venerdì 23 dicembre 2022

Mindfulness immaginale

 Mindfulness Immaginale, pratiche di meditazione immaginale

Selene Calloni Williams, Silvia C. Turrin.   

Colui che conosce il Brahman supremo diviene il Brahman. Dalla Mundaka-Upanishad  

Esperienza di meditazione raccontata da Selene Calloni Williams.  Mindfulness è la traduzione del termine sati, che in pali significa consapevolezza ed attenzione, ovvero attenzione cosciente.  Mindfulness è un corpo di pratiche meditative che riunisce in sé, buddhismo, zen, pratica e meditazione yoga.  A Sri Lanka, dove ho fatto un eremitaggio di sei anni, incontra il grande Maestro Michael Williams. Qui incontra anche il reverendo Gotatuwe Sumanaloka Thero, eremita di tradizione Therevada.

La mindfulness immaginale nasce dall’unione della meditazione buddhista, delle conoscenze dello yoga sciamanico, e della visione immaginale, che è propria della psicologia del profondo, in modo particolare di James Hillman, psicanalista e filosofo svizzero. La visione immaginale è particolarmente efficace con gli occidentali che vogliono avvicinarsi alla meditazione, ne semplifica l’applicazione e ne potenzia i benefici. E' un invito al sacro, al darsi, all’offrirsi, al trascendere la propria individualità separata per trovare l’unione con l’universo.  L’individuo e il tutto sono dentro l’uno nell’altro, inscindibilmente uniti, distinti, ma non separati.  Quando sei in meditazione dai te stesso, annullati, sciogli la mente nella sensazione senza giudicarla. Sciogli l’attaccamento.

L'obiettivo è raggiungere il samadhi (lo stato di unione con il tutto) che si può raggiunge a mezzo dell’immobilità prolungata nella postura meditativa. Alla fine vi è solo lo svanire, nel buddhismo si raggiunge  il Nirvana che significa appunto estinzione. Il più grande insegnamento che si apprende dalla meditazione è che l’amore è la sola verità, tutto il resto è illusione. Gli insegnamenti ricevuti, si trasformano da concetti in pura esperienza di beatitudine.  

Il meditante deve vincere gli attaccamenti (upadana) e deve avere un’incrollabile fede nel fatto che le immagini e gli avvenimenti che gli si presentano sono chittamaya, impressioni della coscienza che si manifestano col solo unico scopo di permettergli di darsi, sciogliendo gli attaccamenti di cui è prigioniero. Nell’immobilità prolungata, i vayu, le correnti energetiche che direzionano il prana si acquietano fino ad arrestarsi e ciò provoca la sospensione del respiro. Ad un certo punto il respiro si sospende e ci si trova a viaggiare nello spazio siderale, dentro e fuori di noi. Si raggiunge così il chitta samadhi, il samadhi della coscienza.  Quando ci si accorge di non respirare, in quello stesso istante, il primo respiro  entra  in noi dissolvendo lo stato di samadhi per riportarci nel mondo con una consapevolezza nuova.     -------------------------------------

 Introduzione di Silvia C. Turrin.  Le mie pratiche si sono manifestate attraverso il cankamana, la meditazione camminata nel Trentino, mi abbandonavo a Madre natura, e a volte inconsapevolmente praticavo Anapanasati, la meditazione sul respiro quando raggiungevo i rifugi ad alta quota. Una parte di me mi ha spinta ad avvicinarmi allo yoga e alla meditazione. In seguito mi sono avvicinata alla meditazione frequentando centri legati alla tradizione Mahayana.  La prima esperienza spirituale l’ho fatta facendo un pellegrinaggio nel nord dell’India, territori pieni di spiritualità, dove risuona continuamente il mantra “Om namah shivaya”,  Un cammino che mi ha portato alle sorgenti del Gange mi ha permesso di vivere profondamente l’esperienza dell’unione con le energie sottili. Asceti, pellegrini, monaci, meditanti cercano di essere prossimi al cielo. Successivamente ho seguito un corso di Mindfulness immaginale mi ha permesso di entrare nel cuore della pratica meditativa e sentire la centralità della presenza mentale.  Di riflesso questo cammino di consapevolezza mentale mi sostiene nella vita quotidiana. Ho incontrato Selene ed ho avvertito che non era un’insegnante comune. Ha cercato con un’abilità rara di unire i saperi orientali e quelli occidentali.  Si può sintetizzare il lavoro e la ricerca di Selene con questa frase “Possa la pace prevalere sulla terra”.   Se ogni persona si fermasse ogni giorno compiendo su di sé un lavoro introspettivo, praticando la meditazione, i semi della pace si spanderebbero diffusamente e con maggiore facilità.  Il cammino spirituale è lungo, e come ho appurato, è un viaggio da compiere senza fretta. Non a caso il grande mistico Milarepa affermò: “Affrettati lentamente, arriverai presto”.                      -----------------------

