Yoga ha due radici sanscrite, due possibili significati. Uno è meditare
oppure andare in trance (come nel samadhi yoga), l'altro è congiungere.
Congiungere la natura umana non illuminata alla natura divina
illuminata in maniera tale da permettere che la più alta guidi e
trasformi la più bassa. Patanjali nei suoi Aforismi Yoga che risalgono
al secondo, terzo secolo a.C. asserisce che lo yoga consiste nel limitare le fluttuazioni
della mente. Quando vengono meno il controllo e la
disciplina, l'IO si identifica con le interminabili
fluttuazioni della mente, e di conseguenza prende il sopravvento una condizione di
oscuramento mentale chiamato Ignoranza (avidya). Lo scopo dello yoga è
dissipare questa ignoranza e guidare lo yogin verso ciò che i buddhisti
chiamano la Giusta conoscenza. Ed è a causa della passione che l'uomo
rimane karmicamente schiavo dell'incessante ciclo delle morti e delle
nascite. Lo yoga è la via più breve che porta al più alto grado
evolutivo dell'uomo. I Lama tibetani riconoscono quattro classi principali di Tantra yoga:
I contenuti del libro Il sentiero della conoscenza: lo yoga delle sei dottrine fanno riferimento alla scuola Kargyutpa che costituì un movimento riformistico iniziato da Marpa e dal suo discepolo Milarepa nel dodicesimo secolo.
Le sei dottrine sono: 1- la dottrina del calore fisico (il tummo), 2- la dottrina del corpo illusorio, 3- la dottrina dello stato di sogno, 4- la dottrina della luce chiara, 5- la dottrina dello stato post mortem, 6- la dottrina della trasferenza del principio cosciente.
1- Tummo, significa calore corporeo, ovvero calore di carattere psico-fisico, prodotto con mezzi yogici. E' un metodo per ricavare prana, dalla inesauribile riserva della natura, immagazzinarlo nel corpo umano, ed adoperarlo per trasmutare il liquido seminale in energia e calore-psico-fisico per poi farla circolare attraverso il sistema psico-nervoso. In tibetano il canale centrale è Um-tsa, il canale destro si chiama Roma-tsa e il canale sinistro Kyangma-tsa (questo sistema è anche descritto nel libro The Tibetan Book of Dead). Per arrivare a controllare questo calore lo yogin deve utilizzare visualizzazioni, meditazioni, posizioni, respirazioni, direzione dei pensieri, allenamento del sistema psico-nervoso, ed esercizi fisici. Deve essere iniziato e seguito da un maestro di quest'arte. I neofiti non indossano mai pellicce e abiti di lana e devono osservare la più rigorosa continenza sessuale. Per provare il loro controllo di energia, i neofiti si siedono a gambe incrociate e nudi in una notte d'inverno, vicino ad un fiume o lago ghiacciato. Dei teli vengono immersi nell'acqua ghiacciata che poi vengono fatti asciugare al calore del corpo del neofita, questa operazione si svolge fino all'alba. Per essere dichiarato esperto di tummo, il neofita deve asciugere almeno tre teli. Anche Alexandra David Neel, la grande esploratrice, assistette a questa cerimonia e la descrisse in dettaglio nei suoi libri. Questa caratteristica del controllo dell'energia è nota anche in India, qui gli asceti attraversano i ghiacciai in perizoma o tuniche di cotone. Ci sono stati molti testimoni che hanno assistito al controllo e l'immunità al calore da parte di yogi che camminavano sul fuoco a Rishikesh e a Sri Lanka.
2- La dottrina del corpo illusorio (la Maya nell'Hinduismo) asserisce che tutto il mondo intero è illusorio, i fenomeni sono illusori, e che la nostra mente è la sola realtà. Solo per mezzo dello yoga che il Velo può essere squarciato e l'uomo può essere condotto verso l'auto coscienza e liberato dalla schiavitù delle apparenze. La dottrina della Maya è rintracciabile nel Brahmana e nelle Upanishad, ed è intesa come creazione e come apparenza. La mente microcosmica non è differente dalla mente macrocosmica, e grazie allo yoga, vede se stessa come Uno, emancipata da tutti i concetti di dualità e plurarismo.
3- La Dottrina dei sogni asserisce che, come tutte le esperienze sensoriali nello stato di veglia sono illusorie, ugualmente illusorie sono tutte le esperienze sensoriali dello stato di sogno (che sono i due poli della coscienza umana). In questo mondo tutte le esperienze karmiche condizionate non sono altro che sogni. Il mondo e la natura sono il sogno dell'Unica Mente. Nella cosmologia Hindù, Brahma nel sogno crea la creazione cosmica. Quando veglia, il suo Sogno termina. Lo yogin deve destarsi dal Sonno della Delusione, dall'Incubo della Esistenza, a spezzare le catene di Maya e raggiungere la pace spirituale.
