giovedì 26 agosto 2021

François Cheng - meditazioni sulla bellezza e sulla morte

François Cheng  (1929 - ) è uno scrittore, poeta e calligrafo cinese che è diventato cittadino francese naturalizzato nel 1971. È stato eletto all'Académie française il 13 giugno 2002 ed è stato nominato Ufficiale della Legione d'Onore il 1° gennaio 2009.

François Cheng costituisce il ponte tra la cultura e la filosofia europea, francese in particolare e quella cinese. Nelle sue opere sono presenti riferimenti e parallelismi continui fra questi due mondi. Per quanto  riguarda la cultura e filosofia cinese vengono riportati sistematicamente riferimenti al Taoismo e al Confucianesimo. 

Ho letto alcuni suoi libri e  in modo particolare, mi sono piaciuti i seguenti testi, che sono scaturiti da conversazioni, che l'autore ha avuto con degli amici:

  • Cinque meditazioni sulla morte: ovvero sulla vita del 2013 (Cinq méditations sur la mort autrement dit sur la vie)
  • Cinque meditazioni sulla bellezza del 2006 (Cinq méditations sur la beautée

Cheng, più volte riporta nei suoi testi le sue origini, scrive che proviene dal cosiddetto  "terzo mondo", che faceva parte della tribù dei dannati, portatori di sofferenze e lutti, dai quali la più piccola briciola di vita veniva considerata un dono insperato. "Sensibili alle condizioni tragiche del nostro destino, lasciamo che la vita ci invada con tutto il suo insondabile spessore, flusso di promesse sconosciute e d'indicibili fonti d'emozioni". 

 Alla fine della prima meditazione sulla morte, Cheng riporta delle note scritte da Etty Hillesum, che fu uccisa nelle camere a gas ad Auschwitz: "Solo guardando la morte in faccia e accettarla come parte integrante della vita è allargare i confini di questa vita. All'inverso, sacrificare adesso alla morte un pezzo di questa vita, per paura della morte e il rifiuto di accettarla, è il modo migliore di guardare solo un piccolo pezzo di vita mutilata, che merita appena il nome di vita. Questo sembra un paradosso: escludendo la morte dalla propria vita, ci si priva di una vita completa, e accogliendola, si allarga e arricchisce la propria vita".

Nella seconda meditazione si legge "La morte si presenta ad alcuni come un limite insuperabile, ad altri come una possibilità di metamorfosi, la coscienza della morte ci invita a rispondere a un altro bisogno fondamentali, il superamento dei nostri limiti, di noi stessi, che è collegato al desiderio di realizzazione. la morte ci invita ad uno sforzo per andare oltre la nostra condizione ordinaria, e questo sforzo ha un nome: la passione. Passione d'avventura, di eroismo, o passione d'amore".

Nella quinta meditazione sulla bellezza Cheng, citando Schelling, collega la bellezza alla creazione artistica.  "Nel cercare di conoscere L'Assoluto, lo Spirito, che abita l'uomo, s'impegna in una ricerca in cui l'oggetto è la ricerca dell'identità di Sè e del mondo. Questa identità superiore dove l'Io e il mondo coincidono, solo l'arte la può realizzare. Nell'atto della creazione, l'artista oggettivizza l'idea nella materia, e nello stesso tempo, soggettivizza  anche la materia. Nell'arte sono riuniti i contrari apparentemente inconciliabili che sono spirito e natura, soggetto e mondo, singolare e universale. L'opera artistica contiene un'infinità di intenzioni e di virtualità, è la figura dell'infinito nel finito, il solo luogo dove le contraddizioni si risolvono nella pacificazione".    Non è difficile, in questa descrizione ritrovare molti elementi del Taoismo.

In questi due libri ci sono anche dei bellissimi collegamenti tra la bellezza e la morte. "La bellezza come tutte le cose non può durare, ci sfugge, e visto che è la cosa a cui ci si attacca di più nella vita, più l'attaccamento è profondo, più straziante è perderla.  Attaccamento - strazio, ecco la condizione della bellezza: acuisce la nostra coscienza della morte".

Biografia.  François Cheng proviene da una famiglia di studiosi e accademici, e all'inizio del 1948, suo padre partecipò alla fondazione dell'UNESCO come specialista in scienze dell'educazione, grazie alla quale poté venire in Francia. 

François Cheng vive in Francia dal 1949 e nel 1969, diventa docente all'Università di Parigi VII,  poi professore all'Institut national des langues et civilisations orientales, mentre le sue opere consistono in traduzioni di poeti francesi in cinese e di poeti cinesi in francese, saggi sul pensiero e l'estetica cinese, monografie sull'arte cinese, raccolte di poesia, romanzi e un album della sua calligrafia.

Ha ricevuto il premio André Malraux per Shitao, la saveur du monde, il premio Roger Caillois per i suoi saggi e la sua raccolta di poesie Double chant, il premio Femina per il suo romanzo Le Dit de Tianyi e il Grand Prix de la Francophonie per tutta la sua opera. Ha un dottorato onorario dell'Università di Bergamo (Italia) e dell'Institut Catholique de Paris (2007).

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