sabato 19 giugno 2021

Il cammino spirituale

Cercherò in queste poche righe di fornire dei punti di riferimento per capire meglio il fenomeno dell'interesse crescente dell'Occidente verso la New Age e le filosofie orientali e per dare delle linee guida per intraprendere un percorso di ricerca, in maniera consapevole, aperta e libera da barriere ideologiche.

Non mi piace la New Age e nemmeno le forme esasperate di ricerca spirituale e di ricerca del benessere. Così come non mi piace il fenomeno del business associato a questo. Per me spiritualità e denaro sono incompatibili. Nel calderone della ricerca spirituale si trovano molti venditori di fumo, ciarlatani ma anche associazioni veramente valide, alcune delle quali sono anche accreditate presso le Nazioni Unite, che hanno messo a punto metodi per aiutare le persone ad acquisire maggior consapevolezza, ridurre l'aggressività ecc, con risultati certificati anche da ricerche scientifiche (per quel che valgono oggi) .

Ho letto centinaia di libri sullo yoga, il buddhismo, lo zen, ayurveda, pranoterapia, shiatsu, re-birthing, ecc., e non in uno di questi libri ho riscontrato aggressività e intolleranza. Gli autori non trattano mai le altre religioni, la religione cristiana o l'islam, come il nemico o come ciarlatani. Queste discipline dicono semplicemente di sperimentare un metodo, un approccio; e di continuarne il percorso solo se ne vedono dei benefici. Molti corsi fanno dei parallelismi tra Gesù e Krishna, considerano Gesù un avatar, una reincarnazione di Visnù. Durante le sedute di meditazione non si esorta a pensare ad un Dio, ma si dice semplicemente  “ognuno si concentri sul proprio Dio", pensano che esista un solo Dio che è uguale per tutti e che viene chiamato in modi diversi. Per Ramakrishna, uno dei più grandi mistici indiani, che familiarizzo anche con l’islam e il cristianesimo, tutti i cammini portano a Dio. Anche l'ateismo. 

Queste filosofie (semplificando al massimo e senza entrare nei dettagli) asseriscono che la vita è dolore, è maya o illusione, che esiste una spazio interiore inesplorato al quale forse vale la pena di provare ad affacciarsi, asseriscono che la vera natura dell'essere umano è composta da qualità positive come  bontà, amore, altruismo, offuscate però dai sensi e dall'esperienza quotidiana; mettono l'accento sul karma, e che la vita che è il risultato delle nostre azioni o pensieri (noi siamo liberi di scegliere, ma una volta compiuta un'azione, prima o poi ne vedremo il frutto).

Queste filosofie, quelle ortodosse almeno, invitano a prendere distanza dalle cose, il che non significa menefreghismo, ma semplicemente riuscire ad essere testimone degli eventi per poterli affrontare in maniera corretta e non troppo emotiva. Per queste filosofie la morte è un evento naturale; all'ultimo festival yoga sono veramente rimasto colpito da un professore italiano universitario che, alla fine di una conferenza sulla morte, ha rivelato, con serenità e con il sorriso sulle labbra che era malato terminale di tumore. Ecco, la meditazione aiuta anche a questo, ad affrontare serenamente la morte. Una volta accettata la morte è più facile approfittare della vita. 

In ogni cosa, tranne che nel Dio cristiano, c'è dualismo; in Oriente non esiste il bene senza il male. Lo stesso simbolo del Tao, detto anche dello “yin e yang”, rappresenta il cammino, il divenire di tutte le cose, che si realizza con un movimento che oscilla tra due estremi: ogni volta che uno dei due viene raggiunto, una forza spinge in direzione contraria e così via.  Per conoscerci veramente dovremmo entrare dentro di noi e, come dice Gurdjieff, riconciliarci con la nostra parte parte oscura. Queste filosofie cercano di illustrare un cammino verso la consapevolezza, verso il sovrannaturale e verso stati elevati di coscienza, un percorso in cui si cerca di esprimere le qualità migliori ed oggi, di questi tempi, ne abbiamo veramente bisogno.

