mercoledì 18 gennaio 2023

Deva Premal & Miten - Mantra

Deva Premal (1970-) è una cantante tedesca new age, nata da genitori aperti alla psicospiritualità, ha scoperto fin da piccola le tecniche di meditazione attiva e il valore dei mantra. I suoi dischi, realizzati in collaborazione con il marito Miten, sono composti da mantra Hindu cantati con accompagnamento musicale contemporaneo. 

Deva Premal & Miten è uno dei gruppi di musica spirituale più conosciuto al mondo. Deva Premal ha incontrato Miten nell'ashram di Osho in India. Lei cantava come spalla e lui componeva ed eseguiva le canzoni appositamente per i festival musicali di Osho. Fu durante uno di questi festival in Inghilterra che Deva Premal uscì dall'ombra (era molto timida e non aveva fiducia nella sua voce) quando iniziò a cantare da sola il Gayatri mantra davanti alle migliaia di persone che partecipavano al festival. Quel giorno ha scoperto la sua voce. Il padre di Deva durante tutta l'infanzia le cantava il mantra Gayatri.

Nel 1998, Deva Premal e Miten hanno registrato il loro primo album The Essence nella cucina della madre di Deva. Questo album era destinato ai devoti di Osho, ed invece è esploso nelle sale di yoga, nei centri di terapia e nei centri di ritiro. Vengono venduti oltre 300.000 album e questo è l'inizio della nascita del gruppo Deva Premal & Miten.  Quando Manose (il flautista indiano) si unì al gruppo, il nome fu cambiato in Deva Premal & Mitel with Manose.

Presenti nei principali media, tra cui il Wall Street Journal, il Los Angeles Times e l'Huffington Post, sostenuti da celebrità come Cher, Tony Robbins e il Dalai Lama, inclusi in colonne sonore di film come Walkout, Mantra e 8 Seconds, e onorati da 1,5 milioni di album venduti, 550.000 ascoltatori mensili su Spotify e 400.000 iscritti a Facebook, i musicisti di alto livello Deva Premal & Miten sono nomadi moderni in missione per condividere la medicina del mantra con l'umanità.
Nel 2018 Miten ha dovuto subire un intervento al cuore. Attualmente è tornato a esibirsi con la sua amata Deva.

Il gruppo Deva Premal & Miten propone in tutto il mondo canzoni originali utilizzate per la lettura, la meditazione, lo yoga, la gestione dello stress, il massaggio e il sonno, non solo per incarnare una vita consapevole ma anche per condividere potenti strumenti di benessere, consapevolezza e sviluppo personale. Offrendo un'alternativa alla cultura musicale contemporanea, Deva Premal & Miten propone anche incontri sacri globali in un ambiente simile a un tempio, dove la musica non è una performance guidata dall'ego, ma piuttosto un portale per la contemplazione, la pace interiore e la connessione incentrata sul cuore.

Mentre i musicisti cantano il mantra centrale e improvvisano con gli strumenti, tutte le persone riunite partecipano, rendendo ogni incontro un'opera d'arte unica, un intreccio di umanità, un'offerta al Divino e un antidoto all'isolamento, allo stress e al caos che affliggono molti nel mondo di oggi.
Nel contesto di una ricerca all'avanguardia nel campo della musica e dell'epigenetica, in cui gli studi scientifici hanno dimostrato l'efficacia della "medicina dello stile di vita" nel trattamento di problemi di salute mentale e fisica, migliaia di pazienti hanno testimoniato che l'ascolto degli album di Deva Premal & Miten e la partecipazione ai loro incontri musicali hanno contribuito a cambiare la loro vita - compreso il miglioramento spontaneo, se non la completa risoluzione, di problemi di salute cronici - convalidando il potere del mantra di guarire il mondo, una canzone alla volta.

Hanno scritto e prodotto numerosi CD, come Global heart native soul e Songs for the inner lover. Circondato da musicisti di alto livello, tra cui Prem Joshua e Manish Yvas, Deva Premal canta i mantra su melodie moderne e brillanti. Al di là delle parole e delle note, seguendo il percorso della saggezza dei mantra, il canto di Deva Premal mira a risvegliare il cuore. La sua continuazione ideale è il silenzio e la meditazione. Massaggio, guarigione, yoga, espressione corporea, liberazione emotiva. "È la musica degli angeli della terra, sublime e trascendente... Pionieri di una nuova dimensione sacra della musica - che alcuni chiamano sacred world music - Deva Premal e Miten ci invitano a una meditazione attiva e dinamica. A un momento di pura estasi e appagamento.

 Site web: www.mitendevapremal.com

 Film: Mantra – Suoni nel silenzio, In Search of the Great Song 

Gayatri Mantra - Live in Zurich, 2022  https://www.youtube.com/watch?v=qG5ee6Ob6fY
Gayatri Japa Chanting, January 1st 2023  https://www.youtube.com/watch?v=_1Jm0BoA9pU
 
Om bhur bhuvah svaha
Tat savitur varenyam
Bhargo devasya dhimahi
Dhiyo yonah prachodayat    _____________

Miten: Alla ricerca della sua anima.  Agli occhi di un osservatore esterno, il britannico Miten (all'epoca conosciuto come Andy Desmond) aveva tutto: una moglie, un figlio e una carriera di successo come musicista professionista - in tournée con, in apertura e come musicista ospite di band come Fleetwood Mac, Fairport Convention, Hall and Oates, Randy Newman e Ry Cooder, negli stadi di tutto il mondo. Lo stile di vita fatto di sesso, droghe e rock & roll, tuttavia, si accompagnava a un'insipienza e a una profonda distorsione che corrodevano l'anima di Miten. In fin dei conti, la musica sembrava non essere altro che un bene di vendita, con i musicisti che servivano come pedine dell'industria per generare denaro per i dirigenti delle aziende, a scapito della vera espressione di sé e dell'arte. Dopo aver girato in questo mondo per anni, sentendosi sempre più alienato da se stesso, dalla sua famiglia e dalla vita stessa, Miten ha attraversato una crisi spirituale e ha avuto un crollo, in cui l'unico modo che conosceva per salvarsi era quello di alzarsi e andarsene, da tutto e da tutti quelli che conosceva.
-- All'epoca 29enne, Miten aveva appena letto No Water No Moon, un libro di discorsi di Bhagwan Shree Rajneesh (Osho) sulle parabole Zen. Una storia in particolare cambiò la vita di Miten: In una notte di luna piena, Chiyono, una suora, stava portando un secchio d'acqua dal pozzo. Proprio mentre stava notando il riflesso della luna nell'acqua, il secchio si ruppe. In quel momento guardò la luna e si illuminò, rendendosi conto di aver passato tutta la vita a concentrarsi sul riflesso della "cosa reale", invece che sulla cosa reale stessa. Miten capì allora che mentre la musica in generale, e la sua musica in particolare, aveva qualcosa di profondo, l'approccio commerciale dell'industria musicale era solo un riflesso della cosa reale. Era come se la musica fosse la chiave per qualcosa di più grande - una profonda pace interiore e un senso di connessione con l'infinito - ma lui era stato impegnato a lucidare la chiave, invece di aprire la porta con essa.
-- Desideroso di saperne di più e di abbracciare una trasformazione dell'intero essere, Miten lasciò subito l'Inghilterra e si ritrovò in un ashram in India, dove liberò tutti i beni terreni, così come la sua identità di musicista, e si unì al sangha (famiglia spirituale) di Osho. Vivendo una vita semplice e umile mentre studiava con Osho, facendo lavori come tagliare le verdure in cucina, Miten ha trovato il coraggio e l'ambiente perfetto per affrontare i suoi demoni interiori e diventare chi era veramente a livello dell'anima, invece di mantenere l'immagine della persona che aveva sempre pensato di dover essere. Sentendo per la prima volta un profondo senso di forza interiore, Miten ha infine rivisitato le sue radici musicali, ma da un luogo diverso: quello della spiritualità e della devozione, dove ha servito come canale per la comunità dell'ashram, offrendo canzoni originali che celebravano gli insegnamenti di Osho.
-- Fu in questa veste che Miten, allora quarantenne, incontrò l'espatriata tedesca Deva Premal, 20 anni, che all'epoca praticava il lavoro sul corpo nell'ashram di Osho, praticando Shiatsu, terapia craniosacrale e riflessologia. Figlia di due artisti che praticavano gli insegnamenti spirituali indiani, Deva era cresciuta con la musica e i mantra. Prima di incontrare Miten, tuttavia, non aveva abbracciato nessuno dei due come parte del proprio percorso.
Deva: Trovare la sua voce.  La madre di Deva era un'insegnante di musica medievale, che offriva lezioni di pianoforte, clavicembalo e flauto dolce e dirigeva il coro di una chiesa locale, mentre il padre di Deva era un artista visivo che aveva iniziato a suonare il tamburo in Medio Oriente quando Deva era nata. Inoltre, entrambi i genitori avevano abbracciato la spiritualità Zen e la filosofia orientale, ben prima della nascita di Deva, e praticavano quotidianamente il canto in sanscrito. Quando Deva era nel grembo materno, ad esempio, suo padre le cantava quotidianamente il mantra Gayatri e, quando era piccola, glielo cantava ogni notte, come ninna nanna. Così l'infanzia di Deva è stata piena di musica da camera, cerchi di tamburi e mantra, in particolare il Gayatri mantra, che all'epoca Deva non aveva idea fosse uno dei mantra più venerati e potenti in assoluto.
-- Per la maggior parte, Deva non ha apprezzato l'influenza dei suoi genitori - musicale o di altro tipo - fino a quando non è stata più grande. Da bambina, pensava che i suoi genitori fossero strani e all'età di 10 anni, volendo essere normale come i ragazzi intorno a lei, Deva si è immersa nello studio del cristianesimo e ha cercato di farsi battezzare. Inoltre, pur avendo studiato flauto dolce, pianoforte e violino ed essendosi persino iscritta a una scuola che enfatizzava l'educazione musicale e l'esecuzione, Deva non amava la rigidità della musica classica e il rigore della pratica. Già allora, tuttavia, era attratta dal coro e dall'orchestra, perché le piaceva l'atto di creare musica insieme, attraverso la comunità - prefigurando il suo futuro.
-- Nel frattempo, una cosa dell'infanzia risuonò profondamente con Deva, mentre stava ancora crescendo: la scoperta da parte di sua madre degli insegnamenti di Osho. Deva sentì immediatamente una vocazione e, all'età di 17 anni, lasciò la scuola e si trasferì in India, per unirsi all'ashram di Osho - dove si immerse non solo nella teologia Zen, ma anche in un serraglio di espressioni artistiche del Divino: mantra sanscriti, danze sufi, canti dei nativi americani, tamburi africani e altro ancora. Avendo rotto con la tradizione dei guru, Osho non insegnava i mantra come parte ufficiale della vita dell'ashram. Tuttavia, ha incoraggiato tutti i presenti a condividere le loro espressioni uniche di amore, pace, unità e compassione, in qualsiasi formato e da qualsiasi tradizione.

giovedì 12 gennaio 2023

Suor Infant Tresa "La yogi di Cristo"

"Lo yoga, una pratica che – sostiene  suor Infant Tresa – non solo non è in contraddizione con la vita da religiosa e col cristianesimo ma aiuta ad essere cattolici migliori"..

