L'antichissima disciplina di origine indiana si è evoluta e ha cominciato a essere praticata un po' ovunque soprattutto nell'ultimo secolo. .
Come accade ogni anno dal 2015, in decine di paesi il 21 giugno migliaia di persone si sono riunite per celebrare la giornata internazionale dello yoga, una ricorrenza istituita dall’ONU per promuovere l’antichissima disciplina di origine indiana. Oggi lo yoga è praticato regolarmente da centinaia di milioni di persone in tutto il mondo, sempre di più come forma di esercizio fisico che come pratica meditativa, com’era all’inizio: è arrivato in Europa e in Nord America soprattutto negli ultimi cent’anni, dove ha continuato a crescere, a evolversi e ad attirare un numero sempre maggiore di seguaci per via dei suoi molti benefici.
Fu il primo ministro indiano Narendra Modi (in una foto del 2018) a chiedere all’ONU di istituire la giornata internazionale dello yoga. Dal 2014, l’anno in cui è stato eletto, Modi si è impegnato molto per promuovere lo yoga come parte della storia e della cultura indiana: durante la prima celebrazione, il 21 giugno del 2015, lo ha descritto come un mezzo per raggiungere la pace e si è unito a migliaia di altre persone per una pratica collettiva sul Rajpath, il viale monumentale di New Delhi dedicato alle cerimonie più importanti. In un’altra occasione ha detto che molti paesi che prima non conoscevano la lingua, la tradizione e la cultura indiana adesso si avvicinano all’India proprio attraverso lo yoga.
Gli sforzi di Modi per rendere popolare lo yoga sono stati considerati da alcuni critici come un tentativo più ampio di promuovere discipline legate all’induismo, in linea con la politica del suo governo, che è quella di rendere l’India un paese sempre più nazionalista e molto diverso dallo stato laico che avevano voluto i suoi padri fondatori. Come ha osservato BBC, in ogni caso è vero che lo yoga è uno dei principali prodotti culturali indiani a essere stati esportati in giro per il mondo.
Lo yoga si basa su una serie di posture più o meno complesse che si chiamano asana e possono essere messe insieme in sequenze definite flow, creando cioè un flusso di movimenti. Ci sono pratiche più dinamiche e intense, e altre in cui lo sforzo aerobico è minore: senza scendere in troppi dettagli, l’Hatha yoga o lo Iyengar yoga sono stili più statici, mentre il Power yoga, l’Ashtanga e il Vinyasa sono più dinamici.
Manmath Gharote, direttore di uno studio di yoga a sud-est di Mumbai, spiega che in ogni caso l’obiettivo della disciplina è far lavorare «in armonia» i cinque aspetti della personalità di ciascuna persona, cioè quello fisico, quello mentale e quelli spirituale, emotivo e sociale. Secondo Garote la dimensione fisica dello yoga contribuisce a migliorare la flessibilità della colonna vertebrale e delle articolazioni e a rafforzare i muscoli. La funzione principale degli asana però a suo dire è quella di far bene alla mente.
Su come e dove nacque esattamente lo yoga ci sono ipotesi diverse. Si sa comunque che in India è praticato da circa 5mila anni e che per la gran parte della sua storia era riservato ad asceti e religiosi. Jim Mallinson, studioso della storia dello yoga e professore della Scuola di studi orientali e africani dell’Università di Londra, spiega che all’inizio era una pratica meditativa, che comportava stare «completamente immobili e stabili». Alcuni degli asana e delle sequenze a cui pensiamo oggi quando abbiamo in mente lo yoga, come il cane a testa in giù o il saluto al sole, in effetti non compaiono nei testi antichi in cui veniva descritta la pratica: sono stati introdotti più di recente, anche per via dell’influenza di altre discipline.
Mallinson nota che il saluto al sole, parte integrante di moltissime pratiche, ha cominciato a essere insegnato solo negli anni Trenta. Stili di yoga come l’Ashtanga, l’Iyengar e il Vinyasa comprendono elementi che si trovano nei testi antichi ma molte loro parti sono innovazioni moderne, dice Mallinson.
