lunedì 3 maggio 2021

Ramakrishna

Gadadhar Chattopadhyay (1836 – 1886), conosciuto come Sri Ramakrishna Paramahamsa è stato un grande mistico indiano,  famoso per aver intrapreso i vari percorsi mistici delle principali religioni del mondo ed è stato il guru di Swami Vivekananda (1863 – 1902) uno dei primi yogi a venire in Occidente e parlare dello Yoga e diffondere l'insegnamento del suo Maestro.

Vi consiglio vivamente di leggere il libro di Romain Rolland (1886 - 1944)  La Vita di Ramakrishna.  Rolland ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1915.  

Questa biografia illustra la vita di colui che  in India viene considerato una incarnazione Divina come Rama, Krishna, Buddha e Gesù.  Sri Ramakrishna, un semplice bramino analfabeta di un piccolo villaggio bengalese, fu l’incarnazione di millenni di spiritualità indiana; da lui ebbe origine il rinascimento spirituale dell’India.  Praticò direttamente tutti i sentieri dell’Induismo, dell’Islam e del Cristianesimo, realizzando che alla fine conducono tutti all’Unico Essere. Andava frequentemente in samadhi, lo stato di coscienza divina nel quale si è consapevoli solo di Dio. 

Il termine Yoga (unione tra corpo e mente) viene usato per: - l'hatha yoga, il controllo dei flussi di energia vitale nel corpo a supporto della meditazione, - il karma yoga, il lavoro disinteressato, per la bhakti yoga, il culto divino, -  il jnana yoga, lo studio delle verità spirituali. Tutte queste pratiche hanno in comune indebolimento dell’ego che è il principale ostacolo alla realizzazione di se stessi.

Nessuna di queste diverse vie dello Yoga dovrebbe essere del tutto assente in un percorso spirituale verso l'illuminazione.  Un praticante serio è attento al corpo (hatha yoga), come attento alle azioni che compie (karma yoga astenersi di fare il male e cercando di agire bene), proverà venerazione verso i maestri spirituali (bhakti yoga) e desidererà imparare il più possibile delle tradizioni e delle pratiche di meditazione (jnana yoga) cercando di metterle concretamente in azione (raja yoga).

Ramakrishna asseriva che nell’età moderna la miscela migliore della ricerca spirituale era composta da bhakti  (devozione)  e  jnana (conoscenza); senza jnana la bhakti può portare al vuoto sentimentalismo, e priva di bhakti, jnana diviene puro esercizio dialettico. Si dovrebbe evitare di ascendere al cammino che porta alla saggezza, senza prima passare per quello dell’amore. 

Ramakrishna, ben prima di Papa Francesco e del Dalai Lama,  sostenne l’armonia di tutte le religioni; insegnò che Dio può essere visto in vari modi e che l’essenza della religione è la realizzazione di Dio. Dimostrò con la sua vita che Dio è una Realtà che può essere sperimentata non solo da pochi eletti, ma da tutti gli uomini di buona volontà, a prescindere dalle differenze di razza, religione o stato sociale.

L’accettazione di tutte le religioni denota un’attitudine illuminata che è il risultato di un confronto serio con sentieri spirituali diversi. L’armonia non deve significare non seguire nessuna religione in particolare, perché ciò sarebbe altrettanto inutile del fanatismo. E’ necessario seguire la via verso cui ci si sente più portati e seguirla con zelo. Se non si è in grado di comprendere, almeno a livello intellettuale, il valore delle altre vie spirituali, è certo che non si sarà in grado di comprendere pienamente nemmeno la propria. E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza. La Realtà è Una e sempre la stessa, la differenza sta solo nel nome e nella forma. È come l'acqua, che nelle diverse lingue è chiamata con nomi diversi, tipo 'jal', 'pani' e così via. In un lago ci sono tre o quattro pontili. Gli indù che attingono acqua ad uno di essi la chiamano 'jal'. I mussulmani, che la attingono a un altro, la chiamano 'pani' e gli inglesi, ad un terzo, la chiamano 'water'. Si tratta sempre della stessa cosa chiamata con tre nomi diversi. Allo stesso modo, alcuni chiamano la Realtà col nome di 'Allah', alcuni la chiamano col nome 'Dio', alcuni col nome 'Brahman ', alcuni con 'Kali', ed altri ancora con 'Rama', 'Gesù', 'Durga' e 'Hari'".

Gli induisti hanno codificato tre livelli di Dio: Dio con forma e attributi, Dio senza forma ma con attributi, Dio senza forma e attributi.

Ramakrishna insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo. Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora “come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo”.

I livelli di samadhi che si possono raggiungere sono due. Il Nirvikalpa samadhi, o samadhi assoluto, in questa esperienza  si perde ogni senso del proprio sé, l’individualità scompare senza tracce nella realtà ultima. Nel Savikalpa samadhi si conserva una piccola percezione del sé quale soggetto di quell’esperienza di unione, di contemplazione della divinità. Ramakrishna dava molta importanza alla ripetizione dei nomi di Dio detta japa, portando l'attenzione sul suono e sul significato.

Dal racconto “Noi non siamo ciò che siamo” di Ramakrishna. Un leoncino orfano viene adottato da un branco di pecore, e il leoncino, imitandole, si abitua al loro comportamento ed arriva persino a mangiare erba. Un giorno arriva un possente leone; le pecore scappano, così pure il leoncino. Il leone riesce a catturare il leoncino, lo porta ad uno stagno, e lo costringe a guardarsi nello specchio d’acqua che rappresenta il Vedanta, e il leoncino, finalmente ruggisce scoprendo la sua vera natura.

Gli uomini devono sbarazzarsi dell’illusione di essere dei montoni, devono riconoscere di essere dei leoni!  gli uomini sono anime immortali, spiriti liberi, benedetti ed eterni e devono scoprire questa loro natura divina.

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