Aleyamma o suor Infant Tresa  nasce nel 1951 nel Kerala (regione nel sud dell’India), uno degli Stati indiani in cui il cattolicesimo è molto presente e diventa suora a 19 anni. Oltre ad essere una delle 7mila clarisse francescane del Kerala,  la suora è  anche una delle insegnanti di yoga più note della zona. Nel 1985 – iniziò a fare yoga perchè aveva un terribile mal di schiena che l'obbligava a portare un corsetto speciale. Incontrò un maestro di yoga presso l’università dove studiava che gli consigliò una serie di esercizi da fare e  dopo poco tempo il problema alla schiena era scomparso. Da allora la preghiera mattutina di suor Infant Tresa comincia con Padre nostro e namasté (il saluto dello yoga), dimostrando che non vi è contraddizione alcuna tra la vita da religiosa cattolica e lo yoga che diventa un'estensione della sua vita religiosa.

Per trent’anni ha praticato yoga e in età da pensione ha deciso di diventare insegnante di yoga. Gestisce e supervisiona due centri di yoga nel Kerala (il primo creato nel 2006) e i suoi corsi sono seguiti da persone di diversi background religiosi, culturali e linguistici provenienti da tutta l'India e dall'estero. Persone di tutte le età, donne, uomini, bambini, persone con diverse malattie, anziani e donne incinte. La sua esperienza più indimenticabile come insegnante di yoga è stata quella di aiutare una persona paralizzata a camminare e muoversi normalmente attraverso la terapia yoga. Era un avvocato del Kerala e un lato del suo corpo era paralizzato e quindi non poteva più neanche alzarsi o sedersi.

«All’inizio – racconta – alcuni erano perplessi che una suora insegnasse yoga, ma non mi sono mai fatta scoraggiare dai dubbi delle persone». Così suor Tresa ogni anno partecipa anche alle conferenze per i professionisti dello yoga, in India e all’estero, e nel 2015 ha ottenuto un riconoscimento per la sua attività da parte della Yoga Alliance.  «Spesso i cristiani sono perplessi per i mantra che si recitano durante la pratica, ma questo non è un fatto centrale: io per esempio durante la seduta di yoga recito preghiere cristiane». «Non c’è niente di contraddittorio con la fede cristiana; –. È per ignoranza che una parte dei cristiani si oppongono allo yoga, dicendo che appartiene all’induismo.  Lo yoga non è legato a nessuna religione, ma è un contributo dell’antica India al resto del mondo. È una pratica olistica che unendo fisico, mente, intelletto, emozione e spirito fa sentire meglio l’uomo, gli regala la pace e lo avvicina a Dio. Inoltre, cambia la mentalità: aiuta ad essere meno materialisti e a liberarsi dal consumismo. Ecco perché le persone oggi lo praticano indifferentemente da religione, lingua e comunità di appartenenza». La pazienza e la tolleranza in tutte le circostanze sono essenziali per diventare un buon insegnante di yoga.

 «Per me la fede è una risorsa nella mia attività – continua – mi ha aiutato a diventare un insegnante valido ed efficace e resto comunque una convinta seguace di Gesù Cristo. La pratica aiuta tutti a sperimentare la pace che Gesù ci ha promesso ».  Suor Tresa afferma: “Non andrò mai contro la chiesa se mi chiedesse di lasciare lo yoga, ma sono assolutamente certa che la chiesa non chiederà mai a me o a nessuno di rinunciare allo yoga; poiché esso non ha nulla che contraddica la fede o gli insegnamenti cristiani, visto che con lo yoga tutti possiamo diventare esseri umani e cattolici migliori.  Anzi il mio vescovo, la mia congregazione, i miei superiori e tutti i miei colleghi mi sostengono e incoraggiano.  Oggi, con l'aiuto dei media e della consapevolezza, le persone sono meglio informate e stanno realizzando i valori nello yoga.

__________Intervista a Suor Infant Tresa  fatta da Philip Mathew - un giornalista di Bangalore

Prima di diventare un'insegnante di yoga professionista a tempo pieno, ha lavorato come infermiera in vari ospedali e collegi medici del Kerala. Tresa ha condiviso la sua missione con Global Sisters Report.

GSR: Cosa l'ha spinta verso lo yoga?
Tresa: Nel 1976, mentre studiavo infermieristica in Kerala, soffrivo di forti dolori alla schiena e di affanno. I medici mi consigliarono di prendere delle medicine, cosa che feci per molto tempo. Dovevo anche usare una cintura [speciale]. Ma niente funzionava. Nel 1985 ho incontrato un guru dello yoga che è venuto nell'istituto dove studiavo. Gli parlai dei miei problemi di salute. Mi consigliò di fare yoga e mi insegnò a farlo. Iniziai a sentirmi meglio dopo aver praticato lo yoga. Ho avuto anche sollievo dal mal di schiena e dal respiro affannoso. Ho sentito che era una benedizione di Dio. Decisi quindi di fare dello yoga una parte della mia vita. Ho praticato yoga negli ultimi 31 anni. Sono convinta che sia stato lo yoga a risolvere i miei problemi di salute.

Quando e come ha iniziato a insegnare yoga?

Nel 2006, dopo essere andata in pensione come infermiera, ho deciso di insegnare yoga per aiutare gli altri. Nello stesso anno ho aperto un centro yoga presso il Nirmala Medical Centre di Muvattupuzha. Dopo qualche anno, ho aperto un altro centro yoga a Thodupuzha, una città vicina, dove insegno due giorni alla settimana.  

Alcuni cristiani e chiese ritengono che lo yoga sia contrario alla Bibbia e alla fede cristiana. Qual è la sua risposta?
È per ignoranza sullo yoga che una minoranza di cristiani nella chiesa si oppone, dicendo che appartiene all'induismo. Lo yoga non appartiene a nessuna religione in particolare. Lo yoga è un contributo dell'antica India al mondo.
Poiché lo yoga è nato in India, c'è il malinteso che faccia parte della religione induista. I veggenti e i saggi indiani hanno sviluppato e promosso lo yoga dopo anni di meditazione affinché l'umanità sperimentasse Dio, la pace e il benessere. In questo mondo di turbolenze, violenza e crisi, dove le persone non hanno pace mentale e conducono una vita di stress e ansia, lo yoga dà alle persone conforto e pace e le avvicina a Dio.
In passato, solo i veggenti e i saggi praticavano lo yoga. Oggi le cose sono cambiate. Le persone, indipendentemente dalla religione, dalla lingua e dalla comunità, sono attratte dallo yoga e lo praticano. Lo yoga aumenta la concentrazione, migliora la meditazione e aiuta a rimanere concentrati. La pratica costante, duratura e sostenuta dello yoga aiuta a diventare meno materialisti e consumisti e a cambiare la prospettiva mentale della vita.

Rinuncerà allo yoga se la Chiesa glielo chiederà?

Non andrò mai contro la Chiesa se mi chiederà di abbandonare lo yoga, ma sono assolutamente certo che la Chiesa non chiederà mai a me o a chiunque altro di rinunciare allo yoga. Non c'è nulla che contraddica la fede o gli insegnamenti cristiani. Lo yoga rende migliori gli esseri umani.

Che cos'è lo yoga? Come lo definisce?
Lo yoga deriva dalla parola sanscrita "Yuj", che significa unire, unire come una cosa sola. È l'unione di fisico, mentale, intellettuale, emotivo e spirituale. Lo yoga è una pratica fisica, mentale e spirituale nata nell'antica India e divenuta popolare in Occidente nel XX secolo.
Lo yoga è una disciplina e una scienza olistica. Tocca tutti gli aspetti della vita umana. Promuove uno stile di vita sano e fornisce una protezione completa alla salute degli esseri umani.

Cosa le piace di più dello yoga?
Lo yoga promuove la salute fisica e mentale, compreso il controllo della mente. In base alla mia esperienza personale, posso dire che lo yoga ha cambiato la mia vita e il mio stile di vita. Credo che lo yoga mi abbia aiutato a controllarmi fisicamente, mentalmente ed emotivamente. Credo anche che lo yoga possa cambiare una persona fisicamente, mentalmente e spiritualmente in meglio e possa dare forza interiore.

La sua congregazione sostiene il suo lavoro? Ha affrontato qualche opposizione? Se sì, come le ha superate?
Il mio vescovo, la mia congregazione, i miei superiori e tutti i miei colleghi mi sostengono e mi incoraggiano. All'inizio, alcune persone hanno espresso apprensione per il fatto che una suora praticasse e insegnasse yoga. Non mi sono mai sentita scoraggiata da questi dubbi della gente. Oggi, con l'aiuto dei media e della consapevolezza, le persone sono diventate più informate e stanno comprendendo i valori dello yoga. Sono molto felice che persone di diversa estrazione religiosa, culturale e linguistica, provenienti da tutta l'India e da fuori del Paese, vengano nel nostro centro yoga per imparare e praticare lo yoga. Le persone che praticano yoga diventano molto mature, lucide e positive.

Quali sono le malattie che lo yoga può curare?
La maggior parte delle malattie umane può essere curata dallo yoga. Lo yoga aiuta a generare quantità corrette di ormoni da tutte le ghiandole del corpo umano. Gli organi malati del corpo umano vengono riparati, stimolati e ringiovaniti. Muscoli e ossa, nervi, sistemi respiratorio, escretore e circolatorio vengono coordinati e rendono il corpo flessibile e sano, adattandosi all'ambiente.
Le malattie legate allo stile di vita, come il diabete, il colesterolo, la pressione sanguigna, l'artrite reumatica, il mal di schiena, l'asma, l'obesità, l'epilessia, i disturbi gastrointestinali, i disturbi mestruali, la distrofia muscolare e così via, vengono curate e corrette. La mente diventa più forte e capace di sopportare il dolore e l'infelicità, di affrontare il dolore, le ansie e i problemi mentali e fisici. I pazienti depressi diventano felici e normali. Si sviluppa la concentrazione. Aumentano la memoria e l'intelletto. Lo yoga controlla anche le emozioni negative come la rabbia, l'avidità e il comportamento violento.

