sabato 9 ottobre 2021

Manuale delle teologie induiste

 Manuale delle teologie induiste di José Pereira. Questo testo molto impegnativo, presenta il quadro completo sulle teologie e filosofie presenti in India. Ho cercato di prendere per ogni filosofia gli aspetti fondamentali e ne ho tratto un piccolo bignami che ho riportato di seguito....

L'autore, inizialmente presenta un quadro storico, filosofico dove inserire la trattazione sulle teologie e filosofie induiste, facendo un continuo parallelismo tra Occidente e Oriente: 

  • L'Età moderna comincia con la rivoluzione copernicana,
  • Nell'Idealismo gli oggetti fisici esitono solo in relazione ad un soggetto sperimentante, Berkley e Hegel XIX secolo, buddhisti IV secolo d.C.
  • Nel Materialismo ogni conoscenza di cose soprasensibili è priva di significato, In Grecia Democrito, In India Uddalaka nel IX  secolo a.C.
  • Lo Scetticismo è stato introdotto in Occidente da Pirrone (Alessandro Magno), e  in India da Nagarjuna II secolo d.C.
  • La Non anima: il Sé ha una fascia di percezioni ed è privo di sostanza, ed è un concetto proposto dal buddhismo e da Hume.
  • L'eliminazione della cosa in sé, come oggetto conoscibile, anche questo concetto  viene trattato dal buddhismo e  Kant
  • La realtà viene vista come un flusso, il divenire è la forma universale della realtà. Eraclito, Buddha, nel VII secolo d.C. Kamakasila e  Rousseau
  • La non-violenza, si basa sull'archetipo gianista, ed è stata portata avanti soprattutto da Gandhi.
  • La realtà presentata come bipolare. In alcune Upanishad che datano il IX secolo a.C. viene introdotto il concetto di Brahman mortale e immortale, statico e mobile, formato e non formato, ecc.
  • Per Spinoza i cambiamenti sono gli aspetti di qualcosa immutabile.
  • Superare  il condizionamento dell'essere è la base della ricerca yogica.
  • L'energia come pervadente l'universo è soggetta al controllo umano mediante la retta conoscenza.
  • Interiorità yogica si basa sulla convinzione che il sé possa essere sperimentato immediatamente, attraverso il controllo del corpo e della mente. La psicologia del profondo che gli yogi avevano sperimentato nel VIII a.C. viene trapiantata in Occidente da parte di Jung nel XX secolo, l'Anima immortale dell'uomo fuori dal tempo e dello spazio può essere sperimentata.
  • Oggi c'è difficoltà a sostenere valori religiosi non aperti all'esperienza personale. Quindi diventa difficile seguire le religioni tradizionali.
  • Oggi, soprattutto in Occidente, le parole o le proposizioni sono inadeguate a descrivere l'assoluto, si cerca pertanto l'esperienza diretta, e un approccio pluralistico. Nicola Cusano, cardinale, teologo, filosofo e astronomo tedesco del 1400 sosteneva l'esistenza di un'unica fede in forme diverse.

Nell'Induismo esistono due principali correnti teologiche che fanno riferimento a Shiva e Visnu. Shiva rappresenta eros e thanatos, mentre Visnù rappresenta la dolcezza, incarna il sacrificio del fuoco ariano attraverso il quale si controlla l'energia che pervade l'universo. 

Le sei scuole vedanta. Alla base di queste scuole c'è il concetto di Nirvana e Brahman. I mezzi per raggiungere l'illuminazione sono: le opere (karma), la conoscenza (jnana), la devozione (bakthi). Possiamo dividere lo svuiluppo di queste filosofie in tre epoche:

  • La fecondazione da 1300 a 600 a.C.
  • La germinazione da 600 a.c. A 1000 d.C.
  • La fioritura a partire dal 1000 d.C.

