sabato 24 luglio 2021

A casa dello Yogi

 A casa dello yogi, esperienze di yoga nell'ashram italiano di Angelo Fanelli (2017).

In questo libro Angelo, che ho incontrato più volte proprio a Casa Yog (a Perugia, vedi link https://www.casayog.com/ ), descrive il suo incontro con il Maestro Gyanander e riporta le esperienze delle persone che hanno frequentato l'ashram, da quando è stata fondato, il 9 luglio 2005 ad oggi. 
Parla di come Gyanander è arrivato in Italia nel 1986 per il grande meeting organizzato dalla rivista Astra a Riva del Garda (Trento). E descrive l’esperienza del Samadhi di Gyanander a Riva del Garda che è stata documentata anche da Paola Giovetti in “Miracoli e magia”, sulla rivista Astra, novembre 1986. Paola Giovetti è una delle più grandi esperte di spiritualità ed esoterismo in Italia.  Il Samadhi o Turya è lo stato supremo dello Yog durante il quale lo yogi è in grado di sospendere le sue funzioni vitali, condurre la propria mente ad un livello di concentrazione così profondo e totale da sciogliere totalmente la distinzione tra osservatore ed osservato, tra interno ed esterno, tra passato, presente e futuro.  Poi lo stessa esperienza fu condotta in una stanza di ospedale sotto stretto controllo medico, e riportata sempre sulla rivista Astra nel febbraio 1988. Dopo quattro ore gli elettrodi rilevavano la temperatura di Gyanander a 26 gradi, battito cardiaco nullo, capacità di resistenza epidermica aumentata. Sulla base di questi dati vennero formulate quattro ipotesi: Gyanander è morto, ha fermato il cuore, ha staccato gli elettrodi, la macchina non funzionava. Durante l'esperimento Gyanander è rimasto per quattro giorni in quella posizione, quando si è risvegliato era in perfetta forma e solo i valori del sangue e delle urine erano un po’ alterati, e che si sono ristabiliti dopo due giorni.

Angelo descrive anche l'importanza di praticare yoga per noi occidentali: "Qualsiasi forma di esercizio che prevede l’impiego di qualcosa di più delle semplici dita su una tastiera è un grosso aiuto per sopravvivere nel caos del mondo attuale. Qualsiasi yoga, vannamarchizzato o meno. Un’altra cosa è quando ci poniamo il problema di capire cosa stiamo cercando". 
Soprattutto nella società odierna dove imperano i media e i social network  e dove è prioritario "Partecipare ad eventi sociali, condividere su Facebook, cercare su Internet, localizzarsi e localizzare altri con lo smart-phone, allungare la lista delle amicizie, accumulare "Like", cliccare, cliccare… (...). 
Una gigantesca giostra che gira gira gira e ad ogni giro nasconde sempre di più la stessa domanda: come mai in questa montagna di relazioni non riesce a partorire il singolo topolino di un vero contatto con gli altri? Un contatto vero: come mai non si riesce a coprire la distanza che ci separa dall’incontrarci, dal conoscerci? Selfie dopo Selfie, post dopo post, quello che se ne va è tutto ed ogni cosa. Messaggi, email, sms, WhatApps, faccine, links. Un torrente inarrestabile che non fa che rendere più evidente, se sai guardarci dentro, lo scoramento che pervade un’intera civiltà, la nostra.

Noi occidentali cerchiamo semplicemente a sopravvivere, tentando di soffocare l’angoscia esistenziale in un mare di rumori, divertimenti, impegni e distrazioni di ogni genere per evitare di rimanere soli con noi stessi. Siamo terrorizzati dal vuoto e dal silenzio. Giocando con le emozioni più potenti (rabbia, paura, desiderio, ignoranza ...) possiamo arrivare a procurarci un mare di problemi supplementari e arrivare a danneggiare il nostro corpo o addirittura distruggere se stessi. Finiamo per temere talmente la morte da avere paura di vivere!  Anche le parole diventano spesso delle etichette inutili, ne siamo talmente ricoperti da non accorgerci più di questa spessa coltre che copre la realtà delle cose.