4- La Luce chiara simbolizza la Coscienza non-condizionata, puramente Nirvanica. Tutti gli esseri umani sperimentano questa luce chiara in momento di morte. Sperimentata mentre si è ancora incarnati è sinonimo di buddhità. Difficile è arrivare a possedere la Conoscenza di Ciò che E' senza forma. Ugualmente difficile è acquisire l'emancipazione dal karma e dalla reincarnazione, e raggiungere la Luce Chiara.
5- La Dottrina dello stato post-mortem, ovvero la dottrina del Bardo: lo stadio intermedio conseguente alla morte e precedente la nascita. Se la persona durante la vita ha praticato con successo lo yoga, con uno sforzo supremo di volontà, una volta sul punto di morire, entra nella più alta trance samadhica, in trascendente comunione con la Luce Chiara, e la sua morte avviene senza che si verifichi soluzione di continuità, del principio cosciente. Esce dal ciclo delle rinascite. Il boddhisatva, con assoluta consapevolezza, si ri-immette nel sentiero della re-incarnazione nel momento di buon auspicio e diventa maestro di vita e di morte,
6- L'arte di trasferire il principio cosciente, in tibetano Pho-wa, è una delle pratiche yogiche più gelosamente custodite in Tibet. E grazie alla padronanza del Pho-wa il grande yogin trascende i processi normali con l'abbandonare volontariamente il vecchio, logoro corpo, per prenderne uno nuovo, senza accusare interruzione alcuna nella continuità della sua coscienza. Il successo della trasferenza del principio cosciente dipende dal grado di preparazione raggiunto nel kundalini yoga.
La dottrina del calore psichico (tummo) consta di tre parti: 1- i preliminari costituiti da una serie di visualizzazioni, 2- le pratiche fondamentali e 3- l'applicazione pratica.
Le pratiche fondamentali sono tre: 1- Produrre calore psichico, 2- esperienze di calore fisico, e 3- il calore psichico trascendente.
Nella produzione di calore psichico sono comprese l'arte di far assumere al corpo svariate posizioni, l'arte della respirazione calma e violenta (o forzata) e l'arte delle immagini mentali di meditazione.
Tra le esperienze di calore fisico c'è il trattenere la forza vitale e la produzione di calore. Nella ritenzione includiamo la ritenzione del movimento, della durata, della forza, del colore, del potere. La mente e la forza vitale saranno rese tranquille e si produce calore e la forza vitale entra nel nervo mediano. Il beneficio del calore si ottiene mediante d'arte della respirazione. La parte finale, gli esercizi fisici, viene chiamata Esercizi di Naropa che sciolgono tutte le parti del corpo: rotazione della vita e della regione dell'ombelico, il collo, la parte superiore del corpo, gli arti superiori e inferiori.
Il libro IV. E' un trattato della scuola Kargyupta. Lo yoga della trasferenza del principio cosciente o Pho-wa costituisce una parte integrante del ciclo di dottrine del Bardo-Thodol. I lama praticano i riti del letto di morte a beneficio della persona morente, gli yogi che conoscono il Pho-wa sono in grado di causare in qualunque momento, quel processo che in condizioni normali viene chiamato morte. Questa divina scienza segreta viene chiamata dai tibetani Trongiug che vuol dire "Trasferenza e Ispirazione" e con l'uso di questa tecnica due esseri umani possono reciprocamente scambiare la coscienza, o uno yogi è capace di attuare la revulsione del proprio corpo ed assumere il corpo di un altro essere umano sia con il suo consenso, sia contro la sua volontà con un atto di magia nera. A causa di abusi, il Trongiug arrivò ad essere mantenuto segreto ed insegnato ad un solo discepolo. Marpa fu scelto per questa iniziazione dal suo guru Naropa. Tra le pratiche troviamo la visualizzazione di Vajra-yogini e dei guru, seduti uno sulla testa dell'altro lungo una retta perpendicolare. Al di sopra del proprio guru radice si deve visualizzare Milarepa, sopra di lui Marpa, sopra di lui Naropa, sopra di lui Tilopa avvolto in una pelle di tigre, sopra di lui Vajra Dhara, il conquistatore. Altre pratiche sono le preghiere rivolte ai guru e la meditazione sul proprio guru.