Quali sono i risultati ottenuti finora come insegnante di yoga?
Attualmente, due centri yoga funzionano sotto la mia supervisione. Ho insegnato yoga a quasi 4.000 persone presso il centro yoga. La maggior parte lo pratica quotidianamente. Di tanto in tanto, molti di loro vengono al centro e organizziamo incontri. Facciamo anche dei picnic. La gente considera il centro una famiglia dello yoga.
Oggi il governo incoraggia l'educazione e la formazione allo yoga nelle scuole e nei college del Paese. Gestiamo anche un corso di formazione per insegnanti di yoga. A coloro che completano il corso vengono rilasciati certificati di idoneità. Questi certificati sono riconosciuti e accettati dalle istituzioni scolastiche per l'assunzione di insegnanti di yoga in Kerala.
La mia esperienza più indimenticabile come insegnante di yoga è stata quella di aiutare una persona paralizzata a camminare e a muoversi normalmente grazie alla terapia yoga. Era un avvocato di Muvattupuzha e un lato del suo corpo era paralizzato. Non riusciva nemmeno ad alzarsi o a sedersi. Grazie allo yoga, l'ho riportato a una vita normale. Ora può camminare e condurre una vita normale.

Chi sono i suoi studenti?
Ai miei corsi partecipano donne, uomini, bambini di diverse fasce d'età, persone con diverse malattie, anziani e donne incinte. Anche se insegno a persone appartenenti a diversi ambienti e gruppi di età, trovo più gioia e soddisfazione nell'insegnare a bambini di età superiore ai 10 anni. Lo yoga aiuta i bambini nella formazione del loro carattere e migliora la loro resistenza fisica. Lo yoga li aiuta anche a raggiungere la concentrazione che li aiuta a concentrarsi nello studio. Lo yoga aiuta anche i bambini obesi a ridurre il loro peso e le loro dimensioni.

Come si aggiorna come insegnante di yoga?
Ogni anno mi impegno a partecipare a conferenze sullo yoga che si tengono in diverse parti dell'India e all'estero. L'anno scorso ho partecipato a un programma di formazione per insegnanti di 200 ore della Yoga Alliance e ho ricevuto un premio come riconoscimento del mio lavoro.

Come ha influito sul suo lavoro la creazione della Giornata internazionale dello yoga? Ha trovato più persone interessate allo yoga?
È stata un'esperienza arricchente per me. Quest'anno abbiamo celebrato la Giornata internazionale dello yoga il 21 giugno. Il membro locale dell'Assemblea legislativa del Kerala ha inaugurato la funzione. I partecipanti hanno eseguito esercizi di yoga. Giornali e canali televisivi hanno coperto la funzione. È molto gratificante che il numero di studenti e partecipanti allo yoga aumenti di giorno in giorno.

Come insegnante di yoga, qual è secondo lei la sua migliore risorsa?
La mia spiritualità, la mia fede, la mia salute fisica e mentale e la forza che ho acquisito grazie allo yoga sono i miei punti di forza. Inoltre, sono una persona dal pensiero positivo e una donna religiosa impegnata che segue incessantemente Gesù Cristo.

Qual è, secondo lei, l'abilità più importante che un insegnante di yoga dovrebbe possedere?
La pazienza e la tolleranza in ogni circostanza sono essenziali per diventare un buon insegnante di yoga. Soprattutto, per quanto mi riguarda, sono una forte credente in Dio, che è il mio creatore e salvatore. La mia fede mi ha aiutato a diventare un'insegnante brava ed efficace.

Perché è diventata una sorella?

Sono nata nel 1951 in una famiglia di cinque figli in un villaggio vicino a Palai, in Kerala. Allora mi chiamavo Aleyamma. Da bambina sentivo parlare molto della missione e del lavoro della Chiesa e della mia parrocchia. Da ragazza ero molto religiosa. La mia vita ruotava intorno alla mia Bibbia, al mio rosario e al mio amore per Gesù. Ben presto ho maturato il desiderio di diventare suora e di dedicare il resto della mia vita alla Chiesa. Dopo averci riflettuto a lungo, ho deciso di diventare suora per poter fare molto più bene alla società e alla comunità e anche per pregare e adorare Dio più da vicino. Ma la mia famiglia era contraria al mio desiderio di entrare in convento e diventare suora. Si opponevano alla mia decisione. Ero molto arrabbiata. Protestai ed espressi la mia infelicità. Rimasi senza mangiare per giorni. Alla fine la mia famiglia accettò e mi lasciò diventare suora.
Dopo la scuola superiore, mi sono iscritta all'università. Mentre ero all'università, sono entrata nel convento di Palai e sono diventata suora all'età di 19 anni.

_______________Benefici dello yoga secondo Suor Infant Tresa:

È una pratica olistica che unendo fisico, mente, intelletto, emozione e spirito fa sentire meglio l’uomo, gli regala la pace e lo avvicina a Dio. In un mondo di violenza e crisi, dove gli uomini non hanno pace mentale e vivono una vita di stress e ansia, lo yoga consola. Inoltre, cambia la mentalità: aiuta ad essere meno materialisti e a liberarsi dal consumismo. Ecco perché le persone oggi lo praticano indifferentemente da religione, lingua e comunità di appartenenza.  Le persone che praticano yoga diventano molto mature, equilibrate e positive.
La maggior parte delle malattie umane può essere curata dallo yoga. Lo yoga aiuta a generare quantità corrette di ormoni da tutte le ghiandole di un corpo umano. Gli organi malati in un corpo umano sono riparati, incoraggiati, ringiovaniti. I muscoli e le ossa, i nervi, i sistemi respiratorio, escretore e circolatorio sono coordinati e rendono il corpo flessibile e sano e si adattano all'ambiente.
Malattie dello stile di vita come diabete, colesterolo, pressione arteriosa, artrite reumatica, mal di schiena, asma, obesità, epilessia, disturbi gastrointestinali, disturbi mestruali, distrofia muscolare e così via sono curate e corrette. La mente diventa più forte e in grado di sopportare il dolore e l'infelicità, di affrontare il dolore, le ansie e i problemi mentali e fisici. I pazienti depressi diventano felici e normali. La concentrazione è sviluppata. Si rafforza la memoria e dell'intelletto. Lo yoga controlla anche le emozioni negative come la rabbia, l'avidità e il comportamento violento.
Lo Yoga aiuta i bambini nella loro formazione del carattere e migliora la loro resistenza fisica. Lo yoga aiuta anche a migliorare la loro concentrazione e ad affrontare meglio i loro studi. Lo yoga aiuta anche i bambini obesi a ridurre il loro peso e le loro dimensioni.

La meditazione e le yoga per Padre Antonio Gentili

Tutte le grandi tradizioni sapienziali e spirituali dell’umanità (che il concilio Vaticano II invita ad accogliere “laete et reverenter; con letizia e rispetto”) sono per sé finalizzate a promuovere un’autentica qualità delle vita. E quindi ad alimentare nel cuore dell’uomo pace, gioia, amore, compassione e speranza, la quale proietta l’esistenza verso un Oltre di pienezza e di beatitudine imperiture. Speranza che, così è stato detto, costituisce la virtù dei “tempi difficili”. Come è il nostro”.

Padre Antonio Gentili (1937- ) è un religioso barnabita, con licenza in teologia e laurea in filosofia. Preparato conoscitore delle religioni e delle spiritualità orientali ma profondamente radicato nella tradizione cristiana, pratica yoga e guida di corsi di meditazione e preghiera profonda, aperti a ogni categoria di persone. Per lui, la meditazione è un prezioso strumento per avvicinarsi a Dio. Padre Gentili cerca – anche attraverso numerose pubblicazioni – di ravvivare, senza travisamenti, una fede che in questi ultimi decenni mostra segni di crisi sempre più evidenti. Propone un’apertura mistica del cuore, la contemplazione, una vita ascetica e sacramentale autentica.

La meditazione è una pratica propedeutica ad una unificazione interiore in modo che si possa affrontare la realtà con maggior consapevolezza e distacco. Meditando, si raggiunge un maggior equilibrio interiore e, attraverso il rientro in sé, evidentemente ci si apre ad un rapporto più autentico con Dio. Dio si raggiunge innanzitutto passando attraverso il cuore. Dalla profondità interiore, viene incontro a noi anche attraverso la sua parola e attraverso i sacramenti, ma i sacramenti, se non hanno un luogo interiore dove radicarsi, rimangono una esperienza fine a se stessa e priva di efficacia. C’è un documento del Concilio Vaticano II in cui si parla di meditazione, in cui si asserisce che i sacerdoti devono praticare quotidianamente la meditazione. Poi che lo facciano o non lo facciano, bisogna valutare caso per caso. In ogni caso chi medita è più equilibrato, più capace di introspezione, più essenziale.
Padre Gentili fa spesso presente che per “religione” (in latino, relìgio: rilego), si deve intendere l’esperienza del legame che unisce l’umano con il Divino; un’esperienza che implica anche una rilettura (latino: relègere, rileggere) del proprio vissuto, una più profonda scelta di vita (latino: reelìgere, scegliere di nuovo) e infine la coltivazione di un’attitudine improntata a “devozione” verso la divinità (latino: rèligens).
Quindi, per Padre Gentili, non bisogna confondere “la religione” con l’assetto istituzionale, dogmatico che l’accompagna e determina l’appartenenza a una determinata “confessione”. In questo contesto tutte le discipline tendenti allo sviluppo delle capacità umane finalizzate all’auto-realizzazione favoriscono l’apertura al sacro, al Divino. Anche il praticante yoga, dopo aver eliminato l’ego, raggiungendo il silenzio mentale si abbandona in Dio. Questi aspetti sono le premesse e i pilastri stessi di un’autentica religiosità! “Lo yoga non è una religione, ma neppure vi si oppone”.

Padre Gentili fa, spesso, una correlazione tra i precetti morali dello yoga (yama) che governano le nostre interazioni con gli altri, ahimsa (la non violenza), satya (la verità), asteya (il non rubare), bramacharya (la moderazione) e aparigraha (la non possessività), con i Comandamenti cristiani. Tutte le grandi tradizioni sapienziali e spirituali dell’umanità hanno come finalità di promuovere un’autentica qualità delle vita. E quindi ad alimentare nel cuore dell’uomo pace, gioia, amore, compassione e speranza.

Padre Anthony Elenjimittam - un domenicano e monaco buddhista

 “Affinché Tutto diventi Uno”.    “L'unica Realtà è l'Uno senza un secondo, tutto il creato non è altro che la manifestazione dell'Assoluto nei suoi infiniti nomi e forme”.

