venerdì 12 gennaio 2024

Il gatto zen e le quattro zampe del successo spirituale

Il gatto zen e le quattro zampe del successo spirituale, il romanzo scritto da David Michie è divertente e leggero, ma ricco di insegnamenti spirituali che ispireranno riflessioni profonde.

Una gattina macilenta e affamata viene salvata dal Dalai Lama in persona, che la prende a vivere con se´ nel Monastero di Namgyal (a McLeod Ganj) sopra Dharamsala. La vita del leader spirituale si svela a poco a poco in ogni suo aspetto davanti agli occhioni blu della gattina, e una saggezza senza tempo pervade i pochi momenti di affettuosa solitudine fra l’uomo e l’animale. Attraverso gli occhi e le orecchie della gatta del Dalai Lama  si ascoltano le lezioni di maestri buddhisti e si impara come si comporta un bodhisattva nella quotidianità del secolo XXI. E soprattutto si scoprono  la fragilità e la bellezza di tutti gli esseri umani.
Seguendo Rinpoche, l’elegante e anche un po’ viziata gatta (chiamata col soprannome GSS gatta di Sua Santità o bodhicattva), negli incontri con gli ospiti del palazzo, alla casa di riposo per anziani, alle lezioni di yoga e alle visite all’Himalaya Book Café, vengono illustrati gli elementi chiave del buddismo tibetano, si spiega come riconoscere una sofferenza auto-inflitta e lasciarla andare, come sperimentare il benessere abbandonando il pensiero di noi stessi; come mettere da parte le illusioni riguardanti il modo in cui le cose esistono e infine come trovare il guru giusto. Se state cercando di migliorare la vostra vita e volete operare una trasformazione interiore, seguite le orme di questa maestra insolita e un po’ pelosa ma molto, molto saggia!

La narrativa è un mezzo ideale per coinvolgere il cuore, l'immaginazione e l'intelletto dei lettori. Inoltre, la narrazione fa parte di una lunga tradizione di insegnamento spirituale, dove i processi interiori e sottili diventano più facili da capire esternati in metafore e parabole.  Qui di seguito riporto alcune frasi del libro.

Il Dalai Lama è così puro di cuore e libero dall'ego che, come uno specchio, riflette la natura ultima di chi è con lui, la loro versione più nobile. Uno specchio in grado di mostrare l'immagine molto più profonda di chi e che cosa siamo davvero. In tutti gli esseri la natura originaria non è altro che amore puro e compassione pura e infinita. 

Spesso le nostre più grandi sofferenze sono autoinflitte, a causa dell'attaccamento non solo alle cose materiali ma anche ai risultati; al fatto che le cose non vadano come vogliamo che vadano.  Spesso è difficile sentirsi dire che tutto è nella nostra mente e se cambiamo modo di pensare, si risolverà tutto. La rabbia e l'attaccamento sono considerate illusioni nel buddhismo tibetano; per illusione si intende qualsiasi fattore mentale capace di alterare la serenità d'animo, ma applicare questi concetti nella quotidianità, spesso  non è facile. 

La compassione è il desiderio di alleviare la sofferenza degli esseri viventi, e ciò è possibile quando la mente è calma. Spesso associamo cose che non hanno alcun rapporto, inventiamo una relazione e ci creiamo problemi. Ci creiamo delle difficoltà quando asseriamo che la felicità o la pace sono in funzione di qualche episodio o risultato. L'attaccamento nasce quando crediamo che una persona, una cosa o un risultato siano necessari per la nostra felicità; e si rischia di diventarne schiavi. E' meglio pensare: possiedo già la felicità e la pace interiore, arrivare a determinati risultati è splendido ma non indispensabile per il mio benessere sostanziale. Talvolta le cose a cui ci aggrappiamo con più accanimento sono quelle che ci creano più sofferenza. Ma continuiamo a farlo perchè pensiamo che non esista un altro modo per essere felici. Questa è la più grande tristezza del samsara. 

I quattro aspetti del sentiero illustrati nel libro sono: la rinuncia, la bodhicitta, la sunyata e il guru yoga.  Quando abbiamo sofferto abbastanza e vogliamo ricominciare, questa è la rinuncia, la prima legge del successo spirituale. Il nostro percorso di evoluzione interiore incomincia quando accettiamo la responsabilità delle cause dei nostri sentimenti, che non sono all'esterno, nel mondo, ma nel nostro cuore e nella nostra mente, E che la rinuncia significa voltare le spalle a queste vere cause di infelicità.

Guardando intensamente il cielo vuoto, le visioni cessano;   allo stesso modo, quando la mente guarda dentro se stessa, il filo dei pensieri discorsivi e concettuali si arresta e la suprema illuminazione viene raggiunta.