I principali sentieri filosofici ortodossi indiani (darshana) sono sei: Sankhya, Yoga, Vedanta, Mimansa, Vaisesika, Nyaya. Sono detti ortodossi perchè accettano l'autorità del Veda che sono i principali testi sacri dei popoli ariani che invasero intorno al XX secolo a.C. L'India. Il termine veda in sanscrito significa sapere, saggezza, conoscenza.Ognuno di questi sei sentieri porta ad una visione della Realtà diversa.  Le tradizioni indiane, vedica e tantrica, accettano la trasmigrazione delle anime e i concetto della liberazione da questa continua rinascita. Il tantrismo inizialmente non ammetteva né le caste, né i Veda. Ha le proprie scritture: gli Agama o Tantra. Accentua la bipolarità maschile-femminile.

La liberazione", "affrancamento", "emancipazione", "salvezza" in sanscrito mokṣa è uno dei cardini delle dottrine religiose e spirituali dell'India, comune a tutte le correnti e tradizioni dell'induismo, al giainismo, al sikhismo, e affine al nirvāṇa del buddhismo. La liberazione, variamente interpretata e diversamente conseguibile a seconda del contesto, è principalmente intesa come salvezza dal ciclo delle rinascite (saṃsāra), ma anche quale conseguimento di una condizione spirituale superiore.  La tradizione vedica  si basa:

  •  Sui quattro veda (Ṛgveda, Sāmaveda, Yajurveda e Atharvaveda);
  • Sui quattro scopi della vità di un uomo nell'induismo che sono: vita sociale affrontata secondo valori morali (dharma), il lavoro con conseguente benessere economico (artha), il piacere (kama) e la liberazione (moksa). 
  • Sulle e quattro caste principali che sono: i Brahmani ( i sacerdoti ); Kshatriya ( i guerrieri e nobili); i Vaisya (gli agricoltori, commercianti e artigiani ) e i Shudra ( mezzadri e servi);
  • Sulle  quattro fasi della vita secondo l'età che sono: Brahmācarya (studente), Grihastha (padre di famiglia), Vanaprastha (ritirato) e Saṃnyāsa (rinunciante).

1- Il Sankhya. Per questa filosofia l’universo è costituito dal purusha, eterno, immodificabile, privo di causa (composto da anime individuali) attirato dalla prakrti (la materia, la natura naturante) che è il sostrato di tutto, ed è costituita a sua volta dai tre guna (sattva, rajas, tamas).Nell'energia-materia è presente una certa capacità vitale, cosciente, anche se in forma ridotta e spesso potenziale, nel senso che per manifestarsi necessita dell'intervento del purusha. 

Tutto questo si svolge nei cicli del samsara (rinascite). Si mette in evidenza la distinzione tra anima, psiche e intelletto (buddhi). Alla base del Samkya quindi abbiamo: lo spirito (purusa) o anima trascendente, la materia (prakti), l'istinto - mente (buddhi), l'egoismo - l'anima fenomenica (ahankara), l'evoluzione (sarga). Questa base è simile allo schema formulato da Plotino dove c'è Uno, materia, mente, anima , mondo sensibile. Il Sankhya è la dottrina dei due Sé: uno nel suo stato puro e l'altro nello stato egoico e dimostra l'esistenza dello spirito per mezzo del cogito. Questa polarità fù poi trasformata in Brahman-ignoranza. L'origine dell'uomo cosmico data il X secolo a.C. Poi ristrutturato nel 460 d.C. Nel sankhya classico. Il principale referente di questa filosofia è stato il saggio Kapila, che dice siamo assaliti dal triplice dolore: interno esterno e sovraumano; Solo il samkhya fornisce i mezzi per superare il dolore.

La materia agisce per liberare lo spirito. Solo la materia trasmigra. Il Sè esiste, non essendoci prove del contrario ed è distinto dal corpo. Eliminato il dolore si consegue il fine ultimo, lo scopo della vita è duplice (la ricerca della felicità e scampo del dolore). La mente vuota di un oggetto è in meditazione. La materia colora lo spirito, questo colore è eliminato da pratiche come meditazione, controllo, disciplina, distacco. La materia si evolve nell'interesse dello spirito, la varietà dell'evoluzione deriva dalla varietà del karma, quando la liberazione è realizzata la materia non riprende più a evolversi, come accade nella vita di tutti i giorni.  Anche quando la materia si associa agli altri sé (in un nuovo ciclo di evoluzione), i sé liberati non sperimentano più, poiché manca la causa per tale esperienza (la non-discriminazione).

