Il Bhutan è il mio Paese preferito. E' il solo Paese al mondo dove il Bhuddismo Vajarayana, o veicolo del diamante, è la religione ufficiale. La costituzione del 2008 afferma che il Buddhismo fa parte dell’eredità spirituale del Paese. Il Buddhismo Vajrayana è uno dei tre cammini buddhisti e di natura esoterica, il diamante rappresenta la vacuità, la saggezza e la conoscenza trascendentale. Propone una via rapida alla Liberazione accessibile anche in una sola esistenza, mettendo in opera dei potenti mezzi fisici e psichici. Accorda una importanza estrema al legame tra maestro e discepolo.
Il Bhuddismo, diffusosi a partire dal VII secolo d.C., si è sovrapposto alle credenze locali, assorbendone vari tratti ed elementi. Numerose entità sono ancora venerate come spiriti dei boschi, dei laghi e dell’aria. Molte leggende narrano le lotte vittoriose dei santi buddhisti contro demoni locali, i quali, sottomessi e convertiti, si sono trasformati in divinità tutelari.
In questo piccolo Regno, mai colonizzato1 e grande quanto la Svizzera, con circa 760.000 abitanti (nel 2019), non ci sono mendicanti, furti e crimini. L'istruzione e le cure mediche sono gratuite. Il 65% della popolazione vive di agricoltura ed i parchi naturali coprono il 33% del Paese. Il Dipartimento della Cultura è incaricato di vegliare sull’identità culturale del Paese. La lingua nazionale del Bhutan è il Dzongkha.
Nell’ottavo secolo un tantrista di origine indiana Guru Rimpochè, il ‘Maestro prezioso’ introdusse il buddhismo nella sua forma tantrica in Bhutan. Il personaggio più conosciuto e venerato nel Bhutan è il Lama Drukpa Kunley (il folle divino), che come Guru Rimpoche, è una figura storica trasfigurata dal mito, investita di poteri magici, protagonista di eroiche lotte contro i demoni, apostolo della dottrina buddhista. La sua associazione a Shiva e alla potenza sessuale lo hanno reso un magico ‘erogatore’ di fecondità: al suo tempio si recano infatti le donne senza figli per ricevere la benedizione che le renderà fertili. L'aspetto particolare del buddhismo bhutanese sono le forme di demarcazione religiosa del territorio. Le valli himalayane di questo piccolo Paese, incastonato fra India e Cina, sono protette da divinità e coperte di reti simboliche e religiose: la prima rete è costituita dagli dzong (fortezze), la seconda dai templi, la terza dagli chorten (tombe) e la quarta è costituita dai cumuli di minuscoli chorten commemorativi dei defunti e dalle bandiere di preghiera. Non ci sono statue di pietra o scolpite nella roccia.
Questi edifici sono costruiti in prossimità della riva di un fiume, passi di montagna, ponti e incroci. In luoghi considerati sacri che costituiscono i punti di contatto fra il mondo fisico, abitato dagli uomini e quello fantasmatico popolato di divinità, santi, eroi culturali e demoni. Gli chorten sono antichi tumuli di sepoltura contenenti le reliquie di re o eroi con una cupola retta da una base a cinque livelli, i cinque elementi del mondo2. Gli Lhakhang sono dei templi di taglia modesta3, i gompa sono dei monasteri, i dzong sono delle citta fortificate con funzioni militari, civili e religiose4.
Spesso in luoghi considerati sacri si incontrano migliaia di minuscoli chorten alti non più di sette centimetri e confezionati da artigiani impastando dell’argilla con le ceneri di un defunto. Il piccolo manufatto viene poi colorato di bianco (il colore degli chorten) oppure d’oro (il colore delle statue di Buddha). Si trovano sempre lontani dai villaggi, ad una debita distanza fra i vivi e i morti.
I boschetti dei passi montani sono coperti da migliaia di bandierine di preghiera (chiamate lungdhar, ‘bandiere del vento’) legate insieme da cordicelle in modo da formare una specie di festone, che sono, insieme ai micro-chorten, una forma di demarcazione religiosa del territorio ‘diffusa’ e di natura popolare e non istituzionale. Sono bandierine su cui viene stampato il testo di una preghiera e rappresentano una forma di muta invocazione della benedizione delle divinità, e la richiesta di protezione per i vivi e i defunti. Sono di cinque diversi colori (bianco, giallo, verde, blu e rosso) che simboleggiano i cinque elementi naturali (rispettivamente ferro, terra, legno, acqua e fuoco)5. Grandi bandiere (lhadhar, ‘bandiere di dio’) appese ad alti pennoni si trovano davanti agli dzong, e rappresentano la vittoria del bene sulle forze malefiche.
In questo contesto non potevano mancare le leggende di demoni e forze malefiche, rappresentanti l'animismo pre-buddhista. La più conosciuta è quella di una diavolessa6 che copriva con il suo immenso corpo tutto il territorio del Tibet e del Bhutan; nel VI secolo d.C7. vennero costruiti, in un solo giorno 1088 templi su tutto questo territorio, ognuno dei templi rappresentava un chiodo per bloccare al suolo questa diavolessa. Cinque templi di questo reticolo si trovano nel Bhutan centro-occidentale. Due di questi, il Jhahmpay Lhakhang e il Kyichu Lhakhang, sono i ‘chiodi’ che bloccano il piede sinistro (il tempio di Paro) e il ginocchio sinistro (il tempio nella valle di Bumthang) della diavolessa. Il terzo tempio è il luogo più sacro di tutto il Bhutan, ed è il monastero chiamato la ‘Tana della tigre’ sopra la valle di Paro e dedicato a Guru Rimpoche che a cavallo di una tigre, scaccia uno dei tanti demoni9.
I templi sono decorati da magnifici dipinti ed arazzi rappresentanti le varie leggende, descritte sopra, e Bodhisattva10. Gli arazzi da tempio (Thangka, cosa che si srotola), sono usati nella meditazione come mezzo di visualizzazione e spesso in questi arazzi viene rappresentata la ruota della vita11 che è fatta girare da Yama il signore dei morti. I Bodhisattva più rappresentati sono: Manjursri, Vajrapani, Avalokiteshavara, il Bodhisattva della compassione, i Dalai Lama sono incarnazioni di questo Bodhisattva. Nei dipinti compare anche Tara12, la salvatrice e la contropartita femminile, e le Dakini che sono le divinità protettrici di origine indù.
L’arte bhutanese ha tre caratteristiche: è anonima, è religiosa e non ha nessuna funzione estetica in se stessa. E' una porta aperta alla parte più profonda dell’essere, e chi contempla queste opere con devozione può mettersi sul cammino della Liberazione. Colori, aspetti, posture, attributi, gesti sono tutti codificati e corrispondono ad un simbolismo molto elaborato.
Per concludere il Regno del Bhutan, chiamato dai bhutanesi "Druk Yul", cioè "Terra del Drago", è una monarchia retta dal 1907 dalla Dinastia dei Wangchuck13. L'attuale sovrano, asceso al trono nel 2006, è Jigme Khesar Namgyel Wangchuck. Questo sovrano illuminato mette l’accento sul benessere del popolo, la protezione dell'ambiente, propugna una modernizzazione senza perdere però l’identità nazionale. In Bhutan il PIL (Prodotto Interno Lordo)14 è stato sostituito con il FIL, l’indice di Felicità Interna Lorda che trae ispirazione dalla filosofia buddhista e pone la felicità della persona al centro dello sviluppo piuttosto che la crescita economica15. Una Costituzione, a forte vocazione per la protezione dei diritti umani, è stata emanata il 18 luglio 2008 dal governo reale del Bhutan. Sempre nel 2008 ci sono state le prime elezioni parlamentari democratiche e c’è stata la prima competizione tra due partiti. Esiste un Consiglio Nazionale composto da membri eletti nei vari distretti. Dal 1971 il Bhutan fa parte delle Nazioni Unite.
2 Gli elementi costituitivi del chorten sono cinque: una base di forma quadrata che simboleggia la terra, la cupola, che simboleggia l’acqua, una cuspide conica (il fuoco), in cima alla cuspide, una piccola sfera che rappresenta il sole, una mezzaluna (sole e luna simboleggiano l’aria) e una punta verticale (simbolo dell’etere).
3 Il lhakhang è costituito da più edifici disposti spesso intorno ad un piccolo cortile interno e circondati da un percorso lastricato che costeggia le mura esterne, lungo le quali sono collocate le rastrelliere che contengono le ruote della preghiera. Lungo questo percorso si svolge pertanto la deambulazione sacra di monaci e fedeli che fanno girare le ruote.
4 Gli dzong sono gigantesche cittadelle fortificate di colore bianco che sorgono in punti strategici. Una delle due ali dello dzong funge da monastero ed è costituta dagli alloggi dei monaci, dalle cappelle e dalla cucina.
5 Rappresentano al tempo stesso le cinque direzioni secondo la cosmologia indo-buddista (i quattro punti cardinali e il centro). Il cinque ha un ulteriore significato simbolico in quanto questo è il numero dei Buddha della meditazione, i dhyani.
6 La diavolessa incarna la religione Bon pre-buddista, Il buddhismo, penetrando nel Tibet e nel Bhutan, rappresenta il territorio come femminile, caotico e intrinsecamente malvagio, ricorre alla metafora della diavolessa, una specie di Madre-Terra maligna. Inoltre, la femminilità era vista come minacciosa fonte di desiderio, nemica del celibato monastico buddhista.
7 Il re tibetano Srong btsan sgam po decise intorno al 640 d.C. di far sorgere in un sol giorno 108 templi.
8 La scelta del numero 108 è dovuta al valore simbolico di questo numero e ai suoi significati cosmologici : 1 rappresenta il punto in cui ha avuto inizio la creazione e da cui è scaturita la molteplicità, lo zero rappresenta il vuoto mentre l’8 simboleggia l’infinito. Secondo i Veda le divinità sono 108 e ognuna di esse ha 108 nomi; il Rgveda ha 108 versetti; nel buddismo tibetano i mantra vanno ripetuti 108 volte e il rosario buddista ha 108 grani.
9 Gli altri due templi di questo reticolo sono il Chimi Lhakhang, dedicato a Lama Drukpa Kunley, che sorge nella valle di Punakha; e il Kurjey Lhakhang nella valle del Bumthang dedicato a Guru Rimpoche.
10 Nel buddhismo, un bodhisattva è una persona che, pur avendo ormai raggiunto l'illuminazione, e avendo quindi esaurito il ciclo delle sue esistenze terrene, sceglie tuttavia di rinunciare provvisoriamente al nirvana e di continuare a reincarnarsi, sotto la spinta della compassione, per dedicarsi ad aiutare gli altri
11 Il cosmo non è permanente o creato, ci sono le sei sfere dell’esistenza in cui gli esseri possono rinascere: Il regno degli dei, Il regno degli asura ( i dei ribelli e gelosi), il regno degli spiriti famelici ( preta), il regno degli inferi, il regno delle bestie, il regno degli uomini caratterizzato da nascita, vecchiaia, malattia, infermità e morte.
12 Incarnazione femminile del Buddha, Tara è una delle divinità più popolari nel pantheon buddhista, soprattutto nelle regioni Himalayane.
13 Nel diciassettesimo secolo Ngawang Namgyel creò lo Stato unificato del Bhutan, prese il titolo onorifico di Shabdrung, ai piedi del quale ci si sottomette. Il primo re del Bhutan è stato Uguen Wangchuck e fu eletto nel 1907.
14 Secondo i parametri occidentali basati sul PIL (Prodotto interno lordo), il Bhutan risulterebbe essere una delle nazioni più povere della terra; in realtà qui nessuno muore di fame, non esistono mendicanti, né criminalità, il 90% della popolazione ha accesso gratis alla sanità e all’istruzione pubblica.
15 L’indice di felicità lordo (BNB) è basata su Quattro principi: buon governo, sviluppo sostenibile, preservazione dell’ambiente naturale e preservazione della cultura. Il Bhutan riceve un grande appoggio dall’India come assistenza tecnica e finanziaria. Il Bhutan riceve aiuto da molte organizzazioni internazionali come FAO, IFAD, UNESCO
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