"Dove c'è dualismo, c'è il mondo fenomenico; dove si trascende il dualismo e ci si stabilisce saldamente nel cuore dell'Unità, in quell'Uno che è senza secondo c'è beatitudine, immortalità, eternità, c'è la Realtà che trascende le apparenze e le illusioni dei sensi e gli inganni della mente. Ora, la strada maestra che ci può condurre a questa immortalità e a questa beatitudine è la meditazione profonda, la vita interiore, I'interiorizzazione, che scruta sempre piú a fondo nelle insondabili profondità della Coscienza e ci guida sino alla consapevolezza del Sé, sino a toccare, gustare e realizzare il Sé cosmico, la Mente universale, l'Intelligenza illimitata, il Divino, il Dio-in-noi". - P. Anthony Elenjimittam, dal testo la Meditazione per la Realizzazione de Sè.                     

Anthony Elenjimittam (1915 - 2011  ) nasce da genitori cattolici nel Kerala (India meridionale), quindi fin da piccolo è in contatto con la spiritualità cristiana e indiana. Intraprende studi filosofici e teologici e entra nell'Ordine dei Domenicani in Italia. E’ stato il primo Domenicano Indiano dell’era moderna. Diventa, inoltre, monaco buddhista conosciuto col nome di Bhikshu Ishabodananda, il cui significato è "Monaco mendicante la cui Beatitudine è Isha Bhod (Gesù e Buddha)".  

Secondo Padre Anthony lo stato di veglia è un’illusione della coscienza.  Al di là della mente e dei sensi si trova la coscienza profonda, ossia la cosiddetta coscienza universale che è uno stato di coscienza-beatitudine. Finché non dimoreremo in esso continueremo a vivere nel mondo illusorio della maya.
Noi possiamo sperimentare questo stato (turya) solo per mezzo della meditazione profonda, grazie alla quale abbiamo la possibilità di trascendere la vita dei sensi e della mente. Si realizza, in questo modo,  l’approccio al Sé e la vita divina.
Il suo pensiero si fonda sull'assoluta uguaglianza tra la filosofia orientale e quella occidentale, a partire dalla filosofia indo-vedica, a quella greca, fino al pensiero occidentale legato al cristianesimo. Ciò che cambia è il linguaggio, le parole che vengono utilizzate, ma permane una similitudine di fondo".   
Per Padre Anthony, durante la meditazione, è meglio controllare il pensiero più che la respirazione. La respirazione  è automatica e fa parte della vita inconscia, mentre la recitazione del mantra o l’osservazione dei pensieri o altro è autoconsapevole o cosciente.      
Invece di controllare la mente molte persone sono controllate da essa.
Tramite la pratica assidua delle quattro P: Preghiera, Perseveranza, Pazienza e Purezza, impareremo ad elevarci alla vita divina fuori dal mondo fenomenico, cioè ritornare alla purezza originale che è la coscienza di Dio.

Durante gli anni di permanenza  a Roma intraprende lo studio del sanscrito, con l'aiuto del più grande orientalista italiano del '900, il prof. Giuseppe Tucci.  Ha scritto più di cinquanta libri sulla comprensione interreligiosa ed ha tradotto ed interpretato alcuni dei più importanti testi spirituali dell'India.
Padre Anthony aveva molto in comune con la filosofia esistenzialista e libertaria di Krishnamurti.
A Londra entra in contatto col Movimento Vedanta, con la società filosofica, e con il buddhismo birmano. Diventa discepolo del Mahatma Gandhi  ed inserisce all'interno di tutte le religioni la pratica della non-violenza. Studia in modo approfondito gli aspetti mistici di molte religioni e particolarmente del Sufismo Islamico, del Vedānta, dello Yoga, dell'Induismo, Meister Eckhart, S. Giovanni della Croce ed altri mistici del Cristianesimo, S. Francesco d'Assisi, i padri del deserto, lo Zen, il Taoismo, ecc.

Nel 1947, dopo l'indipendenza dell'India, incontra Madre Teresa di Calcutta e approfondisce il messaggio di Swami Vivekananda e nel 1949 diventa monaco  buddhista.

Incorre nella censura del cattolicesimo impersonato dall'Arcivescovo di Bombay Valerian Gracias che fa bruciare i suoi  libri in quanto ritenuti poco ortodossi se scritti da un Padre Domenicano. Poi, successivamente,  viene reintegrato nel suo ministero sacerdotale.  Poi si  dedica totalmente al suo lavoro di missionario ed educatore. Crea nel 1957 la St. Catherine of Siena School  che  raccoglie i primi bambini poveri ed orfani per dare loro un'educazione minima di base
Nel 1962  incontra in un'udienza privata Papa Giovanni XXIII, ottenendo il sostegno della più alta autorità della Chiesa per la sua Missione in India e all'estero. Di lui Padre Antony scrive: “
[...] Ecco un Papa che si accompagnava ad ogni uomo di buona volontà per "cercare ciò che unisce e dimenticare ciò che divide"
Padre Anthony rinuncia alla carica di Vescovo e nel  2000 fonda la Missione Sat Cit Ananda con lo scopo di divulgare il messaggio di unità fra le religioni, promuovendo lo studio dei testi sacri del Cristianesimo, del Buddhismo, dell'Ebraismo, dell'Islam, dell'Induismo yogico, del Taoismo, della Filosofia Greca, dello Zen e del Zoroastrismo.
Anthony Elenjimittam ha avuto il raro privilegio di entrare in contatto con la spiritualità dell'Occidente cristiano e con la sapienza dell'Oriente indo-buddhista, realizzando in se stesso una sintesi vitale ed esperienziale. Realizzare il Sé, immutabile esistenza e consapevolezza, è per Elenjimittam il fine dell'esistenza. Calandosi nella struttura autentica dell'uomo, svelando i meccanismi profondi della mente e le sue inesauribili potenzialità, si arriva all'esperienza di unione con Dio.

 

Per far comprendere in modo semplice e immediato l'unità dei sentieri filosofico-religiosi, stimola la meditazione sul cosiddetto "Mandala degli otto sentieri". Sulla circonferenza più esterna  si trovano gli otto sentieri spirituali principali che possono aiutare il meditante alla Ricerca del Sé. Il cerchio centrale rappresenta il Sat Chit Ananda, l'Essere Consapevolezza Beatitudine, al centro del quale, inscritto in un triangolo il simbolo della sillaba sacra AUM, rappresentante i quattro stati della mente e al cui centro il piccolo punto simboleggia il Sé che tutto rende Uno.

Il "Mandala degli 8 sentieri" chiamato anche "Mandala Cosmico", è creato da J.B. Sparks che lo costruì con l'idea che tutti gli uomini potessero unirsi in un unico modo di sentire e concepire la Spiritualità. In senso orario partendo dall'alto troviamo il "Cristianesimo", l'"Umanismo filosofico", il "Taoismo e Confucianesimo", il "Zoroastrismo o Mazdeismo", il "Buddhismo", l'"Induismo Yoga", l'"Islam" e l'"Ebraismo".
Padre Anthony lo adottò come strumento atto alla pratica della "Meditazione", in modo da far comprendere, attraverso la "Consapevolezza" che esiste un unico Centro. Partendo dai vari sentieri spirituali possiamo approfondire sempre di più la nostra conoscenza fino ad arrivare al Centro, punto d'approdo unico per tutti i sentieri.

  • Filmato su Padre Anthony:  https://www.meditare.net/wp/meditazione/meditazione-e-realizzazione-padre-anthony-elenjimittam/
  • Sito ufficiale di Padre Anthony; http://www.padreanthony.org/it/pages/biografia.html    

Testi consigliati:
    • Meditazione per la realizzazione del Sé, Mursia, Milano, 1990.
    • La Quintessenza delle religioni, Verdechiaro Edizioni, Modena, 2000.
    • Controllo della mente per l'Autorealizzazione, Sat Cit Ananda Edizioni, Assisi, 2010.
    • Pensieri per la Meditazione giornaliera, Sat Cit Ananda Edizioni, Assisi 2010.
    • La Religione delle religioni, Sat Cit Ananda Edizioni, Assisi 2010.

Padre Mariano Ballester e la Meditazione Profonda e Autoconoscenza (MPA)

L'uomo è un ricercatore, nel senso di colui che ricerca qualcosa che non riesce a comprendere e che i fedeli chiamano Dio. Attorno alla meditazione profonda, infatti, si riuniscono soprattutto gli scettici, gli atei, non credenti in generale: ricercatori provenienti dalla strada che cercano qualcosa. Questa ricerca passa attraverso la conoscenza profonda di se stessi e si conclude solo grazie ed attraverso lo spirito.”

Padre Mariano Ballester (1935 - 2021), gesuita spagnolo, direttore spirituale del Collegio Internazionale del Gesù, ha messo a punto negli anni '70 un metodo di “meditazione silenziosa” che ha chiamato MPA, Meditazione Profonda e Autoconoscenza. Questo metodo si avvale largamente di esercizi basati sul respiro; è un metodo di evoluzione personale che coniuga introspezione e silenzio. 
Ha creato, inoltre, l'associazione senza fini di lucro "Meditazione Profonda e Autoconoscenza (MPA)”, che si propone di diffondere la pratica della MPA attraverso incontri di formazione e di valorizzazione umana e spirituale della persona con la finalità di guidarla verso la sorgente dell'essere. 

Ogni persona, nessuna esclusa, è portatrice spesso inconsapevole, di un “seme spirituale”. Questo seme, il centro dell’Essere, non può essere disatteso perché la sua non apertura limita la realizzazione più profonda dell’uomo. Il caos delle grandi metropoli, il lavoro frenetico, l’inquinamento, il chiasso, i nostri problemi personali, ecc… tutto questo rumore ci fa dimenticare che portiamo dentro di noi questa nostalgia d’armonia, quasi un richiamo d’amore: la voce silente del Sé.  La meditazione ci permette di trovare noi stessi.
Ecco nascere allora la necessità di una purificazione (attraverso meditazioni guidate, danze, tecniche di rilassamento, giochi e proiezioni video) dei tre livelli di percezione attraverso cui facciamo esperienza del mondo.  Questi tre livelli sono: 1- Il livello delle Forze legato al corpo e alle molteplici energie dell'inconscio. 2- Il livello delle Emozioni legate al presente ma anche e forse soprattutto, al passato. 3-  Il livello della Mente legato al mondo del pensiero.
La persona acquisirà una maggiore Auto-conoscenza e risveglierà uno stato di Presenza, per poi inoltrarsi sul cammino della vera e propria Meditazione Profonda. Con questa pratica si potrà sperimentare nella vita di tutti i giorni la consapevolezza di rimanere connessi con la voce interiore del Sè pur vivendo nel caos della vita quotidiana. La MPA utilizza il "principio di attrazione" della fisica quantistica per spiegare come l'individuo attiri energia per migliorare se stesso, liberando energia per far cadere gli involucri ed arrivare ad una auto-conoscenza. L'individuo diventa quindi, una manifestazione del suo stato interiore. Dobbiamo liberare le energie in noi, attirare altre energie per migliorare noi stessi, per arrivare al mistero divino.  Come dice la Brihadaranyaka Unpanishad: «Tu sei ciò che è il tuo desiderio più profondo. Com’è il tuo desiderio, così è la tua intenzione. Com’è la tua intenzione, così è la tua volontà. Com’è la tua volontà, così è la tua azione. Com’è la tua azione, così è il tuo destino.»