L'unico Sè (indivisibile e universale) è reso multiplo dall'associazione con un limitante casuale (materia). Non c'è conflitto con la non-dualità. Il mondo è reale perchè non esistono prove del contrario.L'egoismo o il desiderio è l'agente,  non lo Spirito. Il Sè è omnipervadente, trova il tempo e il luogo della sua esperienza soltanto attraverso l'associazione con un limitante casuale. La realizzazione delle opere dipende dall'egoismo, non è dipendente da Dio e non esistono prove che lo sia. Senza inizio è il rapporto tra possessore e posseduto, tra seme e germoglio, esso è prodotto dal karma. Oppure dalla non-discriminazione (dal corpo sottile). Non importa come sia prodotta, la separazione del rapporto è l'obiettivo dello Spirito.

2- Lo Yoga.Metafisicamente lo yoga è il sankhya, si crede che la coscienza sia luminosa di per sé, ma contaminata dal mondo esterno, che la invade sotto forma di sentimenti e concetti. La tendenza della mente verso il mondo esterno può essere controllata. Concentrandosi, la coscienza è rivolta alla chiara luminosità della sua natura originale. Fra la pluralità degli spiriti vi è uno spirito (il signore supremo che non è una causa), che non è mai vincolato dalla materia e non ha bisogno di essere liberato. Il contemplatore si sforza di sperimentare il proprio spirito mediante la disciplina, la meditazione e l'estasi.  Il sankhya, invece, segue il percorso della discriminazione intellettuale.

Noi abbiamo dei condizionamenti psicologici e sociali, altri più profondi nell'inconscio, condizionamenti prodotti dalla materia nel tempo. Lo yoga cerca di annientare il tempo e liberare l'uomo, e controllare l'inconscio. I principali fautori, tra storia e leggenda, di questa disciplina sono stati Patanjali (III - IV secolo d.C)  e Vyasa (V - VI secolo d.C).

I praticanti Yogi sono classificati in nove specie: se seguono metodo dolce, medio, severo, ognuno diviso in intensità dolce, media e severa. Solo i seguaci del metodo severo conseguono la concentrazione e i suoi risultati. Lo yoga è la soppressione degli stati mentali. Il testimone dimora nella propria natura, altrove si identifica con gli stati mentali che sono: conoscenza valida, errore, finzione verbale, sonno e memoria. Gli yogi che seguono un metodo di severa intensità conseguono la concentrazione che deriva da fede, forza, meditazione e saggezza. La pratica è lo sforzo per realizzare la calma indisturbata. La concentrazione si consegue anche con la devozione al signore supremo, OM è il suo simbolo. La calma mentale si consegue coltivando sentimenti amichevoli, compassione e contentezza, in tale calma la comprensione intuitiva è soltanto un sostegno di verità. Quando gli stati mentali sono stati tutti soppressi, si consegue una concentrazione che è la consapevolezza indifferenziata (non conoscente, non conosce alcun oggetto). Arrivando così alla Consapevolezza della propria differenza dallo Spirito.   

Lo yoga e il Samkya mettono in discussione l’efficacia dei riti dei Veda. Entrambi questi due sistemi postulano l'esistenza di due aspetti della realtà: della coscienza inattiva e immutabile (purusha) e della materia sempre attiva (prakrti). La materia ha livelli diversi di intensità ed anche i nostri pensieri sono materia sottile. La manifestazione più perfetta della prakrti è chiamata buddhi o intelletto, ed è l'elemento che, in particolari condizioni, può facilitare il processo della liberazione. Fin dall'epoca delle Upanishad si è cercato di dissociare lo spirito dalla materia e cercare di far emergere il vero Sé libero, eterno, inattivo che soggiace al mondo manifesto ed arrivare così alla liberazione dalla quotidianità costituita da malattia, sentimenti, sofferenza e morte. Non è una visione pessimistica ma è un continuo stimolo al saggio e all'asceta di ritirarsi dal mondo, staccarsi dai beni e dalle ambizioni ed arrivare alla liberazione. Il Samkhya cerca di arrivare alla liberazione attraverso la gnosi e la conoscenza metafisica, mentre per lo yoga la conoscenza non è sufficiente, sono indispensabili un'ascesi e una tecnica meditativa.

