mercoledì 19 maggio 2021

L'ineluttabilità della morte

Ho letto diverse volte questa bellissima storia medio - orientale, in formati leggermente diversi. Mi ha colpito molto, perché spesso facciamo del tutto per evitare di andare incontro al nostro destino, che purtroppo è già scritto.

Il testo ci racconta che un Califfo manda il suo Visir al mercato per controllare cosa sta succedendo, in quanto il Califfo teme delle sommosse. Il Visir, mentre si trova la mercato, si accorge di una  "signora avvolta in una cappa nera che lo guardava stupita". Intuito che si tratta della Morte, il Visir ritorna rapidamente alla reggia e chiede al Califfo di permettergli di fuggire il più lontano possibile, e questi gli concede un cavallo velocissimo che lo porterà in poco tempo a Samarcanda e potrà così sfuggire alla morte. Il Califfo ritorna al mercato e incontra anche lui la nera signora e gli domanda: "Perché hai spaventato il mio Visir?" E la morte gli risponde "Non l'ho spaventato, volevo solo parlargli e confermargli che avevo appuntamento con lui questa sera a Samarcanda. Ho temuto che non facesse in tempo ad arrivare al nostro appuntamento." Il Visir, cercando di sfuggire alla Morte, in realtà gli andò incontro.

Il racconto della Morte inevitabile fu ripreso anche da Roberto Vecchioni  negli anni settanta, e lo trasformò in una canzone che ottenne un grande successo di pubblico e divenne un caposaldo della musica italiana. 

Spesso la paura della morte ci impedisce di vivere.  Ammetto che non è facile vivere ogni istante completamente consapevoli di dover morire. È come cercare di fissare direttamente il sole: si riesce a sopportarlo per poco.  Comunque uno degli obiettivi dello yoga è proprio questo: prepararci ad accettare la morte.           

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