sabato 25 settembre 2021

Buddhismo tibetano.

Tsong-ka-pa (1357-1419), fondatore della scuola Geluk di buddhismo tibetano e del monastero Ganden, è stato un prolifico scrittore e uno dei massimi filosofi del Tibet. I suoi testi seguono i principi del Buddhismo Mahayana e in particolare la scuola filosofica Madhyamika Prasangika e riportano molte considerazioni sulla vacuità e l'impermanenza. 

Secondo il buddhismo la mente è condizionata dai tre veleni che sono: desiderio, odio, ignoranza.  Lo scopo della pratica buddhista è l'Aspirazione a liberare tutti gli esseri dal dolore e la determinazione (bodhicitta) all'illuminazione per amore di tutti gli esseri viventi. Inoltre, arrivare ad una corretta visione della vacuità e cercare di abbandonare il ciclo delle esistenze. Bisogna coltivare i quattro incommensurabili: equanimità, compassione, amore e gioia. I tre gioielli del buddhismo sono: il Buddha, la dottrina, la comunità. La vacuità è l'assenza di esistenza intrinseca, di vera esistenza: ad esempio la sedia apparentemente è l'insieme di 4 gambe, schienale e sedile, se la sedia è ciascuna delle parti, ogni parte dovrebbe essere una sedia. La sedia esiste solo in base ad un'attribuzione o per designazione. La non esistenza del sé, mostra che qualcosa che erroneamente si crede che esista, non esiste. Gli oggetti esistono solo per attribuzione e non intrensicamente. Questa è la vacuità. La riflessione sulla vacuità aiuta a comprendere le apparenze. La vacuità nega l'esistenza intrinseca e non l'esistenza nominale. L'ignoranza afferma falsamente l'esistenza intrinseca degli oggetti, i fenomeni esistono legittimamente, è il loro modo di esistenza che è stato mal interpretato.  La vacuità è l'oggetto della somma saggezza. Per il buddhisti, la vita è un fenomeno raro e prezioso. Iniziazioni, digiuni, offerte sono i sentieri della liberazione.

Le 6 pratiche preparatorie alla meditazione sull'Io sono le seguenti:  1 - Purificare il luogo dove si sta meditando, 2- disporre offerte, 3 - mettere in posizione corretta il corpo (se ci si sporge in avanti manifesta l'ignoranza, a sinistra l'invidia, a destra il desiderio, indietro la superbia). 4 – visualizzazione davanti a sè dei Boddhisattva e dei grandi maestri, 5 – esecuzione dei sette rami della pratica: omaggio, offerta (del mandala), confessione delle proprie cattive azioni, ammirazione delle proprie e altrui virtù, preghiera, supplica, consacrazione. 6 - Richiedere alla stirpe dei guru gli aspetti fondamentali del sentiero come aiuto per generare i giusti atteggiamenti e la comprensione. La seduta di meditazione si conclude, di solito,  con una consacrazione.

Il manuale invita a Non separare i due gradi del tantra dalle quattro ruote del Mahayana. 

I due gradi sono: 1- la maturazione del continuum mentale focalizzandosi sulla differenza tra le esperienze ordinarie e quelle elevate, 2- la consapevolezza della vacuità e della beatitudine.

Le quattro ruote sono: 1- vivere in un luogo dove si possano trovare le cose necessarie alla pratica del mahayana, 2- avere fiducia in un maestro, 3- possedere grandi aspirazioni, 4- avere prodotto un grande merito nel passato.

Lo scopo è dedicare la pratica all'illuminazione, propria della condizione di Buddha, per aiutare gli esseri viventi. Si fa meditazione per constatare la non esistenza del sé individuale, e per constatare la non esistenza del sé degli altri fenomeni.

Il pensiero "Io" è l'errata concezione di un "Sé". L'Io è concepito dall'idea innata di un sé esistente intrensicamente.   Io è pensato come l'insieme dei cinque aggregati (skanda) o corpo mente. Nella dottrina buddhista i cinque skandha sono i costituenti della persona empirica, che è tradizionalmente scomposta nei cinque aggregati, ovvero: forma, corpo, rūpa; sensazione, vedanā; percezione, saññā; formazioni mentali, saṅkhāra; coscienza, viññāna. Una volta eliminati separatamente i cinque aggregati , l'io dovrebbe essere identificato separatamente, ma purtroppo non è così facile arrivare a questo.

