sabato 4 giugno 2022

Consolazioni. Quelle che riceviamo e quelle che apportiamo - Christophé André (2)

Questo bel libro pubblicato nel 2022 è un vero regalo per le persone in difficoltà, un vero inno alla vita. Ben più che un riconforto passeggero, la consolazione è un modo di vivere in mezzo alla tempesta, ci ricollega al mondo. Christophe Andrè, in questo libro intimo, ci parla della consolazione, delle difficoltà di accettarla e di proporla e del potere delle relazioni umane.

La consolazione è un atto di presenza amorevole, anche se a volte è  impotente. Al di là delle dimensioni concrete (parole e gesti) è ugualmente e soprattutto un atto immateriale, una presenza, un'intenzione, una condivisione di umanità. Una differenza con il riconforto è che quest'ultimo si limita ai soli aspetti materiali. Per riconfortare qualcuno, bisogna avere più forza di lui. Nel processo di consolazione occorre  della pazienza e umiltà dai due lati, dal lato del consolato e del consolante. Senza la consolazione, il dolore ci sommergerebbe, con la consolazione, il dolore è sempre là, ma non ci sommerge, si sente che forse possiamo tenere il colpo.
I tre inevitabili della vita sono: la sofferenza, l'invecchiamento e la morte. Questi tre elementi, prima o poi, incroceranno il nostro cammino. Ma nonostanzia l'inevitabile sofferenza possiamo affermare che la vita è bella.
Invecchiare, per Christophe Andrè significa avere ricordi e  rimpianti che avvenire e progetti. La più bella consolazione alla tristezza di invecchiare è il continuare ad essere in vita. Vivere, necessita di microconsolazioni permanenti e a volte preventive come la bellezza e la bontà, che sono dei semplici momenti della nostra esistenza, ma nello stesso tempo essenziali.  La consolazione non mira alla soppressione della pena e del dolore, ma a renderli sopportabili, a fare in modo che non venga soppressa la voglia di vivere. Spesso le persone che entrano in depressione hanno il sentimento di affrontare continuamente delle sequenze di problemi e complicazioni. 
E' più difficile consolare gli inespiegabili stati di spleen, di tristessa, melanconia e umore nero. Anche nello sviluppo gioioso della vita, la tristezza troverà ad un certo momento il suo posto: quando ad esempio, i nostri figli lasceranno casa, finiamo gli studi, cambiamo casa, ecc.
Ho trovato illuminanti e bellissime queste frasi di Christophe André:
"Spesso la perdita delle illusioni è la causa più frequente delle nostre tristezze, allora occorrerà del tempo e tanti sforzi per riprendersi e costruire una nuova filosofia di vita: accettare che le illusioni siano solo delle illusioni, e assaporarle lo stesso perchè in questo modo la vita sarà più bella. 
Nelle avversità, ci si ricorda di una verità ontologica: la nostra solitudine. Nessuno può vivere per noi, e nessuno può soffrire e morire al nostro posto". 

Un bell'amore può riconsolarci in un giorno di tutti gli amori noiosi e dolorosi degli anni passati, e la consolazione è proprio uno delle manifestazioni dell'amore. La consolazione risveglia questa voglia di essere felici, propria a tutti gli esseri. Rimette la persona, che si era isolata nel dolore, in legame con la comunità umana. I ricercatori hanno notato che le persone che si lasciano andare al sorriso, sono quelle che più facilmente riescono a risalire la china, dopo l'avversità.

