Lanza del Vasto (1901-1981), poeta, pellegrino, patriarca, profeta, sembra aver vissuto molte vite in una sola. La sua vita, così come il suo pensiero, comprende e unisce fra di loro universi molto differenti: poesia, metafisica, scultura, musica medievale, vita comunitaria, lavoro manuale, azione non-violenta. Nato in una famiglia aristocratica dell’Italia meridionale, Lanza studia a Parigi, poi a Firenze e a Pisa dove, nel 1928, consegue la Laurea in Filosofia. Dotato di notevoli capacità intellettuali, ma anche di intenso gusto per la vita, esita fra dedicarsi alla carriera universitaria o dedicarsi all’arte. Frequenta scrittori ed artisti del suo tempo, instaura una forte amicizia con Luc Dietrich (un giovane scrittore francese che ebbe una vita breve e tormentata).
Gli anni centrali della sua vita sono difficili da riassumere per la
ricchezza di incontri e di viaggi che racchiude. Da solo e a piedi egli
percorre l’Italia e la Grecia, va in pellegrinaggio fino a Gerusalemme,
soggiorna a Firenze, Berlino, Roma, Parigi, Marsiglia.
Sempre
perseguendo il suo progetto di sistema filosofico, egli continua a
elaborarlo e ne parla con alcuni noti intellettuali : Gabriel Marcel,
Maurice de Gaudillac, Simone Weil…
Ben presto il desiderio di “guardare il mondo negli occhi” lo induce però a lanciarsi verso altri e più distanti orizzonti. In India, che percorre da Ceylon all’Himalaya, il poeta filosofo diventa vagabondo e Pellegrino. Lanza
va in India per imparare a “divenire migliore cristiano”, non per
esotismo orientale, e la non-violenza gli appare come la traduzione
sociale e politica delle Beatitudini.
Il punto centrale del viaggio è rappresentato dal suo incontro decisivo con Gandhi nel 1937, il quale gli dona un nuovo nome: Shantidas, servitore di pace. Da quel momento in poi tutta la sua vita sarà segnata dalla non-violenza, non quale semplice ideale morale, ma come leva per una trasformazione spirituale e sociale. Sulle pendici dell’Himalaya egli sente una chiamata a far conoscere questo messaggio in Occidente.
Di ritorno in Francia, nel 1938, egli si trova avvolto dalla barbarie della Guerra e scrive “Le Pèlerinage aux Sources" (Pellegrinaggio alle Sorgenti), diario del suo viaggio, che viene pubblicato nel 1943, rendendolo famoso. Nel 1944 alcune persone cominciano a riunirsi in rue Saint-Paul, a Parigi, per ascoltarlo commentare i Vangeli.
Il suo grande progetto è quello di fondare un “Ordine gandhiano d’Occidente” di ispirazione cristiana, aperto ad ogni uomo di buona volontà. Ma gli anni della guerra lo costringono ad avere pazienza. Nel 1948 fonda la “Comunità dell’Arca”, alla quale dedicherà i suoi successivi trentatre anni di vita, portando nel mondo intero un messaggio di saggezza e di pace. Muore in Spagna il 5 gennaio 1981, nel suo ottantesimo anno...
https://www.lanzadelvasto.com/it/ Libri: Che cosa è la nonviolenza; Pellegrinaggio alle sorgenti; L'arca aveva una vigna per vela.
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