Quando incontri un vero maestro, in sua presenza, hai come la sensazione di esistere in una dimensione diversa, sospesa, di infinito benessere.    Spesso c'è la necessità di un maestro o un amico spirituale per trovare la motivazione giusta per immettersi sul percorso interiore, trovare la motivazione per integrare la pratica del Dharma nella nostra vita. Quando lo sperimentiamo, comprendiamo davvero quanto sia straordinaria questa vita, quanto siamo straordinari noi, che formidabile occasione è per plasmare il nostro futuro. La cosa importante di tutte è che ognuno di noi può sviluppare la mente, coltivare le  capacità per aiutare gli altri oltre se stessi. 

La rinuncia non è solo dare le spalle alla sofferenza, ma anche voltarsi nella direzione che ci consente di diventare quello che siamo davvero; Trascendere l'ordinario, comprendere la nostra natura di Buddha, e apprezzare questa preziosa oppurtunità che la vita ci offre per raggiungere l'illuminazione per l'amore di tutti gli esseri, inclusi noi stessi. Dobbiamo ripeterci che abbiamo la natura di Buddha e una mente capace di arrivare a una totale illuminazione. Per fare questo dobbiamo prendere rifugio nei tre gioielli: nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha. Questo è il primo passo del nostro cammino spirituale.  Per documentarci su questo cammino dobbiamo leggere il Lamrim, o sentiero dell'illuminazione, il testo basilare nella tradizione del lignaggio di Sua Santità il Dalai Lama. Nel buddhismo la compassione è definita come il desiderio di liberare gli altri dalla sofferenza, senza compassione rimaniamo indifferenti, con la compassione sviluppiamo empatia. Il desiderio o il processo per raggiungere lo stato di perfetta illuminazione per aiutare tutti gli esseri viventi a fare lo stesso è chiamato bodhicitta. 

La psicologia buddhista consiste nel rammentarci, nello svolgere qualsiasi attività quotidiana,  della motivazione della bodhicitta. Con il passare del tempo modelliamo e conformiamo il nostro atteggiamento a questo pensiero, basandoci magari anche dell'esempio di qualcuno che ha già raggiunto il nostro scopo. Più si persevera e più la maschera diventa persona;  con il tempo, ascoltando, riflettendo, meditando, la nostra convinzione della bodhicitta si approfondisce fino a diventare spontanea e sentita, e allora le nostre azioni divengono una vera fonte di gioia, sia per noi stessi sia per gli altri. Tutti possono arrivare a questo stato, tutti i consueti motivi di apprensione, i soliti pensieri svaniscono e si prova un senso di pace profonda, infinita. Può essere comunque molto difficile praticare la bodhicitta (il secondo passo)  con autentica equanimità (forse desideriamo che tutti gli esseri siano felici tranne uno o due)...

Spesso si confonde la compassione e la gentilezza amorevole con la debolezza, invece ci sono tre qualità che sono sempre insieme e sono:  compassione, forza e saggezza. 

Dovremmo usare le sofferenze causateci da altri per stimolare la nostra crescita interiore e usare l'intelligenza. L'esperienza di un evento dipende dalla mente di chi la vive ancor più dell'evento stesso.  Questo assunto dovrebbe guidarci per cambiare la nostra esperienza della realtà trasformando la mente. Le persone, soprattutto gli anziani, devono lottare contro gli impulsi distruttivi nei confronti di loro stessi e degli altri. Una persona che sprofonda sempre più nella sua negatività, vive isolata in un mondo che con il tempo diventa sempre più piccolo. 

Per combattere la negatività dei nostri pensieri basterebbe applicare la tecnica dell'esclusione, noi non siamo il nostro corpo, non siamo i nostri pensieri, non siamo le nostre emozioni, ecc... però nessuna parte è separata dalle altre. 

Il problema è che molti occidentali hanno la forte convinzione di essere inadeguati, di non essere degni di diventare illuminati e solo l'incontro con un vero guru, ossia qualcuno che ha visto la verità di persona e può trasmetterla, può aiutarli a rimuovere queste barriere. Spesso quando siamo infelici senza rendercene conto rimaniamo bloccati in una modalità di pensiero che ci rende difficile immaginarne altre. Gli esseri saggi vedono invece diverse possibilità.  Una tecnica utilizzata nel buddhismo è quella di smontare il sè che può essere causa di tanti dolori e patemi, il sè che soffre per la perdità dell'amore e della speranza, che è impaurito o in ansia... Dove si trova questo sè problematico? nel corpo, nel cervello, forse è un aspetto della coscienza? la coscienza mentale? La coscienza è una continuità di momenti mentali, un flusso di pensieri, sensazioni ed esperienze che si susseguono l'uno dopo l'altro durante il giorno, ma quale specifico pensiero è il tuo sè negativo?   Se il sè non è un fenomeno fisico e mentale forse è solo un concetto, un'idea. Quindi non esiste niente di permanente, il sè è soltanto un pensiero.  Non dobbiamo crearci una fantasia così negativa e pensare il sè come un'entità permanente, colpevole, peccaminoso e ammantato di tenebra.  