Il samadhi è uno stato di fusione con il Tutto, ciò che conduce al samadhi, è il superamento dello stato mentale. Più siamo nella mente, più siamo limitati. più siamo nell'amore, più siamo illimitati. La compassione buddhista è una forma d'amore e il mezzo della vera conoscenza. Ciò che sperimentiamo in vita è solo miraggio, apparizione e la reale natura di tute le cose è impermanenza.  Ed è proprio questo carattere evanescente, impermanente della natura che esprime il sacro. Il Dio Shiva Nataraja con la danza manifesta il processo ritmico della vita, dove si alternano creazione, conservazione, morte e rinascita. Nel buddhismo lo stesso concetto è espresso con la ruota del samsara, ossia la ruota del divenire.  Il cammino che libera dall'inganno della coscienza ha inizio con una presa di consapevolezza dello stato dei fatti, e cioè che tutto è anima.  

La meditazione con il suo satipatthana o cammino dell'attenzione cosciente, ti conduce ti conduce con la massima intensità nell'attimo presente. Entrare nell'attimo presente è risvegliarsi dall'inganno del tempo, uscire dalla ruota del samsara. Se cambi il mito del tempo tutto il mondo si dissolve come una nuvola in un soffio di vanto: non c'è più causa e non c'è più effetto. E dopo questo crollo l'amore è tutto ciò che rimane.

Vorticose e stressanti attività indebolisco l'essere umano e lo svuotano sul piano fisico-energetico e mentale.  Bisogna capire che non si può continuare a correre e lasciarsi condizionare dal mondo esterno. La mindfulness ci viene in aiuto per ricondurre le energie al Sè e per risvegliare la vera natura di ogni essere senziente. Le sensazioni di vuoto, spossatezza, smarrimento sono dovuti a stili di vita frenetici, che poi portano a stati ansiosi e depressivi e ciò è dovuto anche alla mancanza di connessione con la natura. Con la mindfulness riportiamo l'atttenzione al qui e ora, ci aiuta ad essere consapevoli e a sanare  stati psicofisici.  Neuroscienziati come Richard Davidson hanno evidenziato che la morfologia dle cervello è modificabile e di conseguenza anche la percezione del mondo e di noi stessi. Aurobindo uno dei più grandi maestri spirtuali dell'India afferma "Noi siamo i maestri delle cose e non le vittime delle loro reazioni".

La mindfulness immaginale si inspira alla tradizione buddhista Theravada che è considerata la corrente più antica, ed è a Sri Lanka che questi insegnamenti del Buddha sono meglio conservati (gli insegnamenti, denominati il canone Pali, venivano trascritti su foglie di palma). La scuola Theravada racchiude diversi sentieri come quello chiamato dei monaci della foresta, che abbandonano lo stile di vita mondano e con la rinuncia, al disciplina e la meditazione cerca di arrivare alla liberazione.  La mindfulness immaginale ha anche dei riferimenti al buddhismo Mahayana e in modo particolare al buddhismo tantrico-sciamanico detto Vajrayana diffuso soprattutto in Tibet, Bhutan e Mongolia che utilizza il ritualismo, la mistica e pratiche esoteriche. Grandi pensatori del buddhismo Mahayana sono stati Nagarjuna (autore della dottrina di mezzo, Asanga e Santideva autore della Bodhicaryavatara.

Questo tipo di mindfulness utilizza un metodo simbolico-immaginale ed è un approccio non terapeutico per un viaggio interiore. La meditazione ha il compito di dissolvere la maschera e liberare l'individuo dei veli dell'illusione dell'io raggiungendo il Nirvana o NIbbana, ovvero l'estinzione dell'io e della sensazione di esistere quali esseri distinti e separati dal tutto.  La parola samadhi significa mettere insieme, e fa riferimento all'unione dle meditante con il tutto. La meditazione quindi ci porta verso il benessere totale e ci spinge ad uscire dall'individualità ed andare oltre l'illusoria idea dell'Io. La prima fase della meditazione è calmare la mente che come una scimmia è in continuo spostamento, rimane sospesa tra ricordi del passato, speranze nel futuro, paure, emozioni. Per fare questo occorre scegliere la postura più adeguata che è quella del loto, una posizione che ci permette di protrarre l'immobilità portando il corpo ad uno stato in cui perde i suoi confini.

Astenersi dal male, praticare la perfetta virtù e domare del tutto la mente, è la dottrina del Buddha. 

Satipatthana, la via della presenza mentale ci addestra ad essere consapevoli e coscienti di ogni gesto che si compie, di essere nel momento presente, vivere le esperienza senza giudizio. E' una meditazione esistenziale che si può praticare in qualsiasi momento e circostanza. La meditazione della presenza mentale consiste nel rivolgere l'attenzione al corpo, alle sensazioni, allo stato mentale e ai fenomeni o oggetti mentali come emozioni, pensieri, ecc... Ciò porta alla consapevolezza della chiara luce della mente. La meditazione porta allo scioglimento dei nostri attaccamenti, che sono all'origine di tutta la sofferenza umana. Spesso quando meditiamo sorge un fastidio: al collo, al ginoccchio, alla schiena ecc, ad un certo punto il fastidio si trasvaliuta e diventa forza e visione profonda. I requisiti della meditazione sono: depersonalizzazione/disidentificazione, smaterializzazione, pacificamente della mente, rallegramento della mente, attenzione cosciente, assenza di giudizio, lasciar fare, la trasvalutazione ossia la capacità di attribuire un giudizio diverso agli eventi e a ciò che ci accade, uscire dalla costrizione tremenda che è la nostra personalità (la gabbia del'IO).

