Yama e niyama sono dieci regole di comportamento e di stile di vita per chi pratica lo yoga, per migliorare la condotta del praticante nei confronti degli altri e di se stesso. Ne parla Patanjali negli Yoga sutra un testo che ancora oggi costituisce una base fondamentale per la pratica dello yoga. Il testo contiene duecento aforismi, tratta di ascesi, meditazione e del percorso da seguire per ottenere un’autentica conoscenza e padronanza dell’esperienza di sé. Questo percorso è caratterizzato da otto aspetti, otto “gradini” (o letteralmente “membra”, o “braccia”, anga in sanscrito):
- Yama (linee guida che rendono felici le relazioni)
- Niyama (linee guida personali)
- Asana (posizioni)
- Pranayama (respirazione)
- Pratyahara (ritrazione dei sensi)
- Dharana (concentrazione)
- Dhyana (meditazione)
- Samadhi (estasi)
I primi due “gradini”, yama e niyama costituiscono 10 regole etiche che ogni Yogi dovrebbe rispettare e ci forniscono consigli per lo stile di vita e per il comportamento: i cinque yama sono le cose da non fare; i cinque niyama sono le cose da fare.
- Nonviolenza (ahimsa),
- Sincerità (satya),
- Onestà (asteya),
- Continenza sessuale (brahmacharya),
- Non avidità nel possedere (aparigraha).
I niyama sono le “osservanze”, e si identificano con la disciplina personale; sono cinque virtù e comportamenti positivi legati allo stile di vita del singolo individuo, da coltivare per migliorare sé stessi:
- Purificazione (saucha),
- Accontentarsi (santosha),
- Austerità (tapas),
- Studio e conoscenza di sé (svadhyaya),
- Abbandono alla volontà divina (ishvarapranidhana).
André Van Lysebeth, il maestro che ha introdotto lo yoga in Europa dice: “[Per praticare yama e niyama] la cosa più semplice è seguire la propria morale, in funzione della filosofia e delle credenze che ci fanno da guida.
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