domenica 31 dicembre 2023

Guida alla meditazione. Un manuale di evoluzione mentale

Preparati, perchè dovrai proseguire il viaggio da solo.  Il Maestro può soltanto indicarti la via.  Da La Voce del Silenzio.

Concentration and meditation, a manual of mind development, questo è il titolo originale di questo libro scritto da Christmas Humphreys nel 1935.  Humphreys è stato membro della Società Buddhista ed è stato uno dei primi studiosi occidentali a interessarsi di meditazione.

Humphreys inizia facendo la differenza tra 1- la concentrazione, lo sviluppo controllato della mente quale strumento di precisione privo di significato spirituale e 2- la meditazione, il giusto uso delle mente stessa per fini spirituali, separati da quelli puramente materiali.  La meditazione è l'unione, o riunione dell'individuo con la Mente universale, quando la piena coscienza entra per un solo momento in un "non-tempo". Nessun vero maestro di meditazione accetterà mai un soldo per i suoi insegnamenti, e permetterà che si affermi di lui - di possedere poteri anomali. 

La sintesi dell'insegnamento del Buddha è in tre parole: dana, sila, bhavana.  Dana è la carità universale, sila è la moralità rigorosa e bhavana lo sviluppo della mente.  Dopo il dominio etico deve venire la purificazione del cuore. Nell'ottuplice sentiero si parla prima di retta conoscenza, poi retta azione e poi retto sviluppo della mente. 

La retta motivazione è sempre impersonale, un volgersi verso l'eliminazione della sofferenza, e uno sforzo di scoprire in ogni forma di vita quell'Essenza della Mente che come osserva il Sutra di Hui Neng, è intrinsecamente pura. "La Luce è in te, fai in modo che risplenda".  Nessun uomo può essere utile ad altri, se prima non ha conseguito una certa padronanza dei suoi strumenti, dall'altra, l'auto-sviluppo e la purificazione vengono intrapresi invano, finchè permangono pensieri dell'io. 

La via della meditazione è la via della conoscenza, e il fine di tale conoscenza consiste nel trovare e identificare se stesso con l'Io interiore.  San Paolo parla di corpo (che include la personalità complessa), e anima ( che include tutto ciò che è considerato l'io superiore e spirito).  Lo spirito corrisponde a ciò che il Buddha chiamava il "Non nato", Non Originato, Non creato e Non forma. Questo spirito è conosciuto come Atman in India, è l'uomo essenziale e solo un aspetto indivisibile del Tutto senza nome.  Da qui la dottrina buddhista dell'anatta, non-atta (Atman), ideata per eliminare l'illusione che vi sia un principio duraturo nell'uomo.    L'Oriente riassume la sua saggezza nella frase: "Divieni ciò che sei".

Il non Manifesto, l'Uno, tuttavia si manifesta come molti, in corpi di densità crescente, il più tenue dei suoi veli è buddhi (la sede dell'intuizione), e questa insieme a manas (la mente) comprende ciò che può essere chiamato l'IO superiore, in contrapposizione alla personalità composità la cui veste finale è il corpo esteriore.  Questa personalità complessa (skandhas) combatte continuamente con l'Io superiore. Come dice il Dhammapada "Anche se un uomo può vincere in battaglia mille volte mille avversari, colui che vince se stesso è il più grande guerriero".

Tutto ciò che siamo e facciamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato, e da ciò che abbiamo fatto nel passato (del nostro karma).  Il pensiero è una forma di materia, e anche di energia, i pensieri sono cose e noi diventiamo ciò che pensiamo. I pensieri influenzano, in bene o in male, altri menti umane. 

Lo sviluppo della mente rientra in due divisioni principali: concentrazione e  meditazione. La meditazione è divisa in tre fasi: 1-  meditazione inferiore, consiste in esercizi iniziali per il retto uso delle strumento, 2- la meditazione superiore, che a sua volta si fonde nella 3- contemplazione

La concentrazione è mettere a fuoco la cosa prescelta escludendo tutto il resto.    

