venerdì 5 maggio 2023

Ci crediamo re tecnologici ma siamo schiavi delle rete

«Ci crediamo re tecnologici ma siamo schiavi delle rete. Dall’arte cristiana ai selfie, il nostro mondo è arrivato alla saturazione... " -  Olivier Rey.

Filosofo e matematico francese, Olivier Rey (1964- ) è uno dei pensatori più interessanti del panorama europeo.  E' nato in una famiglia nella quale Dio era «l’oppio dei popoli» e dopo un lungo percorso è arrivato alla conversione e racconta: «È stato un lungo cammino. Ma resto sempre meravigliato quando penso all’infinita dolcezza con cui Dio ha saputo prendermi».
Dopo aver insegnato matematica per quindici anni, si dedica oggi alla filosofia al CNRS (Centro Nazionale della ricerca Scientifica) di Parigi. Riflette sul posto che la scienza ha nel pensiero moderno.

Ha scritto un libro su Ivan Illich ed è in procinto di scrivere altri libri sul posto ingombrante che il numero ha preso rispetto alla parola.
Olivier Rey è noto per l’originalità del suo pensiero». Nel saggio Itinéraire de l’égarement (Itinerario dello smarrimento) del 2003 affronta lo smarrimento odierno sul senso della vita. «Non è la scienza che può dare un senso. Il senso non può che riceverlo, dal momento che essa è esplorazione del mondo che Dio ci ha dato, mediante la ragione che ci ha ugualmente dato».

Il mondo in cui viviamo è saturo di immagini e talvolta vive soltanto attraverso di loro. “Il cancro delle immagini è la manifestazione di una potenza religiosa separata dalla religione, una potenza che, quando si rompono gli ormeggi, devasta il mondo”, spiega Olivier Rey in “Gloire et misère de l’image après Jésus-Christ”. Sottolinea come siamo passati da “opere sacre realizzate con arte” destinate alla contemplazione e alla devozione a “opere d’arte a carattere religioso” destinate alla collezione e all’ammirazione, che hanno generato in seguito la proliferazione.

Ci piace o non ci piace, lo troviamo bello o non lo troviamo bello. Possiamo accontentarci di queste semplici emozioni? Bisogna cercare di ridare importanza alla cultura, ai codici, al tipo di sguardo che abbiamo sulle opere del passato europeo, affinché tornino a dirci veramente qualcosa. Per non sentirci sradicati nella nostra terra.    Olivier Rey paragona la proliferazione delle immagini nel Ventesimo secolo all’undicesima piaga d’Egitto e cita il filosofo Günther Anders: “Un tempo, c’erano le immagini nel mondo, oggi c’è il ‘mondo delle immagini’, e più precisamente il mondo come immagine, come muro di immagini che intercetta senza sosta lo sguardo, lo occupa senza interruzioni e ricopre senza interruzioni il mondo”. Le immagini, quando proliferano senza misura come accade oggi, si interpongono tra noi e il mondo, impedendoci, di conseguenza, di vederlo. Per molte persone l’immagine è diventata più reale della realtà stessa.

  • Leurre et malheur du transhumanisme, 2018
  • L’Idolâtrie de la vie, 2020
  • Gloire et misère de l'image après Jésus-Christ, 2020

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