Per un'etica responsabile: la concezione teosofica del Karma. Articolo scritto dal mio amico Robero Fantini e pubblicato sul sito Flipnews il 21/06/2021 Vedi articolo
Uno dei cardini teoretici e pratici del pensiero orientale (indiano in particolare) e di quella che è stata definita la Religione-Saggezza universale è indubbiamente rappresentato dalla concezione del Karma, inteso come una legge cosmica, anzi come la LEGGE fondamentale dell’intera realtà, ovvero la legge per eccellenza, la vera e propria pietra angolare su cui poggia l’intima architettura dell’universo.
Helena Petrovna Blavatsky,
figura principale del moderno movimento teosofico (1) e personalità fra
le più straordinarie ed affascinanti della seconda metà dell’Ottocento,
nella Chiave della Teosofia la definisce la “Legge Ultima” della
Vita universale, “la sorgente, l’origine e la fonte da cui derivano
tutte le altre”, la legge infallibile “che adatta con sapienza,
intelligenza ed equità ogni effetto della sua causa”. (2)
In sanscrito karman significa “azione”. Come spiega W. Q. Judge (uno dei principali collaboratori della Blavatsky), karma andrebbe
inteso come “l’effetto che sgorga fuori della sua causa, l’azione e la
reazione, l’esatto risultato di ogni pensiero ed azione.” (3)
Considerando infatti l’Universo come una unità organica e intelligente,
ogni movimento all’interno di esso risulta essere un’azione che conduce a
risultati a loro volta causa di altri risultati.
Karma è una
legge che, nella sua essenza noumenica, risulta oltrepassare le umane
possibilità di comprensione, ma che è facilmente esperibile sul piano
delle sue manifestazioni fenomeniche.
“Karma – dice sempre la Blavatsky – è in se stesso inconoscibile, ma la sua azione è percettibile”.
E
si tratta, ovviamente, di qualcosa di immensamente più complesso di
quanto potrebbero indurci a credere le banalizzazioni attualmente assai
diffuse, tant’è che essa stessa arrivò a definirla “la più difficile”
fra tutte le dottrine teosofiche.( 4)
Ma se inespugnabile ci appare
la sua vera natura sotto il profilo strettamente ontologico (fisico e
metafisico), la sua dignità concettuale risulta filosoficamente ben
comprensibile, sia sul piano logico sia su quello etico.
“Se si applica alla vita morale dell’uomo – scrive ancora Judge – Karma
è la legge della causalità etica, della giustizia, della ricompensa e
della punizione; la causa della nascita e della rinascita, ma allo
stesso tempo il mezzo per cui si può sfuggire all’incarnazione.” (5)
E,
come tale, può essere ritenuta la “dottrina gemella” di quella della
Reincarnazione, tanto da non poter prendere in considerazione l’una
senza contemplare anche l’altra.
La concezione di una Giustizia
assoluta immanente all’ordine delle cose, inesorabile nel suo
manifestarsi, è facilmente rintracciabile (come le altre dottrine
proposte dalla moderna letteratura teosofica) in tutti i grandi testi
sapienziali del mondo antico.
Basti pensare, ad esempio, al Dhammapada buddhista e ai libri del Nuovo (o Secondo) Testamento.
Nel primo, già nei versetti iniziali, possiamo leggere:
“Gli elementi della realtà hanno la mente come principio, hanno la mente come elemento essenziale e sono costituiti di mente.
Chi parli oppure operi con mente corrotta,
lui segue la sventura come ruota segue il piede (dell’animale che traina il veicolo).
(…) Chi parli oppure operi con mente serena,
lui segue la felicità come l’ombra che non si diparte.” (6)
“Il peccatore in questo mondo si affligge, in entrambi i mondi si affligge (…).
