sabato 31 agosto 2024

La definizione di Yoga

Quella che segue è l'interpretazione di Giulio Cesare Giacobbe degli Yoga Sutra che si basa sulla traduzione letterale del testo originale riportata da I.K. Taimni. I.K. Taimni (1898-1978) è stato professore di chimica presso l’Allahabad University (India), studioso di yoga, di filosofia indiana e figura di spicco della Società Teosofica. Il libro che l’ha reso celebre in Occidente è stato La scienza dello yoga.   Giulio Cesare Giacobbe ( 1941- ) è uno scrittore e psicologo italiano, autore di numerosi libri di psicologia.     

Gli Yoga Sutra di Patanjali, il testo base dello yoga,  è un manuale tecnico.  I sutra o aforismi,  descrivono la tecnica psicofisica dello Yoga e descrivono dettagliatamente il Kaivalya, la trance estatica che è il vero obiettivo dello Yoga. La trance estatica è uno stato alterato di coscienza in cui si realizza il Sat-Chit-Ananda, la coscienza di pura esistenza. Uno stato di beatitudine.
La descrizione della tecnica psicofisica rientra nella trattazione psicologica. Gli Yoga Sutra di Patanjali  (datazione tra II sec. a.C.  - V sec. d.C.) sono un trattato di psicologia (uno dei primi nella storia umana), comprendente anche considerazioni sulla psicologia generale umana.

La trance estatica è caratterizzata dalla perdita delle percezioni fondamentali (della realtà ambientale, della particolarità oggettuale, dell’Io, del tempo e dello spazio) normalmente presenti nella percezione ordinaria. E’ uno stato estremamente gratificatorio per il praticante e si ha quindi una percezione di cosmicità e di onniscienza. L’assenza della percezione dello spazio dà luogo ad una percezione di omnipresenza.  L’assenza della percezione del tempo dà luogo ad una percezione di eternità. L’assenza della percezione dell’Io, dà luogo ad una totale assenza di tensione e quindi ad una percezione di beatitudine.

La cultura indiana ha elaborato una tecnica psicologica capace di generare la trance estatica: essa è stata chiamata Yoga. 
Nella seconda metà del primo millennio a.C. sono apparsi i primi documenti letterarî esplicitamente riferiti ad una tradizione yogica: la Bhagavad Gita (V-I sec. a.C.) e gli Yoga Sutra (II sec. a.C.?).

La tradizione letteraria dello Yoga è stata costituita nel seguito, fino ai nostri giorni, sostanzialmente da commenti a quelle prime due opere capitali.  Essi sono commenti di natura filosofica, avendo assunto la figura metafisica del Purusha (dalla filosofia Sankhya)  o  Atman ( dalla filosofia Vedanta) un’importanza preponderante sul piano della speculazione teorica rispetto all’approfondimento della tecnica di induzione della trance estatica. Al punto da passare da una dimensione personale ad una dimensione impersonale con il ricorso, in ultimo, alla filosofia Advaita Vedanta che con Vivekananda ed Aurobindo ha assunto un aspetto dichiaratamente teologico.

Anche la dimensione metafisica è importante per lo Yoga. La trance estatica,  in assenza della percezione dell’Io, si configura idealmente come identificazione del soggetto con un’entità cosmica assoluta. La dimensione metafisica ha nello Yoga una funzione puramente strumentale a livello psicologico, ma non coincide con la sua essenza.  Lo Yoga non è una filosofia,  è in sé una tecnica psicologica. Questo fatto non è mai stato perduto di vista nella tradizione pratica dello Yoga, quasi esclusivamente orale. Nessuno ha mai sperimentato lo stato di trance estatica in seguito alla lettura dei commenti filosofici della tradizione teorica dello Yoga. Chi ci è riuscito, lo ha fatto in seguito all’applicazione della tecnica psicologica tramandata dalla sua tradizione pratica.

Lo Yoga viene praticato, in tutte le sue tradizioni, negli Ashram (specie di conventi) sotto la direzione di un Guru, o maestro, che è nello stesso tempo istruttore tecnico e maestro spirituale. L’accesso allo Yoga  è  una via iniziatica, gli insegnamenti impartiti sono vincolati dal giuramento del segreto per due ragioni: la p rima è l'esigenza di protezione del patrimonio di sapere del maestro;  La seconda è basata sulla consapevolezza che non tutti possono fare questo percorso soprattuto persone con psicosi o nevrosi avanzata.