La meditazione inferiore include gli esercizi mentali e esercizi di auto-analisi.  Chi pratica da molto tempo noterà un cambiamento sottile, sarà nel mondo, ma non del mondo e questa sensazione rientra nella meditazione superiore. Per la prima volta il meditante è libero dalla tirannia delle forme. In questa  meditazione superiore rientrano i koan, i jhana, gli stadi di coscienza del buddhismo. La contemplazione è un senso di unione con la Realtà, coloro che hanno raggiunto tale livello non hanno bisogno della letteratura. 

Importante è la preparazione graduale e la continuità nel processo di meditazione, e se lo sforzo è sincero i risultati arriveranno. Non vi sono scorciatoie per giungere alla perfezione, e quando sarà il momento apparirà il maestro.  La meditazione è dapprima uno sforzo, poi un'abitudine e infine una necessità gioiosa, ma ciò non deve distogliere dal compiere i propri doveri quotidiani. 

La concentrazione consiste nel restringere il campo dell'attenzione, in modo e per un tempo determinati dalla volontà - Ernest Wood nel libro Raja Yoga. Nel Dammhapada è scritto "Difficile da controllare, instabile è la mente, anche nella ricerca della gioia" ma "il bene sta nel domare la mente, una mente controllata porta felicità". Sempre nel Dammhapada: "Gli uomini saggi plasmano se stessi".   La concentrazione aiuta a far funzionare mente, emozioni e azioni come unità e lo spreco di energia prodotto dalla preoccupazione viene sostituito da uno sforzo calmo e deciso per eliminare la causa. I fatti sono fatti, ma sta all'individuo decidere quale sarà la sua reazione ad essi. Come osserva Epitteto, "Se un uomo è infelice, sappia che lo è soltanto a causa di se stesso". Il saggio rifiuterà di permettere che l'aspetto mutevole delle circostanze turbi la sua serenità interiore.

La concentrazione non deve essere praticata solo nei trenta minuti della mattina, ma l'intera giornata deve essere spesa nell'applicare la lezione appresa. Importante, inoltre è avere una buona salute e un'efficienza fisica. Molti praticanti yoga hanno capito che non si possono fare progressi con un corpo non depurato, la chiave dello yoga è l'intestino che deve essere depurato. Importante è abituare il corpo all'obbedienza e imparare a distinguere i suoi desideri dai nostri. occorre mettere sotto controllo anche la voglia di dolci, tabacco, comodità, caldo, ecc.  Tutta la giornata deve diventare un esercizio di concentrazione. Il saggio usa i momenti di ozio per qualche fine utile, pronunciando una frase da ripetere, oppure portando in tasca un libricino di saggezza spirituale da leggere e da cui attingere nutrimento all'io interiore.  Questi tipi di esercizi rinvigoriscono la mente.  Utilizzando l'arte del completo rilassamento di corpo e mente si constaterà che dieci minuti di questo esercizio sono più riposanti di molte ore di sonno inquieto. Nella pratica occorre abbandonare il passato, magari conservare solo i ricordi di valore e vivere nel presente. Importante è arrivare a decidere la propria reazione a tutte le circostanze, pensare e agire di conseguenza. La via spirituale ha solo due regole: incominciare e continuare. 