Esistono due"Io", un Io vero, l'"Io" convenzionalmente accettato, costituito dal corpo, dalla tua storia, dalle cose che ti piacciano, ecc.  e poi c'è l'"Io" falso, ed è l'idea falsa che esista un sè indipendente separato dal corpo e dalla mente, una specie di entità innata dotata di qualità come essere colpevole o di successo, depresso o popolare. Essitono tante versioni di una persona quante sono le menti che la percepiscono, quindi questo sè è soltanto un concetto, un'idea.    La coscienza invece esiste, solo se siamo coscienti possiamo fare ricerche su noi stessi e altro, la coscienza sottile continua attraverso tutte le nostre esperienze, come il filo che passa attraverso le perle di una collana. La coscienza non ha bisogno di un sè e questo sè è unicamente un'idea.   Shantideva afferma:  "Se tutte le ferite, paura e il dolore di questo mondo nascono dall'aggrapparsi al sè, allora a che cosa serve questo grande fantasma?"

Questo tipo di analisi viene chiamata "talità", il modo in cui le cose sono veramente o origine indipendente, in termini sanscriti è chiamata sunyata e costituisce il terzo aspetto del sentiero. Le parole, come tante foglie mosse dalla brezza estiva, sono prive di sostanza o di qualsiasi effettiva importanza: sono idee, e non sono neppure necessarie.

Smettere di cercare la felicità all'esterno di noi è il vero inizio del nostro viaggio spirituale, altrimenti noto come rinuncia.  Per cercare di liberarsi di tutti i pensieri negativi e fare spazio a quelli positivi, uno dei metodi più efficaci è la meditazione. La meditazione è al centro della pratica buddhista, un addestramento della mente che ti permette di affrontare meglio quello che la vita ti presenta. Tutti gli alti e bassi. Riesci più facilmente a individuare  i pensieri negativi e lasciarli andare, come del resto a trovare lo spazio per richiamare la bodhicitta.     La mente che osserva la mente, a questo scopo, prima plachi la mente concentrandoti ad esempio sul respiro, poi rivolgi la tua attenzione ad essa. I pensieri scaturiranno come onde dell'oceano. E questo va bene. Solo non ti devi lasciare coinvolgere. Impari a: riconoscere, accettare, lasciare andare. Riconosci ogni pensiero in quanto tale, non fingi che non stia accadendo. Accetti di aver avuto quel pensiero, al di là della sua natura, buona o cattiva. e quindi lo lasci andare, e scompare...  Si impara a diventare osservatori, diventare quindi padroni dei nostri pensieri anzichè loro vittime, Occorre decidere quali pensieri considerare invece di farsi coinvolgere da tutti, anche da quelli che ci rendono infelici.  Bisogna addestrarsi per rendere questo processo abituale, in modo da decidere cosa entra nella nostra mente, non solo quando si medita ma anche tra una seduta e l'altra. Dobbiamo essere noi a gestire i pensieri, e dunque anche i sentimenti che ne derivano. Quando si pratica questo allenamento mentale si fa una meravigliosa scoperta, via via che si impara a lasciar andare consciamente i pensieri negativi, si scopre che questi non possono esistere senza la nostra attenzione. Hanno bisogno della nostra energia per esistere, per tornare, se non si considerano non possono permanere. Dopo un po' cessano di tornare, perchè la loro esistenza non trova fondamento. Tra i pensieri che abbiamo, il più persistente è quello sull'esistenza di un sè indipendente, ed è il più radicato ed è l'impulso più istintivo che abbiamo. Dovremmo trattare i nostri pensieri come se osservassimo una nuvola di passaggio, quando pratichiamo "la mente che osserva la mente" nell'intervallo tra i pensieri, anche se è molto breve, la scorgiamo direttamente, e scopriamo che possiede determinate qualità: è chiara e perfettamente lucida. Quando si vive questa esperienza si ha la sensazione che questa coscienza primordiale è veramente ciò che siamo, un qualcosa di sottile, senza ego, infinito:

"In genere tutti i fenomeni sono la mente stessa, Non c'è nient'altro che la mente. Qualsiasi cosa appaia, è tutto natura della mente, persino questa è da sempre indeterminata".

E' difficile sviluppare una sincera compassione, sperimentare la vera benevolenza, se non abbiamo conoscenza della sunyata, se non mettiamo in discussione la natura del sè saremo ingannati dalle apparenze, e resteremo vittime della mente. 

Saggezza e conoscenza sono diverse, la saggezza implica la trasmissione di percezioni in modo approfondito, che può portare a un cambiamento, in quel caso la conoscenza diventa saggezza. 

