venerdì 27 agosto 2021

Lo zen e i 10 quadri del percorso spirituale

 Le diverse tradizioni spirituali hanno sentito il bisogno di rappresentare l’evoluzione dell’esperienza mistica sotto forma d’un percorso. Ad essere diverse, sono le metafore scelte per farlo, tratte dai vari contesti quotidiani e concreti. La tradizione spirituale zen  utilizza i Dieci Quadri sulla Cattura del Bue (XII sec. d.C.) dove il bue rappresenta la nostra vera natura.

Questi quadri rappresentano la ricerca di un bue da parte del contadino che l’ha smarrito. Il Bue rappresenta la Mente del Buddha e il contadino è il praticante sulla via spirituale. La scelta di un bovino riporta alla culla del Buddhismo, l’India, ove le vacche sono sacre.

Questa curiosa serie di dieci immagini, detta 'i dieci tori Zen', descrive il cammino verso l'illuminazione. Nell'ottavo quadro appare un cerchio vuoto, la gande vacuità. Nell'ultimo quadro c'è l'immagine del protagonista, che raggiunta l'illuminazione, può ritornare a vivere in pace in questa realtà, pieno di saggezza. Infatti, si vede l'omino che ritorna verso la piazza del mercato con un recipiente di vino in mano.  Se c'è una rinuncia cruciale nel cammino verso la liberazione, essa non è la rinuncia al mondo, ma la rinuncia al punto di vista dell'io separato, al sofferente egoismo con cui cerchiamo di realizzare i 'nostri fini. 

I dieci quadri della Cattura del Bue.

  • I Quadro: Ricerca del Bue. L’uomo volta la schiena al Bue e si trova davanti a un groviglio di strade.
  • II Quadro: Scoperta delle tracce. Grazie ai sutra (raccolte di scritti buddhisti) e agli insegnamenti, si scoprono le “tracce del Bue”, ovvero il modo per ricercare l’illuminazione.
  • III Quadro: Prima apparizione del Bue. Vedere dentro di sé la fonte di tutte le percezioni, ovvero i sensi.
  • IV Quadro: Cattura del Bue. L’uomo raggiunge il Bue (ovvero, la mente) e cerca di domarlo (tenta di non indugiare in pensieri concettuali).
  • V Quadro: Addomesticamento del Bue. Comprendere che anche il pensiero concettuale viene dalla Vera Natura dell’uomo.
  • VI Quadro: Il ritorno a casa sul Bue. Ciò significa che il protagonista ha acquisito equanimità, imperturbabilità e serenità.
  • VII Quadro: Il Bue è dimenticato, resta solo il Sé. Cade la dualità fra l’uomo e la propria mente.
  • VIII Quadro: Oblio del Bue e del Sé. Svaniscono le sensazioni illusorie e le idee di perfezione spirituale. Purificazione dall’orgoglio.
  • IX Quadro: Ritorno alla Fonte. Rimanere dentro se stessi con incrollabile calma.
  • X Quadro: L’entrata nella piazza del mercato con spirito compassionevole. Mischiarsi agli altri uomini, nella vita di tutti i giorni, per essere d’aiuto a loro, senza alcun pregiudizio.

 Nei Dieci Quadri, il rapporto dell'uomo col bue è presentato come una lotta. Al di fuori della metafora, chi avanza nella pratica della meditazione zen, sperimenta la difficoltà della concentrazione, lo scardinamento psicologico e persino il dolore fisico.  Il mistico è colui che sa andare oltre i meri concetti e le idee ricevute, per trovare il modo di percepire – dentro di sé – quell’Assoluto che è assenza di definizioni, dialettica, confini – in altre parole, il Vuoto. L’impossibilità di suddividere questo Vuoto in parti, di sezionarlo con l’intelletto, fa sì che esso non lasci spazio a cose diverse da Sé – e questa è la “pienezza” da raggiungere.

Testi di riferimento:

  • Migi, Le dieci icone del bue, (disponibile on line sul sito di Gianfranco Bertagni: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/zen/migi.pdf );
  • Kapleau, Philip, I tre pilastri dello Zen.

 Come meditare in maniera zen?  

Assumere la posizione del loto o mezzo loto, sedersi su un cuscino (posizione salda e stabile), la mano sinistra poggia sulla destra, i pollici si sfiorano, in posizione mudra - simbolo della concentrazione, se i pollici si allentano si forma la valle, se premono troppo si forma il monte, bisogna quindi mantenere i pollici paralleli al pavimento;  occhi aperti, il mento leggermente rientrato,  la nuca tesa, la schiena è una colonna che spinge la terra verso il basso e il cielo verso l’alto, la postura e il respiro sono le due ali su cui vola la meditazione. 

La postura è vivificata dal respiro;  il respiro è quieto e impercettibile, l'inspiro è un'azione breve e decisa, l’espirazione sottile e prolungata. Questo è un vigoroso richiamo alla presenza. Quando si è immobili è possibile osservarsi, accettarsi e riconoscersi;  in questo modo si è connessi e interconnessi con il resto del cosmo.

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