Il libro V. E' un trattato della scuola Ningmapa di Padma Sambhava rappresentativo della fede Bon pre-buddhsita. Il sentiero del mistico sacrificio: lo yoga per reperire il basso sé chiamato Chod. Chod o Gchod significa tagliare via l'egoismo rappresentato nella forma umana con tutte le passioni e le propensioni karmicamente ereditate che costituiscono la personalità. Questo sistema viene insegnato e commentato solo da iniziati autorizzati, di cui Long-Chen fù uno dei più grandi. Spesso il chod viene celebrato in ambienti psichicamenti favorevoli come luoghi isolati del Tibet, Bhutan, ecc. Questo viene considerato il sentiero breve (che utilizzò il grande yogi tibetano Milarepa) per arrivare al nirvana, alla liberazione di ogni necessità karmica di rinascita. In virtù del sacrificio mistico del proprio corpo, lo yogin vittorioso spezza una dopo l'altra, le catene della personalità, della passione, della separazione, dell'intera maya (illusione) trascendendo l'ignoranza. Lo yogin raggiunge la chiarezza interiore e vede la molteplicità come Uno, e l'Uno come tutti e riconosce la sola realtà che è la mente. Il sogno di Bhrama cessa e il Nirvana e il sangsara costituiscono una realtà inseparabile. Le pratiche usate in questo sentiero sono la danza, la recitazione dei mantra accampagnata da strumenti musicali come il piccolo tamburo (il damaru), la tromba ricavata da un femore umano (il kangling) che evoca gli spiriti, il campanellino (il dorje).
I lama ritengono che esistono tre tipi di malattie: assenza di armonia nel funzionamento del sistema nervoso, nel flusso della bile, nella circolazione del flemma o arie che sono le forze vitali che determinano i vari temperamenti. Utilizzano l'arte dell'esorcismo per neutralizzare la disarmonia in natura e nel corpo e nella mente dell'uomo, che influssi ostili, di varia natura hanno provocato.
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In un brevissimo sutra Il sentiero della saggezza trascendente è riassunta la dottrina yogica della vacuità, in tibetano Stong-pa-nid e in sanscrito Shunyata, su questo sutra si basa la vasta letteratura della Prajna-Paramita, ovvero la Saggezza trascendente. L'opera è composta 21 libri e da 125000 shloka o versi. I più importanti sono i primi dodici libri, gli altri sono dei riassunti di quanto enunciato prima. Dalla scuola Madhyamika, che considera il Mahayana come un tutto, è ritenuta la più preziosa delle raccolte canoniche scritte. La Prajna-Paramita contiene i discorsi del Buddha pronunciati al Picco dell'avvoltoio sulla Realtà quando aveva 51 anni (16 anni dopo l'illuminazione), questi discorsi furono trascritti da Mahakashypa, il suo discepolo più dotto. Sembrerebbe che Nagarjuna sia stato uno dei primi ad enunciare pubblicamente gli insegnamenti sulla vacuità (custoditi dai Naga, le deità serpenti). Le sei Paramita o perfezioni sono le seguenti: 1. Generosità, 2. Autodisciplina etica, 3. Pazienza, 4. Perseveranza, 5. Stabilità mentale (concentrazione), 6. Consapevolezza discriminante o Saggezza Trascendente.
L'interpretazione di questo testo dai buddhisti del Nord evita i due punti di vista estremi rigurdanti il Nirvana e per questo viene conosciuta come il Cammino di Mezzo (la Madhyamika).
La Prajna-Paramita chiamata popolarmente Boom, e in sanscrito Shata-Sahasrika, che significa i Centomila (Sloka della Saggezza Trascendente). Ecco di seguito alcuni estratti:
I sei principi di coscienza sono: la coscienza-visiva, la coscienza uditiva, la coscienza olfattiva, la coscienza guastativa, la coscienza corporea, e la coscienza mentale. I sei elementi sono: terra, acqua, fuoco, aria, etere, e coscienza. I dodici nidana sono: ignoranza, strutture mentali, coscienza di nascita, sei facoltà sensoriali di elementi psico-fisici, contatto, sensazione, brama, cupidigia, esistenza, nascita, età e morte.
Dal punto di vista storico, la dottrina della vacuità e una rienunciazione della dottrina della maya da parte degli illustri fondatori del Mahayana, tra cui Ashvaghosha del 1 secolo d.C. e continuata con Nagarjuna che dette un assetto ben definito al buddismo Mahayana. Alla base c'è questa affermazione: il mondo è volonta e rappresentazione (vedi Schopenauer), difatti la dottrina della Shunyata implica che la vera conoscenza è realizzabile soltanto dalla mente completamente illuminata, liberata da ogni ignoranza, ogni illusione e che trascende la rappresentazione, ovvero le apparenze fenomeniche, nata dalla volontà della mente. Sulla superficie di questa vacuità in cui l'occhio si immerge abbagliato, il miraggio delle cose si offre in colori cangianti, sebbene queste cose, come sappiamo esistono soltanto come tali - Tathatà - e, pertanto, sono come se non fossero. La sola realtà è la mente e la mente è il cosmo. La materia non è altro che la cristallizzazione del pensiero, ovvero, in altri termini, l'universo non è altro che la materializzazione di forme di pensiero, l'Idea che illusoriamente appare sotto l'aspetto di oggetti della Natura. Dal momento che il pensiero fissa se stesso a sè, esso si sviluppa sotto forma di cose esteriori. Codesto visibile non esiste, c'è solamente il pensiero. - Hsuan-Tsang uno dei più illustri rappresentanti dell'università del budhhismo Mahayana di Nalanda.
