lunedì 30 ottobre 2023

La scienza sacra di Swami Sri Yukteswar (2)

 Nel corso dei secoli i profeti di ogni Paese sono riusciti a trovare Dio perchè hanno raggiunto lo stato della vera illuminazione, il nirbikalpa samadhi, in cui al di là delle parole e delle forme, si realizza la Realtà Suprema.  

In questo testo Sri Yukteswar (1855-1936), mette in evidenza l'unità intrinseca tra le Scritture del Cristianesimo e del Sanatana Dharma (Religione eterna, ossia il corpus degli insegnamenti vedici che costituiscono la base dell'induismo).  Lo scopo del testo è mostrare che esiste una armonia e un'unità di fondo tra tutte le religioni; solo pochi esseri particolarmente dotati riescono a sottrarsi all'influenza del proprio credo e a scorgere l'identità perfetta delle verità sostenute da tutte le grandi religioni.  Tra gli insegnamenti spirituali orientali e quelli occidentali non solo non esistono reali divergenze, ma neppure vere contraddizioni. Spesso, invece, le varie religioni innalzano barriere quasi insormontabili che minacciano di dividere per sempre il genere umano.      

E' stato scritto nel 1894 per obbedire a una richiesta di Babaji, il maestro di Lahiri Mahasaya, suo maestro, incontrato ad Allahabad, il sacro Prayaga Tirtha, punto d'incontro dei fiumi Gange, Yamuna e Sarasvati, dove si svolge il Kumbha Mela, qui si radunano grandi saggi completamente votati allo spirito e uomini ancora schiavi del mondo.   E' stato scritto nel Dvapara Yuga, un'era di rapido sviluppo in tutti i campi della conoscenza e in cui l'uomo è favorito nel comprendere i misteri dell'esistenza.    

Il libro è diviso in quattro parti che corrispondono alle quattro fasi di sviluppo della conoscenza. La metà suprema è la conoscenza del Sè, Atmanjnanam, ma per raggiungerla è necessario conoscere il mondo esterno. Tutte le creature desiderano tre cose : Esistenza, Conoscenza e Beatitudine.