Tra le tecniche meditative per calmare la mente troviamo il controllo del respiro o Anapasati. Ana è l'inspirazione, pasa è l'espirazione, sati è il controllo. Il respiro, come dicono i buddhisti è uno degli oggetti privilegiati su cui indirizzare la mente. Altro tipo di respirazione altamente rigenerante è Cankamana o camminata. In questo caso meditare significa porre l'attenzione e la consapevolezza su ciascun passo. La camminata è estremamente lente, le mani dietro la schiena, e una mano tiene il polso dell'altra e ci si focalizza su alzo- abbasso il piede, oppure alzo-avanzo-abbasso. Quando si termina il ciclo bisogna restare immobili per qualche istante, ascoltando la risonanza lasciata dai movimenti.

Ogni cosa esistente è impermanente (anicca in lingua pali). Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza, Questo è il cammino della purezza. Dal Dhammapada. 

Dal punto di vista buddhista gli eventi, le sensazioni, le emozioni sono il rpodotto della nostra psiche. E ciò è sempre riportato nel Dhammapada. Siamo ciò che pensiamo, Tutto ciò che siamo è il prodotto della nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue.   Siamo ciò che pensiamo, Tutto ciò che siamo è il prodotto della nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero limpido è seguita dalla gioia come la tua ombra ti segue inseparabile.

Da ciò emerge che la mente è il punto di partenza per modificare la nostra esperienza di vita. Il primo passo è conoscere la nostr amente, il secondo passo è modellare la mente e renderla più flessibile creando un centro interiore forte e ben ordinato che ci permette di placare interferenze e distrazioni. Il terzo passo è quello di liberare la mente da costruzioni mentali e stereotipi, non si è più schiavi delle condizioni esterne visto che la nostra vera natura è pace nel qui e ora.

La meditazione immaginale è strutturata in tre fasi: si inizia con la concentrazione e acui segue una meditazione su la fiamma della candela e poi ci si concentra su deu colori.  Concentrarsi sulla fiamma significa percepire calore, eenrgia e soprattutto osservare un simbolo dell'impermanenza. La meditazione kasina è una tecnica di contemplazione di alcuni oggetti. Nle canone pali sono suggeriti dieci oggetti su cui meditare circa 20 minuti: la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria, il colori blù o verde, il colore giallo, il colore rosso, il colore bianco, lo spazio, la luce brillante della fiamma. La concentrazione avviene a occhi aperti, fissando lo sguardo sull'elemento prescelto, senza mai muovere lo sguardo. La meditazione sui colori ci permettere di entrare in contatto con le profondità della psiche.

Nel buddhismo Theravada, la meditazione nirodha è quella meditazione che ci porta all'estinzione di tutte le impressioni (samskara), permettendoci di raggiungere la vacuità, accompagnata da una profonda pace interiore e tranquillità psico-fisica.. Una zona luminosa dove la vita e la morte e tutti gli opposti si incontrano. Il monaco entrato in nirodha ha le funzioni corporee, mentali e della voce sospese, ma la vita non è finita, il calore vitale non è estinto e le facoltà non sono distrutte. Il corrispondente nella tradizione Mahayana è il nirvana nel samsara. La differenza è che la suprema liberazione dal ciclo del samsara si può ottenere solo al momento della morte nel buddhismo theravada, mentre nel buddhismo mahayana è contemplata la possibilità di raggiungere questa suprema liberazione anche in vita..

l'IMMA (Imaginal MIndfulness Meditation Approach) costituisce una serie di raccolte privilegiate di esercizi di meditazione e di risveglio ed è stata messa a punto da Selene Calloni Williams e dal monaco eremita Gotatuwe Sumanaloka Thero.  L'IMMA è un protocollo attraverso il quale si cerca di riportare il sacro nella terapia, e ristabilire un ordine universale, un equilibrio corpo e natura che l'illusione dell'IO ha rotto. Questo protocollo serve a curare stress, ansie e paure, problemi di relazione affettiva. 

________________    Selene Calloni Williams conobbe Gotatuwe Sumanaloka Thero a Sri Lanka in un eremo insieme al Maestro Ghata Thera.  Fu condotta all'eremo dal suo maestro di yoga e sciamanesimo Michael Williams. Qui Selene divenne monaca e restò a Sri lanka per sei anni. Poi studiò psicologia in Svizzera con uno dei più importanti maestri occidentali James Hillman..

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