Archetipo del monaco di Antonio Dorella

La psicologia del profondo e alcune forme dell'attuale religiosità si incontrano oggi su un terreno comune. Antonio Dorella chiama quest'area "spiritualità individuativa", che è uno spazio del sacro, contemporaneamente laico e confessionale, il raccordo fra i due mondi. Recentemente alcuni teologi hanno cominciato a costruire un ponte nel punto esatto in cui gli psicologi del profondo erano all'opera sull'altra riva. 

Questi teologi, con o senza l'ausilio degli strumenti della psicologia, hanno offerto proposte innovative, che non sempre sono state accettate dalle gerarchie ecclesiastiche. Per le loro formulazioni «integrate», i teologi della spiritualità individuativa talvolta hanno pagato in prima persona con molte forme di emarginazione. 

Antonio Dorella, nel suo libro l'Archetipo del monaco pubblicato nel 2022, presenta il pensiero e le vicissitudini dei cinque maestri che hanno elaborato costrutti teologici vicini ai principi della psicologia dinamica, in grado di concorrere a una definizione di sacro e di uomo più ampia e soddisfacente, una definizione analoga all'idea di completezza che si persegue nelle stanze della psicoterapia. Panikkar, Küng, Fox, Drewermann e Boff sono forse gli apripista di un nuovo, affascinante modello di umanità?   Comunque, per questi tentativi di universalizzare ed allargare la visione spirituale, questi autori sono stati in vari modi emarginati ed allontanati dalla Chiesa Cattolica.   Testi dei cinque autori:

  • Raimon Panikkar - Il Cristo sconosciuto dell'induismo. Verso una cristofania ecumenica.   - http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/raimonpanikkar/fascinobud.htm
  • Hans Küng -  libro: Etica planetaria.  
  • Matthew Fox - libro: La spiritualità del creato. Manuale di mistica ribelle.       
  • Eugen Drewermann  - libri: Funzionari di Dio  e  L'essenziale è invisibile. Una interpretazione psicanalitica del Piccolo principe.   
  • Leonardo Boff - libro: Soffia dove vuole. Lo Spirito Santo dal Big Bang alla liberazione degli oppressi.

 Video dove l'autore, Antonio Dorella,  spiega il suo libro: https://www.youtube.com/watch?v=nniCIzeAB44

Biagio Conte, missionario laico

Addio a Biagio Conte, missionario laico che da 30 anni assisteva i poveri a Palermo.
È morto giovedì 12 gennaio a Palermo Biagio Conte, 59 anni, missionario laico protagonista di numerose battaglie in difesa dei poveri e degli indigenti a Palermo. Da tempo era gravemente malato. Attorno a lui si sono stretti fino all’ultimo i volontari e gli ospiti della comunità che aveva fondato. Il presidente Sergio Mattarella ha espresso il suo “profondo dolore” per la scomparsa di colui che ha definito “punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica”. 

Figlio di imprenditori edili, a 16 anni abbandona la scuola e inizia precocemente a lavorare nell’impresa edile della sua famiglia, ma in seguito a una profonda crisi spirituale decide di allontanarsi dalla famiglia nel 1983, andando a vivere a Firenze. Nel maggio 1990 la scelta di vivere come eremita, ritirandosi nelle montagne dell’entroterra siciliano e successivamente facendo un viaggio interamente a piedi verso la città di Assisi.  Percorso più di mille km a piedi in 65 giorni per incontrare i vertici Europei a Strasburgo.
Torna quindi a Palermo per salutare i familiari, con l’intenzione di trasferirsi in Africa come missionario, ma lo stato di miseria in cui ritrova la sua città lo porta a cambiare idea. In un primo momento è attivo nel portare conforto ai senzatetto della Stazione di Palermo, per i quali si batte attraverso diverse proteste ed un digiuno, grazie al quale ottiene l’utilizzo di alcuni locali all’interno dei quali fonda nel 1993 la “Missione di Speranza e Carità” che oggi accoglie più di un centinaio di persone.

Il 16 gennaio 2014, da anni costretto su una sedia a rotelle a causa di vertebre schiacciate a seguito delle spossanti fatiche cui si è sottoposto nella Missione, riprende a camminare dopo un’immersione nelle acque di Lourdes. Nel 2018, dopo la morte di alcuni senzatetto nelle strade di Palermo, in segno di protesta contro la povertà decide di dormire in strada, sotto i portici del Palazzo delle Poste centrali, iniziando uno sciopero della fame durato dieci giorni; in seguito la Regione finanzia l’ampliamento della struttura di via Decollati.

Anche in questi ultimi giorni, pur gravemente malato, Frà Biagio era tornato a lanciare appelli alle istituzioni per aiutare la missione che aveva fondato nel pagamento delle bollette e delle spese necessarie per garantire l’assistenza agli indigenti. Sulla figura del missionario laico è stato girato anche un film intitolato “Biagio”, dal regista palermitano Pasquale Scimeca.

Per il sindaco di Palermo, la sua morte “lascia un vuoto incolmabile a Palermo. Anche nelle ultime ore più drammatiche tutta la città si è stretta attorno a fratel Biagio, a testimonianza del valore dell’eredità umana che oggi ci lascia e che non dobbiamo disperdere”. “Ha lasciato a tutti noi una grande lezione di umanità, di altruismo, di rispetto per tutti e, soprattutto, di impegno per la collettività, sempre dalla parte degli ultimi, di tutte le persone senza alcuna distinzione di sesso, razza, religione”.

lunedì 2 gennaio 2023

Tornare umani (dopo tanta disumanità) . La grande lezione di sincerità, intelligenza e amore di Susanna Tamaro

Articolo scritto da  Roberto Fantini -  January 01, 2023   link:
https://www.flipnews.org/index.php/life-styles-2/technology-5/item/3314-tornare-umani-dopo-tanta-disumanita-la-grande-lezione-di-sincerita-intelligenza-e-amore-di-susanna-tamaro.html

   “… i soldi girano il mondo dove vogliono loro, le fabbriche di armi e quelle farmaceutiche sono le grandi potenze che decidono da che parte deve tirare il vento. E noi, in questo orizzonte, cos'altro siamo se non dei poveri maialini d'allevamento, la cui salute, farmacologicamente controllata, ha un unico fine, quello del rendimento? " -  Susanna Tamaro

Non so quanti, nel mondo della cultura e dell'editoria e, in particolare, nel mondo cattolico, si siano accorti dell'ultimo libro di Susanna Tamaro, Tornare umani..

Certamente se n'è accorta Selvaggia Lucarelli che, in maniera goffamente sarcastica, ha tentato di ridicolizzare la Tamaro, riuscendo soltanto a dare, una volta di più, convincentissima dimostrazione della sua incapacità di confrontarsi con chi ama e pratica il ragionamento e non le mere baruffe dell'insulto volgare e dell'anatema. E se ne sono anche accorti, fortunatamente, Gilberto Corbellini e Alberto Mingardi che, sul Foglio del 31 ottobre, hanno dedicato al libro della Tamaro una recensione ampia e riccamente argomentata, non priva di qualche riserva, ma fondamentalmente orientata a sottolinearne e a valorizzarne i contenuti .

Tornare umani è un libro che ha molti meriti e che, pertanto, potrebbe rappresentare uno splendido  cadeau natalizio o capodannizio da raccomandare senza esitazione a provax convinti (soprattutto) oppure apostati, a novax, freevax ed anche bohvax. 

Si tratta, infatti, prima di ogni altra cosa, di un libro onestissimo e coraggioso, nato dall'amarezza di chi, in questi terribili anni di dichiarata pandemia (funestati da coercizioni vacciniste, demonizzazioni antinovax e “ comportamenti sociali aberranti ”, in cui il virus più pericoloso in circolazione è stato quello “ della paura, dell'ignoranza, del fanatismo e della violenza ”), si è dolorosamente riconosciuto vittima delle menzogne ​​dei governanti del proprio Paese.

La Tamaro, infatti, come tante altre persone nel mondo, si è inizialmente trovata ad accogliere l'invito pressante ed assillante a sottoporsi all'iniezione di Stato, dogmaticamente celebrata come unica possibile risposta all'Apocalisse incombente, per poi accorgersi, giorno dopo giorno , dei tanti aspetti ingannevoli di tutto l'ingranaggio pseudoscientifico e delle strategie mediatico-governative volte a trascinare l'intero Paese in quella che lei definisce “ una vera e propria guerra civile ”.

Forse il pregio maggiore del libro è rappresentato dall'estrema sincerità che caratterizza l'Autrice nel ricostruire un quadro fedele di quanto accaduto e dei cambiamenti inquietanti da lei riscontrati all'interno della nostra società, conducendo un'analisi critica di apriorismi ideologici e di faziosità di ogni genere, e limitandosi ad osservare la realtà fattuale nella sua dolorosa crudezza, con lucidità di intelletto unita a poetica attitudine all'empatia.

E sono davvero molte le pagine che andrebbero menzionate, esaminate e dibattute, sia quando ci parla di come i media hanno diffuso e fomentato la paura, sia quando si chiede come sia stato possibile che tanto rapidamente si siano “ diffusi comportamenti che di scientifico non hanno nulla ” (come l'impiego paranoico e delirante delle mascherine all'aperto), sia quando si interroga sull'ingannevole efficacia dei salvifici sieri vaccinali, nonché sull'imbarazzante livello etico dei nostri presunti salvatori (ovvero le pluricondannate case farmaceutiche, con Pfizer in primissima linea) …

Ma c'è un capitolo fra i tanti che merita in modo particolarissimo di essere letto e riletto, un capitolo che, in una scuola del futuro, auspicabilmente restituito al rispetto dei diritti umani e delle verità storiche e scientifiche, meriterebbe di essere inserito in qualche splendida antologia o in qualche sapiente libro di storia o di educazione civica: quello intitolato Errare humanum est .

In esso, dopo aver preso atto dei vizi procedurali che hanno consentito la somministrazione dei cosiddetti vaccini senza il rispetto dei necessari processi   di controllo e di verifica sperimentali (e, quindi, dell’impossibilità di prevedere i loro effetti a breve, a medio e, soprattutto, a lungo termine), e dopo aver constatato che, oramai, “si hanno le prove sul campo che il susseguirsi di dosi in tempi ravvicinati non fa altro che creare danni sempre più gravi al sistema immunitario”, tanto che “i danni ormai superano i benefici”, conclude che i nostri governanti dovrebbero ringraziarci per aver creduto alle loro promesse (tanto da “essere stati obbedienti come topolini bianchi davanti alla pressoché infinita varietà di limitazioni imposte alla nostra vita”),   e successivamente abbandonare “i toni autocelebrativi” e sentirsi chiamati a “chiederci perdono”.