  
Casa Yog è uno spazio protetto dalle assurdità del mondo che accoglie gli esseri umani in cerca del loro silenzio. "Dopo qualche tempo di pratica la fatica principale consiste nell’uscire dall'ashram e addentrarsi nel mondo. Lo Yog ti permette di trovare la personale soluzione ai vari problemi. Una fatica nello Yog è quella di sforzarsi di non guardare il risultato, con lo Yog gli esercizi portano sempre allo stesso punto: al nulla". Parlando della propria esperienza Angelo si racconta: "Nei primi mesi di pratica delle asana, percepivo lo Yog a portata di mano, ad un solo palmo di distanza: potevo quasi toccarlo, tanto era vicino: Dopo sei mesi, avevo coperto quella distanza, ma a quel punto lo Yog si trovava cento metri più avanti. Impiegai un anno a percorrere quei cento metri, e subito mi accorsi che lo Yog era in realtà a dieci chilometri. Dopo anni, con fatica, errori, ingenuità e ripetizioni, sono riuscito a percorrere quei 10 chilometri. Adesso, ho timore ad alzare lo sguardo".
A differenza dello yoga vannamarchizzato che si concentra esclusivamente sull’esercizio fisico, la pratica dello Yog incorpora diverse pratiche che non toccano direttamente il corpo, quanto piuttosto l’equilibrio della mente che hanno come obiettivo di: calmare il flusso incessante di pensieri, preoccupazioni, affanni e raggiungere un livello superiore di armonia, pace, quiete. Oltre l’alfabeto delle asana ci sono i kirtan, i mantra  ossia pratiche che tendono ad agire sull’equilibrio psicofisico.

Lo Yog non è un impegno in agenda, ma un luogo fuori dal mondo. Lo Yog è un riscoprire che l'agire sul corpo, in sintonia con esso, è un modo diretto, semplice ed intuitivo per arrivare al silenzio interiore. L'obiettivo è cercare di fare sempre di meno, diventare più sensibili, meno violenti nel e con il corpo (e, di conseguenza, anche con il prossimo!), più aperti all’ascolto della propria quiete. Yog quindi come unione con il silenzio, lentezza, delicatezza, cautela, rispetto che sono i veri e propri frammenti del DNA dello Yog.  Nello Yog bisogna imparare a gestire le emozioni, gestire meglio il corpo e la mente in una realtà relativa sempre più complicata. Attraverso lo yoga si intuisce come mente/determinazione influeinzino ogni nostra esperienza. L'obiettivo dello Yog è ritrovare il nostro stato naturale, la nostra reale identità che è SAT CIT ANANDA (esistenza, verità coscienza, consapevolezza e beatitudine ).

 Molte persone con sofferenze psichiche o fisiche si avvicinano a Gyanander. Il dolore, per l’essere umano, è come Google, un motore di ricerca. Senza il dolore, in questo mondo l’uomo non cercherebbe nulla. Qualcuno ricerca per intelligenza, ma sono pochi. La maggior parte ricerca per sofferenza: in genere chi si avvicina allo yoga è perché sta male, fisicamente o psichicamente ed ha grandi difficoltà ad ascoltarsi. Pochi iniziano a praticare per cercare un significato diverso della vita. Lo Yog ti aiuta a capire che il dolore è importante, serve per ascoltarti, per sentirti.

Quale è la differenza tra lo yoga vannamarchizzato e lo Yog?

  •  Nel primo caso gli allievi e istruttore sono caratterizzati da differenze minime nel loro livello di esperienza e qualità delle vibrazioni (la differenza è che il primo ha seguito un corso di formazione di un mese in India). L’avere degli allievi consente all'istruttore di trovare la benzina per continuare, lui avanza e gli altri spingono. Un insegnante di yoga per quanto bravo non è un Maestro, e non tutti i maestri sono uguali, o adatti a qualunque persona. Non possiamo affidare il nostro corpo a qualsiasi persona.
  •  Nel secondo caso, quello dello Yog, Maestro e discepoli sono separati da una distanza siderale, Maestro e discepoli cercano di incontrarsi, sperimentando questa distanza che forse un giorno si colmerà. Il Maestro è un costante richiamo a ciò che l’essere umano può diventare. Lo Yog è una speciale vibrazione che si espande nel tempo e nello spazio rendendoli più armonici, sollevando il mondo dal caos.  Purtroppo la parola Maestro non è molto amata dagli occidentali e purtroppo lo Yog, è un contesto in cui la logica abnorme del consumismo non funziona, e se ti va bene non concludi niente di significativo. Per avanzare nello Yog bisogna trovare una buona relazione con un Maestro autentico, basata sulla fiducia.