Chi ha fatto il bene in questo mondo si rallegra, una volta
trapassato si rallegra, in entrambi i mondi si rallegra.” (7)
Nel secondo, spesso incontriamo affermazioni quali:
“non v’ingannate, Dio non si può beffare, perché ciò che l’uomo semina quello pure raccoglierà” (8);
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (9);
“non giudicate, per non essere giudicati” (10);
“un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni.” (11)
Nella
coscienza di chi accetta di lasciarsi conquistare da questa
rigorosamente logica visione del mondo può venirsi a produrre una
rivoluzione mentale e morale sommamente benefica, capace di svolgere una
funzione profondamente rigeneratrice, liberandoci da una serie di
opinioni di carattere materialistico e fideistico.
Come il ritenere: che nel mondo regni suprema l’ingiustizia, che tutto sia privo di senso, che tutto sia dominato dall’ Assurdo;
che
il mondo sia totalmente sottoposto al volere di una o più divinità, il
cui operare sarebbe o del tutto inspiegabile e incontrollabile, oppure
condizionabile e orientabile grazie a determinate strategie
magico-cultuali.
Ovverosia: che non sussista alcuna possibilità di
controllare e dirigere il proprio cammino nel mondo, oppure che il
nostro vivere sia continuamente subordinato al potere di forze a noi
superiori a cui dovremmo, di conseguenza, pienamente sottometterci e che
dovremmo cercare, ricorrendo a modalità varie (preghiere, sacrifici,
penitenze, ecc.), di ingraziarci.
Atteggiamenti mentali e morali
entrambi destinati a favorire, sia a livello individuale che collettivo,
un forte e deleterio effetto deresponsabilizzante.
Scrive H.P.B. che “non
vi è che la preziosa conoscenza della legge del karma che c’impedisce
di maledire la vita, gli uomini ed il loro supposto creatore.” (12)
Infatti,
tale concezione, se correttamente intesa, ci mette al riparo sia da
forme di grossolano nichilismo, sia da forme di fideismo cieco e
fatalisticamente accecante, mettendoci in condizione di accettare
- che il nostro attuale cammino sia il frutto di nostri innumerevoli precedenti cammini;
- che il nostro pensare e il nostro agire siano sempre, in ogni istante, ricchi di valore;
- che tutto quello che facciamo, anche le cose apparentemente più piccole e irrilevanti, abbiano un immenso significato.
Secondo
la visione karmica, infatti, tutto quello che produciamo, sia sul piano
della res cogitans, sia su quello della res extensa, viaggerà in eterno
con noi, dentro di noi e fuori di noi, producendo infiniti effetti tra
loro ineluttabilmente correlati.
Continuamente costruiamo noi stessi.
Continuamente contribuiamo nella costruzione delle vite di tutti gli
infiniti esseri che ci vivono e che ci vivranno accanto, nell’infinito
viaggio che conduciamo e condurremo nell’infinito spazio.
Perché
potremo sentirci come lavoratori all’opera nella vigna immensa della
Vita Universale, chiamati a scegliere, attimo per attimo, cosa, come,
dove, quanto e quando seminare, chiamati a scegliere fra le varie
metodologie di aratura, concimazione, potatura, ecc.
Lavoratori
sempre in grado di migliorare i propri orti e i propri frutteti, sempre
in grado di eliminare erbacce, di dare più acqua, di dare (soprattutto)
più amore a tutto ciò che faremo germogliare, sbocciare, maturare …
Lavoratori
saggiamente consapevoli che tutto quello che andremo a fare, e a non
fare, lascerà un segno indelebile sul corso degli eventi, che nulla
potrà essere mai cancellato, azzerato, riportato indietro nel tempo. Ma
anche consapevoli che sempre i nostri (inevitabili) errori e mancanze
potranno essere curati, corretti, sanati. Ogni giorno un poco. Grazie ai
nostri sforzi, al nostro impegno, alla nostra volontà e alla nostra
capacità di oltrepassare i propri limiti, di imparare di più e meglio.
Grazie,
soprattutto, alla nostra convinzione di non essere mai sconfitti del
tutto e definitivamente, mai condannati ad arrenderci e a firmare
rassegnatamente una resa totale e senza condizioni.
Il concetto di
karma ci libera dall’insignificanza, dallo svuotamento di senso, dalla
logica degradante del “do ut des”, dall’imbarbarimento morale di tutte
le “vendite di indulgenze”, nonché dalla paura dell’ignoto, dalla
tirannia del caso e dell’arbitrio divino.
