Il gusto di essere felici. Saggezza e benessere in ogni momento della vita, di Mathieu Ricard
(Il titolo originario è Plaidoyer pour le bonheur).
Plaidoyer significa “appello” o "impegno". Il libro è del 2003 ed è
stato pubblicato in italiano nel 2008. Matthieu decide di dedicare la
vita agli altri «perché l’ego non può condurre all’amore»
Matthieu
Ricard vive da più di quarant’anni nel monastero di Sechen, sulle
montagne del Nepal, ma è tutt’altro che un asceta isolato dal mondo. È
coinvolto in progetti umanitari che hanno portato alla costruzione di
decine di scuole, ospedali e ponti nelle zone più povere dell’Himalaya.
Viaggia per il mondo e partecipa a progetti scientifici, offrendo la sua
esperienza unica di filosofo e scienziato. Con questo testo ha deciso
di condividere con tutti i risultati di un lunghissimo viaggio
spirituale e umano.
«Coltivare allo stesso tempo saggezza e bontà —
intesa anche come altruismo — è come avere le due ali che permettono
agli uccelli di volare nel cielo, verso la libertà interiore e la
liberazione dalla sofferenza».
Matthieu pone la felicità al primo
posto nella scala dei sentimenti. Come identificarla, raggiungerla e
conservarla? Attraverso un percorso individuale di presa di coscienza
interiore e di equilibrio della mente. La felicità è il motore
dell’esistenza e rappresenta, più di ogni altro sentimento, l’amore per
noi stessi e per il prossimo.
Gli
scienziati del Wisconsin, lavorando nel campo della neuroplasticità,
hanno studiato la felicità in relazione all’attività cerebrale. Matthieu
Ricard ha ottenuto risultati che hanno superato quella che si pensava
essere la soglia della felicità: è dunque l’uomo più felice della Terra?
La
felicità è associata a una rete di regioni cerebrali che collaborano
tra loro, tra cui il sistema limbico (che include amigdala e ippocampo),
la corteccia prefrontale e il nucleus accumbens. Un’altra area chiave,
scoperta più recentemente, è il precuneo, il cui volume sembra essere
collegato all’intensità della felicità e alla capacità di trovare
significato nella vita. Matthieu Ricard afferma che, di fronte alla
stessa situazione, possiamo reagire in modi molto diversi: la nostra
felicità o le nostre sofferenze sono spesso il risultato delle
costruzioni mentali che sovrapponiamo alla realtà e delle “tossine”
interiori da cui ci lasciamo avvelenare.
La felicità è lo scopo
dell’esistenza umana. Essa esprime quanto una persona ama la vita che
sta conducendo. È un programma a lungo termine in cui la gioia è
percepibile. La persona felice è in armonia con il proprio mondo interiore e con ciò che la circonda. È la serenità imperturbabile dei saggi, che vivono con intensità l’esperienza opposta del dolore e della gioia.
La sofferenza e la gioia dipendono dalle condizioni esterne e dalle emozioni, ma una mente chiara permette di ridurre la distanza tra la realtà e il pensiero che proiettiamo su di essa; così facendo diventiamo meno vulnerabili alle circostanze esterne.
Un re chiese al suo consigliere di riassumere la storia umana in una frase. Il consigliere rispose: «Gli uomini soffrono, mio re».
Esistono diversi tipi di sofferenza; quella nascosta è legata alla
nostra maleducazione e al nostro egocentrismo. Molte filosofie
occidentali dichiarano che è impossibile raggiungere la felicità e che
la sofferenza è inevitabile, e Schopenhauer elogia lo spleen.
Sulla
spiaggia ci sono centinaia di stelle marine che stanno morendo al sole.
Un uomo, a ogni passo, ne raccoglie una e la rimette in acqua. Un amico
lo osserva e dice: «Ci sono milioni di stelle marine su questa spiaggia: i tuoi sforzi sono lodevoli, ma vani». L’uomo, rimettendo in acqua un’altra stella marina, risponde: «Hai ragione. Ma per questa stella marina fa una grande differenza».
Il
dolore ci toccherà inevitabilmente quando arriva la morte; in quel
caso, il miglior dono che possiamo offrire al nostro defunto è
continuare a condurre un’esistenza felice e ricca.
Dobbiamo inoltre evitare di dare la colpa agli altri. Shantideva ha detto: «Se abbiamo un rimedio, perché disperarci? E se non c’è rimedio, perché affliggerci?».
Il Dalai Lama ha affermato: «Cercare la felicità rimanendo indifferenti alla sofferenza degli altri è un tragico errore!». La compassione è fondamentale: è un sentimento che genera responsabilità e rispetto verso la comunità umana.
Il saggio non ha nulla da desiderare, nulla da temere; non gli manca nulla e, di conseguenza, può essere pienamente felice. Non possiamo nascere saggi, ma possiamo diventarlo: è una lunga trasformazione interiore, basata sul lavoro quotidiano.
La
realtà è spesso una nostra proiezione mentale: costruiamo la nostra
realtà e creiamo confusione sulla base del concetto di identità
personale. Un saggio tibetano diceva: «Perché ci crocifiggiamo per qualcosa che non esiste più o per qualcosa che ancora non esiste?».
La
libertà interiore ci permette di apprezzare la pura semplicità del
presente, liberi dal passato e dal futuro. La meditazione consente di
sviluppare una libertà interiore e una forza sempre maggiore: le nostre
angosce e paure si attenuano, e la fiducia — basata sulla gioia di
vivere — sostituisce l’insicurezza; l’altruismo appassionato prende il
posto dell’individualismo cronico.
Dovremmo dedicare tempo a diventare esseri umani migliori ed equilibrati.

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