giovedì 7 aprile 2022

Le 108 Upanishad e il Vedanta

 Upanishad significa restare seduti per terra ai piedi del maestro per ascoltare il suo insegnamento.

Le Upanishad costituiscono la parte filosofica dei Veda, il cui oggetto essenziale è la meditazione e la metafisica inseparabilmente legati nella spiritualità indiana. Sono dei testi per la ricerca della saggezza e della liberazione e trattano della natura dell’uomo e dell’universo, così come dell’unione dell’anima individuale (jiva) o Sè (Atman) con l’anima universale (Paramatman o Brahman).  Le Upanishad hanno avuto una grande influenza sul dibattito filosofico e religioso e secondo la cronologia si dividono in:

  • Le upanishad antiche. Le upanishad maggiori datano 500 anni a.c. e sono commentata da Ari Shankara il filosofo precursore dell’Advaita Vedanta.
  • Le upanishad medioevali che sono commentate da Narayana e Shankarananda.
  • Le upanishad recenti che datano  XIV - XVIII secolo.

Ci sono 5 Veda se prendiamo in considerazione separatamente le due versioni dello Yajur veda – lo Shukla e il Krishna Veda:

  •  Rig Veda – contiene 10 upanishad.
  • Shukla Yajur Veda –  contiene 19 upanishad.
  • Krishna Yajur Veda – contiene 32 upanishad.
  • Sama Veda –  contiene 16 upanishad.
  • Atharva Veda –  contiene 31 upanishad.

Ciascun veda è diviso in sezioni (saakas). Ciascuna saaka include una parte dove sono descritti i mantra e i brahmanas. I mantra nell'induismo, sono dei suoni che vengono ripetuti molte volte come pratica meditativa mentre i brahmanas sono trattati di codici liturgici, di iniziazione ai mantra, di meditazione (upasana) e integrano gli aranyakas (i trattati della vita nella foresta) a beneficio delle persone che sono sulla strada della ricerca spirituale. E’ nella foresta, al riparo dei rumori del mondo, che il maestro e i suoi discepoli (aranyakas, abitanti della foresta) studiano la Dottrina secreta e cercano di arrivare alla saggezza e alla liberazione.

E’ alla fine dei Veda, alla fine di ciascuna sezione che si trovano le upanishad. Il totale delle sezioni (saakas) dei 5 veda è 1180, se ad ogni sezione fosse associata una upanishad, le upanishad dovrebbero essere 1180 upanishad mentre invece sono soltanto 108.

E’ nel medioevo che appare una upanishad, la Muktika upanishad (una upanishad minore, appartenente al Shukla Yajur Veda) che riporta il numero 108, una cifra fortemente simbolica. E’ sempre questa upanishad che classifica le upanishad in minori e maggiori. 

Le 108 upanishad, la Bhagavad Gita, e i Brahma Sutra costituiscono il triplo canone del Vedanta.

Il Brahma sūtra, noto anche come Vedāntasūtra, Uttaramīmāṃsāsūtra o Śārīrakamīmāṃsāsūtra, è un testo religioso composto in lingua sanscrita posto a fondamento del darśana hindū indicato come Vedānta. L'opera è attribuita a Bādarāyaṇa (primi secoli della nostra èra) ed è formata, nel testo stabilito, e quindi commentato, da Śaṅkara (VI-VII secolo), di 555 aforismi suddivisi in 4 adhyāya, questi a loro volta divisi in 4 pāda. Da notare che lo stesso Bādarāyaṇa fa riferimento ad opere di altri autori, come Āśmarathya, Auḍulomi, Kaṛṣṇājini e Kāśakṛtsna

Nel Vedanta le upanishad sono i testi rivelati (la shruti), trascritti dai rishi sotto la dettatura del Brahman. Le upanishad si trovano tutte alla fine delle sezioni vediche e costituiscono la sorgente della metafisica del Vedanta.

La Bhagavad Gita e i Bhrama sutra sono la parte integrante della smriti, l’insieme dei testi religiosi trasmessi per memoria (anche se all’inizio sono stati rivelati).

Shankara (nato nel 686 d.c.) è il fondatore dell’Advaita Vedanta (Vedanta non duale), che è la parte filosofica più recente della filosofia indù (data il VII secolo d.c.) ed è la filosofia che ha influenzato l’occidente a partire dal XIX secolo. Upanishad per Shankara significa “conoscenza del Brahman attraverso la quale l’ignoranza è distrutta”. E’ dunque in ragione della loro complessità, della loro promessa di realizzazione del Divino, che le upanishad furono messe in conclusione dei Veda, e classificate come Vedanta o finalità ultime dei Veda. Le date in cui sono apparse le upanishad variano da un orientalista ad un altro, comunque le più antiche sono Chandogya e Brihadaranyaka.      Il canone Muktika ne consiglia un ordine di studio per arrivare alla liberazione, suddivide le upanishad in 10 maggiori e 98 minori e le classifica anche per ordine tematico.

Le 10 upanishad maggiori sono le seguenti:

Aitareya, Brihadaranyaka, Chandogya,  Isha, Katha, Kena, Mandukya, Mundaka, Prashna,           Taittirya. 

  1. Aiatareva: è una delle Upanishad più antiche. Vi si ritrovano i grandi temi della speculazione filosofica come l'identità di Atman e Brahman, unità originaria, la conoscenza come essenza dell'Assoluto, la creazione del mondo.    vedi link : https://www.gironi.it/testi-sacri/aitareya-upanishad.php#:~:text=Una%20delle%20Upanisha%20Vediche%20pi%C3%B9%20antiche%2C%20appartenente%20al%20ciclo%20del%20RgVeda.
  2. Brihadaranyaka: è una delle due più antiche ed è considerata una delle più importanti e recita così: Brahaman, Neti, Neti…. Quello che non si trova in questa upanishad non si trova in altre parti, quello che si trova altrove, si trova in questa upanishad.    vedi link
  3. Chandogya: è una raccolta di dialoghi teologici-filosofici ed è servita da riferimento al Brahma Sutra, il testo religioso composto in lingua sanscrita posto a fondamento del darśana hindū indicato come Vedānta. vedi link
  4. Isha: è breve e concisa e contiene l’essenza del Vedanta.
  5. Katha (storia, discussione): sottolinea che prima la liberazione si poteva otteneva col sacrificio, adesso anche con la conoscenza.
  6. Kena: sottolinea l'importanza del Jnana yoga lo yoga della conoscenza.
  7. Mandukya (la ranocchia): parla di un particolare tipo di yoga dove si resta immobili per sviluppare una forma speciale di meditazione. E' molto breve e si concentra sulla sillaba sacra AUM. rappresenta l’essenza di tutte le upanishad; studiarla e assimilarla è il solo modo per arrivare alla liberazione.
  8. Mundaka (testa rasata, testa tagliata): illustra un  percorso che port alla liberazione e che taglia le idee illusorie e inutili. Suddivide la conoscenza in inferiore e superiore.
  9. Prashna (domanda): questa upanishad contiene sei domande e le sei risposte fornite dal saggio Pippalada.   Le domande avevano per oggetto il prana, i deva, il mantra OM.
  10. Taittiriya: intercala inni, preghiere e mantra a supporto per la meditazione, presenta la prima elaborazione della teoria dei cinque corpi sottili: i kosha..

Molto importanti sono anche le seguenti upanishad:

  • la Karika redatta da Gaudapada che cerca di conciliare la filosofia vedanta con il buddhismo. 
  • la Yoga Tattva: appartenente al Krishna Yajur Veda che espone lo yoga delle otto membra. Parla delle anime individuali  jiva immerse nel mare dell’illusione maya.  vedi link

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