  • Perdono per il servizio sanitario nazionale distrutto,   
  •                  le autopsie vietate,
  • la sudditanza alle case farmaceutiche,
  •                  la Tachipirina e “vigile attesa”,
  • l’”infinità folle di regole che di scientifico non avevano nulla, ma di vessatorio molto”.
  •                 “Perdono alle forze dell’ordine, costrette a inseguire i cittadini onesti”,
  • ai negozianti e ai ristoratori ridotti alla bancarotta,
  •                   perdono ai bambini costretti a indossare la mascherina.
  • Perdono “per tutti i morti chiusi in sacchi neri”,
  •                  “per i silenzi della magistratura, dei sindacati, di tutte quelle persone che per anni hanno esaltato la Costituzione più bella del mondo e, all’arrivo del virus, si sono dimenticati di questa bellezza.”
  • Perdono “alle persone costrette a vaccinarsi per non perdere il lavoro”,
  •                   agli anziani isolati nelle Rsa,
  • a tutti coloro a cui, per mesi, “è stato cancellato il diritto di esistere nella società”.

Il perdono, dice Susanna, è “linfa vitale di ogni rapporto umano”, ma, purtroppo, non ci è ancora dato cogliere segnali in tale direzione. I politici che dovrebbero invocarlo, infatti, proseguono vergognosamente a praticare imperturbabili il “rito dell’autoincensamento”.

“Lungi dal dare spazio a un sentimento umano come il perdono, - scrive, a conclusione del capitolo - abbiamo imboccato la via di una deriva transumana che affonda le radici in una pagina nerissima della storia collettiva.”
Tornare umani è un libro dalle molte anime: un po’ lucida analisi sociologica, un po’ tagliente “j’accuse”; un po’ zibaldone dalle amare riflessioni filosofiche e un po’  toccantissimo lirico diario interiore.
Un libro, insomma, dai forti contrasti, che oscilla fra cupi scenari di sapore apocalittico e orizzonti luminosi di speranza. Fra la dura condanna di una politica che ci sta rubando l’anima e che sembra aver adottato gli allevamenti intensivi come “paradigma della futura umanità” e la convinzione che il nostro cuore sappia portarci ancora alla compassione, alla misericordia, all’umiltà, insegnandoci a chiedere perdono alla “nostra cara amatissima Terra” e a tutte le meravigliose creature che vivono in lei, vittime innocenti della nostra sciocca ignoranza.

Giunti alla fine del libro, sarà veramente arduo, ne sono certo, riuscire a non trovarsi in felice sintonia con la Tamaro nel suo approdare ad una sorta di francescano misticismo, e con il suo rivolgersi, con immensa gratitudine, alle amate (sorelle) rondini: “ Siano benedette dunque le rondini.  Sia benedetto il segreto nascosto nel mondo. Sia benedetto lo stupore dello sguardo di ogni creatura chiamata alla vita" .  

Libro di Susanna Tamaro - Tornare Umani - edizioni Solferino (settembre 2022)  

venerdì 30 dicembre 2022

La meditazione - Jiddu Krishnamurti.

Dal Livre de la méditatio et de la vie   di  J. Krishnamurti (1895-1986)

La meditazione è essenziale nella nostra vita, nella nostra esistenza quotidiana, allo stesso titolo della bellezza. La percezione della bellezza e la sensibilità alle cose, brutte o belle, sono essenziali – vedere un albero, contemplare un magnifico cielo di sera, vedere il vasto orizzonte dove si ammassano le nuvole al tramonto del sole.

La meditazione, non è solo la coscienza del sé permanente, ma anche l’abbandono permanente dell’ego. La meditazione nasce dal pensiero giusto, da dove parte a sua volta la tranquillità e la saggezza; è infine, in questa tranquillità che viene percepita la realtà suprema.

La meditazione è l’inizio della conoscenza di sé, e senza la meditazione, non c’è possibilità della conoscenza di sé. Se voi conoscete i meccanismi della mente, vi accorgerete che a volte è perfettamente tranquilla. In questa tranquillità totale della mente, non c’è un osservatore, e dunque l’esperienza non ha più un soggetto, non c’è più un’identità che assimila l’esperienza, quello che è l’attività della mente egocentrica. Non dite che è lo stato di samadhi. Perché ciò è totalmente assurdo, e voi lo conoscete solo attraverso le vostre letture, ma senza averlo mai sperimentato.

Meditare è depurare la mente della sua attività egocentrica, E se voi arrivate a questo stadio della meditazione, voi scoprirete che non c’è che silenzio, il vuoto totale. La mente cessa di essere contaminata dalla società, dall'esperienza, e non è sottomessa a nessuna influenza, né spinta da nessun desiderio. E’ assolutamente sola, e perché è sola è intatta, è innocente. E’ così che diventa possibile l’avvenimento di questa cosa fuori dal tempo, eterna. L’insieme di questo processo è la meditazione.

La meditazione fiorisce nella bontà e la meditazione comincia con la generosità del cuore. Se la vostra mente è tirannizzata dall’autorità, sottomessa, attaccata alla tradizione, voi non saprete mai quello che è meditare su questa bellezza straordinaria…   Per donare, indipendentemente da quelli che sono i mezzi, grandi o piccoli, di cui si dispone, è necessaria la qualità della spontaneità del dono, senza restrizioni, senza remore.  La meditazione è la fioritura della bontà.

Comprendere nella sua totalità questo processo dell’esistenza – le influenze, i problemi, le tensioni quotidiane, le attitudini autoritarie, gli atti politici, e così via, è questa la vita; e la meditazione, è il processo che porta  a comprendere tutto questo, e a liberare la mente. Se si capisce pienamente quello che è questa esistenza, allora il processo meditativo, il processo contemplativo, non si interromperà mai – ma questo non è qualcosa su cui si medita. Avere coscienza di tutto questo processo dell’esistenza, osservarlo, immergerci senza cedere alla passione, poi liberarsene, questo è la meditazione.

L'esperienza della trascendenza - Karlfried Graf Durckheim

L'Expérience de la Transcendance di Karlfried Graf Durckheim (1896-1988).

"Il maestro è la risposta all'appello di colui che cerca la via".

Uno dei segni della nostra epoca, è che le persone che fanno l'esperienza della Trascendenza, che è loro immanente, sono sempre più numerose. Fanno l'esperienza di un Essere che in loro e attraverso loro desidera manifestarsi nel mondo. Queste esperienze erano un tempo definite come mistiche. [...]  Oggi, il pensiero scientifico non è più chiuso all'esperienza della Trascendenza, al contrario, si realizza pienamente in essa quando raggiunge i limite delle proprie possibilità.   Sono quattro i mezzi offerti all'uomo per accedere all'esperienza Sopra-sensibile: 1- la natura, il silenzio delle foreste, il cielo stellato;  2- l'arte che va al di là delle parole; 3- l'erotismo quando la tenerezza fisica chiama l'uomo a un allargamento della sua aurea; 4- la religione, quando c'è un incontro interiore con il Divino che ci è immanente. 

La meditazione prende, in Occidente, un'importanza sempre più grande, e questo mostra bene che in ragione della meccanizzazione della vita, l'uomo prova una nostalgia e un bisogno crescente di entrare in contatto con il Trascendente. E' stato concesso all'uomo di conoscere il livello incondizionato, fuori dal tempo e dello spazio, che trascende ogni capacità umana. Questa esperienza permette all'uomo, se si impegna nella via della realizzazione del Sé, di testimoniare nell'esistenza condizionata spazio-temporale il mondo sopra-sensibile.  Le esperienze attraverso le quali l'Essere essenziale penetra nella coscienza dell'uomo sono di natura molto diversa: vanno dal leggero soffio di consapevolezza alla possente irruzione della Trascendenza che libera immediatamente l'uomo dalla sua schiavitù dell'io esistenziale. Comunque il tratto comune è una nuova presa di coscienza. E' la ripetizione di certe attitudine precise che può creare le condizioni favorevoli all'apertura al Divino. Dall'altra parte, nessun esercizio, anche praticato per anni, può forzare l'Essere a rivelarsi e ad agire.

Nella meditazione, fondata sulla ripetizione, la respirazione gioca un ruolo importante. E' in sè, l'eterno ricominciare di un movimento in trasformazione. Se non riduciamo la respirazione ad un movimento fisico, ma se la esercitiamo coscientemente, come un'attitudine del corpo che siamo, può diventare un mezzo di trasformazione attraverso il quale l'Essere può penetrare in noi.   La pratica meditativa è come un tuffo silenzioso, e nello stesso modo tutte le attività quotidiane condotte in modo meditativo, conducono alla liberazione delle forze dell'Essere al di là della vacuità.  Quando l'uomo, attraverso la cancellazione del suo Ego, avrà vissuto il risveglio dell'Essere e si sarà ancorato a lui, non troverà nella sofferenza una ragione per lamentarsi, ma un mezzo per migliorarsi. 
In Occidente, c'è oggi, la riscoperta della necessità per l'anima di una ricerca spirituale. E l'incontro con la tradizione orientale gioca un ruolo fondamentale in questa nuova tendenza. E' soprattutto dopo la prima guerra mondiale che la spiritualità orientale penetra in Occidente. Molte persone erano ritornate dal fronte dopo quattro anni durante i quali la morte e la distruzione erano onnipresenti. Era l'epoca in cui i giovani leggevano Siddharta di Herman Hesse, o gli scritti di Paul Bruton sull'esperienza del vero Sè che aveva fatto in India, o quelli di Daisetzu Suzuki che trasmettevano il messaggio del buddhismo zen. Lo spirito dell'Oriente veniva trasmesso attraverso i libri ma anche grazie agli esercizi pratici dello yoga e dello zen.
L'uomo occidentale soffre dello stress, la vera causa di questa malattia è l'assenza di contatto con il  proprio essere interiore. Solo l'unificazione dell'uomo con il proprio essere interiore potrebbe dargli un sentimento di sicurezza, di una coscienza profonda. La realtà interiore è di un altro peso e di un altro ordine che la realtà del mondo esterno, più importante di questo e destinata a prevalere.
La mente occidentale è sempre rivolta verso la realizzazione del mondo, la realizzazione interiore non è quasi mai sviluppata. Oggi, l'occidentale ha bisogno di un aiuto oltre quello destinato a ripristinare la sua salute fisica e psichica. Del resto anche psicologi e psicoterapeuti si stanno orientando verso nuove strade. L'influenza più importante che l'Oriente abbia esercitato sull'Occidente riguarda gli esercizi pratici per  la realizzazione del Sè. 
Per l'Oriente esistono due tipi di esercizi pratici che mirano alla realizzazione dell'essere interiore. 1- una forma di meditazione passive come lo za-zen o la ripetizione dei mantra, o la meditazione trascendentale oppure 2- una forma di meditazione attiva come l'hatha yoga, tai-chi-chuan, esercizi del buddhismo zen, tiro con l'arco, la pittura o altre arti. Ma spesso questi esercizi vengono proposti eliminando l'aspetto iniziatico e allora lo yoga diventa puro esercizio fisico e la ripetizione di un mantra diventa un esercizio di rilassamento. Quando l’hatha yoga è insegnata come ginnastica, non ha più niente a che vedere con la Via, può essere utile alla salute, e al rilassamento, ma solo quando sarà praticata come esercizio sulla Via, potrà portare ad una relazione con l’Assoluto e alla Trascendenza. Le stesse considerazioni valgono per la meditazione Za-zen.
 
