venerdì 1 agosto 2025

La Via dello Yoga Integrale: Sulle Orme di Swāmī Śivānanda

Sabato 8 Marzo 2025 - Roma. Seminario dedicato alla tradizione yoga di Swāmī Śivānanda, un maestro che ha influenzato generazioni di praticanti con la sua visione olistica e integrata.

In un tempo segnato da incertezza e frammentazione, riscoprire la profondità di una tradizione spirituale autentica è un atto rivoluzionario. Questo seminario è dedicato alla trasmissione viva e trasformativa della tradizione yoga di Swāmī Śivānanda, maestro universale che ha illuminato il cammino di generazioni con una visione olistica, integrata e profondamente umana dello yoga.

Protagonista di questa giornata è Antonio Nuzzo, figura di riferimento nello yoga italiano e custode di un lignaggio che attraversa i grandi nomi della spiritualità contemporanea: Swami Satyananda, discepolo diretto di Śivānanda, e André Van Lysebeth, pioniere della diffusione dello yoga in Europa.

La guida esperienziale di Nuzzo ci accompagna in un viaggio che non è solo corporeo, ma interiore: un’esplorazione viva dei principi trasmessi da questi maestri, che uniscono sādhanā, disciplina, devozione e consapevolezza.

Il respiro è il fulcro della pratica. Come ponte tra microcosmo e macrocosmo, esso riflette i nostri stati interiori. Le vṛtti — le fluttuazioni mentali — alterano il respiro; i sensi, nel loro agire, lo modificano. Attraverso il prāṇāyāma, passiamo da un respiro irregolare, dettato dall’ego, a un respiro più consapevole, che apre le porte agli stati più sottili dell’essere.  Con movimenti semplici ma significativi — distesi a terra con le ginocchia al petto, le mani che seguono i centri energetici, le posizioni del gatto e del piccione, le espansioni del torace e l’ascolto del diaframma — si apre uno spazio nuovo. Il corpo denso lascia affiorare il corpo sottile, dove il respiro si muove nell’immobilità e la coscienza guida ogni gesto.    

Oltre le Etichette: Uno Yoga per l’Essere.   "Che tipo di yoga fate?" — Una domanda comune, ma fuorviante. Lo yoga è uno, anche se si manifesta in forme diverse. Śivānanda, vissuto in un'epoca travagliata da guerre, epidemie e materialismo, comprese che l’unica vera cura era l’espansione della coscienza, resa possibile dalla pratica.  "Attraverso una sadhana possiamo espandere la nostra coscienza, per il riequilibrio del mondo".

Śivānanda nasce nel 1887 nel Tamil Nadu, con una vocazione iniziale per la medicina e la cura. Inizia a esercitare medicina in Malesia,  poi da lì intraprese un pellegrinaggio interiore ed esteriore in India che lo portò fino a Rishikesh, dove fondò una comunità spirituale vivace e inclusiva. Tra i suoi discepoli più noti ricordiamo Satyananda, fondatore della Bihar School of Yoga, e Sat Chit Ananda, che ispirò anche la controcultura degli anni '60.

Attraverso una sādhanā che unisce tapas (l’ardore) e svādhyāya (lo studio dei testi sacri indiani), si giunge all’abbandono al Divino — Īśvara Praṇidhāna. Vayraga (distacco) e Tapas (passione) sono le linee guida di Patanjali per la costruzione di un percorso interiore. La spiritualità, nella visione di Śivānanda, non è mai astratta: è radicata nella vita quotidiana, nei gesti, nella responsabilità verso il mondo. Per questo scrisse centinaia di libri e articoli, con l’intento di rendere accessibili i principi universali del percorso spirituale. 

Lignaggio e Passione.  Anche André Van Lysebeth, tipografo, scrittore e ricercatore instancabile, fu toccato da uno dei testi di Śivānanda. Per oltre quarant’anni ha divulgato lo yoga in Europa, mantenendo vivo lo spirito originale: passione, distacco, ricerca della verità.   La vera devozione è un atto vitale. Come ci ricorda Nuzzo, “chi è credente davvero, deve essere passionale”: la passione per il Divino è ciò che dà senso all’esistenza. Il distacco non è apatia, ma chiarezza interiore, una libertà profonda dal risultato dell’azione.

La Silenziosa Potenza dello Yoga.   Lo yoga non è ginnastica. I veri maestri non si limitano a prescrivere posizioni come fossero fisioterapisti: lo yoga è percezione sottile, spazio interiore, ascolto profondo. È il movimento del respiro nell’immobilità della posizione, la capacità di sentire l’arto sottile prima ancora di muovere quello fisico, la connessione profonda con il sé.  La pratica culmina nel silenzio mentale, nella ritenzione spontanea del respiro (kevala kumbhaka), dove il corpo e la mente si ritirano, e la coscienza può finalmente espandersi.

In un mondo che corre, lo yoga della tradizione Śivānanda ci invita a fermarsi, ascoltare, interiorizzare. Non esiste salvezza che non parta da dentro. Ogni respiro consapevole, ogni gesto guidato dalla presenza, è un passo verso la nostra verità più profonda.   Come ricorda la tradizione: non possiamo uscire vivi dalla vita, ma possiamo viverla con coscienza.   Occorre "Essere nel Momento, Essere Sé Stessi". 

Antonio Nuzzo è un punto di riferimento nel mondo dello yoga italiano e un custode della tradizione trasmessa da Swami Satyananda e André Van Lysebeth. E’ conosciuto infatti per il suo approccio empatico e umano all’insegnamento, cercando di rendere lo yoga accessibile a tutti e adattandolo alle esigenze di ciascun individuo.   https://www.centrostudiyogaroma.com/i-docenti/antonio-nuzzo/

Ha partecipato al seminario anche Francesca Palombi. Vedi suoi articoli: https://www.francescapalombiyoga.it/it/articoli/willy-van-lysebethvi-racconto-mio-padre-andre   https://www.francescapalombiyoga.it/it/articoli.  https://www.francescapalombiyoga.it/

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