Fonte: Podcast Parliamo di Meditazione di Pietro D'Ettole. In questo Podcast Parliamo di Meditazione, il Maestro Amadio Bianchi insieme a Pietro D'Ettole, cercherà di rispondere a tutte le domande che potrebbe avere una persona che si voglia affacciare a questa pratica. Vedi link: https://podcasts.apple.com/it/podcast/parliamo-di-meditazione/id1668125206
Interventi del Maestro Amadio Bianchi.
Episodio 1. La parola meditare è spesso usata impropriamente, per l'occidentale
meditare si riferisce a mens, al mentale e alla sua attività. Invece,
per l'orientale, la pratica è rivolta in altre dimensioni, per superare
il mentale, per arrivare a stati superiori di coscienza e
contemplazione, degli stati di coscienza diversi dal comune. L'uomo vive
identificato con i contenuti della nostra mente, create soprattutto
dalle emozioni, è un'esperienza ricolorata dal mentale, e si producono
immagini distorte scambiate per realtà e così ci allontaniamo dalla
visione oggettiva. Come può aiutarci la meditazione? .
La
meditazione può aiutarci a riportare l'uomo nel presente, la pratica
più importante è quella di sviluppare il distacco, contemplare il nostro
mentale senza esserne coinvolti, è chiamata la via della conoscenza,
osservare i nostri pensieri e ritornare nella realtà presente. La
meditazione è il mezzo per vivere meglio il presente. La meditazione,
con la ridotta attività, aiuta a rigenerarci in quanto le cellule
raggiungono la quasi totale immobilità. La
meditazione può far aumentare le capacità di focalizzazione e
concentrazione, si ottengono risultati fisici e materiali, ma
soprattutto ci aiuta a ricondurci al nostro sé, al nostro vero sé. Oggi
le persone sono attratte dalla cultura orientale, e ci sono forme di
meditazione adatte a tutti.
Episodio 2. Nel praticare yoga, si ottengono risultati sul piano fisico, ma soprattutto si coltiva il desiderio di entrare in contatto con la parte più spirituale dell'essere. Il maestro Muktananda asseriva che meditare è un rapporto con il mio vero essere, è il desiderio di incontrare quella realtà interiore che chiamiamo il nostro Sè, che l'Occidente ci ha fatto dimenticare. Il miglior atteggiamento è l'umiltà, la consapevolezza che il sentiero è difficile, ed occorre fiducia, costanza, ed avvicinarsi alla meditazione senza aspettativa. Di cosa ha bisogno una persona per meditare? E' necessario un ambiente adatto, penombra, silenzioso, trovare il momento giusto, aver assolto i doveri quotidiani, e una coperta perchè c'è un rallentamento delle attività corporee.
La
meditazione non è un atto religioso, è un mezzo a disposizione
dell'uomo per incontrare la sua parte spirituale, un contatto diretto
con il trascendente. Con la costanza e le giuste attitudini si può
sperare di ottenere un qualche risultato.
Episodio 3. La postura più idonea per praticare, è una posizione stabile e confortevole, la colonna dritta, posizione iconografia orientale, Dobbiamo chiederci la natura del Sè che è "sat chit ananda". Sat è la realtà, con la R maiuscola; chit è la coscienza, lo strumento idoneo ad andare incontro al nostro sè; ananda è beatitudine, ossia l'andare incontro a qualcosa di positivo e rigenerante. Durante la pratica occorre essere vigili, infatti il primo ostacolo è l'indolenza, le distrazioni della vita quotidiana, lo spreco di tempo, la suscettibilità, il timore di essere incompresi. Bisogna essere fermi nei propri propositi e dare priorità alla propria realizzazione. Nella preghiera, sei tu che parli e il divino ascolta; nella meditazione è il divino che parla e sei tu ad ascoltare. La meditazione è un invito a predisporsi all'ascolto, molti parlano ma nessuno ascolta, l'ascolto è fondamentale ai fini dell'apprendimento.
Episodio 4. Abbiamo preparato l'ambiente, spento il cellulare, ci sediamo e chiudiamo gli occhi, cosa dobbiamo fare per iniziare a meditare? Dobbiamo iniziare un percorso di consapevolezza verso il corpo, e poi verso l'atto respiratorio che ci connette con il presente qui ed ora, ascoltare la vibrazione del passaggio del respiro nelle narici e nella gola, un movimento ipnotico che ricorda le onde del mare, alla respirazione devo associare il suono "soh" all'inspirazione e "ham" all'espirazione, ciò può fare da ponte tra micro e macro cosmo, l'esperienza ci porterebbe ad una sensazione di connessione tra l'individuo e l'universo, il soggetto che si fonde nell'oggetto.