La concentrazione è imparare a mettere a fuoco l'attenzione su un singolo punto e tenervela fissa a volontà. Più l'oggetto è semplice, e più intensa sarà la concentrazione.  Formulate nella mente la ferma intenzione di concentrarvi solo su qualcosa per un periodo determinato.   La via è unica per tutti, i mezzi devono variare a seconda del pellegrino, e inoltre, le vie che portano alla Meta sono numerose come le vite degli uomini.  La cosa più difficile è sbarazzarsi dei pensieri intrusi che si insinueranno nel campo della visione e cercheranno di fuorviare la mente.  I suggerimenti per affrontarli sono : 1- non reprimeteli perchè il più delle volte provoca stanchezza, 2- all'inizo del cammino è difficile ignorarli  3- occorre affrontarli, ma in che modo?  Se ci sono pensieri che portano lontano dall'oggetto di meditazione, bisogna compiere il processo inverso: cercare di ripensare il processo fino a ritornare all'oggetto di meditazione.  4-  più difficile è affrontare una lenta processione di pensieri sconnessi. In questo caso occorre cercare di diventare osservatori, esaminarli con calma e impersonalmente,  lasciate che i pensieri sorgano nella vostra mente senza reprimerli e senza lasciarvi trasportare da essi.  Se un pensiero ritorna in modo persistente cercate di capire se è qualcosa che potete risolvere o meno, nel caso positivo, prendetene nota e ritornate sull'oggetto di meditazione scelto. In ogni caso la vostra parola d'ordine deve essere "pazienza" e non "irritazione".

Esercizi di concentrazione. Scegliete un oggetto, purchè sia piccolo (perchè possa venire visualizzato come un tutto) e puntate deliberatamente su di esso il riflettore della mente. Cercate di compiere questa operazione per sessanta secondi senza la minima deviazione del pensiero e vi renderete conto dell'abisso esistente tra voi e questa forma elementare di controllo del pensiero.  altro esercizio e la concentrazione sul respiro, inspiro, trattieni, espiri, pausa,  si possono anche contare i respiri ( si puà contarefino a dieci per trenta volte). Importante è riempire il corpo d'aria fino alla sua capacità massima, e poi svuotarlo per quanto è possibile. Il risultato secondario, dopo qualche settimana, sarà uno straordinario senso di equilibrio e di forza, e un miglioramento materiale della salute fisica.  Un altro esercizio è l'osservazione dei pensieri oppure la visualizzazione.  Si può effettuare una visualizzazione su un diagramma, un disegno, e dopo averlo considerato con la massima concentrazione mentale, chiudere gli occhi. Con il potere dell'immaginazione si deve provare a ricostruire l'immagine, ossia una riproduzione mentale. Poi provatecon un oggetto tridimensionale che non sia troppo chiaro o troppo scuro.  Si può anche effettuare la visualizzazione di un colore, pensate a un colore primario, per poi muoversi verso i diversi gradi di mescolanza con un altro colore primario. Ad esempio si vuole passare dall'azzurro al giallo, chiudete gli occhi e visualizzate il giallo nell'azzurro. E attraverso tutte le gradazioni di colore, dal verde, al verdastro, fino ad arrivare a un giallo brillante senza la minima sfunmatura di azzurro.   Fino a quando la mente non è completamente e pazientemente allenata alla concentrazione è inutile e pericoloso tentare di meditare, perchè le energie incontrollate potrebebro provocare disturbi morali e fisici.  Importante prima di iniziare è la purezza della motivazione, conferenze e libri possono aiutare. Importante è cominciare e perseverare.   La concentrazione è un processo utile nella vita quotidiana, la meditazione è una marcia interiore.  La carne, alcool, e altro cibo grossolano menomano l'efficienza dello strumento fisico, e così portano all'eccessivo abbandono ai vari impulsi. 

La meditazione inferiore.  Lo scopo della meditazione è triplice: dominare l'io inferiore e separatore, sviluppare le facoltà superiori della mente verso una visione dell'essenziale unità della vita e unire questo duplice processo in uncontinuo spiegamento spirituale. 

"Io non sono ancora io", In queste poche parole è raccolto il segreto, il paradosso dell'uomo.  L'essere umano deve intraprendere un lungo cammino che lo porti al risveglio di aspetti, prima sopiti dell'uomo interiore, e che sono il risultato dell'espansione deliberata del campo della coscienza, che corrisponde all'accrescimento del ritmo di vibrazione della mente. Nell'illuminazione i ceppi della personalità vengono trascesi e l'uomo diviene quel di più, in continua espansione che poi si fonde con il Tutto. Rinunciando all'Io, l'universo diviene "Io".