L'anima o ego, viene concepita, da un punto di vista filosofico come il percettore dei fenomeni, l'aspetto microcosmico che la coscienza macrocosmica assume ai suoi occhi, il gioco di una illusione sulla superficie dell'Oceano della mente. Viene, inoltre, concepito l'assoluto inerente nei fenomeni, e poichè l'Assoluto è la fonte e il supporto dei fenomeni, e per mezzo della mente illuminata dalla Bodhi, liberata dall'ignoranza, la dualità scompare, e non rimane altro che l'Uno in Tutto, il Tutto in Uno. Pertanto la dualità è presente in apparenza, ma non in realtà. Fino a quando l'uomo non si sveglia dall'illusione dell'io e del mondo, non può arrivare a comprendere che il nirvana è qui e adesso e ovunque, inerente a tutte le cose - come perfetta quiescenza, senza qualità, non-nato, non creato. Nella trance estatica del più alto samadhi il grande yogi raggiunge questa Conscenza Non-differenziata, la saggezza trascendente. Pertanto la Prajna Paramita è la madre dei bodhisattva, dal momento che li porta alla buddhità. Considerata così, come personificazione della perfetta saggezza dello Yoga, è considerata la divina Shakti, conosciuta dai tibetani come Dolma, e in sanscrito come Tara. L'illuminazione si raggiunge solo con l'aiuto delle Sei Paramita combinate con pratiche di yoga perfezionate. La Prajna-Paramita è considerata la principale perfezione , per mezzo della quale l'uomo, come in una barca, raggiunge la Saggezza dell'Altra sponda.
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Alcune frasi del sutra:
I cinque aggregati vanno compresi come se fossero naturalmente e interamente vacuità.
Forme sono vacuità e vacuità è forme; non sono forme e vacuità separabili, ovvero forme altro da vacuità.
Allo stesso modo, percezione, sentimento, volizione - questi fenomeni manifesti incontestabilmente evidenti e coscienza sono vacuità.
Pertanto tutte le cose sono vacuità, senza caratteristiche, non -nate, non-impedite, non macchiate, non-macchiabili, non-intaccate, non-piene.
Qualora un Boddhisattva mettesse in pratica incessantemente tutte le cinque Paramita e fallisse nella pratica della sesta (la saggezza trascendente), non sarebbe in grado di raggiungere lo stato della completa-conoscenza.
Ci sono tre tipi di prajna, vale a dire saggezza terrena, saggezza trascendente inferiore, e saggezza trascendente superiore. Comprendere il fatto che tutte le cose partecipano della natura della vacuità, e che non hanno in realtà nascita alcuna, fondamento alcuno, e che sono prive di radici.
Il termine ego personale è applicato a Chit o Buddhi e nasce nelle catene successive di forme fisiche. Credere che l'ego sia permanente e singolo (ovvero separato) porta come conseguenza l'attaccamento ad esso. E' ciò che viene chiamato atman, ovvero ego, dell'essere egoistico, ovvero individuale.Ciò porta a delle contaminazioni, le contaminazioni alimentano karma negativo, il karma negativo alimenta le sofferennze, e la fonte di queste cose indesiderabili è l'ego (o Sè).
Per cui la convinzione che gli oggetti esterni e mente interna sono reali viene chiamata l'ego del dharma, Questi due tipi di convinzione, in un io individualizzato e nella realtà universale di materia e mente mondana, vengono designati i due ego.
Una delle argomentazioni che esistono questi due Ego è data dalla esistenza o non esistenza di atomi materiali, argomento molto dibattuto in India.
Qualora ci si ponesse la domanda "ma allora che cosa è questo che esiste intorno a noi - questi fenomeni manifesti, incontestabilmente evidenti alle nostre facoltà percettive? La risposta sarebeb: Essi non sono altro che riflesso esteriore della nostra mente. Ovvero non sono altro che allucinazioni della mente riflesse esteriormente come tali.
Il grande yogin analizza la realtà, e per mezzo del sentiero breve, arriva alal illimitata saggezza e raggiunge l'Altra Sponda..
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