I giapponesi usano il controllo delle capacità esteriori come mezzo di sviluppo dell'uomo interiore. Più la tecnica è sotto controllo, meno il praticante ha bisogno dell'Io. Il principio fondamentale sul quale riposano tutte queste pratiche è lo stesso per tutte le pratiche iniziatiche del mondo. Il piccolo "Io" deve morire, al fine di liberare la via verso una nascita di un Sè più profondo. Questa è la via della trasformazione interiore, staccarsi dall'Io esistenziale per arrivare ad ancorarsi all'Essere essenziale. Questo stato è chiamato Hara in giapponese. Migliorare le performance esteriori per arrivare a mettersi in cammino verso la maturazione  interiore. Lo spirito dell'Oriente, basandosi sull'esperienza della sofferenza umana, è essenzialmente centrato sulla liberazione per l'esperienza dell'essere essenziale, del Tutto-Uno. Mentre, la mente occidentale è più preoccupata di controllare le condizioni della vita esteriore. L'integrazione di questi due poli porterebbe allo sviluppo simultaneo delle capacità di realizzazione nel mondo e della maturazione spirituale.

L’esercizio ben compreso è il cammino che l’uomo compie per accedere, tappa dopo tappa, alla Via, alla sua vera natura, la natura di Buddha, attraverso il quale l’uomo libera il suo vero Essere. È una via verso lo stato più elevato di coscienza a cui l’uomo può arrivare, e attraverso il quale si apre al contatto con l’Assoluto vivente nel suo nucleo essenziale. E’ attraverso una severa disciplina e un’azione umilmente ripetuta senza sosta che l’uomo diviene poco a poco permeato dell’Essenza vivente di tutte le cose nella profondità incosciente del suo sé individuale e si prepara alla Grande Unione. 
 
Heugene Herrigel ha portato un contributo inestimabile alla comprensione dello zen e a tutte le sue pratiche. Ad esempio, il tiro con l’arco è una via che deve condurre, grazie a un tuffo metodico preparato, al più profondo dell’anima, a una presa di coscienza, poi ad un’unione con “il senza fondo al di là di tutte le forme”. Per arrivare a questo è importante l’attitudine interiore, e il centro dell’opera interiore è il “lasciare andare”, la liberazione dell’Io.   
Un saggio zen ha detto: "Perché ci sia un’implicazione religiosa o spirituale in un’azione, occorrono due cose; la semplicità e la possibilità di ripeterla in continuazione". Nel tiro con l’arco e nelle arti marziali, all’inizio c’è una profonda concentrazione, la scomparsa della tensione tra il praticante e l’oggetto, l’unione finale con l’oggetto fino a trascendere l’oggetto stesso e l’Io, Solo questa scomparsa permette l’emergere dello Spirito (nel senso di forza essenziale sopra-personale e sopra-individuale). Quando il praticante ha la gioia di percepire questa forza con la coscienza purificata, può arrivare a conoscere il suo Sé più profondo. Sotto l’effetto di questa gioia, la performance diventa secondaria. E quando si percepisce questo pienezza e profondità non preventivate che la persona afferma: “Quello che ho vissuto ha un valore talmente incontestabile che per me, da adesso , non ho alcun dubbio, che devo impostare la mia vita per far si che possa ritrovare quello che ho provato là, solo per un istante”. Solo quando abbandoniamo tutte le difese naturali, accettiamo l’inaccettabile, e ci abbandoniamo coscientemente all’ineluttabile, è allora, che qualcosa di incredibile si produce, di un solo colpo la paura sparisce, la paura della morte sparisce. E’ solo grazie ad una presa di coscienza e una grande perseveranza che la dimensione trascendente trova, quando è sperimentata, la sua vera realtà nell’uomo. Quando questo si verifica, l’uomo accede a quello che viene chiamata la Via, ossia lo sviluppo al quale è destinata la sua essenza.

E' per l'esperienza di una Realtà accessibile all'uomo, che lo supera e lo trascende, che la Trascendenza, punto di partenza di una nuova vita, diventa il centro della realizzazione umana. La parola trascendenza ha due significati diversi: può designare sia una realtà che supera i confini ristretti dell'umanità, sia un modo di elevare tutto il contenuto della coscienza in un altra dimensione. Per arrivare ad una dimensione trascendentale occorre disponibilità e spirito di apertura all'interiorità profonda del nostro essere, per permettere a questo Essere, che desidera manifestarsi in noi e, attraverso noi, nel mondo, di rivelarsi. La sola cosa che si oppone ad un rapporto vero con il Divino, è la menzogna per la quale io mi mostro differente di quello che sono.

Solitudine

Secondo me, molte persone non sopportano la solitudine, questa li rende folli. Sono pronte a fare qualsiasi cosa pur di non ritrovarsi da sole.

È  come se avessero paura di ritrovarsi con sé stesse, e non capiscono che altri possano aver voglia o amare di ritrovarsi con sé stessi. 

La solitudine è come una lente d’ingrandimento: se sei solo e stai bene stai benissimo, se sei solo e stai male stai malissimo. 

Poche attività mi procurano piacere e rasserenano il mio animo come il camminare da soli nella natura; si fanno esperienze gradevoli: i tramonti, il cambio dei colori durante le stagioni, l'immensità, il tempo, il vento, le nuvole, la pioggia, l'orizzonte, ... tutto cambia, tutto il tempo.  Ma per la grande maggior parte del tempo, non si incontra nessuno e contrariamente a quello che le persone credono, non è mai la stessa cosa.

In questa vita, si direbbe che tutti cerchino qualcuno, o qualcosa per delle buone o cattive ragioni... l'amore, i soldi, la vendetta, di dimenticare... la lista è infinita...   o anche siamo noi stessi ricercati da persone più o meno ben  intenzionate.


venerdì 23 dicembre 2022

Mindfulness immaginale

 Mindfulness Immaginale, pratiche di meditazione immaginale

Selene Calloni Williams, Silvia C. Turrin.   

Colui che conosce il Brahman supremo diviene il Brahman. Dalla Mundaka-Upanishad  

Esperienza di meditazione raccontata da Selene Calloni Williams.  Mindfulness è la traduzione del termine sati, che in pali significa consapevolezza ed attenzione, ovvero attenzione cosciente.  Mindfulness è un corpo di pratiche meditative che riunisce in sé, buddhismo, zen, pratica e meditazione yoga.  A Sri Lanka, dove ho fatto un eremitaggio di sei anni, incontra il grande Maestro Michael Williams. Qui incontra anche il reverendo Gotatuwe Sumanaloka Thero, eremita di tradizione Therevada.

La mindfulness immaginale nasce dall’unione della meditazione buddhista, delle conoscenze dello yoga sciamanico, e della visione immaginale, che è propria della psicologia del profondo, in modo particolare di James Hillman, psicanalista e filosofo svizzero. La visione immaginale è particolarmente efficace con gli occidentali che vogliono avvicinarsi alla meditazione, ne semplifica l’applicazione e ne potenzia i benefici. E' un invito al sacro, al darsi, all’offrirsi, al trascendere la propria individualità separata per trovare l’unione con l’universo.  L’individuo e il tutto sono dentro l’uno nell’altro, inscindibilmente uniti, distinti, ma non separati.  Quando sei in meditazione dai te stesso, annullati, sciogli la mente nella sensazione senza giudicarla. Sciogli l’attaccamento.

L'obiettivo è raggiungere il samadhi (lo stato di unione con il tutto) che si può raggiunge a mezzo dell’immobilità prolungata nella postura meditativa. Alla fine vi è solo lo svanire, nel buddhismo si raggiunge  il Nirvana che significa appunto estinzione. Il più grande insegnamento che si apprende dalla meditazione è che l’amore è la sola verità, tutto il resto è illusione. Gli insegnamenti ricevuti, si trasformano da concetti in pura esperienza di beatitudine.  

Il meditante deve vincere gli attaccamenti (upadana) e deve avere un’incrollabile fede nel fatto che le immagini e gli avvenimenti che gli si presentano sono chittamaya, impressioni della coscienza che si manifestano col solo unico scopo di permettergli di darsi, sciogliendo gli attaccamenti di cui è prigioniero. Nell’immobilità prolungata, i vayu, le correnti energetiche che direzionano il prana si acquietano fino ad arrestarsi e ciò provoca la sospensione del respiro. Ad un certo punto il respiro si sospende e ci si trova a viaggiare nello spazio siderale, dentro e fuori di noi. Si raggiunge così il chitta samadhi, il samadhi della coscienza.  Quando ci si accorge di non respirare, in quello stesso istante, il primo respiro  entra  in noi dissolvendo lo stato di samadhi per riportarci nel mondo con una consapevolezza nuova.     -------------------------------------

 Introduzione di Silvia C. Turrin.  Le mie pratiche si sono manifestate attraverso il cankamana, la meditazione camminata nel Trentino, mi abbandonavo a Madre natura, e a volte inconsapevolmente praticavo Anapanasati, la meditazione sul respiro quando raggiungevo i rifugi ad alta quota. Una parte di me mi ha spinta ad avvicinarmi allo yoga e alla meditazione. In seguito mi sono avvicinata alla meditazione frequentando centri legati alla tradizione Mahayana.  La prima esperienza spirituale l’ho fatta facendo un pellegrinaggio nel nord dell’India, territori pieni di spiritualità, dove risuona continuamente il mantra “Om namah shivaya”,  Un cammino che mi ha portato alle sorgenti del Gange mi ha permesso di vivere profondamente l’esperienza dell’unione con le energie sottili. Asceti, pellegrini, monaci, meditanti cercano di essere prossimi al cielo. Successivamente ho seguito un corso di Mindfulness immaginale mi ha permesso di entrare nel cuore della pratica meditativa e sentire la centralità della presenza mentale.  Di riflesso questo cammino di consapevolezza mentale mi sostiene nella vita quotidiana. Ho incontrato Selene ed ho avvertito che non era un’insegnante comune. Ha cercato con un’abilità rara di unire i saperi orientali e quelli occidentali.  Si può sintetizzare il lavoro e la ricerca di Selene con questa frase “Possa la pace prevalere sulla terra”.   Se ogni persona si fermasse ogni giorno compiendo su di sé un lavoro introspettivo, praticando la meditazione, i semi della pace si spanderebbero diffusamente e con maggiore facilità.  Il cammino spirituale è lungo, e come ho appurato, è un viaggio da compiere senza fretta. Non a caso il grande mistico Milarepa affermò: “Affrettati lentamente, arriverai presto”.                      -----------------------

Il samadhi è uno stato di fusione con il Tutto, ciò che conduce al samadhi, è il superamento dello stato mentale. Più siamo nella mente, più siamo limitati. più siamo nell'amore, più siamo illimitati. La compassione buddhista è una forma d'amore e il mezzo della vera conoscenza. Ciò che sperimentiamo in vita è solo miraggio, apparizione e la reale natura di tute le cose è impermanenza.  Ed è proprio questo carattere evanescente, impermanente della natura che esprime il sacro. Il Dio Shiva Nataraja con la danza manifesta il processo ritmico della vita, dove si alternano creazione, conservazione, morte e rinascita. Nel buddhismo lo stesso concetto è espresso con la ruota del samsara, ossia la ruota del divenire.  Il cammino che libera dall'inganno della coscienza ha inizio con una presa di consapevolezza dello stato dei fatti, e cioè che tutto è anima.  