Conla meditazione, nelle fasi iniziali, si riducono le reazioni agli stimoli esterni (e ciò può essere positivo o negativo) e incomincia a instaurarsi un silenzio interiore e una quiete del cuore. UN secondo elemento è quello di afferrare e comprendere una vasta gamma della coscienza umana e si risvegliano qualità positive come la compassione.  Nella Voce del silenzio si dice: la mente è il grande uccisore del reale; il discepole deve uccidere l'uccisore.  Spesso in queste fasi iniziali continua a predominare l'intelletto.

Oggetti di meditazione. Il Canone pali menziona una quarantina di temi per la meditazione che possono essere riassunti in quattro elementi fondamentali dell'attenzione: il corpo, le sensazioni, la mente e gli elementi dell'Essere.  I testi e maestri buddhisti consigliano i principianti di meditare sui tre veicoli della coscienza con le quali ci poniamo in contatto con le sfere dell'attività fisica, emotiva e mentale.  Si ripetono continuamente durante la meditazione le seguenti frasi: " io non sono il mio corpo fisico, bensì ciò che lo usa, io non sono le mie emozioni, bensì ciò che le controlla, io non sono le mie immagini mentali bensì ciò che le crea".   La mente è la sede dei tre fuochi: l'odio, il desiderio e l'illusione. Dovremmo cominciare a prendere le distanze dall'egotismo, e cominciare a eliminare il pronome io nelle nostre riflessioni, dicendo ad esempio,   "ecco un pensiero nobile, o un pensiero d'odio, nasce, si sviluppa e passa oltre".

Conosci te stesso è il fulcro dell'intera finalità della meditazione, perchè coluiche conosce veramente se stesso è padrone dell'Universo. Molti sono ciechi nei confronti di se stessi, e del fatto che l'IO che conosciamo è un'illusione. Solo quando l'io viene visto per quello che è, è possibile gettare le fondamenta per quella capacità di contare su se stessi che è il coronamento del buddhismo.  Ci sono due modi per affrontare l'io. Un modo consiste nel distruggere il Non-Io, il famoso Neti, Neti,   l'altro consiste nel coltivare l'io.  Questa via consiste nel mettere a fuoco l'ideale, e attraverso l'innalzamento del livello spirituale della coscienza l'individuo si fonde con l'ideale. "L'Io è il Tutto e io sono l'Io".

Il Buddha insegnava che non c'è un IO nei cinque skanda, o elementi costitutivi della personalità, ma questo si riferisce al Samsara, al mondo della manifestazione,  mentre il polo opposto dell'essere, il Nirvana, mostra, al di là di tutti gli attributi, la perfezione e l'immutabilità dell'Io. Quindi non c'è nichilismo nel Buddhismo. Nel dammhapada si dice: la chiave di tutti i fenomeni è la mente. Quando la mente è immersa nella materia, non può vedere la luce. Ma quando viene innalzata ai livelli superiori, tende a muoversi verso il Nirvana, uno stato di perfezione in cui gli elementi dell'essere, che separano la aprte dal tutto, si estinguono. L'aspetto più alto della mente può chiamarsi   Anima, tenendo ben presente che non è in alcun senso immortale.  La mente inferiore è invece chiamata il grande uccisore del Reale perchè nutre la grande eresia della separazione.

I quattro Brahma Vihara, tradotti come stati sublimi o divini della mente occupano un posto centrale nel buddhismo. Nel Maha-sudassana sutta si recita: E egli da sì che la sua mente pervada un quarto del mondo con pensieri di amore universale (metta), con pensieri di compassione (karuna), con pensieri di gioia comprensiva (mudita che include tutto) e con pensieri di equanimità (upekkha).    Per esprimere questo ultimo punto si possono usare le parole distacco e serenità.  Ma acora meglio: un cuore non toccato dalle cose terrene. un cuore non turbato dalla sofferenza, un cuore senza passione, un cuore sicuro, è la benedizione più grande.

