sabato 11 gennaio 2025

Le Figlie del Buddha

 L'associazione Sakyadhita ( le figlie di Buddha) International è impegnata nel risvegliare il potenziale delle donne nel Dharma, a portare l'equità di genere nelle comunità buddhiste e sostenere l'accesso delle monache all'alto titolo di geshema (titolo accademico buddhista, Maestro spirituale)  ripristinato da poco.      

 L'obiettivo è quindi di sfatare la supposta inferiorità femminile e della dimensione religiosa quale territorio privilegiato maschile.  Soprattutto nel buddhismo conosciuto per i suoi valori come filosofia egualitaria e equanime. Fu Mahapajaphati, la zia del Buddha che lo allevò, che diede inizio al Sangha femminile.  Secondo la tradiziona tramandata, si narra che Bhikshuni Mahapajapati dovette osservare otto ulteriori regole oltre i voti monastici normali,  i cosiddetti otto gurudharma, che stabiliscono in qualche modo la differenza tra il sangha monastico femminile e quello femminile.  Ma sembrerebbe, che queste otto regole siano state redatte in un periodo cronologico di molto successivo a quello del Buddha;  Però continuano a perpetrarsi anche oggi, creando questa percezione di differenza tra monaci e monache.

Nella quadruplice comunità dei discepoli di Buddha, composta da bhikshu (monaco), bhikshuni (monaca), upasaka (ateo uomo)  e upasika (ateo donna) , donne e uomini dovrebbero giocare un ruolo uguale.  A volte è stata enfatizzata la componente maschile; tuttavia nel Buddhismo i voti più elevati, vale a dire bhikshu e bhikshuni, sono uguali e comportano gli stessi diritti. Anche se in alcune aree rituali, a causa dell'usanza sociale, i bhikshu vengono per primi e l'ordinazione di monache è raro; 

Buddha concesse i diritti fondamentali in egual modo a entrambi i gruppi di sangha. Non ha senso discutere se far rivivere o meno l'ordinazione bhikshuni; la domanda è semplicemente come farlo correttamente nel contesto del Vinaya  (termine che indica la raccolta scritturale delle norme di condotta seguite dai monaci e dalle monache).  

Attualmente, su richiesta della famiglia reale, in Bhutan si è deciso di ripristinare nella tradizione tibetana l'ordinazione delle monache con una cerimonia straordinaria officiata da un unico Sangha (comunità).

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