3- Mimansa. Per questa filosofia l'indagine sulla rivelazione vedica ha un duplice oggetto:  il rito e il Brahman. I fautori di questa filosofia sono Jaimini e Badarayana. Per questa filosofia i veda sono di origine impersonale, hanno profondi significati, esprimono cose trascendenti, esistono nell'eternità. Un altro importante filosofo che fa riferimento a questa filosofia è Kumarila Bhatta (VII d.C.)

Atomismo o Vaisesika. La base di questa filosofia è l'atomismo. Per l'atomismo la realtà è costituita da particelle immutabili che si dispongono e ridispongono variamente senza alterarsi mai. Uno dei fautori di questa filosofia è  Uddalaka nel IX secolo a.C.

Nel secolo successivo si sviluppa la teoria atomista dei quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra. Fu ripresa da Democrito in Grecia, e fu ridotta a sistema in India da Kanada (I secolo a.C.) Gli atomi devono essere combinati da una mente per dare origine alla complessa struttura del mondo visibile. Occorre una Mente ordinatrice cosmica quindi Dio. Dio è l'artefice della ssoluzione e creazione del mondo. L'Atomismo viene unito al logicismo nel XI secolo d.C da Udayana. Nella creazione gli atomi si combinano con tutte le anime mediante il karma. Combinando gli elementi si crea un grande uovo, e in esso il signore supremo crea Bhrama. Brhama comandato dal Signore supremo crea gli esseri mentali, dei, saggi, antenati fornendoli di facce, braccia, cosce e piedi e le quattro caste e poi secondo il karma li associa con le qualità del merito, della conoscenza, passione e potere.

Il Logicismo o Nyaya. Questa filosofia proclama la liberazione attraverso il ragionamento. (un'idea senza paralleli nel pensiero religioso). Postula una rivelazione di origine personale con Dio come suo autore. Uno dei caridni di questa filosofia è l'uso del sillogismo.  Con proposizione, ragione, esempio.  Con questa filosofia, si assiste alla fine dell'Assoluto impersonale e all'inizio del dio personale, adorato con suprema devozione.

Nel ragionamento esiste un Soggetto conoscente, una norma, una cosa conosciuta, e si produce conoscenza. Attraverso la logica possiamo provare l'esistenza dell'onnisciente, imperituro Dio. Cose come la terra devono avere una causa, perchè sono effetti. Il mondo è una combinazione di atomi con differenti gradi di complessità. Asserisce l'esistenza delle capacità umane come arti e scrittura; l'esistenza della conoscenza autorevole, l'esistenza della rivelazione. Io sono la sorgente di tutto: tutte le cose si evolvono da Me, i saggi lo sanno e, pieni di emozione mi adorano. Un uomo che stabilisce gli insegnamenti dei saggi sulla Legge, mediante una logica non discordante dalla Rivelazione e dalle scienze sacre, Soltanto quell'uomo, e nessun altro, conosce quella legge.

Vedanta dualista o Dvaita Vedanta. Nel V secolo a.C. le tradizioni sacre induiste vengono unificate da Badarayana,  poi Madhva (1238-1317) propose un modello diverso. Per questa filosofia Non c'è un Dio creazionista, ogni anima dipende dalla sua causalità e intrensicamente da azioni buone o cattive.   I nemici del Vedanta dualista sono il Logicismo e Nondualismo. Visnu si manifestò come il saggio Vyasa e produsse l'insuperabile scienza conosciuta come la suprema saggezza. Tutto è Brahman, neti, neti, Non è questo, non è quello. Vengono rivalutati i mantra. Il mantra OM è l'espressione di Brahman. Un altro mantra molto conosciuto è il Gayatri mantra, o l'inno al sole. Le tre esclamazioni rituali sono durante la recita di questo mantra sono: bhuh pienezza, bhuvah causalità dell'esistenza, svah possesso della gioia. La liberazione si raggiunge con la conoscenza che nasce dall'indagine teologica. Senza Dio non c'è liberazione. A parte il Brahman tutto è irreale. Se il Brahman indifferenziato è autoilluminante, come può l'ignoranza nasconderlo? Questa filosofia critica il ritualismo.

