venerdì 12 dicembre 2025

La felicità secondo Matthieu Ricard

Il gusto di essere felici. Saggezza e benessere in ogni momento della vita, di Mathieu Ricard
 (Il titolo originario è Plaidoyer pour le bonheur). Plaidoyer significa “appello” o "impegno". Il libro è del 2003 ed è stato pubblicato in italiano nel 2008.  Matthieu decide di dedicare la vita agli altri «perché l’ego non può condurre all’amore»   


"Cercare la felicità al di fuori di noi è come aspettare il sorgere del sole in una grotta rivolta a nord"
•— Matthieu Ricard —•
 

Matthieu Ricard vive da più di quarant’anni nel monastero di Sechen, sulle montagne del Nepal, ma è tutt’altro che un asceta isolato dal mondo. È coinvolto in progetti umanitari che hanno portato alla costruzione di decine di scuole, ospedali e ponti nelle zone più povere dell’Himalaya. Viaggia per il mondo e partecipa a progetti scientifici, offrendo la sua esperienza unica di filosofo e scienziato. Con questo testo ha deciso di condividere con tutti i risultati di un lunghissimo viaggio spirituale e umano.
«Coltivare allo stesso tempo saggezza e bontà — intesa anche come altruismo — è come avere le due ali che permettono agli uccelli di volare nel cielo, verso la libertà interiore e la liberazione dalla sofferenza».
Matthieu pone la felicità al primo posto nella scala dei sentimenti. Come identificarla, raggiungerla e conservarla? Attraverso un percorso individuale di presa di coscienza interiore e di equilibrio della mente. La felicità è il motore dell’esistenza e rappresenta, più di ogni altro sentimento, l’amore per noi stessi e per il prossimo.

Gli scienziati del Wisconsin, lavorando nel campo della neuroplasticità, hanno studiato la felicità in relazione all’attività cerebrale. Matthieu Ricard ha ottenuto risultati che hanno superato quella che si pensava essere la soglia della felicità: è dunque l’uomo più felice della Terra?
La felicità è associata a una rete di regioni cerebrali che collaborano tra loro, tra cui il sistema limbico (che include amigdala e ippocampo), la corteccia prefrontale e il nucleus accumbens. Un’altra area chiave, scoperta più recentemente, è il precuneo, il cui volume sembra essere collegato all’intensità della felicità e alla capacità di trovare significato nella vita. Matthieu Ricard afferma che, di fronte alla stessa situazione, possiamo reagire in modi molto diversi: la nostra felicità o le nostre sofferenze sono spesso il risultato delle costruzioni mentali che sovrapponiamo alla realtà e delle “tossine” interiori da cui ci lasciamo avvelenare.
La felicità è lo scopo dell’esistenza umana. Essa esprime quanto una persona ama la vita che sta conducendo. È un programma a lungo termine in cui la gioia è percepibile. La persona felice è in armonia con il proprio mondo interiore e con ciò che la circonda. È la serenità imperturbabile dei saggi, che vivono con intensità l’esperienza opposta del dolore e della gioia.
La sofferenza e la gioia dipendono dalle condizioni esterne e dalle emozioni, ma una mente chiara permette di ridurre la distanza tra la realtà e il pensiero che proiettiamo su di essa; così facendo diventiamo meno vulnerabili alle circostanze esterne.

Un re chiese al suo consigliere di riassumere la storia umana in una frase. Il consigliere rispose: «Gli uomini soffrono, mio re».   Esistono diversi tipi di sofferenza; quella nascosta è legata alla nostra maleducazione e al nostro egocentrismo. Molte filosofie occidentali dichiarano che è impossibile raggiungere la felicità e che la sofferenza è inevitabile, e Schopenhauer elogia lo spleen.
Sulla spiaggia ci sono centinaia di stelle marine che stanno morendo al sole. Un uomo, a ogni passo, ne raccoglie una e la rimette in acqua. Un amico lo osserva e dice: «Ci sono milioni di stelle marine su questa spiaggia: i tuoi sforzi sono lodevoli, ma vani». L’uomo, rimettendo in acqua un’altra stella marina, risponde: «Hai ragione. Ma per questa stella marina fa una grande differenza».
Il dolore ci toccherà inevitabilmente quando arriva la morte; in quel caso, il miglior dono che possiamo offrire al nostro defunto è continuare a condurre un’esistenza felice e ricca.

Dobbiamo inoltre evitare di dare la colpa agli altri. Shantideva ha detto: «Se abbiamo un rimedio, perché disperarci? E se non c’è rimedio, perché affliggerci?».
Il Dalai Lama ha affermato: «Cercare la felicità rimanendo indifferenti alla sofferenza degli altri è un tragico errore!». La compassione è fondamentale: è un sentimento che genera responsabilità e rispetto verso la comunità umana.
Il saggio non ha nulla da desiderare, nulla da temere; non gli manca nulla e, di conseguenza, può essere pienamente felice. Non possiamo nascere saggi, ma possiamo diventarlo: è una lunga trasformazione interiore, basata sul lavoro quotidiano.
La realtà è spesso una nostra proiezione mentale: costruiamo la nostra realtà e creiamo confusione sulla base del concetto di identità personale. Un saggio tibetano diceva: «Perché ci crocifiggiamo per qualcosa che non esiste più o per qualcosa che ancora non esiste?».
La libertà interiore ci permette di apprezzare la pura semplicità del presente, liberi dal passato e dal futuro. La meditazione consente di sviluppare una libertà interiore e una forza sempre maggiore: le nostre angosce e paure si attenuano, e la fiducia — basata sulla gioia di vivere — sostituisce l’insicurezza; l’altruismo appassionato prende il posto dell’individualismo cronico.
Dovremmo dedicare tempo a diventare esseri umani migliori ed equilibrati.

Nessun commento:

Posta un commento

Introduzione al Blog

   Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ...