martedì 18 maggio 2021

Le Upanishad dello yoga

Recentemente ho riletto con piacere le Upanishad che sono la parte finale dei Veda e ho contato almeno 17 Upanishad che parlavano di yoga ed illustravano le varie tecniche di pranayama (respirazione), le tecniche di purificazione o menzionavano asana (posizione), gli elementi che poi saranno ripresi ed approfonditi nei testi tantrici. 

Il termine "Veda" significa letteralmente "conoscenza" e si applica a un certo numero di scritture sacre compilate in lingua sanscrita circa 4500-5000 anni fa. Il Veda è la Conoscenza sacra, la Verità divina e delinea i confini dell'ortodossia indù.  In esso si ritrovano i fondamenti della cultura, della spiritualità, delle arti e delle scienze induiste.  Altri testi di riferimento della spiritualità induista sono: la Bhagavad gita (che fa parte del poema Mahabharata) e il Vedanta sutra (testo religioso a fondamento della filosofia Vedānta ("Parte finale dei Veda"). Esistono nella letteratura indiana  anche dei testi epici e storici conosciuti come Itihasa (tra cui Mahabharata e Ramayana) e Purana che illustrano la vita e le esperienze di grandi personaggi della storia. 

La compilazione dei Veda è attribuita al saggio Vyasa, una figura quasi mitologica. Questa conoscenza sacra è divisa in quattro grandi raccolte (samhita)

  • il Rig veda (il veda degli inni), 
  • il Sama veda (la pratica del sacrificio), 
  • l'Atharva veda (le formule magiche), 
  • lo Yajur veda ( i rituali). Alcuni studiosi dividono quest'ultimo veda in Slukla veda e Krishna veda.  Da queste scritture nacquero le diverse tradizioni spirituali (sampradaya). 

Ognuna di queste raccolte è divisa al suo interno in quattro parti: 

  • Samhita ( i mantra in lode a Dio);  
  • Brahmana (le istruzioni dettagliate sui riti e sul cerimoniale);  
  • Aranyaka (le indagini sulla Verità Suprema);
  • Upanishad (gli spunti filosofici). 

Esistono anche dei "Veda secondari" chiamati Upanga (o Upaveda) e Vedanga che contengono invece informazioni puramente tecniche sotto forma di manuali di consultazione pratica,

Per ritornare alle Upanishad ne esistono 108, Sono dei veri trattati filosofici che formano la base dei grandi sistemi della filosofia indiana e sono distribuite nella parte finale delle quattro raccolte dei Veda. Alla base di questo sistema filosofico c'è il Brahman: lo spirito cosmico o coscienza universale, l'essenza eterna che pervade tutto, ogni singola cosa o essere umano. E' la realtà ultima e divina, la fonte di vita e di tutto ciò che è stato creato. Anche noi siamo il Brahman. L'Atman invece è lo spirito o coscienza individuale ed è l'essenza di ogni essere vivente, la sua consapevolezza, l’energia vitale  o il soffio individuale che c'è in ognuno di noi. Il concetto di Unione insito nella parola Yoga significa l’unione della coscienza individuale con la coscienza universale. 

Possiamo riassumere il pensiero filosofico delle Upanishad in quattro Grandi Aforismi (I maha vakya)  che si trovano nelle Upanishad principali:

  • Prajnanam brahma "il Brahman è la perfetta conoscenza",                                                             considerato l'essenza del Rig Veda e riportato nell'Aitareya Upanishad.
  • Tat tvam asi, "Tu sei quello (il Brahman)",                                                                        considerato l'essenza del Sama Veda e riportato nella Chandogya Upanishad.
  • Aham brahmasmi, "Io sono Brahman",                                                                                             considerato l'essenza dello Yajur Veda e riportato nella Brihad aranyaka Upanishad.
  • Ayam atma brahma, "Atman e Brahman sono lo stesso",                                                                considerato l'essenza dell'Atharva Veda e riportato nella Mandukya Upanishad.

Inoltre, le Upanishad sono composte da un numero variegato di versi, si va dai 621 della Chandogya Upanishad (quasi estesa come la Bhagavad gita, che è di 700 versi) ai 12 versi della Mandukya Upanishad fino ad arrivare ai soli 3 versi della Maha vakya Upanishad. Anche la Bhagavad Gita è talvolta elencata come una delle Upanishad, sotto il nome Gitopanishad. Ci sono così le "più importanti" (mukhya), quelle "sullo yoga" (yoga), "sulla rinuncia" (sannyasa), e quelle "di valore universale" (samanya).

Esistono anche tre gruppi specifici di Upanishad che descrivono l'essenza della Realtà secondo i particolare orientamenti di percezione descritti come vaishnava ("di Vishnu"), shaiva ("di Shiva"), shakta ("di Shakti", la Dea Madre).

Di seguito ho creato una specie di bignami, e per ogni Upanishad ho riportato alcune frasi significative. Spesso in queste Upanishad sono riportati i dialoghi tra vari personaggi che attraverso domande e risposte illustrano i concetti base del Vedanta.

Le 10 Upanishad più importanti sono: 

  1. Aitareya Upanishad.  In principio non c'era che il Brahman. Il Brahman è la perfetta conoscenza. La consapevolezza è l'occhio e il fine dell'universo, la consapevolezza è il Brahman. Attraverso questo Atman che è consapevolezza, il Purusha si è elevato da questo mondo e trovando soddisfazione a tutti i desideri nel mondo celeste, è diventato immortale.
  2. Brihad aranyaka Upanishad. Il Brahman è infinito, ed è infinita anche la manifestazione universale: ciò che è infinito ha origine dall'infinito. Anche traendo l'infinito dall'infinito, l'infinito resta infinito. L'Atman è più caro di un figlio, più prezioso di qualsiasi ricchezza, perché è interiore e imperituro. L'Atman non era altro che il Brahman e percepiva sé stesso come Brahman. Prajapati ebbe due gruppi di figli i Deva (le divinità benevoli) e gli Asura (le divinità maligne, demoni) che sono i protagonisti dell'eterno conflitto tra il bene ed il male.  La società degli uomini è creata a partire da quella dei Deva. Ma per tutti, la realizzazione del Brahman rimane lo scopo principale. In questa Upanishad viene spiegato che cosa è il Brahman: è immediato e diretto, il Sé che si trova in ogni essere." "Ciò che respira attraverso il prana è l'Atman che vive in ogni essere. E' l'Atman, l'imperituro, il Sé di ogni cosa: tutto il resto è temporaneo. Janaka domandò, "Qual è la luce per l'essere umano?" "La luce del sole: è grazie al sole che si può sedere, uscire, lavorare e tornare a casa." (4.3.2.) "Ma quando il sole è tramontato, come può servire a illuminare l'essere umano?" "Dopo il tramonto del sole, appare la luna, che gli permette di svolgere tutte le sue attività." La conversazione proseguì nello stesso modo, e Yajnavalkya spiegò che l'essere umano viene illuminato non solo dal sole e dalla luna, ma anche dal fuoco e dalla parola, e soprattutto dalla luce del Sé, del Purusha, che si identifica con l'intelletto e che siede in mezzo ai sensi. Chi non ha desideri, chi è libero dai desideri, chi ha soddisfatto i desideri, chi desidera soltanto l'Atman, non è più separato, ma si unisce al Brahman. L'Atman è anche ciò che è stato descritto come "non è questo, non è quello". Non può essere percepito, non si degrada e non si deteriora mai, non è mai attaccato o legato, non soffre e non subisce danno.
  3. Chandogya Upanishad. Tutto ciò che esiste è il Brahman, La sillaba Om è chiamata anche Udgita, Il prana è l'aria espirata e l'apana è l'aria inspirata: la loro unione si chiama vyana ed è la parola. Per questo motivo, quando si parla non c'è espirazione o inspirazione. La parola pronunciata è Rig. La sillaba Om rappresenta il Brahman e dal Brahman hanno origine tutte le cose. Similmente, quando il Sé vivente lascia il corpo, il corpo muore, mentre il Sé vivente non muore mai. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.11.1-3) "Portami un frutto di questo albero baniano," disse il padre. Ricevutolo, aggiunse, "Cosa vedi dentro questo frutto?" "Dei semi molto piccoli." "Rompi uno di questi semi. Cosa ci vedi dentro?" "Niente." Il padre spiegò, "L'essenza sottile che tu non percepisci è ciò da cui è cresciuto questo grande albero baniano.                    Abbi fede in questo. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.12.1-3) "Metti questo sale nell'acqua e poi torna da me domani mattina." Il ragazzo obbedì e la mattina seguente non riuscì a vedere il sale, perché si era sciolto nell'acqua. Su richiesta del padre assaggiò l'acqua e la trovò salata, sia in cima al contenitore, sia nel mezzo, sia sul fondo. "Così come non eri in grado di vedere il sale nell'acqua nonostante vi fosse presente, similmente non vedi l'Essere che si trova nel corpo. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu." "Ti prego, istruiscimi ulteriormente." (6.13.1-3) "Un malvivente potrebbe sequestrare un uomo nel paese di Gandhara, bendarlo e portarlo nel deserto. Il poveretto griderebbe in tutte le direzioni per cercare aiuto. Se qualcuno venisse a togliere la benda dai suoi occhi e gli indicasse la direzione per il paese di Gandhara, potrebbe chiedere indicazioni nei villaggi lungo la strada e riuscirebbe a tornare a casa. Similmente, in questo mondo una persona acquisisce la conoscenza se trova un Guru, e dopo essersi liberato dall'identificazione con il corpo torna a fondersi nell'Esistenza suprema. L'Essere che è l'essenza sottile o la causa è il Sé del mondo. Tu sei quello, o Svetaketu."
  4. Isa Upanishad. Per chi possiede la conoscenza, tutti gli esseri diventano una sola cosa con l'Atman; come potrebbe dunque esserci sofferenza e illusione per una persona che ha realizzato l'unione suprema?
  5. Katha Upanishad. Naciketa si rivolse dunque al padre e gli chiese, "a chi mi darai?". (1.1.1-3) Quando ebbe ripetuto la domanda tre volte, il padre gli rispose, "Ti darò a Yamaraja, il Signore della morte." Naciketa pose al signore della morte la seguente domanda: "Vorrei sapere da te qual è la verità su cosa accade a un essere umano dopo la morte." Dopo una serie di domande e risposte  Yamaraja disse "Ora so che tu desideri davvero la conoscenza". e spiegò: Chi è intelligente comprende che l'Atman rimane distaccato e non identificato con il corpo nonostante viva in tutti i corpi, immutabile in mezzo a tutto ciò che è effimero e mutevole, e così grande da essere onnipresente. l'Atman è uno, controlla ogni cosa ed è il Sé interiore di tutti gli esseri viventi, e rende l'Uno molteplice. L'Atman è la consapevolezza che non nasce e non muore, non ha origine e non dà origine, è primordiale, non-nato, eterno, libero dal decadimento, e non muore quando il corpo muore. L'Atman che dimora all'interno di ogni essere è sempre uno in sostanza ma prende forme particolari a seconda dei corpi.  Questo Purusha, il sè interiore,  è sempre sveglio anche quando tutti dormono, crea tutto ciò che è desiderabile ed è certamente puro: è il Brahman, l'immortale. Su di lui riposano tutti i mondi, come perle su un filo, nessuno può superarlo. Questo è l'Atman!  Poi il testo comincia a descrivere lo yoga. Il dominio stabile sui sensi è chiamato yoga. Nel corpo ci sono 101 canali di energia. Naciketa ottenne questa conoscenza da Yama, la personificazione della Morte. Dopo aver appreso la scienza dello Yoga, poiché era libero dalle passioni e dalla morte, raggiunse il Brahman.
  6. Kena Upanishad. Si può contemplare il Brahman quando si supera il livello mentale, ma chi cerca di comprenderlo attraverso la mente non riuscirà veramente a conoscerlo. L'erudizione non è sufficiente: ci vogliono umiltà e introspezione. I Deva (le divinità induiste) pensarono, "Siamo noi che abbiamo vinto, e nostra è la gloria." Il Brahman vide la loro arroganza e apparve in mezzo a loro, ma i Deva non lo riconobbero.
  7. Mandukya Upanishad. Tutto ciò che esiste è la sillaba Om. Il Brahman è tutto ciò che esiste, è l'Atman, che è composto dai quattro quadranti: veglia, sonno, sonno profondo, Turiya. Quando durante il sonno non si desiderano oggetti di piacere e non si hanno sogni, il Sé si trova nello stato di sonno profondo chiamato Prajna, che corrisponde al terzo quadrante. Il quarto quadrante è Turiya e la sua consapevolezza trascende il mondo interno e quello esterno. Nello stato di veglia è la lettera A che emerge, nello stato di sogno è la lettera U, nello stato di sonno profondo è la lettera M nasale che emerge. Il quarto quadrante è senza parti o lettere, perché si trova al di là della comprensione ordinaria, oltre la cessazione del mondo fenomenico, oltre la dualità e le sofferenze. Questo Om è certamente l'Atman. Chi lo sa entra nel Sé attraverso il Sé.
  8. Mundaka Upanishad. Angira disse, "Esistono due tipi di conoscenza - quella inferiore e quella superiore. Questo è risaputo da coloro che hanno studiato i Veda. La conoscenza inferiore è caratterizzata dai rituali, la pronuncia dei mantra, dall'etimologia e dalla grammatica e dall'astrologia. La conoscenza  superiore corrisponde alla ricerca del Brahman, e per ottenere migliori risultati occorre trovare un Guru. Il Guru che viene avvicinato nel modo adeguato deve sempre mantenere la calma nel cuore e nella mente e controllare gli organi di senso esterni per poter impartire la conoscenza del Brahman, che permette di realizzare il vero Purusha imperituro e trascendentale.  L'Om è l'arco, l'Atman è la freccia e il Brahman è il bersaglio. Può essere centrato da chi è infallibile, da chi diventa Uno con il bersaglio immergendo la mente nella sua contemplazione. Quando l'anima individuale vede il Purusha, il creatore, il Signore dorato, l'origine del Brahman inferiore, si libera da meriti e demeriti e diventa pura, raggiungendo l'uguaglianza assoluta. 
  9. Prasna Upanishad. Il venerabile Pippalada Rishi accettò come discepoli Sukesha, Satyakama, Gargya, Kousalya, Bhargava e Kabandhi, tutti impegnati nella ricerca del Brahman, e desiderosi di raggiungere il Brahman Supremo. Bhargava pose la seguente domanda: "Quante sono le Divinità che sostengono l'esistenza di una creatura, e quale è la più importante e gloriosa?" (2.1) "Lo spazio è questa Divinità, ma lo sono anche l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, la parola, la mente, la vista e l'udito. Tutte queste Divinità manifestano la loro gloria e collaborano a mantenere integro il corpo." (2.2) Tra queste divinità prevalse il Prana che disse loro, "Non vi illudete. Sono io che mantengo il corpo integro, sostenendolo con le mie cinque manifestazioni."  Il Purusha dalle 16 membra o parti si trova nel corpo umano stesso. In questa parte del testo ci si interrogs in che modo appare all'arrivo dell'Atman, e in che modo rimane nel corpo durante il tempo della sua vita. Dal prana il Brahman creò la fede, lo spazio, l'aria, il fuoco, l'acqua, la terra, i sensi, la mente e il nutrimento. Dal nutrimento creò il vigore, l'autocontrollo, i mantra, i rituali, i mondi e i nomi dei mondi.
  10. Taittirya Upanishad. Parleremo ora della scienza della pronuncia, dell'alfabeto, degli accenti, della metrica, dell'enfasi, dell'uniformità e della contrapposizione. Ora parleremo della meditazione. Nello spazio che c'è nel cuore si trova questa Persona che si può realizzare attraverso la conoscenza, e che è immortale e splendente. Bisogna praticare il Dharma sia quando si insegna che quando si impara; "Il Brahman è la verità, la conoscenza e l'infinito. Oltre al corpo fatto di cibo (annamaya) descritto sopra, esiste un altro corpo sottile fatto di aria o prana (pranamaya), esiste un altro corpo sottile fatto di mente (manomaya), Ma oltre al corpo cognitivo, esiste un altro sé interiore costituito da felicità pura (anandamaya), L'Atman desiderò diventare molteplice e prendere nascita. Avendo preso questa decisione, creò tutto ciò che esiste ed entrò in ogni cosa, diventando ciò che ha forma e ciò che non ha forma, "All'inizio di tutto questo c'era soltanto il non-manifestato, e dal non-manifestato emerse ciò che è manifestato." Il Brahman creò sé stesso da sé stesso, perciò viene chiamato 'Nato da sé stesso'. "La persona realizzata, dopo aver sperimentato la felicità del Brahman, non ha più paura di nulla."  Esiste un'altra Upanishad con contenuti molti simili chiamata Taittirya Upanishad, Brighu valli. Brighu Rishi, l'illustre figlio di Varuna, avvicinò suo padre chiedendogli di istruirlo sul Brahman. Il padre gli spiegò l'importanza della meditazione. In meditazione Brighu realizzò che il Brahman è il prana, poi realizzò il Brahman come la conoscenza, perché dalla conoscenza hanno origine tutti gli esseri, dalla conoscenza sono sostenuti e attratti, e alla conoscenza ritornano.

Le Upanishad sullo Yoga sono 17: Amrita bindu Upanishad, Amrita nada Upanishad, Brahma vidya Upanishad, Darshana Upanishad, Dhyana bindu Upanishad, Hamsa Upanishad, Kshurika Upanishad, Mahavakya Upanishad, Mandala brahmana Upanishad, Nada bindu Upanishad, Pashupata Upanishad, Sandilya Upanishad, Trishiki brahmana Upanishad, Yoga chudamani Upanishad, Yoga kundali Upanishad, Yoga sikha Upanishad, Yoga tattva Upanishad. In molte di queste Upanishad troviamo anche delle istruzioni tecniche riguardanti particolari pratiche yoga, mantra e rituali, istruzioni a volte un po' oscure che necessitano di un guru per interpretarle.

Di queste:

  • 11 sono contenute nello Yajur Veda; 
  • 3 sono contenute nello Atharva Veda; 
  • 1 è contenuta nel Rig Veda; 
  • 2 sono contenute nel Sama Veda.

  1. Amrita bindu Upanishad. Si deve conoscere l'Atman come sempre immutato durante le fasi di veglia, sogno e sonno profondo. Per chi ha trasceso questi tre stati non c'è più bisogno di rinascere.  L'Atman universale è Uno ed è presente in tutti gli esseri. Pur essendo Uno, appare molteplice.  Io sono l'Atman dell'universo, l'Essere supremo, nel quale risiedono tutti gli esseri, che risiede in tutti gli esseri e benedice tutti.
  2. Amrita nada Upanishad.  Il saggio deve completare lo studio delle scritture e meditare ripetutamente sul loro significato. Pratyahara è quando si verifica il ritiro degli oggetti dei sensi (come il suono e così via) e la mente irrequieta diventa le redini nelle mani dell'Atman. Pratyahara (controllo dei sensi), dhyana (contemplazione), tarka (studio) e samadhi (meditazione trascendentale) sono le sei parti dello Yoga. Le tre fasi del pranayama sono rechaka (espirazione), puraka (inspirazione) e kumbhaka (la fase in cui si trattiene il respiro).  Il Prana si estende anche all'esterno del corpo per uno spazio di 32 dita. I cicli di respirazione in un giorno completo di 24 ore assommano a 113.180. Il primo vayu, il Prana, risiede nel cuore, Apana risiede nell'ano, Samana nell'ombelico, Udana nella gola, Vyana in tutto il corpo. Poi ci sono i colori dei vari prana.
  3. Brahma vidya Upanishad. La sillaba Om è il Brahman, Il corpo dell'Om è costituito dalle tre lettere che compongono il suono. Esistono tre forme principali della Divinità, tre mondi, tre Veda e tre fuochi. La lettera A corrisponde al Rig Veda, al fuoco Garhapatya, a Brahma il creatore, e ai mondi del livello della terra, conosciuta come Bhuh. La lettera U corrisponde allo Yajur Veda, al fuoco Dakshina, a Vishnu, e alla regione intermedia dell'universo, conosciuta come Bhuvah. La lettera M corrisponde al Sama Veda, al fuoco Ahavaniya, a Isvara, e ai pianeti superiori dell'universo, conosciuti come Suvah. In questa Upanishad si parla delle 72 mila nadi.
  4. Darshana Upanishad. Tutto ciò che esiste è il Brahman. Si parla dello Yoga delle otto parti, occorre la pratica del mantra japa e l'austerità. I nove asana importanti sono Svastika ("la croce uncinata"), Gomukha ("il muso di mucca"), Padma ("il fiore di loto"), Vira ("il guerriero"), Simha ("il leone"), Bhadra ("benefica"), Mukta ("libera"), Mayura ("il pavone") e Sukha ("facile"). Qualsiasi posizione che risulti comoda e faciliti la meditazione viene chiamata Sukha Asana. Quando si è controllato perfettamente il corpo, bisogna iniziare a praticare il pranayama. Dopo aver stabilito la propria residenza in quel luogo, si assume l'Asana più adatto, rivolti verso est o nord, ci si concentra sul Bindu (punto di concentrazione). Si parla delle nadi principali Ida e Pingala, e del Brahma randhra (la sommità del cranio). Si specificano i mantra per i 5 elementi: ham, yam, ram, vam e lam. Ora ti spiegherò i 6 tipi di dharana, o concentrazione stabile nella contemplazione. Il samadhi è il livello in cui si comprende che il Jivatman e il Param Atman sono una sola cosa. L'Atman è perfetto e completo, senza macchia, immutabile, e benché sia Uno, appare in differenti forme per effetto dell'illusione. Quando si vede sé stessi in tutto, e tutto in sé stessi, si raggiunge il livello del Brahman. Il mondo appare allora come illusorio (Maya).
  5. Dhyana bindu Upanishad.  Il Dhyana Yoga (la meditazione) è il metodo più potente per annientare gli effetti delle azioni negative passate. Viene spiegata la potenza del Nada (suono spirituale), Il Pranava Omkara è l'arco, l'Atman è la freccia, il Brahman è il bersaglio. La dimora suprema del Brahman, la fonte del nettare dell'immortalità, si trova nel chakra della fronte, che è nel mezzo delle sopracciglia, alla radice del naso. Le sei pratiche dello Yoga sono asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Tra il primo e il secondo chakra si trova la sede di Yoni (nel perineo), dove risiede Kama (la personificazione del desiderio). Sotto l'ombelico si trova il kanda, che ha la forma dell'uovo di un uccello. Ida, Pingala e Sushumna sono controllate da Chandra, Surya e Agni, e sono sempre percorse dal prana. e unendo il Prana all'Apana si contempla l'universo come la natura dell'Atman stesso. Si entra così nella fase chiamata Turiyatita
  6. Hamsa Upanishad.  "Tu conosci tutto sul Dharma e sei esperto in tutti gli shastra (le scritture). Gautama disse a Sanat Kumara, Ti prego, dimmi come si può ottenere la Brahma Vidya (conoscenza del Brahman). Nel centro del loto si trova l'attenzione dello stato di veglia, nel pericarpo si trova lo stato di sogno, nel seme si trova lo stato di sonno profondo, e quando si lascia il fiore di loto si entra nel turiya ("quarto" stato della consapevolezza). Ci sono 21.600 Hamsa (cicli di respirazione) nell'arco delle 24 ore. L'Hamsa pervade tutti i corpi come il fuoco è presente in tutti i tipi di combustibile. Chi conosce questa verità non muore mai. Il Paramahamsa (il Param Atman) risplende come milioni di soli e pervade tutti i mondi. L'unione di Hamsa e Paramahamsa è il samadhi, nelle due fasi samprajnata (siamo in uno stato consapevole) e asamprajnata (siamo completamente immersi nel tutto).
  7. Kshurika Upanishad. L'Upanishad chiamata "coltello" taglia l'ignoranza permettendo allo Yogi di risvegliarsi. In ciascuna delle 72mila nadi scorre una sostanza sottile, un'energia simile a un olio che può essere estratto e bloccato tramite la meditazione. Attraverso l'intensa pratica del pranayama, del pratyahara e del dharana si tagliano i legami, degli attaccamenti familiari e gli attaccamenti alla realtà esterna, usando la mente affilata dalla rinuncia.
  8. Mahavakya Upanishad. Il Signore Brahma disse, "Ora esporrò questa conoscenza che ho sperimentato direttamente. La percezione diretta del Brahman come il Sole trascendentale deriva dalla recitazione sottile dell'ajapa gayatri, il mantra Hamsa.  Il Param Atman, che è la fonte di ogni felicità, si raggiunge percorrendo la via dello Yoga, praticando l'esercizio di puraka, kumbhaka e rechaka combinato alla meditazione sul Brahman. "Io conosco quel Purusha che è la luce oltre le tenebre, che è l'origine di ogni forma e nome, che provvede alle necessità di tutti gli esseri, e che è il Signore supremo." All'alba della creazione Brahma riconobbe questo Purusha come il Brahman supremo.
  9. Mandala brahmana Upanishad. Il grande Muni Yajnavalkya si recò a visitare Aditya loka e dopo aver offerto il suo omaggio a Surya Narayana, gli disse, "Ti prego, parlami dell'Atma tattva (la conoscenza dell'Atman)." Narayana disse, Ti parlerò dello Yoga che è costituito da otto parti e della conoscenza spirituale. Praticate la respirazione in questo modo: Trattenere il respiro ed espirare seguendo il ritmo di 16, 64 e 32 matra (unità minima di tempo).  Il corpo materiale ha cinque difetti: passione, collera, fame o stanchezza, paura e sonno. La liberazione, taraka, è il Brahman che si sperimenta inizialmente nel chakra della fronte come lo splendore spirituale del Sacidananda (Sat  - Cit - Ananda ossia Esistenza - Coscienza - Beatitudine). Lo Yoga è suddiviso in due categorie: purva ("iniziale") e uttara ("avanzato"). Alcuni affermano che la forma del Purusha (l'Atman) nella grotta del cuore è la personificazione dell'antar lakshya, cioè la visione che si ottiene durante la prima fase della meditazione. Tutte queste affermazioni si riferiscono all'Atman, e chi conosce profondamente il Brahman sa che l'Atman è sempre puro. Il Jivatman, che è il venticinquesimo tattva o fattore tra le categorie che compongono l'universo, diventa Jivanmukta realizzando che l'unica realtà è il Param Atman, il ventiseiesimo tattva dell'universo. In questo modo, unendosi al Supremo tramite la visione interiore, il Jivatman diventa una sola cosa con l'Akasha, lo spazio supremo. In questa Upanishad si parla anche di mudra, illustra come eseguire il mudra Shanmukhi, chiudendo o coprendole le "6 porte": orecchie, occhi, narici e bocca con entrambe le mani, si può sentire il suono del Pranava. Si diventa Jivanmukta (liberati già in vita). "Ti prego, spiegami la natura dei cinque tipi di akasha (spazio)."  "I cinque livelli di akasha sono chiamati Akasha, Parakasha, Mahakasha, Suryakasha e Paramakasha.  Chi non conosce bene i nove chakra ("ruote" o vortici di energia nel corpo), i sei adhara ("sedi" o luoghi dove l'Atman riposa nel corpo), i tre lakshya ("ciò che deve essere visto", cioè lo scopo della pratica) e i cinque akasha ("livelli dello spazio") è uno Yogi solo di nome e non di fatto. La mente, influenzata dagli oggetti mondani, ha la tendenza a rimanere legata dagli attaccamenti, ma quando si sottrae a tale influenza è degna di raggiungere la liberazione.
  10. Nada bindu Upanishad. La lettera A è considerata l'ala destra dell'Omkara, la U è la sua ala sinistra, la M la sua coda e l'ardha matra la sua testa. I guna conosciuti come rajas e tamas sono le sue zampe, sattva il suo corpo, dharma il suo occhio destro e adharma il suo occhio sinistro. L'argilla è la causa materiale del vaso, e similmente il Vedanta insegna che l'ignoranza è la causa materiale dell'universo, e che quando l'ignoranza si dissipa, l'universo non esiste più. Come una persona che è in preda all'illusione vede una corda come un serpente, così lo sciocco che non conosce la verità crede che il mondo sia reale. Quando si capisce che si tratta solo di una corda, l'idea illusoria del serpente svanisce.
  11. Pashupata Upanishad. E' un'Upanishad molto corta, solo mezza pagina. Shiva, che è Pasupati (il Signore degli animali), è sempre il Testimone di ogni cosa e controlla la mente di tutte le creature.
  12. Sandilya Upanishad. Sandilya avvicinò il Rishi Atharva e gli chiese di parlare delle otto anga dello Yoga che permettono di realizzare l'Atman. Atharva rispose, "Le otto anga dello Yoga sono yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana e samadhi. Yama ha 10 suddivisioni, e così anche niyama. Gli asana sono 8, il pranayama è di 3 tipi, e così anche il dharana, mentre dhyana è di 2 tipi e samadhi di un solo tipo. Parama Karuna Devi. Yama include: ahimsa, satya, asteya, brahmacharya, daya, arjava, kshama, dhriti, mitahara e saucha. Le 10 divisioni di Niyama sono: tapas, santosha, astikya, dana, isvara pujana, siddhanta sravana, hrih, mati, japa e vrata. IlJapa è la recitazione del mantra assegnato dal Guru; Gli asana principali sono Svastika, Gomukha, Padma, Vira, Simha, Bhadra, Mukta e Mayura. Siddha asana consiste nel premere il perineo con il tallone sinistro e appoggiare il tallone destro sopra la zona genitale, concentrando l'attenzione in mezzo alle sopracciglia. Chi controlla il corpo conquista tutti i mondi. Il pranayama deve essere praticato da chi segue yama e niyama, e ha lo scopo di purificare le nadi. "Il corpo grossolano è lungo 96 dita, e il corpo pranico si estende 12 dita oltre il corpo grossolano. Attraverso la pratica dello Yoga si controlla il prana equilibrando vayu e agni all'interno del corpo. La Kundalini Shakti, che ha la forma delle 8 Prakriti, è avvolta in 8 spire e riposa nella sua dimora, che si trova poco sopra l'ombelico. Collegate alla Kundalini ci sono le 14 nadi principali, chiamate Ida, Pingala, Sushumna, Sarasvati, Varuni, Pusha, Hastijihva, Yasasvini, Visvodhari, Kuhuh, Sankhini, Payasvini, Alambusa e Gandhari.            Prana, Apana, Samana, Udana, Vyana, Naga, Kurma, Krikara, Devadatta e Dhananjaya sono le 10 manifestazioni del prana che percorrono le nadi. Per Purificare la Sushumna bisogna eseguire il seguente esercizio: inspirare dalla narice sinistra, trattenere il più possibile ed espirare attraverso la destra, poi inspirando dalla narice destra, trattenere ed espirare dalla sinistra, facendo molta attenzione. Secondo le scritture, questa pratica consente di purificare le nadi entro l'arco di 3 mesi. Poi si deve poi praticare il blocco del respiro all'alba, a mezzogiorno e al tramonto, per 4 settimane, aumentando gradualmente il numero di cicli, fino a 80 volte al giorno. Nella fase iniziale si produce del sudore, nella fase intermedia appaiono dei tremiti e nella fase finale il corpo diventa così leggero da poter rimanere sospeso nell'aria. Il kumbhaka o blocco del respiro può essere di due tipi: sahita e kevala. Sahita è compiuto insieme a inspirazione ed espirazione, mentre kevala è compiuto da solo, indipendentemente. Con la mente e il respiro concentrati sulla contemplazione interiore, lo Yogi ha lo sguardo fisso verso gli oggetti esterni ma non li vede veramente, perché le pupille sono immobili: questo si chiama Khechari mudra, e procura un grande benefico. A questo livello, praticando il Khechari mudra si entra nello Yoga nidra, il particolare stato della consapevolezza trascendentale in cui il tempo non esiste. Per dissipare citta (l'attenzione mentale) si può seguire la via dello Yoga o la via del Jnana.             O grande saggio, lo Yoga consiste nell'eliminazione delle modificazioni della mente, mentre Jnana è la loro analisi profonda. Esplorando la natura di dharma e adharma e concentrandosi sul sanchita karma si ottiene la conoscenza del passato e del futuro.  Fissando la consapevolezza sull'Atman si acquisisce la conoscenza del Purusha.  La meditazione saguna è sulla murti di una Divinità, mentre nirguna è la meditazione sulla realtà dell'Atman - Brahman. Samadhi è l'unione del Jivatman con il Param Atman oltre i concetti di soggetto, oggetto e processo cognitivo: è conoscenza pura e felicità infinita. Brahman è satya (verità), vijnana (conoscenza realizzata) e ananta (esistenza infinita), che intrecciati insieme compongono la realtà, Può essere conosciuto attraverso Jnana e Yoga. Dal Brahman sorse la conoscenza nei tempi antichi. E' Uno senza secondi.
  13. Trishiki brahmana Upanishad.  "Devi capire che tutto ciò che esiste è Shiva. Se vuoi sapere a cosa dà luce, la risposta è  il Brahman, che è sat (esistenza), poi si unì con Maya, dando origine al Mahat". Così apparvero i 5 tanmatra (le 5 facoltà di percezione sensoriale), e da questi i 5 bhuta (elementi materiali): spazio, aria, fuoco, acqua e terra. I 12 aspetti della conoscenza dell'universo sono le Divinità che presiedono ai sensi dell'essere, la realtà adhidhaivika che è anche adhyatmika: Chandra, Brahma, le direzioni, Vayu, Surya, Varuna, gli Asvini kumara, Agni, Indra, Vishnu, Prajapati, Yama. Tamas e rajas. Shiva e Shakti sono presenti ovunque, come il gusto è presente in tutte le parti di un frutto dolce. Tutte le coperture corporee (kosa) pervadono l'annamaya kosa. Quando lo yogi si impegna nello Yoga e diventa capace di far risalire il prana nella testa con la pratica costante della meditazione, ottiene la conoscenza, e tramite la conoscenza raggiunge il successo nello Yoga. Il vero yogi è colui che è diventato stabile nella conoscenza (jnana) e nello Yoga. L'Upanishad parla anche delle perfezioni mistiche (yoga siddhi). La realizzazione della Verità universale è l'unione del Jivatman con il Param Atman: "Io sono Brahman, e Brahman è me". Questo è il vero samadhi.
  14. Yoga chudamani Upanishad. Il Jivatman è controllato dal Prana e dall'Apana, l'energia vitale che sale e scende nel corpo di energia. Il Prana trascina l'Apana, e viceversa. Chi conosce questo meccanismo comprende lo Yoga. La Kundalini Shakti si trova al di sopra del Muladhara chakra, arrotolata in 8 spire. Il testo parla delle Divinità archetipe come Sadashiva, Isvara, Rudra, Vishnu e Brahma. Tra questi, Brahma, Vishnu e Rudra si occupano della creazione, del mantenimento e della distruzione dell'universo, attraverso i tre guna chiamati rajas, sattva e tamas (passione, virtù, ignoranza). Le tre lettere A, U e M sono i componenti dell'Om, e sono il simbolo dei tre Veda, dei tre mondi e dei tre guna. Un ciclo di 12 ripetizioni dell'Om è richiesto per un puraka, seguito da 16 ripetizioni che sono il kumbhaka, e 10 ripetizioni che sono il rechaka: questo è il pranayama. Questo è il minimo necessario nella pratica del pranayama; e la mente si rafforza e giunge infine al samadhi.  
  15. Yoga kundali Upanishad. In questo testo viene spiegato il pranayama, e l’ascesa della kundalini. Citta (la consapevolezza mentale) ha due cause: il vasana (l'impressione mentale) e vayu (il prana). Controllando l'uno si controlla anche l'altro. Di questi due, il prana deve essere controllato con un'alimentazione moderata, le posizioni del corpo e il movimento di Shakti. Le asana necessarie sono Padma e Vajra. La Shakti è la Kundalini.  Il prana passa attraverso la nadi Sarasvati, conosciuta anche come Arundhati, viene risvegliata la Kundalini. Poi il prana stesso entra nella Sushumna nadi insieme alla Kundalini. Ora parlerò del pranayama. Il prana è il vayu (aria) che si muove nel corpo e che trattenuto crea il kumbhaka. Questo kumbhaka si chiama Ujjayi e può essere praticato anche camminando o stando in piedi. Questo kumbhaka si chiama Bhastri, e va eseguito con attenzione. Prima di eseguire uno dei quattro kumbhaka lo Yogi deve praticare i tre bandha detti Mula bandha, Uddiyana e Jalandhara, che ora descriverò. Le malattie sono generate da irregolarità nel riposo (dormire di giorno, stare svegli fino a tarda notte), disordini sessuali, contatti con la folla, cibi malsani, urina e feci non evacuate al momento adatto, e un'eccessiva attività mentale. Il saggio deve sforzarsi attentamente di liberarsi da questi ostacoli. Descriverò ora il Khechari; la luce della conoscenza non appare senza la pratica dello Yoga. L'Upanishad pone una serie di domande che in seguito daranno vita all'Advaita Vedanta uno dei sei sentieri filosofici indiani. Vengono poste le seguenti domande: Chi sono io? In che modo sono finito nell'esistenza materiale? Cosa succede quando mi trovo nel sonno profondo, in quali attività sono impegnato durante gli stati di veglia e sogno? Quando le concezioni materiali vengono dissipate, l'Atman che risiede nell'Akasha del cuore raggiunge la vera conoscenza, espandendosi e dissolvendo jnanamaya kosa e manomaya kosa.
  16. Yoga sikha Upanishad. "Tutti gli esseri viventi sono circondati dalla rete dell'illusione. O Signore supremo, come potranno raggiungere la liberazione?" Il Signore rispose, "Alcuni affermano che l'unico modo per uscire dal condizionamento è la conoscenza (jnana), ma ciò non è sufficiente, perché il jnana senza yoga non ha potere sufficiente. Nemmeno lo yoga da solo è sufficiente senza jnana, perciò bisogna apprendere e praticare entrambi simultaneamente. L'unico mezzo per conquistare e la mente è controllare il prana, e per controllare il prana l'unico metodo è lo Yoga, come è stato insegnato dai saggi. Si medita sulla sillaba Om durante il kumbhaka  dove non c'è inspirazione ed espirazione. Se si pratica a lungo allora si sentono vari tipi di suoni. Le quattro fasi per questa pratica sono Mantra, Laya, Hatha e Raja, che insieme compongono il grande Maha Yoga. Il Sole è ha, e la Luna è tha, perciò l'Hatha è l'unione tra il Sole e la Luna, che elimina la stupidità all'origine di tutti i difetti. Quando il Jivatman si unisce al Param Atman, la mente si dissolve, e rimane soltanto il prana: questo è chiamato laya ("dissoluzione") e permette di raggiungere la felicità dell'Atman. Quando questo rajas principio divino si fonde con il principio divino maschile chiamato sukra si ha il Raja Yoga, che consente di sviluppare le perfezioni mistiche. La zona triangolare tra l'ano e l'organo genitale si chiama Muladhara, e ancora più sopra c'è il Maha pitha chiamato Udayana. Così quando osserviamo il mondo vediamo delle sovrapposizioni: in realtà questo mondo non è differente dal Brahman. La Taittirya Upanishad afferma che la paura appare nella mente di chi vede differenze tra il Jivatman e il Param Atman. Ma chi comprende profondamente i sei chakra entra nella felicità suprema: questo si ottiene controllando i prana nel corpo.
  17. Yoga tattva Upanishad. Che ci sia pace in me! Che ci sia pace nell'ambiente dove vivo! Che ci sia pace nelle influenze che agiscono su di me! L'Antenato di tutti gli esseri, Brahma, offrì il suo omaggio al Signore dell'universo (Purusha) e gli chiese di spiegare la verità dello Yoga in 8 parti. Ciò che è Uno e indivisibile, quiescente, trascendente e libero dal decadimento si manifesta come Jivatman a causa dei risultati delle azioni virtuose e colpevoli passate. Il corpo è composto da cinque elementi legati insieme dai dhatu. Anche questo testo parla dell'importanza del jnana e dello yoga. La conoscenza permette di trovare in sé stessi la vera natura che trascende la dualità (Saccidananda). Ora ti parlerò dello Yoga, che viene classificato a seconda delle sue pratiche come Mantra Yoga, Laya Yoga, Hatha Yoga e Raja Yoga. l'Hatha Yoga, che è caratterizzato soprattutto dalle 8 parti chiamate yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana (che consiste nella contemplazione del Signore Hari nella zona tra le sopracciglia) e samadhi. Il testo parla del Maha bandha e del Khechari.  Parla dei tre tipi di bandha (le contrazioni di gruppi di muscoli per veicolare il prana) che sono Jalandhara, Uddiyana e Mula bandha. Suggerisce che per fare progressi occorre anche la giusta alimentazione (ad esempio aglio e cipolla sono da evitare), praticare in tutti i contesti la non violenza. Attraverso il pranayama le nadi vengono purificate. Praticando assiduamente la sua sadhana lo yogi acquisisce una serie di  poteri mistici chiamati siddhi.  Trattenendo il respiro per lunghi periodi si compie il kevala kumbhaka che aiuta a risvegliare Kundalini, Quando Kundalini sale lungo la shushumna nadi e raggiunge l'ultimo chakra il Jivatman si unisce al Param Atman senza più separazione.  Chi pratica il pranayama anche solo per uno yama (24 minuti) ogni giorno vince il tempo.  Una matra è l'unità di tempo necessario per schioccare le dita una volta. 

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