 Lo stile dì insegnamento di Gyanander è quello di dare solamente delle indicazioni a voce sulle posture da tenere, istruzioni minime, lasciando a ciascuna persona la libertà di muovere il proprio corpo secondo ciò che si sente. Corregge raramente una posizione sbagliata, questa scelta crea un enorme spazio che ciascuno può occupare, non c’è un giusto o sbagliato, ma solo un corretto per te. Il corpo è un dono. Proteggilo. Abbine cura.

Poi Angelo descrive la cerimonia del kirtan che si celebra mensilmente a Casa  Yog: "Quando ho partecipato per la prima volta al kirtan, entrando nella sala ho trovato una trentina di persone sedute che cantavano mantra all’unisono mobilitando una massa di energia impressionante, semplicemente accompagnati dal suono di un semplice tamburo. In una mente razionale il primo pensiero che emerge è la paura, che ripetere in maniera ossessiva questi mantra si rischia di lasciarsi ipnotizzare, questo però ti porta inevitabilmente ai margini dell’esperienza, a starne fuori, e quindi  pur rimanendone affascinato, ad essere spettatore".  Il kirtan, che si basa sul canto di veri mantra, è il momento di liberazione delle emozioni, o d’incontro con un lato nascosto del proprio sé. La modalità tradizionale praticata a Casa Yog è fatta con l’ausilio della cimta (uno strumento musicale che assomiglia alle molle del camino con piccoli piattini metallici) e il pakhawaj (un tamburo orizzontale con due facce contrapposte che si suona sia con la mano destra, che con la sinistra).  Il kirtan è un’estensione di ciò che avviene all’inizio o alla fine di ogni lezione di asana ossia il cantare per tre volte l’AUM ( o OM ) che è il cuore dello Yog, la sillaba sacra.

Poi l'autore sottolinea il Non senso della vita in questo periodo storico: "Per le aziende, le persone l’avidità è eletta a principio regolatore, per mantenere questa curva esponenziale non rimane che concedere al drago il pianeta e le sue risorse".  Sottolinea inoltre, l'ignoranza e la confusione totale che regna in Occidente, mangio pesce e sono vegano, ho già l’iniziazione e il mantar. 

Inoltre, in Occidente c’è la ricerca ossessiva di diplomi e certificazioni invece di ricercare una strada per ottenere la pace e per uscire dal caos. "Oggi il karam di tutto il mondo è peggiorato, aumentano le malattie, l’alimentazione è inquinata…, in questo periodo di kali yuga, dove tutto è inquinato, anche mentalmente, ognuno deve cercare di migliorare se stesso. Lo Yog è una perla preziosa: dire Yog è dire vita perchè può curare il mondo, la società, e, alla fine, ognuno di noi. Ma se siamo noi, la società, il mondo, a vannamarchizzare lo yoga, allora lo Yog non diventa altro che una perla si, ma da sbriciolare sotto i denti e sputare sul marciapiedi".

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Appendice.   

Il Gayatri Mantra noto come Savitri mantra, dedicato a Savitri: il Sole: OM Bhr bhuva svah Tàt savitur vàre(i)yam,  Bhargo devasya dhmahi Dhiyo yo na prachodayt.                                                        La traduzione di Swami Vivekananda è la seguente: “Meditiamo sulla gloria di colui che ha creato questo universo; che Lui possa illuminare le nostre menti".

OM TAT SAT, queste tre parole, designano il Brahman. Il pravana, la sillaba sacra OM è il suono primordiale della creazione, l’eco inesauribile del Brahman, il principio assoluto, TAT si traduce con il pronome dimostrativo quello, il disvelato, SAT è il participio presente del verbo essere ed indica “Ciò che è”.  

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