Predisponendoci all'ascolto del respiro in maniera spontanea e naturale ci troveremo nello stato di meditazione, prevede un risveglio dello stato dell'attenzione, l'attenzione si trasformerà in consapevolezza, e la consapevolezza ci condurrà alla coscienza, strumento necessario alla pratica. Durante la pratica aumenta la qualità della respirazione in quanto le poche respirazioni sono eseguite in pieno stato di consapevolezza. La vita consumata senza consapevolezza è come non averla mai vissuta, o averla vissuta nello stato del sogno; i momenti di meditazione sono i momenti vissuti più intensamente. Spesso all'inizio della meditazione, i pensieri impediscono di concentrarsi sul respiro, ed è la mancanza di consapevolezza ad impedirci di comprendere alcuni aspetti fondamentali della nostra esistenza. Mente, battito e respiro sono talmente connessi da essere considerati una stessa realtà, il pensiero influisce sulla mente e sul battito cardiaco. Controllando il respiro controlliamo gli altri due componenti: Un respiro calmo, calma anche la mente e il battito cardiaco.
I pensieri vanno accettati e non rifiutati, in caso di distrazione si deve tornare sull'oggetto di concentrazione, il respiro, con dolcezza e gradualità. Nessuna forzatura deve essere effettuata sulla mente, la legge causa ed effetto ci insegna che ad azione corrisponde una reazione uguale e contraria. I pensieri possono essere paragonati a nubi che passano davanti al sole. Spesso i dolori del corpo o i rumori nell'ambiente impediscono di concentrarci, anche qui la risposta è sempre accettazione e rispetto; se sono in grado di gestire il dolore sulla parte sofferente, indirizzo l'energia verso questa parte del corpo, se il dolore è ad un grado più alto occorre sciogliere la posizione, la stessa risposta vale nei confronti dei rumori. Bisogna adottare, nel corso della meditazione, un atteggiamento moderato senza fanatismi che imporrebbero di meditare ad ogni costo.
Episodio 6. Per prima cosa occorre suddividere le meditazione in due tipi: di suggestione e di conoscenza, sono di suggestione il 99% delle meditazioni praticate in Occidente e non sono il linea con la meditazione orientale. Queste meditazioni sono considerate propedeutiche, favoriscono le condizioni, per eventualmente andare oltre. Nella precedente meditazione guidata si è creato uno stato di suggestione causata da parola, musica e incenso. Queste meditazioni possono aiutare a far sorgere le qualità necessarie per la meditazione di conoscenza; in questa meditazione il meditante è solo, nemmeno con un maestro. I sensi sono totalmente annichiliti, e si utilizza l'unico strumento idoneo che è la coscienza, per andare a conoscere quella realtà che il nostro Sè. Il Sè è la parte di noi che abbiamo in comune con tutte le manifestazioni, è l'unica realtà; tutto il resto è impermanente e non ci appartiene, nulla ci appartiene, lasciamo tutto quando moriamo. Ce ne andiamo solo con la goccia chiamata il nostro sè, la goccia e il mare hanno la stessa natura, il divino e la sua manifestazione sono la stessa cosa. L'uomo, con la goccia che è il suo sè, va incontro alla sua parte divina, cerca di entrare in contatto e conoscere questa parte divina, questo è l'obiettivo della meditazione di conoscenza.
Come passare dalle meditazioni propedeutica alla meditazione di conoscenza? Dopo che il meditante è riuscito a compiere una purificazione psico-fisica, controllare il respiro e rimanere immobile, seduto per lungo tempo, acquisito la capacità di interiorizzarsi; allora sarà capace di portare l'attenzione solo su un soggetto ed il passaggio tra questi due tipi di meditazioni potrà avvenire in modo del tutto naturale. Ad un neofita consiglierei un atteggiamento moderato con un approccio graduale, meglio sarebbe farsi seguire da un buon maestro, la corretta via prevede una via costituita da tre gradini con esercizi pratici:
- risveglio dell'attenzione;
- l'attenzione che si trasforma in consapevolezza;
- la consapevolezza che conduce alla coscienza, la coscienza è l'idoneo strumento messo a disposizione dalla natura per la pratica della meditazione.