  • Capitolo 1.  Le sacre scritture. Sutra 1. Parambrahma (lo spirito) è eterno, assoluto, senza inizio nè fine. E' l'Essere unico e indivisibile. E' la sola sostanza reale, Sat ed è presente in tutto l'universo. E' incomprensibile all'uomo, a meno che, trascendendo Maya, l'uomo non diventerà egli stesso divino.
  • Sutra 2. In Esso è l'origne di tutta la conoscenza, l'amore, la gioia.
  • Sutra 3. Parambrahma  induce la creazione, la natura inerte (prakrti) ad emergere. Da Om (pranava) hanno origine il tempo (kala), lo spazio (anu), l'atomo (la struttura vibratoria della creazione).
  • Sutra 4.  Gli atomi sono la causa della creazione, nel loro insieme sono chiamati Maya che genera l'illusione, ogni singolo atomo è chiamato avidya, illusione.
  • Sutra 5. Il Sè individuale essendo una manifestazione di Parambrahma, è uno con Esso.
  • Sutra 6. L'atomo sotto l'influsso di Cit (la conoscenza universale) forma il Citta, ossia quella condizione di calma della mente, che uan volta spiritualizzata, prende il nome di Buddhi, l'intelligenza (intuito). Il suo opposto e Manas, la mente, nella quale dimora il Jiva:il sè con Ahamkara, l'ego, e l'idea dell'esistenza separata. 
  • Sutra 7-10. Quando compare l'idea dell'esistenza separata del Sè, compaiono cinque manifestazioni che costituiscono il corpo causale del Purusha. Le cinque forze elettriche tramite i loro tre attributi o Guna (satva, rajas, tamas) danno origine agli organi dei sensi, agli organi dell'azione e agli oggetti dei sensi. Questi 15 attributi uniti alla mente e all'intelligenza costituiscono le membra del corpo sottile (Lingasarira).
  • Sutra 11-12. I cinque attributi o oggetti combinandosi fra loro producono l'idea della materia nei suoi cinque stati solido, liquido, igneo, gassoso e etereo. I  5 stati, i 15 attributi, mente, intelligenza, citta (il cuore) e ego costituiscono i 24 principi fondamentali della creazione. Sono soltanto l'evoluzione l'evolversi dell'ignoranza (avidya), la creazione non ha in effetti uan vera esistenza, ma è solo un gioco di idee in seno alla sostanza eterna.
  • Sutra 13. Questo universo si suddivide in 14 sfere, 7 svarga e 7 patala (7 centri vitali). 
  • Sutra 14. Il Purusha (il figlio di Dio) è coperto da 5 kosha o involucri (cuore, buddhi, manas, prana, materia fisica). 
  • Sutra 15-16. Le nostre percezioni nello stato di veglia sono irreali, essendo soltanto il prodotto dell'inferenza. Il mondo esteriore non è ciò che ci appare.
  • Sutra 17. Abbiamo bisogno di un guru che ci risvegli alla devozione e alla percezione della verità.
  • Sutra 18. La liberazione (Kaivalya)  si ottiene quando si realizza l'identità del proprio Sè con il Sè universale, la verità suprema.  Si ottiene in questo modo l'assolutà libertà e indipendenza. 
  • Capitolo 2. La mèta.  Sutra 1. Nasce il desiderio di raggiungere la liberazione.
  • Sutra 2 . La liberazione è lo stabilirsi di Purusha (Jiva, l'anima) nel suo vero Sé, Liberarsi dalla schiavitù di maya diventa lo scopo della vita.
  • Sutra 3. finisce ogni sofferenza e si consegue lo scopo supremo.
  • Sutra 4. Altrimenti, nascita dopo nascita, l'uomo prova infelicità che dha origine dai desideri insoddisfatti.
  • Sutra 5-6. Il dolore nasce da avidya, l'ignoranza che è la percezione dell'inesistente.
  • Sutra 7-15. L'ignoranza si manifesta sotto forma di egoismo, attaccamento, avversione e cieca ostinazione. L'egoismo asmita genera l'identificazione del Sè con il corpo fisico. 
  • Sutra 16-21. L'esistenza (sat), la coscienza (cit), e la beatitudine (ananda) sono le tre grandi qualità che costituiscono la vera natura dell'uomo.  Quando ogni desiderio è soddisfatto e ogni infelicità eliminata si raggiunge Paramartha (la metà suprema).
  • Sutra 22. Quando l'uomo si unisce attivamente al divino, il Sè al Sè supremo, arriva allo stato di Kaivalya, l'unione. 
  • Capitolo 3. Il cammino. Sutra 1-4. Yajna, il sacrificio, consiste nella penitenza (tapas), nel profondo studio (svadhyaya), e nella pratica della meditazione sull'OM (Brahamanidhana). Tapas è l'auto disciplina e l'imperturbabilità in qualsiasi circostanza e nell'equanimità di fronte alla dualità. La meditazione sul suono divino di Om (pranava) è la sola via che porta a Brahman. 
  • Sutra 5-6. L'Om si ode coltivando sraddha (l'amore ), virya (la forza morale), smirti (il ricordo della propria natura divina) e samadhi (la vera concentrazione).  La persona che soffre nel corpo e nella mente non troverà mai pace e la vita gli diventerà di peso. 
  • Sutra 7. Bisogna sviluppare sraddha verso il guru e seguire i suoi insegnamenti.
  • Sutra 9-11. La forza morale è rafforzata seguendo Yama e Niyama. Yama comprende: non violenza, sincerità, onestà, moderazione e assenza di avidità. Niyama significa: purezza del corpo e della mente, contentezza in ogni circostanza e seguire gli insegnamenti del guru.
  • Sutra 12-18. Dobbiamo eliminare odio, vergogna, paura, dolore, critica, pregiudizi, orgoglio. Questo porta alla grandezza d'animo. In tal modo possiamo praticare le asana, pranayama, pratyahara.  Attraverso il pranayama si possono controllare i nervi involontari (del cuore, polmoni, e altri organi vitali). con il riposo riprendono a funzionare con rinnovata vitalità, si allontana il decadimento del corpo fisico. Con il pratyahara lo yogi rivolge i sensi interiormente verso il proprio Sè. Per percepire chiramente una cosa nel proprio cuore, si deve mettere in prtica l'asana, la posizione immobile e confortevole del corpo.
  • Sutra 19-22.  IL samadhi, la vera concentrazione, consente di abbandonare l'individualità per l'universalità. Così nasce samyama (il controllo e superamento del sè egoistico)  grazie al quale si può percepire la vibrazione OM che rivela il divino.
  • Sutra 25-26.  Sandhisthala è lo stato intermedio, in cui gli uomini sono ansiosi di raggiungere la vera conoscenza.  L'uomo ama stare in compagnia di color che dissolvono le sue angoscie, chiariscono i suoi dubbi e gli concedono la pace. 
  • Sutra 30. Non più sottoposto all'influenza dell'ignoranza maya, l'uomo consegue la purezza del cuore. accede alla casta dei brahmana (coloro che conoscono Brahma), questo è lo stato mentale che predomina nel Satya Yuga. 
  • Sutra 31. L'uomo raggiunge lo stato di liberazione finale o Kaivalya, l'unione con lo spirito. Nell'universo non esiste niente altro al di fuori del proprio Sè.
  • Capitolo 4. La Rivelazione. Sutra 1-3. l'essere umano deve purificare i tre corpi, la materia densa si purifica attraverso la natura, il corpo sottile attraverso la penitenza, la mente attraverso i mantra. 
  • Sutra 4-5. Grazie ai mantra si può udire il Pranava o suono di Om. 
  • Sutra 6. Chi ha puriifcato il cuore, con la guida del guru inizia a percorrere il sentiero della disciplina spirituale (sadhana), e diventa un iniziato pravartaka.
  • Sutra 7. Praticando yama e Niyama l'essere umano diventa un vero discepolo (sadhaka) in grado di conseguire la salvezza. 
  • Sutra 10-11. In virtù dells conoscenza e del potere dello yoga l'essere umano consegue la salvezza e diventa uno con il divino. 
  • Sutra 12. La conoscenza dell'evoluzione, della vita e della dissoluzione, porta così alal completa liberazione dai legami di maya, l'illusione. Contemplando il sè nel Sè supremo, l'uomo conquista la libertà eterna.