Lo Yoga non presenta un’unica forma ed un’unica tradizione. Le tradizioni yogiche sono parecchie e tendono a moltiplicarsi, ma tre tradizioni fondamentali si sono affermate nel tempo e da esse le altre tradizioni hanno tratto la loro origine.  Esse sono, in successione, il Kriya Yoga, il Raja Yoga e lo Hatha Yoga:

  • La Bhagavad Gita, la prima testimonianza che riguarda il Kriya Yoga, è databile al V-I sec. a.C. 
  • Lo Yoga Sutra, il primo trattato sistematico del Raja Yoga, risale tra il II sec. a.C. e V sec. d. C.
  • La Goraksa Sataka, la prima esposizione dello Hatha Yoga, è probabilmente dell’XI secolo d.C. La sua esposizione più compiuta, lo Hatha Yoga Pradipika, è datata 1629.

Ad una successione temporale delle tre tradizioni fondamentali corrisponde una loro successione esperenziale: dall’esperienza spontanea dell’estasi mistica del Kriya Yoga si passa all’induzione scientifica della trance estatica del Raja Yoga e da questo alla sua variante “corporea” dello Hatha Yoga.                                                                                                                                        

Nel Kriya Yoga l'obiettivo è il cosiddetto stato di illuminazione, in cui è assente, fra le percezioni fondamentali, la sola percezione dell’Io. Nel Raja Yoga, ci sono la concentrazione della percezione su un oggetto (Dharana) e l’iterazione della percezione di un medesimo oggetto (Dhyana), ad innescare il processo dell’autoipnosi (Samadhi) che sfocia nella trance estatica (Kaivalya). 

Lo yoga ha distinto tre tipi psicologici fondamentali, e per ciascuno di essi ha elaborato una metodica psicologica particolare: il Bhakti Yoga, il Karma Yoga, il Jnana Yoga.

  • Bhakti significa devozione. Il Bhakti Yoga è la via del mistico.
  • Karma significa azione. Il Karma Yoga è la via dell’uomo d’azione. Il comportamento viene caratterizzato quindi da un completo ed assoluto altruismo, ove l’attenzione è rivolta all’esterno e l’Io è quindi ignorato
  • Jnana significa conoscenza. Il Jnana Yoga è la via del filosofo. L’identificazione dell’Io con la coscienza cosmica impersonale viene conseguita nel Jnana Yoga attraverso l’attività del pensiero razionale.

Aurobindo ha proposto la fusione delle tre metodiche del Kriya Yoga in un unico Yoga comportamentale integrale che facendo leva contemporaneamente sulle tre componenti fondamentali della psichicità umana conduce ad un coinvolgimento totale della personalità nell’esperienza mistica ed ha affermato non senza fondamento che tale Yoga integrale era precisamente la forma originaria di Kriya Yoga.

Raja Yoga significa “Yoga regale”: esso è considerato la tradizione principale, più compiuta, dello Yoga, la sua forma classica. E' di fatto la tradizione in cui le metodiche psicologiche presentano il maggiore sviluppo ed una forma propriamente scientifica. Il Raja Yoga è probabilmente derivato da un’analisi e da una rielaborazione scientifica dei processi indotti dal Kriya Yoga, le quali hanno condotto all’eliminazione del ricorso alla religiosità e, attraverso un percorso nettamente laico, alla costruzione di un itinerario percettivo culminante in una trance estatica ancora più profonda ed estraniante.
Lo Hatha Yoga costituisce uno sviluppo in direzione corporea del Raja Yoga. Lo Hatha Yoga comprende sette metodiche: una comportamentale, Satkarman (atti purificatorî); tre corporee, Asana (positure), Mudra (movimenti), Pranayama (sospensione dell’atto respiratorio); tre psichiche, Pratyahara (inibizione delle percezioni sensoriali), Dhyana (presenza percettiva di un unico oggetto), Samadhi (processo della trance estatica). Il Pranayama porta nello Hatha Yoga ai limiti fisiologici la metodica di sospensione del respiro già presente nel Raja Yoga.
E` proprio lo Hatha Yoga, la forma di Yoga che viene normalmente insegnata nelle palestre occidentali, peraltro limitata all’Asana. Una forma particolare di Hatha Yoga è il cosiddetto Kundalini Yoga.
La distinzione fra psichico e corporeo è nello Yoga come in qualsiasi tecnica riguardante l’essere umano difficilmente praticabile ad oltranza. In effetti tale distinzione è assente nella cultura orientale.  Nella realtà non esiste alcuna distinzione fattuale fra psichico e corporeo. Non vi è infatti alcuno stato psichico che non abbia per corrispondente uno stato corporeo e viceversa. Psichico e corporeo sono due aspetti logici, o, se si preferisce, fenomenici, di una stessa struttura biofisica fatta di cellule e stati elettrochimici.
Patanjali, il più autorevole esponente della tradizione teorica dello Yoga, ha dato di esso una definizione generale essenzialmente psicologica: «La tecnica dello Yoga consiste nell’inibizione della percezione ordinaria».
La definizione scientifica di Yoga come tecnica psicofisica ad orientamento prevalentemente psicologico è tuttavia estranea alla cultura occidentale, sia nella sua componente popolare che considera lo Yoga come disciplina ad intervento quasi esclusivamente corporeo, sia nella sua componente dotta, che considera lo Yoga come disciplina filosofica.