Ortodossia Saiva. Teologia dell'identità. Il problema che il Nondualismo deve affrontare è quello della differenza. Alla base c'è il Sè, e questa filosofia impiega una complessa dialettica per eliminare ogni molteplicità che ritiene il prodotto dell'illusione e l'ostruzionismo che impedisce la visione del Sè. La Metafisica alla base è fornita dal grande Mandana Misra con il testo La prova di Brahman, che utilizzando la polarità spirito-materia del Sankhya, ridusse lo Spirito ad un unico essere: il Brahman e trasformò la stessa materia reale sankhya in uno spettro (che non era né essere, né non essere).

Diverse scuole Nondualiste aderiscono al commento di Sankara sugli aforismi di Badarayana. Quello su cui convengono è, che le categorie basilari della loro teologia sono il Sè e il non-Sè, che il secondo è sovrapposto al primo dando origine a un'illusoria molteplicità, causata dalla trasformazione del Sè. Questa trasformazione è non reale. La schiavitù è l'effetto dell'ignoranza, Ma non sono d'accordo sul concetto di ignoranza. Il Brahman nell'essenza è conoscenza, e non può essere toccato dall'ignoranza. L'ignoranza è diversa dal Brahman, ma non è un'altra cosa altrimente il NonDualismo cadrebbe.

Le sei scuole NonDualiste o Advaita.

  1. Non dualismo indiviso Gauda Pada e Sankara
  2. Limitazionismo il vaso sembra limitare l'etere, quando il vaso è distrutto il limite sparisce, la perfezione dell'imitabilità si trova solo in Dio.
  3. Riflessionismo metafora della luna nell'acqua, e della faccia nello specchio. Le immagini riflesse non sono distinte dall'oggetto che riflettono anche se apre che lo siano.
  4. Apparizionalismo l'ignoranza con il suo potere diversificante, produce apparizioni della realtà fondamentale del Brahman, Suresvara.
  5. NonDualismo idealista, una teologia della differenza nella identità, Prakasananda.
  6. Non dualismo sincretista. Madhusudana, aveva sempre creduto nella fondamentalità della conoscenza quale mezzo salvifico, ma in quel periodo prevaleva la teologia della devozione, e anche lui trasformà il sistema gnostico in un sistema di devozione. 

Il proclama del NonDualismo (si trova nella Mandukya Upanishad, con commenti di Gauda Pada) "Conoscere la realtà differentemente da quello che è, è sognare, non conoscerla affatto è dormire, quando si eliminano entrambi questi errori si entra nello stato Indifferenziato". Quando l'anima messa a dormire dall'illusione che non ha origine, si sveglia, diventa consapevole della NonDualità, del non nato, del non addormentato, del non sognante. Se il mondo dovesse realmente esistere indubbiamente sparirebbe. Infatti la dualità che percepiamo è mera illusione, mentre la NonDualità è la sola verità suprema.     In qualunque forma il Sè si manifesti è la forma che si percepisce, diventando effettivamente quella forma, il Sè protegge il percepiente, il quale possedendola, la realizza. È attraverso questi esseri, non separati da lui, che il Sè è appreso come separato. Quando si conosce il Sè si può continuare a vivere la propria vita nel mondo come se si fosse privi di sensi, fuggendo la lode, i saluti, l'esecuzione di riti in onore degli antenati, l'asceta dovrebbe vivere di ciò che gli offre il caso.

Attacchi al Sankhya. Viene messa in discusssione la causa materia; l'argilla è identica all'effetto vaso. Come provare il rapporto causa - effetto? Nulla è prodotto, né da se stesso, né da un altro.