Vi sono tanti metodi di meditazione quanti sono i meditatori, ma la meta finale è sempre la stessa. La meta immediata, tuttavia, riguarda generalmente la formazione del carattere e l'elevazione della coscienza. I sistemi di sviluppo morale sono innumerevoli, ma vi è una grande saggezza in quello che sta nel cuore del buddhismo, dana. carità, sila, vita morale, e bhavana, sviluppo della mente. Costituiscno la sintesi del progreso umano esposta nelle scritture pali, ed è interessante vedere  l'ordine in cui sono dati i fattori del triplice progresso. E' importante allentare il senso di attaccamento alle piccole cose, e rispettare l'etica buddhista composta dai cinque precetti: non uccidere, non rubare, non abbandonarsi a eccessi sessuali, non calunniare e non ubriacarsi.  Bisogna lasciar estinguere i tre fuochi che sono: dosa, odio, lobha, la bramosia, e moha, l'illusione.  Comunque qualunque via scelta bisogna evitate gli estremi, l'ascetismo e l'autonegazione. Tutti questi sforzi tesi all'autocontrollo devono sempre avere come obiettivo la distruzione del desiderio, i desideri vanno controllati e indirizzati a finalità più alte. Per la distruzione del desiderio si possono usare tre metodi, evitare, sostituire e sublimare.  Quello della sostituzione è possibile applicarlo all'odio che cessa soltanto con l'amore. Il terzo metodo  può essere applicato all'energia che non può essere annientata ma deve essere trasformata.

L'emozione come ogni altro aspetto della forza vitale ha una duplice manifestazione, l'aspetto inferiore che rispecchia il karma, e l'aspetto superiore che rispecchia l'aspetto spirituale, chiamata intuizione. Le emozioni superiori sono associate a livelli elevati di coscienza e corrispondono ai quattro  incommensurabili stati mentali (Brahma vihara), o Dimore Divine, che sono: amore, compassione, gioia ed equanimità.

L'emozione è connessa con l'istinto e l'intuizione. la funzione del sentimento è accrescere l'energia dell'idea,  le passioni, gli affetti, non devono essere assecondati da colui che aspira a Conoscere, perchè sfiniscono il corpo terreno.  Accusa al buddhismo di essere freddo, l'accusa è vera nel senso che il buddhismo conosce i pericolidell'emozione, ma inquale altro insegnamento si trova un'espressione della vera compassione più nobile di quella che emana dal cuore del buddhismo? L'emozione, poichè tende al personale, ostacola l'esame sereno e spassionato delle leggi e dei principi che conducono all'illuminazione. Il corpo fisico, strumento necessario alla mente, deve essere reso idoneo e mantenuto tale.  

Per mantenere il corpo occorre anche una dieta ideale, che è quella di dimezzare la quantità, evitare cibi conservati e spezie, evitare di bere durante i pasti,  La base di una buona salute è la purezza del sangue e la condizione della colonna.  Il corpo abituato, in salute, può mangiare qualunque cosa e nello stesso tempo farne a meno, se si mangia troppo (dovuto a circostanze particolari, il giorno dopo non si mangia).  Se non si viola nessun principio religioso, è preferibile adattarsi all'ambiente che diventare una seccatura per gli amici ed essere giudicati su fattori non essenziali.  E' da evitare anche l'esercizio fisico eccessivo che può procurare problemi. 