La meditazione con il suo satipatthana o cammino dell'attenzione cosciente, ti conduce ti conduce con la massima intensità nell'attimo presente. Entrare nell'attimo presente è risvegliarsi dall'inganno del tempo, uscire dalla ruota del samsara. Se cambi il mito del tempo tutto il mondo si dissolve come una nuvola in un soffio di vanto: non c'è più causa e non c'è più effetto. E dopo questo crollo l'amore è tutto ciò che rimane.

Vorticose e stressanti attività indebolisco l'essere umano e lo svuotano sul piano fisico-energetico e mentale.  Bisogna capire che non si può continuare a correre e lasciarsi condizionare dal mondo esterno. La mindfulness ci viene in aiuto per ricondurre le energie al Sè e per risvegliare la vera natura di ogni essere senziente. Le sensazioni di vuoto, spossatezza, smarrimento sono dovuti a stili di vita frenetici, che poi portano a stati ansiosi e depressivi e ciò è dovuto anche alla mancanza di connessione con la natura. Con la mindfulness riportiamo l'atttenzione al qui e ora, ci aiuta ad essere consapevoli e a sanare  stati psicofisici.  Neuroscienziati come Richard Davidson hanno evidenziato che la morfologia dle cervello è modificabile e di conseguenza anche la percezione del mondo e di noi stessi. Aurobindo uno dei più grandi maestri spirtuali dell'India afferma "Noi siamo i maestri delle cose e non le vittime delle loro reazioni".

La mindfulness immaginale si inspira alla tradizione buddhista Theravada che è considerata la corrente più antica, ed è a Sri Lanka che questi insegnamenti del Buddha sono meglio conservati (gli insegnamenti, denominati il canone Pali, venivano trascritti su foglie di palma). La scuola Theravada racchiude diversi sentieri come quello chiamato dei monaci della foresta, che abbandonano lo stile di vita mondano e con la rinuncia, al disciplina e la meditazione cerca di arrivare alla liberazione.  La mindfulness immaginale ha anche dei riferimenti al buddhismo Mahayana e in modo particolare al buddhismo tantrico-sciamanico detto Vajrayana diffuso soprattutto in Tibet, Bhutan e Mongolia che utilizza il ritualismo, la mistica e pratiche esoteriche. Grandi pensatori del buddhismo Mahayana sono stati Nagarjuna (autore della dottrina di mezzo, Asanga e Santideva autore della Bodhicaryavatara.

Questo tipo di mindfulness utilizza un metodo simbolico-immaginale ed è un approccio non terapeutico per un viaggio interiore. La meditazione ha il compito di dissolvere la maschera e liberare l'individuo dei veli dell'illusione dell'io raggiungendo il Nirvana o NIbbana, ovvero l'estinzione dell'io e della sensazione di esistere quali esseri distinti e separati dal tutto.  La parola samadhi significa mettere insieme, e fa riferimento all'unione dle meditante con il tutto. La meditazione quindi ci porta verso il benessere totale e ci spinge ad uscire dall'individualità ed andare oltre l'illusoria idea dell'Io. La prima fase della meditazione è calmare la mente che come una scimmia è in continuo spostamento, rimane sospesa tra ricordi del passato, speranze nel futuro, paure, emozioni. Per fare questo occorre scegliere la postura più adeguata che è quella del loto, una posizione che ci permette di protrarre l'immobilità portando il corpo ad uno stato in cui perde i suoi confini.

Astenersi dal male, praticare la perfetta virtù e domare del tutto la mente, è la dottrina del Buddha. 

Satipatthana, la via della presenza mentale ci addestra ad essere consapevoli e coscienti di ogni gesto che si compie, di essere nel momento presente, vivere le esperienza senza giudizio. E' una meditazione esistenziale che si può praticare in qualsiasi momento e circostanza. La meditazione della presenza mentale consiste nel rivolgere l'attenzione al corpo, alle sensazioni, allo stato mentale e ai fenomeni o oggetti mentali come emozioni, pensieri, ecc... Ciò porta alla consapevolezza della chiara luce della mente. La meditazione porta allo scioglimento dei nostri attaccamenti, che sono all'origine di tutta la sofferenza umana. Spesso quando meditiamo sorge un fastidio: al collo, al ginoccchio, alla schiena ecc, ad un certo punto il fastidio si trasvaliuta e diventa forza e visione profonda. I requisiti della meditazione sono: depersonalizzazione/disidentificazione, smaterializzazione, pacificamente della mente, rallegramento della mente, attenzione cosciente, assenza di giudizio, lasciar fare, la trasvalutazione ossia la capacità di attribuire un giudizio diverso agli eventi e a ciò che ci accade, uscire dalla costrizione tremenda che è la nostra personalità (la gabbia del'IO).

Tra le tecniche meditative per calmare la mente troviamo il controllo del respiro o Anapasati. Ana è l'inspirazione, pasa è l'espirazione, sati è il controllo. Il respiro, come dicono i buddhisti è uno degli oggetti privilegiati su cui indirizzare la mente. Altro tipo di respirazione altamente rigenerante è Cankamana o camminata. In questo caso meditare significa porre l'attenzione e la consapevolezza su ciascun passo. La camminata è estremamente lente, le mani dietro la schiena, e una mano tiene il polso dell'altra e ci si focalizza su alzo- abbasso il piede, oppure alzo-avanzo-abbasso. Quando si termina il ciclo bisogna restare immobili per qualche istante, ascoltando la risonanza lasciata dai movimenti.

Ogni cosa esistente è impermanente (anicca in lingua pali). Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza, Questo è il cammino della purezza. Dal Dhammapada. 

Dal punto di vista buddhista gli eventi, le sensazioni, le emozioni sono il rpodotto della nostra psiche. E ciò è sempre riportato nel Dhammapada. Siamo ciò che pensiamo, Tutto ciò che siamo è il prodotto della nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue.   Siamo ciò che pensiamo, Tutto ciò che siamo è il prodotto della nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero limpido è seguita dalla gioia come la tua ombra ti segue inseparabile.

Da ciò emerge che la mente è il punto di partenza per modificare la nostra esperienza di vita. Il primo passo è conoscere la nostr amente, il secondo passo è modellare la mente e renderla più flessibile creando un centro interiore forte e ben ordinato che ci permette di placare interferenze e distrazioni. Il terzo passo è quello di liberare la mente da costruzioni mentali e stereotipi, non si è più schiavi delle condizioni esterne visto che la nostra vera natura è pace nel qui e ora.

La meditazione immaginale è strutturata in tre fasi: si inizia con la concentrazione e acui segue una meditazione su la fiamma della candela e poi ci si concentra su deu colori.  Concentrarsi sulla fiamma significa percepire calore, eenrgia e soprattutto osservare un simbolo dell'impermanenza. La meditazione kasina è una tecnica di contemplazione di alcuni oggetti. Nle canone pali sono suggeriti dieci oggetti su cui meditare circa 20 minuti: la terra, l'acqua, il fuoco, l'aria, il colori blù o verde, il colore giallo, il colore rosso, il colore bianco, lo spazio, la luce brillante della fiamma. La concentrazione avviene a occhi aperti, fissando lo sguardo sull'elemento prescelto, senza mai muovere lo sguardo. La meditazione sui colori ci permettere di entrare in contatto con le profondità della psiche.

Nel buddhismo Theravada, la meditazione nirodha è quella meditazione che ci porta all'estinzione di tutte le impressioni (samskara), permettendoci di raggiungere la vacuità, accompagnata da una profonda pace interiore e tranquillità psico-fisica.. Una zona luminosa dove la vita e la morte e tutti gli opposti si incontrano. Il monaco entrato in nirodha ha le funzioni corporee, mentali e della voce sospese, ma la vita non è finita, il calore vitale non è estinto e le facoltà non sono distrutte. Il corrispondente nella tradizione Mahayana è il nirvana nel samsara. La differenza è che la suprema liberazione dal ciclo del samsara si può ottenere solo al momento della morte nel buddhismo theravada, mentre nel buddhismo mahayana è contemplata la possibilità di raggiungere questa suprema liberazione anche in vita..

l'IMMA (Imaginal MIndfulness Meditation Approach) costituisce una serie di raccolte privilegiate di esercizi di meditazione e di risveglio ed è stata messa a punto da Selene Calloni Williams e dal monaco eremita Gotatuwe Sumanaloka Thero.  L'IMMA è un protocollo attraverso il quale si cerca di riportare il sacro nella terapia, e ristabilire un ordine universale, un equilibrio corpo e natura che l'illusione dell'IO ha rotto. Questo protocollo serve a curare stress, ansie e paure, problemi di relazione affettiva. 

________________    Selene Calloni Williams conobbe Gotatuwe Sumanaloka Thero a Sri Lanka in un eremo insieme al Maestro Ghata Thera.  Fu condotta all'eremo dal suo maestro di yoga e sciamanesimo Michael Williams. Qui Selene divenne monaca e restò a Sri lanka per sei anni. Poi studiò psicologia in Svizzera con uno dei più importanti maestri occidentali James Hillman..

Esercizi di meditazione e di risveglio nella mindfulness immaginale.

 Esercizi del protocollo l'IMMA (Imaginal MIndfulness Meditation Approach).

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...