La legge Vedica è duplice, dell'Azione dell'Inazione ed è la causa della stabilità del mondo. L'Essenza eterna pura, saggia e liberata divenne incarnata, fu spinto dalla misericordia verso la legge ed insegnò la legge ad Arjuna.  Vyasa nei 767 versi della Gita compilò quella legge esattamente come il Signore l'aveva insegnata. La Gita è la quintessenza di tutta la conoscenza Vedica. La suprema meta dell'esistenza è la cessazione del mondo della trasmigrazione condizionata da causa ed effetto. Ciò si compie in virtù di una conoscenza del Sè accompagnata dall'abbandono di tutta l'attività.

La legge permette di percepire il significato della parola Brahman. L'individuo che offre la sua opera al Brahman, evita l'attaccamento e continua ad operare, non è macchiato dal peccato come un loto non è macchiato dall'acqua. Lo yogi opera con il corpo, la mente, l'istinto e perfino con i sensi indipendenti, evitando l'attaccamento per assicurare la purezza della mente.La rivelazione nega che il Sè (Brahman) sia vincolato.  La Brhadaranyaka Upanishad recita così: "In un solo modo quell'essere inconoscibile può essere percepito, è il Sè immacolato, al di là dell'etere, mai nato, il grande, l'eterno".  La Katha Upanishad esprime il Sè in questo modo: "Il Sè non nasce e non muore, viene dal nulla e diventa nulla. È il non-nato, l'eterno, l'antico. Non è ucciso quando il corpo viene ucciso". La rivelazione parla della condizione effettuale, ma soltanto senza l'abbandono della natura originaria, insegna la metamorfosi, una posizione perfettamente ineccepibile.

Come spiegare l'indivisibilità del Brahman?  Se le parti e l'intero sono entrambi autoilluminanti, nessuno dei due può essere l'oggetto della conoscenza dell'altro, per definizione è consapevolezza senza oggetto.Perciò il Brahman non può sperimentare la indivisibilità del proprio Sè.

Differenza nella identità é la corrente principale della teologia induista. Il suo archetipo fondamentale è la natura bipolare della realtà, espressa nelle seguenti dicotomie: sostanza-modi, essenza-attributo, indifferenziato-differenziato, mortale-immortale, universale-particolare, intero-parte, causa-effetto, ecc. Mentre le energie sono molte, l'essenza è una.

Le scuole si dividono in due gruppi, non-confessionale che è principalmente vedico, e il confessionale professante devozione a Visnu, Siva o Sakti(energia) che poi si trasformò in  tantrismo.

La metafisica dell'assolutismo sonico è una teologia del linguaggio, energista e evoluzionista. Formulata nel libro delle frasi e delle parole di Bharr Hari che dichiara "Inadeguatezza dei sistemi umani nell'esprimere l'assoluto, ed affermano di conseguenza l'intrinseca giustezza della parola. Tutte le  Idee sono  incorporate nel mitico monosillabo OM. La vera conoscenza, conosciuta come purezza, si acquista in una sola parola. Senza che ciò si opponga a nessuna credenza, essa è proclamata nella parola OM. Da OM creatore dei mondi, derivano le varie scienze con le loro divisioni principali e secondarie. Esse sono le sorgenti della conoscenza salvifica e del rito purificatore. Le forme collegate alla parola sono: rivelazione, tradizione, logica e grammatica.

L'Antico Vedanta o Puratana Vedanta. Badarayana probabilmente è stato il primo teologo sistematico del mondo e parte dal presupposto che la teologia sia la ragione sistematica che tenta di comprendere il messaggio della Rivelazione.

I primi Aforismi sul Brahman datano il l secolo a.C.  Nella ricerca del Brahman, il Sè deve essere visto, se ne deve udir parlare, deve essere pensato e meditato. Il Brahman è l'oggetto della teologia: è da dove provengono gli stati di creazione, mantenimento e dissoluzione del mondo. Il Brahman non è esprimibile, perchè è un oggetto della conoscenza. La Rivelazione dichiara che un uomo che si affida a lui consegue la liberazione. Il Brahman è la luce, il respiro, l'etere, l'inquilino del sole ( attraverso il Gayatri mantra si manifesta devozione al sole).  Il Sè si raggiunge attraverso la discriminazione, l'assenza di passione, la disciplina, il rito, la virtù, l'assenza di tristezza e l'assenza di gioia. Si può ottenere la purezza fisica grazie a cibo senza difetto.La liberazione puà essere realizzata direttamente in questo corpo e la liberazione assoluta o assorbimento nel Brahman dopo la morte.

