«Il primo ramo dello Yoga è Yama, e viene paragonato alle radici
dell’albero perché è la base sulla quale cresce tutto il resto» (B.K.S Iyengar – “L’Albero dello Yoga”).
Yama e Niyama costituiscono le basi, i presupposti irrinunciabili per intraprendere un percorso yogico; Si tratta dei principi etici e delle osservanze personali che, secondo la tradizione, uno Yogi dovrebbe mettere in atto ogni giorno.
Patanjali introduce il concetto di Yama all’interno del Samadhi
Pada, la seconda sezione che compone gli Yoga Sutra nella quale l’autore
si occupa di affrontare il tema dei mezzi concreti per realizzare i
fini dello Yoga. Il termine Yama può essere tradotto letteralmente come “astensioni”. Tuttavia è importante sottolineare come in realtà non si tratti di obblighi o ingiunzioni, piuttosto di una serie di punti di riferimento per il buon vivere collettivo.
Si tratta infatti di principi etici che riguardano il nostro rapporto con gli altri e che possiamo adottare come guide nella gestione delle relazioni con tutto ciò che sta intorno a noi. Gli Yama hanno un carattere e una valenza universale in quanto si tratta di valori che vanno al di là del tempo e dello spazio.
«…Yama ci dice cosa si deve evitare per non danneggiare l’individuo e la società… Queste sono discipline etiche esistite sempre e dovunque nel genere umano da tempo immemorabile» (B.K.S Iyengar – “L’Albero dello Yoga).
I 5 Yama della filosofia Yoga descritti da Patanjali nei suoi Yoga Sutra sono:
- Ahimsa. Il primo Yama riguarda la pratica della “non violenza”. Di fatto rappresenta un invito a non fare del male e a vivere nel segno della gentilezza e della compassione nei confronti di tutti gli esseri viventi.
- Satya. Il secondo Yama corrisponde al principio della “verità”. Tale indicazione ci esorta a non mentire al fine di condurre un’esistenza illuminata dai valori dell’onestà e dell’autenticità.
- Asteya. Il terzo Yama coincide con il principio morale del “non rubare”. Ci esorta a mettere in pratica il concetto universale di non appropriazione e, più in generale, a non prendere qualcosa che non ci appartiene o che non ci è stato donato liberamente.
- Brahmacharya. Il quarto Yama corrisponde al principio della “moderazione”. Si tratta di un invito a condurre una vita guidata dalla continenza e dall’autodisciplina in modo da non disperdere inutilmente le proprie energie.
- Aparigraha. Il quinto ed ultimo Yama è rappresentato dal concetto del “non accumulo”, inteso anche come non attaccamento agli oggetti, alle persone o alle idee. Seguire tale indicazione può essere davvero utile per aiutarci a frenare i desideri di possesso, l’avidità e l’egoismo.
Secondo Patanjali lo Yama Ahimsa rappresenta il principio etico della “non violenza”.
«Allorché per questi la non violenza diviene stabile, vicino a lui cessa l’ostilità» (Yoga Sutra, 2.35).
La parola sanscrita Ahimsa deriva infatti da “a”, particella negativa che significa “non” e “himsa” che vuol dire “violenza” ma anche “uccidere”, “nuocere”, “ferire” o “danneggiare”. Dunque il termine Ahimsa solitamente può essere tradotto come “non violenza”, “non uccidere” o “non nuocere”. Secondo alcuni interpreti e commentatori degli Yoga Sutra, tra cui il Maestro B.K.S Iyengar, la pratica di Ahimsa non si riferisce semplicemente alle azioni ma anche ai pensieri.
Praticare Ahimsa nella vita quotidiana comporta la necessità di trascendere il desiderio di nuocere non solo agli altri e alla società ma anche nei confronti di se stessi.
Non essere violento con te stesso può voler dire essere più gentile con il tuo corpo durante la pratica Yoga degli Asana. A volte per raggiungere una determinata posizione ci forziamo oltre ogni nostra possibilità e questo insistere sul proprio corpo fisico (magari troppo stanco o non adeguatamente preparato in precedenza) significa venir meno al principio di Ahimsa.