Come si fa a riconoscere un buon maestro? Un maestro di meditazione è difficile incontrarlo, professa un tipo di spiritualità che potremmo definire laica, universale. Accompagna gli allievi a ritrovare loro stessi, in quanto sa che ogni essere umano è unico e irripetibile, rispetta l'unicità delle persone. Accompagna come un padre, senza fini egoici, il figlio verso la realizzazione. Non propone certezze, ma un sano dubbio evolutivo, insegnerà all'allievo a dubitare di tutto anche di lui stesso. Vede in ogni persona il divino, e pratica l'umiltà.
Episodio 8. La disidentificazione. Tale atteggiamento ci conduce ad essere spettatori del proprio personaggio, e ci offre più possibilità di percepire una realtà oggettiva. Spesso i litigi nascono per futili motivi, e i protagonisti si identificano totalmente nella situazione. Dovremmo nella vita avere sempre attivo quel testimone che ci consente, attraverso il distacco, di valutare meglio le situazioni nelle quali la vità può coinvolgerci. Una persona risvegliata, cioè capace di osservare, riesce a mantenere il dovuto non coinvolgimento anche in situazioni problematiche. Vairagya, il distacco, non significa reprimere la capacità di emozionarsi. Le emozioni colorano la vita, quindi sono necessarie. Il distacco ci aiuta ad indirizzare le nostre emozioni verso ciò che è reale. Anzi, ci aiuta a distinguere il reale da ciò che reale non è. Bisogna far buon uso dei segreti della natura. Dobbiamo applicare questa tecnica anche nella quotidianità e valutare quello che ci capita scevro dalle emozioni, ci permetterebbe di essere più oggettivi e consapevoli nelle nostre scelte.Episodio 9. Come la meditazione può cambiarti la vita. La meditazione sviluppa la chiarezza mentale, si riesce a capire quale sono le cose veramente importanti nella vita, questa pratica diventa parte della vita assumendo un posto prioritario. Anche le capacità percettive e intuitive si sviluppano a tal punto che anche l'ostacolo più ostico sembrerà facilmente superabile. Spesso si dà priorità ad altre cose. Salute si dice "Swastha", ossia essere nel proprio Sè. Per meditare bisogna essersi liberati dalle sofferenze fisiche e psicologiche. Molti problemi ed ostacoli alla pratica non provengono dall'esterno. La meditazione può essere portata nell'azione, non ci si può astenere dall'agire. Bisogna fare attenzione ai danni causati mettendosi al servizio del proprio ego. Fortunati coloro che hanno trovato il proprio Sè, e possono abbandonare le loro azioni nelle braccia del Sè. La contaminazione dell'azione è il desiderio e l'attaccamento al risultato. Le azioni non devono essere fatte per una gratificazione morale ed economica. Lo stupore nello scoprire il mondo è definita stato dell'innamoramento. Il nostro stato, il nostro Sé è costituito da esistenza, coscienza e beatitudine. Occorre sviluppare la calma necessaria per acquisire la gioia interiore. Falsi miti indotti dai media come la ricerca del successo e del denaro, il continuo bisogno di possedere nuovi oggetti, portano ansia e stress.
Episodio 11. La costanza nella meditazione. Quando non si è abbastanza esperti, ovvero prima di avere la mente ben organizzata e sotto controllo, la mente abitualmente può trovarsi in diversi stati: mente distratta, assente, confusa, solo a volte raccolta, e il meditante subisce l'influenza di ostacoli come: dubbio, negligenza, malattia, apatia, indolenza, incapacità di trovare un punto di appoggio. La persona che non è in grado di superare questi ostacoli si ritrova ancorata nella quotidianità con ansia, nervosismo, o nel dolore. Queste condizioni non facilitano il sorgere dell'attitudine corretta verso la meditazione. Mentre la buona volontà e l'interesse sono di aiuto alla regolarità. Questi ostacoli hanno a vedere con la condizione soggettiva della mente degli aspiranti alla pratica, in questo caso passando dalla purificazione delle facoltà intellettive è possibile risolverli, determinanti sono atteggiamenti verso la pratica con un favorevole comportamento etico, non violenza, coerenza, non prendere più di quello che ci necessità, controllare l'istinto, non essere avidi. La meditazione potrebbe aiutare a modellare la mente e trasformare il proprio punto di vista, incentivando l'attitudine allo studio, alla purezza, all'abbandono dell'attaccamento. Sentimenti di altruismo, compassione, gioia generano una trasformazione e influenzano la mente.Gli ostacoli fisici non sono limiti insuperabili, la posizione si può adattare ai limiti fisici di ognuno, ma è vero che il limite fisico potrebbe creare limiti mentali, importante è l'accettazione. L'ambiente dove il meditante pratica influisce sulla pratica, deve essere privo di elementi di disturbo, sobrio, silenzioso. Di aiuto possono essere immagini di maestri, sarebbe buona cosa evitare sostante eccitanti, come caffè. Potrebbe essere utile, circondarsi di persone che praticano meditazione, utili nei momenti di difficoltà per rafforzare la propria volontà. Il primo segnale di progresso nella pratica è la stabilità fisica, emozionale, mentale e spirituale, che sono in interrelazione dinamica. Il secondo segnale è l'aumento della capacità di focalizzazione, il terzo è la presenza della gioia di vivere, e il contatto con il proprio sè che portano sensazioni di beatitudine. La stessa posizione seduta diventerà sempre più stabile e confortevole e gli stimoli sensoriali si attenueranno e disturberanno meno e la pratica si allungherà perchè si proverà piacere nel rimanene nel silenzio e in contatto con il proprio sè; i pensieri che insorgeranno nella meditazione saranno meno caotici.