Differenza nell'identità condizionata. E' una  Teologia della negazione o apofatica, che poi divenne la base della chiesa ortodossa.

Baskara. In principio c'era soltanto questo essere, unico, senza un secondo. Ma altri dicono che in principio c'era soltanto il non-essere, unico, senza un secondo, e che dal non-essere sorse l'essere. Come è possibile? Si risponde che in principio c'era soltanto questo essere. Il Brahman ha due forme, l'incarnata e la non incarnata. Se un uomo riconosce il Brahman non esistente, è come se lui stesso fosse non-esistente.

Nondualismo indivisibile o Avibhagadvaita. Nel XVI secolo la tradizione tantrica trionfava sulla tradizione vedica.

Vijnana Bhiksu unico fra i seguagi delle teologie di devozione, proclamava una liberazione mediante la conoscenza (senza devozione) consistente nell'identità con un Assoluto impersonale, libero dalla gioia e dal dolore. Dinanzi ad un vedanta vittorioso dichiarava che lo yoga era il primo fra tutti i sistemi e che il sankhya possedeva un mezzo superiore per ottenere la liberazione.

In questo periodo avviene anche l'elaborazione definitiva del sankhya, la sistematizzazione dello yoga, la sintesi tra sankhya, yoga e vedanta.  Si deve aderire alla logica che stabilisce l'esistenza del Signore, quale è enunciata nel Vedanta, nel Logicismo e nell'Atomismo. Illustri yogi e gli stessi maestri sankhya non vedono il Grande Signore, il Brahman senza principio né fine. Sia Lui il vostro solo rifugio.

Nondualismo differenziato o Visistadvaita. E' la prima teologia vedantica di devozione. La devozione appare nelle tarde Upanishad e nella Gita, e la sua espressione fu soprattutto popolare.

I due grandi filosofi e maestri  Yamuna ( 918- 1038) e Ramanuja (1056-1137) fanno riferimento al Vedanta antico, basato su misticismo ardente, meditazione sulle glorie di Dio, sulla sua trascendenza ed accessibilità. Dio è una persona e il più alto rapporto che Egli ha con la Sua creatura è quello di amore e sollecitudine. Dio verrà chiamato anche nella Gita la Persona Suprema. Questo misticismo si dividerà in due scuole, la prima affermava che Dio è l'autore della salvezza e bisogna arrendersi totalmente a lui. La seconda afferma il bisogno dell'uomo di cooperare con Dio.  Il devoto deve manifestare la devozione per Krisna, incarnazione di Visnu, o  la devozione per Rama anche lui un'incarnazione di Visnu.  Yamuna  suggerisce di leggere i Pancaratra dove viene manifestata la veracità di Dio. Ramanuja diceva: "creando l'intero mondo a tutti i suoi livelli, dal dio Brahma agli oggetti immobili, Egli dimora nella sua natura, inaccessibile alla contemplazione e all'adorazione degli dei e degli uomini". Abisso sconfinato di compassione, benevolenza, tenerezza, e generosità, non abbandono la Sua natura, quando trasformò la Sua essenza in una natura come la loro, essendosi incarnato in mezzo a creature diverse, fu adorato in mezzo a loro. La metà dell'uomo è quintuplice: dovere sociale, lavoro, piacere di questo mondo e dell'altro mondo, esperienza dell'anima ed esperienza di Dio.  La metà suprema dell'uomo è la liberazione, che è uno stato in cui si dimora nella propria natura eternamente deferente. I mezzi per arrivare alla liberazione sono cinque: attività rituali, consocenza, devozione, resa totale a Dio e venerazione per il maestro.Un altro approccio filosofico è l'innata differenza-nella-identità o Svabhavikabhedabheda. 

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