Ho scritto questo articolo per mostrare in quale mondo democratico, libero, rispettoso della privacy viviamo oggi. In questo contesto il dibattito sul green pass diventa quasi irrilevante.
Sorveglianza di massa su mail e messaggi, il nuovo Regolamento Ue Chat-controll contro la pedopornografia online.
La sorveglianza di massa delle comunicazioni digitali diventa legale in Europa allo scopo di contrastare gli abusi sui minori online, il loro adescamento e la diffusione della pedopornografia. Questa la novità storica del nuovo Regolamento Ue ribattezzato “ChatControl” che il 6 luglio scorso ha già raccolto nel Parlamento Europeo un’ampia maggioranza (537 voti, 133 contrati e 24 astenuti) e si accinge a superare a breve l’ultimo scoglio legislativo, con la ratifica finale del Consiglio dell’Unione Europea. A quel punto il Regolamento sarà in vigore e di conseguenza, per tre anni, ogni cittadino europeo perderà il diritto alla riservatezza delle proprie comunicazioni digitali personali, sancito quasi vent’anni fa dalla Direttiva ePrivacy 2002/58/CE.
Anche se lo scopo potrebbe ritenersi giusto, le conseguenze di questo provvedimento per le persone potrebbero essere drammatiche in caso di errore e qualcuno potrebbe ritrovarsi bollato come pedofilo erroneamente.
Se fino ad oggi nessuno poteva sorvegliare o intercettare i messaggi e le comunicazioni personali di qualsiasi cittadino europeo senza il suo consenso o un’autorizzazione specifica dell’autorità giudiziaria, con l’entrata in vigore del Regolamento “ChatControl” i gestori dei servizi di comunicazione digitale – da Facebook a Google passando per le applicazioni di instant messaging come Whatsapp o Telegram – potranno accedere in automatico a tutte le nostre comunicazioni online e, se tra queste troveranno dei video, delle immagini o dei testi comparabili ad altri già identificati come pedopornografici o legati a forme di adescamento o abuso di minori, potranno prelevarli, segnalarli alle forze di polizia e cancellarli dalle loro piattaforme.
Al momento restano comunque escluse dal Regolamento le comunicazioni crittografate, quindi i sistemi di intelligenza artificiale usati dalle app di instant messaging come Whatsapp o Telegram. Una condizione di riservatezza, questa che però potrebbe essere superata dal regolamento di follow up di ChatControl che alcuni analisti danno come imminente.
I gestori, quindi, scandaglieranno le nostre comunicazioni elettroniche in maniera automatica e non, attraverso filtri intelligenti che cercheranno di trovare una corrispondenza, tra i contenuti multimediali che trasmettiamo e riceviamo e alcuni database che contengono contenuti di natura pedopornografica.
In Europa il filtraggio automatico e la segnalazione dei contenuti pedopornografici erano già attivi da tempo per i servizi web – ad esempio i social network Facebook o Instagram -, ma restavano esclusi per email e messaggistica, protetti dalla Direttiva e Privacy.
Il Regolamento “ChatControl” nasce proprio dal tentativo di superare uno stop a queste pratiche di sorveglianza imposto da una normativa europea, che dal 21 dicembre 2020 aveva equiparato posta elettronica e chat ad ogni altra comunicazione elettronica, estendendo quindi la tutela alla riservatezza a tutti questi servizi.
Questo regolamento resterà in vigore per i prossimi tre anni quindi, in attesa di una nuova Direttiva quadro sul tema per consentire una lotta più efficace al fenomeno degli abusi sui minori perpetrati online, fenomeno che solo in Italia, durante l’emergenza Covid-19, ha visto crescere i reati a danno dei minori del 70% l’anno e aumentare del 213% in cinque anni i denunciati, come segnalato recentemente dal vertice della Polizia Postale. Tra questi, proprio ragazzi sempre più giovani, accusati di reati sempre più gravi come il far circolare scatti sessuali di ex-partner, file pornografici e immagini di abusi sessuali su minorenni.
I partiti europei contrari al provvedimento sono stati il Partito Pirata e i Verdi, con la motivazione che questi sistemi di intelligenza artificiale potrebbero essere utilizzati per una sorveglianza di massa e soprattutto per l'elevato tasso di errore riscontrato. Infatti, i fornitori segnaleranno automaticamente alla polizia senza verifica umana – eventuali dati sospetti.
Si deve cercare di trovare un compromesso tra il sacrificio della privacy e la sicurezza dell’ecosistema digitale. Dovremo impegnarci tutti quanti per fare in modo che si sviluppi una reale consapevolezza dell’esistenza di questi sistemi di monitoraggio perché le conseguenze per le persone potrebbero essere drammatiche. I gestori privati dei servizi di comunicazione elettronica diventano con ChatControl una sorta di polizia giudiziaria, e potrebbero privilegiare i loro interessi privati, magari in ottica di profilazione degli utenti. Gli scenari possibili sono tanti, forse troppi per giustificare un intervento di sorveglianza cosi pesante.
Quanto saremo liberi di poter mantenere le attuali condizioni di privacy dei nostri servizi di comunicazione digitale, dopo l’entrata in vigore di ChatControl?
Lo saremo fintanto che continueremo ad utilizzare applicazioni capaci di cifratura end-to-end, ma chi ci garantisce che domani quelle conversazioni intime non verranno utilizzate come arma di ricatto o utilizzate esse stesse per abusare dei soggetti? In un’epoca dove i furti di dati sono all’ordine del giorno, come sarà possibile garantire la riservatezza di queste conversazioni quando saranno sparpagliate su decine di gestori ed in balia di attacchi di ogni tipo? Vale davvero la pena attivare una sorveglianza su così ampia scala quando sappiamo che interventi mirati sono invece molto più efficaci?
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