La meditazione superiore. Su questo tipo di meditazione non si può scrivere nulla, le parole sono inadeguate, spesso per esprimere grandi verità si ricorre al simbolo. La vita nel mondo è un pallido riflesso della vita interiore. L'intelletto (la buddhi) costruisce forme e le usa, però ad un certo punto il senso di separazione dovuto, a forma, tempo e distanza si annulla. Come è detto nel Lankavatara sutra, l'intelligenza trascendente nasce quando la mente intellettuale raggiunge il suo limite. appaino lampi id satori, e questi momenti si estendono gradualmente, e questa spinta interiore diventa la Via. I piaceri che un tempo attiravano diventano noiosi e il pensiero e lo studio reclamano più tempo. Questa liberazione dall'intelletto spinge alla gioiosa incoerenza del mondo zen. L'autorealizzazione è uno stato esaltato di conseguimento interiore che trascende ogni pensiero dualistico e sta al di sopra della logica, della teoria, delle argomentazioni. Ogni forma, incluso l'universo stesso, è generata dalla mente. Incominciando a meditare si deve cercare di eliminare ogni parola. Colui che è capace di mantenere la mente imperturbata, indipendentemente dalle circostanze, ha raggiunto il vero samadhi.

L'elevazione della coscienza.  L'ostacolo è quello di vedere noi stessi come entità separate; solo quando questa illusione cade, il meditante incomincia a capire che "abbandonando l'Io, l'Universo diventa Io". Il paradosso dell'Io e Non Io può essere risolto solo dal punto di vista di un terzo unificante, ossia l'innalzamento del livello della coscienza. Nella Baghavad Gita è scritto: "Colui che comprende che tutte le sue azioni sono compiute dalla sola natura, e che l'io interiore non è l'agente, comprende davvero". Il segreto dell'azione nell'inazione e dell'inazione nell'azione è descritto a lungo nella Gita. Per capire questo punto di vista impersonale occorre esaminare e capire le tre qualità della materia chiamate guna, che sono tamas, rajas, e sattva che è la qualità dell'equilibrio e il terzo unificante. L'azione giusta compiuta senza attaccamento ha la qualità del sattva.  Il segreto è trovare la via mediana tra energia e materia, tra le forze della natura e leforze della mente. Il mondo manifesto è il campo di battaglia dove gli opposti si fanno guerra. Si deve arrivare a conoscere l'IO come Uno, e uccidere tutti i desideri dell'io e di essere riassorbiti dalla luce.

L'essenza della mente che trascende tutte le differenze è il "Dio interiore impersonale" sia che sia chimato Krishna, Cristo o Buddha. E le religioni sono una sola, e che tra esse non vi è differenza. IL Vuoto è onnipotente perchè contiene tutto. L'uomo che può accettare ogni circostanza e assorbirla in sè, la priva del potere di influire sulla sua mente.  Il saggio agisce come l'occasione richiede, ma impersonalmente. Tali impersonalità può essere conseguita solo mediante l'azione, dobbiamo usare l'azione per conseguire la non-azione, lo scopo per arrivare all'assenza di scopo. Ciò può essere fatto posizionando la mente in un punto centrale e neutrale tra gli opposti, chiamato laya dalla filosofia orientale. L'azione impersonale distacca dalla personalità e innalza al regno dell'Azione senza scopo. Se un solo atto venisse compiuto impersonalmente noi saremmo ascesi al di sopra del personale, con le sue limitazioni di tempo e di luogo. La corretta interpretazione della dottrina taoista dell'inazione, non è il "non far nulla", ma piuttosto della giusta occasione.

Jhana, (è la forma pali di Dhyana, Ch'an e Zen) in occidente è tradotto con Estasi e rapimento, nel canone pali sono riportati una serie di otto jhana (espansioni successive della coscienza) quattro superiori  (arupa jhana) e quattro inferiori (rupa jhana).  Corrispondono in qualche misura alla meditazione con seme e senza seme.