La teoria dello Yoga è esposta sistematicamente in una raccolta di centonovantasei sutra o enunciati tramandata con il titolo Yoga Sutra, attribuita dalla tradizione a Patanjali, la cui identità è controversa, per cui a seconda della sua soluzione essa risale al II sec. a. C. o al V sec. d. C.   Gli Yoga Sutra costituiscono la trattazione più sistematica che noi possediamo delle metodiche psicologiche dello Yoga nonché l’esposizione più completa dell’intera disciplina yogica in tutte le sue componenti tradizionali. Gli Yoga Sutra appartengono formalmente alla tradizione Raja Yoga. I commenti filosofici degli Yoga Sutra, hanno dato vita ad una lettura in senso metafisico delle descrizioni di Patanjali e quindi allo stravolgimento del loro autentico significato psico-logico. Essi hanno fondato la tradizione teorica dello Yoga ed hanno ingenerato l’errata convinzione che lo Yoga sia una filosofia (la filosofia di riferimento è comunque il Sankhya e non lo Yoga).  Lo Yoga è dunque fondamentalmente una tecnica psicologica atta a  procurare la trance estatica. Da ciò deriva la necessità di una lettura specificamente e sistematicamente psicologica degli Yoga Sutra. Comunque fino ad oggi gli psicologi occidentali non si sono interessati  a quest'opera.
Ecco alcuni sutra della sua versione degli Yoga Sutra:

  • (I,1) Adesso vi spiegherò cosa è lo Yoga.
  • (I, 2) La tecnica dello Yoga consiste nell’inibizione della percezione ordinaria.                                   Il termine “inibizione” pone in evidenza l’aspetto attivo delle tecniche yogiche (mantras, kriyas, drishtis, ecc.). Percezione ordinaria: la lezione originale “modificazioni della mente” pone in evidenza l’aspetto dinamico della percezione ordinaria, costituita da sequenze di percezioni diverse, in contrapposizione all’aspetto statico della percezione straordinaria del Kaivalya o percezione estatica.
  • (I, 3) In seguito all’inibizione della percezione ordinaria, la percezione assume la sua modalità essenziale.                                                                                                                                                     La definizione di essenzialità della percezione estatica è riferita evidentemente al fatto che essa costituisce la modalità in cui la percezione è ridotta all’essenziale, cioè a se stessa, senz’alcun oggetto esterno.
  • (I, 4) Diversamente, la percezione si presenta nella modalità di percezione ordinaria.
  • (I, 12) L’inibizione della percezione ordinaria si attua con l’esercizio costante e il non attaccamento.
  • (I, 13) L’esercizio costante consiste nella persistenza dello sforzo.
  • (I, 14) L’esercizio costante produce un sicuro effetto quando lo si persegue per lungo tempo, senza interruzione e con zelo.
  • (I, 15) Il non attaccamento è il dominio consapevole del distacco dagli oggetti percepiti.
  • (I, 16) Il non attaccamento definitivo si ha nell'autopercezione, in cui non vi è più la tendenza della percezione ad assumere le sue tre forme ordinarie.
  • (I, 41) In seguito all’inibizione della percezione ordinaria, la percezione assume la sua modalità essenziale e come in un cristallo trasparente non vi è più in essa distinzione fra soggetto percipiente, oggetto percepito e percezione.

Per il testo completo vedi:  http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/giacobbeyogasutra.pdf
Testo completo degli Yoga sutra  http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/yogasu.pdf

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