Per praticare Ahimsa e coltivare un’attitudine non violenta nella vita quotidiana:
Prenditi cura del tuo corpo, nutrilo con amore e attenzione. Metti in pratica comportamenti virtuosi usando nei confronti di te stesso e degli altri atteggiamenti come l’ascolto, la gentilezza e la compassione, Vigila sul tuo modo di parlare evitando accuratamente giudizi e critiche che possano ferire gli altri
Proviamo a vedere ora come mettere in pratica lo Yama di Ahimsa attraverso alcune posizioni Yoga.
Sul piano psicologico, le posizioni di torsione sono particolarmente indicate per aiutarti a lasciare andare la rabbia e il risentimento:
Ardha Matsyendrasana (la posizione del Saggio Matsyendra)
Jathara Parivartanasana (la posizione del ventre ruotato)
Parivritta Ardha Chandrasana (la posizione della Mezza Luna ruotata)
Parivritta Janu Sirsasana (posizione della testa al ginocchio in torsione)
Parivritta Parsvakonasana (posizione dell’angolo laterale in torsione)
Parivritta Trikonasana (posizione del Triangolo ruotato)
Parivritta Janu Sirsasana, la posizione Yoga della testa al ginocchio in torsione
Mentre gli Yama si riferiscono ai “principi etici” con i quali ci relazioniamo agli altri all’interno della società, i Niyama costituiscono le cosiddette “osservanze personali” che ci aiutano ad affrontare il rapporto con noi stessi. Yama e Niyama come dei preziosi suggerimenti per condurre una vita in perfetto stile yogico!
Per comprendere la relazione fra i primi due passi dell’Ashtanga Yoga, il Maestro B.K.S Iyengar utilizza la splendida metafora dell’albero: «… Yama è la radice dell’albero dello Yoga. Poi viene il tronco, che si propaga ai principi del Niyama…» (B.K.S Iyengar – “L’Albero dello Yoga”).
La parola sanscrita Niyama può essere tradotta come “osservanze”, “prescrizioni” o “limitazioni”. Infatti l’etimologia deriva dal prefisso “ni” che significa “in profondità” e “yama” che vuol dire “controllare”, “gestire”, “governare”. Dunque i Niyama rappresentano una serie di discipline individuali che si rivolgono verso la nostra interiorità, in una prospettiva di crescita personale e spirituale.
Ecco i 5 Niyama:
- Saucha. Il primo dei 5 Niyama si riferisce alla pratica della “pulizia”, intesa più generalmente come concetto di “purificazione” e “purezza”. Questa osservanza si riferisce all’importanza di preservare l’igiene del nostro corpo fisico internamente ed esternamente, ma anche e soprattutto di giungere ad una purificazione profonda di tutto l’Essere.
- Santosha. Il secondo Niyama riguarda la “contentezza”, intesa come “appagamento” e “soddisfazione” ma anche “modestia”. Tale principio ci invita a gioire di ciò che siamo, di ciò che abbiamo e ci esorta a vivere una vita semplice. Santosha rappresenta infatti uno stato di genuina felicità, a prescindere da ciò che accade intorno a noi.
- Tapas. Il terzo Niyama simboleggia il concetto di “disciplina”, “ardore”, “forza” ma anche l’austerità che è necessario coltivare lungo il nostro percorso di crescita spirituale. Questo principio riguarda la nostra forza di volontà che ci porta anche al raggiungimento dei nostri obiettivi di vita.
- Svadhyaya. Secondo Patanjali il quarto Niyama riguarda la lettura e lo “studio dei testi sacri”. Inoltre, questa osservanza si riferisce più generalmente allo studio individuale, ovvero alla conoscenza e alla consapevolezza di sé. In una sola parola ciò significa “introspezione”.
- Ishvara Pranidhana. Il quinto ed ultimo Niyama rappresenta l’abbandono ad un Essere Supremo, la capacità di “arrendersi al Divino” (Ishvara). Nel complesso possiamo intendere tale osservanza come la capacità di affidarsi a qualcosa di più grande di noi, sia esso l’intero Creato o la Natura che ci sovrasta.
