Nella tradizione Yoga, la costruzione di una sequenza di āsana è un aspetto centrale nella programmazione e nello sviluppo della pratica.
Di nessuna postura, infatti, si può affermare che abbia determinati effetti, positivi o negativi, a prescindere dal suo inserimento all'interno della sequenza. Ogni āsana potrà produrre effetti diversi a seconda di cosa lo precede o lo segue: dovrà essere preparato progressivamente per poter trarne giovamento, così come dovrà essere compensato per riequilibrare il corpo, riportarlo ad una condizione di normalità e minimizzare potenziali rischi o effetti negativi. L'obiettivo è quello di proporre una serie che sia un insieme ordinato e organico, in cui gli āsana si preparano, si sommano e si compensano reciprocamente, mantenendo insieme le qualità di sthira – la stabilità, la fermezza – e sukha – il benessere, l'agio.
Per costruire una sequenza sarà quindi necessario tenere conto del punto di partenza dell’allievo, delle sue condizioni psico-fisiche, del momento della giornata in cui si fa la pratica e dell'obiettivo prefissato; scegliere in funzione di quest'ultimo la successione delle posture, adattandola alle capacità e ai bisogni individuali.
La sequenza deve prevedere le seguenti fasi: una fase ascendente, una fase centrale – e una discendente. In ognuno di questi tre momenti, bisognerà anche tenere in considerazione due azioni: l'azione compensatrice – o controposizione – e l'azione di transizione tra le varie fasi.
- 1. La fase ascendente. È la fase iniziale della sequenza che, partendo con un breve momento di osservazione iniziale, prevede dei movimenti che preparano tutto il corpo, riscaldando i muscoli e sciogliendo le articolazioni. Si tratta in genere di posizioni in piedi, spesso eseguite in dinamica. A seguire, sarà utile scegliere altre posizioni che, tramite apposite varianti, preparano alla fase successiva della sequenza, il cuore. In questa fase l'attenzione mentale sarà diretta a tutte le reazioni del corpo e, in particolare, al respiro.
- 2. Il cuore. La fase centrale di una sequenza sarà quella che comprende una o più posizioni, adeguatamente preparate dalla fase ascendente, dalle caratteristiche di maggiore intensità e/o difficoltà. Le posizioni "cuore" saranno eseguite sia in dinamica che in statica, per un certo numero di respiri, e spesso accompagnate da specifici atteggiamenti mentali (bhāvana). È attorno a questa fase, alle sue caratteristiche e finalità, che viene costruita tutta la sequenza.
- 3. La fase discendente. Porta alla conclusione della pratica di āsana, propriamente detta, e accompagna alla fase successiva che può essere costituita dal prāṇāyāma e/o dal rilassamento sdraiati a terra sulla schiena e/o dalla meditazione: svolgerà quindi un'azione prevalentemente di compensazione del lavoro svolto nella fase centrale, di riaggiustamento, caratterizzata da agio, morbidezza e dolcezza e di transizione e preparazione verso uno o più aspetti della fase finale.
Il pranayama. Se la sequenza prevede il prāṇāyāma, a volte, potranno essere inseriti particolari ritmi respiratori e posizioni sedute che facilitano ulteriormente l'assunzione della posizione più idonea alla pratica del prāṇāyāma. Se, invece, non si prevede il prāṇāyāma, la sequenza potrà concludersi con il rilassamento finale sdraiati sulla schiena (śavasana), e/o con la meditazione oppure a movimenti che riportano il corpo nella posizione in piedi e alla ripresa delle attività della giornata.
L'azione compensatrice. Per poter ridurre al minimo i potenziali rischi e mantenere, invece, tutti i benefici che una o più posizioni possono apportare durante la pratica, bisogna porre una particolare attenzione all'azione di compensazione. La controposizione seguirà la posizione che necessita di compensazione, oppure un breve momento di riposo in śavasana. Generalmente – ma non sempre – la controposizione appartiene alla stessa classe della posizione che compensa (posizioni in piedi, sedute, sdraiate sul dorso ecc.) ed è eseguita in dinamica in versioni modificate e/o semplificate. Non si tratta necessariamente di un movimento opposto a quello che si intende compensare: l'intento è piuttosto di riequilibrare e mobilizzare i segmenti del corpo; di riallineare e riportare simmetria, in particolare a livello della colonna vertebrale; privilegia l'agio, la distensione, la rilassatezza ed è in genere priva di controllo respiratorio o del mantenimento di un particolare atteggiamento mentale.
La posizione statica del rilassamento, śavasana, può in certi casi rappresentare l'unica azione di compensazione utilizzata ed è in ogni caso un momento di transizione che è possibile inserire prima dell'azione di compensazione vera e propria.
L'azione di transizione. Tra le varie fasi della sequenza o tra i vari momenti all'interno delle stesse fasi, è utile inserire una posizione o più posizioni in funzione di collegamento tra due azioni più importanti. Combinando intelligentemente azioni compensatrici, correttive o riequilibranti, e insieme preparando la posizione successiva – dal punto di vista fisico, respiratorio e mentale – è possibile rendere la pratica di āsana equilibrata e fluida.
Altri elementi da considerare nella sequenza.
- Forza: per rinforzare tutta la muscolatura del corpo, degli arti ma in modo particolare del tronco, evidenziando l'importanza del movimento di raddrizzamento dorsale.
- Agilità: sollecitare le articolazioni e i muscoli attraverso degli stiramenti aiuta a conservare l'elasticità.
- Rilassamento: si dovrà eliminare ogni sforzo inutile, così come nei momenti dedicati al riposo completo di corpo e mente.
- Correzione / Allineamento: l'allineamento e la simmetria mirano alla correzione delle naturali asimmetrie del corpo ma anche dell'allineamento a livello sottile, per favorire il fluire del prāṇa.
- Fuoco digestivo: la stimolazione del metabolismo generale del corpo (chiamato fuoco digestivo o agni) è molto importante per assicurare le funzioni metaboliche e mantenere uno stato di buona salute e gioventù.
- Concentrazione / Interiorizzazione: l'interiorizzazione parte dal corpo, dalle sue percezioni e sensazioni, dai suoi bisogni. Il lavoro costante di attenzione è un allenamento alla concentrazione mentale e la prima tappa per la conoscenza profonda di sé e di una ricerca spirituale.
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