E' importante anche il nostro sguardo sul mondo: guardare le gioie e le fortune degli altri non come un'ingiustizia, ma come delle prove che la gioia e la fortuna esistono.
Lo scopo dell'essere umano è essere felice, a volte ci si arriva lentamente, con piccoli passi quotidiani. E quando ci si arriva, resta molto da fare: ossia consolare gli altri. La consolazione si appoggia su tre pilastri: la presenza (sono là),  il sostegno affettivo ( ti voglio bene, conta su di me), il sostegno morale (proverò a semplificarti la vita). Soprattutto nel processo di consolazione occorre applicare l'arte del kairos: pronunciare le parole al buon momento.
Andrè Compte-Sponville in un libro dichiara "Non sono mai capace di consolare. Le donne con cui ho vissuto me lo hanno a volte fatto notare, e le capisco. A che serve vivere insieme, se la sofferenza non è diminuità?"
Bisogna comunque ricordare la fragilità della felicità, che come tutto è impermanente, soprattutto se abbiamo nel passato affrontato prove dolorose.  Dobbiamo ben tenere a mente che l'amore è la base della nostra esistenza. 
Ma purtroppo ci sono molte persone inconsolabili che hanno una sola certezza: dopo un traumatismo, il dolore, una perdita irrimediabile che la vita non sarà più come prima.  E le frasi che riassumono questo stato d'animo sono le seguenti: "Sono inconsolabile, ma non l'ho deciso". "Si può restare così, in segreto, inconsolabile alla violenza del mondo, presente o passata".
Lo scrittore svedese Stig Dagerman asseriva: "Non esiste altra consolazione che quella di essere un uomo libero, un individuo inviolabile, un essere sovrano all'interno dei propri limiti", ma si tratta di una libertà teorica, perfetta, assoluta e solitaria: una libertà impossibile da raggiungere. Infatti, Dagerman si suicidò a 31 anni.
La natura è spesso una fonte immensa di riconforto, andare verso la natura quando si è nel dolore e nelle avversità è più di una distrazione, è una forma di consolazione. Nella natura non si esiste più come persona, ma come parte tranquilla e invulnerabile di un grande Tutto. 
Anche l'azione è fonte di riconforto e riorienta la nostra attenzione verso un'occupazione esteriore, nei momenti di grande dolore, l'azione è come un medicinale antalgico, che non risolve niente, ma che alleggerisce il dolore. Tra le azioni le più riconfortanti c'è la marcia, che ci permette di essere attivi in mezzo alla natura creando una forma di riconnessione al movimento della vita.
L'arte è il grande riconforto alla più grande delle nostre angosce, quella di sparire un giorno. La funzione dell'arte è quella di ridarci una speranza, di rendere degna la sofferenza e allargare la nostra visione del mondo.
La lettura ci permette di conoscere senza sforzo una quantità di destini straordinari, di provare delle sensazioni potenti per la mente, di vivere avventure prodigiose e per conseguenza agire senza agire, di formare infine, dei pensieri più belli e profondi dei nostri, provare emozioni e esperienze fittizie, fino a modificare - come dice Paul Valery - favorevolmente le capacità di empatia e di legami sociali.
La lettura può aiutarci a capire ciò che ci sta a cuore, nei libri le cose ci vengono spiegate, mentre nella vita non lo sono. Per questo molte persone preferiscono i libri alla vera vita.
Più del 70% di giovani adulti (tra i 15 e 30 anni) fanno ricorso alla musica per consolarsi.

Il punto in comune tra credere al destino e pensare che certe avversità abbiano un senso, è che nei due casi, ci raccontiamo delle storie. Nell'accettazione del destino si sottolinea che certi avvenimenti non dipendono da noi, quindi è inutile colpevolizzarsi. Nella ricerca di un senso, certi avvenimenti dipendono almeno in parte da noi, dalle nostre scelte e dai nostri comportamenti. La loro manifestazione è come un messaggio che qualcosa non andava, non è un'ingiustizia ma un'informazione.
Una grande massima per stare tranquilli è la seguente: "Accetta quello che non dipende da te, e agisci su quello che dipende da te".
secondo il filosofo Paul Ricoeur: "il nostro rapporto con noi stessi è spesso fondato su una recita, un continuo raccontarsi delle storie, una storia della nostra vita che scriviamo noi stessi, almeno nella nostra testa, mettendo in continuità e in coerenza degli avvenimenti le cui casualità sono multiple o inaccessibili. Ma nella nostra narrazione diamo spazio al destino e al senso".

La meditazione, nei momenti di disperazione, ci offre come rifugio il momento presente. La coscienza resta al centro, e si osservano i pensieri senza identificarsi e senza alimentarli. Distogliendo l'attenzione dalla sofferenza, riusciamo anche a decostruirla parzialmente. La meditazione ci consola e ci apprende a frequentare le nostre sofferenze. In termine neurologico la meditazione disattiva l'area di orientazione e di associazione, una piccola zona situata nel lobo parietale sinistro. Talvolta praticando la meditazione emerge un sentimento di serenità, di completezza, tutto quello di cui abbiamo bisogno è là, alla nostra portata. Sembrerebbe che la meditazione abbia un effetto emoliente sulle nostre difese mentali e le nostre rigidità mentali. I buddhisti comparano la meditazione alla fiamma della candela che scioglie la cera delle nostre certezze.

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