Come ha osservato in un articolo su The Conversation Mark Singleton, un altro ricercatore della Scuola di studi orientali e africani di Londra, lo yoga arrivò nei paesi occidentali e cominciò a evolversi a partire dall’inizio del Novecento, grazie ad alcuni fattori in particolare. Intanto erano anni in cui la cultura del corpo e dell’esercizio fisico era molto diffusa (anche in Italia, sotto la dittatura fascista); inoltre era il periodo in cui stavano cominciando a circolare molto le fotografie, cosa che permise di far conoscere le posture praticate nello yoga in India al pubblico europeo e nordamericano attraverso libri, riviste e manuali. All’inizio gli asana mostrati in queste foto venivano presi in giro ed erano visti come esotici e rozzi, racconta Singleton. Poi però a poco a poco la disciplina venne riconsiderata e cominciò a diventare popolare. Nel tempo si è evoluta grazie all’influenza degli esercizi di svariati tipi di ginnastica e al perfezionamento delle pratiche per il respiro, delle tecniche di rilassamento e di altre forme di meditazione.
Si ritiene che il primo ad aver importato lo yoga nei paesi occidentali sia stato Swami Vivekananda, un monaco indù che a fine Ottocento contribuì a far conoscere la religione, la cultura e le discipline induiste negli Stati Uniti. Il suo libro del 1896 Raja Yoga ebbe un successo immediato: nei decenni seguenti furono numerosi i religiosi indiani che andarono in Europa e in Nord America per insegnare yoga. Ci si interessarono anche persone non indiane né induiste, come Indra Devi, che nacque nel territorio dell’attuale Lettonia e fu la prima donna a poter studiare con il guru Tirumalai Krishnamacharya, considerato tra i padri dello yoga moderno. Devi, il cui vero nome era Eugenie Peterson, aprì il primo studio di yoga a Hollywood nel 1948 e fece conoscere la disciplina a numerose attrici e attori, tra cui Greta Garbo, Gloria Swanson e Yul Brynner. Negli anni Sessanta contribuirono a renderla popolare sia il movimento hippie sia i Beatles, che nel 1968 trascorsero un periodo alle pendici dell’Himalaya con il maestro di yoga Maharishi Mahesh, che avevano conosciuto l’anno prima durante un seminario in Galles.
Si crede che a livello globale lo yoga sia praticato regolarmente da circa 300 milioni di persone, anche grazie alle numerose app e ai canali YouTube che permettono di seguire lezioni a distanza, e si prevede che nei prossimi anni il numero aumenterà ancora di più. Secondo uno studio su un campione di cittadini svolto dalle autorità sanitarie statunitensi nel 2017, le persone che praticavano regolarmente yoga negli Stati Uniti erano più di 30 milioni: nel 2001 erano soltanto 4 milioni. Uno dei motivi per cui la disciplina sembra attirare sempre più persone è che la possono praticare tutti – seppur con le dovute accortezze – perché a un livello base non richiede particolari capacità né molti accessori, a parte un tappetino o poco altro. C’è poi il fatto che, come hanno evidenziato alcuni studi, se lo si pratica con costanza può contribuire a migliorare la flessibilità del corpo e rafforzarlo, ma anche a ridurre lo stress e l’ansia.
In Italia lo yoga non è considerato uno sport perché il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI) non lo riconosce come tale, per cui per chi lo insegna non c’è una vera e propria certificazione riconosciuta da tutti gli esperti del settore. Esiste tuttavia la certificazione per insegnanti di yoga di UNI, l’associazione italiana che si occupa di definire degli standard per quasi tutti i settori industriali, commerciali e dei servizi, ed esiste anche un’associazione di insegnanti di yoga, la YANI. C’è poi l’accreditamento di Yoga Alliance, una ong internazionale che certifica gli standard professionali minimi in materia di tecniche di insegnamento e metodologie, così come i principi di yoga, storia e filosofia yoga ed etica professionale. Ci sono anche persone che non hanno queste certificazioni ma insegnano comunque yoga perché lo hanno praticato per molti anni.
Articolo pubblicato sul Post.it. Vedi: https://www.ilpost.it/2023/06/22/yoga-pratica-diffusione/
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