezioni preesistenti. La Cina è stata il paese dei filosofi, e sembrò al '700 europeo il modello politico ideologico da seguire.
Il confucianesimo ha un carattere laico e lega a filo doppio etica e politica, privilegia il culto degli antenati che ha origini antichissime. La grafia era uno strumento di potere.
La dottrina taoista invece respinge globalmente il sistema confuciano. In comune hanno solo il concetto di ordine che nel taoismo è il Tao all'origine di tutte le cose, e nel confucianesimo è l'ordine morale. Le fasi del raggiungimento del Tao sono: il distacco completo dal mondo fenomenico, la rinuncia e lo stato estatico. Per Maspero: "il taoismo è una dottrina di salvazione individuale che pretendeva di condurre l'adepto all'immortalità".
Il taoismo adotta pratiche igieniche e respiratorie simili allo yoga. Il
cinabro è usato come autentica droga dell'immortalità. Nel sud della Cina
sono presenti ancora oggi, elementi ricorrenti dello sciamanesimo. Nella Cina esiste un Pantheon sincretista derivante dalla religione popolare. Il Wu wei è un altro importante precetto del taoismo che riguarda la
consapevolezza del quando agire e del quando non agire. Wu può essere
tradotto come non avere; wei con azione. Il significato letterale è
quindi senza azione o meglio non azione. È parte fondamentale della
regola wei wu wei. Per la medicina tradizionale cinese, il cibo aiuta a mantenere in equilibrio le forze che regolano la nostra esistenza, lo yin e lo yang e il taoismo ha alla base dell'alimentazione una serie di regole come non mangiare i cinque cereali.
L'idea
di peccato arriva in Cina nel secondo secolo d.C quando appaiono i primi
testi cinesi che parlano di inferno, dove sarà punito chi è
sfuggito alla giustizia terrena. Secondo i taoisti, il peccato accorcia la vita e nei praticanti taoisti era in uso l'autodenuncia pubblica.
Dopo la grande persecuzione del 845 decade la potenza istituzionale del buddhismo.
Il taoista è un individualista, un anarcoide che vive ai margini della società cinese, ma dopo la rivoluzione culturale, la società prenderà il sopravvento sull'uomo.
Per Spinoza "l'uomo guidato dalla ragione è più libero nella società, dove vive secondo una natura comune, che in solitudine, dove comanda solo a se stesso".
Il Giappone – Adolfo Tamburello.
In Giappone non c'è stato lo sviluppo di un'iconografia religiosa, qui prevale l'animismo, ossia quell'insieme culti nel quale viene attribuita qualità divina o soprannaturale a oggetti, luoghi o esseri materiali. Vengone attribuite delle proprietà spirituali a determinate realtà fisiche come sassi, fiumi, montagne, ecc. La cosmogonia, l'origine del cosmo è quasi completamente trascurata.
In Giappone è presente lo shintoismo,
una serie di credenze e culti nati dal connubio di una religiosità
di popolazioni agricole con quella di popolazioni di cacciatori e
pescatori. Politica
e religione sono una cosa sola: nello shintoismo c'è la mitologia
dell'ascendenza divina della dinastia regnante. L'incarnazione del
sovrano deriva dal buddhismo che seppe legarsi intimamente alla sfera politica.
Nel 767 un decreto permise ai monaci di officiare nei santuari shintoisti e da allora apparvero numerosi templi di culto sincretistico. La decadenza materiale e spirituale favorì numerosi movimenti riformistici. Tra questi il movimento di Nichiren (1228-1282) che assegnava al Giappone la funzione di salvare il buddhismo e di ripristinare i valori originali trasmessi dal sutra del loto. Alla base di questa corrente spirituale c'è la lettura di formule sacre che assicura una costante protezione al fedele che ha anche il il dovere di convertire tre persone all'anno a questa corrente spirituale.
In questo periodo cominciò a farsi strada lo zen, con i suoi ideali di contemplazione e di meditazione, intese sviluppare una ricerca interiore, non per soddisfare un'ascesi o un anelito dell'animo umano a un divino trascendente, ma per cogliere quanto di universale e di assoluto alberga nell'uomo. Lo zen fu una filosofia religiosa e fu coltivata da coloro che erano orientati verso la propria o altrui elevazione. I maestri zen si astennero dalla pratica religiosa che spesso assumeva le vesti di una magia.
Poi l'idea laica del confucianesimo fu posta a fondamento etico dello stato, i culti religiosi vennero sostituiti dai culti ancestrali e di stato. Il confucianesimo arriva in Giappone nel VI secolo d.C., insieme al buddhismo, e viene applicato soprattutto alla sfera politica e amministrativa.
Nella Costituzione dei 17 articoli emanata dal principe Shōtoku nel 604 d.C., il primo articolo fa riferimento proprio all’armonia. Il documento stabilisce princìpi confuciani per l’organizzazione della società: importanza della gerarchia, lealtà, obbedienza, decoro rituale, moderazione. La società è organizzata in un sistema gerarchico ben strutturato, ed è facile immaginare l’interesse della classe dominante per alcuni elementi della dottrina confuciana. In verità, però, in questo periodo il confucianesimo è anche in gran parte sinonimo di cultura e si diffonde per il suo legame con l’istruzione.
Lo shintoismo
e il buddhismo temperarono il confucianesimo e promossero una serie di
culti sincretistici indirizzati ad un'unitaria fede nazionale. La
contemplazione e la meditazione furono utilizzate solo per una
ricerca interiore.
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