Io penso che per un buon equilibrio occorre avere un corpo sano ed una mente sana (in quanto si influenzano reciprocamente), e si dovrebbe cercare di conciliare l'immanente con il trascendente, e come in una psicoterapia Junghiana trovare un equilibrio con il mondo che ci circonda, trovare un posto nel quotidiano. Se non lo troviamo, entriamo in depressione o ci sentiamo a disagio esprimendo aggressività. E' sempre più difficile constatare, nei piccoli micro mondi di cui facciamo parte, la presenza di persone  capaci di annullare il proprio ego, mostrare disponibilità al dialogo e ridurre in questo modo la loro carica aggressiva.

Lo scopo dello yoga è ritrovare il vero Sé, ritrovare l’unità, trascendere la dualità. Lo yoga è un percorso alternativo alla psicoterapia, è una forma di psicologia positiva che lavorando sul corpo, sul respiro (pranayama) e sulla mente (con la concentrazione, meditazione e mantra) cerca di migliorare l'uomo, educare l'individuo in maniera inconsapevole a liberarsi dal proprio ego, o dall'io freudiano. In uno stadio avanzato, il praticante serio e disciplinato, dopo essere riuscito a ritirare all'interno i sensi, cercherà di trovare il rapporto con il Tutto, con una coscienza più elevata.

La persona che intraprende un percorso spiritualità  è interessata a comprendere la “Reale Natura e l’Essenza” di se stessa, e gli eventi che la determinano. E capisce che nè il corpo, nè la mente sono la Realtà Assoluta. La spiritualità è un processo di comprensione della Totalità di noi stessi: dalla materia alla mente, all'energia che pervade il nostro corpo e di tutti gli elementi che costituiscono la nostra realtà. Quando il corpo non c’è, la mente non c’è, l’ego non c’è, l’intelletto non c’è, rimane questa “Presenza a se stessi”. Sperimentare questo stato elevato di coscienza, in cui diventiamo "testimoni" di ciò che ci circonda e ci sentiamo parte di qualcosa di più grande, è la tappa finale della ricerca.

Ancora oggi, molti occidentali si tormentano col passato, si proiettano nel futuro e dimenticano di vivere nel presente.  Quando sono nel presente, la loro sola ossessione è accumulare soldi e consumare. Tutto è trasformato in consumo e monetizzato, anche le proposte spirituali, ed i vari guru vengono assaggiati e scartati come se fossero dei vini.   Una volta che siamo riusciti ad ottenere un tenore di vita dignitoso, dovremmo fare una scelta radicale: fermarsi, cominciare a guardarsi interiormente, vivere di più a contatto con la natura e praticare benevolenza ed altruismo nella comunità di riferimento.

La vera persona illuminata si riconosce con il suo rapporto con la quotidianità, dal suo sorriso, calmo, determinato in ogni situazione, testimone degli eventi. Mi ha colpito la bellissima frase di un libro di Terzani che racconta il suo soggiorno in India che recita così :  "Un giorno a Delhi, davanti al Sai Baba mandir usciva un bell’indiano con i baffi, forse avvocato o ingegnere, con un grande collana di fiori arancioni appesa al collo, e ci passò accanto mormorando qualche mantra, Ma con un sorriso così sereno, così beato che la mamma disse: quello sa qualcosa che noi non sappiamo. Ecco il senso di stare in India, e i miei anni seguenti sono stati dedicati a scoprire cosa sapeva quel tale".      

Ecco, anche io sono stato colpito da vari personaggi che ho conosciuto durante i miei viaggi in Oriente, e sto passando i miei anni a cercare di scoprire i segreti delle filosofie orientali.

Rituale induista dedicato alla Dea del sacro fiume Gange, nella città sacra di Haridwar.

Gli strumenti per curare il corpo come i fiori di Bach, fitoterapia, ayurveda, aromaterapia, omeopatia ecc, lavorano sul primo livello, sul corpo e sono l'opposto dell'allopatia (la medicina tradizionale) che cura con le medicine i sintomi della malattia, ma non ne cura la causa ed è dannosissima perché procura  grossi effetti collaterali (basta leggere il foglietto illustrativo di qualsiasi medicina). Tutte le medicine orientali curano invece l'individuo nella sua interezza, lavorano anche sulla mente che ha un potere enorme sul corpo, sul funzionamento del sistema immunitario.

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