venerdì 30 aprile 2021

Le perle del Tantra. I testi classici dello Yoga tantrico

 «Ciò che è qui è ovunque, ciò che non è qui non è da nessuna parte». Questa frase rappresenta la quintessenza della visione tantrica.

Le perle del Tantra. I testi classici dello Yoga tantrico è un libro di David Donnini del 1996 che ha il pregio di raccogliere in un unico volume i tre testi classici Hatha-yoga pradipika, Gheranda samhita e Shiva samhita, che vengono illustrati dopo una lunga introduzione allo yoga tantrico. La parola tantra è composto da due sillabe: tan, espandere e tra, liberare. Il tantra è il processo di espansione della coscienza e dell’energia liberatrice. 

Il punto di partenza della visione tantrica è che il nostro corpo è  una manifestazione dell'universo, e pertanto contiene tutti gli elementi che sono presenti in quest'ultimo. Allo stesso modo, il mondo «esterno» non sarebbe altro che una manifestazione della nostra mente, in analogia col concetto di maya, o illusione. Tutta la sâdhanâ (la pratica) yogica è infatti basata sul concetto di «unione», che non si finisce mai di cogliere, di mettere in pratica e raffinare.

Nell'introduzione del libro si parla del significato del termine «spiritualità», del desiderio di approccio alla dimensione dell'infinito e dell'ignoto da parte dell'uomo. La spiritualità autentica non è settaria né dogmatica pertanto è un cammino basato sulla sperimentazione ed esplorazione personali, sull'assimilazione profonda, sincera ed autentica di quel che ci viene insegnato dai nostri maestri o dai libri. Solo così possiamo approfittare dei benefici  che lo yoga ci regala, con presenza e consapevolezza. Nella pratica è necessaria una grande «autodisciplina, un elemento che può portare all'Occidente un grande arricchimento». 

Quello che mi ha particolarmente colpito, sono le similitudine dell'avvicinamento alla pratica dello   yoga dell'autore con il mio: entrambi strenui sostenitori del razionalismo occidentale, abbiamo scoperto con  stupore, che praticando costantemente yoga, si arriva piano piano ad un equilibrio e benessere interiore, fino a percepire l'energia e la misteriosa coscienza interiore che pervade il corpo sottile, e con cui è possibile comunicare attraverso lo yoga.  Anche io ho provato la stessa emozione e gioia, quando per la prima volta sono riuscito ad eseguire lo shank prak shalan, una sorta di lavaggio completo di tutto il tubo intestinale, con acqua tiepida leggermente salata, uno degli esercizi più difficili e misteriosi di purificazione yoga. Sono rimasto sbalordito di come, con la pratica, la concentrazione e la disciplina, si può arrivare a controllare un sistema autonomo involontario come l'intestino. Lo stesso avviene con le  pratiche di pranayama con le quali si arriva a controllare il  sistema respiratorio.

I tre testi tantrici sono accomunati dalla presentazione delle tecniche di purificazione chiamate shatkarma o kriya, delle âsana; dei mudrâ e bandha; del prânâyâma, della meditazione e del samâdhi.

L'Hatha Yoga Pradipika e la Gheranda Samhita illustrano le tecniche di purificazione, mentre l'Hatha Yoga Pradipika tratta dei pericoli di queste tecniche e dei rimedi eventuali. L'anatomia energetica è invece presentata nello Shiva Samhita. Al fascino e alla suggestione dell'antica saggezza dei tre testi classici e del loro stile narrativo si aggiunge un serbatoio di conoscenze utili sia agli yogin sia a tutti coloro che operano in campo medico e terapeutico, sia «alternativo» sia ufficiale.

Infine, è importante sapere che, se lo yoga nel suo insieme affonda le sue radici nella convergenza tra la cultura ariana e quella dravidica, quello tantrico è nato in seno alla civiltà più antica dei dravidi: una cultura evoluta, agricola, pacifica e matriarcale, le cui radici ancora salde e ancora presenti nel Tamil Nadu, nel Sud dell'India. Qui, ancora oggi, si trovano tracce di culti autoctoni della fertilità e della madre terra, vengono celebrati riti sciamanici e vengono venerate divinità non facenti parte del pantheon induista. 

Tra l'hatha yoga e il tantrismo ci sono molti punti in comune, le tecniche di purificazione del corpo, il controllo del corpo e del respiro ed il risveglio dell'energia. Nel tantrismo, a differenza dello hatha yoga, viene illustrata l'unione sessuale rituale che è una tecnica mistica ed un acceleratore per arrivare alla coscienza superiore. La coppia umana diventa una coppia divina in un contesto rituale. Molti testi erotici tantrici sono redatti in un linguaggio volutamente segreto ed oscuro e pieno di doppi sensi. Ed è difficile determinare se si parla di un atto concreto o di simbolismo sessuale. 

Per la prima volta nella storia spirituale dell'India ariana la madre divina, la Shakti, la forza cosmica acquista nell'induismo una posizione predominante. La donna incarnerà il mistero della creazione e dell'essere. L’energia femminile e principio attivo è chiamata Shakti ed è raffigurata come la moglie di Shiva. A partire dal X secolo, le sette tantriche ispirate dallo shaktismo si concentrano sull’aspetto energetico e sul risveglio della kundalini, l’energia dormiente che si trova alla base della colonna vertebrale, attraverso delle pratiche yoga. 

Questa energia sale nella lungo la colonna vertebrale (attraverso un canale energetico chiamato sushumna nadi e attraversando tutti i centri energetici che si trovano in questo canale), arriva alla sommità della testa e si unisce con il suo signore Shiva. Qui non c’è più individualità, energia e coscienza diventano una sola cosa e si manifestano sotto forma di pura luce.  “Come il serpente sostiene la terra e le sue montagne e boschi, così la kundalini è il supporto di tutte le pratiche yoga”.  

Nel tantrismo, la sessualità è considerata importante ai fini della disciplina spirituale e viene elevata ad oggetto di grande rispetto, considerandola un veicolo privilegiato per condurre l’uomo alla comprensione di sé stesso, del suo ruolo nel mondo. 

Nel periodo attuale, il Kali yuga, che è un'era oscura e decadente, caratterizzata da numerosi conflitti e da una diffusa ignoranza spirituale, la perfezione si può acquisire anche partecipando attivamente alla vita quotidiana cercando di conciliare il trascendente con l'immanente.

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