Saucha: pulizia. Ecco come Patanjali descrive questo Niyama all’interno degli Yoga Sutra:
«Per effetto della purezza si prova disgusto per le proprie membre e si evita il commercio con quelle altrui. [Si ottiene] inoltre purezza del sattva, tranquillità, un intenzionalità, vittoria sui sensi, attitudine alla visione del Sé» (Yoga Sutra, 2.40 – 2.41)
L’indicazione personale di Saucha ci invita sicuramente a prenderci cura del nostro corpo fisico attraverso una corretta igiene anche perché, secondo la tradizione tantrica, esso rappresenta il tempio della nostra anima. Ma il concetto di “pulizia” riguarda anche la nostra mente e le nostre emozioni!
Non a caso, la tradizione dello Yoga, prevede diverse pratiche di purificazione che vanno ad agire sia sul corpo grossolano che su corpo sottile (o pranico).
Per esempio, l’opera Gheranda Samhita menziona alcune tecniche di purificazione attraverso varie pratiche di lavaggio della lingua, orecchie, denti, naso, stomaco e intestino… Solo per citarne alcuni.
E ancora, l’Hatha Yoga Pradipika, uno dei testi più importanti dell’Hatha Yoga, prevede delle pratiche purificatorie chiamate Shatkarma o Kriya tra cui:
- Neti, che prevede sia il lavaggio nasale con acqua (Jala Neti) che con una cordicella (Sutra Neti)
- Nauli, un massaggio addominale attraverso il controllo dei muscoli involontari dell’addome
- Kapalabhati, che riguarda la pulizia del cranio e dei polmoni ed è considerato anche un Pranayama rivitalizzante
- Dhauti, che riguarda la pulizia del tratto digestivo
- Basti, che prevede il lavaggio del colon
- Trataka, un metodo di purificazione degli occhi che si esegue fissando un singolo punto o la fiamma d’una candela ed è considerato anche una tecnica di Meditazione.
Per applicare correttamente questo Niyama è indispensabile prendersi cura della propria igiene personale (sia esternamente che internamente). Inoltre, è importante dedicarsi con costanza alla pratica delle posizioni Yoga, alle tecniche di Pranayama e alla Meditazione: veri alleati per l’eliminazione delle tossine. Sarebbe bene privilegiare un’alimentazione a base di prodotti disintossicanti ma soprattutto divenire consapevoli dell’importanza di ciò che ingeriamo.
Anche i pensieri potrebbero essere “nocivi” o “intossicanti”. Le fluttuazioni incessanti della mente talvolta possono creare confusione e allontanarci dal concetto di “purezza”.
Ecco alcuni consigli pratici per mettere a frutto Saucha nella vita quotidiana:
Prenditi cura ogni giorno del tuo corpo in ogni sua parte: non trascurare mai l’igiene personale
Mantieni pulita la tua casa, cerca di tenere ordinati gli spazi in cui vivi, lavori e pratichi Yoga
Presta attenzione a ciò che ingerisci e, se puoi, prediligi i cibi detox, magari seguendo i principi indicati dall’Ayurveda in base al tuo Dosha
Adotta semplici accorgimenti per limitare l’eccesso di informazioni negative da tv, giornali e social media che a volte possono alimentare inutili stati di paura e tensioni
Dedicati quanto più possibile alla pratica di Asana, Pranayama e Meditazione.
Saucha e posizioni Yoga. Le torsioni sono particolarmente indicate per regalarti una completa purificazione degli organi interni e, in generale, una “pulizia” di tutto il corpo.
le Asana di inversione potrebbero consentire di sperimentare un incredibile senso di “liberazione” e di allontanamento dalle scorie nocive… Infatti, sul piano psicologico, le posizioni capovolte aiutano a cambiare le polarità energetiche del corpo e a ribaltare gli schemi mentali che molto spesso sono proprio la causa di un stato di “pesantezza”.
Ecco alcune posizioni capovolte: Adho Mukha Svanasana (la posizione del Cane a faccia in giù), Sarvangasana (la posizione della Candela), Halasana (la posizione dell’Aratro), Mayurasana (la posizione del Pavone Reale), Sirsasana (la posizione Yoga sulla testa).
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