Il concetto di karma ci
rende padroni di noi stessi. Ci obbliga all’autocoscienza, all’autoesame
severo, a lavorare responsabilmente su di noi per trovare sempre più e
sempre meglio in noi stessi la luce necessaria per guidare i nostri
passi verso una luce sempre più ampia e sempre più forte.
Il concetto di karma rende obsolete le tradizionali e riduttive categorie di “ottimismo” e di “pessimismo”.
“Il karma – scrive Madame Blavatsky nella Dottrina Segreta – non
cerca mai di distruggere la libertà intellettuale e individuale, come
il Dio inventato dai monoteisti. Non ha avvolto di proposito i suoi
decreti nella tenebra per rendere perplesso l’uomo, né punisce colui che
osa scrutare i suoi misteri. Al contrario, colui che per mezzo dello
studio e della meditazione svela i suoi intricati sentieri e getta una
luce su quelle vie oscure, nei meandri delle quali periscono tanti
uomini a causa della loro ignoranza del labirinto della vita, opera per
il bene dei suoi fratelli. Il karma è una legge assoluta ed eterna nel
mondo della manifestazione e siccome vi può essere soltanto una Causa
assoluta, eterna e onnipresente, i credenti nel karma non possono essere
considerati atei o materialisti e meno ancora come fatalisti, perché il
karma è uno con l’Inconoscibile ed il mondo fenomenico è uno dei suoi
aspetti.” (13)
Una filosofia di vita fondata sul principio
karmico costituisce una scuola di autoconsapevolezza e di
autodisciplina, di libertà mentale e morale. Conferisce alla persona
umana una centrale dignità, liberandoci da millenarie paure e umilianti
sudditanze, ci rende protagonisti della storia, ci rende, come direbbe
Giordano Bruno, cittadini dell’infinito e naviganti dell’eternità.
In Iside Svelata, H.P.B., riferendosi, in particolar modo, alla dottrina buddhista, scrive: “L’uomo
il quale apprende che a meno che egli stesso non s’affatichi soffrirà
la fame e si rende conto che non vi è alcuna scappatoia, alcun capro
espiatorio che porti per lui il suo fardello di iniquità, diviene dieci
volte migliore di colui al quale s’insegna che l’assassinio, il furto,
la nequizia, possono venire perdonati in un istante purché si creda in
un Dio che (per dirla con una frase del Volney) ‘nutritosi una volta
sulla terra, diviene alimento del suo popolo.’” (14)
“Il mondo – scriverà poi Annie Bésant, succeduta alla Blavatsky alla guida della Società Teosofica – dovrebbe
conoscere e sentire quale forza deriva da quest’adesione alla Legge.
(…) La forza di una credenza (…) si misura dall’influenza che questa ha
sulla condotta e la credenza nel “karma” dovrebbe rendere la vita pura,
forte, serena, lieta.
Soltanto le nostre azioni ci possono ostacolare
e soltanto la nostra volontà ci incatena. Quando gli uomini
riconosceranno questa Legge, suonerà l’ora della loro liberazione.
La natura non può rendere schiava l’anima che con la Saggezza ha raggiunto la Potenza e usa entrambe con Amore.” (15)
NOTE
- Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891) nasce da una nobile famiglia russa. Appassionata
studiosa di filosofia, religioni e scienze esoteriche, ha viaggiato in
moltissimi paesi alla ricerca della conoscenza occulta, delle leggi
inesplicate della Natura e dei poteri latenti dell'uomo. Nel
1875, fondò a New York, con il colonnello Henry S. Olcott e altri, la
Società Teosofica, un movimento di ricerca spirituale ancora oggi
diffuso in tutto il mondo, animato dai seguenti scopi: 1. Formare un nucleo della Fratellanza Universale dell’umanità, senza distinzione di razza, di credo, di sesso, di casta o di colore.
2. Incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e delle scienze.
3. Investigare le leggi inesplicate della natura, e le facoltà latenti nell’uomo. - Helena Petrovna Blavatsky, La Chiave della Teosofia , Editrice Libraria “Sirio”, p. 178, Trieste 1966. La Chiave della Teosofia è senza dubbio una delle opere della letteratura teosofica, il cui scopo era sia quello di sintetizzare e chiarire una serie di concetti della chiave letteratura teosofica dell'epoca, sia quello di fornire una vera e propria "chiave" in grado di schiudere le porte di una più approfondita conoscenza della Teosofia. Il libro, strutturato in forma dialogica, risulta particolarmente adatto a coloro che, dopo una prima presa di visione sui temi teosofici e sull'attività della Società Teosofica, vogliano passare ad una fase di approfondimento e di miglior orientamento sui grandi temi dell'Unità della Vita e della Fratellanza Universale senza distinzioni. L'opera è oggi reperibile sia nell'edizione di Astrolabio-Ubaldini del 1982, sia nelle Edizioni Teosofiche Italiane (2009).
- William Q. Judge, L'Oceano della Teosofia , Editrice libraria “Sirio”, p. 125, Trieste 1964. Nelle prime righe della sua prefazione, l'Autore fissa con chiarezza l'obiettivo del suo sforzo: “ Nelle pagine di questo libro è stato compiuto un tentativo di scrivere sulla Teosofia in modo tale da rendere il soggetto comprensibile al lettore ordinario”. Opera quindi di carattere divulgativo, affronta in maniera lineare e organica temi che vanno prevalentemente dalla costituzione settenaria dell'uomo alla concezione ciclica dell'universo, dalla reincarnazione agli stati post-mortem, ecc. Reperibile nelle Edizioni Teosofiche Italiane (2008).
- HP Blavatsky, op. cit., p. 183.
- William Q. Giudice, ibidem.
- Dhammapada , I, 1-2, in Canone buddhista , Utet, Torino …
- Ivi, I, 15-16.
- Galati, 6, 7.
- Matteo, 5, 7.
- Ivi, 7, 1.
- Ivi, 7, 18.
- H.P. Blavatsky, op. cit., p. 187.
- H.P. Blavatsky, La Dottrina Segreta, vol. III, pag. 306, V ed. di Adyar. L'opera è, in primo luogo la trascrizione monumentale di insegnamenti, appresi da H.P. Blavatsky durante il suo soggiorno in Tibet. Si tratta di un Commentario alle Stanze di Dzyan , la versione tibetana di antichissime, arcaiche tradizioni esoteriche sulla nascita del mondo, sulla formazione e sullo sviluppo dell'umanità. Al suo primo apparire, La Dottrina Segreta si esaurì in pochi giorni e suscitò polemiche, soprattutto tra gli scienziati positivisti. La terza edizione in otto volumi (2002) è attualmente reperibile nelle Edizioni Teosofiche Italiane.
- H.P. Blavatsky, Iside Svelata, La Teologia, Primo volume, p. 404, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza 2019. L'opera, apparsa nel 1877 e sottotitolata “Chiave universale ai misteri della scienza e della teologia antiche e moderne”, rappresenta una delle pietre miliari della letteratura teosofica e venne dedicata dall'autrice proprio alla Società Teosofica. Si tratta di un lavoro monumentale di circa 2000 pagine, salutato fin dall'inizio da un grande successo, correlato all'ampiezza dei contenuti, in grado di attirare l'attenzione del mondo occidentale sugli insegnamenti delle tradizioni orientali, sull'autentica grandezza del pensiero “pagano”, sulle vere origini del cristianesimo, nonché sugli innumerevoli fenomeni misteriosi della Natura.
- Annie Besant, Il Karma o l'Enigma del Destino, Editrice Libraria “Sirio”, Trieste 1967, p. 90. La Besant, donna dotata di esuberante intelligenza e di straordinarie doti oratorie, è stata a lungo impegnata sul fronte del libertarismo, del laicismo e del femminismo. Dopo il suo incontro con Helena P. Blavatsky (1890), entrò a far parte della Società Teosofica, divenendone ben presto uno dei membri di maggiore importanza. Si dedicò, inoltre, attivamente a favore della causa dell'indipendenza dell'India.
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