  • Il primo jhana inferiore è descritto come uno stato della mente in cui sono eliminati desideri di cose piacevoli, bramosie e tutto cià che asservisce alle cose dei sensi.
  • nel secondo la mente diviene quieta, le preoccupazioni terrene diventano remote. 
  • nel terzo viene trasceso il piacere dei sensi. si prova una felicità più tranquilla.
  • nel quarto la coscienza degli opposti viene trascesa, non c'è più sensazione di piacere o di dolore, si ha un'assoluta purezza della mente.
  •   Gli arupa jhana mirano a una deliberata, progressiva espansione della coscienza. Il primo consiste nell'estinguere ogni consapevolezza della forma.
  • nel secondo la coscienza dello spazio sconfinato lascia il posto a un'infinita comprensione di tutta la conoscenza.
  • nel terzo c'è assenza di ogni cosa
  • nel quarto vengono trascese tutte el coppie di contrari, persino quella tra il Tutto e il nulla, tra il tutto e il vuoto.  

La differenza tra contemplazione e meditazione. Annie Besant dice in Introduzione allo Yoga: è il vuoto dell'attesa vigile, non il vuoto del sonno imminente. La consapevolezza è una consapevolezza assolutamente impersonale dell'essenza della cosa osservata. Nella contemplazione la coscienza diviene completamente impersonale. Il contemplatore sa che l'essenza più interiore del soggetto e la sua stessa essenz ainteriore sono aspetti della stessa Essenza Universale della Pura Mente. Questa condizione è come il simbolo del Non-Io, visto per la prima volta quale l'Io assoluto reso manifesto: l'io interiore del contemplatore ha reciso i vincoli che lo incatenavano alla forma. 

In termini di misticismo, la coscienza contemplante percepisce l'Universo in ogni suo particolare, il Tutto in ogni parte, senza perdere la coscienza di sé, il contemplatore percepisce la sua identità con Tutto l'Universo e conosce tale conoscenza nel cervello. A questa condizione ci si può arrivare a lampi di satori.   Quando la contemplazione è finalmente divenuta uan condizione permanente, rimane un solo vincolo che lega il contemplatore alla Ruota della Sofferenza (il samsara) ... la sua volontà di aiutare l'umanità.   "Nella contemplazione si abbandona l'esistenza per l'Essere, i confini del tempo e dello spazio per l'Eterno Presente. Qui è la fonte. Prendete ciò che volete.

Per concludere diciamo che la meditazione è un processo positivo, dinamico, un auto rinnovamento vitale e non una fuga dalla realtà. L'obiettivo è ben definito, la fusione di tutti gli aspetti del nostro essere complesso in un tutto illimitato e illuminato.  Tutte le scuole spirituali propongo metodi, la sola cosa costante è la verità e la via che conduce ad essa. La motivazione di mettersi in cammino deve essere pura e definita, e nessun maestro apparirà finchè lo studente non avrà compiuto da solo i passi preliminari e aver acquisito esperienze. Quasi tutti i segreti sono incomunicabili.  Scegliere un guru è estremamente difficile, non si può scegliere con leggerezza altrimenti si rimarrà imprigionati in altri ceppi. Un segno della falsità del maestro è l'accettare denaro e nessun vero maestro permetterà ai discepoli di venerarlo.

Importante è la condivisione, la nostra crescente conoscenza ed esperienza deve essere condivisa con altri, acquisire la conoscenza per se stessi non ha il minimo valore.  Importante è la comunità: la forza unità di molti è più grande della forza del singolo,  l'esperienz acondivisa può aiutare a superare difficoltà che inevitabilmente sorgeranno; nella comunità, in un gruppo l'esperienza comune dei tentativi e degli errori commessi nel percorso è al servizio di tutti. In questo modo lo studente  può evolvere sulla strada della raggiungere la saggezza, e piano piano si troverà di fronte alla soglia dell'Illuminazione... solo per scoprire che la stessa illuminazione è soltanto un velo, che nasconde un Di Là assolutamente ineffabile.

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