Le scuole dottrinali si dividono in due tipi: esterne (non buddhiste) e interne (buddhiste). Con il termine dottrina, si intende un'idea o conclusione dimostrata.   Quelle esterne sono:  

  • Vaisesika del saggio Kanada, presenta le sue teorie sulla creazione e l'esistenza dell'universo usando il naturalistico atomismo, applicando logica e realismo. La menzione esplicita del movimento come causa di tutti i fenomeni nel mondo e diverse proposizioni su di esso ne fanno uno dei primi testi di fisica.
  • Najyayika di Brahmana Aksipada, sostiene che tutti i fenomeni sono compresi tra le sei categorie di esistenti (sostanza, qualità, attività, generalità, particolarità, inerenza). 
  • Nel Samkhya, del saggio Kapila, si sostiene che tutti gli oggetti sono elencati in 25 categorie. Secondo i seguaci del Samkhya non teistico tutti gli oggetti manifesti sono trasformazioni della natura fondamentale. Mentre per i teisti occorre un supervisore, un dio, chiamato Isvara. Dall'intelletto si produce il principio dell'io.  La natura fondamentale è simile ad un cieco con buone gambe, e l'individuo simile ad uno zoppo con buona vista, e costituiscono una sola cosa.
  • Con lo yoga si riesce a comprendere che il sé è una cosa diversa dai sensi e in tal modo si prova a percepire la realtà. Lo yoga identifica i  seguenti componenti: 1- il sé, coscienza, (purusa), 2 - la natura fondamentale (prakrti), 3 - intelletto (buddhi), 4 - principio dell'io (ahamkara). Persona, sé, coscienza e mente sono sinonimi.
  • Mimamsa, del saggio Jaimini. Asserisce che tutto ciò che è presente nei Veda è autoprodotto. Le offerte sono il solo modo per conseguire un'altra condizione di vita.
  • Nirgrantha, di Rsabha Jina. Tutti gli oggeti di conoscenza sono compresi in nove categorie: vita, contaminazione, arresto, consumazione, legame, azione, colpa, merito e liberazione. La vita è il sé. La sua natura è permanente, ma i suoi stati sono impermanenti. La liberazione si ottiene attraverso pratiche ascetiche,
  • Carvaka, o Edonisti, Non credono al karma, corpo e mente sono un'unica entità, quando il corpo perisce la mente perisce.

Le dottrine interne buddhiste. Mahayana e Hinayana.  Un proponente di dottrine buddhiste sostiene i quattro segni: 1- tutti i fenomeni sono impermanenti, 2- tutte le cose contaminate portano all'infelicità, 3 - tutti i fenomeni sono privi di sé, 4 - Il nirvana è pace.  La non-esistenza grossolana del sé individuale, si sostiene basandosi sul fatto che l'individuo è privo di esistenza sostanziale o autosufficienza. Inoltre, la non-esistenza sottile del sé individuale, porta alla conclusione che un individuo è privo di esistenza reale. Le due non esistenze sottili sono individuale e fenomenica.

Mahayana è diviso in:

  •  Madhyamika (via di mezzo) è una delle principali scuole del Buddhismo indiano, fondata dal maestro buddhista Nāgārjuna (150-250) nel secondo secolo d.C. ed  afferma di sostenere una via mediana che è libera dai due estremi della permanenza e dell'annientamento.
  • Madhyamika-Prasangika, del saggio Santideva (non propone alcuna entità e non sostiene che i fenomeni esistono in virtù della propria natura sia pur per convenzione).  Sostiene che nessun oggetto esiste in virtù della propria natura. Afferma pertanto che tutti gli oggetti sono soltanto attribuiti dal pensiero.
  • Madhyamika-Svatantrica, sostiene che non vi sono fenomeni realmente esistenti e neppure particelle.
  • Cittamatra o Vijñānavāda, sostiene l'esistenza reale dei fenomeni dipendenti e l'esistenza di oggetti esterni.

Hinayana è diviso in:

  • Sautrantika, che sostiene l'esistenza reale degli oggetti esterni, sia dell'autocoscienza, segue le dottrine dell'Himalaya.
  • Vaibhasika, non accetta l'autocoscienza e sostiene che gli oggetti esterni sono realmente esistenti. L'autocoscienza è la consapevolezza della mente di se stessa, simultanea con la conoscenza di un oggetto.

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