Episodio 13. Strumenti pratici per la focalizzazione - Cos'è un Mantra? Cos'è uno YantEra? Il mantra è uno strumento molto diffuso nello yoga e nell'ayurveda. Spesso la mente viene, a causa della sua instabilità, paragonata ad una scimmia, mentre per la meditazione abbiamo bisogno di una mente ben focalizzata, stabile. Il mantra è uno strumento per la mente o che libera la mente, il nostro universo è prima di tutto vibrazione, di conseguenza ogni cosa è influenzata dalla stessa. Le parole che compongono un mantra sono di secondaria importanza, quello che conta è la vibrazione che potrà influenzare la mente e il cervello. Generano nella mente impulsi volti alla auto-guarigione e alla elevazione. Con l'utilizzo di un mantra appropriato, tutto sembra divenire possibile. Uno dei più conosciuti è la gayatri mantra, riportato nei veda, composto da 24 sillabe. Gayatri può significare quello che soccorre chi lo recita è questo; è un inno alla terra, a quello che sta tra cielo e terra, inneggiamo il cielo, che gayatri stimoli le nostre menti. Un mantra più semplice dedicato alle energie di trasformazione, rappresentate da Shiva, è "om nama shivaia". Gli asceti usano questo mantra come saluto, e apporta a chi lo recita speciali virtù. Tutto ha origine dal suono primordiale Aum, che rappresenta lo yoga, lo sforzo evolutivo, la manifestazione sotto forma di vibrazione, l'AUM è l'origine del mondo, il mantra dei mantra, da cui prendono origine tutti i mantra, Aum è l'universo manifesto sotto forma di vibrazione, che diventa parola, che racchiude in sé tutti i possibili suoni.
Gli yantra.
Tra le tecniche di comunicazione c'è la parola, l'arte visiva, la
musica, le mudra (i gesti), tra questi anche la geometria, attraverso il
simbolo del quadrato del primo chakra, si trasmette alla mente
stabilità, calma, regolarità, autocontrollo, il cerchio simbolo del
secondo chakra, può ben rappresentare l'equilibrio tra maschile e
femminile, il cerchio è un simbolo pacificante, dove la mente trova
pace. Le diversità le troviamo nei triangoli equilateri, con la punta
verso l'alto simboleggia il maschile, con la punta verso il basso
rappresenta il femminile; la sovrapposizione è un tentativo di fusione,
nel punto che si trova al centro e rappresenta la realtà con la R
maiuscola, quella che non di modifica, questo simbolo si trova nel
quarto chakra, il chakra del cuore. Sono straordinari strumenti di
focalizzazione. Occorre essere capaci di concentrare la mente su un
punto, è un tentativo di riavvicinare la mente verso il proprio se,
riuscendo a pacificare il tumulto interiore. Per focalizzare
l'attenzione si può usare anche il respiro, ci sono molti esercizi che
vanno al di là di ogni cultura, come ad esempio contare i respiri, o
concentrarsi sul suono dell'aria passante per la gola, o anche la
semplice focalizzazione visiva sulla fiamma di una candela. I mantra e
gli yantra non hanno niente a che vedere con le religioni, soprattutto
con quelle organizzate. Lo yoga tratta argomenti che sono precedenti
alla comparsa sul nostro pianeta delle religioni e sono argomenti
rigorosamente laici.
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