Il guru è l'incarnazione della saggezza, ogni azione del suo corpo, le sue parole e la sua mente sono espressione di saggezza (il guru yoga è il quarto aspetto del sentiero). Un guru non si limita a spiegare e incarnare alcuni valori, ma motiva e ispira anche. Nella crescita spirituale è molto importante la trasmissione diretta tra insegnante e studente. Il guru ci insegna a porre fine all'insoddisfazione e a raggiungere un benessere duraturo. Il guru giusto per noi non è necessariamente il più famoso  ma quello che riesce a entrare in contatto con noi e ci mostra che i nostri problemi non sono fuori nel mondo, ma nella nostra mente, dove possiamo intervenire e affrontarli. Il guru incarna la bodhicitta e la sunyata, e quando meditiamo in sua presenza le nostre menti si incontrano e si sperimenta il non dualismo direttamente, di persona. La cosa più importante che deve trasmettere è la fede, la fede non in una forza esterna o in un sistema di credenze, ma in noi stessi. La fede di avere tutto ciò che ci serve per la felicità nel nostro cuore e svilupparlo.  Nel guru yoga, accostiamo la nostra mente a quella del guru, che consideriamo identica a quella del Buddha; è un modo per aiutarci a evolvere da una mente comune, afflitta dal karma e dall'illusione, alla coscienz adi un Buddha, che è beata e trascendente, al di là della nascita e della morte. 

Nel libro viene anche spiegato in modo molto simpatico il potere della mente: Immaginando fortemente qualcosa si arriva alla manifestazione dell'evento; se pensi costantemente a una persona, a dei modi per entrarci in contatto e avvicinarla, e lo fai in modo costante e determinato un'occasione si manifesterà.  Tutto inizia dall'intenzione, dalla decisione di  volere qualcosa e poi di congiungere, di unire le azioni del corpo, le parole e la mente fino a ottenerla. Questo corrisponde in Occidente alla legge dell'attrazione. Si sceglie un obiettivo, si visualizza in dettaglio, si ripetono affermazioni a tal proposito e si pone l'obiettivo al centro di tutte le azioni finchè non si realizza (purtroppo in Occidente questi obiettivi sono: soldi, amore, carriera lavorativa, ecc). 

Dovremmo immaginare un guru come un essere simile a un Buddha, quello che pensi di lui ha a che fare con la mente e l'atteggiamento, più riesci a pensarlo simile a un Buddha, meglio è per la tua evoluzione interiore. Anche su questo punto gli occidentali hanno grosse riserve sul culto del maestro, per questo i lama dicono agli allievi di leggere i testi sull'argomento e sperano che ci arrivino da soli.  Se ascolti un insegnamento e consideri il lama un essere comune, ricevi benedizioni comuni. Se lo pensi simile a un Buddha, ricevi la benedizione di un Buddha. Da qui la scoperta che la forza delle parole non deriva tanto dalle parole, quanto dalla persona che le pronuncia, Quando riceviamo una benedizione, riceviamo l'ispirazione, l'energia, la volontà di trasformare la nostra esperienza della realtà in un certo modo, da ordinaria a trascendentale. Solo quando abbiamo acquisito una certa familiarità con i sutra che sono gli insegnamenti fondamentali del buddhismo potremo ricevere l'iniziazione da parte di un guru per praticare il tantra yoga. 

Essere nati umani è eccezionale, è un'opportunità straordinaria per arrivare all'illuminazione. In questo gioca un ruolo fondamentale il karma che matura in punto di morte. Ci sono due tipi di karma; il karma completante è il genere di vita che avremo e il karma proiettante che ci catapulta in una forma di vita. Gli animali domestici che si trovano in case buone hanno un karma molto positivo.

Il grande fantasma del sè  è la causa di tanto dolore; si doverebbe riuscire a capire che non c'è un sè da prendere seriamente in considerazione o in un altro modo. 

Ci sono molte persone animate dalla buona intenzione di aiutare i bisognosi ma nel nostro mondo indaffarato è difficile far sì che a questa seguano azioni significative. 

Il loto è il simbolo della rinascita, i fiori di loto sorgono dal fango delle paludi fino a esplodere nella loro sublime bellezza, rappresentano la rinuncia. Senza sofferenza non c'è la spinta a cercare la trascendenza, Niente fango, niente loto, Quando ci inchiniamo di fronte ad un'altra persona, lo facciamo non solo per riverenza nei suoi confronti; ci inchiniamo anche alla nostra natura di Buddha, alla nostra capacità di raggiungere l'illuminazione.

Siti utili:

  • www.davidmichie.com
  • https://gadenforthewest.org/events/      
  • https://davidmichie.substack.com/p/10-points-on-finding-our-guru

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