Parte del testo lo trovi all'indirizzo: https://www.google.it/books/edition/La_Scienza_Sacra/PfJvEAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&printsec=frontcover

Accenno agli Yuga.  Gli Yuga sono periodi temporali.

  • Il primo yuga composto da 1200 anni è il Kali yuga  (1000 anni + 100 anni l'alba + 100 anni il tramonto). Durante questa fase l'intelletto umano può capire solo gli aspetti più elementari del mondo esteriore).
  • Il secondo il Dvapara yuga è composto da 2400 anni (inclusi alba e tramonto ognuno 200 anni). L'intelletto umano può comprendere la materia sottile).
  • Il terzo è il  Treta yuga composto da 3600 anni, (considerando l'alba e il tramonto, ognuno di 300 anni). L'intelletto umano può arrivare a capire la sorgente e le forze da cui dipende il mondo.
  • Il quarto, il Satya yuga dura quattromila anni, la sua alba e tramonto hanno 400 anni (in totale 4000+400+400 = 4800 anni) ed  è la fase più favorevole all'illuminazione, l'intelletto può comprendere tutto. 

Questo ciclo  di quattro fasi, che dura complessivamente 12.000 anni, viene dichiarato un'Età degli Dei.   Un giorno di Brahma è costituito di mille Età degli Dei, la notte di Brahma ha la stessa durata.

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