giovedì 29 maggio 2025

La sequenza yoga di Pietro Bretto

Pietro Bretto e l’evoluzione dell’Hatha Yoga: l’arte del movimento tra corpo, mente e modernità

All’inizio del Novecento, lo yoga – una disciplina spirituale millenaria nata in India – iniziò a trasformarsi. L’incontro con la cultura occidentale e le sue esigenze portò a una crescente attenzione per l’aspetto fisico della pratica, facendo emergere l’Hatha Yoga nella forma che oggi conosciamo, incentrata su posture (asana) e movimenti corporei. Questa evoluzione non tradì lo spirito originario dello yoga, ma lo rese più accessibile, in particolare in contesti lontani dal suo luogo d’origine.

Negli anni ’50, Pietro Bretto – atleta, educatore e profondo conoscitore dello yoga – iniziò a esplorarne anche le dimensioni filosofiche. Si appassionò agli insegnamenti di Sri Aurobindo e all’esperienza educativa dell’ashram di Pondicherry, in India, dove si coltivava un’idea di crescita integrale dell’essere umano. Durante questo viaggio, incontrò la Mère (Mirra Alfassa), figura carismatica e guida spirituale, che rafforzò la sua intuizione: lo yoga poteva – e doveva – essere reso più fruibile anche per i principianti. Questa esperienza fu narrata da Bretto nel suo scritto “Un viaggio in India”.

 

Fu in questo clima di ricerca che nacque la sua personale visione dello yoga. Unendo rigore fisico, consapevolezza interiore e attenzione pedagogica, Bretto sviluppò una sequenza innovativa di posizioni e movimenti, pensata per accompagnare con gradualità ogni praticante – dal neofita all’atleta esperto – lungo un percorso di crescita personale. Il suo metodo prese il nome di “Hatha Yoga – Arte del Movimento”, in cui ogni asana non è una semplice posizione statica, ma una tappa dinamica e significativa nel processo di integrazione tra corpo e mente.

La pratica proposta da Bretto enfatizzava la progressione dolce, evitando sforzi eccessivi e aspettative frustranti. Il suo approccio era tanto fisico quanto educativo: si trattava di educare al sentire, alla presenza, al rispetto dei propri limiti come occasione per superarli in modo armonioso.

Un importante documento visivo di questa visione è custodito nell’archivio storico dell’Istituto Luce, dove un docu-video mostra Bretto mentre guida sessioni di yoga nelle palestre romane. Le immagini evidenziano come la sua sequenza fosse strutturata non per la performance, ma per accompagnare ciascun individuo nel proprio cammino interiore.

La sua opera trovò anche espressione nel cinema. Nel 1975, il suo film “Hatha Yoga – Arte del Movimento” fu premiato alla 33ª rassegna internazionale di cinematografia sportiva di St. Vincent. In questo lavoro, Bretto sottolineava l’urgenza, per l’uomo moderno, di ristabilire una relazione autentica e vitale con il proprio corpo – non come mero oggetto da modellare, ma come parte viva dell’essere.

Pietro Bretto continuò per tutta la vita a insegnare, formare e ispirare generazioni di praticanti e insegnanti, promuovendo un’idea di yoga in cui equilibrio fisico e consapevolezza interiore si intrecciano in una pratica accessibile, profonda e trasformativa. Il suo metodo è ancora oggi seguito e tramandato da chi ne ha raccolto l’eredità, come testimonianza viva di una tradizione in continuo dialogo con il presente.

Vedi : “Hatha Yoga – Arte del Movimento“   https://onairaps.it/la-sequenza-yoga-di-pietro-bretto-storia-e-caratteristiche/ 

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